IQD ISSUE 34

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Inside Quality Design

E 9,00 Italy only - E 13,00 B - E 15,00 F - E 16,00 D - E 18,00 NL - E 11,60 P - E 10,80 E

JANUARY MARCH 2014

GREEN DESIGN: BOTANIC GARDEN GREENHOUSE C.F. MØLLER ARCHITECTS URBAN DESIGN: SCALE LANE BRIDGE MCDOWELL+BENEDETTI ARCHITECTS COVER STORY: CIRCULAR POL XXL EMILIANA MARTINELLI ARCHITECTURE FOR CULTURE: MOESGÅRD MUSEUM HENNING LARSEN ARCHITECTS ARCHITECTURE FOR EDUCATION: THE NEW SCHOOL UNIVERSITY CENTRE SKIDMORE, OWINGS & MERRILL EXCELLENT ARCHITECTURES FROM: DENMARK, ITALY, JAPAN, NETHERLANDS, NORWAY, SWEDEN, UK, USA

Rivista per la cultura del progetto, dell’architettura, dell’innovazione e del design

Magazine for the culture of indoor planning, architecture, innovation and design



NESSUNA NOTIZIA, NESSUN PENSIERO. L’EDITORIALE DI QUESTO NUMERO INTENDE INTERROGARSI, E FAR INTERROGARE, SULL’ATTUALE VISIONE DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE DI TUTTI COLORO CHE ESERCITANO UNA PROFESSIONE CREATIVA. E SU QUANTO QUESTA VISIONE VENGA OGGI ATTUATA. SE DA UNA PARTE IL RICORSO ALLA CENSURA E ALLE IMPOSIZIONI STILISTICHE DEI PAESI TOTALITARI SONO MANIFESTI SEGNI DI MANCANZA

E D I TOR I AL

FREEDOM

DI LIBERTÀ, QUALI INAFFERRABILI PARADIGMI MINANO LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE DEI SISTEMI DEMOCRATICI? DA SEMPRE ECONOMIA, FINANZA, POLITICA E RELIGIONE GUIDANO ANCHE LE LINEE ESPRESSIVE DI UN PAESE DETERMINANDONE, DI CONSEGUENZA, LA QUALITÀ DELLA VITA. PER QUESTO È IMPORTANTE CHE OGNI CREATIVO CERCHI UNO SPAZIO DI LIBERTÀ, PIÙ CHE NEI CONTENUTI, NEL PROPRIO LINGUAGGIO, SEPPURE CONTRASTATO DA PRESSIONI PIÙ O MENO MANIFESTE. CONDIVIDIAMO IL CREDO DI AL WEIWEI CHE OGNI ARTISTA DEBBA RITENERSI RESPONSABILE DI PROTEGGERE LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE,

UTILIZZANDO QUALSIASI MEZZO PER AMPLIARE QUESTO POTERE.

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE NO NEWS, NO REPORT. THE EDITORIAL OF THIS ISSUE INTENDS TO QUESTION ABOUT TODAY’S VISION OF FREEDOM OF EXPRESSION OF ALL THOSE ENGAGED IN A CREATIVE PROFESSION. AND HOW FAR THIS VISION IS IMPLEMENTED. WHILE THE CENSORSHIP AND STYLISTIC IMPOSITIONS OF TOTALITARIAN COUNTRIES ARE MANIFEST EVIDENCE OF LACK OF FREEDOM, WHICH ELUSIVE PARADIGMS UNDERMINE THE FREEDOM OF EXPRESSION IN THE DEMOCRATIC SYSTEMS? ECONOMY, FINANCE, POLITICS AND RELIGION HAVE ALWAYS GUIDED ALSO THE EXPRESSIVE LINES OF A COUNTRY, INFLUENCING, AS A CONSEQUENCE, THE QUALITY OF LIFE. FOR THIS REASON IT IS IMPORTANT THAT EVERY CREATIVE SEARCHES A SPACE OF FREEDOM, RATHER THAN IN THE CONTENTS, IN HIS OWN LANGUAGE, EVEN WHEN OPPOSED BY MORE OR LESS MANIFEST PRESSIONS. WE SHARE THE BELIEF OF AL WEIWEI THAT EVERY ARTIST HAS

TO FEEL RESPONSIBLE TO PROTECT FREEDOM OF EXPRESSION, USING ANY WAY TO EXTEND THIS POWER.

FREEDOM OF EXPRESSION


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Editoriale Editorial

10 Highlight

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Senzoku Gakuen College k/o design

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Moesgård Museum Henning Larsen Architects

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Aula Medica Wingårdhs Studio

­Sommario GENNAIO MARZO 2014

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Stonhenge Visitor Centre Denton Corker Marshall

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Botanical Gardens Greenhouse C.F. Møller Architects

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Museum De Fundatie Bierman Henket Architecten

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Scale Lane Bridge McDowell+Benedetti Architects

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Living Bio Martini Mobili

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Gas Compressor Station C. F. Møller Architects

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Palazzo Venezia AMA - Albera Monti & Associati

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Hands in the ground Jove

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Thought-Out Spaces Arkispazio

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Face to face: Brian Sironi to Victor Vasilev

­Summary JANUARY MARCH 2014

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Events

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Technology and traditions Classic Light

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Wellness of body and mind Silvio D’Ascia

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Deloitte headquarters Snøhetta Studio

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New School University Centre SOM Skidmore, Owings & Merrill

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Antoniolupi Design In linea con l’obiettivo di creare uno stile inconfondibile e fortemente caratterizzante come quello Antoniolupi, la dinamica azienda toscana ha sviluppato negli ultimi anni una serie di complementi, a corredo della produzione di arredobagno, in grado di creare ambienti dove nulla è lasciato al caso e tutto rientra in un quadro di ricercato equilibrio formale, materico e cromatico. Tra le novità del 2014, l’azienda presenta le lampade Curva e Riga, disegnate dall’architetto Massimo Broglio, nate per completare gli specchi Antoniolupi, ma perfette per innumerevoli contesti. Partendo da una ricerca sui led di ultima generazione e una volta individuato un modello in grado di operare senza trasformatore, l’architetto Broglio ha realizzato per Curva, disponibile nelle versioni up e down, un elegante supporto in alluminio con la duplice funzione di sostenere la lampada a led e dissiparne il calore. Lo stesso rigore e la stessa pulizia formale caratterizzano la lampada Riga, composta da un estruso di alluminio grigio satinato della lunghezza richiesta, due tappi di chiusura, un diffusore in policarbonato bianco e led strip. Lo stesso elemento può essere applicato a parete e dimensionato a misura, in base alle dimensioni dello specchio -ha spiegato l’architetto Broglio - oppure sospeso a soffitto con cavetti di acciaio. Di questo modello è allo studio anche una versione free-standing.

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In line with the aim of creating a unique, highly distinctive style, the dynamic Tuscan company Antoniolupi has developed in recent years a series of elements to complete its bathroom furniture production designed to create environments where nothing is left to chance and everything is part of a perfect balance of shapes, materials and colors. Among the new products developed by the company in 2014, the lamps Curva and Riga, designed by architect Massimo Broglio as mirror lamps, are perfect in many different contexts. Curva, available in the Up and Down versions, is a led mirror lamp that doesn’t need a transformer since its aluminum support has the double function of sustaining the bulb and dissipating the heat. The same rigor and clean lines characterize Riga, a lamp made of a satin grey aluminum extrusion of any required length, two closing parts, a white polycarbonate diffuser and a led strip. The same element can be installed on the wall and made to measure according to the length of the mirror - architect Broglio explained - or hung from the ceiling with steel cables. In short the company will introduce also a freestanding version of the lamp.



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Antrax L’elegante Serie T, disegnata da Matteo Thun e Antonio Rodriguez, è una delle icone di Antrax, azienda leader nella produzione di radiatori, scaldasalviette, e caminetti che abbinano funzionalità e tecnologia a un design raffinato. Selezionata per l’ADI Design Index 2012, Serie T si trasforma, grazie a un’intuizione progettuale, da termosifone a elegante complemento d’arredo, che si integra in qualsiasi spazio con grande essenzialità, leggerezza e personalità, senza voler mai essere il protagonista. Ecletticità e sartorialità sono gli ulteriori elementi che lo caratterizzano: con un semplice profilo di alluminio estruso dalla sezione a forma di T si possono creare innumerevoli configurazioni - mensole, scaffali, portaoggetti, portasalviette - sia nella versione verticale sia in quella orizzontale. Oltre alle misure standard di 120, 150 e 200 cm, l’elemento può essere richiesto nella lunghezza desiderata all’interno di un range tra i 100 e i 250 cm, con step di 1 cm. Il profilato di alluminio consente un’ottima resa termica e un ridottissimo contenuto d’acqua, soddisfacendo le richieste di risparmio energetico delle moderne abitazioni. In virtù della visione architettonica alla base del progetto, l’accostamento in modo continuo e ripetitivo di profilati del modello T ha dato vita a TT, di cui rappresenta l’evoluzione. TT, sempre disegnato da Matteo Thun e Antonio Rodriguez, è un radiatore dalle grandi prestazioni termiche anche con un funzionamento a basse temperature e viene prodotto in funzione delle specifiche richieste dimensionali e termiche della clientela. Grazie alle sue peculiarità, TT rappresenta una soluzione ottimale all’interno di abitazioni ad alta efficienza termica - casa passiva, classe A e B - e in caso di sostituzione o ristrutturazione di edifici esistenti.

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The elegant Serie T, designed by Matteo Thun and Antonio Rodriguez, is one of the icons of Antrax, leading manufacturer of radiators, towel warmers and fireplaces that combine functionality and technology with a refined design. Selected for the 2012 ADI Design Index, the Serie T heater turns, thanks to a brilliant design intuition, into an elegant piece of furniture that fits in any space with simplicity, lightness and a strong personality, without ever being the protagonist. Versatility and tailoring are the other characteristics: with a simple T shaped aluminium profile it is possible to create many configurations - shelves, racks, object holders, towel rails - both in the vertical and in the horizontal version. In addition to the standard 120, 150 and 200 cm sizes, the element can be required in the desired length within a range between 100 and 250 cm, with

1 cm steps. The aluminium profile provides an excellent heat output with a very small water content, meeting the ever-increasing requirements of energy efficient modern homes. By virtue of the architectural vision behind the project, the continuous and repetitive attachment of T profile bars generated the TT model, which represents its ultimate evolution. TT, designed as well by Matteo Thun and Antonio Rodriguez, is a radiator which affords superior heating performance levels, even when operating at low temperatures and it is available to match any customer’s specific size and heating efficiency requirements. Due to its peculiarities, TT is the ideal solution in homes with high thermal efficiency - passive houses, class A and class B houses - and when replacing radiators or renovating existing buildings.





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Sk1n Shiny Collection di Sk1n - il brand rivolto al mondo della progettazione che abbina innovazione ed esperienza nel campo dello sviluppo, lavorazione e produzione di pietra ricostruita e rivestimenti ecologici - nasce per fornire ai professionisti dell’architettura e dell’interior design lo strumento ideale per vestire e valorizzare i loro spazi. I colori della collezione sono stati sviluppati secondo i principi della cromoterapia, per ambienti in grado di generare un benessere emotivo, come nel caso del Golden White, il cui straordinario effetto cangiante è in grado di trasformare la pietra, rendendola multicolorata a seconda dei punti di osservazione. I preziosi chiaroscuri ottenuti utilizzando solo acqua e pigmenti naturali testimoniano l’approccio ecosostenibile del brand, che aderisce al Green Building Council Italia. La forte carica materica e tattile della collezione è rafforzata dalle diverse planarità delle superfici che assumono le caratteristiche di una vera e propria seconda pelle delle pareti. I modelli della collezione abbinano alle straordinarie caratteristiche tecniche un design ricercato nelle forme, nei pattern e nelle finiture, come testimoniano i nuovi modelli Qubo e Moderno, sviluppati per conferire un’estetica moderna, esclusiva e dinamica a qualsiasi ambiente. Partendo dalla convinzione che innovazione estetica e tecnologica debbano essere una combinazione inscindibile, il brand ha sviluppato un progetto come Qubo abbinando il design di un’elegante forma cubica a rilievo, inedita nel settore dei materiali da rivestimento, con il potenziamento della capacità di assorbimento acustico del materiale, ottenuto in virtù di questa geometria.

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Shiny Collection by Sk1n - the brand dedicated to the design world that combines innovation with a long experience in developing, processing and manufacturing environmentallyfriendly stone veneer coatings - has been developed to provide architects and interior designers with the ideal tools to dress and enhance their spaces. The colors of the collection have been developed according to the principles of chromotherapy for environments able to generate an emotional well-being, as for the Golden White, whose extraordinary iridescent effect can transform the stone surface, making it multicolored depending on the observation point. The elegant chiaroscuro effects obtained using only water and natural pigments prove the eco-friendly approach of the brand, member of the Green Building Council in Italy. The material and tactile character of the collection is enhanced by the different flatness degrees of the surfaces, which take on the characteristics of a real second skin of the walls. All the collection models combine extraordinary technical features with a refined design of shapes, patterns and finishes, as in the case of the new Qubo and Moderno lines, developed to give a modern, exclusive and dynamic aesthetics to any environment. Strongly believing that aesthetics and technological innovation form an inseparable combination, the brand developed the Qubo project combining the design of an elegant cube-shaped relief, unprecedented in coating materials, with the increase in the capacity of sound absorption of the material, obtained right thanks to this geometry.



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Martinelli Luce Dal 1950, anno della sua fondazione, la Martinelli Luce di Lucca contribuisce a disegnare la storia dell’illuminazione con intramontabili icone di design, come la lampada Pipistrello, progettata dall’architetto Gae Aulenti nel 1965. La lampada è regolabile in altezza, dai 66 agli 86 cm, grazie a un sistema telescopico della base conica in acciaio inossidabile che si sviluppa verso l’alto per allargarsi nelle nervature del diffusore in metacrilato proprio come le ali di un chirottero. La forza espressiva trasforma questa lampada in un elegante complemento d’arredo in grado di caratterizzare qualsiasi ambiente. Dopo la versione Mini alta 35 cm, presentata lo scorso anno nei colori della base bianco e testa di moro con sergenti di luce a Led, Emiliana Martinelli ha proseguito il suo personale e sentito tributo alla straordinaria creatività di Gae Aulenti con la nuova raffinata finitura della base in color rame, sempre abbinata a un’illuminazione a Led. Sono sempre di Emiliana Martinelli i sistemi presentati lo scorso anno che stanno riscuotendo importanti successi commerciali, destinati ad arricchire la lunga storia dell’illuminazione: il sistema componibile Circular Pol XXL e Colibrì, un apparecchio versatile con luci a Led da sospendere singolarmente o unendo più elementi tra loro grazie a una calamita per ottenere le più svariate composizioni.

