O gniDove
in n°1
dal Canavese al Piemonte
estate 2012
€5
Periodico di cultura e turismo sostenibile
Cultura, tradizioni e musica
PIEMONTE OCCITANO
Guida week-end
ISBN 978-88-95704-42-5
Sped. in A.P. D.L. 353/03 art. 1 comma 1 DCB Ivrea
ESTATE SUL LAGO DI CANDIA PINEROLO E VALLI VALDESI
Speciale sostenibilità PENSARE A “KM ZERO” TURISTI NON PER CASO CITTÀ INTELLIGENTI
LA BIRRA DEL CANAVESE
EDITORIALE di Alessandra Luciano
Siamo sempre noi
Eccoci qua.
Ancora. Con un progetto completamente rinnovato, ma con la passione di sempre. Solo un mese fa scrivevo, con immenso dispiacere, un editoriale destinato a mettere la parola fine alla rivista OLTRE, un periodico che per quasi dieci anni aveva rappresentato una voce importante nel panorama editoriale canavesano. Oggi sono qui a scriverne un altro che saluta la nascita di una nuova testata. In realtà siamo sempre noi, identica la redazione di OLTRE, uguali gli intenti e le aspirazioni… ma la rivista è una nuova creazione che se nasce qui in terra canavesana, si sente ora anche forte delle radici che affondano in quella terra di frontiera aperta verso l’Europa che è il Piemonte. Una regione segnata da aree nelle quali si sono consolidate identità culturali che a tutt’oggi mantengono il loro patrimonio di tradizioni e di eccellenze paesaggistiche, tutte da riscoprire e valorizzare. Considerare il Piemonte come un insieme di culture con una matrice comune, e una specifica identità storica, è il nuovo intento della nostra rivista, che si chiama InOgniDove e non più Oltre, perché non ci basta più andare solo al di là di confini territoriali e culturali. Piuttosto ci preme considerare come terra nostra, ogni angolo del Piemonte in grado di esprimere una propria identità sociale e culturale… Soprattutto desideriamo riuscire a cogliere cosa rende così simili, pur nella loro splendida diversità, le Valli Valdesi al Canavese, le città alle province, la vita nelle pianure a quella nelle montagne. Beh!, senz’altro un modo di intendere il rapporto con l’ambiente ispirato al rispetto e al “bisogno” di riconoscersi come parte di un sistema di convivenze con gli altri individui e con la natura. Questa filosofia pratica, che anima un po’ ovunque le aspirazioni e i desideri di molti, si è data un’etichetta dal nome poco altisonante ma molto efficace: sostenibilità.
Un concetto vasto che comprende un modo di interagire con la natura e l’ambiente senza prevaricazioni; un valore che ispira la convivenza tra individui e collettività nel pieno rispetto delle reciproche differenze culturali; uno slogan che intende promuovere microeconomie locali in grado di non dipendere dai grandi sistemi che massificano e distruggono. Sostenibilità è anche la nostra parola d’ordine: ha il significato di dare sostegno e possibilità di comunicazione alle esperienze che stanno modificando dal basso, e in silenzio, interi territori non solo del Piemonte. Perché le esperienze si possano cementare in risultati concreti occorre, infatti, alimentare una cultura che dia respiro alle idee, agli sforzi, alle innovazioni. E una rivista è lo strumento più adatto per far circolare nuovi modi di pensare e di vivere. Ecco perché InOgniDove sarà stampata su carta e venduta nelle edicole, ma sarà anche diffusa gratuitamente sul web, in formato facilmente sfogliabile e visualizzabile ovunque: qui, ma anche nel resto del nostro Paese e oltre i suoi confini territoriali. Mi preme ringraziare in queste pagine l’editore Davide Bolognino che ha creduto nel progetto, oggi più che mai credo che il ruolo dei piccoli editori nel sostenere le nuove esperienze culturali sia fondamentale per la sopravvivenza e la crescita di comunità capaci di tesorizzare il loro patrimonio di tradizioni in proficui investimenti per il futuro. Ringrazio anche il nostro art designer Galliano Gallo che non ha esitato a mettere a disposizione la sua creatività per individuare la giusta immagine grafica per questa rivista. E poi grazie alle storica redazione di OLTRE che qui ricomincia, con lo stesso entusiasmo di anni fa, la sua nuova avventura. Buona lettura
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SOMMARIO
EDITORIALE
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Siamo sempre noi di Alessandra Luciano
SOSTENIBILITA' PER 4 Turisti non per caso di Giulia Maringoni pag. 8 Città intelligenti di Martina Federico pag. 12 Pensare a "Km zero" di Giulia Ricca pag.
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CULTURA DA… A Piemonte occitano di Letizia Gariglio pag. 26 Fiori per l’Assunta di Franco Farnè pag. 30 Incontro con Galliano Gallo di Alessandra Luciano pag. 16
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SOMMARIO
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CON GUSTO pag. 32
Era una cena d’altri tempi di Giulia Ricca
INOGNIDOVE Estate sul lago di Candia di Giulia Maringoni pag. 56 Pinerolo e Valli Valdesi di Arianna Zucco pag. 42
InOgniDove
dal Canavese al Piemonte
n. 1 - Estate 2012 Euro 5
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Direttore Responsabile Alessandra Luciano alessandra.lcn@gmail.com Redazione Silvia Coppo, Francesco Comotto, Letizia Gariglio, Arianna Zucco
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Hanno collaborato a questo numero Martina Federico, Giulia Maringoni, Giulia Ricca Rivista trimestrale di Cultura e Turismo sostenibile Registrata presso il Tribunale di Ivrea n. 3 del 4/7/2012 del Registro periodici Edita da Bolognino Editore Progetto grafico Graphic design - Galliano Gallo Layout e impaginazione Davide Bolognino Fotocomposizione, stampa e legatoria Tipografia Bolognino via Dora Baltea, 4 - 10015 Ivrea tel. 0125 641162 - fax 0125 40332 tipografia@bolognino.it Direzione redazione amministrazione e pubblicitĂ Via Dora Baltea, 4 10015 Ivrea tel. 0125 641162 - fax 0125 40332 mob. 347 7042939 redazione@inognidovepiemonte.it Foto di copertina Lago di Candia - Giulia Maringoni
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sostenibilITÀ per
TurisTI NON PER CASO! Il Turismo “green” è divenuto spesso un’etichetta inflazionata e abusata. In realtà il turismo sostenibile è figlio di una cultura della sostenibilità, che implica apertura verso l’altro, scambi e confronti di qualità, rapporto autentico con la terra, tutela dell’ambiente, culto dell’ospitalità, equa distribuzione economica e sociale, diversificazione dell’offerta e sobrietà nei consumi. Testi e foto di Giulia Maringoni
TURISTI NON PER CASO
I
In alto: Il borgo di Candia, con la Torre di Castiglione, riflesso nelle placide acque del lago Nella pagina accanto: Tramonto sul Lago di Candia
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l turismo di massa, democratica conquista moderna, non è solo sinonimo di sviluppo, ma ha voluto dire anche cementificazione, incuria, consumismo esasperato, distruzione di luoghi e paesaggi. E se il turismo è senza dubbio un’industria trainante per l’economia, è spesso fattore primo di impatti fortemente negativi sia per l’ambiente, sia per le piccole comunità locali e le loro rispettive micro-culture. Tuttavia esperienze alternative esistono, anche in Canavese e Piemonte. A modificare le abitudini delle vacanze di massa su spiagge affollate non contribuisce solo la crisi economica, ma anche un lento e crescente processo di rafforzamento di pratiche turistiche più sostenibili: la ricerca di itinerari alternativi verso mete meno battute, viaggi a piedi e in bicicletta per sentieri e mulattiere, oppure in barca sulle placide acque di laghi incontaminati, maggior uso di mezzi pubblici... e anche quando ci si serve di strutture tradizionali, come alberghi e ristoranti, si cerca sempre più spesso di porre attenzione a ridurre i consumi e a privilegiare la scelta di strutture che propongano risorse e prodotti locali. Ma cosa si intende per turismo sostenibile? Il Turismo “green” è divenuto spesso un’etichetta inflazionata e abusata. In realtà si può parlare di turismo sostenibile quando è frutto di una cultura della sostenibilità, che implica apertura verso l’altro, scambi e confronti di qualità, rapporto autentico con la
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sostenibilITÀ per
terra, tutela dell’ambiente, culto dell’ospitalità, equa distribuzione economica e sociale, diversificazione dell’offerta, sobrietà nei consumi, durevolezza nel tempo, partecipazione allargata; senza il coinvolgimento sinergico di tutti questi fattori, le iniziative non attecchiscono e rimangono esperienze isolate per pochi eletti che, una volta tornati alla propria dimora, vengono presto riassorbiti dalle frenesie consumistiche, vantando all’attivo l’ennesimo, fatuo, trofeo di viaggio... eco per giunta! Occorre non dimenticare poi che rendere il turismo più sostenibile richiede in primis un’accurata pianificazione a tutti i livelli, ma soprattutto la partecipazione di tutti gli attori, inclusa la comunità locale, la quale deve essere la prima beneficiaria delle nuove opportunità di reddito incrementato dai flussi turistici. Negli ultimi anni si è evidenziata una drastica inversione di tendenza nelle abitudini degli italiani in vacanza: se ieri il desiderio di vacanza era rivolto verso il lusso a 5 stelle, oggi la ricerca del comfort ha ceduto il posto alla volontà di viaggiare rispettando di più la natura e i territori, nonché al desiderio di conoscere il patrimonio di usi e costumi delle piccole e grandi comunità che li abitano. L’eco-turista crede nel valore fondamentale dell’indissolubile rapporto tra uomo e natura. Si stanno moltiplicando dunque le proposte di itinerari slow in grado di offrire un contatto “intelligente e rispettoso” con il territorio, che non aggredisca e devasti luoghi, persone, sapori e tradizioni. Insomma fare il turista oggi richiede, oltre a curiosità, sensibilità culturale e apertura mentale, anche informazione, progettazione, coordinamento, cooperazione per costruire forme di turismo sostenibile. Nel territorio nazionale stanno sorgendo molteplici forme di organizzazione tra territori che condividono caratteristiche simili e intendono qualificarsi attraverso una cultura che sia espressione di specifiche identità. Come nel caso dell’Associazione Borghi autentici d’Italia che riunisce 170 comuni sparsi su tutto il territorio nazionale o, per scorgere un’esperienza più vicina a casa, come nel caso dell’Associazione Scopri Piemonte: una rete di Bed and Breakfast localizzati in diverse aree della regione, in grado di rappresentare un valido e sicuro riferimento per un soggiorno diverso a contatto con un modo di vivere ancora pregno dei valori legati alla tradizione dell’ospitalità locale.
E in Canavese? In Canavese le amministrazioni locali hanno svolto in questi anni un intenso lavoro di valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale anche se occorrerebbe riuscire a individuare di più le peculiarità del territorio, per candidarlo a diventare una meta ambita di soggiorni di qualità per turisti non solo italiani. Emerge infatti negli ultimi anni una tendenza condivisa ad investire sul rilancio turistico, sull’insediamento di nuove attività, o sulla ristrutturazione di quelle esistenti, con il preciso intento di promuovere il patrimonio naturalistico e artigiano locale. Inoltre il filone dello sport outdoor e della cultura del paesaggio hanno tutte le carte in regola per poter diventare promettenti settori di sviluppo da promuovere insieme allo Storico Carnevale, alle tante sagre dei prodotti tipici e all’architettura moderna olivettiana, che sta candidando Ivrea a Città industriale del XX secolo. La scommessa in gioco è la capacità dei piccoli e grandi comuni del Canavese di lavorare insieme ad istituzioni pubbliche ed enti privati, intensificando il confronto con i progetti e le politiche di Provincia e Regione. Ma certo per riuscire in questo ambizioso progetto occorrerebbe si radicasse di più una cultura dell’ospitalità in grado di accogliere e di offrire al turista-viaggiatore il piacere di un soggiorno di qualità che non si esaurisca in offerte “mordi e fuggi”. Il che significa
In alto e nella pagina accanto: scorci del lago di Meugliano in Val Chiusella (Foto di Alessandra Luciano)
offrire il piacere del contatto con la comunità locale e con tutti i soggetti che offrono servizi e risorse: dalla struttura ricettiva al piccolo negozietto artigianale sino al passante al quale si chiedono informazioni per strada. L’incremento di attività turistiche in un territorio è in fondo la cartina al tornasole che dimostra quanto una comunità locale sia capace di lavorare insieme non solo a parole, ma anche nei fatti. E il Canavese è una regione molto attiva, con grande capacità imprenditoriale, di rinnovamento e voglia di rimettersi in gioco. Le parole d’ordine sono dunque rafforzare la propensione a fare rete, in modo che tutti gli attori coinvolti siano parte di una realtà in grado di presentarsi con un’immagine condivisa, unitaria ed omogenea, ma soprattutto in grado di vivere appieno quei valori di cultura condivisa e solidale in grado di rendere più felici tutti… non solo i turisti!
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Per saperne di più www.unwto.org www.aitr.org www.borghiautenticiditalia.it www.fattoriedelpanda.net www.albergodiffuso.com www.ecobb.it www.scopripiemonte.it
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sostenibilITÀ per
CITTÀ INTELLIGENTI Testi di Martina Federico
…la città è fin dalle sue origini un grande meccanismo comunicativo che aiuta le persone a restare unite, ecco perché se una città non sa comunicare non può essere intelligente.
CITTÀ INTELLIGENTI
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In alto: da sinistra Ugo Volli, Roberto Mastroianni, Antonio Santangelo durante la giornata di studi dedicata alle “Città visibili”, al Circolo dei lettori a Torino Foto di Gabriele Marino Nella pagina accanto: la Mole Antonelliana Foto di Arianna Zucco
a Fondazione Smart City di Torino, ha organizzato il 5 giugno scorso presso il Circolo dei Lettori di Torino, all’interno del Turin Smart Festival, una giornata di studi dal titolo Smart Heritage sul tema della valorizzazione del patrimonio culturale della città. La giornata di studi ha visto tra i relatori Ugo Volli, Roberto Mastroianni, Giovanni Leghissa, Massimo Leone e Laura Rolle dell’Università di Torino, Martina Corgnati (direttore artistico IGAV), Nathalie Roelens dell’Università del Lussemburgo e Andrea Semprini dell’Università di Lione. Tutti gli interventi si sono focalizzati sul tema di come sia sempre più necessario il contributo di discipline come semiotica e storia dell’arte per generare processi virtuosi in grado di incrementare la creatività della gestione del patrimonio culturale delle città europee, mete privilegiate ormai di un turismo culturale e sempre più esigente. Per puntare sull’innovazione il compito di teorici e studiosi diventa quindi essenziale, non è più sufficiente valorizzare adeguatamente il patrimonio occorre anche capire come comunicarlo e renderlo fruibile e, soprattutto, come individuarne una gestione in grado di generare valore sociale ed economico. Abbiamo intervistato Antonio Santangelo, ricercatore non strutturato presso il Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Comunicazione dell’Università di Torino. Città visibili, città intelligenti e semiotica… su cosa si è focalizzata la giornata di studi? «Si inseriva all’interno del Turin Smart Festival, nato per promuovere le esperienze teoriche e pratiche del
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territorio piemontese, e non solo, infatti sono stati invitati anche molti studiosi che lavorano in Italia e all’estero, e che conducono ricerche su che cosa significhi trasformare un determinato contesto cittadino in “città intelligente”. Nella fattispecie l’incontro che abbiamo organizzato verteva sul concetto di Smart Eritage, ovvero su come si possa rendere intelligente una città valorizzandone il patrimonio (heritage) in modo tale da tesaurizzarlo anche per la cittadinanza». Qual è stato il contributo del CIRCE al convegno ? «Circe è un Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Comunicazione, quindi affermare che ci occupiamo di “città intelligenti” dal punto di vista della comunicazione significa che noi siamo convinti che se una città non comunica non può essere intelligente. D’altra parte noi consideriamo la città già un contesto di comunicazione a cominciare dalle strade, che consentono alle persone di passare da un luogo ad un altro e rappresentano in questo senso la più antica idea di comunicazione. Mi piace a proposito citare Ugo Volli, filosofo della comunicazione e coordinatore del gruppo di ricerca semiotica all’interno di CIRCE, secondo lui la città è fin dalle sue origini un grande meccanismo comunicativo che aiuta le persone a restare unite, mantenendo insieme tutti quegli elementi culturali che sono necessari a sopravvivere in un determinato ambiente». Cosa è emerso dalla conferenza? «Il giorno dell’incontro ci siamo concentrati soprattutto sulla città come patrimonio culturale. In generale noi conduciamo da molto tempo, sia attraverso Circe, sia attraverso gruppi più ampi di cui fanno parte ricercatori in Italia e all’estero, ricerche concentrate sulla città come meccanismo di produzione simbolica di concetti culturali, rendendo la città stessa un concetto intelligente». Quale città ideale potrebbe essere esempio di Smart City? «Il concetto di Smart City è cosi in auge oggi perché l’Unione Europea ha deciso di stanziare dei fondi molto ingenti per favorire il processo di trasformazione delle città europee più virtuose da semplici luoghi in cui abitare a luoghi intelligenti in cui vivere.
E i parametri su cui si base l’Unione Europea sono molto spesso tecnologici: la città che inquina di meno e che consuma di meno, è Smart perché si è dotata degli strumenti tecnologici per inquinare di meno. Da questo punto di vista la “città intelligente” sarebbe innanzi tutto una “città tecnica”. Secondo noi invece perché una città sia intelligente occorre considerare anche dei parametri che devono esser culturali. L’idea di “Smart People” potrebbe essere enunciata così: la città intelligente consente ai propri abitanti di fortificare i legami con la città e con la comunità in maniera più intelligente. Se s’intende realizzare anche questo obiettivo, e si creano le condizioni concrete per realizzarlo, si può ambire ai finanziamenti. Ulteriori parametri che dovrebbero essere considerati sono quelli di Smart Economy e Smart Living, inerenti alle modalità più intelligenti di far circolare la ricchezza». Il concetto di Smart è allora a favore della collettività? «Si, le Smart City sono città che consentono alle persone di vivere bene. Come semiotico sono attento al concetto di Smart People e a come le persone possano essere rese più intelligenti perché stimolate dal contesto culturale in cui vivono, credo quindi che l’idea chiave per realizzare ciò sia riuscire a far circolare il sapere. Anche le reti civiche sono uno strumento di Smart City di cui spesso mi sono occupato».
In alto: Massimo Leone Foto di Gabriele Marino Nella pagina accanto: piazza Carlo Alberto a Torino Foto di Martina Federico
Da cosa si riconosce che Torino è Smart City? «Ad esempio nella giornata di studio si è discusso sul rapporto della città con l’arte. Torino in questo senso ha razionalizzato la proposta del proprio patrimonio artistico con esperienze come la Fondazione del Museo del cinema, ma anche con il rinnovamento della sua ormai vastissima offerta artistico-culturale che ne fa una città di riferimento europeo. Il comune di Torino ha creato la Fondazione Smart City come punto di aggregazione tra centri di ricerca che si occupano, ognuno nel proprio campo, di individuare soluzioni per rendere “intelligenti” le città, e promuovere sinergie con il mondo delle imprese».
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Torino Smart Festival si è svolto nella città di Torino dal 23 maggio al 5 giugno ed è stato inserito nel palinsesto eventi di Torino 2012. La città ha accettato così la sfida dell’Unione Europea ed è entrata nel progetto “Smart City” programma Europa 2020, attraverso il quale si sostengono le città in grado di produrre sviluppo sostenibile ed alta tecnologia. Il progetto ha l’obiettivo di ridurre i consumi energetici, abbassare le emissioni di gas serra e migliorare in generale la qualità della vita nelle città europee.
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sostenibilITÀ per
PENSARE A “KM ZERO” Uno slogan per promuovere le culture locali che oggi viene utilizzato per indicare i prodotti a filiera diretta. È a partire dagli anni ’80 che sono nate le iniziative che si rivolgono direttamente agli agricoltori e ai consumatori Testi e foto di Giulia Ricca
PENSARE A “KM ZERO”
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e ne parla ormai come di una soluzione per restituire al cibo il suo naturale rapporto con la terra e la natura, ma i prodotti a “km zero” rappresentano anche soluzioni nuove alla massificazione e omologazione della grande distribuzione. Si ricreano così microeconomie locali in grado di rivitalizzare intere aree e la vita di piccole e grandi comunità. Ne parliamo con Dario Martina, consigliere nazionale di Slow Food Italia, per lui la definizione “km zero” rappresenta soprattutto un modo consapevole di approcciarsi al cibo, ma anche alla politica e all’economia. Cosa indica l’espressione “km zero”? «“Km zero” è in sé un “felice slogan” creato alcuni anni fa dalla Coldiretti, in un contesto di politica vicina alle piccole aziende, finalizzato a portare avanti una cultura locale legata al mercato diretto. Questa definizione, pronunciata in quel contesto determinato, viene ora normalmente utilizzata per indicare il prodotto di vicinato, a filiera diretta».
