Attilio Wanderlingh
I giorni di Neapolis vita quotidiana e vicende storiche nella cittĂ greca e romana
foto di Sergio Siano disegni di Renato Quaranta
Parte prima
STORIA DELLA NEAPOLIS GRECA
La sirena Partenope posò il suo corpo dove era la torre di Falero e dove il fiume Clanio irrigava la terra con le sue acque. Le fanciulle del luogo la raccolsero, le costruirono una tomba, e la onorarono ogni anno con libazioni e sacrifici di buoi. Licòfrone, IV sec. a.C.
Prima della città Gli antichi abitanti e la Torre di Falero
In principio furono i pirati. “Briganti del mare” li chiama Omero, e pure essendo nota la loro provenienza dalla Grecia, nessuno è in grado di raccontarne la storia. Il loro arrivo sulle coste della Campania avvenne intorno al 1580 a.C., dunque molto tempo prima della guerra di Troia, otto secoli prima della prima Olimpiade che risale al 776 a.C., addirittura ancora prima che genti elleniche prendessero possesso del suolo greco. A calcare il suolo delle coste campane sono i Pelasgi, un popolo barbaro che Tucidide riteneva progenitori dei greci e che qui da noi si integrarono con l’antico popolo degli Ausoni, già stanziato sul luogo. Per la verità non fu un solo popolo e non fu in una piccola manciata di secoli. Ad ondate, su piccoli scafi e velieri malsicuri, tante razze, tanti antichissimi pionieri subirono il fascino della nostra costa. Non tanto per la sua bellezza, ma per i suoi ripari, per le sue possibilità di ormeggio che nessun altro luogo nel Tirreno poteva offrire, per le sue opportunità di commercio perché al centro del Mediterraneo. Immaginiamoci la scena. Il golfo è profondo, ben riparato: da un lato l’orlatura del Vesuvio e d’altro lato i crateri vulcanici flegrei costituiscono una naturale barriera che offre riparo dai venti. Il clima è mite, la vegetazione è rigogliosa e poi c’è quell’ampio fiume che raggiungeva il mare in un punto della costa rimasto imprecisato, ma certamente navigabile: un fiume che avrebbe conquistato il mitico nome Sebeto per poi scomparire, fagocitato dalla terra e trascurato dalle cronache dell’uomo già in epoca greca. I primi insediamenti saranno grotte. Le cavità naturali che si aprivano fra gli scogli del nostro frastagliato litorale furono ampliate e rese abitabili dalla mano dell’uomo. In queste spelonche sono state trovate ossa lavorate, frammenti di ceramica, 7
1500 a.C Un popolo proveniente dalla regione greca della Tessaglia - i Pelasgi giunge in successive ondate sulle coste campane. Sul suolo italico entreranno in rapporto con gli Ausoni, popolo indoeuropeo che già abitava queste regioni. I Pelasgi si stabiliranno anche lungo l’attuale golfo di Napoli, utilizzando come primitive abitazioni, grotte e caverne naturali.
i giorni di neapolis
La torre di Falero Una leggenda vuole che a sbarcare per primo sulle coste del golfo di Napoli sia stato uno degli Argonauti dopo l’impresa del “Vello d’oro”. Uno degli eroi della mitica spedizione - Eumelo Falero avrebbe continuato con alcuni compagni il viaggio nel Mediterraneo e sarebbe sbarcato intorno al 1225 a.C. sulla costa di Pizzofalcone, costruendo un alto punto d’osservazione che prese appunto il nome di “Torre di Falero”.