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Since 1950, year of its foundation, Luccabased Martinelli Luce has been contributing to write the history of lighting with timeless icons like the Pipistrello lamp, designed by architect Gae Aulenti in 1965. The lamp is adjustable in height, from 66 to 86 cm, thanks to a telescopic system in the stainless steel conic base that develops upwards to widen in the ribs of the methacrylate diffuser just like the wings of a bat. The expressive power of this lamp transforms it into an elegant piece of furniture able to characterize any environment. After the 35 cm high Mini version, presented last year in the basic white and dark brown colors with Led light source, Emiliana Martinelli continued her personal and heartfelt tribute to the extraordinary creativity of Gae Aulenti with the new refined copper finish of the base, again combined with a Led light source. The other systems presented last year, designed as well by Emiliana Martinelli, are enjoying a great commercial success, suggesting that they are destined to enrich the long history of lighting: the modular system Circular Pol XXL and Colibrì, a versatile system with Led light source to be suspended individually or by combining multiple items together thanks to a magnet to get the most varied compositions.



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Brummel Cucine L’azienda vicentina, caratterizzata dalla continua ricerca di prodotti dal gusto trasversale, innovativi, eclettici e dalla forte personalità, ha saputo portare il tradizionale concetto di ambiente cucina oltre gli schemi classici, proiettandolo verso l’idea di luogo di relax e convivialità. Il nuovo mobile bar Diamond Cheers Hour proposto da Brummel è un’elegante isola, perfetta per un cheers hour in grande stile, completa di un ice maker, un vano porta bottiglie, un vano porta bicchieri, un piccolo lavello e un mini piano cottura. In perfetto stile Brummel, il mobile combina a un’estetica ricercata la tecnologia di un automatismo che, in quattro semplici movimenti, trasforma un’isola in un raffinato ed efficiente bar. La struttura laccata bianco lucido dalle linee morbide e arrotondate è abbinata a un piano in vetro, retrolaccato e madreperlato, che si divide in due e scorre lateralmente mostrando gli elementi funzionali e contenitivi. La parte centrale del top scorre ulteriormente in avanti per creare il piano consumazione.

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The Vicenza-based company, focused on the continuous search for innovative, eclectic and strongly characterizing products, pushed the traditional concept of a kitchen beyond the classical schemes, projecting it towards the idea of a place for relax and conviviality. The new bar furniture Diamond Cheers Hour presented by Brummel is an elegant isle, perfect for a high standard cheers hour, including an ice-maker, a bottles holder compartment and a glasses holder compartment, a small sink and a mini hob. In perfect Brummel style, the bar furniture combines a refined design with the technology of a sophisticated automatism, which transforms an isle into an elegant and functional bar with only four movements. The glossy white lacquered furniture, enhanced by soft and round lines, has a retro lacquered pearl satin glass top, which splits in two parts that slide sideways, showing its functional and containing elements. The central part of the top moves further ahead to create a console table.



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Gaber In attesa delle novità da proporre ai propri visitatori all’interno dello stand E07 al Padiglione 12 durante il prossimo Salone del Mobile di Milano, la poliedrica azienda veneta ripresenta tre recenti modelli che hanno già riscosso grande successo commerciale e ottenuto riconoscimenti ufficiali nel mondo del design. Slot, il modello contraddistinto dall’originale taglio dello schienale disegnato dallo studio Favaretto & Partners e premiato con l’ambito Good Design Award 2013 di Chicago, è oggi disponibile in un’ampia collezione, formata dal modello in tecnopolimero e dalle versioni imbottite nei formati M, L e XL con gambe metalliche o in legno e dallo sgabello con seduta in tecnopolimero o rivestito in diversi materiali, montato su telai di metallo o legno. Chevalet, disegnata sempre dallo studio Favaretto & Partners, ha già ottenuto il prestigioso Interior Innovation Award di Colonia. La peculiarità di questo modello è la posizione dello schienale, insolitamente inclinato in avanti, che ne caratterizza l’immagine e, assieme alla struttura metallica interna e alla cinghiatura elastica, determina una seduta comoda e avvolgente. La scocca di seduta in schiumato è sostenuta da due fianchi in legno massello lavorato a CNC fissati alla stessa grazie a degli agganci a toppa di chiave, che trovano riscontro nei perni saldati alla struttura metallica e inseriti nello schiumato. Le finiture del rivestimento, sfoderabile e disponibile in diverse colorazioni, sono di qualità sartoriale. L’Interior Innovation Award 2014 è stato assegnato anche all’elegante seduta Panama, già vincitrice del Red Dot Design Award, disegnata nel 2013 da Stefano Sandonà. Questo modello propone una brillante rilettura in chiave contemporanea della sedia in paglia intrecciata in cui un materiale contemporaneo come la plastica convive giocosamente con forme che ricordano il passato e con un materiale tradizionale come il legno. Anche Akami, la seduta disegnata da Stefano Sandonà e frutto di un’approfondita ricerca stilistica ed ergonomica, ha al suo attivo riconoscimenti quali il Good Design Award 2013 e l’Interior Innovation Award 2014.

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While waiting for the new products that will be presented to visitors inside booth E07 in Hall 12 during the next Furniture Show in Milan, the polyhedral Italian company proposes three recent models that already enjoyed a great commercial success and obtained important awards from the design world. Slot, the model designed by Favaretto & Partners and characterized by the original slot on the back, which already received the 2013 Good Design Award in Chicago, is today available in a wide collection, including the technopolymer chair and the padded version in the M, L and XL sizes with metal or wooden legs and the stool in technopolymer or coated with different materials, mounted on metal or wooden frames. Chevalet, designed as well by Favaretto & Partners, has already won the prestigious Interior Innovation Award in Cologne. The peculiarity of this model is the forward-slanting backrest which characterizes its shape and, together with the metal structure and the elastic straps system, defines an extremely comfortable and enveloping chair.

The seat is supported by two CNC machined solid wood sides, fixed by means of keyhole hooks, which accommodate pins welded to the metal structure and inserted into the foam. The high quality finishes of the removable cover are available in different colors. The 2014 Interior Innovation Award was also given to the Panama chair, designed in 2013 by Stefano Sandonà, already awarded with the Red Dot Design Award. This model features a brilliant modern reinterpretation of the woven rush chair, in which a contemporary plastic material playfully coexists with forms reminiscent of the past and with a traditional material such as wood. Akami, the chair designed by Stefano Sandonà and resulted from an extensive stylistic and ergonomic research, has received as well the 2013 Good Design Award 2013 and the 2014 Interior Innovation Award.






U TURN Design by Niels Bendtsen

Bensen

at Galleria Michela Cattai Via Fiori Chiari 7 Milano Brera District 7 - 13 April 2014

Quality is about your attitude to design Niels Bendtsen

www.bensen.it




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Vaselli Spirito Pietra Nel mese di Febbraio, nella centralissima Calle Muntaner a Barcellona, presso lo showroom e atelier di architettura Espai Rö - fondato nel 2010 dagli architetti Efrem López Moya e Adrián Jurado Batanás - nel suggestivo Spazio Pietra dedicato a Vaselli Spirito Pietra, l’azienda toscana ha presentato al pubblico e alla stampa l’esperienza centenaria che la vede impegnata nella lavorazione di materiali lapidei di pregio, da cui nascono progetti che si caratterizzano per la bellezza, la passione, l’attenzione per il dettaglio e il design accurato. Tra i prodotti presentati anche il sistema Oco Kitchen, disegnato da Emanuel Gargano e Marco Fagioli, rappresentato da un’isola in travertino bianco realizzata interamente nella sede di Rapolano Terme. Quest’ambiente cucina esprime i suoi valori attraverso la materia, che viene lavorata artigianalmente ma mai modificata; le imperfezioni sono esaltate per permettere alla pietra e al legno di essere e rimanere naturali anche nella loro forza espressiva. La collaborazione con gli architetti Efrem López Moya e Adrián Jurado Batanás si fonda su valori condivisi - è stato il commento di Danilo Vaselli, che insieme ai fratelli Cinzia e David guida l’azienda toscana. Anche loro, come noi, credono in un approccio che privilegia l’arte del fare e il sapere artigiano, che diventa elemento di qualità e di innovazione per aprirsi a nuovi scenari internazionali. In un piano di espansione internazionale, la presenza spagnola di Vaselli Spirito Pietra si aggiunge alla distribuzione presso altre selezionate location a Londra, Copenaghen, Cannes e Berlino.

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In February, in the central Calle Muntaner in Barcellona, at the showroom and architecture atelier Espai Rö - founded in 2010 by architects Efrem López Moya and Adrián Jurado Batanás - inside the charming Stone Space dedicated to Vaselli Spirito Pietra, the Tuscan company presented to the public and the media its centennial experience in working precious stone materials to create objects characterized by beauty, passion, attention to details and careful design. Among the showcased projects there was also the Oco Kitchen system, designed by Emanuel Gargano and Marco Fagioli: a white travertine island entirely made in the company’s headquarters of Rapolano Terme. This system expresses its values through the material, which is hand worked and yet never modified; natural imperfections are enhanced to allow stone and wood to be and to remain natural even in their expressive power. The collaboration with architects Efrem López Moya and Adrián Jurado Batanás is based on shared values - was the comment of Danilo Vaselli, owner, together with his sister Cinzia and his brother David of the Tuscan company. They, like us, believe in an approach that focuses in the art of doing and of craftsmanship, which become elements of quality and innovation to open new international scenarios. In an international expansion plan, the presence of Vaselli Spirito Pietra in Spain is the latest of a series of collaborations with other selected locations in London, Copenhagen, Cannes and Berlin.


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LA MONTAGNA D’ARGENTO THE SILVER MOUNTAIN Kunihide Oshinomi, fondatore dello studio giapponese k/o design, ha commentato, a proposito del suo recente progetto di due nuovi edifici all’interno del Senzoku Gakuen College of Music di Kawasaki, di aver volutamente evitato qualsiasi possibile riferimento al fenomeno della frammentazione, così diffuso nella moderna architettura nipponica. Ho piuttosto guardato al passato per rifarmi ai principi basilari dell’architettura - ha proseguito Oshinomi - ovvero forma, spazio, materia e colore. Da qui hanno preso forma i due singolari edifici adiacenti, uno dalla forma sferica irregolare, denominato Silver Mountain, o Montagna d’Argento, destinato a ospitare le sale di prova dell’istituto, e una torre, denominata Red Cliff, o Rupe Rossa, che accoglie uffici, una sala docenti e una sala studenti.

Kunihide Oshinomi, founder of Japanese studio k/o design, said about his recent design of two new buildings at the Senzoku Gakuen College of Music in Kawasaki, to have deliberately avoided any possible reference to the so called fragmentation phenomenon, dominant in Japanese modern architecture. I rather looked back to the basic principles of architecture - Oshinomi added - which are form, space, material and color. Starting from these principles he designed the two adjacent buildings: a freeform building, called Silver Mountain, which houses the new rehearsal halls of the College, and a tower, called Red Cliff, which accommodates offices, a faculty lounge and a student lounge.

Renata Altea

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Gli edifici denominati Silver Mountain e Red Cliff sono stati progettati dallo studio giapponese k/o design per assecondare le relative funzioni di strutture destinate ad ospitare, rispettivamente, le sale di prova e gli uffici e le aule del rinomato Senzoku Gakuen College of Music di Kawasaki, nella prefettura di Kanagawa. Il Silver Mountain è un edificio di forma sferica irregolare rivestito esternamente con piastre in acciaio inox, secondo un modello determinato da un sistema di analisi superficiale 3D in grado di stabilire la miglior combinazione di piastrelle lineari e pannelli irregolari. La geometria irregolare dell’edificio si traduce all’interno nelle forme organiche e sinuose del foyer che conduce alle sale di prova, dotate di pareti ondulate in calcestruzzo a vista per evitare fenomeni di riverbero. Il Red Cliff, è al contrario un’austera torre di cinque piani rivestita con tessere rettangolari a mosaico in tre differenti gradazioni di rosso, che crea un dinamico contrasto nelle forme e nei colori con l’adiacente Silver Mountain. Di sera un’illuminazione esterna rossa degli edifici si riflette sulla pelle metallica del Silver Mountain creando una scenografia suggestiva. I due edifici sono collegati tra loro da una copertura vetrata che rappresenta uno dei tre percorsi pedonali verso il resto del campus.

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The buildings called Silver Mountain and Red Cliff have been designed by k/o design depending on their functional needs to be devoted for rehearsal halls and offices of the renowned Senzoku Gakuen College of Music in Kawasaki, Kanagawa prefecture. The exterior of the Silver Mountain is clad with stainless steel plates in a pattern developed by a 3D surface analysis system able to determine the best combination of linear plates and irregular panels. Inside the building, the freeform geometry of the building is reflected in the organic, cave-like forms of the foyer, leading to the rehearsal halls, which are flanked with exposed concrete waved wall to avoid reverberation effects. The Red Cliff building is, on the contrary, an austere five-storey tower, clad with mosaic tiles in three different shades of red, which creates a dynamic contrast in shapes and colors with the adjacent Silver Mountain. At night external lights around the buildings cause the silver cladding to glow red, creating a dramatic scenery. The two buildings are connected by a glass canopy, which covers one of the three pedestrian routes to the rest of the site.

Credits: Photographs: ŠNacasa & Partners / Atsushi Nakamichi

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PER I VIAGGIATORI DEL TEMPO FOR TIME TRAVELLERS È stato recentemente inaugurato in Danimarca il nuovo Moesgård Museum, destinato ad essere riconosciuto non solo come importante landmark, visibile sia dall’entroterra che dal mare, ma per la straordinaria esperienza museale che sarà in grado di offrire ai suoi visitatori, dopo l’apertura, prevista nell’autunno del 2014. Sviluppato su una superficie di 16.000 mq, il nuovo museo, progettato dallo studio Henning Larsen Architects, offrirà un approccio totalmente nuovo alla storia culturale danese dall’Età della Pietra al Medioevo, fondendo tematiche quali architettura, natura, antropologia, archeologia, cultura generale e storia.

Recently inaugurated in Denmark, the new Moesgård Museum has been designed to become a striking landmark, visible from both land and sea, and to offer an extraordinary world class museum experience, when it opens to visitors in Fall 2014. Built on a 16,000 sqm gross floor area, the new museum, designed by studio Henning Larsen Architects, will offer a new approach to Denmark’s cultural history from the Stone Age to the Middle Ages, fusing together themes such as architecture, nature, anthropology, archeology, general culture and history.

Davide Spadari

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Perfettamente integrato nel paesaggio naturale di Skade Bakker, a sud della città di Aarhus, il nuovo Moesgård Museum progettato dallo studio Henning Larsen Architects, è destinato a diventare un importante polo di attrazione culturale e turistica in Danimarca per la natura stessa dell’edificio e per la capacità di offrire ai visitatori un’esperienza immersiva che li porterà, attraverso mostre ed esperimenti scientifici, a viaggiare nel tempo e nello spazio.

