INCONTRI DI VIAGGIO
SELINUNTE
Con gli occhi di Metrodora
Through the eyes of Metrodora
SEBASTIANO TUSA
Uomo del Mediterraneo
The man of the Mediterranean
TRAPANI
L’epopea del Liberty
The story of Art Nouveau
SAN VITO LO CAPO
Ricordi e zuppa di pesce
Fish soup and memories
MARSALA
Il museo delle navi
The museum of ships
CASTELVETRANO
La Sistina Siciliana
The Sicilian Sistine Chapel
AMP EGADI
Una riserva di ossigeno
A reserve of oxygen
BUSETO PALIZZOLO
Itinerari tra i bagli
The fort-castles of Buseto
CUSTONACI
Il gusto della genuinità
The taste of authenticity
“Piacere Sicilia”PeriodicoAnno IX / N. 9euro 1,80
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EGADI - EOLIE - PELAGIE - PANTELLERIA - USTICA
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PIRANO - PARENZO - ROVIGNO - POLA
di Fabio Pace
Questo numero è idealmente dedicato alla memoria di Sebastiano Tusa. Un grande archeologo, un grande siciliano, un grande uomo. Sebastiano Tusa è morto il 10 marzo 2019 in un incidente aereo. Potremmo scrivere pagine intere sulla sua poliedrica personalità. Se a partire da questa estate i siti archeologici, i musei, i parchi della nostra terra sono più facilmente fruibili, se godono di maggiore autonomia funzionale, se insomma sono più moderni, lo dobbiamo alla sua opera di Assessore regionale ai beni culturali, funzione alla quale si prestò con spirito di servizio. Mancherà ai suoi affetti, ma anche a chi lo conobbe, come molti di noi giornalisti, soltanto per lavoro. Un articolo di questo numero è interamente dedicato a Sebastiano Tusa. Ci piace ricordarlo come un uomo che appartenne sentimentalmente e storicamente al Mediterraneo, prima ancora che alla Sicilia. In questo numero ci occupiamo anche del parco archeologico di Selinunte, il più ampio d’Europa con i suoi 270 ettari, templi dorici e arcaici, l’agorà, l’acropoli, il quartiere artigianale. Un gioiello architettonico ancora poco noto è la Chiesa di San Domenico di Castelvetrano, la cui ricchezza decorativa stupefacente merita una visita, come racconta Stefania Martinez. Un’escursione a San Vito Lo Capo ci conduce tra le antiche tradizioni del borgo marinaro, quando la pesca era l’economia e il turismo era di là da venire. Poi ci sono le nostre incursioni nel campo gastronomico, per raccontare la nostra cultura culinaria, frutto di un crogiolo di culture che si sono incrociate nel Mar Mediterraneo. Dietro ogni piatto si legge una stratificazione culturale, dagli arabi agli spagnoli, dai normanni ai francesi. Antonella Poma ci conduce per mano nelle cucine delle nostre nonne e dei nostri chef. Sempre in materia gastronomica Francesca Adragna ci fa gustare due dolci della antica arte pasticciera trapanese: la pesca e la patata. La capitale del Liberty siciliano è senza dubbio Palermo ma, e ve lo dimostriamo con un articolo di Roberto Manuguerra, anche a Trapani vi fu una epopea liberty della quale sono ancora evidenti le architetture. La scala trapanese, la descrive Paola Corso e ne spiega le origini, è invece una tipologia costruttiva assolutamente originale che si è sviluppata solo in questo lembo della Sicilia. C’è tanto da vedere e da scoprire nel nostro territorio. Piacere Sicilia vi invita a viverlo con lo spirito del viaggiatore, aperto alle esperienze e alle emozioni che questa terra sa restituire a chi la guarda con attenzione e con un pizzico di comprensione per i grandi limiti, in termini di servizi, che ancora esprime verso i visitatori. Se saprete e vorrete guardare oltre scoprirete che la Sicilia è un continente, talvolta perfino ignoto anche a noi che lo abitiamo e lo viviamo. Buone vacanze a tutti i nostri lettori.
This issue is dedicated to the memory of Sebastiano Tusa. A great archaeologist, a great Sicilian, a great man. Sebastiano Tusa died on 10 March 2019 in a plane crash. We could write whole pages about his multifaceted personality. If from this summer the archaeological sites, the museums, the parks of our land are more easily accessible, if they enjoy greater practical autonomy, if in short they are more modern, we owe it to his work as Regional Councillor for Cultural Heritage, a role that he took on with a spirit of service. He will be missed by his loved ones, but also by those who knew him, like many of us journalists, only through work. An article in this issue is entirely dedicated to him and we like to remember him as a man who belonged sentimentally and historically to the Mediterranean first and foremost, even before Sicily. In this issue we also deal with the archaeological park of Selinunte, the largest archaeological park in Europe with its 270 hectares, Doric and ancient temples, the agora, the acropolis and the craft district. An architectural jewel that is still little known is the church of San Domenico in Castelvetrano, whose amazing decorative richness is worth a visit, says Stefania Martinez. An excursion to San Vito Lo Capo takes us through the ancient traditions of the fishing village, when fishing was the economy and tourism was still a long way off. Then there are our forays into gastronomy, narrating our culinary culture which is the result of a melting pot of cultures that have intersected the Mediterranean Sea. Behind each dish you can see a cultural stratification, from the Arabs to the Spanish, from the Normans to the French. Antonella Poma leads us by the hand into the kitchens of our grandmothers and our chefs. Along similar lines, Francesca Adragna offers us two cakes from the ancient art of Trapanese confectionery: the ‘peach’ and the ‘potato’. The capital of Sicilian Art Nouveau is undoubtedly Palermo but, as we show you through an article by Roberto Manuguerra, even in Trapani there was an epic Art Nouveau movement, the architecture of which is still evident. The Trapanese staircase, which Paola Corso describes and explains its origins, is instead an absolutely original type of construction that has developed only in this part of Sicily. There is so much to see and discover in our land. Piacere Sicilia invites you to experience it with the spirit of the traveller, open to the experiences and emotions that this land knows how to give to those who look at it with attention and with a bit of understanding for the great limits in terms of services that it still has for the visitor. If you know how to and want to look further you will discover that Sicily is a continent, sometimes even unknown to us who live it and inhabit it. Happy holidays to all our readers.
FOTO DI COPERTINA
PIERO LAZZARI
Periodico
ANNO IX - N° 9
LUGLIO 2019
DIRETTORE RESPONSABILE
Fabio Pace
REDAZIONE
Stefania Martinez
Francesca Adragna
Flavia Fodale
Audrey Vitale
Paola Corso
Martina Palermo
Jana Cardinale
Giusy Lombardo
Roberto Manuguerra
Vincenzo Scontrino
Mario Torrente
Antonella Poma
Memmo Gambina
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Carla Mineo
TRADUZIONI
Vanessa Di Stefano
STAMPA
Arti Grafiche Campo - Alcamo (TP)
FOTOGRAFIE
Piero Lazzari
Archivio “Piacere Sicilia”
PUBBLICITÁ
Maria Rosa Castiglione Cell. 380.5049059 mariarosa@piaceresicilia.it info@piaceresicilia.it
RINGRAZIAMENTI
Mimmo Guzzo
Proprietà di: In Progress di Carla Mineo & C. s.a.s Via Caserta, 5 Casa Santa - Erice (TP) info@piaceresicilia.it Tel. 0923.593745
Tribunale di Trapani Reg. n. 344
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PIACERE SICILIA | EDITORIALE | EDITORIAL INCONTRI DI VIAGGIO
CÙSCUSU. L’ORTODOSSIA DICE PESCE, MA… TRACCE DI BELLA EPOQUE
ENTE LUGLIO MUSICALE
PESCHE E PATATE
LA SCALA ALLA TRAPANESE
I DOLCI SILENZI DI MONTAGNA GRANDE
LE PIETANZE “LARDIATE”
TRAPANI 48 66
COUSCOUS: TRADITIONALLY ITS FISH, BUT… TRACES OF LA BELLE ÉPOQUE
ENTE LUGLIO MUSICALE
PEACHES AND POTATOES THE TRAPANESE STAIRCASE THE SWEET SILENCES OF MONTAGNA GRANDE
REPORTAGE
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SLOW FOOD
LA GASTRONOMIA DELLA BIODIVERSITÀ THE GASTRONOMY OF BIODIVERSITY 66
MARSALA
UN TESORO DA CONSERVARE A TREASURE TO KEEP 126
46 64
SELINUNTE
CASTELVETRANO
LA “SISTINA” DI SICILIA THE “SISTINE CHAPEL OF SICILY” 60
SANTA NINFA
IL CARSO IN SICILIA THE SICILIAN KARST 64
ISOLE EGADI
BIODIVERSITÀ LA RICCHEZZA DELLE EGADI
LA NATURA DA VIVERE, AMARE E PRESERVARE...
LE EGADI COME UN ORTO BOTANICO
LA PIANTA CHE FA RESPIRARE IL MARE
LA SOVRANA DELLE ACQUE
BIODIVERSITY: THE RICHNESS OF THE AEGADIAN ISLANDS LIVE, LOVE AND PROTECT NATURE... THE AEGADIAN ISLANDS AS A BOTANICAL GARDEN THE PLANT THAT ALLOWS THE SEA TO BREATHE THE SOVEREIGNITY OF THE WATERS
MAZARA DEL VALLO FLASH
MAZARA DEL VALLO FLASH 69
128 97 123
RESILIENCE
PIACERE SICILIA | SOMMARIO INCONTRI DI VIAGGIO 6 16
72 81 60
70 72 80 84 86
6 16 22 26 30 38 42
THE “LARDIATE” DISHES OF TRAPANI
GLI ULTIMI GIORNI DI SELINUS THE LAST DAYS OF SELINUS
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SICILIAN
RESILIENZA SICULA LIBRI IN VALIGIA RICETTA SUITECASE BOOKS RECIPE
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RUBRICHE
SELINUNTE, LIBRO DI PIETRA SELINUNTE, THE BOOK OF STONE 46
5 PIACERE SICILIA | CONTENTS TRAVEL ENCOUNTERS ERICE SAN VITO LO CAPO TRAPANI MARSALA ISOLE EGADI PANTELLERIA CASTELLAMMARE DEL GOLFO CUSTONACI CASTELLUZZO BUSETO PALIZZOLO TRA PASSITI E MOSCATI BETWEEN THE PASSITO AND MUSCAT 132
132 134 100 124 CUSTONACI TRA MARE E GASTRONOMIA NEL NOME DI MARIA CUSTONACI: BETWEEN SEA AND GASTRONOMY IN THE NAME OF MARY 102 104 CUSTONACI IL MARE ANCHE D’INVERNO MEMORIE DAL PASSATO LA PREGHIERA DEL MONACO THE SEA EVEN IN WINTER MEMORIES OF THE PAST THE PRAYER OF THE MONK 88 92 98 SAN VITO LO CAPO - CASTELLUZZO 102 106 IDENTITÁ SECOLARE I BAGLI TESTIMONI DI PIETRA LIBERTÁ VERTICALE ANCIENT IDENTITY “BAGLI”: THE WITNESSES OF STONE VERTICAL FREEDOM 106 108 114 BUSETO PALIZZOLO NEL RISPETTO DELLA LENTEZZA RESPECTING SLOWNESS 134 ERICE FAVIGNANA LEVANZO MARETTIMO CASTELVETRANO SELINUNTE SANTA NINFA MAMMA HO FAME IL SAPORE DEL MARE MUMMY, I’M HUNGRY! THE TASTE OF THE SEA 34 120 GASTRONOMIA SEBASTIANO TUSA L’UOMO DEL MEDITERRANEO SEBASTIANO TUSA THE MAN OF THE MEDITERRANEAN 124 IL PERSONAGGIO
PANTELLERIA
CÙSCUSU
L’ortodossia dice pesce, ma…
Dalle frequentazioni dei nostri pescatori nei porti e con i popoli del Maghreb, deriva la diffusione del cous cous nel trapanese, dove verrà chiamato “cùscusu”. La preparazione, seppur con ingredienti diversi, richiede le medesime operazioni: incocciare, cuocere a vapore, abbivirare (irrorare) la semola con una “ghiotta” bollente e lasciare riposare il tutto ben coperto per almeno un’ora. Nel trapanese può essere un piatto di mare o di terra. Carne o pesce possono incontrarsi con vari ortaggi in un potpourri di profumi, colori e sapori; nei paesi dell’hinterland, infatti, gli abitanti rielaborarono la ricetta in funzione delle disponi-
The diffusion of couscous in Trapani, where it came to be called “cùscusu”, originated from the time our fishermen milled in the ports of Maghreb and mixed with its people. Its preparation, even if with different ingredients, requires the same procedure: rub the semolina with water, steam it,“abbivirare” (douse) it with boiling “ghiotta” (a kind of fish sauce) and let it rest well covered for at least an hour. In the Trapani area it can be a sea or land-based dish. Meat or fish can be mixed with various vegetables in a potpourri of scents, colours and flavours. In remote villages and towns, the inhabitants reworked the recipe depending on the availability
PIACERE SICILIA | TRAPANI INCONTRI DI VIAGGIO 6
di Antonella Poma
ph: Piero Lazzari
bilità agroalimentari. Così se a Trapani, città marinara per eccellenza, si preparava rigorosamente con il pesce, nelle campagne si sfruttavano carni da allevamento casalingo e verdure, mentre in alcuni paesi e isole a vocazione sia marinara che contadina, il cous cous di pesce si accompagnava agli ortaggi che offriva la terra. I pescatori trapanesi lo preparavano rigorosamente con la minuzzagghia, il pesce piccolo rimasto invenduto: scorfani, gallinelle, boghe, perchie, pagelli. Un tempo i pesci piccoli, ma fondamentali, venivano mixati con cura per il sapore che conferivano alla preparazione. Erano talmente importanti che a Trapani, non a caso, riferendosi a una persona che non ha le qualità adatte a fare qualcosa si dice “un sì pisci di fari cuscusu” (non sei pesce adatto per fare il cous cous). Oggi nella ghiotta finiscono anche pesci più pregiati come il San Pietro o la cernia e non di rado, facendo infuriare gli chef più tradizionalisti che
of food. So if in Trapani, the maritime city par excellence, it was strictly prepared with fish, in the countryside around it home-grown meat and vegetables were used, while in some villages and islands that could offer both fish and farming, fish couscous was served with the vegetables available from the land. Trapani fishermen prepared it exclusively with “minuzzagghia”, which were the small fish that were left unsold such as scorpion fish, gurnard, bogues, comber, and common pandora. In the past these small but vitally important fish were chosen with care for the taste they gave to the preparation.They were so important that even now in Trapani, those who do not have the right qualities to do something are typically accused of being “un sì pisci di fari cuscusu” (you are not a suitable fish for the couscous). Nowadays, even the most prized fish such as John Dory or grouper end up in the “ghiotta” as well as often scampi, squid, shrimp
COUSCOUS
Traditionally its fish, but...
