NATALE DUEMILAUNDICI Un piccolo regalo per ricordare un grande viaggio ad una grandissima SDM, con affett(ato) ed insaccato, Merri crismas SDM #2
WHAT S IN ? TAKE A CLOSER LOOK. .
28/07/2011
29/07/2011
30/07/2011
31/07/2011
1/08/2011
2/08/2011
3/08/2011
4/08/2011
DAY: FIRST DAY: SECOND DAY: THIRD DAY: FOURTH DAY: FIFTH DAY: SIXTH DAY: SEVENTH DAY: EIGHTH
_Ho le unghie così mangiate e doloranti (e le spalle pure) che non riesco neanche a scrivere _Tratto autostradale Santhià-Novara chiuso per lavori: OH CAZZO!! Il papà di Elena spinge sull’acceleratore, noi sudiamo e incrociamo le dita, e alle 6.15 arriviamo a Linate. La tipa del check-in ci insulta perchè stanno per chiudere il gate e Elena non si trova perchè è andata a far imballare lo zaino. Alla fine viene recuperata e possiamo metterci in coda, anzi possiamo scavalcarla. Alla fine, ecco l’aereo!
DAY: FIRST
A. K . A . " THE ANSIA! "
28/07/11_Thursday
Dopo un breve scalo a Madrid in cui Elena e Ire si sono liquefatte in bagno e Ire è stata broccolata da un NIGGAH (che le ha detto che è bellissima), possiamo ripartire per il viaggio aereo INTERMINABILE! Scopro con piacere di non aver caricato nessuna canzone sull’iPod, quindi non mi resta che dormire e mangiare le sbobbe (...) che periodicamente ci vengono somministrate dalle racchie iberiche anche dette hostess. Alla fine riusciamo a scorgere uno skyline piuttosto noto, e l’eccitazione prende il sopravvento! Passiamo tutti i controlli, soccombendo alla bella e rude presenza del signor Imperiale che ci dà il suo caloroso e simpatico statunitense benvenuto.
COLOR:
blue (sky, we saw it most of the day)
WORDS:
God, the plane!
BODY-CONDITION:
close to death
Saltiamo sul nostro primo CAB giallo (stupendoci molto del fatto che gli yankees siano ordinati e rigorosi persino nella fila per il taxi), un altro niggah che non fa che scraciare e non è per niente di compagnia. Per fortuna non fa storie quando NON gli lasciamo la mancia che si aspetta. Finalmente giungiamo in hotel, ad accoglierci c’è una donna piuttosto esaltata. L’albergo è piccolo, ma molto carino anche se ci imbattiamo subito in un piccolo problema: manca il letto! La signorina ci rassicura dicendoci: «I send you another bed, right away!» E così fa, oddio. Per cena ci dirigiamo in un locale vicino all’hotel, in cui ci serve un amabile e attraente fanciullo che si premura delle nostre condizioni psicofisiche e ci nutre con dei pezzi di pollo che ci brasano la gola. Elena torna a dormire presto, mentre io e Ire, anche se quasi non ci reggiamo in piedi, decidiamo di essere impavide e facciamo ancora in giro in Times Square che è proprio qua vicino. Rimaniamo accecate dalle luci e dai colori, nessuna foto può rendere l’idea della maestosità di questo posto. I negozi sono quasi tutti aperti, e ne individuiamo già alcuni possibili luoghi di ahopping. Ire si fa abbordare da un altro niggah che rimane sconcertato dal suo splendore ci dà il cinque, così possiamo andare a dormire felici.
STUFF TO REMEMBER:
do ALWAYS leave a tip, exspecially to big, fat, black and noisy taxi-drivers
MILES:
4018.49 mi/6468.73 km
First and dark view of the great Rockefeller center
-IL ROCKFELLER CENTER, COME DA NOI CONOSCIUTO, SI CHIAMA IN REALTA ROCKEFELLER CENTER, E LA "E" SI DEVE DIRE.
White limo in Times Square _ Our first meeting with the american cuisine (buffalo wings, very very hot!)
-TANTO QUANTO LA "H" IN MANHATTAN.