Intervista a Dario Martina
In alto: Dario Martina nel suo frutteto Nella pagina accanto: Alice Superiore (To) - biotopo del lago
Cosa significa a “filiera diretta”? «Un prodotto a filiera diretta passa direttamente, o quasi direttamente, dall’agricoltore al consumatore. Fino a un centinaio di anni fa questo era il naturale destino del cibo: gli scambi di villaggio erano la norma, solo nelle grandi città si effettuava il commercio. Poi, nel dopoguerra (quindi ancor prima della globalizzazione), l’agricoltura comincia ad industrializzarsi». Con quale processo si giunge all’industrializzazione dell’agricoltura? «Bisogna distinguere tre fattori: prima di tutto la meccanizzazione agricola, che crea grandi possibilità di lavoro in brevi tempi. In secondo luogo l’introduzione della chimica, l’uso di molecole di sintesi per la difesa delle piante. Ciò riguarda ancora poco le piccole aziende nel primo dopoguerra, ma dopo la seconda guerra mondiale è ormai la normalità: il conflitto produce una spinta nel settore chimico, e costituisce di conseguenza un punto di svolta anche per l’agricoltura. Il terzo elemento, infine, è “figlio” di questi due primi fattori: la specializzazione dell’agricoltura. Significa che il contadino non fa più mercato di villaggio, ma produce per il mercato. Nascono così
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le monocolture, l’allevamento industriale; anche l’assetto sociale ne risente, in quanto l’agricoltore assume un diverso ruolo. Questo processo non è stato omogeneo nel tempo: in quel trentennio si è verificato in Europa, in America era addirittura già cominciato prima, ma ad esempio in India e in Cina è in corso in questo momento. Non è omogeneo neanche nei luoghi: i nostri migranti in Argentina si identificavano già in questo meccanismo, mentre gli Indios portavano ancora avanti una economia di villaggio». Quali sono le conseguenze sul cibo? «Con la specializzazione dell’agricoltura il mercato diventa complicato. Il cibo stesso si complica, nel senso che diventa cibo trattato, confezionato: non è più un prodotto agricolo, ma un prodotto industriale che utilizza materie prime “industriali”. Il latte, ad esempio, non è più semplicemente ciò che esce dalle mammelle della vacca, ma, complici anche le norme igieniche, deve essere un prodotto trattato con diversi procedimenti che solo l’industria è in grado di fare. Nel giro di un cinquantennio viene dunque a perdersi la concezione del cibo come prodotto agricolo: il cibo è pensato come già confezionato. E a questo non si sottrae il cibo fresco: il cavolfiore impacchettato che vediamo al supermercato, ad esempio, ha una storia piuttosto lunga, in quanto è sicuramente passato da un primo produttore a un secondo incaricato esclusivamente della confezionatura, poi passato alla piattaforma e da lì al supermercato in questione. Ma esistono casi anche più estremi, come il mercato londinese che si riferisce, per il cibo fresco – addirittura per l’insalata –, all’Africa. Nel giro di 24 ore, con trasporti notturni, il cibo deve quindi essere trasferito da un centro ad un altro molto distante; questo continua ad essere conveniente per le grandi aziende che riescono a risparmiare in questo modo sulla manodopera, chiaramente a scapito dei mercati locali. L’Italia, ad esempio, è un grandissimo produttore di arance, ma il succo di arancia viene importato perlopiù dal Brasile. Peraltro si tratta di un succo “da concentrato” che, come tutti i succhi in cui si può leggere questa indicazione sull’etichetta, può essere stato prodotto anche alcuni anni prima dell’acquisto: per garantire lunghe conservazioni, il succo viene fatto cuocere finché non
Nella pagina accanto: raccolta delle mele in Canavese
diventa una sostanza più densa che viene stoccata in fusti e lì conservata anche per anni, finché una grande azienda non acquista il prodotto per diluirlo nuovamente, confezionarlo e metterlo sul mercato». Le norme sulla rintracciabilità aiutano a risalire all’origine del prodotto e ad indentificare questi processi? «La rintracciabilità non è sempre immediata: per il prodotto fresco è più facile ottenerla, per quello trasformato è più complesso. In ogni caso l’autorità sanitaria può sempre rintracciare il percorso di un alimento». Come è venuto ad inserirsi il concetto di “km zero” in un tale contesto? «Il “km zero” è un moto di ritorno di fronte a queste aberrazioni. A partire dagli anni ’80 e ’90 nascono movimenti più attenti, che cercano di rivolgersi più direttamente agli agricoltori, i quali risultano peraltro naturalmente danneggiati dai processi di industrializzazione. Negli Stati Uniti, specialmente nella costa occidentale, dove le contraddizioni sono state più evidenti, sono nati da alcuni anni i farmer’s market, mercati dove è possibile acquistare direttamente dai produttori agricoli. Si diffonde dunque un interesse nuovo verso il cibo, una attenzione sia edonistica sia rivolta agli aspetti nutrizionali; sorge la richiesta di un cibo “pulito”, cioè senza contaminazioni chimiche: di qui la nascita dell’agricoltura biologica. Il processo di industrializzazione ha infatti portato anche ad una caduta di livello qualitativo del cibo, verificabile anche al gusto. Le coltivazioni che fanno un eccessivo uso di azoto di sintesi per produrre grandi quantità
di cibo ottengono un prodotto di minore qualità, che contiene grandi quantità di acqua. Nelle coltivazioni e negli allevamenti industriali è inoltre più facile la diffusione delle malattie a causa della grande concentrazione in poco spazio: per questo è necessario introdurre gli elementi chimici. Negli allevamenti di polli, ad esempio, tutti i giorni viene somministrata agli animali acqua antibioticata. Il concetto di “km zero” non è che una reazione a tutto questo, nasce una voglia-bisogno del consumatore attento, divenuto nuovamente consapevole anche del fatto che il fronte agricolo è il tutore e il custode della Terra». Il km zero include anche un pensiero sull’ambiente? «Il “km zero” nasce anche dal bisogno di ridurre le emissioni di CO2, che derivano sia dal fatto che il cibo fa il giro del mondo ma anche da altri fattori: nell’insieme, dall’impronta del cibo, in quanto nei processi di produzione si disperdono migliaia di Kcal, sproporzionate rispetto alle poche dallo stesso apportate, e molti kg di CO2/ha». E sull’economia? «Il “km zero” avvia, con un disegno dal basso, processi virtuosi a vantaggio delle microeconomie: specialmente in questo momento, è un modo per ragionare di cibo, ma anche di economia locale».
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cultura da... a
PIEMONTE OCCITANO Testi di Letizia Gariglio Foto di Andrea Fantino
PIEMONTE OCCITANO
La cultura occitana, ben radicata nelle sue terre, sorprende oggi per la forza con la quale tuttora getta germogli, riuscendo a sostenere la propria storia, senza mai rinunciare a far sentire la propria voce.
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cultura da... a
L Occitania e lingua d’oc
’ Occitania è il territorio in cui si parla la lingua d’oc, o occitano o provenzale. L’occitano è una lingua indoeuropea, appartenente al gruppo occidentale delle lingue neolatine, si è formata dalle lingue iberiche e celto-liguri, in seguito latinizzate dalla successiva conquista romana. Fu Dante a usare per primo la definizione di lingua d’oc, quando nel XV secolo tentò una classificazione tra le lingue romanze individuando tre idiomi: la lingua del sì, l’italiano; la lingua dell’oil, il francese; la lingua d’oc, l’occitano. Per definirle prese come riferimento la particella Òc (dal latino hoc est: è questo, è così) che indicava l’affermazione, il francese la derivava invece da illud est (quello è) e l’italiano da sic est (così è). Il termine Occitania, dunque, indicava l’insieme delle regioni in cui si parlava la lingua d’òc. L’estensione del territorio occitano è delimitata a Nord da un filo che unisce Bordeaux a Briançon oltrepassando Limoges, Clermont-Ferrand e Valence. Questo filo ideale, non segnato su alcuna mappa, attraversa le Alpi e comprende valli sul versante italiano, a ovest lungo il mare si allunga sulla costa mediterranea da Mentone sino alla Catalogna. Infine si dirige verso i Pirenei, tocca in Spagna i Paesi Baschi e arriva fino all’Oceano Atlantico. Non si è mai smesso di parlare la lingua d’oc, che pure fu lungamente considerata nelle Valli Piemontesi alla stregua di un dialetto. Nella storia dell’Occidente europeo non è mai esistito uno stato di Occitania; pur riconoscendosi l’etnia come un’entità avente alcune precise caratteristiche –
prima fra le quali l’uso della lingua d’oc, non è mai stato costituito un Paese unito in grado di essere riferimento istituzionale unitario. Tuttavia nel 1213 si formò per la prima volta una confederazione di realtà occitane intorno al conte di Barcellona, il quale era anche conte di Provenza e re d’Aragogna, sotto il quale si sottomisero il conte di Tolosa ed altri feudatari minori. Nella storia del Piemonte si è spesso intrecciata la storia dei Valdesi con la storia della lingua d’oc e anche oggi la comunità valdese si sente coinvolta nella valorizzazione della cultura occitana. Lungamente perseguitati come eretici dalla Chiesa Cattolica e dai poteri temporali fin dal 1200, le comunità dei Valdesi iniziarono a stanziarsi nei territori del Piemonte corrispondenti alle attuali province di Cuneo e Torino, portando con sé la lingua e la cultura occitane. Attualmente il Piemonte ospita 41 delle 120 chiese italiane, di cui 18 si trovano nelle cosiddette Valli valdesi in provincia di Torino, cioè la Val Pellice, la Val Chisone e la Val Germanasca; la sola città di Torino ne possiede quattro. Questi territori sono il fulcro della Chiesa evangelica valdese; ogni anno a fine agosto il paese di Torre Pellice, in Val Pellice, ospita il Sinodo Valdese, durante il quale si riuniscono in assemblea i deputati e i pastori delle chiese locali. La lingua occitana, ben radicata nelle sue terre, sorprende oggi per la forza con la quale tuttora getta germogli, riuscendo a sostenere la propria cultura, senza mai rinunciare a far sentire la propria voce. Non
va dimenticato che fu la lingua attraverso la quale si espressero la poesia e la cultura poetica trobadorica; nel 1905 a Federico Mistral fu assegnato il premio Nobel per il poema in occitano/provenzale,“Mireio”. In Italia sono occitane quattordici valli e centoventi comuni delle province di Cuneo, Torino e Imperia con i suoi 180.000 abitanti. In Piemonte la cultura occitana si estende sul territorio cuneese dall’Alta Val Tanaro, Corsaglia e Maudagna, alle valli Ellero, Pesio, Vermenagna, Gesso, Stura, Grana, Maira, Varaita e Po con le laterali Bronda e Infernotto. Proseguendo in territorio torinese, si aprono le valli Pellice, Chisone, Germanasca e la Valle di Oulx, con cui si indica l’alta Val Susa. L’Occitano ha delle varianti locali e tra queste il Vivarese o Occitano alpino, di cui fanno parte le parlate delle valli occitane d’Italia.
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In alto: Le Baìe della Valle Varaita. Feste rituali che si svolgono durante il periodo di Carnevale e risalgono alle antiche “Abbadie” medioevali, termine che indicava le compagnie di giovani, i cui capi erano chiamati abà o abati. Uno dei significati della festa è la rievocazione storica della cacciata dei Saraceni dalla Valle, avvenuta un millennio or sono ad opera di eserciti di valligiani confederati tra loro. (foto fornite da Maria Baffert)
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cultura da... a
L Musica occitana in Italia
In alto: Carovana Balacaval in concerto (Foto Andrea Fantino) Nella pagina accanto: Lou Dalfin, Balacaval e Ihi Sonaires
e danze occitane hanno varcato i confini dell’Occitania e delle Valli Piemontesi occitane. A passo rapido e ritmo incalzante sono dilagate un po’ dovunque ci siano appassionati di danze di gruppo, di matrice popolare. La danza, infatti, è una lingua universale, che sa coinvolgere in insiemi spensierati e vivaci le persone più disparate. Il repertorio di danza occitana comprende forme e strutture che risalgono fino al Medioevo, quando già accompagnavano i momenti di festa delle comunità che vivevano su territori occitani; una giga piuttosto che una currenta, o una contradança, o una borrea potevano allietare un matrimonio o una qualunque occasione di riunione felice. Tuttavia, la musica occitana ha saputo a livello popolare rinnovarsi, ammettendo fra le proprie file qualche contaminazione in più, per attualizzare la propria aderenza al gusto contemporaneo, per rendere viva la tradizione in cui si riconosce. Il gruppo storico probabilmente più importante è quello dei Lou Dalfin, è certamente il più noto; unisce in un sound nuovo e originale una profonda conoscenza degli strumenti e delle arie tradizionali che ripropone in modo attuale. Il gruppo è composto da Sergio Berardo (ghironda, organetto, voce e flauti), Daniele Giordano (basso), Jonathan Glück (violino), Alfredo Piscitelli (chitarra), Riccardo Serra (batteria), Dino Tron (organetto, fisarmonica cromatica, cornamusa). Lou Dalfin, ha partecipato a importanti rassegne in Italia e all’estero.
Abourasqui porta un nome (anzi, un aggettivo), usato nelle nostre valli occitane del Cuneese, e si presenta come gruppo tradizionale come le musiche, da ascolto o da ballo che il gruppo propone nelle sue serate. Arbebo è un complesso di musica occitana da ballo. I componenti del gruppo lavorano nel campo musicale da molti anni con numerosi concerti e serate di ballo in Italia ed all’estero fra le quali il grande “Festival interceltico di Lorient” in Bretagna, il festival di Annency e quello di Faverges, il “Festival Folk di Venezia”, il “Festenal”, l’Etetrad in Valle d’Aosta. Il gruppo Auro de Danso fa musica occitana da ballo, usano strumenti tradizionali quali organetto, ghironda, gaboulet, flauti. Fanno musica occitana da ballo, usano strumenti tradizionali quali organetto, ghironda, gaboulet, flauti ed il gruppo è composto da tre persone. I Callhiolait privilegiano soprattutto il repertorio dell’Occitania italiana, spesso ingiustamente penalizzato dalla preponderanza delle danze francesi. Il nome scelto per questa formazione musicale è quello di un’erba, la nigritella, che in Val Chisone, per le sue proprietà, si chiama Callhiolait (caglia-latte). Il Corou de Berra prende il suo nome dal paese omonimo nell’entroterra nizzardo. Il gruppo è formato normalmente da venti elementi ma, per limitare i costi, si propone in formazione ridotta ed egualmente efficace di otto elementi. Corou de la cevitou è un coro formato esclusivamente da 32 cantori provenienti dall’Alta Valle Grana (Pradleves, Monterosso) che propone un repertorio antico e tradizionale di canti in lingua d’Oc. Il duo Silvio Peron (fisarmonica diatonica) e Gabriele Ferrero (violino) propone un ballo occitano sia delle valli d’Italia che dell’Occitania d’Oltralpe con due strumenti significativi della tradizione musicale di quest’area. Gai Saber composto da sei elementi, cerca di coniugare la tradizione musicale occitana con la musica trovadorica eseguendo, a fianco di balli e canzoni tradizionali, alcuni brani di trovatori. Jouvarmoni è
un gruppo composto da una decina di giovanissimi organettisti che propone il ballo occitano con lo scopo di sperimentare il rapporto diretto con il pubblico e con il ballo. L’Escabòt è una formazione corale composta da nove cantori delle valli Grana e Stura (CN). Il “gruppo” (tale è appunto la traduzione di escabòt) propone esclusivamente brani attinti dal repertorio tradizionale popolare occitano cis- e trans-alpino. Ihi Sonaires - Música Occitana Tradicionala e de Novela Creacion. Nato nel 1995, colpisce immediatamente per la giovane età di quattro dei loro 5 componenti. Peyre (organetto e fisarmonica), Francesco (organetto e violino), Simonetta (organetto e ghironda), Alessio (organetto e percussioni), hanno tra i 12 e 14 anni. La qualità delle loro esecuzioni impressiona. Il quinto componente del gruppo (la voce) è un nome conosciuto della musica delle Valli occitane in Italia: Dario Anghilante, primo cantautore della rinascita occitana cisalpina fin dagli inizi deli anni ’70. La Chastelado è un gruppo occitano che si occupa prevalentemente di musica da ballo e il cui repertorio spazia dalle danze delle vallate italiane a quelle dell’area francese. Gli strumenti utilizzati sono quelli tradizionali. L’Estorio Drolo, gruppo di musica e canto tradizionali delle Valli occitane che nasce nella primavera del 1993, ha 5 componenti. Lou seriol è un complesso che da quattro anni anima le feste tradizionali e non, dell’Italia Settentrionale e della Francia Meridionale, propone un repertorio ricco e fresco (ma non surgelato) di musica tradizionale occitana. Roussinol, Muzico de danso. Viola, semiton, galobet, trombon, clarin, vòus e violon: con questi strumenti dal 1998 propongono una nuova musica occitana, che attinge alla tradizione e si evolve in composizioni ed arrangiamenti originali. La formazione prende nome dall’usignolo. Senhal suona musica tradizionale delle valli occitane del cuneese e brani originali composti utilizzando prevalentemente gli strumenti più tipici della tradizione musicale di queste valli come la fisarmonica diatonica e il violino.
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L IN CARROZZA! SI PARTE CON LA CAROVANA BALACAVAL
In alto: Balacaval in viaggio e durante un concerto (Foto Andrea Fantino)
oro si presentano così: Manuela “marcetta” Almonte (manager, blogger, nonché fisarmonicista, cantante e tuttologa); Stefano “victor” Protto (progettatore e costruttore dei carri. Talvolta contrabbassista e violinista. Venditore occasionale di coltelli); Peyre “raki” Anghilante (arrangiatore fisarmonicista e sassofonista, madrelingua occitano Doc. Massaio della compagnia); Claire “gum” Vincent (clarinettista e flautista di scuola francese, percussionista, blogger e rifinitrice di carrozze); Eva “evalise” Cischino (attrice, barista, regista degli spettacoli, portatrice di umanità e gentilezza nel rude mondo dei Balacaval); Alberto “jacuhammed” Comino (percussionista, tecnico, ex spartitraffico, riequilibratore di energie interne); Marco “cancello”Ghezzo (violinista e contrabbassista, cuoco macrobiotico e anche sassofonista); Andrea “peanuts” Fantino (fotografo e videomaker più o meno nerd a seconda della giornata). Tutti insieme sono la Carovana Balacaval. Viaggiano in carovana, su carri trainati da cavalli, che assomigliano tanto a quelli che noi, generazione cresciuta con i western, abbiamo ammirato in tanti film che raccontavano la conquista dell’Ovest. Chi di noi non ha sognato di viaggiare così? Divenuti grandi, qualcuno fra noi ha più modestamente tradotto l’agognata carrozza in un camper col quale girare il mondo, altri hanno rinunciato del tutto affidandosi alle più o meno numerose stelline dell’ospitalità alberghiera.
Ora, qui non c’è necessità di scoprire un nuovo mondo, né quella di decidere da che parte stare, se con gli indiani o con John Wayne, la carovana non si pone mete geografiche alla fine del mondo, ma quella di fare un viaggio insieme. Chi viaggia? Una compagnia di attori e musicisti, con l’equipe di tecnici. Portano nelle tappe che via via toccano spettacoli e laboratori itineranti; organizzano serate di ballo, cine-concerti nelle piazze e nei parchi piemontesi. Li guida una filosofia di performance che vuole stabilire, in modo molto originale, un contatto con le comunità e il territorio in cui entrano con i propri carri e l’armamentario con cui “far ballare i burattini”. Non si può dire che il gruppo sia colto dalla frenesia di viaggiare ad alta velocità – nessun problema di fuso orario, tranquilli: si va ai cinque all’ora e si arriva quando si arriva. Là dove arriva, la piccola comunità nomade crea il senso antico della “piazza” pronta ad accogliere il pubblico; si monta un carro palco, un carro bar, due carri abitazione, un parquet per il ballo e un impianto di illuminazione che lega insieme l’atmosfera di teatro itinerante di altri tempi. Avviato il primo progetto nel 2010, oggi sostenuto dalla Chambra d’Oc e dalla Regione Piemonte, è stato inserito nel progetto transfrontaliero “Itinerari culturali” dell’associazione Marcovaldo in collaborazione con il Conseil General des Alpes de Haute Provence. Il territorio in cui la Carovana Balacaval gira è il Piemonte.