Lo schema dell’edificio è definito da una copertura piana rettangolare in pendenza, ricoperta di verde, che sembra emergere dal terreno, definendo un’area esterna perfetta per essere utilizzata in estate per letture o intrattenimenti all’aperto e in inverno, ricoperta di neve, come pista per slittini. Adattandosi alla geometria esterna, gli spazi interni del museo si estendono su più livelli, con volumi ispirati a degli scavi archeologici, che consentono al visitatore di scoprire la storia della Danimarca gradualmente, livello dopo livello, dall’Età della Pietra al Medioevo. I visitatori potranno procedere attraverso una coinvolgente sequenza di esposizioni ed esperimenti scientifici, studiati con la vicina Università di Aarhus. Oltre alle gallerie espositive il museo accoglie al suo interno anche un negozio di souvenir, una caffetteria, spazi didattici, sale conferenze e un auditorium da 250 posti. Credits: Photographs: © Jens Lindhe

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Fully integrated into the natural landscape of Skade Bakker, south of Aarhus, the new Moesgård Museum designed by Henning Larsen Architects is expected to become a Danish major tourist attraction in itself and for the immersive experience that it will offer its visitors, who will move through a sequence of exhibitions and scientific experiments, like travellers in time and space.

The scheme of the building is defined by a green rectangularly shaped roof plane, which seems to grow out of the landscape, creating an external area for summer lectures or entertainments. Come winter snowfall, the sloping roof will be transformed into the city’s best toboggan run. The external landscape is continued in the interior of the building, designed like a varied terraced landscape inspired by archaeological excavations, gradually uncovering Danish history, layer by layer, from the Stone Age to the Middle Ages. Visitors can move through a vivid sequence of exhibitions and scientific experiments, developed with the nearby University of Aarhus. In addition to the exhibition galleries, the building accommodates a gift shop, a café, educational spaces, conference rooms and a 250-seat auditorium.

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AULA MEDICA Lo studio di architettura svedese Wingårdhs ha firmato il progetto dell’Aula Medica, il nuovo auditorium del Karolinska Institutet di Solna, una delle più importanti istituzioni universitarie di medicina al mondo, a pochi chilometri da Stoccolma. Inaugurato la scorsa estate grazie a donazioni private, il progetto ha finalmente colmato la lacuna dell’istituto di non avere un proprio auditorium, già previsto nel progetto originale del campus universitario ad opera dell’architetto Ture Rydberg nel 1937 e mai realizzato per mancanza di fondi. Il nuovo auditorium da 1.000 posti, pensato non solo come luogo per conferenze votato alla scienza e all’educazione, ma anche come spazio per esperienze collettive, aperto al pubblico, si protende su un incrocio tra una via che sta per essere trasformata in strada urbana e l’asse pedonale che collegherà l’università al nuovo ospedale universitario, attualmente in costruzione. La collocazione e la forma a V dell’edificio sottolineano la funzione di collegamento tra il nuovo paesaggio urbano e lo storico campus universitario.

Swedish architectural practice Wingårdhs designed the new auditorium, or Aula Medica, at the Karolinska Institutet of Solna, one of the most important universities of medicine in the world, a few kilometers from Stockholm. Opened last summer thanks to private donations, the venue has finally filled the gap of the institute to lack its own auditorium, envisaged in the original university campus designed in 1937 by Ture Rydberg and never built for lack of funds. The new 1000-seat auditorium has been conceived as a lecture hall for science and education as well as a place for collective experiences, open to the public. It protrudes over an intersection between a thoroughfare that is about to be transformed into an urban street and the pedestrian axis that will connect the university with the extensive hospital currently under construction next by. The location and the V shape of the building emphasize the role of connecting element between the new urban landscape and the old campus.

Stefano Galati

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Originariamente pensato per essere realizzato all’interno del campus universitario del Karolinska Institutet, dietro una serie di vecchi edifici, il nuovo auditorium Aula Medica, progettato dallo studio di architettura Wingårdhs, è stato in seguito collocato in una posizione aperta, all’incrocio tra una strada urbana e l’asse pedonale di collegamento tra il campus e il nuovo nosocomio di Solna. La geometria a V dell’edificio, oltre ad essersi rivelata la più adatta per le moderne aule conferenze in cui la proiezione di immagini richiede un’acustica e una visuale perfette in ogni punto dell’auditorium, crea, con la sua facciata inclinata verso il nuovo landscape urbano, una forte connessione visiva tra quest’ultimo e il campo universitario. L’iconica facciata curva e inclinata della struttura, che ricopre una superficie di 13.700 mq, è interamente realizzata con lastre di vetro piano a definire una geometria resa possibile dal modello triangolare che racchiude l’intero edificio. L’alternanza di sei diversi tipi di lastre ha permesso di soddisfare le esigenze di isolamento, trasparenza e ombreggiamento naturale dell’edificio - che ha ricevuto il livello Argento del sistema di certificazione di ecosostenibilità LEED® - senza comprometterne l’uniformità estetica. La struttura interna, che ospita, oltre all’auditorium da 1.000 posti anche altre aree operative, una novantina di uffici, un ristorante e un club della facoltà, è sorprendente tanto quanto la sua geometria. Per raggiungere l’obiettivo di realizzare un ambiente in grado di evocare calde atmosfere nordiche, i progettisti hanno fatto largo impiego di legno di abete sia per le parti strutturali che per i rivestimenti. Gli ampi spazi interni accolgono anche una suggestiva videoinstallazione dell’artista e designer svedese Ingegerd Råman, in cui l’acqua della più alta cascata della Scania, situata vicino alla Riserva Naturale di Forsakar ricorda, in un centro dedicato allo studio e alla ricerca, il tema dell’origine della vita sul nostro pianeta.

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Originally designed to be located inside the university campus of the Karolinska Institutet, on a remote site behind existing buildings, the new auditorium Aula Medica, designed by architectural studio Wingårdhs, was built in an exposed location, at the intersection between an urban street and the pedestrian axis connecting the campus with the new Solna hospital. The V shape, besides proving to be the most efficient for a large modern conference room, where lectures with images and performances on the stage demand good sightlines and acoustics to each and every seat, creates, with its façade inclined towards the new urban landscape, a strong visual connection between this latter and the campus. The iconic inclined façade of the building - which covers a 13,700 sqm gross area - is made entirely of flat glass panes, defining a geometry made possible by the triangular pattern that encloses the entire building.

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A variation of six different panes handles the demands for natural insulation, transparency as well as shade, without compromising the uniform character of the building, which has reached the LEED® Silver level of sustainability. The structure houses the 1,000seat auditorium, operations areas, ninety offices, a restaurant and a faculty club. In the interior, the wooden framework is as striking as the overall geometry. The ambition to provide a warm Nordic atmosphere to the setting called for an extensive use of fir in the structures as well as for the surfaces. The interiors host an impressive video installation of the Swedish artist and designer Ingegerd Råman, in which the water of the highest waterfall in Scania, located near the Natural Reserve of Forsakar, recalls the theme of the origin of life on our planet.

Credits: Photographer: © Patrik Lindell, Tord-Rikard Söderström, Ola Fogelström General contractor: NCC Construction Sverige Façade contractor: Fenestra-Wieden


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Il nuovo Centro Visitatori di Stonhenge, il complesso megalitico più famoso al mondo, è stato inaugurato lo scorso 18 dicembre. Situato nei pressi della cittadina di Amesbury, nel Regno Unito, il sito, dichiarato nel 1986 Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, sorge su di un altopiano calcareo all’interno di un’area che si estende per circa 20 kmq e in cui si ritiene convergano linee di forza e di energia. La struttura, progettata dallo studio angloaustraliano Denton Corker Marshall, si trova a più di 2 km a ovest del cromlech di Stonhenge e le sue linee architettoniche, eleganti ed essenziali, così come i materiali impiegati e le dimensioni sono stati pensati per una perfetta integrazione nella campagna inglese, non distogliendo l’attenzione dall’imponente complesso neolitico.

The new Visitor Centre of Stonhenge, the most famous megalithic site of the world, opened its doors on 18th December. Located near Amesbury, UK, the centre rests on a limestone platform inside the 20 sqkm site, declared World Heritage by Unesco in 1986, where lines of force and energy are believed to converge. The building, designed by Anglo-Australian studio Denton Corker Marshall, is located 2 km to the west of the Stonhenge cromlechs and its elegant and simple architectural lines as well as the material palette and the size have been chosen for a perfect integration in the English landscape, without diminishing the visual impact of the impressive Neolithic complex.

STONEH 54

Silvana Dunbar Roake


PAESAGGIO DI MITI E MISTERI LANDSCAPE OF MYTHS AND MYSTERIES

HENGE 55


La nuova struttura, che include un centro didattico e interpretativo, un museo con reperti archeologi, una galleria per esposizioni temporanee, una caffetteria e dei negozi, sorge a circa 2 Km dal famoso cromlech di Stonehenge, la cui costruzione sembra risalire a quasi 5.000 anni fa.

Il complesso è formato da tre singoli edifici posti sopra un basamento in roccia calcarea locale e riuniti sotto una tettoia ondulata in acciaio ampia 36 x 78 m, rivestita sul lato inferiore con pannelli di zinco e sorretta da 211 sottili colonne inclinate in acciaio. La leggerezza della struttura e la realizzazione di spazi semi-esterni ha permesso di minimizzare la profondità delle fondazioni, assecondando il basilare principio di reversibilità del progetto.

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La costruzione è destinata a durare, ma in caso di necessità, potrebbe essere rimossa lasciando un impatto minimo sul territorio. Il primo volume, il più grande dei tre, quello destinato ad ospitare il museo e la galleria espositiva, è interamente rivestito con legno di castagno locale, mentre il secondo, un edificio vetrato, accoglie il centro didattico, la caffetteria e i negozi. Tra i due, una terza, piccola struttura rivestita con pannelli di zinco è adibita a biglietteria e servizio informazioni. Oltre all’obiettivo di realizzare un edificio ecosostenibile, i progettisti sono riusciti nell’intento di conferire all’edificio una propria autonomia estetica, svincolata dall’importanza del sito storico. Mentre le pietre di Stonhenge sono massicce, posizionate secondo un ordine preciso e ben ancorate nel terreno, la struttura è leggera, informale e sembra essere appoggiata sulla superficie.

In tema di sostenibilità sono state utilizzate diverse strategie - ha commentato Stephen Quinlan, partner dello studio Denton Corker Marshall - che includono la grande tettoia, in grado di proteggere dai raggi solari e agevolare una ventilazione naturale, riducendo la necessità di raffreddamento degli edifici, un impianto di riscaldamento geotermico a circuito aperto e un sistema di riutilizzo delle acque grigie e piovane. Da dicembre il complesso megalitico più famoso al mondo, che attrae ogni anno oltre un milione di visitatori, dispone di un nuovo Centro Visitatori moderno, funzionale e a impatto zero.


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Credits: Landscape Design: Chris Blandford Associates Exhibition Design: Haley Sharpe Design Main Contractor: Vinci Construction UK

The new centre, which features educational and interpretation facilities, a museum with archaeological material, a gallery for temporary exhibitions, a cafĂŠ and shops, is located about 2 km from the famous 5,000 year-old Stonhenge stone circle.

The structure comprises three single enclosures, resting on a limestone platform, which are sheltered beneath a 36 x 78 m undulating steel canopy, clad on the underside with zinc metal panels and supported by 211 thin angular steel columns. 58

The structural lightness and the semi-external spaces allowed the depth of foundations to be minimised, supporting the fundamental design concept of reversibility. The building is designed to last as long as it needs to but it could, if necessary, be removed leaving little permanent impact on the landscape. The first and largest of the three enclosures, housing the museum and the exhibition gallery, is completely clad in sweet chestnut timber, while the second largest, featuring glass walls, houses the education centre, the cafe and the shops. Located between these is the third, by far the smallest enclosure and clad in zinc, which provides ticketing and guide facilities.

The architects managed to design a sustainable building with its own aesthetic identity, independent from the important historic site. While the Stonhenge stones are massive and purposefully positioned and seem to be embedded into the earth, the centre is lightweight and informal and seems to rests on the surface. Various strategies have been adopted in the design - Stephen Quinlan, partner at Denton Corker Marshall, said - to ensure that the centre is environmentally sensitive, ranging from the natural sun shading qualities of the canopy which promotes natural ventilation and reduces the need for cooling in the pods, through to an open loop ground source heating system and greywater and rainwater systems. Since December, the world’s most popular megalithic complex, which annually attracts more than a million visitors, has a new modern, functional and zero impact visitors center


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Photo: © Quintin Lake

I Giardini Botanici di Aarhus, in Danimarca, fondati nel 1873, si sono arricchiti lo scorso dicembre di una nuova serra tropicale high-tech di 1.242 mq, progettata dallo studio danese C.F. Møller Architects, lo stesso che nel 1969 disegnò per i giardini la prima serra, diventata negli anni un’icona nazionale di architettura green per la sostenibilità e il perfetto inserimento nel contesto, che sarà a breve oggetto di un prossimo intervento di restauro e ricostruzione. Ispirati dalle caratteristiche della serra preesistente e supportati dall’impiego di avanzati sistemi di calcolo, gli architetti e gli ingegneri coinvolti nel progetto sono riusciti ad ottenere un’interazione ottimale tra la forma irregolare dell’edificio, che richiama una goccia di rugiada, e il suo consumo energetico nonché un utilizzo ideale della luce solare.

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The Botanical Gardens of Aarhus, Denmark, founded in 1873, include from last December a new 1,242 sqm high-tech tropical greenhouse, designed by Danish studio C.F. Møller Architects, the same which designed in 1969 the first hothouse of the gardens: a true national icon in green architecture for sustainability and for its integration in the surroundings, which will be restored in short. Inspired by the values of the preexisting greenhouse and supported by an advanced computer technology, the architects and engineers have optimized their way to the building’s structure, ensuring that its form, like a drop of dew, and energy consumption interact in the best possible manner and make optimal use of sunlight.

Markus Görn


UNA GOCCIA DI RUGIADA A DROP OF DEW

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Photo: © Quintin Lake

ì La forma organica della nuova serra dei Giardini Botanici di Aarhus, destinata ad accogliere, attorno ad uno stagno centrale, diverse specie di fiori, piante e alberi tropicali - in particolare palme - ed il suo orientamento in relazione ai punti cardinali hanno permesso di ottenere il massimo volume con la minor superficie nonché il migliore irraggiamento nei mesi invernali e la minore incidenza dei raggi solari durante i mesi estivi. Al suo interno una piattaforma elevata permette ai visitatori di vedere le piante dall’alto seguendo un percorso didattico attraverso le diverse fasce climatiche.

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La grande cupola su base ovale alta circa 18 m è formata, anziché dai classici pannelli in vetro, da cuscini gonfiati realizzati con due strati di pellicole di ETFE, Etilene TetrafluoroEtilene, un fluoropolimero termoplastico progettato per avere un’alta resistenza alla corrosione in un ampio spettro di temperature. La facciata rivolta a sud è stata realizzata con cuscinetti a tre strati di ETFE, due dei quali stampati, la cui posizione può essere regolata variando la pressione dell’aria interna in modo tale da ottenere una maggiore o minore traslucenza con conseguenti modifiche di luce e calore all’interno della struttura.