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raccomandano di non scambiare il cùscusu per una paella, anche scampi, calamari, gamberi o addirittura cozze.
Nelle zone dell’agro ericino veniva preparato con un brodetto di fave o piselli, ma soprattutto cu a carne di porco e u broccolo (a Trapani per broccolo si intende il cavolfiore, mentre i broccoli vengono chiamati sparaceddi); il maiale veniva macellato nel periodo di carnevale e pezzi di carne e cotenne finivano nel brodo per il cùscusu. Nelle zone del marsalese si faceva con le lumache, le verdure o il maiale o con u pilu di casa (il tacchino). Altra variante storica prevedeva a cufuruna (la tartaruga), quando la sua pesca non era vietata finiva a pezzi nel cuscusu.
A Castelvetrano si condisce con il sugo di castrato, quello di Mazara del Vallo è a base di pesce, accompagnato con zucchine, patate, carote, gira (bietola selvatica) lessate a parte. Anche a Pantelleria è di pesce, ma dato che i panteschi sono soprattutto agricoltori, si accompagnava con peperoni, zucchine e melanzane fritte.
Nelle isole Egadi nella ghiotta finivano anche le aragoste e con gli avanzi del cùscusu incocciato male si preparavano le frascatole, palline di cous cous che alla stregua della pasta corta finivano in minestroni vari, oggi invece si “calano” nel brodo di pesce. Curiosa variante fuori porta: il cuscusu dolce delle suore del Monastero di Santo Spirito di Agrigento preparato con frutta secca, cannella, frutta candita e pezzi di cioccolato.
and even mussels, infuriating the most traditional chefs who recommend not confusing the “cùscusu” with paella. In the areas of the countryside around Erice it was prepared with a broth of broad beans or peas, but above all “cu a carne di porco e u broccolo” (pork meat and broccoli, where in Trapani broccoli means cauliflower, while broccoli are called “sparaceddi”). The pig was slaughtered during carnival and pieces of meat and rind ended up in the broth for the “cùscusu” In the areas of Marsala it was made with snails, vegetables or pork, or with “u pilu di casa” (turkey). Another historical variant was the “cufuruna” (turtle), and when it was not prohibited to fish them, they ended up in pieces in the couscous. In Castelvetrano it is served with mutton sauce, while in Mazara del Vallo it is based on fish, accompanied by courgettes, potatoes, carrots, and “gira” (wild chard) which are boiled separately. It is also fish-based in Pantelleria, but since the people of Pantelleria are mainly farmers, it is served with fried peppers, courgettes and aubergines. In the Aegadian Islands, lobsters also end up in the “ghiotta” and with the leftovers of the badly worked “cùscusu” they make “frascatole”, which are balls of couscous that, like short pasta, used to end up in various soups but today instead are “lowered” into the fish broth. A curious variant outside of the norm: the sweet couscous made by the nuns of the Santo Spirito convent in Agrigento, prepared with dried fruit, cinnamon, candied fruit and pieces of chocolate.
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ph: Piero Lazzari
All’ittiturismo La Tramontana vi sentirete a casa di una famiglia di pescatori. Il locale si affaccia a Nord, sul mare di tramontana, lì dove la falce va a chiudersi, poco fuori le mura di Trapani che guardano alla montagna di Erice. L’Ittiturismo, della omonima Cooperativa di pesca La Tramontana, dal 2007 porta in tavola, ogni giorno, il pescato del proprio peschereccio denominato «Nuovo Salvatore» e tante altre specialità culinarie trapanesi. L’imbarcazione ormeggia a 400 metri dal ristorante, il tempo di attraversare un paio di strade che il pesce dalla barca diventa il protagonista in cucina: il cuscusu, le sardine allinguate, la caponata di pesce, i totani affogati, la pasta in brodo di pesce, i scurmi allardiati. La Tramontana è anche l’unico ristorante in città che è tornato a riproporre il ritunnu salatu. Ritunnu è termine dialettale per indicare la menola (nome scientifico Spicara smaris), pesce molto comune del mare di Trapani. Appena pescato “u ritunnu” viene messo sotto sale marino di Trapani e poi essiccato. La Tramontana propone tra le sue specialità gli spaghetti “cu ritunnu rattatu”, cioè grattugiato. La base del piatto è quella classica delle paste ai sapori di mare: in un soffritto di aglio e olio extravergine di oliva, poi i pomodorini, e una sfumata con del vino bianco; sale, pepe, prezzemolo, una ripassata degli spaghetti in padella e,infine, la spolverata di ritunnu salatu. La Tramontana ha fatto in modo che chiunque può portarsi un pezzettino dei sapori di Trapani. In piccoli vasetti è possibile avere questo particolare prodotto ittico in 3 differenti versioni. Ritunnu Rattatu (solo Menola e Sale); Ritùnnu Salàtu sùtt’ògghiu (Filetti di Menola salata sott’olio); Patè di Ritunnu (Patè di Menola Salata in Olio Extra Vergine di Oliva).
At the ichthyic La Tramontana you will feel as if you are at the home of a family of fishermen. The restaurant faces north overlooking the sea of Tramontana, where the scythe that is the tip of Trapani closes, just outside the walls of the city that look towards the mountain of Erice. Since 2007 the homonymous fishing tourism cooperative, La Tramontana, has brought the catch from its own fishing boat called “Nuovo Salvatore” to the table every day, as well as many other culinary specialties from Trapani. The boat moors 400 meters from the restaurant, and in the time it takes to cross a couple of streets, the fish from the boat becomes the protagonist in the kitchen: couscous, fried sardines, caponata of fish, poached squid, pasta in fish broth, marinated mackerel. La Tramontana is also the only restaurant in town that is re-proposing the “ritunnu salatu”. “Ritunnu” is Sicilian dialect for picarel (scientific name: Spicara smaris), a very common fish from the seas of Trapani, while “salatu” means salted. In fact, as soon as it is caught, “u ritunnu” is covered in the sea salt made in Trapani and then dried. La Tramontana offers among its specialties the spaghetti “cu ritunnu rattatu”, that is grated picarel. The base of the dish is the classic pasta with seafood flavours: fry some garlic in extra-virgin olive oil, add baby tomatoes, a nuance of white wine, salt, pepper and parsley, then add the drained pasta to the pan towards the end, and, finally, add the sprinkling of “ritunnu salatu”. La Tramontana has made it possible for everyone to take some of the flavours of Trapani away with them. You can buy this particular fish product in three different versions in small jars. “Ritunnu Rattatu” (only picarel and salt); “Ritùnnu Salàtu sùtt’ògghiu” (salted picarel fillets in oil); “Patè di Ritunnu” (salted picarel pâté in extra virgin olive oil).
TRAPANI Via Carolina, 4 - Tel. +39 0923 540876 - Cell. +39 328 1128104 www.ittiturismolatramontana.it - info@ittiturismolatramontana.it
In bilico tra bontá e perfezione
L’ESPERIENZA CULINARIA DE I VITELLONI
IN BILICO TRA BONTÁ E PERFEZIONE
BALANCED BETWEEN GOODNESS AND PERFECTION
THE CULINARY EXPERIENCE OF I VITELLONI
Nel cuore pulsante di Trapani, a due passi dalla Cattedrale, dove si respira la storia di questa luminosa cittadina portuale, tra le vivaci passeggiate e le boutique, si aprono le porte del ristorante “I Vitelloni” il cui nome evoca senza timore la goliardica e godereccia comitiva capeggiata da Gassman e Sordi. Un piccolo regno arredato con gusto, in cui lo chef Gianni Zichichi propone i sapori più genuini della nostra terra rivisitando le ricette della tradizione locale. In un’atmosfera gradevole e luminosa, quel che davvero resta impresso all’avventore è l’interezza di un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Lo chef Zichichi riserva infatti, alla cucina, una cura estremamente attenta in ogni passaggio necessario: la selezione delle materie prime non cede punti a nessun aspetto, prediligendo prodotti locali e stagionali di ottima qualità e le combinazioni dei sapori rispettano il gusto tipicamente mediterraneo delle ricette di una Sicilia baciata da due mari. Ma è l’insieme dei particolari che segnerà l’esperienza dei vostri sensi ai Vitelloni. Dall’accoglienza, alla cura nel servizio, al trionfo dei sapori in piatti che propongono le crudità di mare speziate d’agrumi, primi piatti conditi con crema di pistacchio e pesce fresco, guazzetti, il maialino con gli asparagi ed il cioccolato, il cuscusu incocciato come Dio comanda… ecco, queste sono solo alcune delle prelibatezze che la cucina dei Vitelloni offre ai propri visitatori, lasciando che si sentano pervasi dal trionfo dei sensi. Lo stile e le convinzioni dello chef Gianni Zichichi e di sua moglie che si occupa dell’accoglienza e della sala, coadiuvata da personale specializzato, pervadono l’intero locale e le sue proposte gastronomiche. Anche la cantina, ricca di etichette selezionate, predilige i vini locali che ben si sposano con i sapori
In the beating heart of Trapani, a few feet from the cathedral and between the lively promenades and boutiques where you can breathe in the history of this bright port town, are the doors to the restaurant “I Vitelloni”, whose name fearlessly evokes the amateurish and fun-loving group led by Gassman and Sordi. A small kingdom furnished with taste, where the chef Gianni Zichichi proposes the most genuine flavours of our land, revisiting the recipes of local tradition. In a pleasant and bright atmosphere, what really remains impressed on the customer is the entirety of the experience involving all the senses. The chef Zichichi, in fact, takes great care of the kitchen at every necessary step: the selection of raw materials gives no points away in any aspect, preferring local and seasonal products of excellent quality and a fusion of flavours that respect the typical Mediterranean taste from the recipes of a Sicily kissed by two seas. But it is the sum total of all the details that will mark your sensory experience at I Vitelloni. From the welcome, to the care in the service and the triumph of flavours in dishes that offer seafood crudités spiced with citrus fruits, first courses seasoned with pistachio cream and fresh fish, stews, pork with asparagus and chocolate, couscous prepared as God intended ... there, these are just some of the delicacies that the Vitelloni cuisine offers its visitors so that they feel filled by a triumph of the senses.
The style and convictions of chef Gianni Zichichi and his wife, who welcomes the guests and looks after the dining room, assisted by specialized staff, permeate the entire restaurant and its gastronomic proposals. Even the wine cellar, rich in selected labels, with a preference
PIACERE SICILIA | TRAPANI INCONTRI DI VIAGGIO
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della nostra cucina, proponendo sempre l’abbinamento ideale. Selezione, cura, attenzione e territorialità sono le parole chiave di quel che i Vitelloni offre per un pranzo di lavoro, per una cena tra amici, per un evento da festeggiare o per un’occasione da celebrare sotto il segno di una raffinata esperienza di gola. Il primo ingresso in cucina del nostro chef, avvenne, infatti quando era poco più che un bambino, quando dodicenne seguì il padre nell’attività di famiglia, ma ciò che l’ha reso lo scrupoloso professionista che è oggi sono gli anni di studio e la gavetta mirata, da sempre e con consapevolezza, alla direzione e gestione di un locale che rispecchiasse le sue idee e convinzioni.
