Ipotesi per l'ampliamento della Riserva MaB CollinaPo UNESCO

Page 1

Tre criteri fanno riferimento alla perimetrazione e gestione 5 sostenere le tre funzioni attraverso un’appropriata zonazione che riconosca: una o più aree centrali (core zone),costituite da territori protetti ai sensi di leggi e norme specifiche, vocate alla salvaguardia a lungo termine conformemente agli obiettivi di conservazione delle Riserve della Biosfera, aventi dimensione sufficiente a soddisfare tali obiettivi, e nelle quali sono consentite unicamente la ricerca e attività a impatto zero; una o più zone tampone (bufferzone),ben identificate, che circondino o confinino con le aree centrali, in cui si possono realizzare solo le attività compatibili con gli obiettivi di conservazione, tra cui l'educazione ambientale, l’ecoturismo, il monitoraggio e la ricerca scientifica;

Le azioni previste sono: 1) elaborazione di un sintetico resoconto del percorso metodologico seguito per individuare i territori su cui si è sviluppata la Riserva MaB CollinaPo; 2) elaborazione di proposte per sviluppare un percorso analogo e coerente sui territori posti a valle, in funzione dell’ampliamento della Riserva MaB.

Conservazione delle risorse genetiche, delle specie, degli ecosistemi, dei paesaggi Sviluppo socio economico sostenibile Supporto logistico per incoraggiare e sostenere le attività di ricerca, di sorveglianza, di formazione e di educazione ambientale.

1. RESOCONTO METODOLOGICO DEL PERCORSO METODOLOGICO SEGUITO PER INDIVIDUARE I TERRITORI SU CUI SI È SVILUPPATA LA RISERVA MAB COLLINAPO.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 1 Relazione

Obiettivo: Supporto alla direzione nel percorso di ampliamento della Riserva della Biosfera (MaB) CollinaPo sui territori afferenti al tratto vercellese alessandrino del fiume Po e nell’individuazione di proposte da sottoporre alla Segreteria tecnica della Riserva MaB CollinaPo, finalizzate ad attuare gli obiettivi del Piano di Azione, coerenti con i principi del Programma MaB.

Come previsto dal Programma Uomo e Biosfera e dalle Linee guida nazionali approvate dal Ministero dell’Ambiente per la gestione delle Riserve della Biosfera in Italia, queste sono caratterizzate da tre funzioni, di pari importanza ed interdipendenti:

Sono invece sette i criteri cui le RB devono rispondere: quattro si riferiscono alle caratteristiche naturali del territorio: 1 comprendere un mosaico di sistemi ecologici rappresentativi delle principali regioni biogeografiche, tra cui una serie graduata di interventi umani 2 essere importanti per la conservazione della biodiversità 3 offrire la possibilità di studiare e di dimostrare degli approcci di sviluppo sostenibile a livello regionale 4 avere dimensioni adeguate per soddisfare le suddette 3 funzioni peculiari

Schema funzioni zonazione aree Riserva della Biosfera

una o più zone di transizione (transition zone)che circondino o confinino con le zone tampone ,dove sono incoraggiate e sviluppate le pratiche di utilizzazione sostenibile delle risorse; è la parte della riserva in cui sono permesse tutte le attività che consentano lo sviluppo economico e umano, socio culturalmente ed ecologicamente sostenibile 6. coinvolgere soggetti pubblici e privati nella concezione ed attuazione delle funzioni della Riserva 7. prevedere di: avviare meccanismi di gestione delle risorse e delle attività umane nelle zone tampone definire un piano di gestione della Riserva designare un’autorità che attui il piano della Riserva avviare programmi di ricerca, monitoraggio, educazione e formazione.

Con particolare riferimento alla identificazione territoriale dell‘area che è stata proposta in candidatura al riconoscimento quale Riserva della Biosfera, la metodologia che è stata utilizzata è partita dai seguiti punti di riferimento per ognuno degli ambiti di competenza previsti prima richiamati, ai quali è stato preliminarmente sviluppato un ragionamento di carattere geografico territoriale. 1. Riconoscimento geografico territoriale. Definizione Transition area.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 2

Il contesto d’ambito all’interno del quale è stata portata avanti la perimetrazione del progetto di candidatura è quello che è stato oggetto di sua identificazione attraverso il lungo ed articolato processo di definizione di marchi collettivi territoriali. L’integrazione con i programmi intercomunali di “brandizzazione” del territorio hanno avuto esempi nell’esperienza del Po torinese con progetti messi in cantiere grazie ai programmi della metà degli anni 2000 attivati dalla Regione Piemonte con la costruzione di “marchi territoriali di area”, nell’ambito delle progettualità previste dai programmi banditi da Regione Piemonte come i Programmi di Sviluppo locale integrato (PISL). Vediamo qui di seguito i suoi sviluppi.

La zonizzazione proposta per la riserva candidata costituisce un sistema che nel suo complesso è in grado di adempiere alle tre funzioni previste nel Programma MAB (conservazione, sviluppo sostenibile e logistica), secondo un approccio integrato tra vincoli presenti sul territorio e potenzialità del medesimo.

L’area campione del territorio del Fiume Po intorno al chivassese dove viene avviata la sperimentazione per la definizione di una marca turistica del Po con l’Azienda di Turismo locale.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 3

Il programma di branding, attivato per l'area del Chivassese, poi esteso al comprensorio torinese del Po con la definizione del marchio collettivo territoriale "Po Confluenze N W". Tale azione è stata inserita anche nei "temi a scala di Bacino del Fiume Po" nell'ambito del Protocollo d'intesa per la tutela e la valorizzazione del territorio e la promozione della sicurezza delle popolazioni della valle del Po, stipulato tra l'Autorità di Bacino del Fiume Po e le 13 province rivierasche.

E’ da questo programma di sviluppo turistico approdato nel PISL, poi divenuto Po Confluenze Nord Ovest e registrato dall’ATL Turismo Torino nel novero dei marchi collettivi (che propone e diffonde l’articolazione del territorio intra ambiti Po dei Laghi, Po dei Re e Po delle Colline), che nasce alla fine degli

La progettualità avviata all’interno del PISL, costituita dal Programma Integrato presentato dall'Ente di gestione del Parco fluviale del Po Torinese, in qualità di Ente capofila, ha interessato una superficie di 35.801 ha, con una popolazione di 62.222 abitanti residenti nei 16 comuni convenzionati: un’area sostanzialmente opposta geograficamente a quella del territori delle cave a sud di Torino, che riguarda i Comuni intorno a Chivasso ed all’area della Dora Baltea. Il progetto di brandizzazione programma era orientato a coniugare la tutela ambientale dell'area protetta del Po con il più vasto insieme di territori che ad esso afferiscono, aprendosi allo scenario di sviluppo all'area della collina torinese, con la creazione di un unicum territoriale, secondo le linee del documento preliminare al Piano Territoriale della Regione Piemonte. Una iniziativa che ha avuto anche l'ambizione di intraprendere un processo di governance del territorio, mediante il raccordo di differenti interventi, coordinati in un quadro unitario. Per lo sviluppo locale del territorio sono stati ritenuti strategici i seguenti 4 obiettivi:a)investire in termini di infrastrutture ambientali; b) investire in termini di infrastrutture insediative; c) sviluppare progetti per la gestione oculata e sostenibile; d) attuare azioni di sostegno immateriale e culturale ai processi di crescita locale.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 4 anni 2000 il progetto di alleare i due marchi, Po Confluenze Nord Ovest e Strada dei Colori e dei Sapori della Collina torinese (peraltro non ancora registrato come marchio collettivo).

Un passaggio ulteriore dal quale nasce la proposta di una unica realtà territoriale di identificazione e destinazione di fruizione turistica denominata “CollinaPo”, che utilizza (anche in questo caso) una iniziativa di integrazione e valorizzazione del territorio attivata nel 2008 dalla Regione Piemonte, che andava sotto la denominazione di Piani di valorizzazione integrata PV, voluti dall’allora Assessorato alla Cultura, in un ambito progettuale che oggi sta raccogliendo interesse anche di progetti europei, come emerso nel recente confronto tenutosi a Bolzano nell’ambito del programma EUSALP.