La possibilità di modificare i cuscinetti per far fronte alle diverse necessità di calore e trasparenza della serra la rende un modello unico di architettura green ad alta efficienza energetica. La struttura portante è formata da 10 archi in acciaio che si aprono a ventaglio attorno ai due assi, trasversale e longitudinale, creando un reticolo di geometrie rettangolari di diverse dimensioni.


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Photo: Š Julian Weyer

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Photo: Š Julian Weyer

The organic form of the new greenhouse at the Botanical Gardens of Aarhus, built to accommodate, around a central pond, an assortment of tropical plants, flowers, trees - particularly palms - and its orientation in relation to the points of the compass have been chosen because this precise format gives the smallest surface area coupled with the largest volume, as well as the best possible sunlight incidence in winter, and the least possible in summer. Inside the greenhouse, an elevated platform allows visitors to climb up above the treetops, embarking on an educational journey through the different climate zones. The 18 m high dome set on an oval base is formed, instead of glass panels, by inflated doublelayered ETFE cushions, a thermoplastic fluoropolymer designed to have high corrosion resistance in a wide spectrum of temperatures. On the south-facing side, the cushions used were made with three layers of ETFE, two of which were printed. Through changes in pressure, the relative positions of these printed foils can be adjusted, reducing or increasing, as desired, the translucence of the cushions, changing the light and heat input of the building. The possibility to modify the cushions to change light and temperature conditions makes the greenhouse a model of green energy efficient architecture. The support structure consists of 10 steel arches, which fan out around a longitudinal and a transverse axis, creating a net of rectangles of varying sizes


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Photo: Š Quintin Lake


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Photo: Š Kristine Mengel


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Photo: Š Kristine Mengel

Photo: Š Quintin Lake


ART CLOUD Lo studio di architettura olandese Bierman Henket Architecten ha firmato il progetto di ampliamento del Museum De Fundatie di Zwolle, cittadina dei Paesi Bassi situata a 120 km dalla capitale Amsterdam. Inaugurato alla fine del 2013, il nuovo volume di forma ovoidale rivestito con 55.000 elementi ceramici tridimensionali bianchi e azzurri, denominato Art Cloud, è stato realizzato sul tetto dell’edificio in stile neoclassico, eretto nel 1938 su progetto dell’architetto Eduard Louis de Coninck, che dal 2005 ospita la sede del museo.

The Dutch architecture firm Bierman Henket Architecten designed the renovation and extension of the Museum De Fundatie in Zwolle, Dutch town situated 120 km from Amsterdam. Inaugurated at the end of 2013, the new elliptical shaped volume clad with 55,000 three-dimensional blue-and-white ceramic tiles, also called the Art Cloud, has been built on the roof of the palace, designed in 1938 by architect Eduard Louis de Coninck in a neo-classical style, that since 2005 has been hosting the museum.

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Markus Görn


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L’edificio che dal 2005, in seguito all’intervento di ristrutturazione degli interni da parte dell’architetto Gunnar Daan, ospita la sede del Museum De Fundatie con le sue straordinarie collezioni che includono opere di Rembrandt, Turner, Monet, Rodin, Van Gogh e Mondrian, venne edificato come Palazzo di Giustizia nel 1938, su progetto di Eduard Louis de Coninck, che scelse per la struttura uno stile neoclassico a voler simboleggiare l’unità legislativa del nuovo regno. La doppia simmetria dell’architettura riflette la sua ubicazione, a cavallo tra il centro medievale della città e il parco ottocentesco, e il suo ruolo di connessione tra le due aree: da una parte il compatto carattere medievale di piazza Blijmarkt, su cui l’edificio si affaccia con un austero timpano sorretto da sei colonne corinzie e un monumentale ingresso che conduce a un atrio a doppia altezza, e dall’altra l’aspetto aperto e dinamico dell’area verde di Potgietersingel, in cui i canali sono stati disposti per formare un grande parco pubblico nella seconda metà del 19° secolo, in seguito alla demolizione delle mura cittadine.

Credits: Photographer: © Joep Jacobs Contractor: BAM oost

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Dopo essere stato convertito nel 1977 da Palazzo di Giustizia in sede del dipartimento governativo di urbanistica ed aver subito l’inserimento di un mezzanino nelle due alte sale precedentemente adibite ad aule di tribunale, l’edificio ospita, dal 2005, la sede del Museum De Fundatie. Il successo delle mostre temporanee organizzate al suo interno hanno determinato l’esigenza di ampliare gli spazi espositivi e nel 2010, abbandonata l’idea di trasferire la sede, la direzione ha accettato il progetto presentato dallo studio Bierman Henket Architecten. Così come l’originale Palazzo di Giustizia collegava orizzontalmente due diversi mondi, il progetto presentato da Hubert-Jan Henket prevedeva lo sviluppo, in senso verticale, dello statico edificio neoclassico con un’estensione, dall’estetica fluida e contemporanea, realizzata sul tetto dell’edificio. La doppia simmetria, condivisa da sotto- e sovrastruttura, nel caso del nuovo intervento prende la forma di una palla da rugby, dando vita a una rinnovata identità urbana.

La dicotomia è evidente anche all’interno del museo, dove una classica successione di sale rettangolari si contrappone agli spazi fluidi e aperti del volume superiore. La nuova struttura, sostenuta da otto colonne in acciaio che poggiano su otto fondazioni indipendenti, ospita due piani per una superficie espositiva complessiva di 1.000 mq, abbondantemente illuminati da ampie aperture presenti sul fronte nord. Il rivestimento esterno realizzato con 55.000 piastrelle tridimensionali in ceramica vetrificata di colore bianco e azzurro permette all’edificio di fondersi con il cielo. Dall’ingresso originale, trasformato in un atrio in cui convergono i due diversi mondi, un ascensore conduce i visitatori ai vari livelli del museo. Un passaggio vetrato che attraversa l’edificio originale e la nuova estensione, affacciandosi da un lato sull’atrio e dall’altro sul panorama urbano, funge da ulteriore collegamento tra i due volumi, rafforzando la metafora di un’architettura che racchiude, in un’unica identità, arte antica e contemporanea.


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The building that since 2005, following an internal renovation by architect Gunnar Daan, has been the home of the Museum De Fundatie with its extraordinary collection including works by Rembrandt, Turner, Monet, Rodin, Van Gogh and Mondrian, was erected in 1938 as Palace of Justice and designed by Eduard Louis de Coninck in a neo-classical style to symbolise the unity in the legislation of the new kingdom. The double symmetry of the architecture reflects its location, right on the border between the mediaeval city centre and the open 19th century parkland and its role as a link between the two distinct areas: on one side the mediaeval, compact character of Blijmarkt square with the classical faรงade structure of a tympanum on Corinthian columns of the Palace and its monumental entrance leading and a double-height central hall, and on the other the outward-orientated, dynamic character of the green zone of Potgietersingel with its canals that were laid out as a public park in the second half of the 19th century, following the demolition of the city walls.

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In 1977, after being converted from Palace of Justice into offices for the government planning department, a mezzanine was constructed in the double-height court rooms of the building that, since 2005, has been the home of the Museum De Fundatie. The great success of the temporary exhibitions organized within the museum made its extension unavoidable and in 2010, once abandoned the temptation to move the seat to another location, the management approved the design presented by Bierman Henket Architecten. In the same way that the original Palace of Justice linked two worlds in a horizontal direction, the design by Hubert-Jan Henket couples, in a vertical direction, the neoclassical, static building with the fluid dynamics of the contemporary extension on the roof. The superstructure, just like the substructure, is symmetrical in two directions, taking the shape of a rugby ball, which contributes to form a new urban entity. The dichotomy is also evident inside the museum, where a classical succession of rectangular museum halls below is contrasted by the fluid, open spaces in the elliptical volume above.

The new structure, supported by eight steel columns standing on eight individual foundations, hosts two exhibition floors for a total of 1,000 sqm. On the northern side daylight floods into the two, new exhibition floors through a large, glazed pane in the tiled superstructure. The external faรงade is clad with 55,000 three-dimensional blue-and-white glazed ceramic tiles that allow the building to merge with the sky. From the original entrance hall, transformed into an atrium where the two museological worlds converge, a glass lift conveys visitors to the various floors. A glass passageway runs between the existing building and the extension. On the one side visitors look into the atrium and on the other they have a view of the city. It acts as an additional link between the two volumes, reinforcing the metaphor of an architecture that contains, in a new, unique identity, ancient and contemporary art.



Lo Scale Lane Bridge, l’innovativo ponte girevole sul fiume Hull, che collega il centro storico di Kingston upon Hull, nel Regno Unito, con l’area industriale sul lungofiume est, è stato aperto al pubblico nel 2013, offrendo a pedoni e ciclisti l’esperienza, unica nel suo genere, di attraversare il ponte mentre si muove, aprendosi e chiudendosi al traffico fluviale. Progettato dallo studio londinese McDowell+Benedetti Architects in collaborazione con gli ingegneri delle società Qualter Hall e Alan Baxter Associates, il ponte pedonale in acciaio nero è fortemente caratterizzato dalla singolare forma ad apostrofo, che lo candida a diventare un’icona della città con le sue antiche tradizioni industriali e marittime.

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The innovative swing Scale Lane Bridge, over the River Hull, connecting the city center of Kingston upon Hull, UK, with the industrial landscape of the east bank, has opened in 2013 to the public, offering pedestrians and cyclists the unique experience of riding on the bridge as it opens and closes to river traffic. Designed by London-based studio McDowell+Benedetti Architects in collaboration with the engineers of Qualter Hall and Alan Baxter Associates, the black steel bridge has a distinctive robust character and curving form, making it a memorable landmark that is unique to the city and its industrial and maritime heritage.

John Roake


DA TRANSITO A META FROM TRANSIT TO DESTINATION

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Realizzato come primo progetto all’interno di un ampio masterplan urbano, il nuovo Scale Lane Bridge svilupperà il potenziale del lungofiume di Kingston upon Hull a favore di un rinnovamento delle aree industriali ad est del centro urbano. Dalla piattaforma rotante centrale del diametro di 16 m, collocata sul letto rialzato del fiume sulla riva occidentale, si allunga il corpo del ponte che raggiunge un’altezza, sul lato orientale, di 35 m al di sopra delle acque del fiume, che ha un’ampiezza di marea di circa 7 m. La forma curvilinea del ponte dà origine a un breve percorso a gradini e a un più ampio percorso pedonale in leggera pendenza, dotato di una serie di zone di sosta con sistemi di sedute che permettono ai passanti di godere in tutto relax del panorama fluviale.

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La piattaforma centrale ospita un ristorante e un punto di osservazione superiore, limitato da un’unica balaustra in acciaio, che regala la sensazione di trovarsi a bordo di una nave da crociera. In questo modo è stato raggiunto l’obiettivo di trasformare lo Scale Lane Bridge da luogo di transito in animata meta pubblica, in cui non poteva mancare la presenza di un’opera d’arte. L’artista multimediale Nayan Kulkarni ha creato appositamente per il progetto un paesaggio sonoro composto da una sequenza ritmica di suoni di campane abbinati a una luce pulsante che si avvia in concomitanza con l’attivazione dell’apertura del ponte. Al calar del sole una serie di luci fluorescenti a basso consumo integrate nella struttura illumina il profilo del ponte portando colore e vitalità al paesaggio fluviale.


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Designed as the first stage of a wider urban masterplan, the new Scale Lane Bridge will unlock the potential of the riverside of Kingston upon Hull to promote wider regeneration in the areas east of the city centre. The 16 m diameter drum of the bridge sits snugly into the raised river bed on the west bank and the spine of the bridge cantilevers to the east side 35 m over the water of the river, which has a tidal range of almost 7 m. The bridge’s sweeping form creates two generous pedestrian routes, a shorter stepped walkway and a gently sloping walkway, which includes seating areas, creating a variety of places for people to pause on route to relax and enjoy the riverscape views.

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The roof of the drum provides an upper viewing deck with a seamless steel balustrade, which gives the feeling of being on board of a docked ocean liner. With this design the architects fulfilled their intention to create with the Scale Lane Bridge more than just a crossing but a public animated destination in its own right, complete with a public artwork. Multimedia artist Nayan Kulkarni has created for the bridge a sonic landscape: when the bridge opening is activated a sequence of rhythmic bells is triggered which increases in urgency and combines with a pulsing light. At night low level fluorescents integrated into the parapet posts light the profile of the bridge, bringing colour and sparkle to the blackened industrial river landscape.

Credits: Photographs: ŠTimothy Soar


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LIVING BIO Scegliere di vivere bio significa optare per uno stile di vita rispettoso della natura e, di conseguenza, della nostra stessa esistenza. La scelta coinvolge ogni aspetto della nostra vita, dall’alimentazione all’abbigliamento, dal risparmio energetico all’abitudine al riciclo e dall’architettura in cui viviamo agli arredi che ci circondano. Vivere naturale ed ecologico significa fare del nostro pianeta un posto migliore in cui vivere e far vivere le prossime generazioni. Instaurare un rapporto equilibrato tra l’ambiente e il costruito, soddisfacendo i bisogni delle attuali generazioni senza compromettere, con il consumo indiscriminato delle risorse, quello delle generazioni future è l’obiettivo principale della bioedilizia e del bioarredamento. Solidale con questa filosofia, l’azienda Martini Mobili, i cui prodotti sono espressione di una cultura artistica italiana abbinata alla sapienza del fare, ha creato al suo interno il progetto di total living Le Stanze di Ann, che rispecchia nella scelta dei materiali e delle lavorazioni la volontà di vivere in completa armonia con la natura.

Choosing to live bio means to opt for a lifestyle respecting the nature and, consequently, our own existence. The choice involves each aspect of our life, from food to clothing, from energy saving to the recycling habit and from the architectures in which we live to the furnishings surrounding us. Living in a natural and ecological way means to make our planet a better place where to live, fit for the next generations. Starting a relationship balanced between the natural and the built-environment, meeting the necessities of the actual generations without compromising, with the indiscriminate consumption of the resources, the one of the future generations, is the main aim of green building and green furnishing. Following this philosophy, Martini Mobili, whose products are expression of an Italian artistic culture combined with the knowledge how to do, has created the project of total living Le Stanze di Ann, reflecting, in the choice of materials and workings, the willingness to live in complete harmony with nature.

Luciana Lombardi

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Materiali ispirati ai concetti della bioedilizia, vernici ecologiche atossiche, legni pregiati, arricchiti da accurate lavorazioni artigianali e materiali naturali come pietre, marmi ed essenze di elevata qualità, trattati con processi di lavorazione non inquinanti, rappresentano i tratti salienti della straordinaria collezione di arredi Le Stanze di Ann di Martini Mobili. L’eleganza, la naturalezza e la praticità di questi arredi viene esaltata dal largo uso di legno, trattato dalle mani esperte di abili artigiani. Le soluzioni di arredo presentate dalle Stanze di Ann, disponibili in diverse finiture e personalizzabili per permettere a ogni cliente di crearsi un proprio rifugio emozionale, caratterizzano la necessità di una vita all’insegna della genuinità e del recupero di quei valori primari che rischiano di essere dimenticati. Ambienti sobri ed eleganti, pensati e creati per durare nel tempo per estetica e scelta dei materiali, mettono in evidenza la linearità del design, la praticità e l’equilibrio strutturale. Alcune suggestive soluzioni di questo ambizioso progetto di green total living sono state allestite nell’ampio showroom aziendale ed altre saranno presentate alla prossima edizione del Salone del Mobile di Milano nel mese di Aprile.