La mattinata si apre all’insegna dell’ansia (di nuovo!): non si trova più la chiave della camera, e questo ci fa essere in ritardo con la tabella di marcia. Alla fine ci dirigiamo in un curioso locale per la colazione, in cui le commesse non sembrano capire nulla e tutto il cibo è pronto per essere afferrato e non pagato. Riescono a rifilarci il classico bibitone, seppur non richiesto, infatti non abbiamo nemmeno il coraggio di assaggiarlo. Da turiste giapponesi quali siamo, decidiamo che la nostra prima tappa sarà la Statua della Libertà, un bel giro in traghetto con partenza da Battery Park (più precisamente la biglietteria è situata a Castle Clinton). Per giungere a destinazione prendiamo per la prima volta la Subway: proprio come in The Warriors, è tutta di mattoni, inferriate e
DAY: SECOND
caldo torrido (per poi passare ai -200 °C dei vagoni). Dopo una coda piuttosto interminabile sotto il
A. K . A . " THE STATUE! "
sole cocente, arriviamo finalmente sul ferryboat,
29/07/11_Friday (come il locale)
che ci porta lungo la foce dell’Hudson fino a Liberty Island. La giornata è caratterizzata da una cappa di calore impenetrabile che ci ostacola la visione nitida dello skyline di Manhattan, che
COLOR:
grey (as Meredith and the sky)
WORDS: bibitone
BODY-CONDITION:
happy but rainy
però si erge comunque così imponente da far ve-
Comincia a diluviare, quindi optiamo per tornare
nire mal di testa. Finalmente ci avviciniamo alla
in hotel (un piacevole incontro con una pantega-
statua, un po’ emozionate al vederla dal vivo, e ci
na nella subway!). Dopo lunghe peripezie per la
lanciamo contro il parapetto del battello per fare
scelta del locale per la cena, optiamo per Friday’s,
più foto possibile. Scendiamo sull’isola per sentirci
a Broadway. Ovviamente ci viene rifilato del pol-
ancora un po’ “liberty”, e godiamo da lontano del
lo, questa volta non barbecue ma inzuppato nel
panorama dei grattacieli, a cui mancano ovvia-
Jack Daniel’s. Dopo cena Elena torna in hotel, io
mente le twin towers (che però sono presenti in
e Ire continuiamo il giro per Broadway, ma i ne-
tutte le segnalazioni, che cosa orrida!).
gozi sono quasi tutti chiusi (a parte quelli orridi
Ci rimettiamo in coda (infinita) per risalire sul
di souvenirs), per cui verso l’una torniamo anche
ferryboat che ci porta a Ellis Island, dove faccia-
noi a dormire.
mo un lungo giro nel museo dell’immigrazione. Alla fine proviamo anche noi con la classica ricerca dell’antenato emigrato, ma con scarso successo. Ripreso il battello, scendiamo al Batterty Park: ci sono un sacco di bambini che si divertono a giocare nelle fontane a spruzzi e un gruppo di ragazzi che ci offrono uno spettacolino di break dance. Ci dirigiamo verso Ground Zero, superando la Trinity Church. Arriviamo sul posto, che però è completamente occultato dalle barriere dei lavori in corso. Cerchiamo invano un ingresso, ma tutto ciò che vediamo è la base di una delle torri rimasta in piedi e il nuovo edificio in costruzione.
STUFF TO REMEMBER:
NYC subway is just like in the movies: dirty, hot, creepy and full of rats
MILES:
5,8 mi/9,3 km
Three chicks and their friend Lib
-VISITARE UN ATTRAZIONE NEGLI USA E COME FARE OGNI VOLTA UN ITER AEROPORTUALE PER I VARI METALDETECTOR
Naughty seagull _ Manhattan skyline, damned mist!
-OGNI BIBITONE E BELLO A MAMMA SUA
Manhattan skyline and statue cruise ferryboat
-LA SUBWAY, CON I SUOI SESSANTACINQUEGRADICENTIGRADI, LE SUE PANTEGANE E LA SUA INTROVABILITA. .
. . E LA COSA PEGGIORE DI TUTTA NEW YORK CITY.
Finalmente riusciamo a svegliarci presto, quindi alle 8,30 siamo già a fare colazione, oggi da “Au bon pain”, che è una specie di panetteria caratterizzata da insegne enormi e gialle. Ci sono un sacco di cose buone da mangiare (ad eccezione di un cupcake, che seppur molto invitante si rivela un abominio al cioccolato). Ci mettiamo in marcia verso ciò che non abbiamo visto ieri, ossia Wall Street e il Woolworth building. Per qualche misteriosa ragione invece ci perdiamo il famoso “toro”. Wall Street è una via piccolina e scura, quindi ci dirigiamo verso il ponte di Brooklyn. Con sommo disappunto notiamo che in parte è impacchettato e quindi molto poco visibile. Proseguiamo per lo stesso quartiere e ci ritroviamo al Seaport, una zona molto caratteristica con dei velieri attraccati e molte bancarelle (ci fermiamo a comprare
DAY: THIRD
dell’anguria per dissetarci un po’). Decidiamo di entrare da Abercrombie per godere della piacevole nudità dei modelli, ma per nostro dispiacere
A. K . A . " THE ITALIANO! "
la nostra brama non viene appagata, i commessi sono tutti pudici e vestiti.