Da un lato il Po da Carignano, attraverso Torino e fino alla imponente Rocca di Verrua Savoia è ricco di bellezze, di angoli di natura di importanza europea, di parchi regionali, come di monumenti e tracce della storia minore e di quella più aulica come le Residenza Sabaude. Dall’altro la Collina torinese è una collezione di sentieri, di boschi, di ville antiche e di produzioni locali, o di boschi rari di Faggio lasciati qui dagli antichi periodi glaciali, divenuti Riserve naturali del Piemonte. In entrambi questi due ambiti tante tradizioni e produzioni della terra, che raccontano di un territorio e di una enogastronomia unica e da rivalutare. Due territori affascinanti: ma anche spazi dove ancora tanto lavoro ci attende, per curarli meglio, migliorarli e a volte bonificarli.Gliambienti della collina e del Po sono quindi stati visti come spazi che necessitano di una attenzione più forte e di una comunità di cittadini che se ne prendano cura, come oggi fanno i tanti ciclisti, pescatori,

La costituzione del Marchio collettivo CollinaPo ha rappresentato in sostanza e pertanto il confine esterno della transition area, salvo alcuni aggiustamento di perimetro definiti nell’iter di costruzione del dossier di candidatura, ed esso prende le mosse dalle attività di brandizzazione territoriale avviate sin dai primi anni 2000 dall’Ente Parco.

La collocazione del brand Po Confluenze Nord Ovest nel contesto degli ambiti di identità turistico territoriale circostanti all’area del Po.

La missione del piano di valorizzazione che ha interessato i territori tra il Po e colline torinesi prima richiamato, prende le mosse da una riflessione di carattere geografico identitario. L'architetto francese Le Courbusier disse che il paesaggio intorno a Torino non ha eguali fra le città in Europa, osservando il panorama dalla Collina di Superga.

Da queste ricchezze il Parco del Po torinese e l'Azienda del Turismo di Torino e Provincia sono partiti, rivolgendosi al sistema degli ambienti fluviali, nel 2006 per far nascere il marchio di turismo Po Confluenze Nord Ovest, con l'obiettivo di raccogliere in un unico grande catalogo tutte le ricchezze del fiume e favorirne la conoscenza e la fruizione, anche turistica. Un progetto che oggi raccoglie decine di comuni e che ha iniziato a lanciare proposte turistiche e guide sui percorsi anche ciclabili.

Questa alleanza ha dato vita al progetto multimediale e di comunicazione Collinapo.it: uno strumento che è un sito web, ma anche una rivista di comunicazione, che vive di momenti di incontro sul territorio, di reportage, di interviste, di programmi di fiere o di eventi sportivi, e di tanto altro ancora. Una alleanza che con questo strumento vuole sensibilizzare alla conservazione di questi spazi naturali ma nel contempo favorire al fruizione di cittadini e il turismo. Non è da dimenticare anche che questo progetto di alleanza è divenuto un piano riconosciuto dalla Regione Piemonte nell'ambito dei propri progetti regionali di supporto alla valorizzazione dei beni culturali e turistici.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 5 canottieri, canoisti e cittadini amanti della serenità degli spazi aperti, spazi di respiro. Sono ambienti che hanno anche dato ispirazione alla cultura dei nostri territori, divenuti scenari delle fantastiche avventure di Salgari e delle sue tigri di Mompracen, o luoghi di riflessione poetica come per Cesare Pavese.

Stessa attenzione che dall’altro lato la Provincia di Torino, con i comuni e il Parco della Collina torinese, ha riservato alle colline del Torinese, dando vita al progetto della Strada dei Colori e dei Sapori. Due programmi che nel 2011 hanno deciso di allearsi in quanto entrambi distinti da due paesaggi diversi, il fiume e la collina, che sono spesso sovrapposti nei territori comunali, che come Moncalieri o San Mauro o ancora Monteu da Po, sono nello stesso tempo territori di fiume e di collina e quindi vicini e vocati a una stretta collaborazione. Ma anche perché insieme si è più forti, per competere nella ricerca di visibilità e nella giusta gara a candidare un territorio come luogo di eccellenza.

La collocazione del brand Po Confluenze Nord Ovest nel contesto degli ambiti di identità turistico territoriale circostanti all’area del Po.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 6 Il Magazine CollinaPo

Conoscere e vivere i territori è una delle condizioni per sentirli propri, e quindi anche per rispettarli e l’insieme delle proposte che sono state attivate sino al 2014, momento di avvio del progetto di candidatura MaB, hanno permesso di costruire la trama di base per il consolidamento dell’identità territoriale intorno al territorio di CollinaPo. Con questa convinzione e per contribuire a mantenere un territorio sano e pieno di opportunità sono state messe in visibilità e promosse le mille occasioni che compongono l’enciclopedia di opportunità per stare meglio e costruire nel contempo una dimensione economica e di sviluppo locale.

Il Marchio Po Confluenze Nord Ovest Il Parco del Po torinese con l'ATL Turismo Torino e Provincia ha realizzato la marca turistica "Po Confluenze Nord Ovest" interessa il territorio del fiume da Lombriasco a Verrua Savoia. È un territorio caratterizzato dalla presenza di molti corsi d'acqua, naturali e artificiali, da laghi di cava, da colline e dalla pianura padana, con le Alpi che svettano all'orizzonte. Il cuore del territorio di Po Confluenze Nord Ovest è costituito dal Parco Fluviale del Po Torinese (14.000 ettari), all'interno del quale, nei pressi delle confluenze nel Po dei suoi affluenti, si trovano 12 riserve naturali e interessa numerosi comuni dell'area. L'iniziativa del marchio Po Confluenze Nord Ovest si compone della articolazione del territorio del Fiume Po nel tratto della Provincia di Torino e delle aree gravitanti, in tre sottoaree che caratterizzano le singole specificità degli insiemi territoriali presenti lungo l'asta fluviale: Il Po dei Laghi, il Po dei Re, il Po delle Colline. Il Po delle colline: territorio di transizione, di passaggio e di confine, in esso confluiscono e si fondono 3 aree paesaggisticamente e storicamente distinte (le colline del Monferrato, le pianure risicole del Vercellese e le pianure e le colline del Canavese). Questo ambito parte da Castiglione Torinese a giunge a Verrua Savoia per spingersi sino ai territori iniziali della confluenza della Dora Baltea in Po. Uno spazio nel quale, lasciata alle spalle la città, il paesaggio del Po è segnato dalle colline torinesi, le stesse che più a sud diventano Monferrato, e dal fitto reticolo di corsi d'acqua naturali e artificiali che alimentano l'agricoltura della Pianura Padana occidentale. Una terra di transizione di paesaggio e culture. Il Po dei Re: nel Po dei Re il paesaggio è fortemente caratterizzato dalla presenza della quarta città più grande d'Italia, con la sua vasta estensione urbanistica, ma anche con un patrimonio artistico e architettonico che ha pochi eguali in termini di quantità e qualità. Il paesaggio urbano è sempre ingentilito e impreziosito dalla presenza costante della Collina di Torino, che segue indissolubile il corso del Po, dotando la città di un polmone verde naturale senza eguali. Da Moncalieri a San Mauro passando per Torino: qui il fiume diventa parte integrante di un paesaggio urbano, monumentale,

Quale punto di partenza, i perimetri delle core area sono stati definiti in prima istanza sulla base delle Riserve Naturali individuate secondo la L.R. 19/2009, art. 7 comma 2. Le riserve naturali nascono infatti con la finalità di “tutelare, gestire e costruire gli ambienti naturali e seminaturali che costituiscono habitat necessari alla conservazione e all’arricchimento della biodiversità”, obiettivo principale della Riserva MAB.

Una volta individuate le riserve presenti sul territorio, si è ulteriormente ristretto il confine delle aree core al fine di individuare vincoli aggiuntivi per la protezione delle risorse naturali: la presenza di aree N1 (Piano d’Area del Po) oppure di una Fascia A (Progetto di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico del Fiume Po).