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Materials inspired by the green-building concepts, environmentally friendly non-toxic paints, precious woods, enriched with careful artisan workings and natural materials such as high quality stones, marbles and essences, treated with non-polluting working processes, represent the main features of the extraordinary collection of Le Stanze di Ann furnishings by Martini Mobili. Elegance, naturalness and practicality of these furnishings are enhanced by the wide use of wood, worked by the expert hands of skilful craftsmen. The furniture solutions presented by Le Stanze di Ann, available in different finishes and customisable to allow each client to create his own emotional refuge, characterise the necessity of a life with genuineness and with the recovery of those primary values risking to be forgotten. Sober and elegant milieus, thought-out and created to last over time for aesthetics and choice of the materials, emphasize the design linearity, the practicality and the structural balance. Some striking solutions of this ambitious green total living project have been fittedout in the wide concern showroom and others will be presented during the next edition of Salone del Mobile di Milano in April.

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Dopo il progetto della moderna stazione GIS di Vejen, lo studio C. F. Møller Architects è tornato ad affrontare l’impegnativa sfida di migliorare estetica e funzionalità di impianti tecnici attraverso un preciso profilo architettonico. Questa volta si è trattato della nuova stazione di compressione di gas naturale di Egtved, nel comune di Vejle, da dove parte la nuova via del gas di Energinet lunga 94 km che collega la cittadina danese con la Germania, assicurando quel regolare e sicuro approvvigionamento di gas non più garantito dalle scarse forniture provenienti dal Mare del Nord. Questa estensione rappresenta un passo importante verso un sistema energetico più verde, che prevede l’utilizzo in Danimarca di sole energie rinnovabili entro il 2050.

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After designing the modern GIS station in Vejen, C. F. Møller Architects has again faced faced the challenge to improve aesthetics and functionality of a technical site through a distinct architectural profile. They designed the gas compressor station at Egtved, in the municipality of Vejle, the starting point of the 94 km long gas motorway that connects the Danish site with Germany, ensuring that regular and safe gas supply, which was no longer guaranteed by the dwindling supplies from the North Sea. This extension is a decisive step on the road to a greener energy system, which expects Denmark to use only renewable energy by 2050.

Gianfranco Fusai


FUNZIONALITÀ MA ANCHE ESTETICA PER LE INFRASTRUTTURE FUNCTIONALITY AND AESTHETICS FOR INFRASTRUCTURE

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Un’area destinata ad accogliere impianti tecnici viene solitamente nascosta alla vista per contenerne l’impatto sul panorama naturale.

Il concept progettuale sviluppato dallo studio C. F. Møller Architects per la nuova stazione di compressione di gas naturale di Egtved, formata da quattro unità di compressione con relativi edifici di servizio, si basa, al contrario, sulla precisa volontà di lasciare ben visibile il complesso che, con la sua forte identità architettonica, dialoga con il paesaggio circostante.

Le strutture sembrano levarsi dalla morfologia del terreno sotto forma di terrapieni ricoperti di erba, da cui emerge la parte superiore, rivestita con scaglie rettangolari in acciaio COR-TEN, giustapposte in modo tale da creare dinamici di giochi di luci e ombre sulle facciate. Il sapiente dialogo tra i materiali e gli elementi naturali accresce il valore estetico del complesso. Queste strutture, la cui forma è determinata da ragioni di massima sicurezza degli impianti, ospitano al loro interno le strutture di servizio, che includono un generatore di emergenza e i locali di deposito, mentre il vero e proprio impianto di compressione di 20.000 mq si trova su uno spazio aperto, al di là delle strutture. I nuovi edifici, progettati per fornire una protezione visiva, auditiva e di sicurezza dall’impianto di compressione, rappresentano un elemento di transizione naturale dalla zona sicura a quella pericolosa.

Abbiamo affrontato il progetto - è stato il commento dell’architetto Julian Weyer, partner dello studio C. F. Møller Architects - chiedendoci se fosse possibile andare oltre i vincoli imposti dalle tradizionali visioni di un impianto tecnico, creando un complesso in grado di dialogare con il contesto, senza mai perdere di vista la sua funzione di infrastruttura per la fornitura di energia. Anche se questo tipo di strutture nascono per ospitare installazioni tecniche, non dobbiamo dimenticare che sono progettate per gli uomini: le loro esigenze sono diventate elementi strumentali nel nostro progetto.

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A technical site is normally swaddled in greenery to limit its impact on the natural environment. On the contrary, C. F. Møller Architects designed the new natural gas compression station at Egtved, consisting of four compressor units and service buildings, as an architectural feature in the open landscape. The structures seem to emerge from the landscape as grassy embankments, from where their upper parts appear with their cladding made of rustcoloured COR-TEN steel plating, juxtaposed to create a varied and vibrant pattern of light and shadow on the façades.

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The dialogue between materials and natural elements enhances the aesthetic value of the site. This plant, whose form has been specially chosen in order to achieve optimum safety conditions, houses service buildings, including an emergency generator and storage rooms, while the 20,000 sqm compression plant itself lies atop an open plane, beyond the buildings. The new buildings are designed to provide visual, aural and safety screening from the compression units. They also provide a natural transition zone between danger and nondanger areas.

We approached the design - said Julian Weyer, architect and partner at C. F. Møller Architects by asking ourselves whether we could push the boundaries of our usual visions of a technical plant, creating a gas plant able to dialogue with the landscape and yet focusing on the energy supply infrastructure. Even though these buildings are primarily created to house technical installations, we have never to forget that they are designed for people: it is right their needs that have been instrumental in our design. Credits: Photographs: © Julian Weyer Engineering: Niras A/S


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STAIRWAY TO HEAVEN

Progettato dagli architetti dello studio milanese AMA - Albera Monti & Associati, Palazzo Venezia è uno dei rari esempi di edilizia residenziale di nuova costruzione realizzati negli ultimi anni in un’area del centro di Milano. L’edificio a pianta trilobata, che consta di nove piani fuori terra e due interrati, si presenta con un’estetica moderna arricchita da richiami alle architetture signorili dei primi del Novecento. Ecocompatibile nella scelta dei materiali e delle tecniche costruttive ed estremamente efficiente da un punto di vista energetico, Palazzo Venezia è circondato da un giardino privato con alberi secolari ad alto fusto, suddiviso in 7 aree tematiche.

Designed by the architects of the Milan-based studio AMA - Albera Monti & Associati, Palazzo Venezia is one of the very few new residential buildings completed in Milan’s city centre in recent years. The tri-lobed building, with nine floors and two underground levels, features a modern design enriched by references to the early twentieth century mansions. Environmentally friendly thanks to the used materials and the construction techniques, the energy efficient Palazzo Venezia is surrounded by an extensive private garden with centuries-old magnolia and hardwood trees, lanscaped into 7 thematic areas.

Linda Mattei

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Un’architettura ecocompatibile come quella di Palazzo Venezia - ha commentato l’architetto Nicolas Monti dello studio AMA - Albera Monti & Associati, capoprogetto - è frutto di un approccio olistico, che ne analizza la posizione e l’orientamento, incoraggia l’interazione con la città e l’integrazione con il verde, facilita l’accesso alla luce naturale, garantisce spazi abitativi confortevoli e flessibili e persegue l’utilizzo di metodi costruttivi e materiali ecologici durevoli. Per le facciate dell’edificio - ventilate, coibentate e interamente rivestite in marmo Grolla - i progettisti hanno ricercato, sia nella composizione dei volumi che nella scelta di materiali e finiture, soluzioni in grado di contestualizzare l’edificio, reinterpretando alcuni elementi qualificanti presenti nelle costruzioni storiche della zona. La continuità nella cortina edificata è stata ricercata anche uniformando il nuovo edificio alle altezze presenti. Terrazzi piantumati per ridurre l’impatto solare diretto, pompe di calore geotermiche alimentate ad acqua di falda, pavimenti radianti per riscaldamento e raffreddamento, frangisole orientabili, utilizzo di acqua riciclata per bagni, lavatrici e irrigazione sono alcuni degli accorgimenti che hanno permesso all’edificio un risparmio dell’80% dei consumi energetici rispetto a un edificio d’epoca della zona. Le unità abitative si caratterizzano per la grande luminosità degli spazi, con un’altezza netta dell’interpiano di oltre 3 m e ampie finestre e portefinestre in legno/alluminio con doppi vetri acustici e persiane di metallo, che funzionano anche come frangisole a lamelle regolabili. Sono tutte alimentate da un sistema centralizzato di raffrescamento e riscaldamento geotermico e la maggior parte di loro ha un triplo orientamento e un’ampia dotazione di logge, terrazzi e balconi. La climatizzazione estiva e invernale è garantita tramite irraggiamento con pannelli sottopavimento ed integrata da un sistema di ricambio d’aria, che regola anche l’umidità. Il sistema domotico consente il controllo coordinato e computerizzato del clima, della luce, dei frangisole e dell’impianto antintrusione. Al piano terra è stata realizzata per i residenti un’area wellness con palestra, bagno turco, sauna e una piscina depurata a ossigeno attivo. Cantine e parcheggi sotterranei sono collegati ai piani superiori da ascensore e montacarichi.

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A green architecture like Palazzo Venezia - leadarchitect Nicolas Monti of AMA - Albera Monti & Associati said - is the result of a holistic approach, which analyzes position and orientation, encourages an interaction with the city and an integration with the green, facilitates access to natural light, offers comfortable and flexible living spaces and pursues the use of green building methods and eco-friendly durable materials. For the façades - ventilated, insulated and entirely clad with Grolla marble - the architects sought solutions, both in the volumes’ composition and in the choice of materials and finishes, that kept the new building integrated in the existing built environment, reinterpreting some key elements found in the historical buildings of the district. The continuity with the other buildings of the boulevard has been also guaranteed by keeping the height of Palazzo Venezia in line with the other heights. Green roofs and gardens to reduce direct solar gain, geothermal heat pump exchange fed by ground water, radiant flooring for both heating and cooling, sun shading devices, recycled water distribution for water closets, washing machines and irrigation are only some of the used solutions that allowed 80% savings in energy consumption, compared to a period building of the district. The housing units are characterized by the great brightness of the wide interior spaces, high ceilings in excess of 3 m and large double glazed wood/aluminum windows with metal blinds, that also work as adjustable solar control louvers for maximum use and control of natural light. All units are fed by a centralized geothermal heating and cooling system and most of them enjoy a triple orientation and a high number of loggias, terraces and balconies. Climate control in winter and summer is guaranteed by under floor panels and supplemented by fresh air systems with humidity control. A Home Automation System controls the intelligent management of climate, light, blinds, security and alarm systems. On the ground floor there is a wellness area for the residents, which includes a gym and exercise room, Turkish bath, sauna and an indoor ozone filtered swimming pool. Store rooms and underground parks can be reached directly from the apartments by lift and a freight elevator. Credits: Photographs: ŠNicolas Monti, Stefano Topuntoli, Giuseppe Albera

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Ogni azienda è fatta di uomini e, così come gli uomini, anche le aziende hanno le proprie radici. Purtroppo, in un mondo globalizzato come quello in cui viviamo, in cui domina un concetto no limits, la consapevolezza di essere profondamente radicati in un territorio sembra a tratti rappresentare un limite, anziché un valore aggiunto. L’argomento richiederebbe importanti approfondimenti, ma per semplificare, ritengo si possa affermare che, in un settore come quello dell’architettura, accade sempre più spesso che le aziende guardino a paesaggi lontani per trovare soluzioni. La case history che andiamo a raccontare, legata all’azienda Jove di Parma, esperta nella progettazione e realizzazione di sistemi costruttivi e rivestimenti in legno, testimonia come, al contrario, la coscienza e la consapevolezza nei riguardi della terra in cui affondano le proprie radici porti a un atteggiamento di condivisione, il vero fondamento di un’imprenditoria sana che intenda consolidare le proprie basi per uno sviluppo futuro in cui poter guardare, preparati, a qualsiasi mercato.

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Each concern is made of people, and just for this reason, the concerns have their own roots, too. Unfortunately, in a globalised world as the one where we live, where a no limit concept dominates, the awareness of being deeply rooted in a territory sometimes seems to represent a limit, instead of an added value. The argument would require important in-depth studies, but in short, I think that you can state that, in a sector as the one of architecture, the concerns look very often at distant landscapes to find solutions. The case history we are going to tell, linked to Jove, a company in Parma, expert in design and construction of wood systems and coatings, testifies as, on the contrary, the conscience and the awareness towards the ground into which our own roots are sunk, bring to a sharing attitude, the true foundation of healthy entrepreneurship intending to consolidate its own bases for a future development in which you can look, ready for any market.

Paolo Armenise


LE MANI NELLA TERRA HANDS IN THE GROUND

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Credits: Photographs: © Sofia Uslenghi

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C’è vera ricchezza solo nella condivisione: condividere un progetto con i propri collaboratori, condividere un percorso con i propri clienti, ma soprattutto il condividere come ricaduta a livello territoriale del proprio saper fare. Quello che segue è il racconto di due progetti generati dal desiderio di condividere il proprio saper fare e le proprie passioni con il territorio che ha dato loro origine. Il primo nasce dalla volontà di ripensare il concetto di costruire con il legno, che ha portato alla creazione del Teatro Bambino progettato dall’architetto Angelo Micheli: una struttura semplice, realizzata dalla Jove utilizzando delle comuni assi di legno di pioppo e composta nel rispetto di questo elemento, senza sprechi di materiale. La dimensione dell’architettura che ne deriva è data dal multiplo del singolo elemento. La volontà di condivisione ha portato l’azienda a donare il Teatro a La Bula, una Cooperativa di solidarietà sociale, fondata a Parma nel 1980 con l’obiettivo di formare e integrare giovani disabili con il supporto di volontari impegnati in esperienze di animazione e socializzazione attraverso attività che mirano alla valorizzazione e al potenziamento delle abilità manuali, espressive e delle autonomie e capacità relazionali.