30/07/11_Saturday
Torniamo al City Hall e ci sediamo un po’ nel parco, dove Elena socializza con i barboni e ingozza gli scoiattoli, La tappa successiva è Chinatown e
COLOR:
WORDS:
violet (as New York University)
bibitone
BODY-CONDITION:
leg hurt, but we’re excited
la sua commercialissima via Mott Street. Sembra
Greenwich Village. La prima tappa è quella obbli-
di entrare in un altro mondo, fatto di insegne co-
gata del restroom, quindi mi addentro in una gri-
lorate e ideogrammi di vario genere. Qui tutto è
glieria tipica e scopro che la commessa non ha la
cinese e ci sentiamo ancora più straniere.
minima idea di cosa sia l’acqua gasata....[continua]
Superata Chinatown ci addentriamo in Little Italy, più precisamente Mulberry Street. Qui la situazione è opposta: tutto è tricolore, l’italianità è considerata esotica, anche se abbiamo la sensazione che nessuno di questi negozianti e ristoratori abbia un microgallone di sangue italiano. Alla ricerca di un posto con qualche cibo commestibile, seguiamo le indicazioni della nostra guida e arriviamo in un locale che però ci dà un tempo di attesa di mezz’ora. Desistiamo e torniamo da Nino’s, un ristorante ovviamente italiano, ma che di italiano ha ben poco. Io mi butto su una pasta al ragù abbastanza buona, Ire ed Elena su una pizza dall’aspetto poco rassicurante. Dopo pranzo è la volta del giro per negozi a Soho. Io e Ire ci fiondiamo speranzose su quello della Volcom, che però si rivela piuttosto deludente. Dopo un po’ di shopping (concluso però a mani vuote) entriamo da Prada. Elena vorrebbe svaligiare il negozio, ma usciamo tutte con disappunto. Visto che abbiamo ancora un po’ di tempo, decidiamo di non tornare a casa ma di dirigerci al
STUFF TO REMEMBER:
save the planet, save the cheerleader!
MILES:
3,9 mi/6,2 km
[segue]...Cominciamo a vedere le bandiere viola
si aggiunge un gruppo di cheerleader bagasce,
della NYU e sostiamo a Washinghton Park, una
mentre dietro di noi si tiene una danza asiatica
piazza caratterizzata da un arco di trionfo e una
di qualche tipo, eseguita da figuranti in costume.
fontana rotonda in cui i bambini (e i grandi) giocano e fanno il bagno. Ci uniamo a loro, puccian-
Siccome siamo stanchissime ci dirigiamo in hotel.
doci per trovare un po’ di refrigerio. Ai bambini
La tappa per la cena è l’Hard Rock Cafè di Times
It is quite clear: not standing anytime...close to the USA!
-TUTTI SONO GENTILI E SI INTERESSANO DI COME STAI. .
Square, ma l’attesa per il cibo (segnalata da un
Dopo cena shopping a Times Square, con tappe
cartellone luminoso con la line-up che sembra non
degne di nota al Disney Store e al M&M’s store
finire mai e in cui siamo indicate come Brono) è
(estremamente godurioso), con transito all’im-
lunghissima, per cui inganniamo il tempo con lo
mancabile negozio di souvenir. Dopo aver dila-
shopping al piano superiore. La steak (finalmen-
pidato definitivamente i nostri averi, andiamo a
te) è buona, ma il conto è salato.
dormire per contenere i danni.
. . M A SOLO PER OTTENERE UNA GRATUITY PIU ALTA.
Chinese dance_Washington square park_Irene taking a shower
-IL MITO DELLE AMERICANE GRASSE E DAVVERO UN MITO. .
Yellow cabs at night
. . P ERCHE LE TIPE ALTE, BIONDE E MAGRE SONO MOLTO PIU FREQUENTI.
La giornata inizia presto: per la colazione scegliamo un posto a Broadway chiamato “Delicatessen”, e poi ci dirigiamo velocemente verso l’Empire State Building. Il nostro amico City Pass ci permette di evitare le code, e in poco tempo stiamo svettando nel cielo di Manhattan. Ire ha baccagliato l’ennesimo niggah, questa volta l’usciere, un ragazzo piuttosto fico che le ha chiesto di uscire (giustamente, faceva l’usciere...) Dall’Empire la vista è stupenda, siamo davvero in alto e passiamo più di mezz’ora a scattare fotografie. Io litigo un po’ con il 18-200 che si rifiuta di mettere a fuoco i grattacieli, mentre il buon grandangolo fa il suo lavoro. Quando scendiamo non possiamo fare a meno di visitare l’ennesimo negozio di souvenirs, che però si rivela piuttosto conveniente. Ci dirigiamo finalmente verso il MOMA. Io non aspetto altro! È piuttosto vicino all’hotel e le sue insegne si fanno immediatamente riconoscere. Il MOMA ci offre alcuni dei capolavori che eravamo
DAY: FOURTH A. K . A . " THE DOLORE! " 31/07/11_Sunday
COLOR:
red (as the back of our feet)
WORDS:
abituate a vedere solo nei libri, tra cui “La notte stellata” di Van Gogh (bellissima!), “Les damoiselles d’Avignon” di Picasso e “La danza” di Matisse. Il design store ci permette di comprare alcuni simpatici souvenirs, mentre io mi innamoro di una borsa che però costa la bellezza di 200 dollaroni.