«A Trapani, mangiar male è quasi impossibile - ci dice il nostro chef -, ma tra il buono ed il perfetto c’è una linea sottilissima che si chiama concentrazione». L’ingrediente segreto di Gianni Zichichi è la cura e l’amore con cui crea ogni suo piatto che arriverà al desco carico di colori, aromi e profumi senza tradire mai la tradizione gastronomica con una carica innovativa nella preparazione e nell’impiattamento che non deluderà le aspettative.
for local wines that go well with the flavours of our cuisine, and always proposing the ideal combination. Selection, care, attention and territoriality are the key words for what Vitelloni offers for a business lunch, a dinner with friends, or an event or occasion to celebrate under the banner of a refined culniary experience. Our chef first entered the kitchen when he was little more than a child, when at twelve years old he shadowed his father in the family business, but what made him the scrupulous professional he is today are the years of study and ambition aimed, from the start and with awareness, at the running and management of a place that reflected his ideas and beliefs. “It is almost impossible to eat badly in Trapani,” our chef tells us,“but between good and perfect there is a very fine line called concentration”. Gianni Zichichi’s secret ingredient is the care and love with which he creates each of his dishes that arrive at the table full of colours, aromas and scents without ever betraying gastronomic tradition and with an innovative boost in the preparation and the plating of a dish that will not disappoint expectations. OSTERIA
Trapani - Corso Vittorio Emanuele, 67 Tel. +39 0923.27576 / +39 320.0603506 www.giannizichichi.it
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IL LIBERTY A TRAPANI
Il Liberty ebbe vita breve. La sua data di nascita è sancita nel 1893 con la casa Tassel di Victor Horta, a Bruxelles. Si affermò in Europa, con differenti denominazioni: Art Nouveau, Jugendstill, Secessione, Modernismo, Liberty o Floreale. La sua conclusione è indefinita, sfumata come le cose che passano di moda e non si usano più. L’art Nouveau si propose come cultura raffinata “aperta”, come “un’avventura artistica internazionale tra rivoluzione e reazione, tra cosmopolitismo e provincia, tra costante ed effimero, tra sublime e stravagante” (cit. Lara Vinca Masini, studiosa del Liberty). Queste prerogative hanno creato un ambito elitario di fruizione consentendo l’uso dei nuovi linguaggi prevalentemente alle classi privilegiate che in maniera esclusiva hanno aderito al nuovo lessico diventando esse stesse committenti del Liberty, in linea con gli stili di vita già definiti dalla Belle Époque. La diffusione non fu capillare ma appannaggio delle aree “territoriali” più sviluppate, quelle, cioè, che possedevano un’economia industriale capace di sostenere i costi ma, soprattutto, utilizzava l’aspetto autoreferenziale della moda imperante. Trapani, a fine ’800, era
The Art Nouveau period was short-lived. It officially started in 1893 with the building of Victor Horta’s Hôtel Tassel in Brussels. It established itself in Europe under different names: Art Nouveau, Jugendstil, Secessione, Modernismo, Liberty o Floreale. When it ended is less clear, it faded out like things that go out of fashion and are no longer used. Art Nouveau proposed itself as a refined ‘open’ culture, as “an international artistic adventure between revolution and reaction, between cosmopolitanism and provincialism, between the constant and the ephemeral, between the sublime and the extravagant” (cit. Lara Vinca Masini, an Art Nouveau scholar).These qualities created an elitist environment, enabling the use of new jargon predominantly within the privileged classes, who, in adhering exclusively to the new lexicon became devotees of Art Nouveau, in line with lifestyles already defined by the Belle Époque. It was not widely diffused but was the prerogative of the most developed ‘territorial’ areas, that is, those that possessed an industrial economy capable of bearing the costs and, above all, that used the self-referential aspect of the prevailing fashion.
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di Roberto Manuguerra
ART NOUVEAU IN TRAPANI
PIACERE SICILIA | TRAPANI TRAVEL ENCOUNTERS
un’attendibile interprete nell’economia industriale e mercantile della Sicilia occidentale, rappresentata da una classe dirigente che amava le avanguardie, ma era anche sollecitata da modelli elitari, esclusivi e aristocratici, e negli anni della trasformazione urbanistica post unitaria e del conseguente rinnovamento edilizio, costruì le proprie nuove dimore, gli chalet e le ville di campagna utilizzando i canoni rappresentativi dell’Art Nouveau. Edifici di efficace effetto, “usciti” in prevalenza dalle matite di pochi professionisti sensibili alle nuove suggestioni del mercato. A esordire in questa avventura architettonica è l’ingegner Giuseppe Manzo col villino e la cappella dell’On. Nunzio Nasi, sull’omonimo scoglio (1898-1899), cui seguono il prospetto di casa Agueci, in Via San Michele (1907) e il prospetto di casa Occhipinti in via Ammiraglio Staiti (1912). Quella di Alberto La Barbera in Via Osorio, fu invece la prima casa liberty di Francesco La Grassa autore anche, qualche mese dopo, del disegno della “Casa Verde” dei fratelli Ferrante di Via Vespri. Progettista raffinato, allievo di Ernesto Basile, teorico dell’architettura, architetto e urbanista, La Grassa è stato il più prolifico dei progettisti trapanesi, protagonista della parabola liberty autoctona, che ha percorso interamente da alcune più timide produzioni (casa Brigiano di via Rocco Solina, casa del Notaio Triolo in via Fardella) fino ai più famosi progetti dello Chalet Fiorino (la Casina delle Palme) del 1920, casa Montalto (1924) e Palazzo delle Poste, inaugurato nel 1927; oltre, le recondite Villa Laura D’Alì (ora in rovina sulla via Villa Rosina), la splendida Villa Ricevuto che si erge ancora sulla rocca dell’Argenteria e Villa Platamone (già villa Barresi) sull’anonima via Antonio Amaro. Tra questi progetti s’inseriscono alcune eleganti realizzazioni di edilizia funeraria (Cappella Lonero, Cappella Lombardo), di chioschi, mostre, inferriate e decorazioni murarie, opere di “maestri d’arte” che hanno riempito di suggestioni le facciate degli edifici trapanesi, quando la traccia lasciata dall’esecutore veniva considerata un valore aggiunto che marchiava eternamente l’opera edilizia.
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Trapani, at the end of the 19th century, was a reliable actor in the industrial and mercantile economy of western Sicily, represented by a ruling class that loved the avant-garde, but was also stimulated by elitist, exclusive and aristocratic models, and during the years of post-unification urban transformation and the consequent building renovation, it built its own new residences, chalets and country villas using the representative norms of Art Nouveau. Effective buildings created mainly from the pencils of a few professionals sensitive to the new suggestions of the market. This architectural adventure began with the engineer Giuseppe Manzo and the villa and chapel he built for the Hon. Nunzio Nasi called Villino Nasi (1898-1899), followed by the Agueci villa façade in Via San Michele (1907), and the Occhipinti villa façade in Via Ammiraglio Staiti (1912). Alberto La Barbera’s villa in Via Osorio was the first Art Nouveau construction by Francesco La Grassa, who also designed, a few months later, the “Casa Verde” belonging to the Ferrante brothers in Via Vespri. Refined designer, pupil of Ernesto Basile, architecture theorist, architect and town planner, La Grassa was the most prolific of Trapani’s designers, protagonist of the local Art Nouveau journey, which has ranged from some of the most timid of productions (Villa Brigiano in Via Rocco Solina and the notary Triolo’s villa in Via Fardella) to the most famous projects of the Chalet Fiorino (the Casina delle Palme) in 1920, Villa Montalto (1924) and Palazzo delle Poste, opened in 1927, as well as the secluded Villa Laura D’Alì (now in ruins on Via Villa Rosina), the splendid Villa Ricevuto that still stands on the Argenteria fortress, and Villa Platamone (formerly Villa Barresi) on the anonymous Via Antonio Amaro. Other projects include some elegant realizations of funerary buildings (Cappella Lonero and Cappella Lombardo), kiosks, exhibitions, railings and wall decorations, works of ‘maestros of art’ that filled the façades of the buildings of Trapani with impressions, at a time when the traces left by the executor were considered an added value that eternally marked the architectural work.
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LE PIETANZE
LARDIATE TRAPANESI
THE “LARDIATE” DISHES OF TRAPANI
ATrapani, con un intingolo a base di aglio pestato nel mortaio, sale, olio, aceto, origano e anche pomodoro (nella versione rossa), si condiscono carni, pesci e verdure che dopo la cottura e la marinatura in questa salsa vengono definite “lardiate”. Non fatevi fuorviare dal nome, il lardo non c’è tra gli ingredienti né mai c’è stato! Sembra che la parola “lardiato” derivi dall’allardiata napoletana, una salsa rustica a base di lardo e pomodoro che solo visivamente rende i cibi con cui si accompagna simili alle nostre pietanze lardiate. Questa sarebbe una delle ipotesi più accreditate visto che Trapani e il porto furono crocevia di popoli e culture, in cui ognuno ha lasciato traccia in cucina. Qui si usava “lardiare” soprattutto pesci o carni stopposi o dal gusto intenso, che necessitavano di una salsa d’accompagnamento per diventare meno selvatici, più morbidi e succulenti. Gli sgombri, ad esempio, sembrano nati per finire in questa salsa. I pesci vengono arrostiti sulla brace o fritti e poi accompagnati con la salsa lardiata. Nella versione “fritta”, gli sgombri vengono infarinati, rosolati in olio fino a doratura e posti nella salsa preparata nella versione rossa e cotta per qualche minuto. Gli sgombri arrostiti vengono invece accompagnati con l’intingolo a crudo, con o senza pomodoro. Stesso destino hanno la tunnina (il tonno rosso) e le melanzane arrostite sulla brace. Lardiato qui può essere anche il coniglio, se dopo aver sigillato i pezzi di carne soffriggendoli in padella si sistemano in un tegame con il solito intingolo (che in genere anche questa volta è rosso) fino al suo restringimento. A Trapani l’aglio è uno degli ingredienti più utilizzati e si finisce con il lardiare tutto ciò che da solo risulterebbe secco e triste. Un consiglio per chi si appresta a mangiare per la prima volta qualcosa di lardiato: la scarpetta è d’obbligo, per cui non lesinate sul pane che per questi piatti non è mai abbastanza!
In Trapani, a sauce based on mortar-crushed garlic, salt, oil, vinegar, oregano and even tomatoes (in the red version), is used to seasoned meats, fish and vegetables, which, after being marinated or cooked in this sauce are called “lardiate”, or larded. Do not be misled by the name, lard is not among the ingredients and never has been! It seems that the word “lardiato” comes from the Neapolitan “allardiata”, which is a rustic sauce based on lard and tomato that only visually makes the foods it accompanies similar to our “lardiate” dishes. This is one of the most credited hypotheses since Trapani and its port were a crossroads of peoples and cultures, where everyone left their mark in the kitchen. Here they used to “lard” mainly tough fish or meat or those with intense flavours and which needed an accompanying sauce to become less gamy, softer and more succulent. Mackerel, for example, seem to be born for this sauce. The fish are roasted on the grill or fried and then accompanied with the “lardiato” sauce. In the fried version, the mackerel are floured, browned in oil until golden then placed in the red version of the sauce and cooked for a few minutes. Roasted mackerel are served with the sauce left raw, with or without tomatoes. The same fate befalls the “tunnina” (bluefin tuna) and aubergines roasted on the grill. Rabbit can also be “lardiato”, if after sealing the pieces of meat by frying them in the pan, they are placed in a saucepan with the usual sauce (which is usually also with tomatoes) until it reduces. In Trapani, garlic is one of the most widely used ingredients and we end up “larding” everything that would otherwise be dry and sad on its own. A tip for those who are preparing to eat something that is “lardiato” for the first time: wiping the plate clean afterwards is a must, so do not skimp on bread which for these dishes can never be enough!
PIACERE SICILIA | TRAPANI INCONTRI DI VIAGGIO 42
“ ”
di Antonella Poma
Loggia66 nasce dall’idea gastronomica di portare in tavola quel trionfo di sapori che fanno parte della “cucina della memoria”. Quei piatti della tradizione siciliana che, preparati con cura, utilizzando materie prime di eccellenza, provenienti dalla nostra Terra, riescono a riaccendere il ricordo di quei sapori, indissolubilmente legati alla tavola delle nostre mamme e delle nostre nonne, concedendoci la licenza di qualche rivisitazione. L’utilizzo di prodotti stagionali e biologici, ci permette di variare spesso il nostro menu. Prestiamo particolare attenzione anche alle intolleranze alimentari, proponendo piatti ad hoc. La vera essenza di Loggia66 continua nella nostra Cantina, composta solo da etichette a “KM Sicilia”: un viaggio sensoriale che percorre in lungo e in largo la nostra meravigliosa Isola, prediligendo piccoli produttori, in una variegata scelta di etichette, molte delle quali BIO. Loggia66 si trova nel cuore del centro storico di Trapani, a pochi passi dalla Cattedrale di San Lorenzo.
Loggia66 was born from the gastronomic idea of bringing the triumph of flavours that are part of the “kitchen of memory” to the table.Those traditional Sicilian dishes that, prepared with care and using excellent raw materials from our land, are able to rekindle the memory of those flavours that are inextricably linked to the dishes of our mothers and grandmothers, while granting us license for some reinterpretation. The use of seasonal and organic products allows us to vary our menu often. We also pay particular attention to food intolerances, offering ad hoc dishes. The true essence of Loggia66 continues in our wine cellar, composed only of Sicilian labels: a sensory journey that runs far and wide through our beautiful island, preferring small producers and with a varied choice of labels, many of them organic. Loggia66 is located close to the heart of Trapani’s historic centre, a few steps from the San Lorenzo cathedral.
