Ostellino tra il dire e il fare

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dire, fare, amministrare

I Territori UNESCO MaB e l’esperienza delle Aree protette nel quadro delle strategie locali e nazionali

I confini della gestione del territorio sono tracciati secondo criteri fissati intorno a questi tre principi che troviamo nell’esperienza territoriale: quello amministrativo o delle forme istituzionali in cui è articolato il goverment dello spazio subnazionale, quello pianificatorio o della gestione delle regole per l’uso del suolo e dei piani e di infine quello progettuale o della finalizzazione di un territorio omogeneo (o quasi) alla realizzazione di un set di obiettivi dati. Tra questi tre vertici dell’istituzione, del piano e del progetto, si sono affastellati una moltitudine di esperienze di organizzazione, tali da creare una vasta biblioteca nella quale tanti sono i trattati e i dibattiti intorno alle teorie, nel tentativo di rifondare in continuo le regole, mentre rari sono i manuali di buone pratiche, spesso rintracciabili solo nella terza categoria, quella che tratta la dimensione del progetto. Le prime due sono afflitte da crisi profonde da tempo: quella della pianificazione da tempo sconta l’inefficacia o la scarsa applicazione dei piani, in particolare quelli di tipo sovraordinato; la dimensione istituzionale è invece di recente colpita da un periodo di crisi (forse anche di identità) in seguito alle modificazioni (come il caso delle comunità montane e delle province) alle quali però non è seguito un nuovo modello, ma una situazione di vera confusione e incompleta riforma. Oggi il dibattito ruota sui temi di natura costituzionalista e di riorganizzazione delle forme in cui si articola lo Stato, per ragioni diverse, da quelle politiche a quelle di strategie europee ai problemi di natura economica che hanno a che fare con la cosiddetta spending review. In questo contributo la lente è puntata invece, in controtendenza, sul terzo ordine di criteri, quello del progetto, tralasciando i primi due.

di Ippolito Ostellino

È sulla categoria progettuale o se vogliamo strategica, che preme soffermarsi, perché è in questa che possiamo rintracciare elementi di ragionamento sui contenuti, rispetto agli aspetti di forma che dominano nei primi due. In questi, infatti, la spasmodica necessità di organizzare la sovrastruttura amministrativa e tecnica, ha fatto perdere spesso di vista l’obiettivo finale del significato concreto e reale che lo strumento di gestione del territorio deve avere: dare soluzioni a problemi e non creare sistemi che in se costituiscono un nuovo problema da risolvere (vedasi a tal proposito la questione Città metropolitane), lasciando le domande originarie inevase e irrisolte. È sui contenuti che oggi occorre recuperare terreno, stante i grandi temi che i problemi della gestione territoriale oggi pongono, dal consumo di suolo alla gestione delle aree interne passando per i temi del recupero delle aree industriali dismesse, o quelli degli effetti del climat change con conseguenze di forte intensità ed impatto, anche economico.. Sono problemi di dimensione considerevole e di scala e profondità complessa, spesso legati non solo alle dinamiche economiche e di espansione connessa ai bisogni del sistema economico, ma a quelle territoriali-ambientali, come l’assetto idrogeologico del suolo, i temi del rischio sismico, i problemi connessi al cambiamento climatico, quelli connessi alla perdita di biodiversità strettamente legati all’eccessivo consumo di suolo ed ai temi della regolazione delle aree agricole. In una parola sono i temi ambientali che oggi pongono domande, vere, alle quali occorre dare risposte, che possono essere impostate solo con un approccio di area vasta, e pluriscalare. È dando una risposta a questi temi che possono anche essere in qualche modo invertite le scale di priorità, facendo passare in secondo piano le progettualità “edilizie” collegate alla espansione

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