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Le tappe in Piemonte A Caraglio venerdì 27 luglio, ore 21, ospiti la Ramà, presentazione del nuovo cd; sabato 28 luglio, ore 21, disco Mazurka Balacaval; domenica 29 luglio, ore 21, Dançar Oc in 3 d. A San Pietro di Monterosso Grana domenica 5 agosto, ore 21 Cine-concerto; A Paesana, Estate Occitana, giovedì 16 agosto, ore 21, Ospiti Aire d’Ostana, venerdì 17 agosto, ore 21, Dançar Oc in 3 D, 19 agosto, ore 21, Il Varietà degli anni 20 del III Millennio Cappella Nuova (Barge, Cn) domenica 26 agosto, Dançar Oc in 3 D. Balacaval è su facebook e twitter. Il blog racconta in tempo reale il viaggio. Per info: www.balacaval.it
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PER SAPERNE DI PIù
Curiosità occitane d’Italia Cercate sulla cartina geografica, un po’ più a sud delle valli occitane piemontesi un nome, il nome di un paese – peraltro molto piemontese – che tuttavia ha origini occitane. Fissate la mappa, per ora, e cercate. Così, sì, ma un po’ più in giù, ancora un po’... ancora? Sì, ancora. Dobbiamo arrivare laggiù, nella parte bassa dello stivale, in provincia di Cosenza. Ed eccolo lì, Guardia Piemontese: paese occitano dalle tragiche radici, con una storia di persecuzione alle spalle, come nella storia degli occitani spesso accade. Questa è una storia di persecuzioni religiose di tanto tempo fa. Un gruppo di Valdesi si era mosso verso sud alla ricerca di uno spazio di vita in terra di Calabria, forse spinto da un’endemica situazione di paura che vedeva la popolazione valdese muoversi in Piemonte in una condizione di permanente pericolo. Non si sa quando i Valdesi giunsero in Calabria, ma si possono avere scarsi dubbi sulle motivazioni. Secondo alcuni studiosi, essi vi giunsero attorno al XIII secolo per sfuggire alle persecuzioni in atto nelle valli piemontesi. In Calabria, i Valdesi assestati in quella zona poterono godere di una vita relativamente tranquilla fino a quando la Chiesa Valdese aderì alla Riforma protestante (risoluzione di Chanforan, 1532). Allora i Valdesi calabresi presero a essere considerati eretici, e furono perseguitati al sud nello stesso modo con cui lo furono in Piemonte e in Provenza. La caccia all’eresia vide una respressione molto cruenta e i Valdesi di Calabria furono meticolosamente perseguitati: insediamenti, borghi, villaggi distrutti; uomini, donne e bambini furono sgozzati o arsi sul rogo. Chi rimase in vita fu costretto a convertirsi alla religione cattolica, o forse proprio per questo ebbe salva la vita. A nulla valse che il villaggio fosse sorto in posizione levata (circa 500 metri sul livello del mare) e che fosse cinto da mura a scopo difensivo, che fosse presente un’antica torre d’avvistamento realizzata (assieme a molte altre sparse lungo la costa tirrenica) tra XI e il XII secolo per segnalare in anticipo le incursioni di pirati e saraceni. La tradizione popolare, infatti, aggiunge al racconto anche il fatto che molte donne e molti bambini siano stati venduti ai mori. “Li turchi” infestavano costantemente le zone costiere e non si stenta a credere che vi fosse chi, spinto da uno spirito commerciale completamente privo di scrupolo, avesse potuto concludere un simile commercio. I turchi, i mori nell’immaginario della musica popolare sono rimasti immortalati nella loro paurosa veste di conquistatori. “A tocchi a tocchi ‘na campana sona / li
Turchi so’ arivati alla marina…” si cantava già nel 1500. “Mamma, li Turchi!” era il grido di allarme che rimbalzava fra le atterrire popolazioni costiere quando stavano per approdare alle rive: le scorrerie dal mare erano frequenti e lasciavano segni terrificanti. Turchi, saraceni, arabi, musulmani, mori: molti nomi in un solo fascio per indicare chi da oltremare giungeva per razziare, saccheggiare e distruggere. I più deboli pagavano il prezzo più alto. Oggi a Guardia Piemontese si è conservata la tradizione della parlata occitana. La lingua locale si denomina guardiolo. Costituisce l’unico esempio di lingua occitana nel meridione italiano. Non si è conservato nelle altre località edificate e abitate dai Valdesi nei secoli passati. Infatti, oltre che a Guardia Piemontese (allora chiamata La Guardia), essi si erano insediati anche in altre località dell’attuale provincia di Cosenza tra le quali Montalto Uffugo, Vaccarizzo, San Vincenzo La Costa e San Sisto dei Valdesi.
Le associazioni con impronta occitana in Piemonte ARTÜSIN. Attiva dal 2000 in Valle Ellero a Roccaforte Mondovì (Cn) l’Associazione Artüsin si propone di valorizzare le tradizioni occitane della zona linguistica del quiè, s’interessa di manifestazioni, pubblicazioni, corsi. Ha un proprio corpo di ballo tradizionale in costume. Per info: www.artusin.it; email: info@artusin.it CHAMBRA D’ÒC. Associazione a Roccabruna (Cn) di artigiani, agricoltori, commercianti, ristoratori, altre associazioni culturali, gruppi musicali, e persone singole che si propone di essere attiva per una rinascita culturale ed economica delle Valli occitane in Italia. Organizza corsi e convegni e si propone di commercializzare i prodotti locali. Ha curato l’iniziativa Occitan lenga olimpica. Per info: www.chambradoc.it COMPAGNIA DEL BIRUN. È un’associazione culturale e teatrale di a Peveragno (Cn); nata nel 1991 per allestire il Birùn, antica canzone sceneggiata della tradizione peveragnese che narra le vicende di un personaggio storico, Charles de Gontaut, Duca di Biron; in generale è attenta al recupero e alla promozione del patrimonio della lingua, della cultura, del territorio e delle tradizioni locali. Per info: www.compagniadelbirun.it COUMBOSCURO CENTRE PROUVENÇAL. È la veterana fra le associazioni occitane; è attiva a Monterosso (Cn) nella Valle Grana dal 1950; ha lavorato affinché nella propria scuola dell’obbligo già in passato (si trattava di una pluriclasse) si studiasse la lingua d’òc; da più di un trentennio si occupa della tutela della lingua locale, attraverso
pubblicazioni, con l’organizzazione e la partecipazione a festival e per mezzo di performance teatrali. Per info: info@coumboscuro.org, www.coumboscuro.org ESPACI OCCITAN. Come ci spiega il nome, è un’associazione di Enti pubblici del territorio occitano alpino, ha per obiettivo la promozione linguistica, culturale e turistica delle valli occitane, con sede a Dronero (Cn). Al suo interno si muove un Istituto di studi che offre alcuni servizi al pubblico, tra cui una biblioteca dotata di mediateca con tutte le pubblicazioni, cd e dvd inerenti il territorio occitano; organizza corsi di occitano, conferenze e attività didattiche. Il Museo informatizzato Sòn de Lenga permette di compiere un viaggio virtuale nella storia, folklore e cultura del territorio occitano. Per info: segreteria@espaci-occitan.org; www.espaci-occitan.org; GAI SABER. L’Associazione di Peveragno nata nel 1992, parallelamente all’attività musicale promuove progetti didattici, corsi, iniziative turistiche e studi sulla varietà dialettale locale; per info: www.gaisaber.it; LA CEVITOU. L’Associazione culturale della valle Grana promuove il proprio territorio attraverso l’organizzazione di corsi e progetti rivolti alle scuole, si occupa di iniziative turistiche, manifestazioni musicali ed escursioni guidate. Si trova in Frazione San Pietro 89, a Monterosso Grana (Cn); email: associazione@lacevitou.it; www.lacevitou.it; OUSITANIO VIVO. L’associazione di Venasca (Cn) ha tra i propri fini la valorizzazione dell’identità linguistica e culturale occitana soprattutto attraverso il settore dell’editoria: ha in catalogo una gamma di pubblicazioni librarie, cd musicali e dvd. Realizza inoltre ormai da trentenni il periodico bilingue Ousitanio vivo, unico mensile delle valli occitane. Per info: ousitanio.vivo@infosys.it, www.occitania.it; SOULESTRELH. È una storica associazione della Valle Varaita che si occupa di promuovere la cultura e le tradizioni locali attraverso corsi, pubblicazioni e il periodico Lou nouvel temp. È situata a Sampeyre (Cn).
Nella pagina accanto: Le Baìe della Valle Varaita. I costumi e gran parte del cerimoniale sono rimasti fedeli alla tradizione (foto fornite da Maria Baffert)
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FIORI PER L’ASSUNTA
Testi di Franco Farnè Foto di Barbara Torra
Una storica celebrazione giĂ citata negli Statuti di Ivrea del 1313. Si svolgeva a metĂ agosto in onore della Madonna, con offerte di ceri da parte di tutte le Corporazioni delle Arti e Mestieri della cittĂ .
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G
razie all’iniziativa “Fiori per l’Assunta” anche quest’anno il 15 agosto diventa l’occasione per vivere con particolare attenzione la più antica festa in onore di Maria, Madre di Gesù, non solo titolare della Cattedrale, ma anche patrona principale di tutta la diocesi eporediese. Una festa importante per Ivrea, dal momento che già gli Statuti del 1313 riportavano “de festo et reverencia Beate Marie de Medio Augusto”, la festa di metà agosto in onore della Madonna, con tanto di offerta di ceri da parte di tutte le corporazioni delle arti e mestieri della città. Una celebrazione che ancora nell’Ottocento si continuava a onorare con gran pompa e con una lunga processione che muoveva dal Palazzo Municipale alla Cattedrale, comprendente, oltre alle Autorità civili, anche i mercanti e gli artisti della città. Su ispirazione e precisa richiesta del Vescovo, monsignor Arrigo Miglio, oggi presule di Cagliari, l’associazione Eporedia 2004 ha provveduto, lo scorso anno, all’organizzazione di una manifestazione, “Fiori per l’Assunta”, appunto, che ha raggiunto con successo gli obiettivi evidenziati da Sua Eccellenza: uno, di carattere strettamente religioso, un altro di carattere sociale, in quanto la festa si è tradotta in un’opportunità di condivisione per le tante persone, in particolare per gli anziani, che il giorno di Ferragosto sarebbero rimaste a casa e hanno invece avuto la possibilità di un punto d’incontro importante sull’acropoli eporediese. «Con assoluto favore – spiega Elvio Gambone, grande organizzatore di eventi e presidente di Eporedia 2004 – il Vescovo ha accolto il progetto del pellegrinaggio dei fiori e della realizzazione di una statua floreale, in piazza del Duomo, alta oltre dieci metri e ispirata a quella della Virgen de los Desamparados di Valencia: un progetto imponente e squisitamente legato all’aspetto popolare della tradizione mariana, volto a rafforzare un festeggiamento che ha saputo degnamente affian-
care, senza prevaricarlo, il carattere liturgico della celebrazione dell’Assunta». Lo scorso anno, dunque, dal pomeriggio di domenica 14 alla mattinata del giorno successivo, gli Infioratori hanno realizzato il manto della Madonna applicando ben 70.000 fiori colorati a una struttura lignea appositamente realizzata e la gente ha seguito tale decorazione in ogni sua fase, fino alla benedizione della statua, una volta posto l’ultimo fiore, da parte del Vescovo, prima della Santa Messa. Anche in occasione della Festa dell’Assunta 2012 si intende procedere alla realizzazione del manto floreale al cui completamento interverrà personalmente monsignor Miglio, al quale è tuttora affidata la cattedra eporediese in attesa del successore. Con l’intento di rendere la festa sempre più godibile e partecipata quest’anno si è provveduto anche al coinvolgimento dei parroci e all’intervento di carrozze d’epoca. Questo il programma. Martedì 14 agosto: alle 20.30, da piazza di Città, i Vigili del Fuoco saliranno al Duomo con i primi fiori che andranno a comporre il manto dell’Assunta; alle 21, da Porta Torino e da San Lorenzo si avvieranno le processioni recanti i fiori per la Madonna e, accompagnate da gruppi musicali di espressione popolare, convergeranno su piazza del Duomo, per consegnarli agli Infioratori; alle 21.30, in piazza Duomo, si inizierà a comporre il manto; alle 22, veglia di preghiera nella Cattedrale. Mercoledì 15 agosto: alle 9, le carrozze fiorite muoveranno dalle parrocchie cittadine a piazza del Duomo; alle 10.15, in piazza Castello, breve processione presieduta dal Vescovo che, dal Palazzo vescovile, raggiungerà la statua della Vergine per collocarvi l’ultimo fiore; alle 11, Messa Solenne e, a seguire, Pranzo dell’Assunta in piazza Castello. Riconfermata l’apertura straordinaria della Chiesa di San Nicola da Tolentino.
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Nella pagina accanto: Monsignor Arrigo Miglio depone gli ultimi fiori sulla statua dell’Assunta
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PASSIONI SOSPESE I QUADRI DI GALLIANO GALLO
di Alessandra Luciano
È
fatto un po' a modo suo. Un caro amico, capace di affetti semplici e duraturi, su cui contare sempre. Galliano è esattamente come ciò che si potrebbe dire dei suoi quadri: un ritratto imprevedibile, di fronte al quale non puoi non fermarti per un saluto. Anche se hai fretta, mille cose da fare, o sta crollando la casa o… Beh, può succedere di tutto ma con Galliano ci si può comunque fermare per una stretta di mano, un sorriso o uno scherzo. Forse di tutti i suoi soggetti artistici e delle sue innumerevoli opere mi piace parlare qui delle donne che i suoi quadri ritraggono come incastonate in momenti indecifrabili: al di là del tempo, ma anche delle emozioni. Questi sguardi di donne, posati con indifferenza sul presente, ci osservano e di fronte a loro pare invertirsi la prospettiva del gioco osservante-osservato: non siamo noi che guardiamo un quadro, bensì è il soggetto dentro il quadro che pare affacciarsi a scrutare il momento che incornicia il presente del nostro osservare. Beh! più volte mi sono trovata a sentirmi inseguita da questi sguardi sospesi che si protendono dai dipinti. Il gioco che si crea tra osservatore e osservato, tra io che guardo il quadro e il quadro che mi incornicia in un istante della realtà, è fatto di continui rimandi.
GALLIANO È IN MOSTRA DALL’8 LUGLIO AL 31 AGOSTO PRESSO L’HOTEL SIRIO
Quadro in alto: Fille - 2012 Quadro in basso: Teresa - 2012
Galliano Gallo vive e lavora a Quincinetto www.gallianogallo.it
HOTEL SIRIO Via Lago Sirio, 85 Ivrea (To) www.hotelsirio.it
In ciò è appunto la particolarità, o il "tocco" di genialità, che ci cattura dentro il mondo rappresentato in queste tele. Di cui non so, e non voglio, esaltare la tecnica e le particolarità che fanno ormai di Galliano uno degli artisti più interessanti del panorama italiano. A me interessa cogliere qui di queste opere quel particolare mondo che non si vede, di cui riusciamo a cogliere il senso solo se rinunciamo a dare un senso alle espressioni indecifrabili degli sguardi eternamente assenti e indifferenti che abitano all'interno delle cornici… Sono sguardi che ci obbligano all'attenzione e a porci domande... destinate a rimanere senza risposte. Perchè in definitiva quel mondo, da cui si affacciano questi volti dai tratti appesantiti, quel tanto che basta per sospenderne i lineamenti ai limiti della femminilità, ci fa da specchio. In realtà vi scorgiamo momenti delle nostre passioni sospese, quegli attimi che sono segnati dallo stupore o dall'attesa, o da quei vissuti senza e oltre il sentire, che precedono i grandi turbamenti dell'anima e della vita. In ciò, si!, proprio in questo è davvero il genio del mio amico Galliano!
“Nel 2011 inaugura una serie di mostre personali nelle quali si presenta completamente rinnovato: ora la figurazione tende anche all'astratto; sono composizioni dal tratto riconducibile al segno etnico, con una interessante ricerca del cromatismo che, imprevedibilmente, si orienta sulle tinte pastello.”
Quadro in alto: Salviamo i rinoceronti dall’ignoranza 2012 Quadro in basso: Torri gemelle - 2012
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CON GUSTO
ERA UNA CENA D’ALTRI TEMPI TESTI di Giulia Ricca
Talora - già la mensa era imbandita mi trattenevi a cena. Era una cena d'altri tempi, col gatto e la falena e la stoviglia semplice e fiorita... Guido Gozzano
I RISTORANTI DELLA TRADIZIONE CANAVESANA
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C’
è una bellissima immagine suscitata dai versi di un poeta della nostra terra che da sola evoca quanto il gusto del cibo, i suoi profumi e i sapori, abbiano segnato il carattere di un territorio. Il poeta è Guido Gozzano che nella dolcissima poesia dedicata alla Signorina Felicita, ci racconta: «M'era più dolce starmene in cucina tra le stoviglie a vividi colori: tu tacevi, tacevo Signorina: godevo quel silenzio e quegli odori tanto tanto per me consolatori di basilico, d'aglio, di cedrina... »
Questa è, "in estrema sintesi", l'immagine della cucina della tradizione canavesana così simile, per carattere, proprio alla figura della signorina Felicita: «… Sei quasi brutta, priva di lusinga nelle tue vesti quasi campagnole ma la tua faccia buona e casalinga, ma i bei capelli di color di sole, attorti in minutissime trecciuole, ti fanno un tipo di beltà fiamminga... ». Gozzano ama la signorina Felicita proprio in quanto "quasi brutta", per poi trovare in questa apparente mediocrità addirittura una "beltà fiamminga". Così sono i piatti tipici della tradizione canavesana, sembrano dire: la nostra cucina è povera, semplice, ma nobile. Gozzano ci ricorda Villa Meleto, la sua casa in Canavese "rifugio luminoso ed alto", circondata dai "ciliegi" e dall'"orto dal profumo tetro di busso"... L'amore per la signorina Felicita sboccia nella "serenità canavesana". Villa Meleto e tutto il Canavese sono, per il poeta, un luogo idillico, dove la signorina Felicita (ossia la felicità) non è pensabile se non in relazione alla sua terra. E la terra è, fra le altre cose, cibo, nutrimento, magari umile, ma produttivo. Questa potrebbe essere la filosofia della cucina tradizionale, in grado però, di non indugiare nella nostalgia o nel campanilismo e soprattutto non negandosi alle novità. Una filosofia che pare affermare, senza nessuna retorica del "ritorno" al passato, che anche fagioli grassi, zuppe, cavoli e ajucche, possono essere proposti come se fossero nouvelle cuisine.
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CON GUSTO
L’Associazione Ristoranti della Tradizione Canavesana propone 16 tappe, seguendole una dopo l'altra ci conducono attraverso un itinerario nel cuore della Terra Canavesana che comprende laghi, città storiche, la montagna e la collina sino alla pianura... A CENA SULLE RIVE DEI LAGHI MORENICI
I
l Canavese è una terra di laghi morbidamente adagiati tra le pieghe delle colline moreniche, qui tra profumi e atmosfere incantate si possono gustare ancora le specialità della cucina canavesana. Sulle rive del Parco Naturale del lago di Candia si affacciano due caratteristici ristoranti: La Residenza del Lago, che propone una cucina tradizionale e menu con pesce di lago; il ristorante Al Cantun dove si gusta “una cucina che esalta il vino", con carta dei vini molto orientata sul territorio (la zona di Candia è nota per l'Erbaluce). Il lago di Viverone fa da cornice all'hotel ristorante Taverna Verde, un edificio caratteristico di fine Ottocento ma con camere modernamente arredate; l'ambiente del lago di Viverone è reso unico dalle colline della Serra morenica, la più grande d'Europa. Sulle rive del lago di Meugliano, incantevole specchio d’acqua circondato da pini ed abeti, si trova il ristorante L'Incontro, che offre anche alcune camere con vista e propone nel menu: mais rosso di Banchette, cavolo verza di Montalto Dora, trota di Traversella...
