Napoli in salita e discesa

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Napoli in salita e discesa Edizioni Intra Moenia 2013

ISBN 9788874211326 © Il Distico Srl Piazza Cavour 19, 80137 - Napoli www.intramoenia.it - info@intramoenia.it tel. 081 5571190 - 290988 Progetto grafico e impaginazione: Luca Mercogliano I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.


Napoli

in salita e discesa

percorso alla scoperta delle scale napoletane a cura di

Gabriella Guida • foto di Sergio Siano



Napule è tutta rampe, scalinate, scale, gradune, grade, gradiatelle, sagliute, scese, cupe, calate, vicule ‘e coppa, ‘e sotto, viculille, vicule stuorte, vicule cecate. E song’ ‘a centenare ‘e vicule ca nun spontano, o c’ ‘o purtone ‘nfunno a spuntatora. Carlo Bernari


La Pedamentina


Prefazione Le Colline di Napoli rappresentano una grande riserva ambientale a scala metropolitana, polmone della città e scrigno di storia e tradizioni locali e costituiscono, dal luglio del 2004, il Parco Metropolitano delle Colline di Napoli. Per collegare la parte alta della città con il suo nucleo originario, l’attuale centro storico, nei secoli si è costituito un sistema complesso di strade pedonali, vero e proprio capolavoro urbanistico, composto da oltre 200 percorsi tra 135 scale e 69 gradonate che, con l’avvento dell’era delle automobili, hanno subito un graduale abbandono perdendo la loro funzione di collegamento, pur conservando il fascino e lo splendore della Napoli di un tempo, rimasta nell’immaginario dei napoletani e dei turisti. Le scale di Napoli racchiudono il meglio dell’identità della città e della nostra storia, la loro conoscenza e il loro ripristino sono oggi una sfida per immaginare un’altra mobilità e un altro turismo: sostenibile, responsabile e durevole, oltre la crisi. Negli ultimi 35 anni cittadini, associazioni, istituzioni e studiosi hanno dato il loro contributo con iniziative finalizzate alla valorizzazione, al recupero e al restauro delle scale e gradinate di Napoli. I primi interventi di sensibilizzazione contro il degrado risalgono alla primavera del 1978 con l’iniziativa “Napoli a Piedi”. In quegli anni, l’architetto Aldo Capasso ha contribuito ad un dettagliato rilievo delle scale e gradonate della città. Nel 1994 il WWF organizza una serie di iniziative sulle scale del Vomero e Chiaia

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nell’ambito del progetto “Camminare e Vedere”. Nel 1995 nasce il Comitato Recupero Scale di Napoli (direttivo formato da Domenico Ferrante, Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Salvatore Testa, Gabriella Guida, Lorella Starita, Camilla Aulisio e presieduto dal sottoscritto), voluto dal circolo Neapolis 2000 di Legambiente, che partecipa al Maggio dei Monumenti e organizza “Tu scendi dalle scale”. Nel 1995 l’Architetto Donatella Mazzoleni pubblica il libro “Tra Castel dell’Ovo e Sant’Elmo. Napoli: il percorso delle origini”, ribadendo il valore storico e culturale di questi percorsi pedonali. Gabriella Guida, nel 2000, dopo l’esperienza all’interno del Comitato Recupero Scale di Napoli, e nell’ambito degli studi portati avanti sulla storia e sull’arte napoletana, pubblica la prima edizione di questo libro “Napoli in salita e discesa. Percorso alla scoperta delle scale napoletane”, con un’analisi storica dettagliata dei percorsi gradonati e delle pedamentine legate alla conformazione urbanistica della città. Raccogliendo questa eredità, di recente alcune associazioni, coinvolgendo i cittadini residenti sulle scale, hanno costituito un “Coordinamento per il Recupero delle Scale di Napoli” che sta portando avanti iniziative di sensibilizzazione anche dialogando con gli enti pubblici. La ristampa di questo libro testimonia l’interesse rivolto alla conoscenza delle scale napoletane come parte integrante della storia del tessuto cittadino e si pone, inoltre, come un ulteriore tassello volto a favorire la valorizzazione, il recupero ed una nuova vivibilità di questi antichi percorsi. Carmine Maturo esperto in turismo responsabile - Legambiente