do it niggah
BODY-CONDITION:
tear apart
Elena ha una grande, grandissima voglia di fare
apprezzando il lusso di queste abitazioni. Una
la cacca, e il pranzo al MOMA a base di salmone
volta ritornate sulla 5th rientriamo in un nego-
e farro non ha placato la sua brama. Quindi opta
zietto di elettronica, in cui i due commessi ci in-
per tornare in albergoe farcirne il cesso, mentre io
trattengono: uno baccaglia Ire (tanto per cambia-
e Ire, da brave viaggiatrici, continuiamo la nostra
re), l’altro è felice del fatto che io faccia grafica
esplorazione.
come suo figlio Colin Jr. e gli telefona per darmi
Ci incamminiamo lungo la 5th Street e facciamo
l’indirizzo del suo blog. [continua...]
tappa all’ennesimo negozietto (bastaaaaa) e giungiamo fino alla Public Library, piuttosto imponente direi. Qui facciamo un giro nei bugigattoli che vendono prodotti di elettronica alla ricerca di qualche vantaggiosa offerta, ma purtroppo non la troviamo. Veniamo fermate da una coppia di burini che mi chiedono info sull’acquisto di una Nikon. Continuiamo il nostro cammino, ed ecco il Chrysler building, piuttosto amazing oserei dire. Entriamo poi alla Grand Central Station, convinte di poter ricevere info sul viaggio a Washington o Philadelphia, ma un simpatico viaggiatore ci consiglia di recarci alla Penn Station. Pur non avendo avuto le informazioni desiderate, rimaniamo compiaciute per aver potuto vedere con i nostri occhi questa stazione, che è un edificio bellissimo con la volta a botte stellata (come ci fa notare il signore, “it’s a nice station, but not the right one!” Risaliamo la città attraversando Park Avenue e
STUFF TO REMEMBER:
the only stores of electronics are creepy bunkers managed by strange indians
MILES:
5,5 mi/8,8 km
Manhattan from above the sky is quite astonishing!
-I NERI SONO INCOMPRENSIBILI, MA IO VOGLIO SPOSARE UN NIGGAH COP. .
. . A NCHE SE IRE SE LI BROCCOLA TUTTI QUINDI NON HO NESSUNA POSSIBILITA.
Yellow is everywhere!
-NON ESISTONO NEGOZI DI ELETTRONICA, MA SOLO OSCURI COVI DI RICETTATORI
Finalmente possiamo dare tregua alle nostre po-
tutti gli edifici che spesso di giorno possono ap-
vere estremità e rientriamo in hotel, in cui ce-
parire austeri di notte sono quasi magici. Starei
niamo con schifezze raccattate al supermercato
lì ore appoggiata sul parapetto a fare foto, ma la
per far respirare il povero portafoglio almeno per
guardia ci caccia giù perchè deve chiudere.
una sera. Dopo cena siamo distrutte, ma ci armiamo di buona volontà e decidiamo comunque di salire sul Top of The Rock come programmato. Purtroppo ci viene comunicato che l’attesa sarà di più di un’ora, quindi torniamo in albergo per risvaccarci. Giunta l’ora scendiamo e prendiamo l’ascensore-razzo che ci porta in cima, dopo essere state derise da una guardia burlona perchè non capivamo di doverci mettere in fila per due. La vista è mozzafiato: la città è tutta luccicante,
Just like the star spangled banner
-A NEW YORK PERDERSI E IMPOSSIBILE
Non ci resta che tornare in hotel, con i piedi un po’ più consumati, ma gli occhi molto più brillanti.
Grand central station
-TUTTI SONO GENTILI E SI FERMANO PER STRADA AD AIUTARTI QUANDO SEI IN DIFFICOLTA
-TUTTO E GRANDE E SI SVILUPPA IN ALTEZZA
Sunset at Times Square
-NEGLI USA IL PIATTO TIPICO NON SONO I CANI CALDI, MA I VOLATILI FRITTI
Signals _ From the Rockefeller center
-LO SNAPPLE IS MADE OF THE BESTI STUFF ON EARTH
Dimenticavo, prima ci eravamo fermate per una breve sosta alla casa natale di Roosevelt e al Gramercy Park, in cui Ire ed Elena hanno socializzato con dei quadrupedi. Accanto al Flatiron Building c’è Madison Square Park, e una volta oltrepassato entriamo in un piccolo centro commerciale, in cui Ire non manca di indagare sui prezzi degli iPhone, che da brava figlia del consumismo ha de-
DAY: FIFTH
ciso di comprare. Breve sosta frutta-bagno in un’orrenda bettola, e ripartiamo alla volta del Post-Office, un edificio grandissimo in cui le due donzelle comprano
A. K . A . " THE GREAT HOT! "
dei francobolli. Entriamo nella Penn Station, e
01/08/11_Monday
dopo una lunga coda facciamo i biglietti per Philadephia. Alla biglietteria c’è una black bagascia che ci tratta con sufficienza.