Residenza Del Lago Via Roma,48 10010 Candia C.se (TO) Tel: 011 98348 85 Fax: 011 98348 86 www.residenzadelago.it info@residenzadelago.it Chiusura: Sempre aperto Fascia di prezzo: 15-32 € Capienza locale: fino a 70 posti
Il ristorante si trova sulle rive del lago di Candia e nasce dalla ristrutturazione di una tipica cascina canavesana. L'ambiente rustico e intimo si apre su una luminosa veranda e due sale accoglienti con volte di mattoni a vista. Le radici della cucina proposta attingono alle ricette della tradizione piemontese. Con sapienti tocchi di fantasia i menu propongono creative contaminazioni con tradizioni culinarie anche di altre regioni italiane.
Lo chef: Nella Mancini I Piatti: • Fagottino di pescato del lago e non
con crema agli agrumi e caponatina leggera • Tortino di polenta "Nostrano dell'isola" (antico mais canavesano macinato a pietra) con salampatata gratinato e fondutina di tome canavesane • Cestino croccante di Tapinabour in due consistenze
Al Cantun Via Sottorivara, 2 - 10010 Candia Canavese (TO) Tel/Fax: 011 9834540 www.alcantun.it info@alcantun.it Chiusura: Domenica sera - Lunedì Fascia di prezzo: 25-40 € Capienza locale: 80 posti in inverno 200 posti primavera/estate
Il Ristorante Al Cantun del Lago è situato nella cittadina medievale di Candia Canavese sulle rive dello splendido lago. Propone una cucina che utilizza prodotti del territorio e sa andare oltre senza tralasciare le proprie origini. Le materie prime, di ottima qualità, caratterizzano i menù stagionali e la riscoperta di piatti legati alla tradizione lacustre come la zuppa di pesce di lago ed il luccio con la bagna cauda.
Taverna Verde Il ristorante è situato nel piccolo lido di Anzasco in posizione panoramica nella splendida cornice del Lago di Viverone. L’ambiente semplice e raffinato offre Str.st. 228 Lago di Viverone, 28 un'ospitalità confortevole e rilassante.
10010 Piverone (TO) Telefono/Fax: 0125 687965 www.tavernaverde.it info@tavernaverde.it Chiusura: domenica sera e lunedì tutto il giorno Fascia di prezzo: 30 - 40 € Capienza locale: 50 posti all'interno
I menu proposti variano a seconda delle stagioni e sono reinterpretati con un tocco che sposa tradizione e contemporaneità. Antipasti, primi piatti piemontesi, secondi di carni e pesce di lago, sono arricchiti da fantasiosi dettagli.
L’Incontro
Lo chef: Luciano Tabozzi
I Piatti: • Battuta di fassone • Vitello tonnato con salsa tonnata
e verdure cotte
• Capunet • Gnocchi di patate con ragù di faraona
e funghi porcini
• Ravioli di seirass con asparagi • Fritto misto alla canavesana • Tinca in carpione • Bavarese al passito di Caluso
Lo chef: Paolo Anfosso I Piatti: • Savaren pesce persico con ristretto al Passito e misticanza • Gnocchi di castagne • Pappardelle al Coregone • Carnaroli di Baraggia al Maccagno e porri • Filetto di bovino al Carema • Pesce persico alle mandorle • Lumache di Cherasco in guazzetto • Trippa all'Erbaluce • Tapulone con verza e Nebbiolo • Tagliata d'anatra su letto di mele e prugne caramellate
Lo chef: Lorenzo Basile Il ristorante si trova sulle rive del lago di Meugliano in Valchiusella. Un accogliente locale con caminetto si affaccia su un ampio dehor in parte coperto. Il locale è inserito nella cornice di un laghetto alpino circondato da un bosco di conifere.
I Piatti: • Risotto alle castagne • Fresse della tradizione Regione • Sformatino di Ajucche con crema Lago Meugliano (TO) di civrin della Valchiusella Tel: 0125 74594 • Tagliolini freschi ai porcini Fax: 0125 74134 • Filetto di cervo al rosso canavese www.ristorante-incontro.it • Flan di topinambur con bagnacauda incontro.ristorante@gmail.com La cucina si ispira prevalentemente alla • Bavarese di mirtilli locali tradizione canavesana, ma è reinterpre- con crema reale Chiusura: Lunedì - In estate sempre aperto tata in modo creativo utilizzando prodotti • Semifreddo allo zabaione e ristretto Fascia di prezzo: 25-35 € locali e stagionali. Capienza locale: 150 posti di passito
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CON GUSTO
SAPORI DELLA TRADIZIONE
l Canavese è terra di borghi e città storiche: da Ivrea, famosa per Carnevale, a Rivarolo, da Colleretto Giacosa a Caluso. A Ivrea si trovano la trattoria "Monferrato" e il ristorante "Aquila antica", che si trovano nel cuore della città storica. A Rivarolo Canavese si può mangiare all'"Antica locanda dell'Orco" che prende il nome dall’omonimo fiume che lambisce la cittadina. A Colleretto Giacosa, si trova il ristorante “Del Monte”. Il locale si trova poco distante dalla storica villa dove risiedeva Giuseppe Giacosa poeta e librettista dell’Ottocento. L'hotel ristorante "Erbaluce" si trova a Caluso territorio dove si produce il tipico vitigno DOC. Tutti questi ristoranti offrono menu tradizionali in locali dove si respirano le antiche atmosfere dei secoli scorsi intrise di poesia, sapori e passioni...
Monferrato Via Gariglietti,1 10015 Ivrea (TO) Tel: 0125 641012 Fax: 0125 40566 www.albergomonferrato.it info@albergomonferrato.it Chiusura: domenica sera e lunedì Fascia di prezzo: 25-35 € Capienza locale: fino a 75 coperti
Situata nel cuore di Ivrea la trattoria Monferrato è proprio a due passi dal suggestivo centro storico e dai principali luoghi di appuntamenti culturali e mondani della città. La cucina propone piatti della tradizione eporediese utilizzando materie prime e prodotti di provenienza locale.
Lo chef: Maurizio Nuzzo I Piatti: • Antipasti della tradizione • Bagna caoda • Fritto misto alla piemontese • Agnolotti canavesani • Pasta fresca di nostra produzione
cinghiale ai mirtilli
• Dolci tipici • Bonet-panna cotta-pesche
ripiene-martin sec cotte caramellate al vino rosso
Aquila Antica Via Guido Gozzano, 37 10015 Ivrea (TO) Tel/Fax: 0125 42550 www.aquilaantica.it aquilaantica@libero.it Chiusura: estiva: domenica e lunedì sera invernale: domenica sera e lunedì Fascia di prezzo: 25-35 € / Bevande escluse Capienza locale: 80 posti
Lo chef: Elisa Lunardon
Uno dei locali più antichi della città I Piatti: (1860) il locale si trova nel caratteristico • Un occhio di riguardo all’agnolotto “Borghetto” a soli 200 m dalla stazione e al sugo di arrosto fatto secondo 250 m dal centro città. tradizione • Ripieni di stinco al ristretto di barbera La grande tradizione enogastronomica • La guancetta di vitello confit al canavesana e piemontese ama giocare Carema su polentina pignoletto rosso con nuove combinazioni che danno • Ravioli di coregone sfogo alla creatività e alla capacità di • Fritto misto alla piemontese utilizzare al meglio i prodotti del mare. • Zabajone freddo con torcetti di Agliè • Sorpresa di meringa con fiocca e piccoli frutti bio
Antica Locanda Dell’Orco Lo chef: Giuseppe Randisi
Via Ivrea,109 10186 Rivarolo C.se (TO) Tel/Fax: 0124 425101 www.locanda-dellorco.it locandadellorco@alice.it Chiusura: Lunedì Ferie: seconda metà di agosto invernale: domenica sera e lunedi Fascia di prezzo: 30-40 € / Bevande escluse Capienza locale: 60 posti in inverno più salette riservate al 1° piano 30 e 50
Accogliente e colorato in estate, il locale si affaccia su un ampio dehor coperto, immerso nel verde. La cucina tradizionale adotta menu che seguono scrupolosamente le stagioni, avendo cura di ricercare le migliori materie prime. Qui si possono gustare anche ottimi piatti di pesce.
I Piatti:
• Tradizionali vitel tonnè • Carne cruda • Trote di fiume • Agnolotti fatti in casa • Fritto misto alla piemontese • Bollito misto • Finanziera • Bagna caoda • Coniglio grigio di Carmagnola
con peperoni
• Bonet • Zabajone
Del Monte Nel cuore del verde Canavese, non lontano dal casello di Ivrea, ai piedi del monte di Colleretto Giacosa, paese natio dell'omonimo poeta e librettista, si trova Via Torino, 7 il ristorante Del Monte guidato dal Colleretto Giacosa (TO) giovane chef Luca Berolatti. Tel/Fax: 0125 76426 www.ristorantedelmonte.com Il menu cambia continuamente, rispettando rigorosamente l’alternarsi delle ristdelmonte@libero.it stagioni. I piatti sono caratterizzati da Chiusura: estiva: lunedì prodotti freschi e genuini, quasi tutte le Fascia di prezzo: 30-45 verdure provengono dall'orto del ristorante Capienza locale: 20/60 e danno vita a ricette dinamiche e creative.
Lo chef: Luca Berolatti I Piatti: • Tartare di Fassone con insalatina
micro e salsa allo zenzero e agrumi
• Tonno di coniglio con borlotti
e bastsoà
• Ravioli piegati a mano all'eporediese • Zuppa di Ajucche • Piccione di cascina cotto in terracotta • Fritto misto alla piemontese • Zabajone al Caluso passito
Il ristorante appartiene al Circolo degli chef della Val Rhona
Erbaluce Il ristorante si trova a Caluso, patria dell’Erbaluce, in un ambiente raffinato Via Nuova Circonvallazione, 1 che propone una cucina tradizionale e stagionale rivisitata in chiave moderna. 10014 Caluso (TO) Si utilizzano prevalentemente prodotti TTel/Fax: 011 9160818 www.ristorante-erbaluce.it del territorio e si adottano antiche ricette e piemontesi... lasciando info@ristorante-erbaluce.it canavesane anche spazio alla cucina mediterranea a Chiusura: domenica sera base di pesce e piatti tipici. Fascia di prezzo: 35-38 € Capienza locale: 1 sala da 120 persone 1 sala da 90 persone - Dehor estivo
Lo chef: Diego Baro I Piatti: • Tradizionali • Vitel tonnè • Carne cruda • Fritto misto alla piemontese
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CON GUSTO
LÀ DOVE OSANO LE AQUILE
M
a la Terra Canavesana è anche montagna, dalle cime austere e dalle valli dolci e profumate, dove i torrenti impetuosi diventano fiumi e laghi. Traversella, in alta Valchiusella, ospita l'albergo ristorante "Le Miniere", che dispone di molte camere e offre menu tipici dell'enogastronomia montana. A Pont Canavese, all'imbocco tra Valli Orco e Soana a pochi minuti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso si trova il ristorante "Bergagna" storico avamposto della cucina tradizionale piemontese. Per respirare le atmosfere di primo '900 occorre andare invece a Pont Canavese al ristorante "La tradizione" dove gli arredi sono ispirati alle atmosfere delle taverne del secolo scorso. Sulle pendici orientali delle colline della Serra Morenica di Ivrea, in Bienca di Chiaverano, si trova invece il ristorante "La Tettoia", locale dove si possono gustare ancora le tipiche ricette tradizionali del territorio.
Le Miniere Piazza Martiri, 4 Traversella (TO) Tel: 0125 749026 Fax: 0125 794006 www.albergominiere.com Chiusura: dal 6 gennaio al 12 febbraio per ferie lunedì e martedì periodo invernale sempre aperto nel periodo estivo Fascia di prezzo: 28-40 € Capienza locale: 200 posti + 200 posti nel dehor estivo
Gli chef: Arsini Rodolfo, Arsini Secondino e Fornero Davide
Il locale è immerso nel verde della Valchiusella, si presenta molto accogliente, elegante con tipico arredo montano dove prevale il legno e la pietra con vista sulla valle. Mantiene una tradizione gastronomica che offre sapori forti e delicati, leggeri e moderni. I menù proposti offrono piatti raffinati e ricette fantasiose che utilizzano prodotti prevalentemente stagionali e locali con attenzione alla valorizzazione dei formaggi tipici della Valchiusella
I Piatti:
• Filetto di trotella del Bersella • Fungo porcino alla boscaiola • Ravioli alla Cavour
con salame di patata
• Triangoli di borragine al timo serpillo • Tagliolini alle ortiche e porcini • Polenta concia alle tome d’alpeggio • Finanziera alla valchiusellese • Stinco d’agnello sfumato all’erbaluce • Selvaggine in civet • Rolatina di coniglio • Lumache alla diavola
Bergagna Via Guglielmo Marconi,19 10085 Pont Canavese (TO) Tel/Fax: 0124 85153 hotelbergagna@libero.it Chiusura: martedì Fascia di prezzo: 25-35 € Capienza locale: 120 posti
Il locale si trova nel centro storico di Pont Canavese. In un ambiente familiare e confortevole con arredamento sobrio e tradizionale gli ospiti sono accolti con calore. Qui si propone la cucina tradizionale piemontese arricchita da fantasia e creatività, con l’utilizzo prevalente di prodotti stagionali e del territorio.
Lo chef: Giuseppe Feria I Piatti: • Vitello tonnato della tradizione • Agnolotti alla piemontese • Tofeja • Zuppa di pane e cavoli • Fritto misto alla Piemontese • Finanziera • Semifreddo al torrone
con cioccolata calda
• Bonet
La Rocca Il ristorante a conduzione familiare sorge ai Piedi del Parco del Gran Paradiso. Elegante e raffinato è reso unico da una Via Arduino, 6 parete di roccia a vista. Nella stagione fredda si cena con camino acceso e a 10080 Sparone (TO) lume di candela. Tel/Fax: 0124 808867 www.laroccasparone.it Tutto viene cucinato e lavorato partendo ristorantelarocca@gmail.com dalla materia prima fino al piatto da degustare (pasta fresca, cioccolatini, Aperti: venerdì e sabato per cena piccola pasticceria, foie gras, ecc). domenica a pranzo, gli altri giorni solo su prenotazione sup. a 10 persone Fascia di prezzo: 35-45 Capienza locale: fino a 160 posti
Lo chef: Ernesto Magnino I Piatti: • Battuta di carne cruda di vitello
nostrano
• Vitello tonnato antico piemonte • Polentina della rocca • Fiori di zucca alla toma di Trausella
su miele di acacia
• Flan di parmigiano salsa funghi • Agnolotti del "Plin" • Tajarin • Mezzelune al "brus" • Gnocchetti di patate alla fonduto
o al castelmagno
La Tradizione I proprietari del ristorante hanno puntato su un'ambientazione calda ed accogliente con un richiamo nei tovagliati e nelle Via S.Papandrea, 1 decorazioni murali alle taverne di inizio Forno Canavese (TO) Novecento. Tel/Fax: 0124 7168 La cucina, basata sulla tradizione Cel: 338 8644477 canavesana, si fonda sui piatti tipici www.risorantelatradizione.com piemontesi. info@risorantelatradizione.com A questi si abbinano gusti nuovi e di tendenza, pietanze particolari e Chiusura: lunedi sera combinazioni originali, con alla base la e martedi tutto il giorno genuinità e la qualità dei prodotti tipici Fascia di prezzo: 15-30 € / bevande escluse canavesani. Capienza locale: 40 / 50 posti
Lo chef: Giusy Donato I Piatti: • Pignoletto rosso con selvaggina e funghi nostrani • Arrosti della tradizione piemontese • Cucina Canavesana classica e rivisitata • Fagioli della Tufeja • Bagna Caoda canavesana e langarola • Fritto Misto • Finanziera • Risotti della chef Giusy • Carne di fassone piemontese
La Tettoia Aperto nel 1969 è situato tra le colline a nord del Lago Sirio, a 6 Km da Ivrea, nella piccola frazione di Bienca, immersa nel Peronetto, 8 - 10010 verde e nella quiete, sulle pendici della Bienca di Chiaverano (TO) Serra Morenica. Tel: 0125 798008 La cucina propone piatti tipici del Fax: 012554279 Canavese e offre numerosi antipasti, www.ristorantelatettoia.com piatti di primo e di secondo, delicati e info@ristorantelatettoia.com appetitosi dessert. Qui si possono gustare le ricette delle antiche famiglie Chiusura: giovedì di Bienca e Chiaverano. Fascia di prezzo: 25-45 € Capienza locale: 150 posti
Lo chef: Ivana Occelli I Piatti: • Capunet (involtini di cavolo verza) • Cipolle ripiene dolci • Fritto misto (di solito proponiamo un
fritto misto costituito di sette elementi dolci e sette salati, ma sono molto apprezzati e richiesti anche il Piccolo fritto misto e il Fritto misto giovane)
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CON GUSTO
UN PO’ DI CANAVESE ALL’OMBRA DELLA MOLE
D
ue avamposti di cucina canavesana sono sorti anche a Torino. “Casa Vicina” si trova all'interno di Eataly, è un ristorante dalla lunghissima storia che è iniziata tanti anni fa nei pressi di Borgofranco di Ivrea. Il ristorante “Crimea” è ubicato all'interno dell'hotel Diplomatic, ha anch'esso radici che affondano nel paesino di Loranzè, incantevole borgo storico sulle pendici dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea.
Casa Vicina Gli chef: Claudio Vicina e la moglie Anna
Via Nizza, 224 Torino - All'interno di Eataly Tel: 011 19506840 Fax: 011 19506895 www.casavicina.it casavicina@libero.it Chiusura: domenica sera e lunedì Fascia di prezzo: 38/60 € pranzo e 58/90 € cena Capienza locale: 60 posti
Al piano interrato di Eataly Lingotto, uno scrigno all’interno dell’enoteca, arredato in stile moderno L’innovazione nei piatti tradizionali del Canavese e del Piemonte in generale, con cura maniacale nella ricerca delle materie prime e delle preparazioni.
I Piatti: Tutti i piatti sono proposti con la massima cura: dal pane con farine biologiche e lievito madre alla classica insalata russa, dai batsuà alla bagna caôda da bere, dagli agnolotti Vecchia Eporedia ai dolci, pasticceria e confetteria. •
Crimea c/o Hotel Diplomatic Via Cernaia, 42 Torino Cel: 335 5204114 Fax: 011 5612444 www.panoramica-masino.it info@panoramica-masino.it Chiusura: domenica Fascia di prezzo: 25-40 € Capienza locale: 60 posti
Lo chef: Graziella Presbitero Ristorante all’interno dell’hotel, arredato in stile moderno, a pochi passi dal centro storico di Torino. Il ristorante è aperto alla sera e a pranzo su prenotazione, per minimo 15 persone. La cucina seleziona produttori e materie prime del territorio, scegliendo uno stile basato sulla trasformazione minimale dei materiali, nell’intento di preservare la naturale espressività del prodotto.
I Piatti: • Offriamo piatti semplici, con prodotti
di stagione legati al territorio, dando così la possibilità di scegliere tra portate tradizionali o rivisitate.
COME ARRIVARE
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Verbania
L'Associazione Ristoranti della Tradizione Canavesana intende valorizzare i piatti tipici del Canavese, promuovere la ricerca di ricette scomparse, o cadute in disuso, e riproporre l’impiego di prodotti locali nella realizzazione di ricette tipicamente canavesane. Tutti i ristoratori che aderiscono all’Associazione contribuiscono al miglioramento della professionalità nel settore alberghiero, incentivando la promozione di un turismo di qualità, attraverso iniziative enogastronomiche e culturali allo scopo di far conoscere il territorio e le sue eccellenze.