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Gabriella Guida


Premessa Questa riedizione del libro nasce dall’interesse e dalla curiosità che le Scale di Napoli hanno suscitato in questi ultimi anni riproponendo il problema della conoscenza e della riqualificazione di questi antichi percorsi pedonali che hanno segnato l’evoluzione della forma storica della città. Vi siete mai soffermati a riflettere su quante sono le scale di Napoli? Sono oltre duecento, tra gradini e rampe, scale e gradonate che con i loro molteplici percorsi attraversano la città in verticale; utili scorciatoie, ma anche luoghi speciali che ci consentono di entrare nel cuore della Napoli più segreta. Le scale, infatti, sono radicate nel nostro territorio molto più di quanto possa sembrare ad un approccio superficiale, legandosi al tessuto urbano fatto di salite e di discese, con problemi di relazione tra la città alta e quella bassa. In una siffatta orografia, le cupe, i pendini, le scale e le rampe diventano collegamenti naturali. Percorsi antichi, più o meno ripidi ed articolati, che tagliano non solo fisicamente il tessuto urbano, ma che ne hanno anche determinato la forma storica e la sua evoluzione. Camminamenti che sembrano simili nella loro funzione, ma che in realtà conservano ognuno un proprio carattere e ed una memoria legata al divenire della città. Le antiche scale, forse proprio per la loro configurazione defilata rispetto al disordine di uno sviluppo urbano indiscriminato, sembrano conser-

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vare l’originaria anima dei luoghi in cui si afferma l’identità profonda tra cultura e natura. Questo testo, dunque, tralasciando volutamente il discorso sulle scale interne dei palazzi cittadini, per la loro diversa origine e tipologia, vuole essere un invito a riscoprire la storia e l’uso di questi percorsi pedonali, per sollecitarne un loro riutilizzo ed una nuova vivibilità attraverso una politica del territorio che, mettendone in evidenza i punti di forza o di debolezza, avvii un reale processo di ripristino delle pedamentine sottraendole al loro destino di abbandono ed isolamento. Gabriella Guida

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Gabriella Guida


Int roduzione «Napoli è città di rampe, di scalini, di ponti, di trafori, perché è città di memoria». Con queste parole lo scrittore napoletano Giuseppe Marotta coglie il carattere più intimo della città, lontano dall’immagine oleo­grafica di una Napoli chiassosa e solare. Un volto che si rivela nelle pieghe nascoste del tessuto urbano, in quei luoghi - oggi troppo spesso dimenticati - che appartengono alla configurazione storica della città sorta su di un territorio naturalmente scosceso fatto di colline sinuose, dolcemente digradanti verso il mare, e di solchi profondi, alveo di antichi corsi d’acqua. Eppure l’importanza di questi collegamenti, che formano una rete di raccordo con le strade principali, è notevole sia per la valenza storica che per quella ambientale. Ne sono un esempio le gradonate della Pedamentina di San Martino o le scale del Petraio e di Marechiaro intorno a cui, nel tempo, si sono andati aggregando nuclei abitativi che hanno conservato il loro carattere popolare e pittoresco unito alla straordinaria posizione panoramica che apre scenari inusitati. Percorsi che disegnano una trama precisa sul territorio mettendo in comunicazione poli diversi della città e che risolvono i frequenti salti di quota del tessuto urbano dove la rete di scale accorcia e taglia strade carrabili necessariamente più lunghe per la pendenza del suolo. Le più antiche scale sono tagliate nel terreno scosceso, battute e protette con bordi di pietrame per migliorarne la stabilità e la percorribilità. Solo più tardi,