TRAPANI Corso Vittorio Emanuele, 66 Tel. + 39 0923.1785413 - Cell. + 39 333.3325801
SELINUNTE LIBRO DI PIETRA
UN PARCO ARCHEOLOGICO PER LEGGERE UNA CIVILTÀ
Un viaggio nella storia dal VII al III secolo a.C. da percorrere tra i 270 ettari del parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, il più vasto d’Europa. Visitare Selinunte, però, non è certificare un record in termini di chilometri quadrati, ma immergersi nel divenire di una città, di una civiltà, di un popolo: i selinuntini. Come in larga parte dei siti archeologici i resti, templi, necropoli, agorà, non sono coevi ma rappresentano la traccia del trascorrere del tempo e degli eventi, che furono anche drammatici per i selinuntini. Un libro di pietra che bisogna saper leggere. Fiorente colonia greco-siceliota fondata da megaresi (di Megara Hyblea), Selinunte, alleata di Siracusa fu coinvolta in due disastrose guerre: la prima contro Segesta, alleata dei cartaginesi, durò alcuni anni tra il 413 e il 409 a.C. si concluse con la vittoria di questi ultimi; la seconda fu conseguenza del più acceso scontro tra romani e punici. Selinunte finì schiacciata, dai romani, nelle guerre per il controllo del Mediterraneo. Il parco archeologico, pietra dopo pietra, racconta questa e altre storie. Dalla fondazione, visibile nella collina di Manuzza, sede del primo insediamento, allo sviluppo della Agorà che ricalca l’impianto urbanistico megarese e dove ancora sono visibili le tracce di quello che doveva essere l’identità selinuntina: l’Heroon, la tomba dell’ecista-fondatore; le stoai, i portici monumentali; le botteghe; le sale per riunioni (hestiatoria) e ancora abitazioni e luoghi di culto. Di recente scoperta, e di scavi ancora più recenti, è il quartiere artigianale, una serie di fornaci e locali annessi lungo le mura della città, nella valle di Gorgo Cottone, forse uno degli impianti produttivi più grandi del mondo antico. Certamente di maggiore impatto emotivo è la
Walking through the 270 hectares of the archaeological park of Selinunte and the Cusa quarries, the largest in Europe, is a journey through history from the 7th to the 3rd century B.C. Visiting Selinunte, however, is not about clocking up a record in terms of square kilometres, but about immersing yourself in the creation of a city, a civilization, a people: the people of Selinunte. As in most archaeological sites, the remains, temples, necropolis and agora, are not contemporary but represent the traces of the passage of time and events, which were also dramatic for the people of Selinunte. A book of stone you need to know how to read. A flourishing Greek-Siceliote colony founded by the people of Megara Hyblaea, Selinunte, an ally of Syracuse, was involved in two disastrous wars: the first against Segesta, an ally of the Carthaginians, which lasted a few years between 413 and 409 BC and ended with the latter as victor; the second was the result of the most heated clash between the Romans and Punics. Selinunte was in the end crushed by the Romans in the wars for control of the Mediterranean. The archaeological park, stone by stone, tells this and other stories. From the foundation, visible on the hill of Manuzza and site of the first settlement, to the development of the Agora, which follows the urban layout of Megara and where traces of what was the identity of Selinunte are still visible: the Heroon, the tomb of the oikistes-founder; the stoas and monumental porticoes; the shops; the meeting rooms (hestiatoria); even houses and places of worship. Recently discovered, and even more recently excavated, is the craft district, a series of furnaces and annexes along the city walls, in the Gorgo Cottone valley, perhaps one of the largest production facilities
PIACERE SICILIA | SELINUNTE INCONTRI DI VIAGGIO 46
© Parco di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria
vista dei templi: sette, denominati con lettere dell’alfabeto, ma ciascuno con una storia da narrare. Il tempio E, parzialmente ricostruito negli anni ‘50, è quello che meglio rappresenta lo stile dorico; il tempio G mai completato, è tra i più grandi dell’antichità e il tempio C che domina l’acropoli. Un itinerario che ricomprenda tutte le aree più importanti comporterà una camminata tra i 5 e i 6 chilometri in circa 4 o 5 ore. Si suggeriscono scarpe adatte, acqua, cappellino per proteggersi dal sole. Fino al 16 settembre sono allestite all’interno del Baglio Florio e visitabili due mostre sul tema della memoria. “Are you My Mother” e “Mappe, Memoria e Territorio” sono allestimenti realizzati in collaborazione con il Museo Riso di Palermo il Mana Contemporary Jersey City, NJ USA. In esposizioni opere fotografiche di Jamie Diamond, Aleksandar Duravcevic ed Eugene Lemay, che dialogano con l’installazione di Giacomo Rizzo, un’imponente scultura il fiore Myosothis, più conosciuto come non ti scordar di me, per ricordare gli avvenimenti importanti della nostra Storia. Nel corso dell’estate il tempio di Hera sarà quinta naturale per le rappresentazioni teatrali, di musica e danza della rassegna internazionale “Teatri di Pietra”.
SELINUNTE: THE BOOK OF STONE
AN ARCHAEOLOGICAL PARK FOR INTERPRETING A CIVILIZATION
in the ancient world. Certainly of greater emotional impact is the view of the temples: seven, named with letters of the alphabet, but each with a story to tell. Temple E, partially rebuilt in the 1950s, is the one that best represents the Doric style; temple G, never completed, is among the largest in antiquity; and temple C dominates the acropolis. An itinerary covering all the most important areas will involve a walk of between 5 and 6 kilometres over about 4 or 5 hours. We suggest suitable shoes, water and a cap to protect yourself from the sun. Until September 16, two exhibitions on the theme of memory are set up inside the Baglio Florio and can be visited.“Are you My Mother” and “Maps, Memory and Territory” are exhibitions created in collaboration with the Museo Riso in Palermo and the Mana Contemporary cultural centre in Jersey City, New Jersey, USA. On display are photographic works by Jamie Diamond, Aleksandar Duravcevic and Eugene Lemay, which are linked with Giacomo Rizzo’s imposing sculpture, the Myosotis flower, better known as the forget-me-not, to remember the important events of our history. During the summer, the temple of Hera will be the natural backdrop for the theatrical, musical and dance performances of the international festival “Teatri di Pietra” (Stone Theatres).
PARCO ARCHEOLOGICO DI SELINUNTE: tutti i giorni - ore 09.00 / 18.00 uscita entro le 19.00
CAVE DI CUSA: tutti i giorni - ore 09.00/13.00 uscita entro le 14.00
Biglietti: intero: € 6,00 - ridotto: € 3,00
Ingresso gratuito per i cittadini dell’Unione Europea, di età inferiore a 18 anni.
Ingresso ridotto del 50% per i cittadini dell’Unione Europea, di età compresa tra i 18 anni e i 25 anni.
Ingresso libero per tutti, la prima Domenica di ogni mese.
Per info e modalità di pagamento: +39 338 78 32 705 - www.selinunte.gov.it
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Gli ultimi giorni di
SELI NUS
the last days of selinus chronicles from 409 b.c.
Vi raccontiamo una piccola ma importante parte della storia di Selinunte: la sua caduta nel 409 a.C. Lo facciamo con un racconto breve, una ricostruzione verosimile - i nostri Metrodora e Vasianos sono frutto di fantasia - ma nel rispetto rigoroso delle cronache e degli storici dell’epoca.
We will tell you about a small but important part of the history of Selinunte: its fall in 409 B.C. We will do it with a short, fictional story - our Metrodora and Vasianos never existed - but with strict respect for the chronicles and historians of the time.
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di Fabio Pace e Francesca Adragna
Foto: Piero Lazzari
Modella: Francesca Zanetti
Hair Style: Salvo Sansica
Make Up: Elena Chiarelli
Un ringraziamento a: Arch. Bernardo Agrò Direttore del Parco Archeologico di Selinente
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Ancora la guerra su queste morbide terre, solcate da piccole valli, da dolci e fruscianti corsi d’acqua. Ancora una guerra per dimostrare chi è il più forte, il più potente, per legittimare il comando. Dopo 150 anni ancora Selinunte e Segesta si avversano tra le colline, distruggendo le città, saccheggiando i loro templi; dopo 150 anni Cartagine e Segesta urlano vendetta su Selinunte, piombando con feroce attacco sulle rive, penetrando silenti tra le dune di sabbia, sorprendendo la città, interrompendo l’alacre attività di un popolo che innalzava il suo tempio a Zeus: scavava nella pietra, stondava e solcava le colonne da elevare al cielo. Già superate le mura della città, gli oltre 5000 cartaginesi guidati da Annibale Magone, riuscirono ad avere la meglio su Selinunte massacrando un gran numero tra i soldati di vedetta e tra quelli che si mossero immediatamente in difesa del loro popolo.
Selinunte resistette all’attacco, con tutte le sue forze: ogni uomo, ogni contadino, ogni artigiano fu richiamato alle armi interrompendo improvvisamente ogni altra attività, abbandonando casa e famiglia, ma dopo 150 anni di pace nessuno era davvero pronto e, dopo 9 giorni, avendo visto cadere 16.000 dei propri uomini ed altri 5000 mila catturati e fatti schiavi, si arrese. Non più di 2000 le anime sopravvissute che cercarono rifugio nella città alleata di Agrigento. Attraversarono il fiume Selinos sperando che da Agrigento giungessero loro incontro i soccorsi, un’armata che li proteggesse che li difendesse mentre fuggivano. Non giunse nessuno, nessuno alleviò la loro paura, la loro sofferenza e stanchezza. Dopo il terrore, dopo il dolore della perdita di tanti tra i loro cari, vagavano soli tra le campagne sperando che un segno, una luce, l’intervento di una divinità accorciasse il loro cammino. Nel contempo, il popolo di Agrigento, era infatti impegnato a difendere Eraclea Minoa, la colonia di Selinunte più prossima alla città. Metrodora era riuscita a sfuggire al peggio insieme al fratello Cleandro, ma non poteva darsi pace, resisteva solo grazie alla speranza di ritrovare ad Agrigento anche suo marito Vasianos. Si guardava intorno quando tutto fu finito: cenere e polvere, usci divelti, rovine ovunque era già rovinato persino il tempio nuovo, il tempio della speranza e della fiducia. Raccolte le uniche cose che riuscì a recuperare dalla sua casa distrutta e saccheggiata, si diresse lì a quello che sarebbe stato il tempio dedicato a Zeus. Volle passare da lì prima di lasciare la sua amata Selinunte. Lì dove stavano costruendo l’immenso splendore di luci dorate per Zeus, dove era certa il suo popolo avrebbe ritrovato la forza per risorgere. Metrodora era certa che se Vasianos fosse riuscito a salvarsi, che se era nascosto da qualche parte, che se avesse potuto fuggire alla prigionia, se Vasianos era ancora vivo e doveva esser vivo perché lei sentiva ancora il suo amore, il suo cuore ardere per lei, anche lui, anche Vasianos avrebbe ritrovato la speranza nel tempio. Sì, ne era certa: Vasianos passerà di qui. Osservò, Metrodora, osservò attentamente quel che restava di quel fiero monumento che non aveva ancora coronato il suo soffitto. Scandagliò ogni posto, ogni angolo, ogni fessura tra le pietre del colonnato per individuare il punto esatto in cui anche Vasianos avrebbe posato i suoi occhi addolorati ed impauriti, sperduti e speranzosi. Voleva lasciare per lui un segno, qualcosa che gli desse la forza per continuare, per non disperare. Qualcosa che gli facesse capire che lei era ancora viva, che si sarebbero ritrovati ed avrebbero ricominciato tutto ancora una volta, ancora insieme.
REPORTAGE
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PIACERE SICILIA |
INCONTRI DI VIAGGIO
Once more there was war on these soft lands, furrowed by small valleys, by sweet and whispering courses of water. Another war to prove who is the strongest, the most powerful, to legitimize the command. After 150 years, Selinunte and Segesta once more opposed each other in the hills, destroying the cities, plundering the temples; after 150 years, Carthage and Segesta scream out their revenge on Selinunte, swooping on the banks in a ferocious attack, penetrating silently into the sand dunes, surprising the city, interrupting the bustling activity of a people raising their temple to Zeus: digging into the stone, ploughing and rounding off the columns to raise to the sky. Already past the city walls, the over 5,000 Carthaginians led by Hannibal Mago had managed to get the better of Selinunte by massacring a large number of lookout soldiers and the men who had immediately leapt in defence of their people.
Selinunte resisted the attack with all its strength: every man, every farmer, every craftsman was called to arms, suddenly interrupting all other activities, leaving home and family, but after 150 years of peace no one was really ready and, after nine days, having seen 16,000 of their men fall and another 5,000,000 captured and enslaved, the city surrendered. There were no more than 2,000 surviving souls, who sought refuge in the allied city of Agrigento. They crossed the Selinos river, hoping that from Agrigento they would receive help, an army to protect and defend them as they fled. No one came, no one relieved their fear, their suffering, their fatigue. After the terror, after the pain of the loss of many of their loved ones, they wandered alone in the countryside hoping that a sign, a light, the intervention of a deity would shorten their journey. At the same time, the people of Agrigento were in fact busy defending Heraclea Minoa, the colony of Selinunte that was closest to the city.
Metrodora had managed to escape the worst with her brother Cleandro, but she could not give up, she hung on only thanks to the hope of finding her husband Vasianos in Agrigento.
She looked around her when it was all over: ash and dust, doorways destroyed, ruins everywhere, even the new temple was already ruined, the temple of hope and trust. Having collected the only things she could recover from her destroyed and plundered house, she headed to what would have been the temple dedicated to Zeus. She wanted to stop by before leaving her beloved Selinunte. There where they had been building the immense splendour of golden lights for Zeus, where she was certain his people would find the strength to rise again.
Metrodora was certain that if Vasianos had managed to stay safe, if he had hidden somewhere, if he had been able to escape captivity, that if he was still alive – and he had to still be alive because she still felt his love, his heart burn for her –then Vasianos, too, would find hope again in the temple. Yes, she was certain. Vasianos would come through here.
Metrodora carefully observed what remained of that proud monument that had not yet crowned its ceiling. She scanned every place, every corner, every crack between the stones of the colonnade to locate the exact spot where Vasianos, too, would lay his grieving and frightened, lost and hopeful eyes. She wanted to leave a sign for him, something that would give him the strength to continue, to not despair. Something that would make him realize that she was still alive, that they would find each other and start all over again, once more together.
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“Vasianos marito mio, sii forte. Io sono riuscita a salvarmi e in qualche modo insieme agli altri che son restati, cercheremo di raggiungere Agrigento. Ti prego amore mio, come ho pregato Zeus, salvati! Riprendi le tue forze e raggiungimi lì. Ti aspetterò e quando arriverai cancelleremo queste brutture, dimenticheremo questa devastazione e ricostruiremo la nostra amata Selinus. Riavremo quel che abbiamo perduto, lo faremo insieme. La vita tornerà a scorrere sulle nostre vie, tra le nostre botteghe di ricchi tessuti, nella nostra vivace agorà. I sacerdoti veglieranno su di noi, ci guideranno. Il nostro tempio risorgerà ancora. Ti aspetto Vasianos, ritorna da me amore mio, vivi e rivivrà Selinus”.
“Vasianos, my husband, be strong. I managed to survive and somehow together with the others who stayed, we will try to reach Agrigento. Please, my love, as I prayed to Zeus, be safe! Get your strength back and meet me there. I’ll wait for you and when you get there we’ll erase this ugliness, forget this devastation and rebuild our beloved Selinus. We’ll get back what we lost, we’ll do it together. Life will once again flow through our streets, through our shops of rich fabrics, in our lively agora. The priests will watch over us, they will guide us. Our temple will rise again. I’m waiting for you, Vasianos, come back to me, my love, live and Selinus will relive”.