CANAVESE
AOSTA / A5
Raccordo / A4-A5 Biella
A5 IVREA
Novara
A4
Vercelli
A5
TORINO
TORINO PIACENZA / A21
Alessandria
Asti
PIEMONTE
MILANO / A4
GENOVA / A26
Cuneo
TORINO SAVONA / A6
www.ristorantitradizionecanavesana.it AOSTA
s V a l l e d ’A o
Carema
ta
Settimo Vittone
Parco Nazionale del Gran Paradiso Noasca Ceresole Reale Lago di Ceresole
TRAVERSELLA
CANAVESE
Va
lli
Alpette
di
Lago di Meugliano
Lan
zo
MEUGLIANO L’ Incontro
SPARONE La Rocca
BIENCA DI CHIAVERANO La Tettoia
FORNO CANAVESE La Tradizione
IVREA Monferrato Aquila Antica
RIVAROLO CANAVESE Antica Locanda Dell’Orco
PONT CANAVESE Bergagna
CANDIA CANAVESE Al Cantun Residenza Del Lago
COLLERETTO GIACOSA Del Monte
CALUSO Erbaluce
ANZASCO DI PIVERONE Taverna Verde
TORINO Casa Vicina Crimea c/o Hotel Diplomatic
Rivara
Valperga
Lago Sirio
Chiaverano Bollengo Albiano
Strambino
San Giorgio C.se
ANZASCO DI PIVERONE Lago racc ordo di Viverone A4A5 Masino SANTHIA’
Scarmagno
Agliè
RIVAROLO CANAVESE
Andrate
BIENCA DI CHIAVERANO
IVREA
COLLERETTO GIACOSA Castellamonte
FORNO C.SE
Borgofranco d’Ivrea
MEUGLIANO
PONT CANAVESE
Locana
SPARONE
TRAVERSELLA Le Miniere
Fondo
Pianprato
Lago di Candia
CANDIA C.SE Mazzè
Moncrivello
CALUSO MILANO Rondissone Caselle
Chivasso
TORINO
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INOGNIDOVE
ESTATE SUL LAGO DI CANDIA “In tutte le cose della natura esiste qualcosa di meraviglioso”
(Aristotele)
Testi di Giulia Maringoni Foto di Giulia Maringoni e dell’Archivio del Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia (salvo diversa indicazione)
Il Lago di Candia è il luogo ideale per una vacanza piacevole e rilassante. Il Parco naturale è un esempio di tutela ambientale per l’intero Paese, la cui principale mission è sposare le regole della sostenibilità con le buone pratiche ambientali che connotano un turismo green.
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INOGNIDOVE
I
l Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia è nato nel 1995 per tutelare un’autentica perla geologica prealpina molto ben conservata nel tempo, testimonianza del ritiro del Ghiacciaio millenario Balteo che nel Canavese, circa ventimila anni fa, ha creato un anfiteatro morenico di estremo fascino. Il lago smeraldino, dalla superficie pari a 1,35 chilometri quadrati e dalla profondità massima di 7 metri, è quasi privo di immissari, ma è alimentato da sorgenti sotterranee, che ne fanno una delle più pregiate aree umide del Piemonte, grazie al lento ricambio della acque, stimato intorno ai 6-7 anni. Un vero e proprio rifugio incontaminato per chi ama la natura e i suoi segreti, ma ama farsi coccolare nell’accogliente atmosfera dei ristoranti e B&B che si affacciano sul lago, davanti ad un buon bicchiere di vino e alle delizie culinarie locali. Infinite sorprese ad ogni angolo, ovunque segni indelebili del passato, nell’abbraccio delle placide acque. Il silenzio infranto soltanto dallo sciacquio dei remi (è infatti vietata la navigazione a motore) e dal pacato volo degli uccelli, la mirabile fioritura di ninfee e nannufari e la magia che si respira tutt’intorno, ne fanno un’esperienza davvero imperdibile. Il gradevole ambiente lacustre, circondato dalle colline moreniche su cui spiccano i borghi antichi di Candia Canavese, Vische e Mazzè, appare screziato di molteplici sfumature che mutano con le stagioni e regalano una cornice d’eccezione. L’acqua è biologicamente eccellente, e da quest’anno sono state ricreate le condizioni di balneabilità, dopo un periodo di ricerche e monitoraggi realizzati dall’ente parco in collaborazione con il Cnr e l’Arpa Piemonte, che hanno messo fine al fenomeno dell’eutofrizzazione delle acque (eccesso di nutrimento immesso nel Lago per il dilavamento dei terreni circostanti, ricchi di concimi chimici) e dell’inquinamento causato da scarichi provenienti dalle colline. Per sfuggire alla calura delle torride giornate di agosto, niente di meglio che armarsi di stuoino, costume e un buon libro per refrigerarsi nelle calette che bordano il Lago. L’esclusivo solarium di 3000mq di prato direttamente sul lago, è luogo ideale per rilassarsi, lasciandosi incantare dal panorama offerto dalla natura. Il clima è umido, ma estremamente salutare, anche per l’agricoltura, che esprime nei vigneti del rinomato vino Erbaluce tutte le sue potenzialità. Anche il pro-
CANDIA CANAVESE
getto Amicofungo, già avviato da alcuni anni, sta contribuendo a sperimentare sistemi innovativi di fertilizzazione che consentono di ridurre i carichi di azoto e fosforo che raggiungono il Lago. Il Parco inoltre si propone di creare nel prossimo futuro un marchio di qualità da attribuire ai prodotti biologici e di organizzare eventi e attività volti ad incentivare le economie locali. Per consentire una fruizione del Lago più sostenibile, è da poco entrato in funzione il battello elettrico, attrezzato per l’accoglienza di disabili, che può ospitare fino a 18 persone accompagnate da una guida naturalistica in grado di illustrare la flora e la fauna che si incontrano navigando sullo specchio d’acqua. Oggi il Parco è un esempio di tutela ambientale per l’intero Paese: l’ambiente e le specie che lo popolano sono stati recuperati e difesi; la ricerca scientifica, le attività didattiche e la valorizzazione turistica vanno di pari passo e si sostengono reciprocamente, grazie al lavoro sinergico degli amministratori del Parco, dei dipendenti della Provincia e delle Guardie Ecologiche Volontarie. La mission principale del Parco Naturale del Lago di Candia, accanto alla conservazione e tutela della peculiarità naturalistiche, è quella di sposare le principali regole della sostenibilità insieme alle buone pratiche ambientali che connotano un turismo verde; l’intento è di coniugare il rispetto per l’ambiente con la pratica turistica-sportiva, come dimostra la regata regionale di canottaggio tenutasi il 17 giugno ad opera della Società Canottieri di Candia, con lo scopo di promuovere l’area protetta attraverso la pratica armoniosa di sport ecocompatibili, una delle migliori e sempre più rare scuole di vita, come la canoa, il kayak e il triathlon. E non dimentichiamo l’Erbaluce Night Trail Running, la gara podistica notturna di fine primavera, che percorre i sentieri che passano tra vigne di Erbaluce, boschi di castagni e bordi del lago
A destra: Moretta maschio
(foto di Giovanni Rege)
Nella pagina accanto: Garzetta
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e della palude allo scopo di valorizzare le risorse naturali, paesaggistiche e storiche del territorio di questa porzione di Canavese, promuoverne la riscoperta ed il turismo a misura d’uomo. Quello che si persegue è, insomma, una riconciliazione tra la valorizzazione di un territorio stupendo con la protezione e la tutela delle sue unicità ambientali e culturali, cercando di offrire agli appassionati di Natura non solo i luoghi adatti per impiegare il tempo libero, ma allo stesso tempo un’accoglienza di qualità, che li invogli a ritornare. Il Lago di Candia si pone come meta estiva interessante non solo per le meraviglie dell’ambiente lacustre, ma anche per gli spazi circostanti: estesi canneti, prati verdi e boschi rigogliosi di castagni, dove gli appassionati di escursionismo potranno fare delle piacevoli passeggiate per scoprire un territorio di eccezionale bellezza e dal grande valore paesaggistico, sia a piedi che in mountain bike, e trovare così un’oasi di relax in cui staccare la spina e immergersi nella natura a 360°. Visitare il Lago di Candia è un modo per esplorare direttamente e con occhi diversi un ambiente naturale di estrema ricchezza, capace di far nascere in ciascuno il gusto e la curiosità di conoscerlo meglio, imparando così a rispettarlo. Scoprire ogni angolo, anche il più nascosto e segreto, per imparare a percepire tutti i suoni, i rumori, i colori, i profumi e i sapori che lo differenziano dagli altri rendendolo unico. Vivere una piacevole esperienza immersi in una natura “silenziosa” che prende voce a mano a mano che la scoperta si fa più profonda, scoprire lo spirito del luogo, ascoltando le storie e i personaggi che lì vivono da sempre. Il Lago di Candia è, in sostanza, il posto ideale per una vacanza green, rilassante e rigenerante nel cuore del Canavese, a pochi passi da casa e senza dimenticare la piacevolezza del vivere.
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INOGNIDOVE
I NATURA E CULTURA A BRACCETTO
In alto: Area giochi vicino alla sede operativa del Parco, presso la Società Canottieri (Foto G. M.) Nella pagina accanto: Airone bianco in volo Airone rosso tra i bagnanti Danza nuziale dello Svasso maggiore Airone bianco (Foto Archivio Parco)
l Centro Visite, gestito dall’associazione Vivere i Parchi, è stato inaugurato nel maggio del 2002 in occasione della Giornata Europea dei Parchi, per rendere concreto l’obiettivo di aumentare le possibilità di fruizione del Parco, secondo i principi di salvaguardia dell’ambiente naturale e di eco-compatibilità. A questo proposito la struttura è dotata di rastrelliere per le biciclette, il mezzo ideale per chi vuole lasciare un’impronta più ecologica, ed è circondata da un giardino attrezzato con panche e tavoli, dove il legno è il materiale principe, per rimanere fedeli al principio di integrare il Centro nel paesaggio circostante e di ridurne al minimo l’impatto visivo. Anche i pergolati con piante rampicanti e i tappeti erbosi sui tetti concorrono all’effetto mimetico, mentre le essenze vegetali quali farfaracci, iris palustri, sanguinelle e biancospini, emblema della flora autoctona del Parco, conferiscono all’area una pittoresca nota di colore. La fruizione consapevole del Parco L’offerta del Parco per una fruizione consapevole dell’area protetta si avvale di una serie di strutture che indirizzano, informano e aiutano il visitatore a vivere un’esperienza il più possibile appagante. L’intento non è solo quello di calamitare turisti, ma anche di offrire una formazione didattica informale di qualità improntata all’educazione ambientale. A questo scopo sono nati il Laboratorio Didattico e le attività esplorative subacquee e di superficie, rivolti al pubblico, agli insegnanti e agli studenti delle scuole di
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ogni ordine e grado. Una visita al Parco, una passeggiata a cavallo o in calesse, una serata divulgativa, una cena multimediale in cui essere guidati passo dopo passo al riconoscimento di piante e animali...tutte le proposte dell’associazione sono dedicate ai gruppi appassionati di natura, saperi e sapori e possono trovare affascinanti scenari in ogni periodo dell’anno. Il Centro Ornitologico e il mistero delle migrazioni Dal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore del Parco è rappresentata dall’avifauna acquatica che trova nella palude il suo habitat ideale: il Lago di Candia è un importante luogo di sosta per le specie svernanti e nidificanti o di passo dai luoghi di nidificazione nell’Europa settentrionale e orientale verso quelli di svernamento in Africa. Numerose sono anche le segnalazioni storiche di specie accidentali quali il pellicano, il gobbo rugginoso, l’orchetto marino, lo smeriglio, la pittima reale e la pittima minore, il piro-piro boschereccio e molte altre. Le circa 200 specie censite – tra cui germani reali, svassi maggiori, folaghe, gallinelle d’acqua, porciglioni, aironi, falchi di palude, anatre pescaiole e quattr’occhi, cormorani, gabbiani – rappresentano una ricchezza ecologica di inestimabile valore, da difendere con l’obiettivo di mantenere elevata la biodiversità in zone altrimenti caratterizzate da monotone estensioni di mais e pioppete. Il Parco è anche sede del Centro Ornitologico che monitora annualmente le specie di volatili nidificanti e migratori e, con esse, l’intero ecosistema lacustre, rifugio di moltissimi insetti che vivono tra canne, felci ed erbe acquatiche, a partire dallo specchio d’acqua fino alla campagna e ai boschi ripariali. Il Parco ospita inoltre l’incubatoio ittico realizzato per favorire la riproduzione e l’allevamento delle specie ittiche autoctone, quali la carpa, la tinca, la scardola, l’anguilla e il luccio. Inanellamento... questo sconosciuto! Tra le varie tecniche di monitoraggio dell’avifauna c’è l’inanellamento, ovvero l’apposizione di un anello metallico di riconoscimento individuale alla zampa dei soggetti, che permette di raccogliere preziose informazioni su spostamenti migratori, longevità e successo riproduttivo. L’attività è autorizzata dalle Regioni/Provincie e regolamentata dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) ex Istituto Nazionale Fauna Selvatica (INFS), che abilita gli operatori dopo un lungo periodo di apprendistato e dopo il superamento di appositi esami. Tra le specie di elevato pregio naturalistico, poiché rare sul territorio regionale e nazionale, spiccano l’airone bianco maggiore e l’airone rosso, il tarabuso ed il tarabusino, la moretta, il moriglione, il codone, la canapiglia, il mestolone, la cannaiola Per saperne di più verdognola e il migliarino di palude. www.vivereiparchi.eu L’attività di osservazione e inanellamento, insievivereiparchi@gmail.com me a quella di cattura, è agevolata dalla presenza Tel. 345 7796413 di due capanni di lavoro con feritoie poste ad altezze diverse, sistemati lungo il percorso. La Centro Visite vicinanza del Centro Visite, inoltre, consente di Centro Ornitologico realizzare una vera e propria stazione didattica Tel. 011 8615254 dove i ragazzi in visita al Parco possono facilmente prendere parte alle attività di ricerca degli Vivere i Parchi ornitologi. è anche su Facebook
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INOGNIDOVE
I SPORT ECOCOMPATIBILI... SALUTE E AVVENTURA AL SERVIZIO DELL’AMBIENTE
l Parco negli ultimi anni ha deciso di coniugare il rispetto e la tutela dell’ambiente con l’aspetto salutistico-sportivo, creando un fitto calendario di eventi legati al “Muoversi a Piedi” come filosofia di vita, oltre che come attività sportiva, con un occhio di riguardo alla promozione del territorio e dei suoi prodotti d’eccellenza. L’obiettivo è creare pacchetti turistici articolati, combinando manifestazioni sportive ad altre attività collaterali, sia di carattere ricreativo, che di carattere culturale e di valorizzazione territoriale, per gli adulti e per i più piccini, così da offrire a tutta la famiglia un fine settimana all’insegna dello sport, della salute, della natura, ma anche della cultura, del turismo, dell’intrattenimento e, perché no, anche dello shopping nei mercatini dei prodotti del Paniere della Provincia.
Canottaggio e Triathlon
In alto: Canoe sul Lago di Candia dove è vietata la navigazione a motore Nella pagina accanto: Traguardo della gara di Triathlon
La storia del canottaggio sul Lago di Candia si perde nella notte dei tempi: nel lontano 1893 venne disputata la prima regata sulle acque del piccolo specchio d’acqua, e lo chalet del Cavalier Frisetti era allora l’unico punto di riferimento. Oggi lo Chalet è ancora lì sulle rive del Lago, ma a fargli compagnia ci sono altre costruzioni, tra la quali la struttura comunale che ospita la sede operativa del Parco, l’attività commerciale “Al Cantun del lago” e la Società sportiva “Lago
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di Candia Sport” al cui interno opera la nuova Società di canottaggio “2010 Canottieri Candia”. Ogni anno si disputano gare di canottaggio regionali e internazionali: a maggio del 2011 si sono tenuti i campionati Italiani Universitari di canottaggio e canoa, mentre il 12-13 maggio 2012 lo specchio lacustre ha fatto da cornice al Meeting Nazionale di Canottaggio per le categorie Allievi, Cadetti e Master. L’evento, dopo vent’anni di abbandono, ha sancito la rinascita del canottaggio sul Lago di Candia, tornando ad ospitare gare di livello nazionale e riportando il Lago ai fasti degli anni ’80. Il Triathlon ha, invece, una storia più recente, ma è comunque presente dal 1995 con gare a carattere internazionale, mentre nel 2009 e nel 2011 si sono anche disputate gare per l’assegnazione del titolo italiano. In questo sport multidisciplinare si inizia con 3800 m di nuoto nel lago di Candia, si prosegue poi con 120 km di ciclismo rigorosamente “no draft” senza possibilità di mettersi in scia e ricevere vantaggi da altri atleti – quindi ognuno fa per se stesso – e si termina con 30 km di corsa. Uno sport estremo, ma allo stesso tempo rispettoso della natura: le sole energie in campo, infatti, sono le proprie!
Mountain Bike e gare podistiche
Mountain bike e corse campestri sono le altre manifestazioni sportive che annualmente coinvolgono centinaia di atleti. Il 15 aprile si è tenuta la settima edizione della Gran Fondo di Mountain Bike “50 km dell’Erbaluce”– che ha inaugurato la stagione della Coppa Piemonte – contraddistinta dall’assenza totale di terreni asfaltati: i 50 km – per un dislivello totale di 1200 m – sono, infatti, completamente pedalabili attraverso i vigneti del pregiato vino Erbaluce e boschi di castagni e acacie. Per i bikers in erba è prevista, in parallelo, una gara giocosamente competitiva, il Kid’s Challenge, con prove di abilità e superamento di ostacoli sotto l’occhio vigile di maestri e guide. Sabato 5 maggio il Lago di Candia è stato lo splendido palcoscenico naturale dell’Erbaluce Night Trail Running, la corsa notturna a coppie, con 25 Km e 700 m di dislivello, sulle colline circostanti dove si produce uno dei più caratteristici vini bianchi italiani, avvolti dalle ombre del crepuscolo e armati di pila frontale nel tratto finale. Entrambe le iniziative rientrano nel progetto che intende valorizzare le risorse naturali, paesaggistiche e storiche del territorio di questa porzione di Canavese, promuovendone la riscoperta attraverso la pratica di sport ecocompatibili praticati in luoghi immersi nel verde, dove è importante favorire il ripristino di sentieri e antiche vie di comunicazione ormai dimenticate. Dalla logica del rispetto ambien-
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tale ha preso piede l’idea “Io non getto i miei rifiuti” a cui aderisce anche il Trail per cui gli atleti sono invitati a non lasciare immondizia sul loro percorso.
L’ultimo arrivato... il Fitwalking
Dal 2011 è presente anche il fitwalking, camminata e corsa non competitiva rivolta a tutti. Il 22 aprile si è tenuta la Seconda Edizione della “Camminando tra i Colori del Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia”, con oltre 200 atleti impegnati sui suggestivi sentieri delle Colline dell’Erbaluce. La manifestazione rientra nel Progetto Benessere “Poker dell’Erbaluce” con una sodalizio organizzativo ormai super collaudato tra le numerose associazioni locali lanciate verso il traguardo condiviso della valorizzazione e promozione del territorio e dello “Sport senza frontiere”.
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Per saperne di più www.antharesworld.com www.canottiericandia.it www.lagodicandiasport.jimdo.com www.libertas.piemonte.it www.terre-erbaluce.com
Contatti info@bikearound.it info@antharesworld.com segreteria@canottiericandia.it
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variate le possibilità offerte dal lago e dai dintorni, a piedi, in bicicletta (meglio mountain-bike) grazie ai nuovi sentieri Natura e alle nuove piste ciclabili. In qualsiasi stagione, è possibile compiere l’esplorazione di quasi tutto il Parco su percorsi di 6-8 km, alla portata di tutti – classificati “turistici” per il loro modesto dislivello e la limitata lunghezza – che offrono la possibilità di osservare a un ritmo lento le bellezze del territorio con la sua fauna e la sua flora ricche di biodiversità. È inoltre possibile ammirare l’incantevole ambiente lacustre da una prospettiva privilegiata, noleggiando una barca a remi o iscrivendosi a un tour naturalistico-didattico sul battello elettrico, che permette di avvicinarsi all’avifauna in assoluto silenzio e spiarne i rituali di corteggiamento e le immersioni.
