Il rione Sanità_estratto

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il rione SanitĂ ancora da scoprire a cura della

c o o p e r at i va

La Paranza

testi di A n t o n i o D e ll a C o r t e e A d e l i n a P e z z i ll o prefazione di M i mm o J o d i c e foto di S e r g i o S i a n o


il rione SanitĂ ancora da scoprire

ISBN 9788874211814 Š Edizioni Intra Moenia 2016 Il Distico Srl Via Costantinopoli 94, 80138 - Napoli www.intramoenia.it - info@intramoenia.it Progetto grafico e impaginazione: Giuseppe Madonna In copertina: basilica di Santa Maria della Sanità - foto di Sergio Siano I diritti di traduzione, riproduzione e adattamento totale o parziale e con qualsiasi mezzo (compresi microfilm e copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.


Nascere al rione Sanità significa nascere in un luogo intriso di storia, arte e cultura, un posto “bello”. Un posto dove la bellezza necessariamente diventa veicolo per produrre nuovi orizzonti dotando di nuove ali la speranza; un posto dove la bellezza non si lascia trattenere da pavide attese ma agisce, incontenibile, contro i paradossi del reale perché qui è necessario ricomporre il senso della vita per gli ultimi, i deboli, i vinti: i più belli, e non lo sanno! Alla Sanità la voglia di fare nel popolo non è mai mancata. Molti nel rione si danno da fare ogni giorno per riscattarsi, lottano per vanificare i circuiti depressivi, per alimentare lo spirito creativo, inventivo, esplorativo, che rimette in circolo il sangue e l’energia vitale. è da questa voglia di fare che nel 2006 abbiamo deciso di costituirci in cooperativa sociale, “La Paranza” perché è questo che eravamo e lo siamo ancora: una paranza di amici che, attraverso la valorizzazione dei beni culturali, e la crescita del capitale umano, ha creato opportunità di lavoro per i giovani del territorio. Questa piccola guida è il tentativo di presentare insieme le due grandi bellezze del nostro rione: il capitale umano ed il prezioso patrimonio storico-artistico. è un percorso dove si incontrano le tradizioni, la “veracità” del popolo napoletano, le origini di tutte le sue caratterizzazioni, il coacervo delle sue qualità e delle sue disgrazie ed una stratificazione artistica densa e ininterrotta che continua ancora oggi e si arricchisce di nuove opere d’arte come i murales di Tono Cruz e Francisco Bosoletti sulle mura che circondano piazza Sanità. Adele, Antonio, Sergio, vi accompagneranno lungo “il Miglio Sacro” ma, se vi capiterà la fortuna di venire alla Sanità, incontrerete molti che, come loro, amano questo quartiere tanto da impegnarsi a riscattarlo, valorizzandone le tradizioni, la storia, l’arte, la cucina e in questo modo fanno amare anche la gente. Benvenuti al rione Sanità I giovani della cooperativa “La Paranza”

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il rione sanità | presentazione

Presentazione



il rione Sanità

uno sguardo d’insieme È possibile definire rione Sanità quell’ambito urbano che, cinto dalle colline di Miradois, Capodimonte, dello Scudillo, della Stella e di Materdei, si sviluppa su un fondo valle naturale, con aree pianeggianti corrispondenti alle valli dei Vergini, della Sanità e delle Fontanelle. La zona presenta un’orografia estremamente accidentata ed è stata segnata, nel corso dei secoli, da trasformazioni dovute sia alle lave meteoriche provenienti dalle colline ricche di detriti di ogni sorta, sia a numerosi interventi edilizi attuati a partire dalla metà del XVI secolo. L’intrecciarsi di tali mutamenti di duplice natura ha determinato un tracciato stradale piuttosto comples-


so che ancora oggi rimane pressoché inalterato. La vicinanza di questi luoghi all’antica Neapolis e le caratteristiche geologiche dell’area hanno favorito lo svilupparsi di vasti complessi sepolcrali fin dall’epoca greca. Al di fuori delle mura, sia ad oriente che a settentrione, Neapolis non ebbe mai uno sviluppo urbanistico. A nord delle mura, e più precisamente nel tracciato disposto sulla direttrice di via Vergini - via Cristallini non sono stati mai rinvenuti resti di edifici privati o di monumenti pubblici, ma sono state ritrovate numerose tombe di datazione III-II secolo a.C. A partire infatti dall’epoca ellenistica e fino all’alto medioevo, l’elemento che più di ogni altro ha caratterizzato la zona è la sua destinazione sepolcrale. La presenza di grossi banchi tufacei ha favorito, grazie alla facilità con cui tale materiale può essere lavorato, sia l’estrazione del tufo che la realizzazione di tombe ipogee. Testimonianza sono gli ipogei localizzati in via Vergini, vico Traetta, via Cristallini e via Santa Maria Antesaecula, posti ad una profondità talvolta superiore agli 11 metri. La loro architettura, le caratteristiche strutturali, le decorazioni pittoriche o


a rilievo che interessano le pareti delle camere e le testimonianze epigrafiche consentono di collocarli in un ambito cronologico che va dal IV secolo al III secolo a.C. Fino all’epoca romana la zona dei Vergini conservò la sua destinazione ad area cimiteriale e accentuò il suo carattere sacrale durante l’era cristiana, accogliendo la maggior parte delle catacombe della comunità napoletana, come i complessi di San Gennaro, San Gaudioso e San Severo. Il rapporto città-necropoli dell’età greca è molto diverso da quello che si determina in età ellenistica e romana: la città greca isola la necropoli ubicandola in una zona esclusa dai normali percorsi extra-urbani. In epoca successiva, la separazione tra città e necropoli non sarà più così netta, tanto che in età romana le necropoli saranno localizzate lungo gli assi stradali del territorio extra moenia. Dal basso impero fino all’alto Medioevo i rapporti tra Stato e autorità ecclesiastica agevolarono quest’ultima, favorendo la sua presenza all’interno del borgo e lasciando ampia libertà ai vescovi nella gestione territoriale e nella costruzione di chiese, monasteri e opere assistenziali.