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Queste parole scrisse, con la sua grafia incerta, di fanciulla impaurita e sola. Arrotolò il suo papiro e lo nascose tra le pietre del pavimento della cella di Zeus. Certamente Vasianos lo avrebbe trovato, anche lui avrebbe cercato il luogo in cui gli occhi dorati di Metrodora si fossero posati prima di lasciare la loro amata città. Era talmente certa che lui l’avrebbe trovato, talmente convinta che si sarebbero rivisti, che prima di lasciare il tempio le venne anche voglia di danzare. Improvvisò dei passi, sollevò mollemente le sue braccia graziose ed aggraziate, sentì scorrere ancora la sua giovane età su ogni centimetro della pelle, mentre si levava una leggera brezza che le carezzava le vesti e le solleticava i lunghi capelli color del bronzo. Il sole stava tramontando, scivolando giù lentamente e poi sarebbe sparito d’un tratto, lasciando solo un penetrante raggio verde tra l’oro delle campagne. Doveva proprio andar via, lasciare il tempio e raggiungere quei pochi che come lei erano sopravvissuti a quei disastrosi 9 giorni. Nove giorni per annientare una città con la sua gente, la loro storia, la loro preziosissima arte. Chissà quanti giorni avrebbe impiegato Vasianos per liberarsi e raggiungerla!
Metrodora uscì dal tempio col cuore colmo di fiducia, rinvigorita già solo all’idea di rivedere presto suo marito, sicura che i loro occhi si sarebbero incontrati su quelle pietre, sul pavimento della cella di Zeus.
She wrote these words, in uncertain handwriting, that of a frightened and lonely girl. She rolled up her papyrus and hid it among the stones in the floor of Zeus’ cella. Vasianos would certainly find it, he too would have looked for the place where Metrodora’s golden eyes would have looked before leaving their beloved city.
She was so sure that he would find it, so convinced that they would see each other again, that before leaving the temple she even felt like dancing.
She improvised the steps, softly raised her graceful and beautiful arms, felt her youth still flowing over every inch of her skin, while a light breeze rose that caressed her clothes and tickled her long bronze-coloured hair.The sun was setting, slipping down slowly and it would soon suddenly disappear, leaving only a penetrating green flash piercing through the golden hues of the countryside. She really had to go, leave the temple and join the few who, like her, had survived those disastrous nine days. Nine days to annihilate a city and its people, its history, its precious art. Who knows how many days it would take Vasianos to free himself and join her!
Metrodora came out of the temple with a heart full of confidence, strengthened simply by the idea of seeing her husband again soon, sure that their eyes would meet on those stones, on the floor of Zeus’s cella.
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PIACERE SICILIA | TRAPANI TRAVEL ENCOUNTERS
GASTRONOMIA E TERRITORIO
A TAVOLA CON I PRESÌDI SLOW FOOD, DOP E IGT
La “pasta ccu l’agghia a trapanisa” (pasta con il pesto d’aglio alla trapanese) è la massima espressione di biodiversità che può offrire la provincia di Trapani. Gli ingredienti: Pomodoro pizzutello delle valli ericine (presidio Slow Food); aglio rosso di Nubia (Slow Food); olio extravergine d’oliva delle Valli Trapanesi (Denominazione d’Origine Protetta), oppure l’olio extravergine della Nocellara del Belìce (DOP).
La pasta: che sia di grano duro e prodotta con grani antichi: perciasacchi, biancolillo, senatore Cappelli, che appartengono alla tradizione contadina siciliana. Il sale, basta guardare gli intorni di Trapani per capirlo, è quello marino delle Saline trapanesi (Slow Food e Indicazione Geografica Tipica). Il nostro sale marino, rispetto ad altri sali da cucina, contiene più potassio, più magnesio e meno cloruro di sodio. Per condire: una spolverata di formaggio pecorino siciliano (DOP). Per la scarpetta: il pane nero di Castelvetrano (presidio Slow Food, prodotto con grano tumminia), ottimo anche come antipasto accompagnato con il formaggio Vastedda del Belìce (Slow Food e DOP). Il secondo potrebbe
“Pasta ccu l’agghia a trapanisa”, which is pasta with a locally made garlic pesto, is the maximum expression of biodiversity that the province of Trapani can offer. Ingredients: Baby “pizzutello” tomatoes from the valleys of Erice (Ark of Taste product); red garlic from Nubia (Ark of Taste); extra virgin olive oil from the valleys of Trapani (Protected Designation of Origin [PDO]), or extra virgin olive oil from Nocellara del Belìce (PDO). Pasta: made from durum wheat and produced with ancient grains such as perciasacchi, biancolillo, Senatore Cappelli, all of which belong to the Sicilian farming tradition. The salt – you just have to look at the surroundings of Trapani to understand – is the sea salt from the salt pans of Trapani (Ark of Taste and local Geographical Indication [IGT]). Our sea salt contains more potassium, more magnesium and less sodium chloride than other cooking salts. To season: a sprinkling of Sicilian pecorino cheese (PDO). To clean the plate: the black bread from Castelvetrano (Ark of Taste product, produced with the local tumminia flour), also excellent as an appetizer accompanied by
PIACERE SICILIA | SLOW FOOD INCONTRI DI VIAGGIO 66
di Stefania Martinez
ph: Piero Lazzari
GASTRONOMY AND TERRITORY
EATING WITH PDO, IGT AND ARK OF TAST PRODUCTS
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essere del buon pesce a ghiotta insaporito con capperi di Pantelleria (IGT), oppure gambero rosso di Mazara (pescato in zona FAO 37, la più battuta dalla marineria mazarese). Frutta: melone “cartucciaro” di Paceco, oppure il purceddu di Alcamo che ricomprende anche il tondo giallo di Fulgatore (presidio Slow Food). La biodiversità fa la differenza tra un pasto autenticamente legato alla tradizione e alla cultura di un territorio e un qualsiasi cibo “industriale”. Il gusto “unico” di una pietanza, oltre che nelle mani dei cuochi, risiede nella biodiversità. Le qualità organolettiche dell’aglio di Nubia o del pomodoro Pizzutello delle valli ericine non sono replicabili altrove. Biodiversità è anche la consapevolezza che stanno scomparendo alcune piante rese “domestiche”, e alcune razze di bovini da latte e da carne selezionate dall’uomo. Il 60% dell’alimentazione mondiale si basa su pochi ibridi selezionati di grano, mais, riso venduti agli agricoltori da una manciata di multinazionali. Ortaggi, frutta e carni stanno subendo lo stesso processo. Alcuni territori resistono al cambiamento “industriale” dell’alimentazione. La provincia di Trapani è uno di questi territori con ben sei presidi Slow Food, due Denominazioni d’orgine protetta, diverse Indicazioni Geografiche Tipiche e ancora poche Specialità Tradizionali Garantite. Queste ultime sono ottenute da materie prime ed ingredienti tipici e il metodo di produzione o trasformazione corrispondono a una pratica tradizionale. Anche se i prodotti STG sono ancora pochi possiamo affermare che gran parte delle produzioni agrolimentari trapanesi si possono iscrivere in questa categoria anche se ancora non ci sono registrazioni ufficiali. I prodotti di tonnara e numerosi dolci appartengono a questa categoria. La battaglia per la tutela della biodiversità non è una battaglia qualsiasi.
È la battaglia per il futuro del pianeta e per ciò che possiamo ancora salvare.
“vastedda” from Belìce, which is a stretched-curd sheep’s cheese (Ark of Taste and PDO). The main course could be a good fish dish made with onions, oil and enhanced with capers from Pantelleria (IGT), or giant gamba prawns from Mazara (fished in FAO area 37, the area most frequented by the Mazarese navy). Fruit: Paceco’s “cartucciaro” canary melon, or Alcamo’s “purceddu” Santa Claus melon, which also includes the round, yellow melon from Fulgatore (Ark of Taste product). Biodiversity is what makes a difference between a meal genuinely linked to the tradition and culture of a territory and any “industrial” food. The unique flavour of a dish, aside from the chef’s touch, lies in biodiversity. The organoleptic qualities of the garlic from Nubia or the “Pizzutello” tomato from the valleys of Erice cannot be replicated elsewhere. Biodiversity is also the awareness that some “domesticated” plants and some types of cattle dairy and meat chosen by man are disappearing. Sixty percent of the world’s food is based on a few selected hybrids of wheat, maize and rice sold to farmers by a handful of multinationals. Vegetables, fruits and meats are going the same way. Some territories resist the “industrial” changes in food. The province of Trapani is one of these territories, with its six Ark of Taste products, two Protected Designations of Origin products, several Local Geographical Indications products and as yet only a few Traditional Specialities Guaranteed products. The latter are obtained from local raw materials and ingredients, and the traditional methods of production or processing are used. Even if there are not many TSG products, and still no official registrations, we can say that most of Trapani’s agro-food produce can be included in this category. The products of tuna fishing and the many pastries belong to this category. The battle for the protection of biodiversity is not just any battle. It is the battle for the future of the planet and for what we can still save.
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PIACERE SICILIA | MAZARA DEL VALLO FLASH INCONTRI DI VIAGGIO
Il Satiro Danzante The Dancing Satyr
CHIESA SANT’IGNAZIO
Un rudere di grande fascino
A ruin of great charm
La chiesa di Sant’Ignazio a Mazara merita una visita per la sua particolare pianta ellittica. È ubicata nella Piazza Plebiscito accanto al Collegio con il quale comunicava attraverso un passaggio vicino all’altare, ed era la chiesa dei Gesuiti. Costruita nel 1701 sui resti di un palazzo nobiliare presentava al suo interno otto coppie di colonne tuscaniche, sei altari laterali e uno maggiore al centro con una grande cupola e due campanili gemelli. Un monumento che raccontava della magnificenza dell’architettura gesuita. La cupola collassò nel dicembre 1933. I bombardamenti del 1943 completarono l’opera e per sicurezza vennero abbattuti anche due preziosi campanili gemelli. A due passi il museo Diocesano che custodisce un tesoro di paramenti sacri e oggetti di culti preziosi oltre a quadri e sculture.
The church of Sant’Ignazio in Mazara is worth visiting for its particular elliptical layout. It is located in Piazza Plebiscito next to the College with which it communicated through a passage near the altar, and was a Jesuit church. Built in 1701 on the remains of a noble palace, it had eight pairs of Tuscan columns, six side altars and a larger one in the middle with a big cupola and twin bell towers. A monument that narrated the magnificence of Jesuit architecture. The cupola collapsed in December 1933. The bombing of 1943 completed the destruction and for safety reasons the precious twin bell towers were also demolished. A stone’s throw away is the Diocesan museum, which houses a treasure trove of sacred vestments and important objects of worship, as well as paintings and sculptures.
Il Satiro Danzante è una statua in bronzo di epoca classica o ellenistica, forse del IV secolo a.C attribuita a Prassitele. Rappresenta una divinità minore che personifica la fertilità e la forza della natura, legata al corteo orgiastico di Dionisio. Per duemila e cinquecento anni il mare lo ha custodito, sul fondale tra la Sicilia e l’Africa. Particolare la storia del ritrovamento: nel 1997 il peschereccio mazarese “Capitan Ciccio” pescò una gamba della scultura bronzea. Nella notte fra il 4 e il 5 Marzo 1998 lo stesso peschereccio recuperò a 500 metri sotto il livello del mare il resto del Satiro. Nel Museo vi è anche una replica in scala fruibile dai visitatori non vedenti che con il tatto possono apprezzare la plasticità del bronzo.
The Dancing Satyr is a bronze statue from the classical or Hellenistic period, perhaps from the fourth century BC and attributed to Praxiteles. It represent a minor god that personifies fertility and the strength of nature, and is associated with the wild group around Dionysus. For 250 years, the sea held onto it, on the seabed between Sicily and Africa. The story of its discovery is interesting: in 1997 the fishing boat ‘Capitan Ciccio’ from Mazara caught a leg from the bronze sculpture. During the night of the 4th March 1998, the same fishing boat salvaged the rest of the Satyr from a sea depth of 500m. The museum also houses a scaled replica for blind visitors to be able to feel and appreciate the plasticity of the bronze sculpture.
LA BETTOLA - Ristorante DOVE MANGIARE / WHERE TO EAT
Al ristorante La Bettola di Mazara la cucina della tradizione marinara è arricchita dal tocco personale e originale di chef Pietro Sardo. Il pescato di giornata, cucinato secondo ricette originali, domina tra le proposte da gustare nel ricco menu. Basta affidarsi alle mani di chef Sardo per immergersi tra i sapori del mare, da esaltare con vini selezionati, da scegliere nella cantina, assortita con oltre 200 etichette. A pranzo e cena, dolci di produzione propria per chiudere in bellezza.
At La Bettola restaurant in Mazara, traditional seafood cuisine is enriched by the personal and original touch of chef Pietro Sardo. The catch of the day, cooked according to original recipes, dominates among the proposals to be enjoyed from the rich menu. Trust in Sardo, the chef, in order to immerse yourself in the flavours of the sea, enhanced with selected wines chosen from the cellar with a collection of over 200 labels. At lunch and dinner, there are homemade desserts to end the meal perfectly.