Tali elementi pongono nel loro insieme infatti importanti vincoli in termini di divieto di caccia e di inedificabilità. Inoltre, al fine di utilizzare un approccio il più cautelativo possibile, si è deciso di osservare una distanza di 50 metri da strade ad alta percorrenza (Autostrade, Strade Statali e Strade Provinciali) ponendo sempre una fascia “buffer” tra core area e transition. Si è giunti così ad individuare quattordici aree in grado di assolvere alla funzione di conservazione delle specie e degli ecosistemi presenti nella Riserva in quanto, nonostante le pressioni presenti sul territorio, presentano delle eccellenze ecosistemiche adeguatamente tutelate. Delle quattordici core individuate, dodici ricadono all’interno dei perimetri dei Siti di Rete Natura 2000; in nove di esse ricadono Zone Umide

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 7 con una cultura aristocratica ma anche moderna e trasgressiva e con ambienti naturali inaspettati all'interno di una città. Il Po dei laghi: una vastissima pianura solcata dal Po e dai suoi affluenti e costellata da piccoli specchi d'acqua. Qui il Po, dall'aspetto ancora torrentizio, riceve le acque del Pellice, del Varaita, del Maira, del Banna e del Chisola. Il paesaggio si presenta omogeneo: vasti spazi aperti a perdita d'occhio, solo lontanamente interrotti dalla cerchia delle Alpi e dalle colline delle Langhe e del Roero. La grande pianura è punteggiata qua e là da grossi borghi rurali, che custodiscono tesori di architettura sabauda, da riserve naturali, laddove gli affluenti si uniscono al Po e da laghi di cava, che col tempo sono stati recuperati e ora costituiscono zone naturalistiche di grande interesse naturalistico e paesaggistico. Da Lombriasco a Moncalieri ritroviamo una grande pianura solcata dai torrenti che scendono dalle Alpi Cozie, racchiusa a oriente da morbide colline e a occidente dalle montagne, dominate dal Monviso, una pianura disseminata di grandi borghi rurali e di laghi di cava rinaturalizzati. La Strada dei Colori e dei Sapori La Provincia di Torino ha sviluppato il progetto della Strada dei Colori e dei Sapori, che interessa il territorio di più comuni della cintura torinese e il Parco della Collina. Le amministrazioni comunali hanno dato origine a questo progetto, patrocinato e sostenuto finanziariamente dalla Provincia di Torino, per valorizzare il territorio collinare della zona sud di Torino e la sua naturale estensione nella pianura. Un territorio, comunemente denominato il Chierese, che si presenta estremamente ricco di attrattive di carattere ambientale, agricolo, storico, artigianale e culturale. L'area interessata dall'iniziativa Strade di colori e Sapori é la porzione di territorio compresa tra la Collina Torinese a sud di Torino, il Roero, la pianura del Cuneese e le colline del Basso Monferrato. Un paesaggio segnato da tre principali elementi: l'area definita "del Pianalto di Poirino", un territorio connotato geograficamente da un'area pianeggiante che si sviluppa, con un'estensione di circa 400 Km2, a sud est della Collina Torinese.

2. Territori identificati incoerenza con le categorie delle core zone, area centrali (core zone), costituite da territori protetti ai sensi di leggi e norme specifiche, vocate alla salvaguardia a lungo termine conformemente agli obiettivi di conservazione delle Riserve della Biosfera, aventi dimensione sufficiente a soddisfare tali obiettivi, e nelle quali sono consentite unicamente la ricerca e attività a impatto zero; Come richiesto dalla loro stessa finalità la tutela e conservazione della natura per l’individuazione e la perimetrazione delle aree core è stato utilizzato il criterio dei vincoli a forte ricaduta sul territorio.

facenti parte della rete ecologica regionale secondo la L.R. 19/2009, aree che rivestono un ruolo fondamentale per gli ecosistemi fluviali.

Definizione della fascia A o Fascia di deflusso della piena; è costituita dalla porzione di alveo che è sede prevalente, per la piena di riferimento, del deflusso della corrente, ovvero che è costituita dall’insieme delle forme fluviali riattivabili durante gli stati di piena . L’articolo 29, comma 2, stabilisce che nella Fascia A sono vietate: a) le attività di trasformazione dell’assetto morfologico, idraulico, infrastrutturale ed edilizio dei luoghi; b) la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue, nonché l’ampliamento degli impianti esistenti; c) la realizzazione di nuovi impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, nonché l’esercizio di tali operazioni e l’ampliamento degli impianti già esistenti; d) le coltivazioni erbacee non permanenti e arboree, ad eccezioni d’interventi di bioingegneria forestale, per un ampiezza di almeno 10 m dal ciglio di sponda, al fine di garantire il mantenimento o il ripristino della vegetazione spontanea lungo le sponde dell’alveo; e) la realizzazione di complessi ricettivi all’aperto; f) il deposito a cielo aperto di materiali di qualsiasi genere.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 8

Autorità di Bacino del Fiume Po Progetto di Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI).

Legge Regionale 19/2009 "Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”.

Di seguito un riferimento ai vincoli citati ed uno schema che illustra le modalità di tracciatura delle core zone.

La legge individua le modalità di gestione dei siti costituenti il sistema Regionale delle Aree Protette del Piemonte. Le norme di tutela e salvaguardia sono sancite all’articolo 8 il quale, al comma 3, individua i seguenti divieti: a) esercizio di attività venatoria; b) introduzione da parte dei privati di armi, esplosivi e qualsiasi mezzo di cattura; c) apertura di nuove cave o movimenti di terra che modifichino la morfologia dei luoghi o tali da alterare il regime idrico e di falda; d) realizzazione di nuove strade e di ampliamento di quelle esistenti, se non in funzione delle attività agricole, forestali e pastorali; e) cattura uccisione e danneggiamento o disturbo delle specie animali, fatta salva l’attività di pesca; f) raccolta e danneggiamento delle specie vegetali, fatte salvo le attività agro silvo pastorali.

Tra le aree individuate nel Piano quelle con tutela stringente sono le Zone a prevalente interesse naturalistico chiamate N. Nello specifico sono presenti tre diversi livelli di protezione (N1, N2 ed N3), tra cui di particolare interesse N1“zone di primario interesse naturalistico, a basso livello di antropizzazione, con elevata incidenza di elementi naturali e specifiche emergenze naturalistiche, suscettibili di consolidare, con la progressiva contrazione delle aree di coltivazione intensiva a favore dell'arboricoltura e dei rimboschimenti, il valore naturalistico”.

3 Territori di zone tampone (bufferzone) che circondino o confinino con le aree centrali, in cui si possono realizzare solo le attività compatibili con gli obiettivi di conservazione, tra cui l'educazione ambientale, l’ecoturismo, il monitoraggio e la ricerca scientifica.

Il Piano d'Area del Po.

Il Piano d'Area del Po è lo strumento di pianificazione del territorio protetto del Sistema delle Aree protette della fascia Fluviale del Po Piemontese. Art. 2.2 Nella fascia di pertinenza fluviale è garantita l'evoluzione naturale del fiume e degli ecosistemi connessi, con particolare riguardo alle zone umide latistanti (lanche, morte, mortizze etc.). Sono escluse quelle utilizzazioni e quelle modalità d'intervento che possono pregiudicare tali processi salvo quanto espressamente previsto nelle presenti norme mentre sono previsti interventi volti alla ricostituzione degli equilibri alterati, alla restituzione al fiume dei terreni inopportunamente sottrattigli, all'eliminazione per quanto possibile dei fattori meno accettabili d'interferenza antropica.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 9

La buffer zone coincide con l’intero territorio delle Aree Protette del Po e della Collina Torinese, i vincoli individuati dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio D.L. 42/2004 (Galassini, aree ex 1497/1939 e fasce fluviali) e il Sito di Interesse Comunitario nel caso del Bosco del Vaj, per il quale sono presenti misure di gestione “sitospecifiche”. Ne deriva un territorio in grado di garantire una continuità ecologica ed

Decreto Legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”.

