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Proteggere il mondo e renderlo più sostenibile: l’industria delle vernici è pronta a ripartire con nuovi driver

Monica Fumagalli ipcm®

Con le interviste di questa rubrica, che ormai da due anni sono ospitate sulle prime pagine della nostra rivista, abbiamo voluto offrire ai nostri lettori uno scorcio autorevole sulla situazione dei mercati internazionali a cavallo e dopo la crisi pandemica, per capire come le aziende del settore e i loro rappresentanti in termini di associazioni e istituti, stavano reagendo. Oggi vogliamo tirare le somme di questa attività di indagine perché, se la pandemia ha tuttora purtroppo importanti strascichi anche nel settore industriale e manifatturiero, quello che vorremmo sottolineare è l’approccio sempre positivo emerso dalle voci di coloro che hanno risposto alle nostre domande. Attraverso queste voci abbiamo potuto valutare anche un mercato, quello del murale, che non siamo soliti trattare nei nostri articoli specializzati in verniciatura industriale, ma che ha avuto un peso importante nel trascinare il mercato delle vernici fuori dall’impasse in cui si era trovato. La maggior parte delle associazioni che abbiamo contattato ha infatti una doppia vocazione e gestisce i rapporti con membri provenienti sia dal settore murale sia da quello industriale, pur con esigenze e target molto diversi. Dagli Stati Uniti al Sudafrica, dal Messico all’Italia, è chiara la consapevolezza dell’importanza che il nostro settore riveste all’interno della filiera produttiva. Afferma Victor Leal, Presidente di Anafapyt, l’Associazione Messicana dei Produttori di Vernici e Inchiostri: “Praticamente ogni prodotto realizzato dall’uomo ha un rivestimento che, oltre a consentire di mantenere il suo valore, gli conferisce colore, protezione e durata”. Ribadisce André Vieira de Castro, ex Presidente del Consiglio di CEPE, il Comitato Europeo dell’Industria delle Vernici, degli Inchiostri da Stampa e dei Colori per le Belle Arti, che ha terminato il proprio mandato a ottobre di quest’anno: “Le vernici sono prodotti intrinsecamente ecocompatibili. Oltre al loro fascino estetico, agiscono come barriera protettiva contro gli agenti atmosferici naturali e il degrado microbiologico di tutti i tipi di substrati, aumentando così la durata del ciclo di vita, la sicurezza e le prestazioni di prodotti e strutture. In questo contesto, le vernici contribuiscono all’obiettivo generale di una maggiore sostenibilità, grazie alla durata maggiore”. Sono infatti 3 i temi che ricorrono pressochè in tutte le nostre interviste: la sostenibilità, il rapporto con gli enti normativi e la digitalizzazione. Per queste associazioni ascoltare la voce dei propri membri e del settore che rappresentano significa farsi portavoce di queste 3 istanze. Prima tra tutte, la sostenibilità è una tematica che negli ultimi anni ricorre spesso e registra un aumento dell’attenzione in occasione di eventi come la recente COP26. Sensibilizzare e indirizzare le aziende verso l’abbattimento delle emissioni, di cui settori come il nostro sono tra i maggiori responsabili, sembrano essere diventate le priorità per tutti gli enti intervistati, con il Green Deal, l’insieme di iniziative promosse dalla Commissione Europea per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come voce imprescindibile per quelli europei. Il rapporto con le istituzioni

che stabiliscono la pericolosità e, quindi, i limiti di legge delle sostanze utilizzate per la formulazione delle vernici è uno dei compiti più complessi da gestire per il mondo delle associazioni. Un aspetto – si rileva in molti casi – reso più complicato dal disallineamento normativo tra Paesi e continenti diversi. Ultima, ma sicuramente non per importanza, la digitalizzazione esplosa con la quarta rivoluzione industriale, l’Industry 4.0, che sta travolgendo l’intero comparto industriale senza alcuna esclusione, dalle PMI fino ai gruppi multinazionali. Gli strumenti utilizzati dalle associazioni sono diversi ma si basano tutti su un elemento comune: una comunicazione chiara, rafforzata dai canali più diffusi, come social media e siti web, e da incontri, fiere o corsi di formazione organizzati dalle stesse associazioni che, se hanno subito un arresto durante i periodi di lockdown imposti dai governi, sono stati prontamente sostituiti da meeting online o, immediatamente all’inizio della ripresa, da incontri ibridi in parte in presenza e in parte digitali, per ritornare infine agli incontri faccia a faccia dell’ultimo periodo. Non è sempre facile farsi interprete e portavoce delle istanze di un settore, interagire con aziende di dimensioni e, quindi, con necessità diverse, raccoglierne le richieste, gli spunti e anche le lamentele. E’ un gioco di equilibri in cui valutare molti aspetti: bisogna partire necessariamente da un’approfondita conoscenza del settore e saper approcciarsi a questo nel modo più chiaro e trasparente possibile. Nello stesso modo bisogna interagire con gli enti di riferimento, veicolando le necessità delle aziende e riportando a queste ultime le nuove normative, rendendole di immediata comprensione e mettendosi al loro fianco per accompagnarle nella ricerca di soluzioni più immediate e conformi alla nuova legislazione. Nello stesso modo è necessario affiancare il settore per trovare soluzioni per processi e prodotti più ecocompatibili e digitali. Ecco spiegato in poche righe il motivo per cui in piena pandemia abbiamo voluto offrire il microfono alle associazioni: per avere un punto fermo di riferimento, una voce super partes e positiva, in grado di fornire alle aziende la percezione che se tutto non avrebbe potuto tornare come prima, sarebbe tornato meglio di prima… e il motivo per cui continueremo a interrogare le associazioni anche sui prossimi numeri di ipcm® per fornire un punto di vista diverso sul settore e un’analisi lucida delle necessità dei mercati dei vari Paesi.

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