MAZARA DEL VALLO Via Franco Maccagnone, 32 Tel. +39 0923.946422 ristorantelabettola@hotmail.it
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BIODIVERSITÀ LA RICCHEZZA DELLE EGADI
L’Area Marina Protetta (AMP) “Isole Egadi”, la riserva marina più grande d’Europa, è estesa per 53.992 ettari, ed ha come Mission istituzionale la tutela e la valorizzazione dell’ambiente marino, l’educazione ambientale, la sensibilizzazione e l’informazione dei fruitori e la promozione del Turismo sostenibile. Le Egadi sono un’area ad elevatissima biodiversità, con la presenza di habitat di pregio e di notevole interesse conservazionistico: nei fondali si trova l’habitat protetto della prateria di Posidonia oceanica più estesa e meglio conservata del Mediterraneo (circa 12.000 ettari): una pianta marina che rappresenta il polmone verde dei nostri mari poiché riveste un ruolo cruciale per l’equilibrio dell’ecosistema marino: oltre a produrre ossigeno e assorbire CO2, ospita i giovanili di centinaia di specie di organismi (costituendo un vero e proprio asilo nido sottomarino) e contribuisce a mitigare l’erosione costiera sulle nostre spiagge attraverso la formazione delle banquette, strutture a materasso dovute allo spiaggiamento delle foglie morte. Tra le specie animali protette presenti alle Egadi, è stata accertata già dal 2011 la presenza della rarissima Foca monaca, specie simbolo del Mediterraneo; alcuni esemplari, infatti, scelgono le nostre isole per la stagione riproduttiva durante l’inverno; la tartaruga marina Caretta Caretta, varie specie di cetacei (tursiopi, stenelle e capodogli), alcune specie di squali e un’importante colonia dell’Uccello delle tempeste, uccello marino endemico del Mediterraneo. La fauna ittica è ricca e variegata: tra le specie più famose sono presenti la cernia bruna, la cernia di fondale, la corvina, l’ombrina, il dentice, il sarago faraone e la ricciola. Tutto questo si può ammirare attraverso ben 77 siti di immersioni subacquee, superficiali, o profonde, in grotta, o su siti archeologici sottomarini (le Egadi furono teatro dell’omonima battaglia navale tra romani e cartaginesi, in un’area situata a nord-ovest di Levanzo). L’Area Marina Protetta è suddivisa in quattro zone (A, B, C e D) a differente livello di protezione e con diverse possibilità d’accesso e limitazioni nella fruibilità. E’ assolutamente opportuno informarsi prima sulle regole di fruizione: per informazioni e richieste di autorizzazione alle attività da esercitare nelle acque dell’AMP si può visitare il sito www.ampisoleegadi.it, e scrivere all’indirizzo e mail info@ampisoleegadi.it. L’A.M.P. è anche su Facebook e Twitter. Gli uffici sono a Favignana, (Tel. 0923 921659 e Fax. 0923 922035), a Marettimo (Tel/Fax 0923 923171) e a Levanzo (Tel. 0923924214 e Fax 0923 924089).
L’A.M.P. Isole Egadi intanto, concluso il mandato di Stefano Donati, ha da alcune settimane un nuovo Direttore: Salvatore Livreri Console, già alla guida dell’A.M.P. Isola di Ustica. Tra i suoi obiettivi “…giungere ad un utilizzo sostenibile del territorio, che significa produrre meno rifiuti e procedere in maniera ordinata allo svolgimento delle attività nello spazio marittimo. Spingere sulla qualità, non sulla quantità, con attività volte a raggiungere una certificazione di qualità in tutti i servizi, che è quello che il turista oggi si aspetta...”.
Piazza Europa - Favignana (TP) Tel. 0923.921659 - Fax 0923.922035
www.ampisoleegadi.it
Il Centro di Primo Soccorso per Tartarughe Marine dell’Area Marina Protetta Isole Egadi nasce con l’obiettivo di creare un punto di riferimento sul territorio per la cura e il recupero di tartarughe in difficoltà. Il Centro grazie ai finanziamenti del progetto Life+12 TARTALIFE finanziato dalla Comunità Europea diventerà nel 2019 Centro Recupero Tartarughe. Per maggiori informazioni contattare gli uffici dell’AMP al numero: 0923.921659.
The First Aid Centre for the sea turtles of the Aegadian Islands MPA was opened with the aim of creating a point of reference in the area for the care and recovery of turtles in difficulty. Thanks to the funding from the Life+12 TARTALIFE project financed by the European Community, it became a Turtle Recovery Centre in 2019. For further information please contact the MPA offices on: +39 0923 921659.
Se trovi una tartaruga in difficoltà contatta il numero dedicato “SOS TARTA” 328.3155313, operativo H24.
If you find a turtle in difficulty contact the 24-hr dedicated line “SOS TARTA” on +39 328 3155313.
PIACERE SICILIA | ISOLE EGADI INCONTRI DI VIAGGIO
ph: A.M.P. ISOLE EGADI
info@ampisoleegadi.it AREA MARINA PROTETTA “ISOLE EGADI”
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FARAGLIONE - LEVANZO (PH: LUCIANO D’ANGELO)
BIODIVERSITY
THE RICHNESS OF THE AEGADIAN ISLANDS
The Aegadian Islands’ Marine Protected Area (MPA) is the largest marine reserve in Europe, covering 53,992 hectares. Its mission is the protection and promotion of the marine environment, environmental education, awareness, information for users and sustainable tourism. The Aegadian Islands enjoy a very high biodiversity, with the presence of important habitats of considerable conservation interest: the seabed houses the protected habitat of the largest and best preserved Posidonia prairie in the Mediterranean (about 12,000 hectares). It is a marine plant that represents the green lung of our seas because it plays a crucial role in the balance of the marine ecosystem: in addition to producing oxygen and absorbing CO2, it hosts the young of hundreds of species of organisms (constituting a real underwater nursery) and helps to mitigate coastal erosion on our beaches through the formation of banquettes, structures produced by the beaching of dead leaves. Among the protected animal species on the Aegadian Islands, the presence of the very rare Monk Seal, a symbol of the Mediterranean, has been ascertained since 2011. Some species, in fact, choose our islands for breeding during the winter: the caretta caretta sea turtle, various species of cetaceans (bottlenose and striped dolphins, as well as sperm whales), some species of sharks and an important colony of storm petrels, a marine bird endemic to the Mediterranean. The fish fauna is rich and varied: among the most famous species are the dusky grouper, stone bass, brown meagre, umbrina, common dentex, zebra seabream and the amberjack. All this can be enjoyed through the 77 diving sites in the MPA, either on the surface or down deep, in caves or in underwater archaeological sites (the naval battle between the Romans and the Carthaginians took place around the Aegadian Islands, to the north-west of Levanzo). The MPA is divided into four zones (A, B, C and D) each with different levels of protection, access and usability. It is strongly advisable to inquire beforehand about the rules of use: for information and authorization requests for activities in the waters of the MPA, you can visit the website www.ampisoleegadi.it, and write to the e-mail address info@ampisoleegadi.it. The MPA is also on Facebook and Twitter. The offices are in Favignana, (tel. 0923 921659; fax. 0923 922035), Marettimo (tel/fax 0923 923171) and Levanzo (tel. 0923 924214; fax 0923 924089). Meanwhile, a new director of the Aegadian Islands’ MPA took over from Stefano Donati a few weeks ago: Salvatore Livreri Console, who is already in charge of the Ustica island MPA. His objectives include “...achieving sustainable use of the land, which means producing less waste and carrying out maritime activities in a responsible way. Emphasising quality, not quantity, with activities aimed at achieving certifications of quality in all services, which is what tourists today expect...”.
MARETTIMO
IL CASTELLO DI PUNTA TROIA
E’ aperto nei fine settimana - venerdì, sabato e domenica - dalle ore 10.30 alle ore 18, con orario continuato. Per informazioni ci si può rivolgere agli uffici della Delegazione comunale dell’isola, chiamando allo 0923923171. Il Castello di Punta Troia, edificato a strapiombo sul mare sulla cima di un suggestivo promontorio, è uno dei monumenti più antichi dell’isola e sorge sulle fondamenta di una torretta di avvistamento costruita nel IX secolo dai Saraceni. Restaurato, ospita da alcuni anni il Museo delle Carceri e l’Osservatorio Foca Monaca dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi.
The Punta Troia Castle, built overhanging the sea on top of a picturesque promontory, is one of the oldest monuments on the island and stands on the foundations of a watchtower built in the ninth century by the Saracens. Restored, for some years now it has housed the Prison Museum and the Monk Seal Observatory for the Aegadian Islands’ MPA. It is open on weekends –Fridays, Saturdays and Sundays – from 10:30 am to 6 pm. For information, please contact the island’s Municipal Delegation offices on 0923 923171.
FAVIGNANA
L’EX STABILIMENTO FLORIO
Nuovi orari di apertura al pubblico all’ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica, dal 1° luglio: l’ingresso, anche per i mesi di agosto e settembre, sarà consentito dalle ore 10 alle ore 13.30 e dalle ore 17 alle ore 23. Questi, invece, gli orari delle visite guidate: 10.30, 11.00, 12.00, 17.15, 18.00, 19.00, 20.30 e 21.30. Alcuni locali ospitano il Centro di Primo Soccorso Tartarughe Marine dell’A.M.P., in cui sono stati allestiti uno stabulario per le tartarughe marine e un’aula didattica per le attività di educazione ambientale. Ogni prima domenica del mese l´ingresso sarà gratuito. Per tutti gli altri giorni, invece, il biglietto d’ingresso è di 6 euro e l’ingresso è gratuito per i minori, fino a 18 anni. La visita guidata multilingue è gratuita. I biglietti sono in vendita solo presso il museo. Per informazioni si può telefonare al nuovo numero di telefono 338 536 5899, cui adesso si potranno anche inviare messaggi whatsapp, o scrivere alla mail: exstabilimentoflorio@comune.favignana.tp.gov.it
Zones of the MPA, each with different levels of protection, regulation and usability.
New public opening hours from the 1st of July at the former Stabilimento Florio, part of the tuna fisheries of Favignana and Formica. Admission, also for the months of August and September, is permitted from 10 am to 1:30 pm and from 5 pm to 11 pm. The times of the guided tours are: 10:30 am, 11 am, 12 pm, 5:15 pm, 6 pm, 7 pm, 8:30 pm and 9:30 pm. Some space has been allocated to the MPA’s new Marine Turtle Recovery Centre, where an enclosure for the sea turtles and a hall for environmental education activities have been set up. Every first Sunday of the month the entrance is free. Every other time, tickets are 6 euros each and children under 18 go free. The multilingual guided tour is free. Tickets are on sale only at the museum. For information call the new phone number on 338 536 5899, to which you can now also send WhatsApp messages, or write to the email address: exstabilimentoflorio@comune.favignana.tp.gov.it
Info Point:
c/o Palazzo Florio - Via Florio, snc Favignana (TP)
Tel. 0923 925443 / 0923.920011
www.comune.favignana.tp.gov.it
info@welcometoegadi.it
PREVETO - FAVIGNANA (PH: LUCIANO D’ANGELO)
THE ZONING
IL SITO: WWW.AMPISOLEEGADI.IT
IL MARE! INFORMATI SULLE REGOLE RESPECT THE SEA! FIND OUT REGULATIONS LA ZONAZIONE / 4 Sono le zone in cui è suddivisa l’area, con differente livello di protezione, regolamentazione e fruibilità. 4
VISITA
RISPETTA
COMUNE DI
Assessorato
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FAVIGNANA
al Turismo
LA PIANTA CHE FA RESPIRARE IL MARE
Guardiamo con più rispetto la posidonia
La Posidonia colonizza i fondali marini con praterie che sopravvivono solo con valori di salinità costanti, una forte illuminazione, temperature tra i 10 e i 28°C, acque molto pulite. La sua presenza è indicatore della salute del mare. Contrariamente a quanto si immagini la Posidonia non è un alga, ma una pianta composta da radici, fusto, foglie e fiori; è il risultato dell’adattamento alla vita acquatica di piante superiori che, circa 120 milioni di anni fa, si sono trasferite dalla terra ferma al mare. La Posidonia è uno dei produttori primari di ossigeno, tanto da essere paragonata alle foreste tropicali. Una risorsa indispensabile in grado di sequestrare CO2 dall’atmosfera, regolare l’acidità delle acque e rilasciare ossigeno. La scomparsa di queste aree verdi marine, oltre a compromettere la salute del mare, influisce sul riscaldamento globale. Ma la presenza della Posidonia spesso provoca delusione. Le immersioni nei luoghi dove è presente non sono tra le più ambite perché il paesaggio appare monotono; anche se la vegetazione, che fa solo da “sipario” al variegato mondo sottomarino, con le sue lunghe foglie rende l’ambiente simile a quello del sottobosco della macchia mediterranea; dove i piccoli animali vivono e si riproducono al riparo dai grandi predatori. Le foglie che si staccano e si accumulano lungo le coste, danno l’impressione di un mare sporco; divenendo un deterrente per i bagnanti e creando problemi per la fruizione delle spiagge. Invece i cumuli di Posidonia (banquettes) proteggono le coste dall’erosione e dalle mareggiate, attutendo l’azione delle correnti e del moto ondoso e sono quanto di più naturale possa esserci. La Posido-
THE PLANT THAT ALLOWS THE SEA TO BREATHE
Posidonia colonizes the seabed in seagrass meadows that survive only with constant salinity values, strong lighting, temperatures between 10-28°C, and very clean waters. Its presence is an indicator of the health of the sea. Contrary to what you might think, Posidonia is not an algae but a plant with roots, stems, leaves and flowers. It is the result of the adaptation of earth-bound plants to aquatic life, which about 120 million years ago moved from the mainland to the sea. Posidonia is one of the primary producers of oxygen, so much so that it is compared to tropical forests. An indispensable resource capable of sequestering CO2 from the atmosphere, regulating water acidity and releasing oxygen. The disappearance of these green marine areas not only compromises the health of the sea, it also affects global warming. But the presence of Posidonia often causes disappointment. Diving in places where it is present is not very popular because the landscape appears monotonous, even if the vegetation, which is only a “curtain” over the varied underwater world, with its long leaves renders the environment similar to that of the under-
PIACERE SICILIA | ISOLE EGADI INCONTRI DI VIAGGIO 84
di Paola Corso
Let us view Posidonia with more resoect
Ph: Daniele Corsini
nia è una risorsa indispensabile ma molto vulnerabile e fragile e se danneggiata, occorrono secoli per recuperarla. L’Unione Europea ha individuato e denominato alcune aree del mediterraneo “Habitat Prioritario e Patrimonio Mondiale dell’Umanità”; in Italia, il Servizio Difesa Mare del Ministero dell’Ambiente, ha prodotto una mappatura delle praterie di Posidonia per meglio valorizzarle e salvaguardarle. L’Area Marina Protetta delle Isole Egadi ospita una delle più vaste praterie di Posidonia del Mediterraneo. L’AMP ha creato dei campi boe per favorire l’attracco delle imbarcazioni nelle baie, evitando di danneggiarla o estirparla durante l’ancoraggio. Sicuramente si potrebbero incrementare i piani per sfruttare l’eccesso di Posidonia spiaggiata, trasformandola in concime naturale ricco di oligominerali, isolante termico ed acustico o materiale da imballaggio; ma nel frattempo è importante comprendere il valore di questa vegetazione e imparare a guardarla con occhi diversi, consapevoli che questa ci garantisce un mare pulito e che è un elemento indispensabile per l’ecosistema. Dovremmo prodigarci nel pulire le spiagge dai veri rifiuti, non quelli che lascia la natura, capendo che la Posidonia e i suoi resti sulle spiagge sono indice di alta qualità ambientale, in modo da convivere con questa importante risorsa senza storcere troppo il naso.