Il secondo progetto, curato nei minimi dettagli dall’architetto Patrizia Alberini, nasce da un’idea di Alberto Nodolini ed è legato alle celebrazioni, nel 2013, del bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi. A Parma l’importante ricorrenza ha dato vita a numerose iniziative, a cui la Jove ha collaborato realizzando i rivestimenti e le bacheche in legno di pioppo per gli allestimenti delle mostre dedicate al mondo del teatro e dell’opera nelle prestigiose sedi di Palazzo Pigorini e della Pinacoteca Stuard. Per questo progetto l’azienda ha saputo uscire dalla scala architettonica a cui è abituata per entrare in una dimensione più contenuta, trasferendo la stessa passione e la stessa cura del dettaglio per dei risultati all’altezza dell’eccellenza degli eventi e dei contesti. Le mani nella terra sono queste, sono le loro, sono le nostre: una preziosa risorsa, un dettaglio nato dalla consapevolezza che tutto quello che riceviamo da un territorio debba essergli restituito all’interno di un percorso etico, in cui l’impegno sociale non deve mai venire meno.


There is true richness only by sharing: sharing a project with the own collaborators, sharing a path with the own clients, but most of all sharing as a benefit at territory level of the own being able to do. The following story speaks about two projects generated by the wish to share the own being able to do and the own passions with the territory originating them. The first project was born of the willingness to design the concept of constructing with wood, bringing to the creation of Teatro Bambino designed by architect Angelo Micheli: a simple structure, carried out by Jove by using common poplar wood boards and built respecting this element, without material waste. The dimension of the deriving architecture is given by the multiple of the single element. The willingness of sharing has brought the concern to give the Theatre to La Bula, a social solidarity Cooperative established in Parma in 1980 with the aim to form and integrate the disabled young people with the support of volunteers engaged in amusement and socialization experiences through activities aiming at enhancing and boosting the manual expressive abilities and the relational autonomies and abilities. The second project, curated in detail by the architect Patrizia Alberini, was born of an idea of Alberto Nodolini and it is linked to the celebrations, in 2013, of the bicentenary of Giuseppe Verdi’s birth. The important anniversary was celebrated in Parma with numerous events, with which Jove collaborated carrying out the coatings and the poplar wood showcases for the fittings-out of the exhibitions dedicated to the world of theatre and opera in the prestigious Palazzo Pigorini and Pinacoteca Stuard.

For this project, the company could exit from the architectural scale to which it is accustomed, in order to enter a more limited dimension, transferring the same passion and the same care for the detail for some results up to the excellence of the events and contexts. The hands in the ground are these ones, the hands are theirs, ours: a precious resource, a detail created by the awareness that all what we receive from a territory has to be returned inside an ethical path, in which the social engagement must never be missing.

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SPAZI PENSATI THOUGHT-OUT SPACES Creare spazi architettonici ben pensati e realizzati a regola d’arte, capaci di far vibrare la sfera emozionale di chi li fruisce è l’obiettivo dello studio Arkispazio, fondato nel cuore di Milano nel 2000 e diretto dall’architetto Paolo Balzanelli. Che si tratti della ristrutturazione di appartamenti o della progettazione di residenze, uffici, showroom o allestimenti museali l’approccio progettuale è sempre quello di partire dalla creazione di un racconto in grado di trasmettere l’unicità degli spazi e di chi li vive.

Creating well-thought-out architectural spaces carried out so as to make the emotional sphere of the people using them vibrate is the aim of Arkispazio, established in the heart of Milan in 2000 and managed by the architect Paolo Balzanelli. It can be about apartment renovation or residence, office, showroom design or museum fittings-out but the design approach starts always with the creation of a story able to transmit the uniqueness of the spaces and people living inside.

Silvia Lopez

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Dal 2000, anno della sua fondazione, ad oggi, lo studio di architettura e design Arkispazio, con sede nel centro storico di Milano, si è occupato di progettazione di spazi residenziali e lavorativi, di retail e installazioni museali, temporanee e permanenti, spesso caratterizzati dal disegno di arredi su misura in grado di ottimizzare gli spazi e valorizzarne l’estetica. Tra i progetti dello studio rientra il primo showroom Super//Fluo con il brand Brionvega, aperto al piano terra di un edificio nel centro storico di Roma. La sfida progettuale di comunicare attraverso gli allestimenti l’eccellenza dei noti marchi, produttori di apparecchi elettronici dall’alto contenuto stilistico e tecnologico, è stata vinta grazie al ricorso a un design razionale e a un sapiente gioco di eleganti contrasti materici e cromatici. Da un lato i televisori Brionvega, collocati su dieci parallelepipedi in doghe di legno scuro trattato con fiamma e illuminati da una sospensione in ferro nero, e dall’altro una serie di ultramoderni prodotti Super//Fluo esposti sopra e all’interno di un unico grande arredo bianco che taglia lo spazio in diagonale, insinuandosi al di sotto della prima arcata che divide le due sale del negozio. Il progetto che ha portato allo studio i maggiori riconoscimenti di pubblico e mediatici è arrivato però nel 2012 con la realizzazione, in collaborazione con l’ingegnere Valerio Cometti, del MuMAC, il primo museo al mondo interamente dedicato alla macchina per caffè professionale, commissionato dal Gruppo Cimbali. Progettato in occasione del centenario del gruppo, il museo racconta i 100 anni della storia di questi oggetti meravigliosi all’interno dei suoi 1.800 mq dove trovano spazio, oltre all’allestimento museale, un’ area dedicata alla cultura del caffè e un’area per esposizioni temporanee. Il progetto è caratterizzato da una scenografica quinta che avvolge esternamente la struttura, guidando il visitatore verso l’ingresso. Formato da doghe metalliche rosse, il rivestimento determina una delicata composizione di curve e controcurve che, vista dall’alto, richiama alla mente i caldi flutti dell’aroma di caffè.

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Since 2000, its foundation year, until today, the architecture and design studio Arkispazio, with its seat in the historic centre of Milan, has been dealing with residential and working space design, retail and temporary and permanent museum installations, often characterised by the tailor-made furnishing design able to optimise the spaces and to enhance their aesthetics.

The first Super//Fluo showroom with Brionvega brand, on the ground floor of a building in the historic centre of Rome, falls within the studio designs. The design challenge to communicate the excellence of the famous brands, producers of electronic equipment with high stylistic and technological content, through the fittings-out was won thanks to a rational design and a wise play of elegant contrasts of materials and colours. On the one hand Brionvega televisions, placed on ten parallelepipeds, in dark wooden flame-treated boards, illuminated by a black iron suspension, and on the other hand a series of ultra-modern Super// Fluo products displayed above and inside a unique great white furniture cutting the space diagonally and penetrating below the first arch dividing the two shop rooms. The design bringing to the studio the greatest public and mass media rewards arrived in 2012 with the creation, in collaboration with engineer Valerio Cometti, of MuMAC, the first museum in the world entirely dedicated to the professional coffee machine, commissioned by Cimbali Group. Designed on occasion of the group centenary, the museum tells the 100 years of the history of these marvellous objects inside its 1,800 sqm surface where, besides the museum fitting out, there is an area dedicated to the coffee culture and an area for temporary exhibitions. The design is characterised by a dramatic faรงade which wraps the structure, leading the visitor towards the entrance. Formed by red metallic strips, the faรงade determines a delicate composition of curves and counter-curves that, seen from above, recalls the hot coffee aroma waves.

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Due talenti a confronto in un’intervista, condotta da Brian Sironi partendo da un recente progetto firmato da Victor Vasilev di un’incantevole residenza privata di 500 mq a Carrara. Due personalità differenti accomunate dalla stessa grande passione per il progetto. Victor Vasilev nasce in Bulgaria e dopo sei anni in Israele si trasferisce, nel 1996, a Milano, dove si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico. Prosegue gli studi di Architettura all’Accademia di Belle Arti di Copenhagen, dove si laurea, nel 2002, con il massimo dei voti con un progetto di concorso per il nuovo Teatro Reale di Copenhagen. Dopo una collaborazione con lo studio internazionale MGA+C apre nel 2004 il proprio studio a Milano, dove attualmente risiede. Brian Sironi nasce a Seregno e si laurea in Disegno Industriale presso il Politecnico di Milano. Il suo percorso formativo si colloca nel cuore del distretto della Brianza, a contatto con varie professionalità del sistema-design. Una formazione che abbina una cultura accademica a una artigianale, con un radicamento sul territorio che è parte integrante del suo sviluppo di designer italiano e cosmopolita. Dopo un’esperienza di lavoro negli Stati Uniti, apre il suo studio in Italia nel 2008. Ha al suo attivo numerosi progetti e riconoscimenti, tra cui il prestigioso Compasso d’Oro ADI vinto nel 2011 con la lampada Elica disegnata per Martinelli Luce.

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Two talents face off in an interview conducted by Brian Sironi starting from the recent design by Victor Vasilev of a 500 sqm charming private residence in Carrara. Two different personalities united by the same passion for design. Born in Bulgaria, Victor Vasilev, after a six years’ stay in Israel, moves, in 1996, to Milan, where he attends the School of Architecture at Politecnico. He continues his studies of architecture at the Royal School of Fine Arts in Copenhagen, where, in 2002, he graduates with highest honors participating to the competition for the new Royal Theatre in Copenhagen. After a collaboration with the international practice MGA+C he opens his own studio in Milan, where he currently lives. Brian Sironi was born in Seregno and graduates at the Industrial Design School at Politecnico in Milan. Trained in the heart of the famous Brianza district, he collaborates with different professional figures of the design industry. His background is both practical and academic with a strong connection to local territory, an integral element in his development as Italian and cosmopolitan designer. After a work experience in the United States, he opens his studio in Italy in 2008. He has developed many projects and received many awards, among which the prestigious Compasso d’Oro ADI in 2011 for his Elica lamp designed for Martinelli Luce.

Stefano Galati


FACE TO FAC E

BRIAN SIRONI TO VICTOR VASILEV

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BS: Victor, nel tuo sito non ho potuto fare a meno di notare la dicitura Victor Vasilev Architect; mi sarei aspettato di trovare Architect and Designer. Questo significa che ti senti più architetto che designer? VV: Sì, la mia formazione è legata all’architettura e le idee nel campo del disegno industriale nascono da riflessioni sugli spazi domestici creati per i miei clienti. Con l’arrivo della crisi c’è stato un calo di lavoro e così ho deciso di sfruttare il tempo per sviluppare alcune di queste idee. La nascita di alcuni miei recenti prodotti, così come il loro successo commerciale, non erano previsti; ma nonostante tutto questo, continuo a considerarmi un semplice architetto. BS: Nel tuo lavoro di architetto vi è un rigore formale che si trasferisce anche nel tuo lavoro di designer. I tuoi pezzi di arredo sono delle piccole architetture, quasi dei modellini d’architettura, a volte dei paesaggi metropolitani che sai ricreare in un interno. VV: La tua osservazione è corretta. Credo che gli oggetti si debbano inserire negli spazi della casa come gli edifici nel contesto urbano. Il valore più importante per me è l’armonia tra il singolo pezzo e il contesto che lo accoglie. Non si tratta di un concetto nuovo, ma a volte mi sembra che l’esclusività delle proposte sia diventata, purtroppo, dominante. BS: Tra i tuoi progetti di architettura, mi ha colpito quello della residenza di Carrara con la sua dicotomia tra esterno - quello di una tipica, un pò anonima villetta bifamiliare italiana - e un interno inaspettato. VV: Si tratta di un edificio costruito da un geometra negli anni ’90 ed ereditato dagli attuali proprietari, che desideravano uno spazio contemporaneo, mantenendo l’immagine originale all’esterno. Il mio progetto ha cercato di dare ordine alle diverse parti dell’edificio attraverso il rigore geometrico, la scelta dei materiali e la cura dei dettagli. Lo studio illuminotecnico ha sottolineato le proporzioni che tengono insieme i vari elementi nello spazio.

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BS: In questo, come in altri tuoi progetti, i tuoi pezzi di furniture design sono perfettamente collocabili. Forse perché, come dicevamo prima, ragioni a livello sistemico e i passaggi di scala ti vengono naturali. Nel senso che fare interior design e fare product design convergono nella stessa idea progettuale. VV: Le linee guida sono le stesse: proporzioni, materiali e dettaglio. Cambia la scala, ma i principi sono uguali. BS: I miei maestri ispiratori sono sia architetti che designer. Considero Renzo Piano il progettista perfetto, dentro le sue opere c’è tutto quello che rende un progetto completo: ispirazione, solidità, etica, attenzione al contesto e soprattutto attenzione alle persone.

Vico Magistretti ha saputo usare la geometria come pochi: i suoi prodotti sono la somma e l’integrazione di forme pure, ogni dettaglio si iscrive in una rete perfetta di rapporti matematici che conferisce quell’armonia impalpabile che caratterizza i suoi progetti. Guardo molto ai lavori di Yves Béhar, per l’uso che fa della tecnologia e per l’innovazione che riesce a dare ai suoi progetti, e di Lorenzo Damiani per come ripensa gli oggetti e la loro funzionalità. Parlando di rigore formale, poi, impossibile non pensare a Mies Van de Rohe. Lui o quali altri architetti sono invece per te fonte di ispirazione? VV: Mies Van der Rohe è sicuramente uno degli architetti che ha maggiormente influenzato la mia formazione. La sua chiarezza, sia a livello di idee, ma soprattutto nella fase di realizzazione, resta un esempio di rara coerenza per tutti.


BS: Victor, in your website I could not help noticing the wording Victor Vasilev Architect; I would have expected Architect and Designer. Does this mean that you feel more an architect than a designer? VV: That is right, my formation is linked to architecture and the ideas in the industrial design field were born from reflections on the home spaces created for my clients. With the crisis there has been a work decrease and so I have decided to exploit the time to develop some of these ideas. The birth of some of my latest products, as their commercial success, were not foreseen; but despite all this, I continue to consider myself as a simple architect. BS: In your work as an architect there is formal rigor being transferred also into your work as a designer. Your furnishing pieces are some small architectures, almost architecture models, sometimes metropolitan landscapes that you are able to recreate in an interior. VV: Your observance is correct. I think that the objects have to be inserted into the spaces of the home as the buildings into the urban context. The most important value for me is the harmony between the single piece and the context containing it. It is not a new concept, but it sometimes seems that the exclusivity of the proposals has become dominant, unfortunately. BS: Among your architecture designs, I was impressed by the one of the residence in Carrara with its dichotomy between the exterior - the one of a typical, and a little bit anonymous Italian semi-detached house - and an unexpected interior. VV: It is a building built by a surveyor in the ’90s and inherited by the actual owners desiring a contemporary space by keeping the original image of the exterior. My design tried to reorganize the different parts of the building through the geometric rigor, the material choice and the detail care. The lighting design emphasized the proportions keeping together the various elements in the space.

BS: In this design, as in other designs of yours, your pieces of furniture design can be placed perfectly. Maybe because, as we said before, you think at a systemic level and the scale passages are natural for you. Doing interior design and doing product design converge to the same design idea. VV: The guidelines are the same: proportions, materials and detail. The scale changes, but the principles are the same. BS: My inspiring masters are both architects and designers. I consider Renzo Piano the perfect architect; his works contains everything that makes a project complete: inspiration, solidity, ethics, attention towards the context and most of all towards people. Vico Magistretti could use the geometry as not many others could do: his products are the sum and the integration of pure shapes, each detail is inserted into a perfect network of mathematical relationships conferring that impalpable harmony characterizing his design. I observe the works by Yves BĂŠhar, for his use of technology and for the innovation he can give to his designs, and the ones by Lorenzo Damiani, for the way in which he designs the objects and their functionality. By speaking of formal rigor, then, it is impossible not to think of Mies Van de Rohe. Which architects are your inspiration source? Mies Van de Rohe, others ? VV: Mies Van der Rohe is surely one of the architects who most influenced my formation. His clearness, at level of ideas but most of all during the phase of realization remains an example of rare coherence for all.