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Salita Paradiso


i ntrod uzion e

con l’età moderna a partire dal XVII secolo, le gradonate assumono l’aspetto attuale, ampliate e protette da rivestimenti in pietra di piperno che con il denso colore grigio scuro ha conferito un’impronta inconfondibile alle costruzioni napoletane. Scale, rampe e gradonate segnano così, con la loro presenza, le connessioni tra luogo, forma urbana e mobilità: recuperarle significa riappropriarsi della memoria della città, del senso originario che lega l’uomo al suo ambiente. Purtroppo l’incalzante sviluppo della mobilità urbana e dei trasporti sempre più veloci ha determinato il graduale disuso delle scale. La stessa crescita convulsa dell’edilizia, con la sua compatta cortina di edifici, ha stretto nelle sue maglie scale e gradonate, privandole dell’originario rapporto con l’ambiente circostante, rendendone difficile l’accesso e poco sicura la percorribilità. Un’oggettiva situazione di emarginazione urbana e sociale che, di fatto, ha contribuito al degrado di questi tracciati pedonali, creando problemi di vivibilità. Riqualificare questo patrimonio significa mettere in atto una serie di strategie articolate che si pongano il problema della rivitalizzazione di questi luoghi, recuperandoli sia dal punto di vista del miglioramento delle condizioni abitative sia sul piano ambientale, andando ad affrontare anche il problema della risalita di questi percorsi, a volte molto ripida e poco invogliante. Creare una rete di raccordo tra gli itinerari pedonali e le linee di trasporto pubblico (navette, fermate della metropolitana e funicolari, che già affiancano per larghi tratti i percorsi gradonati) sicuramente ne favorirebbe la fruizione, rilanciando l’uso pedonale della città.

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Le scale

raccontano

Napoli


Vico Lepri


Tradizionalmente siamo abituati a pensare a Napoli come a una città di mare, ma il suo territorio è decisamente legato ad una morfologia collinare, con alture più o meno elevate su cui, nel tempo, si è sviluppata la città. Ancora oggi, nonostante le trasformazioni apportate dall’uomo e l’affollarsi delle costruzioni, possiamo riconoscere i tratti distintivi di questo sito che fu prescelto dagli antichi naviganti greci e cumani per fondare la nuova città, Neapolis. Un ampio pianoro digradante a sud verso il mare e protetto a nord da un’ampia fascia collinare e da valloni tutt’intorno. Un territorio morfologicamente accidentato per la presenza di alture, pendii ed improvvisi salti di quota che rendono complesso il raccordo urbano nonostante l’adozione dell’ordinato e razionale impianto a reticolato detto ippodameo, dal no­me dell’urbanista greco Ippodamo da Mileto. In questo contesto, una funzione ineliminabile assumono le scale come elemento di collegamento legato alla natura dei luoghi. E se non c’è rimasta memoria di gradonate relative al tessuto antico, tracce di questi percorsi iniziano a contraddistinguere il volto della città fin dall’età medioevale. Tra il decimo ed il quindicesimo secolo si ratifica l’espansione urbana sia verso il mare ed il porto, dove sorgono veri e propri quartieri costieri con strade

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Gradini Stella


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strette e tortuose (i vichi o vici) affollate di abitazioni e botteghe; sia verso l’interno, caratterizzato da un intenso sviluppo edilizio sollecitato dal nuovo ruolo di Capitale del Regno, acquisito da Napoli con l’avvento dei sovrani Angioini (1266). Nella Tavola Strozzi, dipinta nella seconda metà del Quattrocento, abbiamo la prima veduta analitica della città, ripresa dal mare, con una visuale particolarmente ampia. Napoli si estende dai piedi delle colline del Vomero e di Capodimonte verso il mare abbracciando, ad oriente, Castel Capuano ed inglobando l’intera zona del Mercato a sud-est; ad occidente comprende l’area di Piazza del Gesù e di Monteoliveto fino a Castel Nuovo. La città è descritta minuziosamente, cinta da possenti mura, con le sue fabbriche che affollano il centro antico e tra cui spiccano le grandi basiliche medioevali, con i suoi castelli ed il porto. L’orizzonte visivo è chiuso dalle colline ancora sgombre da edifici, anche se si intravedono già graziosi casini immersi nel verde, avanposti privilegiati della futura urbanizzazione. Tra tutte domina la collina del Vomero sulla cui cima spicca l’angioino Castel Sant’Elmo. La zona è la prima ad essere interessata dall’espansione della città, che gradatamente incomincia ad arrampicarsi sulle colline, favorendo la nascita di percorsi trasversali. Alle grandi strade, che attraversano la città da oriente ad occidente, si accostano più brevi camminamenti per collegare in maniera più diretta e veloce la costa con le alture. Salite e discese, gradoni, rampe, scale, pendini ed imbrecciate cominciano a caratterizzare il tessuto urbano disegnando una trama di percorsi ricavati, inizialmente, in maniera semplice, tagliati nel terreno con un andamento acci-