PIACERE SICILIA | ISOLE EGADI TRAVEL ENCOUNTERS
growth of the Mediterranean maquis, where small animals live and reproduce safe from large predators. The leaves that fall off and accumulate along the coasts give the impression of a dirty sea, becoming a deterrent for bathers and creating problems for using the beaches. However, the heaps of Posidonia (banquettes) protect the coasts from erosion and heavy seas, easing the effect of currents and wave motion, and they are the most natural thing there can be. Posidonia is an indispensable resource but very vulnerable and fragile, and if damaged, it takes centuries to recover. The European Union has identified and named some areas of the Mediterranean “Priority Habitat and World Heritage Site”. In Italy, the Sea Defence Service for the Ministry of Environment has produced a map of the Posidonia seagrass meadows to better enhance and safeguard them. The Aegadian Islands Marine Protected Area (MPA) is home to one of the largest Posidonia meadows in the Mediterranean. The MPA has created buoy fields to facilitate the mooring of boats in the bays, avoiding damage to or uprooting of the Posidonia while anchoring. Certainly better use could be made of the tons of beached Posidonia, turning it into natural fertilizer rich in minerals, or using it for thermal and acoustic insulation or packaging material, but in the meantime it is important to understand the value of this vegetation and to learn to look at it through different eyes, aware that it guarantees us a clean sea and that it is an essential element in the ecosystem. We should do our best to clean the beaches of real waste, not the waste left by nature, and understand that Posidonia and its remains on the beaches are an indication of high environmental quality, in order to live with this important resource without turning our noses up at it too much.
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A Favignana lo shopping è d’obbligo. Monique Boutique, entrare per curiosare! Tra le varie sfiziosità: cappellini, t-shirt, bags, shorts, gadgets, e uno fra tutti il brand “Siculamente” che prende spunto dagli stereotipi positivi e negativi di questa meravigliosa regione e li rilegge in chiave ironica e originale. Divertiti con qualche acquisto e quattro chiacchiere in compagnia.
In Favignana shopping is a must, so come in and browse in the Monique Boutique! Treats include caps, t-shirts, bags, shorts, gadgets, and also the brand “Siculamente,” which is influenced by the positive and negative stereotypes of this wonderful region and re-vamps them in an ironic and original way. Have fun shopping and chatting with friends.
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SHOPPING
IL MARE ANCHE D’INVERNO
SAN VITO META TURISTICA PER TUTTO L’ANNO
In ogni mese dell’anno San Vito Lo Capo offre uno scenario unico a tutti coloro che intendono vivere delle giornate di vacanza all’insegna del relax, della natura e del mare. La bellezza della borgata marinara non si apprezza soltanto durante la stagione balneare e nella settimana del Cous Cous Fest, evento di portata internazionale che può contare sulla presenza di migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo, ma anche nei mesi che vanno da ottobre a maggio. San Vito Lo Capo, infatti, non è soltanto un’ambita meta turistica per una piacevole giornata in spiaggia, accompagnata dal profumo del buon pesce fresco e addolcita dal tipico “caldo-freddo”, piuttosto è una vera e propria oasi di serenità di cui godere tutto l’anno. In inverno il paese accoglie il visitatore in una atmosfera di quiete, come se le calde e affollate serate estive fossero un lontano ricordo; una passeggiata in solitaria sulla spiaggia corallina, scandita dal rumore delle onde e sovrastata dal profilo di Monte Monaco che osserva l’orizzonte dai sui 532 mt di altezza, può rivelarsi una occasione unica per ritrovare se stessi, rimanendo affascinati dalla bellezza del mare invernale che, in base al tempo, può mostrarsi imbiancato dalla spuma delle onde che si rompono sulla battigia o apparire limpido, ceruleo e cristallino. In primavera, con l’aumento delle temperature e con le prime giornate di sole, San Vito Lo Capo attira nu-
Every month of the year San Vito Lo Capo offers a unique scenario to all those who want to relax while on holiday, enjoying nature and the sea.
The beauty of the seaside village is not only appreciated during the beach season and the week of the Cous Cous Fest – an event of international importance with thousands of visitors from all over the world – but also during the months from October to May.
San Vito Lo Capo, in fact, is not only a popular tourist destination for a pleasant day on the beach, accompanied by the scent of delicious fresh fish and sweetened by the traditional “caldo-freddo” (a layered ice-cream and rum-flavoured sponge cake with melted dark chocolate), it is also a true oasis of serenity to enjoy all year round.
In winter the village welcomes the visitor with a tranquil atmosphere, as if the warm and crowded summer evenings were a distant memory. A solitary walk along the coral beach, punctuated by the sound of the waves and dominated by Monte Monaco that gazes across the horizon at 532 metres above sea level, can be a unique opportunity to find yourself, to be fascinated by the beauty of the winter sea that, depending on the weather, may be whitened by the foam of the waves that break on the shoreline or appear sky-blue and crystal clear. In the spring, with its rising
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di Flavia Fodale
PIACERE SICILIA | SAN VITO LO CAPO INCONTRI DI VIAGGIO
THE SEA EVEN IN WINTER. SAN VITO: A YEAR-ROUND TOURIST DESTINATION
merosi visitatori, desiderosi di potersi scaldare sotto il sole tiepido dopo le fredde e rigide giornate invernali. La natura si risveglia, e con essa anche il paese: durante i weekend i locali e le attività commerciali accolgono famiglie e gruppi di amici che decidono di trascorrere la giornata all’aria aperta, dedicandosi a lunghe passeggiate a piedi o in bicicletta. Il paesaggio circostante, con l’esplosione della primavera, è una tavolozza di colori che difficilmente si potrà dimenticare. Alle porte dell’estate, nel mese di maggio, la rinomata località balneare si popola per uno dei primi eventi che aprono la stagione turistica: il Festival degli aquiloni. Diventato ormai un appuntamento fisso per i sanvitesi e per i turisti, il festival è giunto alla sua XI stagione. In questa occasione è possibile ammirare la bellezza variegata degli aquiloni che competono tra loro in diverse esibizioni, da quelle acrobatiche a quelle notturne. Il senso di libertà degli aquiloni che volteggiano nell’aria è sicuramente il simbolo dell’inizio dell’estate, stagione prediletta per gli amanti della vita di spiaggia e della tintarella. La stagione turistica, inoltre, si protrae anche durante i miti autunni siciliani che permettono una piacevole permanenza in riva al mare.
Trekking, ippica, climbing, snorkeling, immersioni, relax e buon cibo, sono gli ingredienti segreti che fanno di San Vito Lo Capo, e del territorio circostante, un luogo che riserva il proprio fascino, la propria suggestiva bellezza e le proprie potenzialità 365 giorni l’anno.
temperatures and first sunny days, San Vito Lo Capo attracts many visitors, eager to warm up under the tepid sun after the cold, harsh winter days. Nature wakes up, and with it also the village: during the weekends the venues and local businesses welcome families and groups of friends who choose to spend the day in the open air, enjoying long walks or bike rides. The surrounding landscape, with the explosion of spring, is a palette of colours that are difficult to forget.
At the beginning of summer, in May, the famous seaside resort fills up thanks to one of the first events to open the tourist season: the Kite Festival. Having become a fixed appointment for the people of San Vito and tourists alike, the festival is now in its eleventh season. During it you can admire the varied beauty of the kites that compete with each other in different shows, from acrobatic ones to night-time ones. The sense of freedom of the kites circling in the air is certainly the sign for the beginning of summer, a favourite season for lovers of beach life and sunbathing. The tourist season also carries on into the mild Sicilian autumns that offer pleasant days by the sea.
Trekking, horse riding, climbing, snorkelling, diving, relaxation and good food are the secret ingredients that make San Vito Lo Capo, and the surrounding area, a place that keeps its charm, its picturesque beauty and its potential 365 days a year.
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IL SAPORE DI MARE
Si raccolgono a mano, con qualche bracciata a nuoto o direttamente sulle rive: alimenti che ormai pochi conoscono. Sono piccoli crostacei, alghe, molluschi, hanno nomi scientifici impronunciabili e gusti prelibati. Iniziamo con i ricci di mare che vivono a profondità mediamente basse. Di questi echinodermi, dal greco (echinos = aculeo e dérma = pelle), mangiamo le gonadi sgargianti color corallo. Il modo migliore per apprezzarli è fare scarpetta con il pane direttamente nel guscio. Sono una prelibatezza anche gli “spaghetti ai ricci”: la polpa va sparsa cruda sulla pasta previamente saltata in un soffritto di aglio, olio e prezzemolo. I tartufi di mare sono molluschi simili alle vongole ma con la conchiglia dalla superficie scanalata, a Trapani vengono chiamati addi di mare (galli di mare), per la caratteristica “cresta” rossa, si possono saltare in padella, diventare sugo per gli spaghetti o un delizioso sauté. Le patelle sono molluschi con una sola conchiglia saldamente attaccata agli scogli, dalla carne callosa. A Trapani si consuma soprattutto la Patella caerulea chiamata in dialetto “muntunara”. Mangiati crudi, questi piccoli bocconcini, hanno gusto iodato, sapore salino e odore marino, ma si usano anche per condire la pasta: dopo una breve bollitura in acqua o latte, affinché i molluschi
THE TASTE OF THE SEA
FISHING FOR FORGOTTEN FOODS
They can be collected by hand in a few swim strokes or directly from the seashore: foods that few people know about anymore. They are small crustaceans, algae and molluscs, they have unpronounceable scientific names and taste delicious. Let us start with sea urchins that normally live at relatively shallow depths. We eat the bright coral-coloured gonads of these echinoderms, from the Greek “echinos” meaning spines and “derma” meaning skin. The best way to appreciate them is to scoop them up with bread directly from the shell. Spaghetti with sea urchins is also a delicacy: the pulp must be served raw on pasta that has been previously sautéed in garlic, oil and parsley. Warty venus clams are molluscs similar to the common clam but their shell has a grooved surface. In Trapani they are called “addi di mare” (sea roosters), because of their characteristic red “crest”, and they can be lightly fried in a pan as a pasta sauce or to make a delicious sauté. Limpets are molluscs with only one shell firmly attached to the reefs and with calloused flesh. In Trapani, it is mainly the “Patella caerulea”, called “muntunara” in dialect, that is consumed. Eaten raw, these little morsels have an iodised, salty taste and smell of the sea.They can also be used as a pasta sauce: after
SICILIA | GASTRONOMIA INCONTRI DI VIAGGIO
PIACERE
A
DEI
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CACCIA
CIBI DIMENTICATI
di Antonella Poma
si stacchino dal guscio, si prepara un sughetto con il solito soffritto e pomodorini in cui poi si salterà la pasta. Altra prelibatezza sono gli anemoni di mare, in siciliano ogghiammari (olio a mare) per la sensazione oleosa che lascia al tatto, vivono in fondali bassi e sabbiosi. Crudi non sono invitanti poiché costituiti da filamenti viscidi e urticanti. Vengono raccolti manualmente e staccati con una lama dai fondali; dopo un accurato lavaggio in acqua di mare e poi con acqua dolce, gli anemoni vengono passati nella farina e fritti. La frittura li rende croccanti fuori e cremosi all’interno, ottimi da accompagnare alla nostra pasta cu l’agghia (pesto alla trapanese). Saltati nel medesimo soffritto formeranno un sugo cremoso con cui accompagnare la pasta; il sapore degli anemoni è un concentrato di mare, sanno di iodio e sale, ma sono anche dolciastri, con retrogusto minerale e allo stesso tempo erbaceo, a metà tra un mollusco e un ortaggio. Più conosciuto nelle zone orientali della Sicilia, ma consumato anche da noi occidentali è l’orecchio di san Pietro o occhio di bue: una conchiglia madreperlata dalla forma simile ad un orecchio in cui è incastonato un mollusco sodo e calloso. Hanno spiccato sapore minerale e si mangiano crudi o alla brace, con olio e limone. In Sicilia si consumano anche le alghe: il
briefly boiling them in water or milk, so that the molluscs come off the shell, prepare a “soffritto” sauce with onion, carrots and white wine, plus some cherry tomatoes, then sauté the pasta in the soffritto. Another delicacy is the sea anemone, called “ogghiammari” (oil in the sea) in Sicilian due to the oily feeling they leave on your fingers, which live in shallow and sandy waters. They are not very pleasant raw because they have slimy and stinging filaments. They are removed from the seabed with a blade and collected by hand; after carefully washing them first with sea water and then with fresh water, the anemones are dipped in flour and fried. Frying makes them crunchy outside and creamy inside, an excellent accompaniment for our “pasta cu l’agghia” (pasta with a Trapanese pesto). Sautéed in the “soffritto” mentioned above, they form a creamy pasta sauce. Anemones have a concentrated sea flavour, they taste of iodine and salt but they are also sweet, with a mineral as well as herbaceous aftertaste, halfway between a mollusc and a vegetable. Better known in the eastern areas of Sicily, but also consumed by us westerners, is the green ormer: a mother-ofpearl shell shaped like an ear in which a firm, calloused mollusc is embedded. They have a strong mineral flavour and are eaten raw
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mauru e la “lattuga di mare”. Il mauru è un’alga croccante, tipica dei fondali catanesi, viene strappata dagli scogli condita con olio e limone. La lattuga somiglia a quella terrestre, traslucida, verde brillante, con foglie sottili e dal sapore leggermente acidulo; a Palermo si trasforma in gustose frittelle. Ricetta antica, ormai sparita, preparata nelle isole Eolie ed Egadi, simbolo di grande miseria, ma anche di grande ingegno, è la ghiotta di sassi di mare, preparata con i piccoli ciottoli di mare ricoperti da una velo di alghe verdi; questi si mettevano a cuocere in un soffritto di pomodori e cipolla allungato poi con acqua. La zuppa, una volta estratti i sassi, serviva a rendere meno “caliato” (duro) il pane. I trapanesi fanno anche grandi scorpacciate di granchi che chiamano aranci o aranci pilùsi (quest’ultima è la varietà grigio scuro, dalle carni meno pregiate). I granchi contengono poca carne dal gusto simile a quello dell’aragosta. I granchi finiscono nelle zuppe, anche in quella del Cuscùsu alla trapanese, a cui infondono un aroma di mare particolarissimo e un sapore dolciastro, ma vengono usati anche per preparare risotti e sughi per la pasta. I muccuna o bocconi di mare, sono molluschi contenuti in una conchiglia spiralizzata; hanno anche una valenza storica poiché con questo mollusco si preparava la porpora per la colorazione delle stoffe. Si possono gustare crudi o insieme alla pasta con il solito soffritto, ma anche bolliti e conditi con limone, olio, aglio e prezzemolo. Tutti questi piccoli “scrigni di mare”, oltre a custodirne l’autentico sapore, sono anche il simbolo di una cucina povera che sfruttava “l’arte di arrangiarsi”. Oggi, molti di questi tesori gastronomici, sono passati da cibo dei poveri a prelibatezze della cucina gourmet, oggetto di culto per pochi buongustai, e cucinati dai ristoratori più attenti ai sapori locali.