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VERSO UN’ISOLA ENERGETICA TOWARDS AN ENERGY ISLAND Nonostante nel panorama mondiale dell’edilizia siano state introdotte in questi ultimi anni diverse innovazioni, alcune tecniche costruttive sono rimaste ancorate a sistemi tradizionali, come nel caso dell’impianto elettrico, che viene sempre creato mediante il passaggio di cavi di alimentazione a sezione circolare, attraversati da corrente alternata a 230 V, all’interno di scassi effettuati nelle pareti. Partendo dalla volontà del suo ideatore, Diego Defecondo - elettrotecnico esperto di sicurezza civile e militare, specializzato nella lavorazione dei materiali per la conduzione elettrica e nanotecnologica - di scollegarsi da questi paradigmi, nasce Next-Tape, un rivoluzionario sistema flessibile basato su un conduttore ultrapiatto a sezione rettangolare, adesivo, verniciabile e isolato fino a 5000 V , in grado di lavorare alla stessa tensione di alimentazione dei LED. Dopo anni di ricerche il prodotto, realizzato e commercializzato da Next, permette di non dover più rompere muri o installare antiestetiche canaline: è sufficiente stendere il nastro adesivo, collegarlo all’utenza tradizionale attraverso una serie di connettori progettati e sviluppati ad hoc e idonei per tutte le sezioni e dipingerlo in modo tale che si integri perfettamente nell’architettura grazie al suo spessore di soli 0,25 mm. Tutto ciò con la possibilità di espandere la rete in futuro semplicemente aggiungendo rami alla dorsale già creata.

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Although different innovations have been introduced in recent years in the global construction sector, some building techniques have remained anchored to traditional systems, as in the case of the electrical system, still created with 230 V round cables inserted within recesses in the walls. Starting from the intention of its creator, Diego Defecondo - electrical engineering technician, expert in civil-military safety - to move away from these paradigms, the new, revolutionary Next-Tape is a flexible system based on an ultra-thin, adhesive, paintable conductor with rectangular section, isolated up to 5,000 V, which can work with the same voltage of LED lights.

After years of researches, the developed product, commercialized by Next, allows not having any more to break walls or install anti-aesthetical cable ducts: you have just to stick the adhesive tape, to connect it to the traditional supply through a series of connectors, designed, developed and suitable for all the sections, and finally to cover it with a coat of paint in such a way that is results perfectly integrated in the architecture, thanks to its 0.25 mm thickness. All this with the possibility to expand the network in the future by simply adding branches to the created track.

Cosimo Soffientini


Da un punto di vista energetico, il rivoluzionario sistema proposto da Next-Tape è intrinsecamente efficiente, sia nella fase di messa in opera, riducendo il numero di operazioni necessarie rispetto al tradizionale cavo, che in fase di utilizzo. Nel sistema di illuminazione, Next-Tape permette di alimentare luci LED ad alta efficienza luminosa direttamente con la tensione nominale, a differenza dell’impianto tradizionale che richiede per i LED un trasformatore AC/DC all’interno della lampada, il quale, oltre ad aumentare le perdite per conversione, risulta essere il componente più soggetto a guasti. L’utilizzo di un sistema che lavora con corrente continua in bassissima tensione è inoltre al passo con la nuova generazione di energia da fonti rinnovabili, in particolare da pannelli fotovoltaici e microturbine eoliche, che andranno ad alimentare gruppi di batterie in grado di garantire l’alimentazione all’utenza anche in caso di cielo coperto, assenza di vento o mancanza di rete elettrica. In questo modo è possibile raggiungere un’autonomia energetica del nuovo edificio superiore all’80%. Fonti autorevoli sul consumo di energia confermano che il 54 % dell’energia prodotta viene dissipata nel trasporto dalla centrale all’utenza per cui, finché i costruttori di apparecchi elettrici ed elettrodomestici non forniranno soluzioni in bassissima tensione DC, NextTape rappresenterà l’unica vera risposta innovativa anche a questo tipo di problematica, permettendo di ridurre i prelievi da rete nazionale con conseguenti vantaggi dovuti all’autoconsumo e alla riduzione di immissioni di CO2.

The revolutionary system proposed by Next-Tape is energy efficient both during the implementation phase, reducing the necessary works compared to the traditional system, and during the use. In the lighting system, Next-Tape can power high efficiency LED lights directly with the rated voltage, unlike the traditional system that requires for the LED lights an AC/DC transformer inside the lamp, which, in addition to increasing the energy losses due to the conversion, seems to be the component most at risk of failure. The use of a system that works at the same low voltage direct current is also in step with the new generation of energy from renewable sources, particularly from photovoltaic panels and wind micro-turbines, which will feed batteries groups to guarantee the energy supply to the end user even in case of overcast sky, no wind or lack of mains. In this way it is possible to achieve an over 80% energy selfsufficiency for the new building. Authoritative sources on energy consumption confirm that 54% of the produced energy is dissipated during the transport from the power plant to the end users: for this reason, as long as the manufacturers of electrical devices and appliances do not provide low voltage DC solutions, Next-Tape is the only true innovative solution to this problem, allowing to reduce the supply from the national grid with consequent benefits due to the self-sufficiency and the reduction of CO2 emissions.

www.next-tape.com

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Fondato dai fratelli Voltolina, eredi veneziani di un’antica tradizione nell’arte della lavorazione del vetro, l’omonimo storico brand, che produce illuminazione di lusso in cristallo, vetro di Alta Qualità e vetro di Murano, è diventato negli anni sinonimo di quella raffinata trasparenza che arricchisce ogni ambiente con un inconfondibile tocco di eleganza. Guidata da Andrea Voltolina, amministratore unico, l’azienda rappresenta oggi un fiore all’occhiello per l’Italia con un fatturato in crescita sui mercati esteri e una presenza commerciale in oltre 65 paesi. Da sempre attenta alla scelta delle materie prime a garanzia del prodotto finale e votata ad attività di ricerca tecnologica e stilistica, nel rispetto delle tradizioni che rappresenta, l’azienda ha creato nel 2010 Murano Lab 1291, un laboratorio sperimentale che produce interamente a Murano lampadari e oggettistica di alta qualità con la collaborazione di un eterogeneo team di creativi che spazia dall’architetto veneziano Alessandro Lenarda, esperto conoscitore della materia vetro, al giovane designer danese Brian Rasmussen.

Established by the brothers Voltolina, Venetian heirs of an ancient tradition in the art of the glass working, the homonym historic brand, producing luxury lighting fixtures in crystal, High Quality glass and Murano glass, has become over the years synonym of that refined transparency enriching every milieu with an unmistakable elegance touch. Led by Andrea Voltolina, the sole manager, the company represents today a feather in the cap for Italy with a growing turnover on the foreign markets and a commercial presence in more than 65 countries. The company has always been very careful to the choice of the raw materials as a guaranty of the final product and has always followed activities of technological and stylistic research, in the respect of the traditions it represents. In 2010 it created Murano Lab 1291, an experimental laboratory producing in Murano chandeliers and high quality objects, with the collaboration of an heterogeneous team of creators ranging from the Venetian architect Alessandro Lenarda, an expert of glass, to the young Danish designer Brian Rasmussen.

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Barbara Arlati


TECNOLOGIA E TRADIZIONI TECHNOLOGY AND TRADITIONS

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L’attenzione alla sperimentazione e all’innovazione, nel rispetto delle antiche tradizioni e degli stilemi veneziani, ha consolidato, anno dopo anno, la leadership del brand Voltolina a livello internazionale nel settore dell’illuminazione. Una crescita segnata da importanti tappe, come lo sviluppo, nel 2001, del rivoluzionario sistema per un rapido assemblaggio dei lampadari a bracci, denominato Sistema Leonardo. Il sistema, brevettato e certificato CE, IMQ e UL, consente di montare un lampadario senza intervenire sulla parte elettrica, riducendo notevolmente i tempi di assemblaggio e di manutenzione e aumentando il livello di sicurezza. Recentemente ha partecipato a un progetto di ricerca, promosso da Luce in Veneto - il consorzio di cui Andrea Voltolina, amministratore unico dell’azienda, è Presidente - in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria elettrica dell’Università di Padova e del Centro di ricerca Multiphysics Lab di Belluno, denominato E-LIGHT e finalizzato all’individuazione di soluzioni che permettano di valorizzare il punto luce come sorgente di ulteriori servizi, con l’obiettivo di avvicinare sempre di più il punto-luce alle tecnologie digital-multimediali proprie della domotica. La flessibilità che caratterizza tutti i settori dell’azienda ha permesso di conquistare sempre più numerosi segmenti e aree di mercato con un’ampia selezione di lampade, disponibili in oltre 40 collezioni, di complementi e di oggettistica in vetro di fogge e manifatture eccellenti.

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The attention to experimentation and innovation, while respecting the old Venetian traditions and styles, has consolidated, year after year, the leadership of Voltolina brand at international level in the lighting sector. A growth marked by important milestones, such as the development in 2001 of the revolutionary system, called Sistema Leonardo, for a fast assembly of the arm chandeliers. The patented and CE, IMQ and UL certified system allows to assemble a chandelier without intervening on the electric part, by reducing remarkably the assembly and maintenance times while increasing the safety level. Recently, it has participated to a research project, called E-LIGHT, promoted by Luce in Veneto - the consortium of which Andrea Voltolina, the sole manager of the company, is President - in collaboration with the Department of Electrical Engineering, University of Padua and the research Centre Multiphysics Lab in Belluno, aimed at finding solutions allowing to enhance the lighting fixture as a source of additional services, with the aim of putting it nearer the digitalmultimedia domotic technologies. The flexibility characterising all the sectors of the company has allowed to get increasingly numerous segments and market areas with a wide selection of lamps, available in more than 40 collections, complements and glass objects of excellent shapes and manufactures.


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BENESSERE DEL CORPO E DELLA MENTE WELLNESS OF BODY AND MIND

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Napoli, città di incanti e di magie, ma anche di complesse criticità, ha visto negli ultimi anni un susseguirsi di scelte coraggiose dettate dalla volontà di riscatto e di crescita. Tra queste rientra l’ambizioso piano di riqualificazione dell’area dismessa dell’ex polo siderurgico Ilva, che si estende per circa 200 ettari tra i quartieri di Bagnoli e Fuorigrotta. La prima importante opera sviluppata in questa zona e finalizzata al rilancio dell’ambiente e del turismo, in continuità con la storia del luogo, con il suo genius loci, è senz’altro il Polo di Servizi Integrati per la Cultura e il Benessere di 40.000 mq, conosciuto con il nome di La Porta del Parco, progettato dall’architetto Silvio D’Ascia, alla guida dell’omonimo studio di Parigi con ATI Servizi Integrati-IDI. La struttura - che accoglie un centro benessere con Spa di 7.600 mq, piscine, un auditorium da 300 posti, una sala espositiva, una serie di spazi polifunzionali, uffici, bar, negozi e un parcheggio da 600 posti - è stata concepita come una moderna architettura, iconica e caratterizzante, ma con rispettosi rimandi materici e cromatici alla natura e alle tradizioni locali, affidati all’ampio uso di grès porcellanato dell’azienda Casalgrande Padana per i rivestimenti esterni e interni. Coerentemente plasmato come superficie volumetrica, l’involucro ceramico di color grigio scuro espresso tributo alla pietra vulcanica degli spazi pubblici napoletani - ha svolto un ruolo fondamentale quale elemento di unitarietà del progetto, permettendo di ottenere un ricercato continuum urbano e architettonico.

Naples, city of beauty and charm, but also of complex problems, has experienced in recent years some courageous choices resulted from the desire of redemption and growth. The grand redevelopment plan of the abandoned area of the former Ilva steel industries, extending for about 200 hectares between the Bagnoli and Fuorigrotta districts, is definitely one of them. The first important work built in this area, aimed at improving the environment and increasing tourism, in continuity with the history of the place, with its genius loci, is undoubtedly the 40,000 sqm Cultural and Wellness Complex, known as The Park Gate, designed by architect Silvio D’Ascia with its Paris-based studio, in collaboration with ATI Servizi IntegratiIDI. The structure - which includes a 7,600 sqm wellness center with Spa areas, pools, a 300-seat auditorium, an exhibition area, some multi-purpose spaces, open offices, a café, shops and a parking area for 600 cars - has been envisioned as a modern, iconic and distinctive architecture, with respectful references to the materials and colors of local environment and traditions, entrusted to the wide use of the porcelain stoneware of Casalgrande Padana for the exterior and interior coatings. Consistently shaped as a volumetric surface, the ceramic dark grey shell - a tribute to the volcanic stone of the Neapolitan public spaces - played a vital unifying role within the project, allowing to get a urban and architectural continuum.

Roberta Busnelli

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Il polo di servizi integrati La Porta del Parco di Bagnoli, progettato dall’architetto Silvio D’Ascia con ATI Servizi Integrati-IDI, si propone come luogo urbano di aggregazione, formato da due piazze pubbliche e una struttura, articolata su tre livelli, dedicata ad attività che spaziano dalla cura del corpo alla cultura. L’ampia cupola in acciaio e vetro che segna l’ingresso al centro benessere, esplicito riferimento alle antiche terme romane della vicina Baia, ospita uno spazio di collegamento verticale tra i diversi livelli del centro con una rampa pedonale e un ascensore panoramico in vetro e acciaio. L’altro corpo che emerge dall’omogeneità del complesso è il volume organico in vetro e acciaio, in aggetto sulla città, che ospita l’auditorium, a voler simboleggiare i due aspetti importanti per l’essere umano: cultura e benessere fisico. Il resto del complesso è un continuum architettonico interamente rivestito da un’elegante pelle in lastre di grès porcellanato, materiale scelto per le proprie doti di maggiore affidabilità, facilità di manutenzione e di applicazione rispetto a lastre in pietra, soprattutto su pareti inclinate sorrette da leggere strutture tridimensionali in acciaio

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In virtù di questa scelta il progetto è risultato vincitore del terzo premio, nella sezione rivestimenti di facciata e pavimentazioni esterne, alla nona edizione del concorso Gran Prix organizzato dal 1990 dall’azienda Casalgrande Padana con la finalità di premiare le realizzazioni in grado di valorizzare al meglio le potenzialità tecniche e espressive degli elementi in grès porcellanato del brand. L’assoluta naturalezza delle texture, la qualità estetica, la flessibilità di avere, per lo stesso materiale, diverse finiture e prestazioni in base all’impiego esterno o interno, come rivestimento orizzontale o verticale, le dimensioni delle lastre, la loro leggerezza e la durevolezza ha fatto ricadere la scelta sul grès porcellanato dell’azienda Casalgrande Padana, leader di settore e forte di un’esperienza di oltre cinquant’anni. In corrispondenza delle facciate sud-ovest, lo stesso principio compositivo ha portato ad installare 960 pannelli solari SunPower direttamente integrati nel rivestimento, a rafforzare l’effetto di massima continuità voluto per il complesso.