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Gradini Suor Orsola


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dentato e che solo successivamente assumono una più precisa configurazione urbana. Infatti, è con il passaggio all’età viceregnale (1503-1704) che si apre l’epoca delle grandi mutazioni. La città cresce per il progressivo incremento demografico e per l’inurbamento dalle provincie favorito dalla politica spagnola che concede forti privilegi ed esenzioni fiscali ai napoletani. Si avvia un nuovo piano di riassetto urbano che definisce l’espansione verso occidente, ampliando il percorso delle mura che ora risalgono il dorsale di San Martino, giungendo fino a Sant’Elmo. I borghi si sviluppano in maniera incontrollata fino a diventare parte integrante del tessuto urbano nonostante i continui decreti (prammatiche) emanati dal governo spagnolo per limitare o proibire del tutto le nuove costruzioni e contenere l’espansione extra muraria. La situazione è ben rappresentata nelle vedute cartografiche dell’epoca e l’avvenuto ampliamento urbano viene ratificato con l’avvento dei Borbone sul trono napoletano (1734). Il tessuto edilizio ormai saturo nel centro della città, favorisce una più consistente urbanizzazione delle regioni collinari con il conseguente moltiplicarsi dei collegamenti trasversali. Tra Settecento ed Ottocento, trovano la loro definitiva configurazione i tracciati delle scale e delle rampe napoletane. La conferma di ciò l’abbiamo nella descrizione della città fatta da Gaetano Nobile (1863) che scrive: «Le vie di Napoli hanno vari nomi: strade son dette le principali, le più ampie. Le traverse son chiamate vichi e questi se sono molto stretti hanno il nome di vicoletti e strettole se sono veramente piccioli e soffocanti… Le vie erte son dette salite, se menano verso l’esterno della città, calate, se conducono alla città vecchia; gradoni se hanno scaglioni; rampe se hanno più branche».

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Dunque la funzione di collegamento di questi percorsi non solo è riconosciuta, ma appare indissolubilmente legata alla morfologia dei luoghi, al salire e scendere della città. In particolare, dall’analisi della toponomastica delle strade cittadine è stato rilevato che «esistono a Napoli 45 strade che hanno la denominazione di salita e 18 che hanno quella di discesa» (V. Pinto in Capasso, 1989) con un prevalere abbastanza netto delle prime sulle seconde. Tale priorità è indubbiamente legata allo sviluppo della città soprattutto sul versante collinare in cui si ricercano spazi abitativi nuovi. Gradonate e scale vengono a costituire così i due prevalenti sistemi di percorsi pedonali distinguendosi le prime per il loro carattere lungo ed articolato che intervalla gradini, più o meno ampi e comodi al passo, a tratti stradali; le seconde, più brevi e ripide, la cui etimologia deriva dal latino scando, cioè salgo, per la loro riconosciuta funzione di accorciatoia. Nel corso dell’Ottocento le colline del Vomero e di Capodimonte sono oggetto di una serie di interventi che ne mutano il carattere isolato e rurale mentre si forma a Chiaia una nuova area residenziale. Napoli si trasforma al seguito degli stravolgimenti politici e sociali assumendo il volto contraddittorio della metropoli attuale. Il centro storico con il suo denso tessuto urbano, con i suoi quartieri popolari di origine medioevale, viene sventrato dal programma di Risanamento voluto dal Municipio dopo la grave epidemia di colera del 1884. La città viene, dunque, ridisegnata e si moltiplicano anche le nuove arterie stradali per consentire trasporti sempre più veloci. La funzione dei percorsi pedonali sembra essere diventata superflua e sorpassata, ma è proprio tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo

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Gabriella Guida


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secolo che sono realizzate alcune delle piÚ significative scale moderne. Da quella di Montesanto alle rampe, piÚ o meno lunghe ed articolate, dei nuovi quartieri del Vomero e di Chiaia, le scale napoletane continuano ad assolvere il loro ruolo di collegamento urbano contribuendo, nel contempo, a risolvere i problemi di salti di quota dell’orografia cittadina.

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Indice Prefazione di Carmine Maturo pag. 7 Premessa di Gabriella Guida 9 Introduzione 11 Le scale raccontano Napoli - pag. 15 -

A passeggio t ra scale, rampe e gradonate - pag. 25 -

Il Vomero Posillipo Capodimonte Pizzofalcone e Chiaia Il centro storico

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Le scale t ra letteratura ed arte - pag. 133 -

Bibliografia

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finito di stampare nel marzo 2013 per conto delle edizioni Intra Moenia presso TipolitoGiglio Srl


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