Anello del Lago
IN CAMMINO INTORNO AL LAGO... PER UN TURISMO “IN PUNTA DI PIEDI”
In alto: Molo vicino alla sede del Parco Nella pagina accanto: Panoramica vista su Candia
Percorrenza totale: 3,30h Distanza: 11,5 Km Dalla sede operativa dell’ente di gestione del Parco si imbocca la strada sterrata in direzione nord. In primo piano, un esteso vigneto, adagiato sui fianchi di una collina, termina con la suggestiva struttura della Colombaia; sullo sfondo il rilievo di Santo Stefano, con l’omonima chiesa di origine romanica. Voltandosi a destra è visibile un suggestivo scorcio del Lago: nella piccola insenatura sostano sovente germani, folaghe, svassi, cormorani ed aironi cenerini. Superate le abitazioni, la strada si allontana dal bacino lacustre per addentrarsi nel mosaico agricolo costituito da pioppeti e coltivi. Dopo circa 700 m, si raggiunge un quadrivio, facilmente riconoscibile per la presenza di una bacheca (a questo stesso incrocio arriva anche chi, giunto a Candia in treno, proviene dalla stazione ferroviaria). Si svolta a destra e, costeggiando i campi di mais, si raggiunge finalmente il cuore dell’ambiente naturale: un bosco abitato da grandi esemplari di ontani, salici e pioppi. I canali che lambiscono il sentiero, tra cui il più importante è il Traversaro, emissario del Lago, sono punteggiati del giallo delle Iris e attraversati dai graziosi anfibi con i loro salti imprevedibili. Seguendo le indicazioni del “Percorso Natura” ci si addentra nella magica atmosfera del bosco, che qui pare ancora più fiabesca in quanto ogni
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pianta, ogni ramo, ogni fronda si moltiplica riflettendosi nell’acqua. Quest’area è volutamente lasciata alla sua evoluzione naturale, come dimostrano i numerosi esemplari morti divenuti col tempo i siti privilegiati di alimentazione per insetti e di nidificazione per i picchi. Tornando indietro di pochi metri, si svolta a destra e si riconquista la strada sterrata da cui si è giunti, per proseguire l’Anello fino a piegare bruscamente verso sud-est, seguendo la riva orientale del Lago che permette di incrociare la strada asfaltata provinciale che collega i comuni di Caluso e Candia con Vische. Attraversata la strada si devono seguire i segnavia in vernice bianco-rossa fino al “Sentiero delle Pietre Bianche” delle Terre dell’Erbaluce. Alla fine della salita, proseguendo sulla destra, si raggiunge Cascina Nuova della Motta, da dove si scende in direzione di Cascina Palatina fino alla strada asfaltata che collega Mazzè con il Lago di Candia. Si svolta a destra per circa 200 m, per poi imboccare sulla sinistra uno sterrato pianeggiante che si inoltra in un boschetto di carpino bianco e robinia, fino ad attraversare la strada che collega Caluso a Vische. Adesso si affronta una leggera salita passando sotto il tunnel della ferrovia Chivasso-Aosta, percorrendo una stradina di ciottoli fino a un bivio con un pilone votivo dedicato a San Michele. Qui si svolta a destra per una lieve discesa che si addentra nei vigneti di Erbaluce. Lo scenario è incantevole e la campagna molto curata. In quest’ultimo tratto di 2 km, se si arriva verso sera, è possibile ammirare gli incantevoli giochi di luce al tramonto e i colori della campagna circostante.
Percorso della Palude
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Percorrenza totale dell’Anello: 1,30h (possibilità di sostare e rinfrescarsi presso il Centro Visite del Parco) Distanza: 4,5 km Equipaggiamento: scarponcini o stivali in gomma, spray antizanzare Il percorso si sviluppa nella prima parte lungo l’Anello del Lago di Candia, fino a una sbarra in metallo che segna l’inizio dell’itinerario opposto, dove la natura si manifesta nella sua moltitudine di forme viventi, senza le costrizioni che l’uomo le impone. La zona palustre, che si estende su una superficie di 45 ettari, è l’area naturalistica per eccellenza, ricca di habitat e specie animali e vegetali rari estremamente vulnerabili, a rischio d’estinzione. Oggi, grazie ad un progetto finanziato dall’Unione Europea, è nuovamente allagata e ben umida con una rete di vasche e canali comunicanti, il cui livello idrico viene regolato in funzione delle esigenze ecologiche stagionali. Non bisogna lasciarsi ingannare dall’apparente monotonia del paesaggio: le cannucce di palude, fortemente invasive, in realtà nascondono qua e là singolari tesori di biodiversità, come le fioritura di ninfee e nannufari in primavera, le infiorescenze gialle dell’utricolaria, pianta carnivora estremamente rara, la violetta d’acqua dai candidi fiori portati sul lungo stelo e il trifoglio fibrino con i caratteristici petali bianchi sfrangiati. La palude è un vero paradiso per gli appassionati di bird watching: tra carici e canne, l’ascoltatore esperto potrà farsi cullare dai versi di numerosi uccelli e potrà scorgere, dal capanno di osservazione lungo il
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sentiero, qualche esemplare in volo. Inconfondibile nell’aria la sagoma degli aironi rossi, bianchi e cenerini, con il lungo collo piegato ad S, così come la silhouette del falco di palude che volteggia sulla palude in cerca di prede. Caratteristici i richiami del timido tarabuso e delle chiassose cannaiole, forapaglie e salciaiole. Ricchissima è poi la comunità di libellule: le uova, deposte in acqua, creano una grande larva carnivora (efficace strumento per eliminare le larve di zanzare di cui si nutre), che al momento opportuno conquista la terraferma e compie la muta aggrappata ad uno stelo, liberando uno splendido esemplare dai colori sgargianti. Proseguendo verso nord si raggiunge il Centro Visite dove si può sostare all’ombra delle maestose farnie e usufruire dei servizi igienici. Per gli amanti dei safari fotografici, ci sono molte rotte che tagliano trasversalmente la palude, in cui è impossibile perdersi.
Percorso ciclabile
Percorrenza dell’Anello: 1,30h Distanza: 18,3 Km Peculiarità: l’itinerario è parte di un circuito più ampio che consente di raggiungere la Dora Baltea fino al Ponte di Rondissone, lungo un tragitto che richiede, in virtù della lunghezza, un buon impegno ed un’intera giornata. Parcheggiata l’auto a lato della sede del Parco, si imbocca verso nord una comoda strada sterrata, chiusa al traffico sabato, domenica e festivi. Si incrocia la strada proveniente dalla vicina stazione ferroviaria, si va in direzione est (indicazione “Girolago”), pedalando così tra la Palude e la Paludetta con
scorci sulla Torre di Castiglione e sulla Chiesa di Santo Stefano. Rapidamente si raggiunge il canale Traversaro, primo punto di sosta del viaggio: gli ontani neri conducono fino al confine del Parco, che si segue svoltando a sinistra in direzione di Cascine Rossi. Da lontano si intravede il profilo del Castello di Masino, sul crinale di un cordone morenico. Si incrocia la strada proveniente dalla Cascina Margherita e dal Centro Visite del Parco. Il percorso prosegue a destra, direzione est, verso la borgata Pratoferro. Guidati dai segnali della ciclostrada, si prosegue con piacevole andatura nella campagna verso Vische, passando la Cappella di Levio, quindi si entra nell’abitato e si prosegue verso Mazzè, raggiungendo in lieve salita il centro del paese. Vische segna un cambio di direzione e di ambiente: da est a sud, dalla piana lacustre alle dolci ondulazioni moreniche che vivacizzano il paesaggio canavesano. Ecco che sul ciglio della collina comincia la “Strada reale dei vini torinesi”, a saliscendi tra radure e filari d’uva, con le vette canavesane che sfilano a occidente. Passata la borgata Barengo, si giunge a Mazzè, si pedala sui selciati e acciottolati del borgo, a fianco di storiche mura e si guadagna la sommità della rocca del paese che ospita l’omonimo castello, da cui si staglia all’orizzonte la Dora Baltea serpeggiante verso la pianura, irrinunciabile richiamo per i più allenati.
In alto: Fioritura di Ninfea bianca nel Traversaro Berretta del prete Nella pagina accanto: Mappa della palude
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Formule weekend
Avendo più giorni a disposizione, si può fare conoscenza con l’ambiente delle colline moreniche. Un itinerario sale sulla Collina di Santo Stefano, sopra Candia, raggiungendo, attraverso vigneti e un bosco di castagni, una zona a circa 400 m di quota che permette nelle giornate limpide un suggestivo colpo d’occhio sul lago, oltre che sul profilo dell’Anfiteatro morenico di Ivrea, da Caravino a Borgomasino, se armati di un binocolo. Si può passeggiare tra i boschi intorno alla chiesa romanica di Santo Stefano, mentre al ritorno, passato il sottopasso della ferrovia, si può costeggiare la collina verso nord fino al diroccato Mulino del “Bianiss” fino a giungere alla zona delle sorgenti dette “le Fontane”.
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Gli altri potranno invece riprendere la via dell’andata e chiudere l’Anello dell’itinerario proposto. Presso la Borgata Pratofetto, si può scegliere una variante, lasciando la strada per imboccare a sud una sterrata che lambisce la sponda orientale del Lago e da Vische quella meridionale, e godendo di stupendi scorci panoramici: il Lago, il paese di Candia, con il gruppo montuoso del Gran Paradiso e le Alpi Graie di Lanzo sullo sfondo.
In barca sul lago
Il noleggio delle barche a Candia è un’attività storica, oggi affiancata dai moderni pedalò, ideale per famiglie di gitanti o coppie di innamorati. Si ricorda il divieto (e il rischio) di avventurarsi con l’imbarcazione nella fitta vegetazione acquatica e nei canali laterali. Per i visitatori più pigri, riluttanti all’idea di remare, c’è la possibilità di un giro sul lago a bordo della chiatta elettrica acquistata di recente dall’Ente Parco. Ideale per le visite didattico-naturalistiche che si addentrano nelle parti più selvagge del canneto, il natante può ospitare fino a 18 persone ed è attrezzato anche per i disabili.
La descrizione delle escursioni è tratta dalla “Guida del Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia”, a cura della Provincia di Torino (Assessorato all’agricoltura, montagna, tutela flora e fauna, parchi e aree protette. Servizio aree protette e vigilanza volontaria). La Guida contiene fotografie, itinerari, notizie storiche e turistiche dei tre Comuni del Parco, informazioni sulla flora e fauna, sulle attività del Parco e sulla ricettività e ristorazione degli esercenti dei tre Comuni che si affacciano sul Lago: Candia, Mazzè e Vische.
Per saperne di più Noleggio Barca a remi, pedalò e biciclette “La Caletta” Strada Provinciale Calso-Vische Tel. 011-9831026 340-3613633 www.calettadelcanavese.it Area attrezzata sulle rive del Lago Tavoli per picnic, giochi per bambini, bagni e servizi igienici per portatori di handicap. Punto informativo Centro Visite dell’Ente Parco nei giorni festivi del periodo estivo.
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PER SAPERNE DI PIù
E il Parco fu...
Un universo bio-diverso
Il Lago di Candia vanta, grazie all’iniziativa di amministratori lungimiranti, la prerogativa di essere il primo Parco naturale di interesse provinciale, il primo del suo genere in Italia, una sorta di progetto pilota. Ha visto la luce nel 1995 ed è stato in anni più recenti inserito tra i Siti di Interesse Comunitario (SIC) e le Zone di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi rispettivamente della direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli emanate dall’Unione Europea. L’area protetta, situata nei territori di Candia, Mazzè e Vische, è di circa 335 ettari, di cui più della metà coperta dallo specchio lacustre e il resto dalla Palude e dalla Paludetta.
Lo specchio d’acqua di Candia fa parte di un paesaggio ancora integro e inviolato, grazie allo scarso impatto delle attività umane: la ridotta edificazione sulle rive e la tenue pressione turistica hanno permesso di conservare spiccati caratteri di naturalità che fanno del lago e della palude limitrofa una delle zone umide più pregiate della regione e di tutta Italia. Il particolare interesse botanico è dovuto alle oltre 400 specie floreali presenti, fra le quali alcune varietà idrofile non comuni come il trifoglio fibrino, l’utricularia, la potentilla palustre e la rarissima Violetta d’acqua, a cui si aggiungono piante tipiche delle aree palustri quali il salicone nano e l’ontano nero. In primavera, in particolare, si possono ammirare le fioriture delle ninfee, dei nannufari e dei limnantemi, oltre alle radici fluttuanti della castagna d’acqua che svolgono funzione di filtro. Dal punto di vista faunistico la ricchezza maggiore è sicuramente rappresentata dalle 200 specie censite di uccelli acquatici, sia svernanti che di passo fisso od occasionale, molti dei quali indicatori di qualità ambientale. Tra i più significativi troviamo il tarabuso, il tarabusino, l’airone rosso, l’airone cenerino, lo svasso maggiore e la moretta, che ha fatto del Parco una dei principali siti di nidificazione in Italia, il che ha consentito di inserire il Parco nella lista dei biotopi della Regione Piemonte.
... con tutti i suoi fiori all’occhiello Per il suo alto valore naturalistico il Lago di Candia è inserito nell’elenco dei siti di Rete Natura 2000. Dal 2006 Il Parco ha ottenuto la Certificazione ambientale UNI EN ISO 14001 per i campi di attività legati alla conoscenza, conservazione, tutela e valorizzazione degli aspetti naturalistici, territoriali e culturali attraverso attività di monitoraggio ambientale, ricerca scientifica, educazione, divulgazione e sorveglianza; dal 2007 annovera, inoltre, tra le sue medaglie, la certificazione EMAS secondo il regolamento della Comunità Europea, dimostrando la conformità del proprio Sistema di Gestione Ambientale, sviluppato con il supporto scientifico del Politecnico di Torino.
Battello elettrico per le uscite didattico-naturalistiche
Giornata naturalistica Domenica 7 ottobre L’associazione “CTE Monte Quinzeina” organizza una giornata al Lago di Candia in compagnia degli ornitologi Luciano Ughetto e Giovanni Rege per studiare i movimenti migratori di specie rare e svolgere attività di inanellamento. La visita guidata si concluderà con una piacevole gita naturalistica sul lago a bordo del battello elettrico da cui ammirare il lago da una prospettiva diversa. Per saperne di più: ctemontequinzeina@gmail.com, 340-3572640.
Passione e lavoro sul campo L’Associazione di Promozione Sociale Vivere i Parchi, che ha fatto della salvaguardia territoriale la sua mission, ha preso in mano nel 2011 le sorti culturali del Parco, mettendo in atto efficienti strategie di promozione turistica ecosostenibile, educazione ambientale e divulgazione scientifica. Le proposte conoscitive e sperimentali che propone in collaborazione con il Laboratorio Didattico del Parco e gli esperti del settore sono calibrate in base alla tipologia di utenza, dai bambini delle scuole primarie agli studenti universitari. Volontari, professionisti, ricercatori accademici e collaboratori, sostengono una efficace rete di cooperazione con enti pubblici e privati, dipartimenti universitari, società scientifiche, istituzioni museali, organizzazioni culturali ed associazioni sportive, per garantire una condivisione più ampia ed efficace possibile di strategie di valorizzazione turistica improntata alla sostenibilità.
Rospodotto Tra i progetti di gestione faunistica del Parco, va ricordato il Rospodotto, inaugurato nel 2003, che consente l’attraversamento della strada in sicurezza per salvaguardare questi graziosi anfibi a rischio d’estinzione durante le migrazioni primaverili -dalla provvisoria barriera in plastica, ora si è passati a un vero e proprio sottopassaggio-. Forse non tutti sanno che i rospi e le rane, oltre ad essere bioindicatori della qualità ambientale, si cibano di un gran numero di insetti fastidiosi per l’uomo, come le zanzare, o dannosi per le pratiche agricole, come le lumache; va da sé che la loro presenza è strategica per il mantenimento dell’equilibrio ecologico.
Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia Bibliografia - “Guida del Parco Naturale Provinciale del Lago di Candia”, a cura della Provincia di Torino - “L’avifauna del Parco naturale provinciale del Lago di Candia, un lago sulla rotta sud-occidentale” di L. Biddau e G. Cattaneo. Accanto alle schede che descrivono nel dettaglio l’areale riproduttivo, lo svernamento, la migrazione, lo status di conservazione europeo, la situazione italiana e piemontese, la diffusione nel Parco e l’ecologia di 55 specie di uccelli osservate in modo continuativo al lago di Candia, vi sono contenuti i risultati dei censimenti condotti e una specifica sezione dedicata ai passeriformi che nidificano nel canneto. La pubblicazione può essere richiesta contattando l’Ente Parco al numero 011/8615254 www.provincia.torino.it/natura/protezione_ambientale/ aree_protette/candia www.vivereiparchi.eu canottiericandia.jimdo.com www.terre-erbaluce.com www.life.trelaghi.it www.canottiericandia.it www.calettadelcanavese.it www.antharesworld.com
Contatti e-mail: parco_candia@provincia.torino.it Sito internet: www.parks.it/Parco.Lago.Candia Sede Operativa: Strada Sottorivara 1, 10010 Candia Canavese, Tel. 011-9834049
Come raggiungere il Parco Autostrada Torino-Aosta (A5): uscite San Giorgio/Scarmagno Austostrada Torino-Milano (A4): uscite Chivasso centro/ Rondissone Con treno: linea Torino/Ivrea/Aosta Con autobus: linea Torino/Ivrea/Aosta
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Pinerolo e Valli Valdesi Testi e foto di Arianna Zucco
Pinerolo e le Valli Valdesi – Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca – costituiscono un’area turistica vasta ed eterogenea, in grado di catturare l’interesse di diverse tipologie di viaggiatori, accomunati dal rispetto per il territorio e da una particolare attenzione all’ecosostenibilità.
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inerolo e le tre vallate Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca offrono spunti e mete originali, che possono essere ricondotte a cinque filoni tematici.
Storia e cultura valdese
La storia, le sofferenze e l’emancipazione dei Valdesi, la più antica comunità protestante d’Europa le cui radici affondano nel medioevo, hanno avuto come scenario i boschi e i piccoli villaggi alpini della Val Pellice, trasformandola in qualcosa di più di un angolo caratteristico del Piemonte rurale facendolo diventare una terra dalla cultura profonda e vivace. Torre Pellice e gli altri piccoli centri sono tutt’oggi il cuore della comunità valdese e si sono aperti alla curiosità dei turisti, con itinerari guidati alla scoperta dei luoghi simbolo della loro identità.
Natura e sport
Trekking, itinerari in mountain bike, passeggiate fra i laghi alpini, equitazione, kayak e canyoning: l’offerta per gli appassionati di sport è varia. A ciò si aggiunge la presenza di parchi e riserve naturali, in cui approfondire la conoscenza della flora e della fauna locali. Dal Parco dell’Orsiera in Val Chisone, a quello di Conca Cialancia e all’Altopiano dei 13 laghi in Val Germanasca, fino all’Anello dei Rifugi e le tappe della Grande Traversata della Alpi in Val Pellice, le occasioni per passare una giornata immersi nella natura sono molte.
Storia ed archeologia militare
Monumento simbolo dell’intera Provincia di Torino è il Forte di Fenestrelle, in Val Chisone, la più grande fortezza d’Europa, costruita lungo il crinale della montagna, a cui si accompagnano le fortificazioni minori e le strade militari in alta quota tra cui quella dell’Assietta che da Sestriere porta al Colle delle Finestre. In pianura invece da non perdere è il Museo della Cavalleria di Pinerolo, dove a inizio Novecento era presente una scuola di equitazione in grado di richiamare i migliori ufficiali da più di trenta nazioni di tutto il mondo.
Antiche attività produttive
La Val Pellice ospita invece uno dei luoghi più interessanti dal punto di vista dell’archeologia industriale: il Feltrificio Crumière, segno perfettamente conservato della storica vocazione tessile della zona. Attualmente ecomuseo aperto al pubblico, propone un percorso visivo ed esperienziale alla scoperta delle antiche lavorazioni tradizionali. In Val Germanasca invece è visitabile la più grande miniera di talco d’Europa: il percorso guidato fra i cunicoli e le gallerie, a bordo del trenino dei minatori. è un’emozione per adulti e bambini.
Tradizione: borgate di eccellenza ed enogastronomia
Tutti i paesini delle Valli Valdesi hanno una particolare atmosfera di quiete, circondati dal verde delle montagne e rinfrescati d’estate dalle acque dei torrenti e delle fontane. Fra questi meritano una visita i piccoli centri entrati nel Club dei Borghi più belli d’Italia: Usseaux, Balboutet e gli altri tre abitati della Val Chisone. Piccole perle dall’atmosfera quasi fiabesca: le stradine pedonali acciottolate, i vasi di fiori a tutte le finestre, i gatti appisolati negli angoli e un’aria frizzante accomunano le borgate, ognuna delle quali si è data un carattere distintivo: dai murales sulle facciate
esterne delle case, alle meridiane o alle innumerevoli fontane, in un piccolo mondo antico tutto da scoprire. Non mancano poi i prodotti tipici di montagna, soprattutto i formaggi degli alpeggi – come il Seirass del Fen e il Plaisentif, antico “formaggio delle viole” - i salumi – come la mustardela di maiale - i mieli profumati e, a Pinerolo, la famosa Torta Zurigo.
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In alto: Orologio solare ad ora italica e babilonica. L’ombra della punta dello stilo (o gnomone) ha la doppia funzione di segnare “un tempo antico”: le ore babiloniche indicano quante ne sono trascorse dall’alba, mentre le italiche indicano quante ore mancano al tramonto (che è sempre la XXIV ora). È citato un proverbio in lingua occitana: “Courte avène, artz plène” che può essere tradotto con “Avena corta, madia piena” Nella pagina accanto: tranquillo pomeriggio nel centro storico di Balboutet, il paese delle meridiane, dove i ritmi della vita sono scanditi dalla luce del sole!