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The Cultural and Wellness Complex, known as The Park Gate, of Bagnoli, designed by architect Silvio D’Ascia with ATI Servizi Integrati-IDI, is aimed at defining a new urban socialization space, formed by two outdoor public squares and a three-floor structure, dedicated to activities ranging from body wellness to culture. The big steel and glass dome of the entrance to the wellness center - an explicit reference to the ancient Roman Baths of the nearby Baia - accommodates a space of vertical connections between the different floors of the center with a pedestrian ramp and a glass and steel panoramic lift. The other volume that emerges from the complex homogeneity is the steel and glass organic structure with the auditorium, jutting out toward the city, designed to symbolize the two important aspects of human being: culture and physical well-being. The rest of the complex is an architectural continuum fully covered with an elegant seamless skin of porcelain stoneware, a material chosen for its qualities of reliability and ease of maintenance and application compared to stone slabs, especially on sloping walls supported by light three-dimensional galvanized steel structures.

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Thanks to this choice, the project won the third prize, in the façade coverings and external floorings section, at the ninth edition of the Gran Prix Award that company Casalgrande Padana has been organizing since 1990 to reward the projects that best exploit the technical and design potentialities of the porcelain stoneware of the brand. Due to the natural texture, the aesthetical quality, the flexibility to have, for the same material, different finishes and performance - depending on the use, external or internal and as horizontal or vertical cladding - the sizes of the slabs, their lightness and durability, the architects opted for the porcelain stoneware of Casalgrande Padana, leading company with over fifty years of experience. On the south-west façades, the same compositional principle led to integrate 960 SunPower solar panels in the coating, to enhance the effect of maximum continuity of the complex.

Credits: Photographs: ©Barbara Jodice Integrated design: ATI Servizi Integrati, IDI, architect Silvio D’Ascia Construction management: ATI Servizi Integrati, IDI Preliminary and final draft: MWH General Contractor: Sled Spa Ceramic coatings: Casalgrande Padana


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IL GHIACCIAIO DI OSLO THE GLACIER OF OSLO È stato ufficialmente inaugurato il 9 gennaio di quest’anno, ad Oslo, lo scultoreo edificio di 20.000 mq destinato ad accogliere la nuova sede operativa della società angloamericana Deloitte, la nota azienda di servizi di consulenza e revisione per le imprese. Del progetto si è occupato lo studio norvegese Snøhetta, a cui era stato affidato l’incarico nel 2007, che si è ispirato nell’estetica a quella di un imponente ghiacciaio del vicino Mare del Nord. L’edificio sorge ad ovest della Stazione Centrale di Bjørvika, all’interno dell’area interessata dal vasto e ambizioso masterplan di riqualificazione noto con il nome di Progetto Barcode.

On January, 9 the Anglo-American Deloitte, one of the largest professional services network in the world, has officially opened its new headquarters in Oslo in a sculptural 20,000 sqm office building. Norwegian studio Snøhetta, commissioned to design the building in 2007, was inspired by the form of a massive glacier of the North Sea. The building is located on the west side of the Central Station in Bjørvika, within the area involved in the ambitious redevelopment master plan known as the Barcode Project.

Gianfranco Fusai

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I primi due piani del nuovo quartier generale della Deloitte di Oslo, progettato dallo studio Snøhetta, ospitano negozi e punti di ristoro aperti al pubblico, che proseguono anche nelle aree esterne all’edificio. Dal secondo all’undicesimo piano si trovano gli uffici della società, mentre i livelli dal dodicesimo al quindicesimo ospitano la mensa, le sale conferenze e una serie di ampie terrazze verdi sul tetto dell’edificio. La sfida progettuale è stata quella di conciliare le esigenze del programma interno con i rigidi limiti imposti dall’area e, contemporaneamente, con il desiderio di voler creare un volume dalle forme scultoree. La planimetria e l’altezza dell’edificio rispettano i principi fissati dal masterplan dell’ambizioso Progetto Barcode, che si occupa della riqualificazione dell’area. Le facciate geometriche, composte da una sequenza di quattro diversi pannelli prefabbricati, anticipano il tema interno di superfici che si intersecano su piani orizzontali e verticali, creando una trama che suggerisce l’idea di un gigantesco pizzo. La creazione di un corridoio visivo che taglia diagonalmente la copertura in direzione trasversale rispetto al volume ha permesso di rispettare i limiti di altezza dell’edificio, imposti dal Progetto Barcode. I progettisti hanno creato una seconda direttrice trasversale che taglia l’edificio al livello della strada, permettendo in questo modo ai pedoni provenienti dalla Stazione Centrale di Bjørvika di attraversare l’edificio.

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The two lowest floors of the new Deloitte headquarters in Oslo, designed by studio Snøhetta, accommodate shops and refreshment areas open to the public, with supplementary outdoor facilities. From the second to the eleventh floor there are the company offices, while the twelfth to fifteenth levels host the canteen and the conference rooms with adjacent green roof terraces. The designers had to face the challenge to merge the internal program of the building with the strict external limitations of the site and, at the same time, with the desire to create a sculptural volume. The footprint and height of the building complies with the ambitious Barcode master plan principles for the area. The geometric façades, built up of four different prefabricated panels, introduce the internal theme of surfaces crossing in horizontal and vertical planes, giving associations to a lace fabric. A sight corridor that cuts diagonally across the roof in the transverse direction of the volume allowed to limit the height of the building according to the planning regulations of the Barcode Project. Another cross direction is made on the ground level, enabling the pedestrians coming from Bjørvika Central Station to cross the building.

Credits: Photographs: © Ivan Brodey

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NUOVO LANDMARK A MANHATTAN A NEW LANDMARK IN MANHATTAN La storica New School di New York, da quasi un secolo all’avanguardia per il suo carattere sperimentale in discipline quali scienze sociali e umanistiche, architettura, belle arti, design, musica, finanza, psicologia e scienze politiche nonché per affrontare temi rilevanti per la modernità quali democrazia, urbanizzazione, tecnologia, sostenibilità e globalizzazione, ha inaugurato a gennaio il suo nuovo Centro Universitario, progettato dallo studio americano SOM Skidmore, Owings & Merrill. Situato a Manhattan, all’incrocio tra la 5th Avenue e la 14a strada, il nuovo centro, che aggiunge alla storica istituzione circa 35.000 mq di spazi accademici e studenteschi, accoglie su 18 livelli, di cui due interrati, diversi studi di progettazione, laboratori, aule interdisciplinari, la biblioteca universitaria principale, appartamenti universitari per 600 studenti - collocati nei 9 piani della torre superiore - un auditorium da 800 posti, due caffetterie e diversi spazi flessibili per le attività accademiche e sociali degli studenti.

The famous New School of New York - for nearly a century at the forefront of progressive education in disciplines such as social sciences, humanities, architecture, design, fine arts, music, finance, psychology and political science, driving approaches to studying issues of our time, from democracy and urbanization, to technology, sustainability and globalization - has opened in January its new University Centre, designed by American practice SOM Skidmore, Owings & Merrill. Located in Manhattan, at the intersection of Fifth Avenue and 14th Street, the new centre, which adds about 35.000 sqm of academic and student space to the historical school, houses on 18 levels - two of which underground - design studios, laboratories, interdisciplinary classrooms, the main university library, a nine-floor residence tower for 600 students, an 800-seat auditorium, two cafés and flexible academic and social spaces for student activity.

Robert Macleen

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Progettato all’interno di un edificio di 16 piani a Manhattan, il nuovo Centro trasforma il tradizionale ambiente universitario, in cui gli spazi accademici sono separati da quelli abitativi e di socializzazione, aggregando queste funzioni in un unico campus verticale e creando connessioni strategiche che rafforzano l’impegno della New School a sviluppare un tipo di apprendimento interdisciplinare. Questa visione innovativa di organizzazione interna si traduce all’esterno in un’originale facciata, in cui dei volumi rivestiti con scandole in ottone Muntz rifinito a mano sono contrastati da ampie vetrate situate in corrispondenza del tessuto connettivo dell’edificio.

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Il dialogo architettonico instaurato con le caratteristiche facciate in ghisa dei vicini edifici dello storico distretto Ladies’ Mile e in pietra arenaria del Greenwich Village estende la natura sperimentale dell’Istituto, creando un dialogo tra la comunità studentesca, il distretto e la città. I percorsi verticali, orizzontali e diagonali che attraversano il campus contribuiscono a facilitare gli spostamenti, aumentando le opportunità di interazione, formale e informale, tra studenti e docenti. Il sistema di scalinate sviluppate sui due lati dell’edificio gioca un ruolo fondamentale all’interno del progetto e, incoraggiando gli spostamenti a piedi tra le diverse destinazioni, favorisce una sana attività fisica. Gli spazi accademici sono stati realizzati all’insegna della massima flessibilità e pensati per poter essere facilmente rinnovati o riconfigurati.

Progettato per soddisfare i requisiti di certificazione energetica e di sostenibilità LEED Gold attribuita dall’US Green Building Council, il nuovo Centro Universitario fissa gli standard di New York per l’edilizia e la tecnologia green grazie all’installazione di un sistema di luci Led super-efficienti e sensori di presenza, di un impianto di cogenerazione ad alto rendimento da 265 Kw e all’impiego di materiali provenienti da fonti sostenibili. La superficie vetrata, limitata al 35% dell’involucro dell’edificio, riduce gli apporti termici dovuti all’irraggiamento solare ed ottimizza l’apporto di luce naturale all’interno. L’edificio è inoltre dotato di un tetto verde, finanziato in parte dal Dipartimento di Protezione Ambientale di New York, che contribuisce a mitigare l’effetto isola di calore e il deflusso delle acque piovane, riutilizzate negli impianti di trattamento delle acque grigie e nere.


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Credits: Photographs: ©James Ewing

Conceived as a campus within a 16-story building in Manhattan, the new Centre transforms the traditional university environment. Rather than compartmentalize learning, living, dining and socializing spaces, these functions are situated in a vertical configuration, creating strategic adjacencies and heightening the New School’s commitment to interdisciplinary learning. This innovative interior organization is expressed in the peculiar external façade, with its volumes clad in hand-finished Muntz metal shingles which contrast with the open connective tissue of the stairs and quads visible through a glazed skin.

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The architectural dialogue between the centre and the cast-iron façades of the Ladies’ Mile Historic District to the north and the brownstones of the Greenwich Village Historic District to the south and west broadcasts the experimental nature of the school’s new home, creating a link between the campus community, the neighbourhood and the city. Circulation paths that weave vertically, horizontally and diagonally through the building lead into interactive spaces that facilitate movement and promote formal and informal encounters between students and faculty. The centre’s system of double stairways plays a critical role in the life of the building and, encouraging walking between the destinations, promotes a healthy physical activity. Academic spaces are flexible and easily adaptable and can be renovated or reconfigured with no impact on power, data, or lighting to meet changing needs.

Designed to meet LEED Gold certification from the US Green Building Council, the new University Centre sets the New York City standard for green technology and building practices with super-efficient LED lights, occupancy sensors, a 265-kilowatt cogeneration plant and sustainably sourced materials. The envelope of the building is limited to 35% glass, which decreases solar heat gain while optimizing interior day lighting. Furthermore, a green roof, funded in part by the New York City Department of Environmental Protection, mitigates the heat-island effect, as well as stormwater runoff, capturing water for both grey-and blackwater treatment facilities in the building.


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Inside Quality Design www.iqd.it JANUARY MARCH 2014 Direttore Editoriale: Roberta Busnelli Direttore Responsabile: Vito Tramacere Art Director: Paolo Sostenio

Foto copertina / Cover: MARTINELLI LUCE Sistema / system CIRCULAR POL and CIRCULAR POL XXL Design by Emiliana Martinelli

Graphic design: Play Studio Grafico Promoters: Bruna Bellini Cesare Cavallaro Marketing: Carlo Chiarabini Correspondent in London: Silvana Dunbar Roake Press agency: Puntodoppio - Milano Traduzioni: Vertigo Translations Antonella Bertalmia Hanno collaborato a questo numero: Barbara Arlati, Brian Sironi, Davide Spadari, Gabriele Dalla Torre, Gian Maria Greco, Gianfranco Fusai, Lea Andreoli, Linda Mattei, Luciana Lombardi, Markus Görn, Paolo Armenise, Renata Altea, Robert Macleen, Silvia Lopez, Stefano Galati, Victor Vasilev Editore: Verbus Editrice Viale Murillo, 3 I - 20149 Milano Tel. +39.02.99501446 www.verbus.it e-mail: edit@verbus.it Tutti i diritti sono riservati. All rights reserved. È vietata la riproduzione anche parziale senza l’autorizzazione dell’editore. Le opinioni espresse dagli autori e dai redattori non impegnano la Direzione della rivista. Stampa: Litosei Srl Via Rossini, 10 - 40067 Rastignano (Bo) info@litosei.com Autorizzazione Tribunale di Milano n. 607 del 21 settembre 2005. ISSN 1970-9250 Distribuzione in libreria: JOO Distribuzione Via F. Argelati, 35 - 20143 Milano Sole agent for distribution outside Italy AIE Agenzia Italiana di Esportazione Spa Via A. Manzoni, 12 - 20089 Rozzano (Mi) www.aie-mag.com n. 1 fascicolo Euro 9,00 (solo Italia) n. 1 fascicolo arretrato Euro 14,00 (solo Italia) abbonamento annuo in Italia Euro 32,00 abbonamento annuo all’estero / yearly subscription abroad by ordinary Mail Euro 64,00 abbonamento annuo all’estero via aerea/ yearly subscription abroad by Air Mail Euro 88,00

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INSERZIONISTI / ADVERTISERS AntonioLupi Antrax Barausse Bensen Brummel cucine Casalgrande Padana Civic Ferri Mobili Gaber Gruppo Cimbali light+building Frankfurt I Dogi Inglas Vetri Jove Next Maison&Objet Paris Martinelli Luce Martini Mobili Pellini Sampietro 1927 Sk1n Vaselli Spirito Pietra Vetreria Resanese Voltolina

11 13 17 27 6-7 15 77 115 21 14 29 II Cover 28 102 118 26 19 24 - 25 8-9 116 III Cover 23 85 IV Cover

Nel contattare le aziende inserzioniste, Vi ringraziamo per citare IQD Inside Quality Design come fonte. Per informazioni su altre aziende menzionate in questo fascicolo potete rivolgervi alla casa editrice. When contacting the advertising companies, we thank you in advance for citing IQD Inside Quality Design as source. For information on other companies mentioned in this issue you can apply to the publisher.




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