reperti di bronzo. Da quelle primitive abitazioni, l’antichissimo abitante della nostra costa guardava da un lato il mare per ciò che gli consentiva nei traffici e nei commerci; e d’altro lato era anche attratto dall’entroterra perché significava pastorizia e poi, pian piano, desiderio di stabilità e agricoltura. Dunque ancor prima dell’ingresso dei Greci e degli Etruschi, l’intera Campania si è popolata di razze differenti, molte provenienti dal mare, altre ancora dal nord dell’Europa per via terra. Abbiamo parlato degli Ausoni, ma dobbiamo ancora citare gli Opici, dal momento che la stessa Campania era conosciuta col nome di Opicia. Poi troviamo gli Osci (un popolo autonomo o una derivazione degli Opici?) ed ancora i Sanniti, i Caudini e tanti altri nomi fino ad arrivare ai confini di un mondo ancora più sconosciuto: quegli Irpini che le pur rozze popolazioni confinanti chiamavano “uomini lupo”. Nulla di certo, dunque. Ma se vogliamo dare spazio alle leggende, citiamone almeno due: l’edificazione della torre di Falero e il mito della sirena Partenope. In base alla prima leggenda, l’iniziale nucleo della città sarebbe stato fondato nientemeno che dagli Agonauti. Ve li ricordate? Sono quei greci inviati a recuperare il vello d’oro, un racconto mitologico dietro il quale si cela la più pratica impresa dell’invasione greca dell’Asia Minore. Come che sia, la leggenda narra che di quella spedizione facevano parte, fra i tanti, Argo, Giasone, Castore, Polluce, Orfeo e l’eroe Eumelo Falero. Ebbene proprio quest’ultimo, dopo la vittoriosa spedizione degli Argonauti, continuò il viaggio nel Mediterraneo con un gruppo di fidati e sbarcò intorno al 1225 sulla costa del golfo di Napoli. Si fermarono ai piedi dell’attuale collina di Pizzofalcone, da loro appunto chiamata Falero, e costruirono case, un’ara ed una torre. Nacque così il primo presidio commerciale nella zona che raggiunse una qualche forma di notorietà visto che la tor8
prima della città
re di Falero trova riscontro in antichi cronisti. Fino a diventare un mito e siamo appunto nella più famosa leggenda. Perché proprio qui le onde del mare trascinarono il corpo senza vita della sirena Partenope vinta da Ulisse; e fino a meritare i versi dell’antico poeta calcidese Licòfrone per il quale “la torre di Falero accoglierà la sirena Partenope sbattuta dal mare e sul sepolcro che le sarà innalzato dagli abitanti di quelle contrade, le vergini ogni anno verranno a libare e a far sacrifici di buoi in onore di Partenope”.
Il mito della sirena Partenope In questo vaso greco, la rappresentazione del mito di Ulisse e delle sirene. Secondo la leggenda le sirene con il fascino della loro musica attiravano i marinai che passavano lungo le coste nei pressi dell'attuale Sorrento. Le navi, attratte dall’ammaliante melodia, si avvicinavano alla costa rocciosa e si fracassavano. Ulisse, preavvertito dalla maga Circe, volle sfidare le sirene: impose ai suoi uomini di tapparsi le orecchie con la cera e di legare lui stesso ad un albero della nave per poter ascoltare la musica delle sirene, senza avere però la possibilità di essere soggiogato dal dolce richiamo. Così fu, e la sirena Partenope, distrutta dal dolore per il suo insuccesso, si lasciò affogare nel mare, finendo per essere trasportata dalle onde sulla costa del nostro golfo. Gli antichi abitanti del luogo raccolsero pietosamente quel corpo inanimato, innalzando un sepolcro in sua memoria e attribuendole ogni anno onori e sacrifici. In realtà le sirene erano una personificazione dei pericoli del mare, demoni marini metà donne e metà uccelli. La tradizione ne menzionava tre: Ligia che suonava la lira, Leucosia che cantava e appunto Partenope che ammaliava con il flauto. 9
Da Rodi a Partenope Il primo nucleo abitativo su Pizzofalcone
880 a.C. I naviganti dell'isola greca di Rodi fondano un piccolo insediamento commerciale nell’isola di Megaris (Castel dell'Ovo) e sul monte Echia (collina di Pizzofalcone). Così racconta Strabone, ma siamo più nel campo della tradizione storica che in quello della documentata ricerca archeologica.