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VAL CHISONE: Un angolo di Piemonte tutto da scoprire!
Foto: Il Forte di Fenestrelle
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atura, antiche tradizioni e archeologia militare: sono questi gli ingredienti che fanno della Val Chisone una interessante meta turistica. Nei suoi cinquanta chilometri di estensione, fino a Pragelato, offre boschi rigogliosi, itinerari percorribili a piedi, cavallo o mountain bike e borgate di montagna che conservano intatto il fascino dei tempi passati, così curate da rientrare nel club dei Borghi più belli d’Italia. E poi ancora il Forte di Fenestrelle, la più grande fortezza d’Europa costruita lungo il crinale della montagna e le fortificazioni minori; le strade militari in quota come quella dell’Assietta che da Sestriere percorre tutto lo spartiacque fino al Colle delle Finestre. E d’inverno piste per sci in discesa, fondo e sci-alpinismo. Una terra incontaminata e aperta alle forme più genuine del turismo sostenibile.
Clara’s Lodge B&B di Clara Pagano clarapagano@alice.it Cell. 338 5349613 Tel. 0121804009 Via Monte Grappa, 7 Perosa Argentina (TO)
Forte di Fenestrelle
Il Forte di Fenestrelle è Monumento simbolo della Provincia di Torino, testimonianza quasi perfettamente conservata del tempo in cui le Valli Valdesi erano terra di frontiera, linea di battaglia o almeno di tensione fra Italia e Francia. Il Forte della Val Chisone è l’unico in Europa a essere completamente attraversato da una scala coperta di 4000 gradini, percorribile su un dislivello di circa 650 metri in ogni condizione atmosferica. La scalinata principale collega tre costruzioni militari – San Carlo, Tre Denti e Delle Valli – ed è percorribile con un itinerario di visita che permette di osservare le antiche polveriere, le ridotte, le cannoniere, in un complesso imponente che supera il milione di metri quadrati di estensione. Chiamato anche la Muraglia Cinese per la sua posizione arrampicata sul crinale, è stato riaperto al pubblico negli anni ’90 dopo anni di abbandono, grazie all’opera di volontari della Pro-loco del Comune di Fenestrelle.
Vicina ai siti olimpici, Clara’s Lodge accoglie i suoi ospiti in una casa a due piani, nel centro del paese, a due passi da tutti i servizi essenziali (negozi, posta, banche, fermata bus, ecc.), offrendo il silenzio e la pace di un antico giardino e il fascino che solo le case antiche conservano. Sono disponibili tre camere doppie, una con bagno esclusivo e le altre due con bagno condiviso. La prima colazione, comprendente cibi caserecci e prodotti locali, viene servita in una suggestiva sala da pranzo o in terrazza o ancora nel giardino d’inverno, a seconda della stagione. A richiesta degli ospiti la padrona di casa è lieta di fare da guida nella visita all’Ecomuseo del Tessile di Perosa Argentina, un interessante percorso di archeologia industriale per capire meglio la storia e la vita del paese, che si può visitare su appuntamento. Nelle stagioni non troppo fredde si organizzano laboratori di pittura e tutto l’anno vengono accolte richieste di stages di vario genere. Il B&B è attrezzato per accogliere famiglie con bambini anche piccoli.
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Titòt
B&B di Armanda Mellone www.casatitot.it info@casatitot.it Tel. 338 3266313 Via Conte Eugenio Brunetta, 51 Borgata Usseaux (TO)
Usseaux e Balboutet: i borghi più belli d’Italia
Il piccolo Comune di Usseaux è stato in passato ed è ancora oggi un esempio di realtà agricola e contadina di alta montagna. Insieme agli altri quattro comuni di Balboutet, Laux, Pourrieres e Fraisse, costituisce uno dei primi insediamenti alpini della valle. Testimonianza dell’antico passato sono le case in pietra e legno addossate l’una all’altra, il vecchio mulino, i forni per il pane, le fontane e i lavatoi che tutt’oggi – insieme alla lingua occitana mai dimenticata – sembrano quasi fermare il tempo. Ogni angolo, ogni scorcio riservano una piccola sorpresa: una aiuola fiorita, un giardinetto ben curato, un arco in pietra, fra fiori colorati e gatti sonnacchiosi. Conosciuto anche come il paese del pane e dei murales, Usseaux mantiene perfettamente conservati il forno della comunità e il mulino ad acqua, mentre sono circa una quarantina i dipinti murali osservabili lungo le stradine ed i vicoli. I temi trattati sono i più vari: dalla natura alla vita contadina, dagli animali ai personaggi di fantasia delle favole. Poco lontano da Usseaux, lungo la strada che porta a Pian dell’Alpe, si trova invece Balboutet, il paese del sole, delle meridiane e delle rondini. Piccolo centro agricolo, rinomato per la produzione di formaggi, conta venti orologi solari sui muri delle abitazioni e in Piazza del Sole, che insieme formano un percorso didattico fra i vari sistemi di misurazione del tempo.
Per saperne di più Forte di Fenestrelle Via del Forte, 1 - 10060 Fenestrelle (TO) www.fortedifenestrelle.com info@fortedifenestrelle.com Telefono: 0121 - 83600 Fax: 0121 – 884642 Comune di Usseaux www.comune.usseaux.to.it I Borghi più belli d’Italia www.borghitalia.it
Il B&B Titòt si trova all’interno della borgata, affacciato su una caratteristica piazzetta; è stato realizzato in un vecchia baita ristrutturata ed arredata per un confortevole ed accogliente soggiorno sia in estate che in inverno. La casa, a completa disposizione degli ospiti, è disposta su due piani collegati internamente. Ideale per una vacanza all’insegna della tranquillità. Particolarmente adatto al soggiorno delle famiglie con i bambini, in quanto tutta la borgata di Usseaux è area pedonale. A 100 mt dalla casa si trova inoltre un parco giochi. Nel periodo invernale è disponibile il servizio di racchette da neve per gli ospiti interessati. Parcheggio auto/moto: ad ingresso borgata (pubblico, non custodito) Parcheggio biciclette: all’interno della casa. Gli animali domestici sono benvenuti previo accordo.
Altrove
B&B di Grazia Gennari
Prarostino sorge alla confluenza tra Val Pellice e Val Chisone. È un incantevole paesino, situato in una posizione fortunata, che dalle montagne declina sino alla collina. Il territorio era un tempo molto popolato e adibito alla coltivazione della vite e ancora oggi è tappezzato da vigneti che producono un ottimo vino. Questo piccolo e accogliente borgo delle Valli Valdesi nell’ultimo decennio si sta ripopolando. Molti abitanti delle grandi città apprezzano la delicata bellezza dei panorami e la vita sociale animata dalla presenza di associazioni e gruppi di volontariato e molti decidono di prendere casa qui. In alcuni casi la ristrutturazione di cascinali e antiche baite sta dando vita ad attività ricettive come Bed&Breakfast e agriturismi che offrono piacevoli occasioni di soggiorno. L’estate è anche tempo di festa e incontro con le antiche tradizioni medievali e il folklore occitano. L’associazione proloco organizza ogni giovedì da giugno a fine luglio serate di balli occitani, invitando i gruppi musicali tradizionali che animano le danze fino a tarda notte. La prima settimana di luglio a Prarostino si svolge il Palio dei Borghi (detto anche “del Pappagallo” per il trofeo che viene dato ai vincitori), arricchito dalla sfilata del corteo storico nel suggestivo ambiente creato per la “serata medioevale”, illuminata solamente con fiaccole e luci d’epoca. Si tratta di una gara di tiro con la balestra che si rifà alla tradizione della difesa dei territori Pinerolesi, affidata all’abilità e al coraggio dei Balestrieri di Roccapiatta.
ph Paolo Mussat Sartor
Prarostino: tra balli occitani e feste medievali
www.scopripiemonte.it bebaltrove@libero.it Tel. 347 7892393 - 0121 501650 Piazza della Libertà 6 10060 Prarostino (TO)
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A 700 metri di altitudine, in un piccolo borgo tranquillo in una casa di pietra antica ma completamente ristrutturata che vi mette a disposizione la tecnologia per lavorare, se dovete, collegati al resto del mondo. Altrove è composto da una camera matrimoniale con bagno privato, ingresso indipendente, frigobar, internet wi-fi
Bosco delle Api Agriturismo
www.ilboscodelleapi.it patrizia@ilboscodelleapi.it Tel. 334 5089994 Via Gay 86 - 10060 Prarostino (TO)
A Prarostino, piccolo borgo della Val Chisone le estati sono fresche e profumate e l’accoglienza dei padroni di casa, calorosa e premurosa, garantisce piacevoli soggiorni. L’agriturismo “Il bosco delle api” è stato ricavato nei locali di un vecchio casale, recentemente ristrutturato e riportato a nuova vita. Due le attività che lo caratterizzano: la coltivazione della lavanda e l’allevamento dell’ape ligustica. È proprio il profumo della lavanda fresca o essiccata, raccolta nel lavandeto di casa o coltivata nei vasi posti nel verde del cortile, a dare il benvenuto ai visitatori. A questo si aggiungono l’odore e l’aroma del miele e dei prodotti per il corpo a base di miele e propoli che accolgono gli ospiti al risveglio. A disposizione due camere per sette posti letto totali e un piccolo soggiorno con tv e connessione internet wi-fi. I pavimenti in parquet e i mobili antichi richiamano uno stile country che si integra perfettamente nella cornice del casale.
A’nzulla Panificio Artigianale
www.anzulla.com anzulla@tiscali.it Tel. 0121 501356 Via Grigli - Borgata Miloun Prarostino (TO)
Il laboratorio di panificazione A’nzulla nasce nel 1988 dall’idea di un gruppo di giovani provenienti da Torino, che cercavano un modo di vita alternativo e un tipo di occupazione non più alienante, ma inserita in un contesto a misura d’uomo nel rispetto della tradizione. Oggi l’avventura cominciata più di vent’anni fa è diventata una solida realtà, basata sulla coltivazione con tecniche naturali di cereali antichi – segale, grano saraceno, farro, monocco, che erano la base dell’alimentazione montanara di secoli fa – e sulla macinazione casalinga con piccoli mulini in legno. Ai cereali nostrani si sono aggiunti nel tempo il grano duro ed il kamut, coltivati in terre più soleggiate, mentre i territori di distribuzione dei pani si sono moltiplicati, in risposta ad un interesse sempre più vivo per un’alimentazione naturale sana ed equilibrata. Le farine prodotte vengono oggi utilizzate non solo per la panificazione, ma anche per la produzione di pasticceria.
Favè
Agriturismo Azienda Agricola di Marina Parisa parisa.marina@libero.it Tel. 0121 501328 - 339 6912809 Via Ruata, 56 - Prarostino
A Favè si può soggiornare in una porzione del cascinale che ospita una azienda agricola di lunga tradizione familiare, la camera è dotata di bagno, di un pratico piccolo angolo cottura, ingresso indipendente, ed è stata ricavata con la ristrutturazione di quello che era il tinaggio, quando un tempo i tini si riempivano con l’uva prodotta nelle vigne circostanti. I prodotti dell’azienda agricola sono acquistabili in loco: frutta e verdura di stagione, ciliegie e mirtilli, antiche varietà varietà di mele, formaggi ottenuti dalla lavorazione del latte prodotto dalle mucche della stalla di Favè. Favè collabora inoltre con le proposte di Agricooltour di Silvia Gardiol, ed è fattoria didattica in progetti di attività didattiche come la fattoria in fantasia. Si organizzano infine cene o pranzi su prenotazione, merende sinoire accompagnate da musiche tradizionali e a base di prodotti locali.
Cascina dei Conti Azienda agricola
www.lacascinadeiconti.it elicicola@libero.it Tel. 338 4712626 Via Pinerolo 44 - Osasco (TO)
L’azienda agricola Cascina dei Conti si trova immersa nella verde pianura pinerolese, con una splendida vista sul Monviso. Nei campi i proprietari coltivano nel rispetto della natura i cereali che poi lavorano in prima persona, senza modificarne qualità e proprietà. L’intento alla base delle attività della cascina è infatti proprio quello di recuperare la biodiversità agricola, valorizzando un patrimonio di gusti e aromi ormai dimenticati. E così alla Cascina dei Conti sono tornate ad essere coltivate le antiche varietà di Gran Turco Pignoletto, Ottofile, Grano Saraceno che, una volta raccolte, vengono lavorate con un vecchio mulino in pietra naturale al fine di mantenere inalterate le loro caratteristiche aromatiche e preservare le sostanze nutritive più preziose. Alle attività più propriamente agricole si accompagna inoltre l’allevamento di lumache, alimentate con verdure fresche. I prodotti della Cascina sono acquistabili in loco e a breve saranno disponibili anche on-line.
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INOGNIDOVE
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VAL GERMANASCA
a Val Germanasca ha il fascino un po’ selvaggio della montagna incontaminata. Stretta e tortuosa, si apre con sorpresa solo in alcuni tratti in bacini ampi e pianeggianti, che a fine estate si coprono di lavanda. Qui il turismo è di tipo familiare e le strutture ricettive presenti sono per lo più B&B perfettamente integrati nel tessuto sociale e nella storia degli antichi paesi in pietra. La pace e la salubrità dell’aria ne fanno una meta ideale per il turismo delle famiglie. Gli appassionati di camminate ed escursionismo, i conoscitori delle erbe montane e chi si interessa ai minerali trovano in questa valle interessanti spunti: itinerari costellati di laghetti alpini, boschi odorosi, un parco naturale incontaminato e la miniera di talco più grande d’Europa. La sua storia si intreccia inoltre con quella dei Valdesi della vicina Val Pellice: proprio in questa vallata infatti ha avuto luogo un celebre episodio della resistenza valdese; in quattrocento contro un intero esercito francese sono riusciti a mettersi in salvo nelle valli vicine attraversando le montagne della Val Germanasca.
Ecomuseo Scopriminiera
In alto: Ecomuseo Scopriminiera Nella pagina accanto: L’altopiano dei Tredici laghi (Foto di Stefano Grassi)
Una delle principali attrattive della Valle è l’Ecomuseo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca, nato con l’obiettivo di preservare la memoria del passato estrattivo della zona. Fra le attività proposte, la più interessante è il percorso guidato all’interno delle gallerie e dei cunicoli di un’antica miniera di talco – la più grande d’Europa – che consente di immergersi nella suggestiva atmosfera dei secoli passati: uno
straordinario viaggio nel tempo alla scoperta della vita del contadino-minatore. Accanto al cantiere di estrazione ancora attivo, dove lavorano una cinquantina di minatori, sono infatti visitabili le miniere Paola e Gianna, con escursioni di mezza giornata oppure di una giornate intera. Il percorso inizia a bordo del trenino dei minatori, per poi proseguire a piedi lungo i cantieri di estrazione. Caldo e freddo, buio e candore del talco, esplosioni di cariche, vibrazioni dei martelli pneumatici e rumori ovattati nelle viscere della terra si alternano in un susseguirsi di emozioni.
In bicicletta ai 13 laghi
Nei pressi di Prali, proseguendo verso la parte più interna della valle si arriva a Ghigo e poco oltre, a Malzat, località dalla quale si prende la seggiovia per iniziare la passeggiata all’Altopiano dei Tredici Laghi. L’Altopiano è molto interessante dal punto di vista naturalistico: i numerosi avvallamenti del terreno ospitano i laghetti dai quali la zona prende il nome. Proseguendo a piedi lungo la mulattiera si possono raggiungere facilmente i laghi maggiori: il Lago Lungo, il Lago Verde, il Lago Nero e il Lago dei Due Gemelli. Un modo originale di godere delle bellezze paesaggistiche dell’altipiano è percorrere le piste del BikePark, adatte a tutti i gusti e di vari livelli di difficoltà.
Il Parco Naturale di Conca Cialancia
Il Parco Naturale si trova nel territorio del Comune di Perrero ed è raggiungibile dalla Strada Provinciale della Val Germanasca attraverso una strada carrozzabile militare.
Il nome del parco deriva da cialancio che in dialetto locale significa slavina. Visitandolo appare subito evidente la ragione di questa denominazione: tutta la valle è infatti solcata da numerosissimi canaloni che scaricano materiale in ogni stagione, modificando costantemente l’assetto del territorio. Oltre alla fauna tipica della quota compresa tra i 1796 e i 2856 metri s.l.m – camosci, stambecchi, marmotte e lepri alpine – il parco riserva una sorpresa interessante: la salamandra alpina. Si tratta di una specie endemica delle Alpi Cozie che ha saputo adattarsi all’ambiente, partorendo – a differenza degli altri anfibi – piccoli già completamente formati.
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Per saperne di più Ecomuseo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca - Scopriminiera www.scopriminiera.it info.ecomuseo@scopriminiera.it Per gite in bicicletta ai Tredici laghi: Trekking Club Millenium www.grassisport.it - tel. 011 3114563 Nuova 13 Laghi info@nuova13laghi.com Parco Naturale di Conca Cialancia www.parks.it/parco.conca.cialancia
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INOGNIDOVE
VAL PELLICE
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a Val Pellice è la culla della Comunità Valdese italiana. Fra questi monti si è svolta la storia travagliata di questo popolo, in grado di resistere a una persecuzione durata più di seicento anni. Ecco quindi che la Valle diventa un’interessante meta per gli appassionati di storia ed arte: templi, rifugi, luoghi di culto, case, scuole e gli altri edifici della vita quotidiana valdese sono tutt’ora visitabili, anche con guide specializzate. Gli amanti della natura trovano invece un ambiente incontaminato e rilassante fra gli splendidi paesaggi montani, ricchi di corsi d’acqua e boschi centenari, dominati dalla sagoma del Monviso. La località più suggestiva, ideale per il campeggio e base per numerose ascensioni, è il Bacino del Pra – un tempo occupato dalla acque di un lago alpino – raggiungibile da Villanova. Presenti anche le strutture per il turismo sportivo – dal trekking alla pesca, dal kajak al canyoning - soprattutto a Torre Pellice, Bobbio Pellice e Luserna San Giovanni.
A lato: Campanile storico di Bobbio Pellice (Foto di Jessica Melli)
Nella pagina a fianco: Conca del Prà (Foto di Jessica Melli)
PiNEROLO E VALLI VALDESI
Il quartiere Valdese di Torre Pellice
Torre Pellice, il principale centro della Chiesa Valdese italiana, ospita uno dei luoghi simbolo dell’intera comunità: il Quartiere Valdese. Si tratta di un concentrato di edifici storici – visitabile anche con accompagnamento di guide specializzate – costruiti intorno a via Beckwith. La Casa Valdese costruita in occasione del duecentesimo anniversario del Glorioso rimpatrio, nel 1889, ha al piano terra l’aula sinodale dove ogni anno si riunisce in assemblea il Sinodo, massimo organo di governo della Chiesa. Poco distante si trovano il Tempio Nuovo a tre navate in stile romanico e facciata caratterizzata da due campanili laterali e la Casa pastorale costruita tra il 1859 e il 1861. Più avanti le ex Case dei professori, cottage di stile inglese, dotate di giardinetto, residenze degli insegnanti del collegio valdese, che esercitò un ruolo chiave dell’intera Valle Pellice. Di fronte si si trova la Casa Unionista che nell’Ottocento fu sede dell’Unione cristiana delle giovani, svolgendo un’opera fondamentale di formazione culturale, gra-
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zie all’organizzazione di conferenze e dibattiti. Continuando il percorso si incontra l’ex-orfanotrofio per i figli dei caduti della Prima Guerra Mondiale, progettato nel 1922 e ristrutturato nel 1989, in occasione del terzo centenario del Rimpatrio. Subito dopo si incontrano infine il Collegio Valdese eretto nel 1832 per preparare i giovani valdesi destinati a proseguire i loro studi superiori all’estero, oggi sede del liceo europeo ad indirizzo linguistico. Quale paese quindi, se non Torre Pellice, avrebbe potuto ospitare il più importante Museo Storico Valdese? Proprio qui nel 1989 è stata inaugurata l’esposizione permanente, all’interno dei locali dell’ex convitto valdese, nato come orfanotrofio per i figli dei caduti della Grande Guerra. Suddiviso in una parte storica e una etnografica, propone le ricostruzione di ambienti tipici della vita quotidiana – casa, scuola, lavoro – delle Valli Valdesi, a partire dalle origini attorno al 1170 fino ai giorni nostri. Nello stesso edificio hanno sede una biblioteca di rilevanza internazionale, archivi storici e fotografici legati al mondo valdese.
