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I.1.1 La genesi, lo sviluppo e gli eventi cruciali

Nel medesimo periodo, inoltre, si è realizzata la complessa rimozione della colata lavica del 1669 8 ; si è scavato in profondità per quasi 13 metri, sebbene il basalto sia uno dei materiali più duri, preservando allo stesso tempo le mura, sommerse e cristallizzate dalla colata lavica, e le ulteriori testimonianze storiche pian piano rinvenute. Questa grande opera, secondo quanto affermato dall’assessore ai Beni culturali, allora in carica, Nicola Leanza, ha restituito a Catania “un luogo straordinario, probabilmente unico al mondo, dove sarà possibile creare eventi e manifestazioni anche di rilevanza nazionale”.

I.1.2 La disposizione architettonica

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Il castello si presenta come un grande blocco quadrato monolitico, in pietra lavica, delle dimensioni 50 x 50 e dagli spessori murari di 2,50 metri per gli esterni, 2 metri per gli interni. La rigida continuità del perimetro è rotta dall’inserimento di torrioni angolari di forma circolare fuoriuscenti dal filo della facciata e maggiormente slanciati in altezza, oltre che da due torri poste a metà dei lati nord ed ovest ribassate rispetto ai prospetti (Fig. 3).

La superficie della facciata risulta quasi totalmente priva di aperture, in particolare sul fronte settentrionale, soluzione adottata per evitare eventuali invasioni dalla parte più esposta alla terraferma. Pertanto la luce penetra dall’atrio centrale sul quale si affacciano tutte le finestrature realizzate a contrasto in materiale calcareo, quattro al piano superiore (due per semifacciata), mentre per le torri si spargono numerose feritoie.

L’ingresso, posto sul fronte nord-ovest, è costituito da una porta archiacuta affiancata a destra da un’edicola contenente la scultura di un’aquila, emblema del potere federiciano, con negli artigli inferiori una lepre.

8 Gli interventi sono stati condotti dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Catania, guidata dall’architetto Gesualdo Campo, progettati e diretti dall’architetto Fulvia Caffo, dirigente del servizio per i Beni architettonici, sono stati finanziati con fondi Por Sicilia 2000-2006.

Fig. 3: Veduta dall’alto dell’odierna conformazione del castello Ursino in Catania

Il fronte occidentale svela i maggiori rifacimenti, nonostante fosse il meno esposto ad attacchi esterni e pertanto l’unico contenente due grandi finestre a duplice strombo. Il fronte meridionale, invece, è testimonianza di interventi cinquecenteschi, cioè del periodo in cui maggiormente risentì di scorrerie dei pirati ottomani, pertanto di evidente gusto rinascimentale a contrasto con l’impostazione sveva dell’intera opera. Qui è collocato un portale a tutto centro a tre finestre a tutto sesto ed è ancora oggi visibile quel che rimane della scala che conduceva a mare. Il lato orientale, invece, si richiama fedelmente allo stile originario, fatta eccezione per una finestra, anche in questo caso rinascimentale, sormontata dalla decorazione di un pentalfa 9 in pietra lavica.

L’interno è ripartito simmetricamente intorno alla corte centrale quadrata, su ognuno dei lati si affacciano le quattro grandi sale, tre delle quali coperte da volte a crociera costolonate poggianti sui capitelli (riccamente decorati da motivi

9 Antico simbolo esoterico che per gli Egizi raffigurava Horus, figlio di Iside e di Osiride, il Sole. Rappresentava la materia prima alchemica, sorgente inesauribile di vita, fuoco sacro, germe universale di tutti gli esseri.

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