Ma lasciamo alle spalle le leggende e i misteri. Date certe ed avvenimenti documentati portano i nomi del geografo greco Strabone e dello storico romano Tito Livio. Secondo Strabone i nostri più antichi progenitori vengono da Rodi, la maggiore isola greca del mare Egeo. Sarà stato perché l’isola viveva una fase di prosperità ed aveva la necessità di trovare altri sbocchi commerciali; sarà stato perché i suoi abitanti avevano imparato a costruire barche di altura in grado di affrontare lunghi viaggi; o sarà stata l’eco sempre più forte di quella piccola torre di Falero nello scenario di un golfo tanto decantato da chissà quanti racconti di marinai. Così nell’880 a.C., un secolo prima che cominciassero i giochi olimpici, un gruppo di coloni rodii giunge sulle nostre coste, rimane affascinato dal luogo, vede forse già eretto un altare dedicato alla sirena Partenope e chiama proprio così il nucleo di case che decide di edificare, integrandosi con il piccolo nucleo greco già presente sul luogo. Gli storici contemporanei non sono in grado di confermare il racconto di Strabone, per cui siamo più nel campo della tradizione storica che in quello della documentata ricerca archeologica. Certo è che se gli abitanti di Rodi s’insediarono sulla collina di Pizzofalcone, non ne nacque ancora una città, ma poco più di un attrezzato scalo costiero. Possiamo immaginare - se ci fu - questo insediamento: le abitazioni sono solo poco più di un riparo, i tempietti per proteggere gli dei sono essenziali, la cinta muraria è inesistente perché l’insediamento è protetto in maniera naturale dal mare e dalla costa alta e rocciosa. Il luogo è infatti l’alta collina di Pizzofalcone e giù, in basso, presso l’antistante isoletta di Megaride allora unita naturalmente alla terraferma, gli abitanti organizzarono un piccolo porto e le attività legate alla pesca. 10
da rodi a partenope
Così, dunque, nasce Partenope, ma come piccolo borgo che vive dei prodotti del mare, di artigianato, di caccia e naturalmente dei servizi resi ai tanti naviganti del Mediterraneo che finalmente trovano un porto dove ripararsi e rifornirsi. Poi, poco più di cento anni dopo, è la volta di Pithecusa, cioè Ischia. A colonizzare l’isola questa volta sono i greci di Calcide e di Eretria, due città dislocate nell’isola greca di Eubea. La notizia la ritroviamo nel De urbe condita di Tito Livio, ma anche Strabone ne parla diffusamente. Ad attrarre i nuovi coloni furono probabilmente le favolose descrizioni dell’isola che i naviganti fenici diffondevano lungo tutte le coste del Mediterraneo. C’era nell’isola un’argilla pregiata; c’erano miniere di ferro; c’era abbondanza di altri minerali e verde vegetazione intorno a sorgenti d’acqua calda che scendeva fino al mare. Pithecusa in poco tempo diventò un’immensa officina. Il fumo delle miniere e della lavorazione del ferro s’innalzava nel cielo, diventando un riferimento per le navi che passavano al largo dell’isola. Inoltre i giacimenti di argilla alimentavano un fiorente artigianato di vasi, anfore e crateri, che veniva commercializzato in tutto il Mediterraneo.
780/775 a.C. All'incirca cento anni dopo la presunta presenza dei greci di Rodi a Pizzofalcone, i greci dell'isola dell'Eubea colonizzano Pithecusa e cioè l'attuale Ischia. Ad attrarre i nuovi coloni fu l'opportunità di un importante scalo marittimo e commerciale, ma anche la ricchezza di metalli dell'isola: così prese avvio sia lo sviluppo dell'attività estrattiva, sia l'arte della manifattura artigianale.
La coppa di Nestore Nell'immagine, la "Coppa di Nestore" rinvenuta dagli archeologi nel 1955 in una necropoli a Lacco Ameno nell'isola d'Ischia. La coppa, decorata a motivi geometrici, riveste grande importanza perché reca anche una iscrizione che costituisce uno dei più antichi esempi di scrittura greca a noi giunto: è il primo frammento di poesia conservato nella sua stesura originale e come datazione è contemporaneo al celebre poema epico di Omero. L'epigramma di tre versi recita: "Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona". Si ritiene che la coppa - una piccola tazza di uso quotidiano larga 10 cm provenga da Rodi e questo, tra l'altro, confermerebbe la presenza o comunque la frequentazione commerciale dei Rodii sul nostro litorale.