Colazione in un posto molto carino proprio accan-
Fa un caldo infernale, quindi ne approfittiamo per
to a quello dell’altro giorno, ci serve un camerie-
entrare da Macy*s, il grande magazzino più gran-
re brasiliano piuttosto prestante, e ci abbuffiamo
de del mondo. E in effetti è davvero grande! Non
con pane, briosches e marmellata.
molto lussuoso però, i nove piano sono occupati
Prendiamo la metro fino ad Herald Square e at-
perlopiù da vestiario per signora, non molto gio-
traversiamo un variopinto mercatino di frutta e
vanile. Elena comunque si compra i Levi’s a poco
verdure. Esploriamo il quartiere e ci troviamo
prezzo, così come aveva fatto Ire a Soho.
davanti al Flatiron Building, che ha davvero la
È già piuttosto tardi, ma soprattutto la tempe-
forma di un ferro da stiro ed è molto imponente.
ratura ci dà la sensazione di essere in una bolla
COLOR:
orange (like the juice we drank all day!)
WORDS: BODY-CONDITION: sweat
sweaty
infernale, quindi ci avviamo dalle nostre parti facendo un giro al Rockefeller Center. Dopodichè risaliamo, e ci addentriamo nello store della NBC, in cui facciamo incetta di caramelle (yummi!). Ceniamo di nuovo in hotel, con gli avanzi della sera prima un pochino rimpinguati. Dopo cena Elena va a dormire, mentre io e Ire andiamo al cinema: una multisala abnorme vicino a Times Square, in cui capiamo che qui è davvero tutto sovradimensionato. Gli americani sono tutti fiscali, ci controllano l’identità persino prima di farci mettere il piede in sala (anche se il tipo di turno ha molte perplessità con quella di Ire, non capisce che deve aprirla e continua invano a rigirarsela fra le mani cercando una foto)! Il film scelto è “Friends with benefits”, e già il titolo dice tutto: il protagonista è Giustino Timberlago in versione super-tartarugato e lecca-passere (cosa che ha fatto per tutto il film!). La proiezione si rivela piuttosto esilarante, anche coadiuvata dalla chiassosità degli spettatori americani. La serata si conclude salendo sugli spalti di Times Square, su cui oltre che venire accecate dai soliti neon luminosi che illuminano la piazza a giorno, facciamo ancora qualche foto da una prospettiva un po’ più sopraelevata.
STUFF TO REMEMBER:
at Macy*s, higher flat means lowest escalator quality
MILES:
3,2 mi/6,2 km
The awesome Flatiron Building!
-I MARSHMALLOW AMERICANI FANNO DAVVERO SCHIFO. .
Typical stupid girls _ Gallons
-MA LE CAKE POPS SONO BUONE!
“La piazza del tempo”
-I LEVI S COSTANO POCO!
-LA LIQUIRIZIA E ROSSA
DAY: SIXTH
Per colazione siamo molto monotone: optiamo per il posto del giorno precedente e soprattutto per il suo baker’s basket. La giornata si preannuncia faticosa, una lunga scarpinata per Central Park.
A. K . A . " THE CROWD! "
Con la metro ci avviamo al limitare del parco, che
02/08/11_Tuesday
è più che altro un intricatissimo bosco costellato di laghetti. Ci troviamo quasi subito davanti a Strawberry Fields, l’area che Yoko Ono ha dedicato al marito perchè è proprio il punto in cui è stato ucciso (pare). Proseguiamo il camino, e incontriamo dei turisti italiani che fanno apprezzamenti sulla mia gonna! Fa un caldo tremendo, per fortuna gli alberi fanno ombra ai sentieri dandoci un po’ di refrigerio. Fa quasi impressione vedere i grattacieli di Manhattan stagliarsi oltre la fitta boscaglia! Ci sentiamo tutte un po’ le Giselle alla ricerca del nostro Derek, e ne imitiamo le leggiadre movenze. Incontriamo lo Swedish Cottage, ma non ci fermiamo, tiriamo dritto finchè ci troviamo in un enorme prato verde semisferico, che è un notevole stacco da tutta la verdura circostante. Saliamo per Belvedere’s Castle, che è davvero la riproduzione di un castello con ampia vista su Central Park. Io ho un disperato bisogno di anda-
COLOR:
green (as all C.P. vegetables)
WORDS: V.I.P.
BODY-CONDITION:
sw
re in bagno, per sentire meno la necessità ci ap-
non è che Elisa Toffoli! Elisa???! Ma noi dobbia-
pollaiamo un po’ su un muretto del castello prima
mo ritrovarci a New York per incontrare un vip
di riprendere il cammino.
italiano?! Anche la signora francese che mi chiede
Central Park non è così facile da girare; a dif-
informazioni sull’identità della suddetta persona
ferenza del resto della città, le strade non sono
mi sembra piuttosto delusa.