or grilled, with oil and lemon. In Sicily, algae are also eaten, such as the “mauru” and sea lettuce. The former is a crunchy seaweed, typical of Catania, which is torn from the rocks and seasoned with oil and lemon. Sea lettuce, instead, is similar to its land-bound counterpart. It is translucent, bright green, with thin leaves and a slightly acidic flavour, and in Palermo they make tasty pancakes out of them. An ancient now-forgotten recipe from the Aeolian and Aegadian islands which was a symbol of great misery but also of great ingenuity, was the “ghiotta” of sea stones, a dish prepared with small pebbles covered in a veil of green algae cooked in a fried tomato and onion sauce then diluted with water. The soup, with the stones removed, served to make the bread less “caliato” (hard). Trapanese also make great dishes of crabs that they call “aranci” or “aranci pilùsi” (the latter is the dark grey variety, with less valued meat). Crabs contain little meat and taste a bit like lobsters. They end up in soups, including that for the couscous “Cuscùsu alla trapanese” to which they contribute a very particular flavour of the sea that is also sweet, and they are also used to prepare risottos and sauces for pasta. Purple dye murex are molluscs in a spiral shell which also have a historical value because they were used to prepare a purple dye for fabrics. They can be enjoyed raw or with pasta in the usual “soffritto”, but also boiled and seasoned with lemon, olive oil, garlic and parsley. All these little “sea treasures”, in addition to preserving authentic flavour, are also a symbol of a humble cuisine that exploited “the art of making do”. Today, many of these gastronomic treasures have shifted from being humble foods to being delicacies of gourmet cuisine, held in high esteem by a few gourmets, and cooked by restaurateurs who are more attentive to local flavours.
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Ingredienti per 4 persone
• 400g di spaghetti o linguine
• 200 g di polpa di riccio
• 2 spicchi d’aglio
• ½ bicchiere di vino bianco
• Olio extravergine d’oliva
• Sale e pepe q.b
• Prezzemolo (un mazzetto)
Ingredients for four people
• 400g of spaghetti or linguine
• 200 g of sea urchin pulp
• 2 cloves of garlic
• ½ glass of white wine
• Extra virgin olive oil
• Salt and pepper
• Parsley (a small bunch)
PREPARAZIONE
Soffriggete in un saltapasta 2 spicchi d’aglio schiacciati e dei gambi di prezzemolo con olio; non appena gli spicchi saranno dorati, sfumate con il vino bianco. Togliete dalla padella sia l’aglio, sia il prezzemolo. Scolate la pasta molto al dente e aggiungetela al soffritto facendola saltare con qualche cucchiaiata di acqua di cottura della pasta, in questo modo gli spaghetti rilasceranno amido che contribuirà a rendere “cremoso” il tutto. A questo punto aggiungete a fuoco spento la polpa di riccio, pepe macinato al momento e abbondante prezzemolo tritato, mescolate e servite.
PREPARATION
Fry two crushed garlic cloves and the parsley stalks with oil in a saucepan; as soon as the cloves are golden, add the white wine and reduce it. Remove both the garlic and the parsley from the pan. Drain the pasta while it is still very al dente and add it to the sautéed oil, together with a few tablespoons of the cooking water from the pasta. In this way the spaghetti will release starch which will help to make the whole dish creamy. At this point, turn off the gas, add the pulp, freshly ground pepper and plenty of chopped parsley, stir and serve.
Pasta cu i rizzi
Per questo piatto si usa la polpa di riccio color corallo contenuta in cinque gonadi poste a raggiera all’interno del guscio. Per estrarla i ricci vanno aperti, in particolare va tolta la parte superiore meglio con l’ausilio di una pinza taglia ricci, ma i più abili usano anche le forbici. A questo punto occorre svuotare il riccio dall’acqua e dalle piccole alghe scure e poi con un cucchiaino vanno prelevate le gonadi. Per averne un quantitativo discreto armatevi di pazienza e svuotatene tanti, raccogliendo la polpa in una ciotola. In alternativa si può usare quella surgelata o in barattolo, sicuramente meno saporita, ma più facile da reperire in supermercati o negozi specializzati. La pasta con i ricci è un piatto semplice da cucinare, si usano pochissimi ingredienti, ma per prepararlo ad hoc bisogna attenersi alle regole necessarie per la buona riuscita del piatto: la pasta deve essere rigorosamente al dente per evitare che gli spaghetti si incollino tra loro una volta aggiunta la polpa e l’aglio deve esserci, ma non deve coprire troppo il sapore di mare della preparazione (per cui non esagerate con la quantità e usatelo intero). Altra regola fondamentale: non bisogna assolutamente cuocere la polpa di riccio che va cosparsa cruda sulla pasta ancora calda.
Pasta with sea urchins
For this dish we use the coral-coloured pulp of the five gonads found inside the shell of the sea urchin, radiating out from the centre. To extract it, the sea urchin must be opened and the upper half must be removed, which is easier with the help of specifically designed pincers, but those who are more skilled also use scissors. At this point the sea urchin must be drained of seawater and cleared of the small dark algae. Then the gonads must be removed with a teaspoon. In order to have a decent quantity, be prepared to have a lot of patience and to empty many of them, collecting the pulp in a bowl. Alternatively you can use the frozen or canned versions, which are definitely less tasty, but easier to find in supermarkets or specialty stores. Pasta with sea urchins is a simple dish to cook, with very few ingredients, but to prepare it in the moment you must follow the rules in order to create a successful dish. The pasta must be strictly al dente to prevent the spaghetti sticking together once the pulp is added, and garlic must be used but without suffocating the sea flavour of the pulp (so do not exaggerate with the quantity and use whole cloves). Another fundamental rule: you absolutely must not cook the pulp, which must be added raw to the pasta after it has been drained.
PIACERE SICILIA | RICETTA | RECIPE INCONTRI DI VIAGGIO 123
DEL
MEDI TERR ANEO
PER NON DIMENTICARE SEBASTIANO TUSA
THE MAN OF THE MEDITERRANEAN
Nelle vene spirituali di Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale e assessore ai Beni culturali della Regione Siciliana, scorreva l’acqua del Mediterraneo. Tusa è morto il 10 marzo scorso nello schianto del Boeing 737 della Ethiopian Airlines. Si stava recando in Kenia per trasmettere le sue competenze e le sue esperienze di archeologo del mare in un progetto dell’Unesco da sviluppare sulle coste del Mar Rosso. «Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Jugoslavia». In questa stratificazione, narrata dallo storico francese Fernand Braudel, ha scavato per anni Sebastiano Tusa che, prima di altri, con intuizione brillante, comprese che non solo sulla terra, ma soprattutto in mare bisogna “scavare”, per dare solide prove scientifiche alle affermazioni dello storico francese.
Quel Mare Nostrum che unisce le sponde del Mediterraneo e il Mediterraneo al vicino Oriente fu il campo di lavoro di Sebastiano Tusa che unì alla professione di archeologo la passione per il mare e le immersioni. Ricordarlo è un dovere per “Piacere Sicilia”, una rivista che racconta il territorio e con esso i suoi tesori archeologici. Molti dei reperti e degli allestimenti che potete vedere nei nostri musei sono frutto
The water of the Mediterranean flowed in the spiritual veins of Sebastiano Tusa, archaeologist of international fame and councillor for Cultural Heritage of the Sicilian Region. Tusa died on 10 March in the Ethiopian Airlines’ Boeing 737 crash. He was on his way to Kenya to share his skills and experience as a sea archaeologist in a UNESCO project that is to be developed on the shores of the Red Sea. “What is the Mediterranean? A thousand things together. Not a landscape, but countless landscapes. Not a sea, but a succession of seas. Not a civilization, but a series of civilizations stacked on top of each other. Travelling in the Mediterranean means meeting the Roman world in Lebanon, prehistory in Sardinia, the Greek cities in Sicily, Arab presence in Spain, Turkish Islam in Yugoslavia.” For years Sebastiano Tusa dug through these layers, narrated by the French historian Fernand Braudel, having understood before anyone else – and with brilliant intuition – that you need to “dig” not only on land, but above all at sea to find solid scientific evidence for the French historian’s statements. That “Mare Nostrum” that unites the shores of the Mediterranean and the Mediterranean with the near East was Sebastiano Tusa’s ‘workshop’, who combined being an archaeologist with his passion for the sea and diving.“Piacere Sicilia” has a duty to remember him, being a magazine that narrates the territory and its archaeological treasures. Many of the exhibits that you can see in our museums are the result of Professor Tusa’s scientific and archaeological
PIACERE SICILIA | IL PERSONAGGIO INCONTRI DI VIAGGIO 124
L’UOMO
di Fabio Pace
LEST WE FORGET SEBASTIANO TUSA
del lavoro scientifico e archeologico del professore Tusa. Fu ideatore e promotore della Soprintendenza del Mare e solo recentemente, nell’aprile 2018 accolse l’invito a ricoprire l’incarico di assessore dei Beni Culturali della Regione Siciliana.
Fu anche professore di Paleoetnologia presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli. Figlio d’arte, ancora oggi gli archeologi siciliani si formano su libri e ricerche pubblicate dal padre Vincenzo. Ha condotto nel 2003 gli scavi che hanno portato alla scoperta a Pantelleria di tre teste scultoree di imperatori romani. Sempre nelle acque di Pantelleria scopri un piccolo tesoro sommerso di 600 monete, confermando il ruolo dell’isola come “crocevia per i mercanti” già in epoca antichissima. Nel 2005 guidò gli scavi a Mozia, riportando alla luce, sulla strada sommersa che conduce all’isola, le strutture identificabili come banchine. Ancor prima diresse gli scavi nel sito preistorico di contrada Stretto a Partanna.
Diresse e partecipò al recupero del Satiro Danzante oggi esposto nel Museo di Mazara del Vallo. Le sue ricerche subacquee nel mare delle isole Egadi, durate una decina d’anni, hanno consentito di localizzare con precisione il tratto di mare in cui avvenne la battaglia conclusiva della prima guerra punica il 10 marzo 241 a.c. Fu proprio Tusa a recuperare personalmente i primi rostri romani. Grazie ai suoi studi e alle localizzazioni dei siti subacquei sono stati recuperati 14 rostri e decine e decine di anfore e manufatti.
work. He was the creator and promoter of the Superintendence of the Sea and only recently, in April 2018, he accepted the invitation to hold the post of Councillor for Cultural Heritage of the Sicilian Region. He was also professor of palaeoethnology at the Suor Orsola Benincasa University in Naples. Born into the trade, still today Sicilian archaeologists learn using the books and research published by his father Vincenzo. In 2003 he conducted the excavations that led to the discovery in Pantelleria of three sculptures of heads of Roman emperors. Still in the waters of Pantelleria, he discovered a small submerged treasure of 600 coins, confirming the role of the island as a “crossroads for merchants” in ancient times. In 2005 he led the excavations in Mozia, bringing to light the structures identified as quays on the submerged road that leads to the island. Even before that, he directed the excavations in the prehistoric site of the Stretto district in Partanna. He directed and participated in the recovery of the Dancing Satyr now on display in the Museum of Mazara del Vallo. His underwater research in the sea of the Aegadian Islands, which lasted about ten years, made it possible to locate precisely the stretch of sea in which the final battle of the first Punic war took place on 10 March, 241 BC. It was Tusa himself who personally recovered the first Roman rostrums, and thanks to his studies and to the localization of underwater sites, 14 rostrums and dozens and dozens of amphorae and artefacts have been recovered.
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PIACERE SICILIA | IN THE SPOTLIGHT TRAVEL ENCOUNTERS
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