L’abbandono delle zone extraurbane e il concentrarsi del ruolo giuridico e amministrativo del potere laico all’interno delle mura della città, contribuirono a rendere il suburbio un campo libero agli interventi di edilizia ecclesiastica. Le prime basiliche furono costruite agli ingressi principali delle catacombe, i cui cunicoli sono quasi certamente anteriori all’era cristiana: scavati originariamente per l’estrazione del tufo, essi furono prima trasformati in necropoli e successivamente in catacombe. Le catacombe napoletane ebbero il loro massimo sviluppo in epoca relativamente tarda, quando quelle di altri centri, tra cui Roma, furono abbandonate. Caratteristica della struttura delle catacombe napoletane, rispetto a quelle di altre città, è il loro sviluppo orizzontale rispetto al suolo, che sfrutta la pendenza delle colline. Ciò è stato possibile grazie alle peculiarità del tufo giallo napoletano, una pietra compatta, resistente, porosa e facile da lavorare. Questo ha reso possibile la realizzazione di vere proprie architetture.


I principali luoghi di culto vennero edificati presso gli ingressi dei complessi cimiteriali. La basilica di S. Gennaro fu eretta nel V-VI secolo e durante il Medioevo divenne meta di pellegrinaggi grazie alla sepoltura del corpo di S. Gennaro, ritrovato nell’agro marciano. Per quanto riguarda l’impianto ubicato presso la basilica di San Gaudioso, questo sorse nel IV secolo, ma solo nel 453, con la morte e la sepoltura in loco dell’esule vescovo africano, la catacomba e la basilica annessa divennero meta di pellegrinaggi. Sul principio dell’età aragonese e anche oltre, sarà ancora la presenza religiosa a dare impulso all’attività insediativa. Al clero e ai nobili fu data piena libertà d’azione anche quando, in epoca vicereale, furono emanate delle “prammatiche restrittive” in materia edilizia. Il diritto a “fare isola” degli ecclesiastici, insieme agli interventi dei privati, diedero alle aree extramuranee un aspetto piuttosto complesso. La “città dei borghi” ebbe quindi uno sviluppo autonomo rispetto a quello istituzionale, infatti un forte incremento all’atti-


vità costruttiva sarà dato – nell’ambito della Controriforma – da un episodio trainante: la costruzione del complesso domenicano di S. Maria della Sanità, iniziato da fra Nuvolo nel 1602. L’area continuerà ad offrire ancora per tutto il Settecento notevoli spazi alla nobiltà, che qui stabilì le proprie residenze abituali e proprio in quest’epoca il volto del borgo verrà caratterizzato da fabbriche civili dovute all’architetto Ferdinando Sanfelice. Questi, in qualità di deputato del Tribunale di Fortificazione, si occupò, tra il 1733 e il 1734, dell’inalveazione della lava dei Vergini, allo scopo di riuscire a rimediare ai continui danni arrecati dalle acque alluvionali. Gli interventi sono testimonianza del fatto che il borgo stava acquisendo un aspetto sempre più urbano, divenendo oggetto di iniziative dovute al potere pubblico e tese a dare al luogo l’aspetto di un quartiere cittadino.


Le vicende ottocentesche del borgo si aprono con la realizzazione di una nuova importante arteria di collegamento con Capodimonte, in alternativa al più scomodo percorso di via Cristallini. Il corso Napoleone e relativo ponte furono costruiti tra il 1807 e il 1809. I nuovi interventi furono resi possibili dalla soppressione dei principali conventi e dall’incameramento, da parte dell’autorità laica, di una parte consistente dei loro patrimoni. La costruzione del ponte napoleonico risultò fortemente traumatica per l’intero Rione, infatti se da un lato creò un’importante arteria per il traffico cittadino, dall’altro contribuì all’impoverimento e all’isolamento del quartiere. Tuttavia fu proprio dalla basilica di Santa Maria della Sanità che nel 1836, in occasione del colera, partì in processione la statua di San Vincenzo Ferrer, ritenuto dai fedeli l’artefice del miracolo che salvò l’intera città dal “morbo”.


Il rione Sanità ha inoltre dato i natali a personaggi illustri del passato, come Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, e a quelli del nostro tempo quali: Antonio de Curtis “Totò”, Ferdinando Russo e il fotografo Mimmo Jodice; è stato set cinematografico di numerosi film e fonte d’ispirazione di importanti opere teatrali. Infine nello storico quartiere sono ambientati i romanzi Benvenuti in casa Esposito e Bentornati in casa Esposito dello scrittore Pino Imperatore, e Chi ha paura di Pulcinella? e Uccidete Pulcinella di Massimo Torre.


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