perpendicolari fra loro, e quindi orientarsi è un po’ più complicato. Finalmente arriviamo nella famosa piazza rotonda del parco, con una grande fontana al centro e un mimo ad imitarne la statua. L’acqua è cosparsa di ninfee, e mi fermo un attimo a fotografarle. Finalmente vediamo all’orizzonte una restroom, e mi ci fiondo. All’uscita sembra proprio giunto il momento dell’incontro con un VIP, cosa che desideravamo (Ire soprattutto) da quando siamo arrivate. Con sommo disappunto notiamo però che la very important person in questione altri
Elena si rifocilla comprando un cane, e la tappa successiva è il romantico ponticello degli innamorati sotto il quale transitano imbarcazioni a remi governate da sospetti e bizzarri personaggi. Finalmente arriviamo alla famosa statua di Alice e del Cappellaio Matto: come previsto è invasa da passanti desiderosi di farsi fotografare a cavalcioni della statua, e da moltissimi bambini (ad essere precisi un gruppo di un centro estivo, che dopo le foto si dedica all’arte del gessetto). Degno di nota il nostro incontro con Peyton Sawyer e con il suo amabilissimo compagno di scena direttamente da White Collar, che ha rallegrato i nostri cuori e scaldato le nostre bagiane. Decidiamo di uscire momentaneamente dal parco per dirigerci verso la via dei musei. Ce ne sono davvero moltissimi, ma siccome io insisto da giorni ci fermiamo al Guggenheim. [continua...]
STUFF TO REMEMBER:
it’s very likely to meet a VIP in the green lung
MILES:
9,6 mi/15 km
Proprio come immaginavo, l’edificio è spettaco-
Ed ecco che subentra una malsana idea, forse la
lare, un’immensa spirale bianca che occupa tutto
peggiore di tutta la vacanza: riprendere la metro
l’isolato. Entro per fare ancora qualche foto (ab-
e andare finalmente a vedere il toro al Bowling
biamo deciso di non fermarci a visitarlo) e litigo
Green che ci eravamo perse i primi giorni. In me-
con l’ennesima black guard che non mi lascia en-
tropolitana (=forno crematorio) aspettiamo per
trare finchè non gli mostro il contenuto del mio
più di mezz’ora, ma invano: la metro non sembra
zaino.
dare segni di vita, e la voce angla ci conferma che
Il caldo ci sta prosciugando ogni residuo vitale,
la suddetta non ha nessuna intenzione di venire
ma facciamo uno sforzo e tiriamo avanti fino al
a caricarci. Proviamo a cambiare stazione e linea
Metropolitan (prima però obbligatoria tappa ces-
della metro, sperando di essere un po’ più fortu-
so, questa volta nel parco giochi per i frustratissi-
nate: come prima cosa sbagliamo direzione e sia-
mi bambini dell’Upper East Side adiacente al mu-
mo costrette a uscire, ma il dispositivo di sicurez-
seo). Il MET è qualcosa di enorme, sicuramente
za non ci permette di rientrare prima di un quarto
al di fuori delle nostre aspettative. Una grande
d’ora. Sconsolate, entriamo da Bloomingsdale, un
scalinata centrale conduce alle varie gallerie, e
grande magazzino super chic, per rinfrescarci e
noi ne scegliamo alcune perchè visitare l’intero
andare in bagno. Inganniamo l’attesa ascoltando
museo in poco tempo è davvero impossibile. Ci
la conversazione telefonica di una giapponese sui
addentriamo nella visita, partendo dall’arte egizia
suoi problemi amorosi. Comunque, anche nella
passando per quella medievale e contemporanea
seconda stazione non sembrano esserci tracce
(tra cui il celebre autoritratto di Van Gogh e gli
della linea che serve a noi, Gli altri passeggeri non
Iris).
ci danno indicazioni utili, dicendoci di andare pri-
Usciamo dal museo e decidiamo di riprendere la metro per tornare nella parte bassa di Central Park per perlustrare la zona che non avevamo visto al mattino. I piedi sono più doloranti che mai, ma ce ne freghiamo e zig-zaghiamo ancora un po’ tra le persone sdraiate al sole. Scorgiamo da lontano il super lussuoso hotel Plaza, e dietro di esso finalmente l’Apple Store (purtroppo impacchettato)! Ire finalmente può decidere se coronare o
ma upstairs, poi downstairs, di qua, di là. Alla fine optiamo per scendere, ma sotto ci attende il vero inferno: THE CROWD! Un formicaio di persone strette su una banchina troppo stretta, con donnine che periodicamente urlano “Rush hour! Come on, move!”. È troppo, i 60°C ci sovrastano e decidiamo di zompare sul primo treno che ci avrebbe riportate in hotel, lasciando fottere il toro e le sue palle portafortuna.
meno il suo sogno (e quello di suo padre) di com-
Per cena afferriamo un trancio di pizza e due
prare una mela nella Grande Mela, ma i prezzi
Cake Pop’s, ceniamo accompagnate da una deli-
che ci sparano (649$ a morso!) ci siedono per ter-
ziosa trasmissione sulle morti causate da squali, e
ra e ci impongono di levare le tende a mani vuote.
alle 9.30 cadiamo in una catalessi profonda.
-MAI PRENDERE LA METRO NELL ORA DI PUNTA: POTREBBE RIVELARSI FATALE
Italians that take photographs of other italians
-LA TAGLIA "M" AMERICANA E PER PERSONE GRASSE
Central reflections_Where’s Derek?