Deliberazione della Giunta Regionale n. 54 7409 del 07.04.2014 “Misure di Conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 del Piemonte”. Misure di conservazione predisposte al fine di mantenere uno stato di conservazione soddisfacente gli habitat e le specie di interesse comunitario presenti nei Siti di Importanza Comunitaria (SIC), nelle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Recepiscono quanto previsto dal Decreto ministeriale del 17 ottobre 2007 e s.m.i. “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)”

L’area transition, volutamente ampia, è stata definita in primis sulla base di progettualità condivise e pregresse che, pur non essendo vincoli, testimoniano volontà di collaborare e finalità comuni. Il territorio scelto presenta un importante rapporto con il fiume Po e la sua collina, sia di tipo geomorfologico, che storico

Di seguito un riferimento agli elementi citati ed uno schema che illustra le modalità di tracciatura della buffer:

L’articolo 142 individua alcune aree soggette a disposizioni di tutela; solo due tipologie di aree tutelate interessano il territorio oggetto di candidatura.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 10

4 Territori di zone di transizione (transition zone) che circondino o confinino con le zone tampone , dove sono incoraggiate e sviluppate le pratiche di utilizzazione sostenibile delle risorse; è la parte della riserva in cui sono permesse tutte le attività che consentano lo sviluppo economico e umano, socio culturalmente ed ecologicamente sostenibile.

Comma c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; comma f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonché i territori di protezione esterna dei parchi.

ecosistemica tra le aree core e adatto a contribuire alla conservazione delle risorse presenti e all’arresto della perdita di biodiversità. Le attività presenti in questa area sono compatibili con gli obiettivi di conservazione delle aree core e rispondono adeguatamente alla funzione di sviluppo.

Inoltre l’articolo 157, dispone la validità dei provvedimenti di tutela emanati ai sensi della legge 431/1985, “Galassini”, aree sulle quali vige la totale inedificabilità. Allo stesso articolo è sancita la conservazione dell’efficacia dei provvedimenti di dichiarazione di pubblico interesse emessi ai sensi delle legge 1497/1983.

Grazie alla presenza delle comunità locali, degli istituti di ricerca e delle attività agricole presenti, tale area risponde alle funzioni di sviluppo e formazione, oltre che, in maniera indiretta, collabora alla conservazione delle risorse naturali presenti in core e buffer. Vista l’importanza delle singole core nell’adempiere alla funzione di conservazione, si riporta di seguito un inquadramento territoriale e una descrizione biologica di ognuna di queste aree.

La transition area così individuata ha visto la definizione di una nuova “geografia” del territorio indirizzata alla gestione della Riserva che, partendo dall’idea del marchio collettivo CollinaPo, mira ad ampliare il territorio coinvolto e a rafforzarne i contenuti.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 11 e paesaggistico. Interessante in termini geomorfologici e di progettualità sul territorio è la zona del Pianalto Astigiano, dove si trova il comune di Isolabella. Da tempo ormai il territorio candidato si è trovato a collaborare per dare vita a progetti condivisi, con la realizzazione di alcuni marchi territoriali, tra cui spiccano Strada dei colori e dei sapori, Po dei Re, Po della Collina e Po dei Laghi. In particolare, questi marchi sono poi stati ripresi e ravvivati attraverso la creazione del già citato marchio CollinaPo, che è alla base della presente candidatura. Inoltre, parte del territorio candidato ha firmato un Protocollo di cooperazione per la gestione e promozione della rete dei sentieri e sono presenti alcune Unione dei Comuni che hanno sperimentato forme di collaborazione convincenti.

Pertanto, grazie all’insieme multiplo a criteri a più livelli che si sono utilizzati, l’area della RB CollinaPo è stata identificata con una distribuzione di aree come sinteticamente ripreso nella tabella seguente:

2. ELABORAZIONE DI PROPOSTE PER SVILUPPARE UN PERCORSO ANALOGO E COERENTE SUI TERRITORI POSTI A VALLE, IN FUNZIONE DELL’AMPLIAMENTO DELLA RISERVA MAB.

Introduzione.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 12

Come è infatti ben espresso nella formulazione grafica dei lavori dello stesso PTO del Po, l’ambito collinare che accompagna il corso del Fiume Po da Moncalieri a Valenza, rappresenta un sistema fortemente integrato e unito con il paesaggio del fiume. E’ una dorsale territoriale che per varie ragioni è spesso stata obliterata nel pensiero territoriale regionale, senza coglierne la sua unitarietà e particolare importanza, come invece testimoniano le visioni geografiche e geologiche che fanno del sistema Torino Valenza un unicum di tutto valore. Il sistema della dorsale della collina Torino Valenza (fonte da R.Gambino Progetto Po)

Sulla linea di interpretazione delineata nello stesso Progetto Po degli anni ’80, riveste particolare importanza, fra i diversi casi analizzabili in un disegno esteso ed integrato del progetto fluviale, la dimensione fluvio collinare.

Il sistema Po e colline del Po. La visione del PTO Progetto Po.

Relativamente al tema di predisporre proposte per sviluppare un percorso analogo e coerente sui territori posti a valle, in funzione dell’ampliamento della riserva MaB, un primo aspetto che occorre tenere in considerazione è il mantenimento del primo criterio di natura geografico territoriale, che riguarda la coniugazione tra sistema collinare e fluviale, che nell’area vercellese alessandrina mantiene inalterato a parere dello scrivente il suo valore.

Le Colline del Po sono un territorio che per un tracciato di oltre 90 km vede il sistema territoriale del Po e quello collinare in forte correlazione, creando anche la condizione percettiva per lo stesso ambito fluviale di poter essere colto sotto il profilo del paesaggio, proprio grazie alla presenza della balconata visiva della prospicente collina. Il Po visto dalle alture del Comune di Camino.

L’ambito della collina torinese nella sua schematizzazione geologica che emerge al centro della pianura piemontese.

Schema funzionale per un Progetto territoriale per la Collina di Torino (da I. Ostellino. Materiali di lavoro della presentazione congresso nazionale INU 2019.).

Il modello realizzato ha permesso di identificare alcune linee di progetto e macroambiti che hanno assegnato specifiche funzioni di natura ambientale e di valorizzazione dei beni paesaggistici, costruendo una 1 Grazie all’utilizzo incrociato dei diversi elementi, quali la zonazione della Riserva della Biosfera CollinaPo (core, buffer e transition areas), gli elementi del Piano paesaggistico regionale e l’individuazione delle aree a sensibilità ambientale della Rete natura 2000, si è delineato uno scheletro territoriale dal quale partire per progetti d’integrazione tra attività antropiche e beni naturali. Un esempio quindi che permettere di comprendere quali ricadute una progettazione della fascia estesa ai contorni territoriali di pertinenza possa sviluppare una nuova stagione di progetti territoriali.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 13

Qui di seguito è riportato, a titolo di esempio, lo schema di lavoro realizzato dallo scrivente sull’ambito che dal Comune di Moncalieri raggiunge l’area di Verrua Savoia (quindi nella porzione più di afferenza torinese del sistema collinare). Un approccio che ha tentato di collocare una finestra di approfondimento su un ambito che ha nei Comuni di Chieri a est e di Torino a ovest del sistema collinare, e che è stato realizzato incrociando le previsioni individuate dal Piano Paesaggistico e dalle zonazioni previste dalla classificazione del sito UNESCO CollinaPo. 1

Questa visione del Po unito al tema collinare, è l’occasione per il progetto territoriale del Po visto nella sua dimensione più vasta, di rappresentare l’occasione per la costruzione di un pensiero territoriale anche per le Colline del Po.

4a Tepice Valley: riqualificazione e regimazione delle fasce fluviali 4b Arignano lake gateway: riqualificazione e regimazione delle fasce fluviali 4c Chalk Castelnuovo: riqualificazione e regimazione delle fasce fluviali. 4d Monferrato bridge: Salvaguardia e ripristino della rete ecologica. 5a Vista Torino: tutela del rapporto visivo città collina. 5b L’agroOrto: Salvaguardia e ripristino della rete ecologica. 5c Chivasso hill: Salvaguardia e ripristino della rete ecologica.