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INOGNIDOVE
Ecomuseo Feltrificio Crumière
A Villar Pellice si può visitare un interessante museo di archeologia industriale. Inaugurato nel 2006 all’interno degli stabilimenti produttivi ottocenteschi, oggi costituisce una significativa testimonianza della vocazione tessile della Valle Pellice. Il feltrificio nacque infatti nel 1895 da un’idea di Eugenio Crumière, tecnico feltraio francese, che avviò la produzione di feltri per cartiere con i macchinari tecnologicamente più avanzati disponibili all’epoca. Dopo il fallimento del 1986, l’attività ha ripreso come cooperativa e, accanto all’attuale sito museale, la produzione continua ancora ai giorni nostri. Macchinari enormi, alcuni dei quali ancora funzionanti ed utilizzati, accolgono il visitatore accompagnandolo in un percorso visivo ed esperienziale alla scoperta degli antichi rituali delle lavorazioni tradizionali. Chi desidera ulteriori approfondimenti può consultare il sito: www.ecomuseocrumiere.eu o scrivere alla segreteria del museo: coordinamento@ecomuseocrumiere.eu Per visite guidate la referente è Barbara Cristinca Zangelmi, cellulare 339 1336670 - bzangelmi@yahoo.it
Visite guidate valdesi con “il barba”
Per approfondire la conoscenza delle realtà culturali e religiose del mondo valdese, è possibile partecipare a visite guidate a templi, musei, scuole e luoghi della memoria, grazie a un’iniziativa de Il Barba, l’ufficio per la promozione degli itinerari valdesi. Nato nel 1999, l’ufficio ha lo scopo di dare una risposta sempre più articolata e di qualità alle esigenze dei visitatori che nel tempo si sono fatti più numerosi, offrendo coordinamento fra le strutture di accoglienza esistenti sul territorio e i punti di interesse turistico. Il nome scelto per l’ufficio – il barba, cioè lo zio – deriva dalla lingua provenzale ed indica i predicatori itineranti valdesi del XV° secolo. Essi visitavano di nascosto gruppi di fedeli e si incontravano periodicamente per discutere dei problemi relativi la diffusione del movimento in Europa, fermandosi nelle schoale per approfondire lo studio dei testi biblici. La loro attività era molto pericolosa e spesso si concludeva con tragici epiloghi.
Courtilet B&B di Enzo Bertinat
www.courtilet.it info@courtilet.it Tel. 338 3096964 - Tel. 0121 932517 Borgata Cortilet, 6 Bobbio Pellice (TO)
Torre Pellice
Torre Pellice, centro religioso delle Chiese Evangeliche Valdesi, definita da Edmondo De Amicis “la Ginevra italiana”, sorge alla confluenza del torrente Angrogna con il Pellice. Conta 4555 abitanti e 1000 anni di storia. Ricca di musei, archivi storici, biblioteche, gallerie d’arte moderna, è da sempre meta del turismo storico, religioso e culturale. Ottimo punto di partenza per le escursioni in montagna, grazie alla sua posizione strategica rispetto alle vette alpine e ai rifugi circostanti, non manca di impianti sportivi. Può infatti vantare una lunga tradizione di hockey su ghiaccio e un palazzetto dedicato a questo sport, utilizzato come sede di allenamento dell’area metropolitana alle Olimpiadi Invernali del 2006.
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In alto: Tipica aula delle prime scuole valdesi del secolo scorso Nella pagina a fianco: La facciata dellEcomuseo Feltrificio Crumière
Il B&B è ricavato da un casa nell’omonima antica borgata della Val Pellice. Posto ai confini di un’area di interesse naturalistico, nonché storico culturale, è immerso in un’atmosfera di assoluto relax. In posizione strategica per percorrere alcune tappe dell’itinerario Grande Traversata delle Alpi, offre due camere triple, anche adibite ad uso singolo o matrimoniale, servizi in comune fra gli ospiti, soggiorno, parcheggio privato. Ricca la colazione a base di prodotti locali, in deliziosa continuità con la tradizione dei vecchi sapori: ideale per affrontare le camminate in montagna.
La Grande Traversata delle Alpi e l’Anello dei Rifugi
Per saperne di più Fondazione Centro Culturale Valdese Ufficio Promozione Itinerari Valdesi “Il barba” Via Beckwith 3, Torre Pellice il.barba@fondazionevaldese.org Tel/fax +39 0121.95.02.03 Fondazione Centro Culturale Valdese Via Beckwith 3, Torre Pellice (TO) Tel. 0121 932179 fax 0121 932566 segreteria@fondazionevaldese.org www.fondazionevaldese.org
Gli appassionati di trekking trovano in Val Pellice molte proposte di itinerari immersi nella natura. Diverse sono infatti le tappe in questa zona della Grande Traversata delle Alpi, l’itinerario escursionistico che percorre tutto l’arco alpino occidentale in territorio piemontese, dal cuore delle Alpi al mare: 1000 km di tracciati con 60.000 m di dislivello distribuito su tutto il percorso. Altrettanto interessante è l’Anello dei Rifugi che invece si snoda tutto in valle, con arrivo e partenza da Bobbio Pellice. Il primo breve tratto conduce da Villanova (1223 m) al rifugio Jervis (1732 m), nella Conca del Prà. Con la seconda tappa si attraversa la lunga, vasta Conca del Prà e si sale al rifugio Granero (2377 m), situato nei pressi del Lago Lungo. Quindi, sfiorando altri due laghetti, si scavalca il Col Manzol (2663 m, massima quota dell’anello) e si scende nella Valle dei Carbonieri fino al rifugio Barbara Lowrie (1753 m). Con la tappa successiva, dalle Grange del Pis (1753 m) si segue la stradina militare che risale al panoramico
Cascina Marie B&B di Maria Baffert
www.bbcascinamarie.it mariabaffert@yahoo.it Tel. 349 1815715 - 0121 598684 Str. Avaro, 4 Fraz. Cappella Merli Bricherasio (TO)
Colle Barant (o del Baracun, 2373 m). Infine, passando per il giardino botanico Peyronel, si scende al Prà e seguendo a ritroso il primo tratto si torna a Villanova. Volendo si può iniziare e finire l’anello al rifugio Barbara Lowrie, servito da strada. Il giro può essere arricchito da alcune ascensioni, tra cui: il Colle della Croce e il Colle dell’Urina dal rifugio Jervis, il Monte Granero dal rifugio Granero, il Monte Manzol dal rifugio Barbara Lowrie.
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In alto: Vista del Monviso dalla punta Meidassa (Foto fornite da B&B Courtilet)
All’imbocco della Val Pellice, immersa nel verde della campagna, vi è una cascina di inizio ‘700 deliziosamente ristrutturata per un piacevole soggiorno familiare. B&B 2 stelle con sei posti letto: la camera Rosa con un letto matrimoniale e un singolo, la camera Gialla con un letto a castello ed uno singolo. La colazione viene servita nella sala dedicata con affaccio sul verde giardino. Comoda a diversi percorsi ciclabili. Nella stessa struttura ha sede il Centro Pedagogico di Danza e Cultura Popolare, nato su iniziativa di Maria Baffert, pedagogista ed insegnante di danza popolare tradizionale. Il Centro riserva particolare attenzione alla cultura del territorio locale, con una contemporanea impostazione interculturale attraverso percorsi formativi rivolti a tutte le età: corsi, stages, seminari e convegni, formazione per insegnanti, attività per famiglie, laboratori e attività estive per bambini, rassegne musicali, concerti da ballo Folk.
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INOGNIDOVE
PINEROLO
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etta la “Nizza del Piemonte” per il suo clima gradevole, grazie alla protezione che le colline poste a nord offrono dai freddi alpini, Pinerolo è una città ricca di storia, a lungo contesa fra Francia e Italia per la sua posizione strategica. Oggi è conosciuta come la Citta della Cavalleria per essere stata sede per molti decenni, a partire dal 1849, della Scuola di Cavalleria del Regno Sabaudo. Alla tradizione equestre, si è affiancata in tempi recenti anche quella dolciaria: si dice infatti che la Torta Zurigo, simbolo della città, sia stata inventata proprio all’ombra dei famosi maneggi militari pinerolesi. In posizione strategica per i turisti diretti in Val Chisone e Val Germanasca, è stata nel periodo medievale la capitale dei possedimenti dei Principi d’Acaja; proprio a quell’epoca risale l’attuale elegante assetto urbanistico del centro storico. Fra i portici e le stradine lastricate si possono fare piacevoli passeggiate, ammirando le facciate dei palazzi storici e delle numerose chiese e fermandosi a cercare ristoro nell caldo estivo nei tanti dehors sotto i portici.
Un po’ di storia
La storia di Pinerolo e del pinerolese ha inizio con la famosa donazione della contessa Adelaide nel 1064. Figlia di Manfredi ed erede di un vasto dominio facente parte della Marca Italiana, Adelaide aveva sposato in terze nozze Oddone, figlio di Umberto Biancamano, capostipite della dinastia sabauda, portando in dote il Marchesato di Susa, che fu quindi il primo possedimento in Italia della Casa Savoia. Nel 1246 Pinerolo divenne la capitale del primo stato piemontese. Seguirono anni duri in cui la città fece da sfondo a innumerevoli scontri fra le truppe sabaude e quelle francesi. Assediata nel 1630 dalle truppe guidate dal Cardinale Richelieu, fu flagellata dalla peste per un intero anno fino a diventare fortezza di confine del Regno di Francia. La Cittadella divenne anche carcere di stato francese e nella seconda metà del Seicento ospitò la misteriosa Maschera di Ferro. Voltaire fu il primo a diffondere la leggenda del prigioniero senza identità che finì i suoi giorni nel carcere parigino della Bastiglia il 19 novembre 1703. Da un decennio la vicenda viene rievocata con una manifestazione a fine ottobre: gruppi
storici, musica, spettacoli di strada e mercatini ricreano per le vie della città l’atmosfera seicentesca all’interno della quale si muovono i moschettieri capitanati da D’Artagnan. Fino all’800 si alternarono a Pinerolo la dominazione francese e il controllo sabaudo. Saranno i Savoia alla fine ad avere la meglio, portando la città nella sua epoca d’oro: fra i portici e le grandi piazze i caffè scintillavano le uniformi degli ufficiali della Scuola di Equitazione e gli abiti della buona società, si svolgevano grandiosi spettacoli teatrali ed eventi carnevaleschi. Nel 1922 nacque il Galup, la variante piemontese del famoso panettone di Milano. Durante la seconda Guerra Mondiale, i monti delle vallate pinerolesi furono scenario di numerose battaglie tra i partigiani locali e divisioni tedesche e reparti delle SS italiane. La storia più recente vede Pinerolo parte della grandi crisi dell’industria metalmeccanica, fenomeno che ha portato a uno spostamento dell’assetto economico cittadino verso il settore terziario. La città mantiene oggi il ruolo di centro di riferimento amministrativo ed economico per tutto il circondario e le vallate. Oggi, grazie anche gli eventi di portata internazionale come le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, la città è impegnata nella riscoperta e valorizzazione del proprio patrimonio storico, culturale e naturalistico.
Casa Carla
B&B di Carla Caterina Tibald www.bbcasacarla.it bbcasacarla@libero.it Tel. 347 3651593 - 0121 322195 Via Costagrande, 51 - Pinerolo (TO)
Il Museo della Cavalleria
Il Museo Storico dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo è ospitato nell’antica Caserma Principe Amedeo – ora Generale Fenulli – eretta nel 1845. L’anno di svolta nella storia della cavalleria pinerolese fu il 1849, quando l’allora Ministro della Guerra Alfonso La Marmora decise di trasferirvi la Regia
Il B&B è realizzato all’interno di un’antica villa della prima metà del secolo scorso in stile piemontese che sorge sulle colline pinerolesi, a circa 400 metri di altitudine. È il luogo ideale per assaporare la squisita ospitalità familiare di una casa elegante ed accogliente. Disposta su due piani fuori terra e piano seminterrato, è realizzata con materiali tradizionali locali, legno e pietra, con copertura tipica in lastre di pietra di Luserna, dette lose. L’ampio giardino ospita varie specie di piante, dalla palma al cedro del Libano. A sud-ovest, interessante è il panorama sulla val Lemina e sulle Alpi Cozie, nel quale spicca la vetta innevata del Monviso. La casa è posta a ridosso della zona verde collinare del Pinerolese, dove si possono fare passeggiate tra i boschi di castagno o allenarsi sulle palestre di roccia. In pochi minuti dalla casa si raggiunge il santuario di San Maurizio, il cui piazzale, un tempo, era la piazza principale del Borgo, regno dei principi d’Acaia. Il B&B offre agli ospiti un alloggio indipendente al primo piano della casa principale, composto di soggiorno, una camera matrimoniale, una singola e servizi igienici condivisi al piano.
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INOGNIDOVE
Il centro storico
Scuola Militare di Equitazione, creata da Carlo Felice nel 1823 alla Venaria Reale. Dal 1900 al 1938 ben trentacinque nazioni, dalla Svezia alla Russia, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dalla Norvegia al Cile, inviarono i loro migliori ufficiali a Pinerolo perché potessero apprendere il nuovo metodo di montare a cavallo ideato dal Capitano Federigo Caprilli, basato sulla felice intuizione, in contrasto con la millenaria tradizione equestre, che non fosse il cavallo a doversi adattare al cavaliere, ma il contrario. In un secolo di attività, la caserma - divenuta Scuola di Cavalleria – si è affermata come uno dei simboli della città di Pinerolo, nonostante il suo scioglimento in piena guerra mondiale, nel 1943.
Il Centro Storico di Pinerolo presenta nella conformazione delle strade, degli edifici e dei suoi monumenti un carattere eterogeneo che testimonia l’accavallarsi di opere realizzate in periodi storici differenti. Piacevole è perdersi fra le vie pavimentate, osservando le chiese e i palazzi, concedendosi una pausa gustosa in uno dei tanti locali affacciati sui portici che percorrono tutto il cuore del centro. Diversi i monumenti di interesse storico. Il Duomo di San Donato, nato sulla carta nel 1024, è stato realizzato nel Quattrocento in forme gotiche, a cui si sono aggiunte le contaminazioni barocche verso fine Settecento. La nuova facciata - ricostruita nel 1886 a seguito dei crolli dovuti al terremoto del 1808 – è quella visibile tutt’oggi, con i suoi rosoni e pinnacoli in cotto in contrasto con la facciata gialla. Una particolarità: il campanile, risalente al 1425, è ancor oggi un’incompiuta. Il Palazzo del Senato, risalente alla metà del XV secolo, domina il primo tratto di Via Principi d’Acaja. Le due facciate meglio conservate presentano diversi ordini di finestre bifore, ornate di cotti originali dell’epoca. L’edificio è stato con Vittorio Amedeo II, nel 1713, la sede del Senato del Pinerolese, con giurisdizione su tutto il Piemonte. Il Castello dei Principi d’Acaja è sorto come abitazione dei Principi dell’omonima casata, costituendo con ogni probabilità una appendice dell’antica fortezza posta sul colle poco distante di cui oggi purtroppo non rimane nulla. Il Palazzo non è attualmente visitabile all’interno. La Chiesa di San Maurizio, dall’aguzzo campanile gotico trecentesco e l’alta cuspide ottagonale, negli anni è diventato il simbolo della città poiché visibile anche da buona parte della pianura pinerolese. Curioso il fatto che l’orologio abbia un’unica lancetta per indicare le ore. La chiesa risale nelle sue parti originali al 1222, ma risulta ampliata e rimaneggiata a più riprese fino al 1889. Nella navata destra riposano i resti dei Principi d’Acaja, qui traslati nel 1898 quando vennero reperiti tra i ruderi della distrutta chiesa di San Fran-
Casa del Grande Vecchio B&B di Pietro Luigi Basano
www.casadelgrandevecchio.it info@casadelgrandevecchio.it Tel. 333 4880946 - 011 9908031 - 011 9908237 Via Roma, 83 - Airasca (TO)
cesco. Alle spalle della Chiesa sorge il Santuario della Madonna delle Grazie, affacciato su un ampio terrazzo dal quale si gode uno splendido panorama che spazia dalla vicina collina di Pinerolo fino alla collina torinese: nelle giornate terse si riconosce la sagoma di Superga. La Casa del Vicario, era invece l’antica residenza del Vicario Abbaziale di Santa Maria. Una curiosità: alla base dell’edificio si nota l’angolo smussato che reca la pietra della berlina – pejra dla rajson in dialetto – alla quale secondo la tradizione, sembra venissero incatenati i debitori per farli rinsavire La Cavallerizza Caprilli, insieme al Museo Storico dell’Arma di Cavalleria, è uno dei simboli di Pinerolo come città della Cavalleria. Si tratta di un maneggio coperto costruito tra gli anni 1909 e 1910, frequentato per decenni da allievi ufficiali di cavalleria provenienti da tutto il mondo. All’epoca era il maneggio coperto più grande d’Europa ed ancor oggi rientra tra gli edifici equestri più belli e sicuramente la più antica struttura del suo genere.
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In alto: Pinerolo, il Duomo di San Donato Nella pagina accanto: Pinerolo, la Casa del Vicario
Il B&B Casa Del Grande Vecchio è situato nel centro di Airasca all’interno di un vecchio cascinale ristrutturato. Facile da raggiungere, ad un chilometro dall’uscita dell’autostrada e ad appena 20 km da Torino, è ideale anche per soggiorni di lavoro. In un ambiente caldo e familiare gli ospiti trovano relax, ospitalità e – presso la bottega Enogastronomica – prodotti tipici sani e gustosi, a cui si accompagna una selezione di più di 350 etichette di vino, senza tralasciare la vasta scelta di liquori, grappe, whiskey e champagne. I proprietari aprono la propria casa a tutti coloro che desiderano fare un’esperienza di vita e vacanza, semplice ed autentica. A disposizione degli ospiti tre camere disposte su due piani. Una arredata in stile provenzale, le altre dai toni più decisi del legno propongono lo stile delle vecchie case di campagna. Ogni camera è dotata di bagno privato con doccia e di un salottino. Riscaldamento autonomo.
Villa Pietro
La Siepe
www.bbvillapietro.it info@bbvillapietro.it Tel. 349.4505945 - Tel. 011.9801606 Via S. Francesco, 8 - Vigone (TO)
lasiepe.info@libero.it Tel. 340.1462729 - 0121.541552 Via Rovina, 10 - 10060 Osasco (TO)
I proprietari – Alda & Rudy – sono lieti di ricevere nella propria casa turisti e viaggiatori a cui offrono una discreta, ma attenta ospitalità in un ambiente familiare. Amano intrattenersi con gli ospiti e suggerire indicazioni utili a chi è curioso di scoprire gli angoli e gli aspetti più autentici di Vigone e del Piemonte. Realizzato in una casa degli anni ‘60, il B&B dispone di due camere: la Camera Gialla, ampia matrimoniale di mq.30 dove predominano i caldi toni del sole, disponibile anche come tripla, e la Camera Arancione, spaziosa matrimoniale di mq.25 dove prevale un arancio intenso e luminoso. L’attenzione all’ambiente dei proprietari è testimoniata dall’impiego di pannelli solari e fotovoltaici per la produzione di acqua calda ed energia elettrica.
Al di là della siepe che cinge il viale di ingresso, si nasconde il cuore di una cascina piemontese del 1800, restaurata con cura. Posto a 8 km da Pinerolo, nell’area agricola di Osasco che digrada verso Garzigliana, il B&B si trova in una zona ideale per passeggiate ed escursioni in bicicletta. A pochi minuti si trovano inoltre il Campo Volo di Garzigliana e un maneggio coperto. Fra i servizi offerti: ampio dehor con accesso libero alle camere, sala colazione (con buffet di prodotti tipici), saletta TV / lettura / giochi da tavolo con camino. Giardino con piscina estiva, campo da pallavolo, giochi vari. Parcheggio interno con accesso automatizzato. Struttura riconosciuta dall’AIC Piemonte per la somministrazione di alimenti a persone celiache.
B&B di Alda Ambrosio
B&B di Tiziana Bosio
un angolo di Piemonte da scoprire
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OSTERIA TIRABUSUN La nostra osteria è a conduzione familiare. La cucina è semplice e genuina. Tutte le produzioni di pasta, pane e dolci sono esclusivamente fatte in casa e privilegiamo le materie prime a km zero e prodotti slow food come la carne del consorzio “La Granda” (la carne che si trova da eataly) che da noi è sempre disponibile con le battute a coltello, le tagliate e le costate. Il locale è climatizzato.
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