-IN REALTA CENTRAL PARK E UNA SELVA INESTRICABILE
Our VIPs!_Guggenheim
-"I FRUSTRATISSIMI BAMBINI DELL UPPER EAST SIDE CON LA LORO FAT AND BLACK NANNY
Il penultimo giorno è anche quello della trasferta alla volta di Philadelphia. Ci alziamo di buon mattino, come al solito, e ci dirigiamo verso la beneamata Penn Station, in cui aspettiamo il nostro treno dell’Amtrak. Come sono fiscali gli americani! Ci chiedono il biglietto persino per sederci in sala d’attesa, e la carta d’identità per accedere al binario. Il treno è già lì che ci aspetta, proprio come quelli italiani (sì sì...). L’interno somiglia un po’ ai Frecciarossa è piuttosto figo anche se siamo nella coach class, e la temperatura è a dir poco POLARE! Con il treno abbiamo modo di vedere una parte d’america al di fuori della Big Apple, ed è proprio come nei film: casette piccole, aguzze, variopinte e ovviamente prefabbricate. Ire sostiene che vengano costruite con il portabandiera già montato. Finalmente ci avviamo nell’amichevole Philly, do ve un altrettanto amichevole vecchio chiarisce le nostre perplessità circa l’orientamento. Come da lui suggerito, prendiamo il free train (o per meglio dire, F R E E T R A I N, scandendo bene come faceva lui), che ci conduce nei pressi del centro
DAY: SEVENTH A. K . A . " THE FOUNDING FATHERS! "
storico. Sul treno veniamo gentilmente invitate a rispettare la quiete del mezzo, e uno strillone (ipertecnologico) urla in ogni vagona la fermata successiva. Scendiamo nella coloratissima stazio-
03/08/11_Wednesday
COLOR:
red and blue (everywhere!)
WORDS:
indipendence
BODY-CONDITION:
wet
ne di Market Street, ma il tempo fuori non lo è
Alla fine, quasi per caso, ci ritroviamo su Elfreth’s
altrettanto: nubi minacciose si stagliano all’oriz-
Alley, una via caratteristica in cui il tempo non
zonte. Sbagliamo strada e ci ritroviamo davant
sembra essere passato: tutte le case sono come
al City Hall, che secondo le guide è l’edificio in
all’epoca dei Founding Fathers, e gli abitanti ne
marmo più alto del mondo, con di fronte il tempio
mantengono viva la tradizione. Purtroppo comin-
massonico: ha un che di inquietante.
cia a diluviare, e dobbiamo per forza di cose porre
Torniamo indietro verso la “zona dell’indipendenza”: in questa città tutto è un inno alla nazione
fine alla nostra visita perchè siamo sprovviste di ombrello.
americana e alla sua lotta per l’indipendenza.
Ritorniamo al visitor’s center in cui Elena compra
Ovunque sventola la star spangles banner, c’è ad-
uno chicchissimo soprabito-sacco dell’immondizia
dirittura un fabbricante di bandiere! Attorno a un
trasparente, e io e Ire ci arrabattiamo come pos-
grande prato verde si stagliano diversi edifici, il
siamo per coprirci un po’. Di cornicione in corni-
più importante è l’Indipendence Hall, il vecchio
cione arriviamo in stazione, con un largo antici-
municipio della città, che però è impacchettato.
po che ci permette di assaporare la bontà delle
Questa città è intrisa di storia: ogni edificio è “il
Donkin ‘ Donuts e dar fondo alla nostra scorta di
più vecchio della nazione”. Entriamo a vedere la
monetine.
Liberty Bell, la storica campana simbolo della rivoluzione americana, con la sua leggendaria e inspiegabile crepa.
A New York continua a diluviare, quindi optiamo per mangiare fuori e tornare in hotel per fare le valigie. La ricerca del locale si rivela piuttosto
Facciamo molta fatica ad orientarci: la cartina
difficoltosa, e dopo quasi un’ora di giri a vuoto
che ci ha dato il vecchio in stazione non è molto
decidiamo di ficcarci da Mc Donald’s per sfug-
illuminante, per cui decidiamo di entrare nel visi-
gire all’acqua. Degno di nota il fatto che io abbia
tors center (è più grande delle cose da visitare).
deciso di sfamarmi con un Big Mac...penso che
Sosta per mangiare qualche magra porcata, e ci
entrerà negli annali!
rimettiamo in cammino, sulle orme di Benjamin Franklin che è una sorta di simbolo della città.
STUFF TO REMEMBER:
in the Usa, every little piece of crap can become a touristic attraction.
MILES:
110 mi/177 km
XOXO
-SEE SOMETHING, SAY SOMETHING!