Individuazione delle finestre di progettualità nel quadro dell’assetto della Collina torinese.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 14

figura a “tau” all’interno del comprensorio collinare: oltre infatti all’asse di crinale impostato a ridosso del comune di Torino, più a est di estende il secondo anello già identificato nello schema direttore di Coorna Verde; a questi si associano lungo due assi nord sud ed est ovest, altri due crinali di attenzione progettuale che permettono la connessione del progetto di territorio sia verso il Casalese che verso le aree di raccordo con l’astigiano.

Inoltre questo approccio ha permesso di poter individuare delle ulteriori sottofinestre di destinazione di progetto a scala minore, che sono descritte nella figura successiva2, come strumenti di lavoro per poter orientare le azioni di trasformazione e gestione del territorio. Un modello che secondo lo stesso schema del Po definito con le schede progettuali, offre un esempio di come sviluppare i contenuti per una area di approfondimento del PTR regionale, che nel suo completo asse settentrionale si incrocia e integra con quello fluviale facendone parte nella visione estesa della fascia fluviale in raccordo con i territori circostanti.

2b Costa Maddalena: completamento della rete dei parchi urbani. 3a Dorsale ovest di Cinzano: tutela degli assetti colturali tradizionali. 3b Dorsale est di Albugnano: tutela degli assetti colturali tradizionali.

2 1b Panoramica Natura : gestione attiva e sostenibile delle aree boscate. 2a Green bridge: Salvaguardia e ripristino della rete ecologica.

Si tratta pertanto nel suo insieme di un esempio concreto di come da uno schema generale di Piano legato al Fiume Po, si possano derivare una serie di approfondimenti di area vasta che in questo caso rimettono in gioco il territorio collinare, soprattutto per le sue valenze di importante comprensorio paesaggistico con i relativi elementi di valore agro silvo pastorali che oggi purtroppo non hanno interessato in termini reali e di progetto questa importante fascia di rilievi che seguono da ovest a est il Fiume Po.

Questo esempio riportato è utile ai fini della definizione di criteri per la zonazione MaB in ampliamento, in quanto in aggiunta alle impostazioni date per la candidatura MaB CollinaPo illustrate nel capitolo 1 della presente relazione, secondo questo approccio di analisi territoriale svolta per l’area campione della collina torinese, sono state inserite ulteriori valutazioni connesse alle destinazioni di attenzione rappresentate dai vincoli e dalle caratterizzazioni operate per tramite del Piano Paesaggistico regionale del Piemonte.

Se si scende di scala emergono inoltre molti altri elementi di caratterizzazione che afferiscono sia alle Aree rurali di specifico interesse paesaggistico (art. 32) che alle categorie delle Relazioni visive tra insediamento e contesto (art. 31), per le quali si riportano di seguito legenda e stralci di mappa a titolo esemplificativo. Ambito Bacino del Banna Sistemi idrografici area VC Al

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 15

Se osserviamo le carte delle componenti paesaggistiche del PPR regionale (tavola P4), appaiono molti aspetti di primo interesse qualitativo, nonché elementi più di dettaglio.

Il contributo alla zonazione di ampliamento della RB CollinaPo del PPr L’elemento prima illustrato relativo ai rapporti con il PPR, si ritiene dovrebbe essere preso in considerazione nel processo di individuazione delle aree in particolare ricadenti nelle categorie buffer e transition dell’ampliamento ipotizzato, trattandosi di insiemi di vincoli che non possono essere ricondotti ai criteri identificati per e aree core.

Ad uno sguardo di ampia scala si può infatti verificare come l’ambito del territorio del Po e del sistema collinare che lo affianca a sud è caratterizzato da una forte integrazione con importanti bacini idrografici affluenti di destra orografica del Po che si spingono in senso ovest est all’interno della struttura territoriale. Una situazione che si presenta quindi amplificata in questo caso rispetto a quanto già accaduto per l’ambito torinese con il sistema del Torrente Banna. Inoltre l’ambito di influenza allargata del Fiume Po si presenta con una fascia molto estesa a partire dai territori a monte di Casale Monferrato per ampliarsi considerevolmente nel territorio della confluenza con il Tanaro. Contesti paesaggistiche PPR regionale

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 16

13. Relazioni visive tra insediamento e contesto (art. 31) L’elenco indica, tra le situazioni riconosciute come caratterizzanti, relazioni visive tra insediamenti costruiti e contesto coltivato o naturale, secondo le sotto citate casistiche, disciplinate all’art. 31 della normativa.

14. Aree rurali di specifico interesse paesaggistico (art. 32) L’elenco indica le sotto citate situazioni caratterizzanti, disciplinate nelle Norme di Attuazione all’articolo 32. Aree rurali di specifico interesse paesaggistico (art. 32, c. 1, lett. a, b, c, d, e) SV1 Aree sommitali costituenti fondali e skyline SV2 Sistemi paesaggistici agroforestali di particolare interdigitazione tra aree coltivate e bordi boscati SV3 Sistemi paesaggistici rurali di significativa varietà e specificità, con la presenza di radi insediamenti tradizionali integri o tracce di sistemazioni agrarie e relative infrastrutture storiche (tra cui i Tenimenti Storici dell'Ordine Mauriziano non assoggettati a dichiarazione di notevole interesse pubblico, art. 33) SV4 Sistemi rurali lungo fiume con radi insediamenti tradizionali e, in particolare, nelle confluenze fluviali SV5 Sistemi paesaggistici rurali di significativa omogeneità e caratterizzazione dei coltivi: le SV6risaieSistemi paesaggistici rurali di significativa omogeneità e caratterizzazione dei coltivi: i vigneti

Relazioni visive tra insediamento e contesto (art. 31, c. 1, lett. a, b, c, d, e) SC1 Insediamenti tradizionali con bordi poco alterati o fronti urbani costituiti da edificati compatti in rapporto con acque, boschi, coltivi SC2 Sistemi di nuclei costruiti di costa o di fondovalle, leggibili nell’insieme o in sequenza SC3 Insediamenti pedemontani o di crinale in emergenza rispetto a versanti collinari o montani prevalentemente boscati o coltivati SC4 Contesti di nuclei storici o di emergenze architettoniche isolate SC5 Aree caratterizzate dalla presenza diffusa di sistemi di attrezzature o infrastrutturestoriche (idrauliche, di impianti produttivi industriali o minerari, di impianti rurali)

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 17

Ma degni di interesse con anche le zonazioni individuate dal PPr relative alla tavola P3 relativa alla ambiti ed unità di paesaggio (UP) in particolare per quanto attiene alle tipologie normative delle UP:

Tra queste emergono infatti territori a ovest di Casale Monferrato che si distinguono per una condizione di integrità rurale/naturale. Il contributo alla zonazione della RB CollinaPo dell’Area turistica del Po vercellese alessandrino

A queste valutazioni desunte dal PPR regionale, un ulteriore elemento da considerarsi in particolare per l’identificazione della transition area, può essere quello legato ai quadri di contesto ricompresi nella cosiddetta Area turistica del Parco del Po vercellese alessandrino, qui di seguito campita in continuità con il territorio della RBCollinaPo.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 18

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 19

Elementi di zonazione per le aree core e buffer relativi all’ampliamento della RB CollinaPo In merito agli aspetti connessi alla identificazione delle aree core e buffer relative all’ampliamento della RB CollinaPo, la situazione territoriale di tale ambito presenta numerosi aspetti di intersse. Il territorio comprende innanzi tutto un ricco sistema di aree protette, tra le quali l’ambito posto a sud di Alessandria nonsi ritiene abbia le caratteristiche adeguate per rientrare nel perimetro del territorio MaB in estensione, a meno di realizzare una ampia area di buffer zone lungo il Torrente Orba e poi il Tanaro. Questi ambiti possono costituire l’ossatura delle aree core.

Aree protette. Dettaglio sistema delle are protette

Distribuzione delle aree SIC

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 20

Dettaglio sistema delle are protette

A questo insieme di affianca quello delle aree SIC e ZPS che laddove non coincidano con aree protette possono andare a costituire importanti ambiti di identificazione per la transition area.