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16 Ponti Rossi: resti dell'acquedotto romano
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1) Mura greche di piazza Bellini 2) Torre d'angolo in via Costantinopoli n. 14 3) S. Aniello a Caponapoli (zona dell'Acropoli) 4) Mura greche in via Maria Longo 5) Palazzo Corigliano, resti di strada romana 6) Mura greche all'altezza del cinema Astra 7) Mura greche nel cortile dell'Ateneo, prospicienti la linea costiera 8) Chiostro di S. Chiara, complesso termale romano 9) Campanile romanico della Pietrasanta 10) Chiesa di S. Paolo Maggiore sui resti del tempio dei Dioscuri 11) Area sotterranea dell'acquedotto romano 12) Chiesa di S. Lorenzo, resti sotterranei del mercato romano 13) Terme romane di S. Carminiello ai Mannesi 14) Scavi archeologici nel Duomo 15) Domus Romana sotto l'archivio del Banco di Napoli 16) Arcate di via Anticaglia e resti del Teatro romano scoperto 17) Porta San Gennaro, la via per le Catacombe 18) Porta Furcillensis 19) Statua del fiume Nilo: area della colonia alessandrina 20) Rampe di S. Marcellino e chiesa omonima: resti archeologici e tracce dell'antica murazione 21) Vico Figurari, colonna romana 22) Via Guacci Nobile: fontana delle "zizze" su sarcofago romano
Verso Palepolis: resti della villa di Lucullo a Pizzofalcone
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Verso Pausilypon e parco Virgiliano
Indice Parte prima STORIA DELLA NEAPOLIS GRECA Prima della città Gli antichi abitanti e la Torre di Falero Da Rodi a Partenope Il primo nucleo abitativo su Pizzofalcone Da Pithecusa a Cuma Nasce la più antica città della Magna Grecia Da Cuma a Partenope I recenti scavi archeologici e le nuove ipotesi Palepolis e Neapolis L’egemonia dei Greci dopo la sconfitta degli Etruschi La penetrazione Sannita Muta la connotazione sociale e politica di Neapolis
pag. 7 10 12 15 17 25
Parte seconda LA VITA QUOTIDIANA IN ETÀ GRECA La Neapolis greca La casa, la famiglia La città e i cittadini Le terme, lo sport, la scuola
pag. 35 42
Parte terza STORIA DELLA NEAPOLIS ROMANA Il foedus neapolitanum La fedeltà della città nelle guerre di Roma pag. 57 Il nuovo volto di Neapolis “Vivere alla greca” nelle ville in collina 65 Nell’età imperiale La città oziosa continua la tradizione greca 68 Il risveglio del Vesuvio L’eruzione nel racconto di Plinio il Giovane 74 All’ombra dell’impero Il fascino della letteratura e quello delle religioni 78 Fra stabilità e decadenza L’interesse per Neapolis da Adriano a Marco Aurelio 83 Le invasioni Il declino di Neapolis nella disfatta dell’Impero 87
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Parte quarta VITA QUOTIDIANA IN EPOCA ROMANA Le case Le abitazioni dei ricchi e i tuguri dei poveri Le strade Fra botteghe e viavai di sfaccendati Le Terme Fra igiene del corpo e incontro sociale Il Foro Il centro civile e commerciale di Neapolis Il tempo libero Cibo, banchetti e svago dei neapolitani La politica L’impegno civile e le clientele
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Parte quinta ITINERARI NELLA NEAPOLIS GRECO-ROMANA L’urbanistica Le mura della città pag. 121 L’Acropoli Via Costantinopoli e S. Aniello a Caponapoli 125 Gli scavi di S. Chiara L’ampliamento verso occidente 135 Il Decumano Maggiore Dall’Agorà greca al Foro romano 137 Il mercato sepolto Gli scavi archeologici di San Lorenzo Maggiore 141 L’acquedotto romano Caverne e cunicoli sotto l’area di piazza San Gaetano 147 L’area della Regio Thermensis Le terme di San Carminiello ai Mannesi 149 Area archeologica del Duomo Scavi d’epoca greca e romana 153 Il Decumano Superiore Il Teatro scoperto e l’Odéion 155 Catacombe e Ipogei La necropoli nell’area della Sanità 161 Il Decumano Inferiore Tra Regio Nilensis e colonne nei cortili 165 Pausilypon Le ville suburbane sulla collina di Posillipo 173 Isolotto di Megaride La storia e i reperti 179 Le nuove scoperte archeologiche Gli scavi nelle stazioni della metropolitana 181 Conclusioni Piccolo vocabolario storico
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finito di stampare nel novembre 2015 per conto delle edizioni Intra Moenia presso Vulcanica Print - Torre del Greco (Na)