Mormons are t h e r e_ Liberty bell and liberty guard
-LE DONKIN DONUTS SONO COSA BUNA E GIUSTA
New town_One of the many
-LE BANDIERE SONO OVUNQUE
Banner’s house
-SUI TRENI LE FERMATE SONO ANNUNCIATE CON UN URLO DA PARTE DEL BIGLIETTAIO
DAY: EIGHTH A. K . A . " THE DEPARTURE! " 04/08/11_Thursday
Oggi è un giorno molto triste: è arrivato il mo-
sta volta lo troviamo: l’ingresso costa però 15$,
mento di lasciare NY dopo 7 giorni e tornarsene
quindi decidiamo di lasciar perdere.
a casa. Elena un po’ di voglia di tornare ce l’ha,
Prendiamo di nuovo la metro, e dopo innume-
mentre io e Ire siamo molto afflitte e ci trasferi-
revoli fermate arriviamo davanti alla Columbia
remmo qui
University: è un edificio pazzesco! Forma quasi
Per la colazione rimaniamo affezionate al nostro solito posto, dopotutto bisogna salutarlo a dovere! Abbiamo deciso di sfruttare tutta la giornata, e quindi la prima obbligatoria tappa è il toro del Bowling Green con una fugace toccatina alle sue palle. Tentiamo poi ancora una volta di tornare a Ground Zero e cercare il 9/11 Memorial, e que-
un quartiere a sè stante, con tutti i suoi mille dipartimenti. Seguiamo la mandria di curiosi (come noi) e superiamo il colonnato della biblioteca per fare un giro anche all’interno e recuperare qualche opuscolo: ci sentiamo anche noi delle studentesse che stanno per preparare la domanda di ammissione (see...magari). Ire ci delizia con i suoi aneddoti Gossip-girliani, mentre ci incamminiamo alla volta di Times Square Il pomeriggio è dedicato allo shopping, dopo una sosta in una bettola per brucare qualche vegetale. Ho l’illusione e speranza che la promettende vetrina di un bugigattolo di elettronica dica il vero
COLOR:
yellow (like Tiffany’s gold!)
WORDS:
toilet at Tiffany's
BODY-CONDITION:
sad and tired
a proposito di un iPod Nano a 39$, ma come non
Ed è davvero un air train! Sembra quasi di essere
tarda a precisare il commesso: “It’s not a fake,
su una montagna russa che sorvola il quartiere
just not Apple!”. Ma baff...In compenso nel nego-
Queens. Il JFK invece sembra un mondo a parte,
zio della Billabong trovo finalmente la tanto ago-
con i suoi 9 terminal è più grande di Chivasso!
gnata borsa! Il nostro giro per negozi prosegue, entriamo nel famoso Forever21, che è enorme e stranissimo, ma senza comprare nulla. Per andare verso il Rockefeller Center transitiamo nella via dei gioiellieri, che è trafficatissima e a quanto pare anche un po’ malfamata (oltretutto tutti i negozi sono gestiti da ebrei con papalina e barbona).
_Penso che questo diario non proseguirà oltre, perchè le partenze (soprattutto questa) mi mettono tristezza, e siccome ora dovrei raccontare del viaggio di ritorno, mi ammutino e concludo qui :-( _Da qualche parte in cielo, 05/08/2011 h 20.06
Ci prendiamo un paio di cake pops (gnam, ma la scelta è ricaduta su di loro perchè ormai le nostre
_On air:
finanze ammontavano a circa 2$ ciascuna). Ci
Flightless birds, American mouth - Iron&Wine
spingiamo fino al fondo della 5th, facendo prima tappa da H&M e poi, udite udite, da Tiffany’s. Ire ha l’onore di fare una preziosa pisciata fra cotanta opulenza, che trasuda diamanti e aristocrazia. Fra tante signore facoltose ci sentiamo più bimbeminkia che mai, ma il personale non sembra curarsene e tutti ci chiamano ma’am. È ora di tornare a recuperare le nostre valigie in hotel e partire, che tristezza! Siamo un po’ preoccupate per il peso dei bagagli, soprattutto per la mia che è enorme e continua a incastrarsi nei tornelli della metro. Dopo un viaggio di mezz’ora tutto in piedi arriviamo alla Jamaica station, a prendere l’air train che con solo 5$ ci porta al JFK.
STUFF TO REMEMBER:
in the best jewellery in the world, you can feel comfortable even in “boyscout” suit
MILES:
12,3 mi/19,8 km
Our breakfast_Lingerie made in U.S.A.
-TI SEMBRA DI ESSERE RICCO APRENDO IL PORTAFOGLIO. .
Oh...two balls!_Ground zero
. . M A IN REALTA HAI SOLO UNA MAZZETTA DI BANCONOTE DA UN DOLLARO
To 19th street_The bronx!
-LE AMERICANE NON SI LAVANO LA PATATA. .
Hopes&dreams_ Tiffany’s jewels
. . G IUSTAMENTE, NON AVENDO IL BIDET!
-SICCOME NON SO PIU COSA SCRIVERE, E QUESTE DUE PAGINE SONO NECESSARIE. .
. . R IEMPIRO GLI SPAZI CON COSE A CASO. TANTI BACI.
THE END