Distribuzione delle aree ZPS Il sistema delle aree contigue

In sintesi il territorio relativo all’ampliamento del MaB CollinaPo all’ambito Vercellese alessandrino si può criterizzare come di seguito identificato:

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 21

area core: identificazione tramite l’incrocio dei contenuti afferenti alle seguenti categorie.

FASCEPIEMONTEBECDEL PAI ARRE VINCOLATE CODICE DEL PAESAGGIO TRANSITION AREA AREA TURISTICA DEL PO AREE DI PREGIO DEL PPR REGIONAE PIEMONTE

ZONE N1 DEL PIANO D’AREA FASCE A DEL PAI CORE AREA BUFFER ZONE AREE CONTIGUE REGIONALI EX LEGE 19/2009 AREE DI PREGIO DEL PPR REGIONAE

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 22

area buffer: identificazione tramite l’incrocio dei contenuti afferenti alle seguenti categorie.

AREE PROTETTE REGIONALI EX LEGE 19/2009

area transition: identificazione tramite l’incrocio dei contenuti afferenti alle seguenti categorie.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 23

Le aree di tutela dell’ambito fluviale alessandrino dell’Orba e dello Scrivia

In ultimo ritengo utile allegare alla presente relazione una ulteriore riflessione di carattere più metodologico, che attiene ad un possibile processo di estensione che coniughi il tema della stesura del Piano d’Azione (ancora da redarre per l’attuale area della RB CollinaPo) , ma connettendolo strettamente ad uno strumento d’attuazione, con interessanti ricadute attuative e che riguarda i rapporti con gli strumenti normativi forniti sempre dal PPR regionale, ed ai cui contenuti si rinvia all’appendice seguente.

In tale quadro riassuntivo resta da identificare la problematica connessa alla ipotesi di estensione lungo il Torrente Orba della proposta di zonazione che rappresenta un ampliamento che rischia di costituire un elementi di non completa omogeneità rispetto al sistema del Po in senso più delimitato e circoscritto. A tale proposito è da ritenersi invece proponibile e coerente l’estensione del territorio dell’ampliamento della RB all’ambito della zona dello Scrivia

· di rilievo regionale e sovraregionale, da realizzare tramite accordi intersettoriali che utilizzino parte delle risorse, generalmente destinate ad aspetti funzionali del territorio (ad esempio agricoltura, industria, trasporti), anche per il raggiungimento di obiettivi di valorizzazione paesaggistica.

Il Ppr definisce linee d’azione per la predisposizione di programmi e progetti strategici, riconoscendo alcune iniziative già concluse quali, ad esempio, il Progetto Rete di Valorizzazione Ambientale, strumento propedeutico alla definizione della Rete di connessione paesaggistica, e alcune iniziative di rilevanza regionale, capaci di valorizzare i paesaggi identitari, quali la salvaguardia dei tenimenti storici dell’Ordine Mauriziano, il riconoscimento nel patrimonio mondiale Unesco dei “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte, Langhe Roero e Monferrato”, le proposte di candidatura Unesco di "Ivrea, città industriale del XX secolo" e di “Le Alpi del Mediterraneo”, nonché il riconoscimento da parte dell’Unesco, di tre Riserve della Biosfera (Man and Biosphere MAB): “Valle del Ticino”, “Monviso” e “Aree protette del Po e della Collina Torinese”, nonché progetti strategici quale Corona Verde o strumenti di governance quali i Contratti di fiume o di lago. Oltre ai progetti di Cooperazione transnazionale europea finanziati dal programma Alpine Space: AlpBC e RURBANCE, recentemente conclusi, il progetto AlpES attualmente in corso, finanziato dal Programma Alpine Space nella programmazione 2014 2020, altri progetti europei potranno costituire una occasione per sviluppare, a livello locale e con il coinvolgimento del territorio, il sistema delle strategie e degli obiettivi del Ppr.” (...)

Confronti recenti sulla questione del valore cogente e di ricaduta attuativa a scala del territorio e delle dinamiche dell’uso del suolo, dei Piani d’Azione dei siti MaB UNESCO, hanno stimolato una possibile strada di coniugazione tra lo strumento previsto dal Programma UNESCO per le Riserve della Biosfera (il Piano d’Azione) e gli strumenti di pianificazione territoriale e del paesaggio di scala vasta, assumendo a caso campione quello della strumentazione di Piano approvata dalla Regione Piemonte (Il Piano paesaggistico regionale Ppr, approvato con D.C.R. n. 233 35836 del 3 ottobre 2017 sulla base dell’Accordo, firmato a Roma il 14 marzo 2017 tra il Ministero per i beni e le attività culturali (MiBAC) e la Regione Piemonte,).

Piano d’azione MaB UNESCO CollinaPo e processo di ampliamento della RB CollinaPo: una proposta per la sua attuazione quale strumento cogente a scala paesaggistico territoriale nel quadro della azioni previste dal Piano paesaggistico regionale del Piemonte (artt. 44 e 43 delle NdA)

Infatti, come riportato nella Relazione al Piano al paragrafo 5.4, lo strumento del PPR regionale ha individuato una specifica categoria di progetti territoriali, definendoli quali progetti strategici (vedasi tavola P6 Strategia 5 del PPR) riconoscendo alcune iniziative già concluse quali, ad esempio, alcune iniziative di rilevanza regionale, capaci di valorizzare i paesaggi identitari, quali la salvaguardia dei tenimenti storici dell’Ordine Mauriziano, il riconoscimento nel patrimonio mondiale Unesco dei “Paesaggi vitivinicoli del Piemonte, Langhe Roero e Monferrato”, le proposte di candidatura Unesco di "Ivrea, città industriale del XX secolo" e di “Le Alpi del Mediterraneo”, nonché il riconoscimento da parte dell’Unesco, di tre Riserve della Biosfera (Man and Biosphere MAB): “Valle del Ticino”, “Monviso” e “Aree protette del Po e della Collina Torinese”, oltre ad altri progetti strategici quale Corona Verde o strumenti di governance quali i Contratti di fiume o di lago.3

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 24

I(...)programmi, i piani e i progetti strategici sono organizzati tramite azioni integrate, con differenti modalità:

· a scala sovracomunale, basati su iniziative intraprese dalle comunità e dagli enti locali e concordati con la Regione;

3 5.4. Programmi, piani e progetti strategici Tra gli strumenti di attuazione e promozione delle politiche del Ppr, assumono riferimento operativo i programmi, i piani e i progetti strategici, frutto e motore di azioni multiple, di competenza di soggetti diversi (pubblici e privati), nonché le leggi regionali vigenti in materia di valorizzazione del paesaggio, in particolare la l.r. 14/2008 “Norme per la valorizzazione del paesaggio”.

La redazione dei Piani d’azione delle RB risponde ad una serie di schemi di impostazione che sono stati definiti a scala mondiale, e che oltre alle linee di azione di natura qualitativa su una serie di aspetti differenziati, attendono ovviamene anche alla questione della qualificazione delle risorse territoriali ricadenti nella RB. Ma il PdA non costituisce sotto questo profilo un accordo vincolante con gli strumenti di Piano territoriale e paesaggistico, venendo a perdere quella coerenza e coordinamento che renderebbero il PdA efficace in quanto capace di farsi carico delle azioni previste dagli strumenti territoriali e di paesaggio.

· promossi dalla Regione e supportati da una regia regionale che assicuri l’efficacia delle azioni locali entro relazioni reticolari di portata sovralocale e sovraregionale (ad esempio programmi e progetti interregionali ed europei);

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 25 Stralcio di mappa delle aree di progetto della tavola P6 del PPR

Ecco che quindi una lettura integrata tra strumenti forniti dal PPr e contenuti dei processi di redazione del PdA della RB, possono dare una utile occasione che permette di raggiungere due obiettivi: informare ed arricchire i contenuti del PdA della RB con le attuazioni del PPR regionale, anche promuovendo processi virtuosi di qualificazione del paesaggio. dotare le azioni proprie del PdA di un supporto di decisione da un lato di forza istituzionale di particolare valore e dall’altro di attuazione (fondi regionali ed europei) altrimenti ottenibili tramite modalità a sportello senza alcuna garanzia di ottenimento.

E’ per altro verso utile ricordare come i contenuti della Pianificazione paesaggistica rappresentino un sistema di azione sul territorio avente un carattere unitario ed onnicomprensivo che specie nel caso dello strumento del Piemonte ha superato quella separazione disciplinare e tematica tra paesaggio, natura, ecosistemi e attività umane, tendendo a costruire invece un quadro coerente di integrazione, dove queste diversi lati fanno parte della complessa ma univoca regolazione dell’azione regolativa dell’uso del suolo, che nella categoria paesaggio assume una valenza operativa, trasformativa e di partecipazione delle comunità coinvolte. Illuminanti in propsoito sono le parole di Attilia Peano in merito laddove dopo l’uscita del Codice del Paesaggio sosteneva:

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 26

” La versione ultima del Codice italiano dei Beni Culturali e del Paesaggio (2008) pur costituendo un avanzamento nella direzione della Convenzione europea del paesaggio (Cep, 2000) continua a presentare luci e ombre. Il paesaggio è ridefinito come espressione delle identità di un territorio, ma resta completamente trascurata l’importante innovazione della Cep del coinvolgimento delle popolazioni nella determinazione dei propri paesaggi. E’ introdotta una visione attiva e propositiva della tutela, fino alla creazione di nuovi valori paesaggistici, mentre continua ad essere ignorata la considerazione del paesaggio come valore anche funzionale allo sviluppo economico. Contestualmente, si rileva una possibile maggiore incisività del piano paesaggistico regionale sui processi ordinari di trasformazione del territorio, laddove il Codice inserisce tra i contenuti del piano: la limitazione del consumo di suolo, l’individuazione di linee per lo sviluppo urbanistico ed edilizio, l’attenzione ai paesaggi rurali e ai siti Unesco. Una maggiore apertura verso l’attuazione si riscontra nell’attribuzione al piano paesaggistico regionale della possibilità di individuare Linee Guida per progetti di conservazione, recupero, riqualificazione, valorizzazione e gestione di aree regionali, anche prevedendo misure incentivanti.” Ma più in dettaglio sono le Norme di attuazione del Piano a fornire altri riferimenti in merito in specie agli art.. 44 e 43, laddove si fa esplicito riferimento alle Riserve della Biosfera quali progetti strategici riconosciuti dal PPR:

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 27

Inoltre il documento del Regolamento regionale recante: “Attuazione del Piano paesaggistico regionale del Piemonte (Ppr), ai sensi dell’articolo 8bis comma 7 della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 (Tutela e uso del suolo) e dell’articolo 46, comma 10, delle norme di attuazione del Ppr.”, riprende e stabilisce all’art. 17 comma 4 che i progetti strategici possono essere attuati tramite l’istituto dell’”intesa” 4: “4. L’attuazione di programmi, piani e progetti strategici può avvenire anche attraverso intese tra Regione, Province, Città metropolitana, Comuni e soggetti pubblici e privati interessati alla realizzazione e alla gestione di progetti inerenti i temi di cui al comma 2, assicurando l’integrazione con eventuali altri progetti strategici attivati e gestiti da altri operatori nello stesso territorio.

2pianificatori.Ilsecondo

riguarda invece alla possibilità di attuare quanto previsto dal successivo comma 4 dell’art. 43, laddove si prevede più in generale non solo il processo di adeguamento pianificatorio, ma in termini estesi l’attuazione progetti strategici, assicurando anche l’integrazione con eventuali altri progetti strategici attivati e gestiti da altri operatori nello stesso territorio. In questo secondo capitolo della possibile intesa regionale vanno a ricadere tutte le azioni che il PdA della RB CollinaPo intenderebbe assumere. Il valore di contesto è ovviamente rappresentato da fattori che attengono alla attuabilità delle azioni individuate. Mi riferisco alle leve previste in merito dal PPR e richiamate all’art. 5.4 della Relazione di Piano, laddove si prevede che i progetti strategici sono organizzati tramite azioni integrate, con differenti modalità sia nel caso di processi promossi dalla Regione e supportati da una regia regionale che assicuri l’efficacia delle azioni locali entro 4 D. P.G.R. Piemonte 22/03/2019, n. 4/R. Regolamento regionale recante:"Attuazione del Piano paesaggistico regionale del Piemonte (Ppr), ai sensi dell’articolo 8 bis comma 7 della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56 (Tutela e uso del suolo) e dell'articolo 46, comma 10, delle norme di attuazione del Ppr". B.U. R. Piemonte Suppl. Ord. 28/03/2019, n. 4

Ora, sulla scorta delle indicazioni e delle opportunità che la normativa offre, si aprono due possibili fronti di lavoro, inseribili in un unico processo di intesa su iniziativa della Regione Piemonte: 1 Il primo attiene alla possibilità di attuare quanto previsto dal comma 3 art. 43 favorendo un processo condiviso e unitario di adeguamento degli strumenti di Pianificazione e speciale (come il PdA della Fascia del Po) al PPR da considerarsi come parte integrante del Piano d’Azione della Riserva MaB UNESCO CollinaPo. Un obiettivo che garantirebbe da un lato la facilitazione per le amministrazioni locali per assolvere ad un impegno di legge grazie ad un supporto tecnico complessivo, promuovendo anche forme di cooperazione e integrazione laddove tali processi siano già stati attivati. Un processo che in realtà permetterebbe anche di far atterrare molte indicazioni di tutela e valorizzazione a scala locale e prevedendo che tali attività siano di fatto ricomprese come azioni della Riserva della Biosfera. Un profilo questo che costituisce un forte arricchimento degli obiettivi della RB che vengono ad assumere un carattere di cogenza di applicazione di uno strumento di pianificazione e non solo un impegno di accordo del PdA, che risulta svincolato dagli aspetti

relazioni reticolari di portata sovralocale e sovraregionale (ad esempio programmi e progetti interregionali ed europei), sia in quello di progetti di rilievo regionale e sovraregionale, da realizzare tramite accordi intersettoriali che utilizzino parte delle risorse, generalmente destinate ad aspetti funzionali del territorio (ad esempio agricoltura, industria, trasporti), anche per il raggiungimento di obiettivi di valorizzazione paesaggistica.

1 esplorazione da parte del Comitato di gestione presso Regione Piemonte e Città Metropolitana di Torino della disponibilità ad aprire un percorso di intesa in merito che ricomprenda anche il processo di ampliamento della RB CollinaPo; 2 stesura di una bozza dei contenuti dell’intesa da sottoporre ai soggetti interessati; 3 individuazione dei possibili filoni di inserimento dell’intesa di attuazione del Progetto strategico Mab CollinaPo nei filoni di sostegno finanziario dei fondi UE a regia regionale nonché su altre misure coerenti. 4 monitoraggio dello stato di attuazione dell’adeguamento dei comuni della RB al PPR e stato di istituzione delle Commissioni locali del Paesaggio; 5 stesura ipotesi di struttura tecnica di supporto ai comuni per gli adeguamenti dei PRGC al PPR.

Funzionale a tale percorso di lavoro diviene pertanto l’eventuale serie di passaggi seguenti atti a procedere per la gestione della proposta di lavoro:

Il caso della Riserva della Biosfera promossa su iniziativa di enti strumentali della Regione Piemonte, consente di prevedere pertanto l’orientamento dei fondi europei alla attuazione del programma.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 28

Strategic lines of action

A.3 Biosphere reserves and national MAB Committees have partnerships with universities and research institutes, to undertake applied research and provide practical learning and training opportunities that support the management and sustainable development of biosphere reserves.

Strategic Action Area A.

A.1 Procedures and processes for selecting, designating, planning and implementing biosphere reserves are open and participatory, taking into account local practices and traditions and cultures, and involving all relevant stakeholders.

The World Network of Biosphere Reserves comprised of effectively functioning models for sustainable development By 2025, the WNBR aims to be an integrated global network of learning and demonstration sites for innovation in sustainable development. Once biosphere reserves reach their optimum functionality, they will represent a key interface between science, policy and society at local, national, regional and global levels, to the benefit of their populations, the Member States in which biosphere reserves are located and much wider constituencies. As models, biosphere reserves should contribute to sustainable development, including conserving biodiversity and reducing poverty. The WNBR is a unique forum for the co production of knowledge for sustainable development between the inhabitants of biosphere reserves, practitioners and researchers. The WNBR must consist of fully functioning, well managed sites that comply with the Seville Strategy and the Statutory Framework. Ensuring this has been the aim of the exit strategy adopted by the ICC in 2013.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 29

A.4 Financial sustainability of biosphere reserves is much improved, with a diverse funding base.

B.1 Global and regional capacity building and training programmes, directed at managers and coordinators of biosphere reserves and other stakeholders, facilitate delivery of the Strategic Objectives.

Contenuti del Piani d’azione delle BR UNESCO:

A.2 States and other entities with territorial and governance competences explicitly integrate biosphere reserves into national and regional development, territorial planning, environment and other sectoral legislation, policies and programmes, and support effective governance and management structures in each biosphere reserve.

B.2 Networks are strengthened through the enhanced participation of Member States including UNESCO National Commissions, MAB National Committees and relevant ministries and other public stakeholders, as well as universities, civil society organizations, the private sector and stronger cooperation with relevant stakeholders.

B.3 Networks have the infrastructure and adequate resources to fulfil their potential to implement their objectives. B.4 Networks foster collaboration in research, implementation and monitoring, including through exchanges between biosphere reserves.

A.5 The periodic review process supports an effectively functioning WNBR, generating a dynamic process of adaptive management of biosphere reserves. Strategic Action Area B.

Strategic lines of action

Inclusive, dynamic and results oriented collaboration and networking within the MAB Programme and the World Network of Biosphere Reserves Inclusive, dynamic and results oriented collaboration and networking are essential for MAB and its WNBR, in order to provide effective contributions towards the SDGs and related targets. At the international level, collaboration will focus especially on South South and North South South triangular cooperation, as a catalyst for dialogue and co production of scientific knowledge, in synergy with local and indigenous knowledge brokers, and for science diplomacy. Collaboration and networking shall target all four Strategic Objectives. The importance of MAB’s regional and thematic networks should be emphasized in this context. The regional networks have variable working methods and statutes, which address regional needs and should be flexible in order to be relevant and efficient in the context of their regions, and the thematic networks typically should be self organized.

B.6 An increased number of twinning arrangements between biosphere reserves foster transboundary and transnational cooperation.

C.5 An increased number of projects and activities support biosphere reserves and networks funded through national and regional funding mechanisms, especially those that emphasize the need for multinational partnerships.

Strategic Action Area D. Comprehensive, modern, open and transparent communication, information and data sharing The success of the MAB Programme depends on effective and open communication, data and knowledge exchange, based on a clear and shared vision of the biosphere reserve concept, both among the different actors of the Programme biosphere reserves, national committees, networks and the Secretariat and externally. Contemporary communication and information, social media and data sharing tools have a huge potential for the Programme. While the MAB Secretariat, National Committees, regional and thematic networks, and individual biosphere reserves are starting to make good use of these tools, there is an urgent need to widen their application not only within the MAB Programme but also to engage with diverse external audiences. Yet many countries still have poor access to modern communication facilities, which implies a continued focus on traditional means of communication and information exchange. The task to communicate more effectively depends not only on how well MAB mobilizes communication tools and instruments, but also on

C.7 A strengthened global ‘Biosphere Reserve’ brand is established, supplementing local biosphere reserve brands.

C.8 Joint promotion of biosphere reserve products/services between biosphere reserves is enhanced.

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 30

Strategic Action Area C.

Effective partnerships and sufficient and sustainable funding for the MAB Programme and the World Network of Biosphere Reserves Effective partnerships aimed at strengthening biosphere reserves, networks and the MAB Secretariat, and to promote the implementation of plans and strategies, particularly through sustainable financing mechanisms, are a priority for the MAB Programme. While the basic operational resources of the Programme and members of the WNBR must be provided from regular budgets for all levels of implementation, there is a clear need to bring in new partners such as research groups, private sector enterprises or groups, museums, seed banks and civil society organizations either to strengthen existing partnerships or create new ones. In so doing, each country’s administrative organization must be respected and local communities must not lose their independence and influence, especially if the partners are from other regions. To increase organizational and financial resilience, MAB and individual biosphere reserves should explore different means of funding. In addition to financing, new partnerships should increase public awareness of the values and benefits of biosphere reserves, as well as the involvement of local communities.

B.5 Networks communicate and disseminate their aims and activities effectively, both internally and externally.

C.1 A comprehensive business and marketing plan for the WNBR, regional and thematic networks, national MAB Committees and individual biosphere reserves is prepared, taking into account the priorities of bilateral and multilateral donors and the private and philanthropic sectors. (Key elements are identified below; others may be included in the action plan.)

C.3 The MAB Secretariat assists biosphere reserves and regional networks to build expertise in developing their own revenue, and to share this expertise.

C.6 Deeper involvement of, and guidance provided to entrepreneurs active in biosphere reserves, especially those supporting social enterprises and green economies.

C.4 Private sector partnerships generated around the MAB Programme at local, national and international levels.

UNESCO has one of the most famous and bestrecognized global ‘brands’: a key challenge is how to use it to raise funds for the WNBR and its biosphere reserves.

C.2 The MAB Secretariat and National Committees strengthen collaboration and partnerships both within UNESCO and with key international organizations.

Strategic lines of action

C.9 Every biosphere reserve generates some of its own revenue.

Strategic lines of action

E.1 The governments of Member States and National Commissions for UNESCO support the implementation of the MAB Programme, including through well defined institutional support.

E.3 Member States regularly update the MAB Secretariat and regional networks regarding implementation of the MAB Strategy and Action Plan within their country.

E.5 New thematic networks, if any, have well defined objectives and plans, an inbuilt review mechanism and a sunset clause.

D.1 Full implementation of the open access policy to MAB and WNBR related documents, data, information and multimedia materials.

D.2 A comprehensive communication strategy complemented by an action plan (Key elements are identified below; others may be included in the action plan).

Relazione ipotesi ampliamento area RB CollinaPo a cura dr. Ippolito Ostellino 31 MAB’s success in producing outcomes and services that are appreciated and available in as many languages as possible, starting with UNESCO’s official languages. Good outcomes will attract press and media attention, so they communicate on our behalf.

E.4 Each regional network has a defined governance mechanism, including annual assessment of performance.

D.3 The MAB Secretariat has a coordinated publication programme and effectively implements the MAB website (MABNet) as the key communication, data and information hub for MAB.

D.5 Increased use of video conferencing, social media, and new information and communication technologies for knowledge sharing, communication, technical cooperation, and capacity building. Strategic Action Area E. Effective governance of and within the MAB Programme and the World Network of Biosphere Reserves

E.6 The International Support Group (ISG) of Permanent Delegations to the MAB Programme continues to contribute to communications and advocacy to the benefit of the Programme.

The MAB Programme is governed by its International Coordinating Council, under the overall authority of the UNESCO General Conference and its Executive Board. The Statutory Framework of the WNBR remains the basis for its governance. Well structured and effectively implemented and managed governing mechanisms are at the foundation of a successful MAB Programme. MAB National Committees have critical roles to play in implementing the vision and mission of the MAB Programme. Important lessons have been learned from many years of experiences working with the Seville Strategy and from the implementation and evaluation of the Madrid Action Plan. Continuous monitoring and evaluation of actions and governance mechanisms are essential in order to ensure timely and effective adaptation to change.

D.4 Biosphere reserve coordinators/managers, National Committees and regional networks ensure wide access to information concerning biosphere reserves.

Strategic lines of action

E.2 Each MAB National Committee has a transdisciplinary membership, including representatives from the public, private, research and education sectors, and a wide range of other stakeholders, including representation from biosphere reserves.

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.