Musicamutante

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LUGLIO 2011

NUMERO SPECIALE € 6.50 + XL (ITALY ONLY)

speciale VENDITA

netlabels

Gli ultimi negozi di dischi PRODUZIONE

free

Netlabels

ITUNES

Album da scaricare come file zip e licenze Creative Commons: è questo il futuro delle etichette discografiche?

Con l’avvento dei formati digitali il mercato dei supporti fisici ha subito una rapida discesa. Ma il vecchio vinile resiste

MUSICAMUTANTE AG RAGEBAND

WAV

IPOD

19 interviste e approfondimenti per raccontare il mondo musicale nell’era digitale

g

streamin

d u o l c ton he

mp3

creative com

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PROMOZIONE

Radio 105

FRUIZIONE

C’è chi diceva che con internet le radio sarebbero scomparse. Invece giocano ancora un ruolo fondamentale per la fama di un artista

Che senso ha portarsi sempre dietro la musica quando può essere lei a seguirti ed essere accessibile ovunque?

Music on the Cloud

HOM E

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aut CREAZIONE

The Ultramods La band americana che ha realizzato il primo album interamente con GarageBand per iPad, proclamando una nuova rivoluzione punk

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Lo stato delle cose (digitali)

I docenti conoscono poco gli studenti con i quali lavorano, per ruolo e per distanza. E loro (gli studenti) seguono per forza; più o meno convinti della compagnia (un periodo breve), eseguono ciò che “noi riteniamo” sia utile che facciano. I risultati arrivano sempre: più o meno interessanti o interessati, per loro e per noi. Quest'anno invertiamo la tendenza, ci siamo detti. Lasciamoli parlare e fare, accompagnandoli senza chiusure didattiche preconfezionate. Proviamo. Ci vuole però un tema comune, che riguardi tutti, e da vicino. Scegliamo così qualcosa di apparentemente semplice: il rapporto tra noi e il computer. Sembrerà banale; e lo è, da un certo punto di vista. Tutti ne parlano con gran soddisfazione, e soprattutto è un gran “fare”. Mai come oggi (e chissà domani) sembra proprio che questo strumento lavori nel profondo, accompagnando e scandendo le nostre vite. Per questo ci pare un argomento tanto legato all'abitudine che valga la pena farne tema di ricerca. Al di là dei satrapi che ne tessono solo e sempre lodi (vedi Wired), ovunque avvenga un cambiamento legato all'introduzione dei computer (cambiamento di ruoli, di attitudini e comportamenti), nel mondo alcuni ricercatori attenti lavorano sul campo (non “in vitro” ma nel quotidiano) per valutarne l'impatto. C'è chi si occupa degli effetti dei giochi in rete sul comportamento degli adolescenti, chi di quelli sugli scienziati che guidano una sonda su Marte. Un monitoraggio continuo (e il lavoro dell'equipe di Sherry Turkle all'M.I.T. rappresenta bene questa impresa) affianca la ricerca e tiene il passo con l'innovazione. Non si tratta di un atteggiamento antitecnologico, anzi; piuttosto di attenzione e cura. Ecco il perché del tema: far uscire, rende esplicite e consapevoli alcune pratiche quotidiane, che stanno per diventare falsamente “naturali”. Dall'inizio ci siamo convinti che gli studenti avrebbero apprezzato. Decidiamo di chiedere loro di rendere esplicite le sensazioni che accompagnano la loro vita “con il computer”. La nostra invece, di adulti professionisti, è stata scandita da un passaggio traumatico (una rottura del modo di produzione) perché veniamo, se abbiamo più di quarant'anni, da esperienze analogiche, neppure coadiuvate dal digitale, e abbiamo vissuto uno strappo forte tra il prima e il dopo. Naturalmente, come tutti (chi più, chi meno), abbiamo abbozzato o ne abbiamo fatto tesoro. Ma di questo gli studenti non sanno né sono tenuti a sapere. Ci vedono solo lenti e impacciati. Quindi la prima comunicazione da fare è raccontare di sé. Anche storie legate al prima: grafici senza computer, manualità, stili, autori; poi il passaggio: i grafici di mezzo, quelli “bitmap”. E chiedere: ma voi “integrati”, come ve la passate? Una mattinata in Facoltà e un incontro in forma di assemblea: l'impatto della domanda produce i suoi effetti. Si comincia balbettando, impossibile sentirsi pari. Qualcuno dice che non se ne può fare a meno (del computer), altri che è possibile “snobbarlo”, o spegnerlo. Tutti (o quasi) ammettono di sentirlo invasivo. Doveva

essere uno strumento di lavoro e studio ma è diventato altro: ricerca, gioco, amici, posta, chat, download, musica, cinema... E soldi, succhia i soldi. Qualcuno è infastidito. Perché mettere in piazza una storia così personale? Sembra che la domanda inauguri un rito: non è una confessione ma poco ci manca. Alla chiacchierata della mattina segue una nostra richiesta: mettete nero su bianco i vostri pensieri. Le risposte scritte della settimana successiva sono forti e chiare. Tutti identificano il computer con un “lui”, un soggetto (quasi) paritario; qualcuno addirittura gli ha dato un nome. Non proprio un'inversione soggetto-oggetto, ma poco ci manca. C'è chi se lo porta a letto (sic), lo lascia sempre acceso per sentirsi collegato. Tutti sono “nati con”, hanno cominciato alle elementari e, grazie a padri giovani, sono cresciuti con. C’è chi si incazza perché “lui” non fa quello che deve. Tutti hanno paura: di perdere dati, lavoro soprattutto. Qualcuno ha sofferto, come per un lutto. Altri chiedono uno strumento “solo” professionale, che non mischi troppe offerte e richieste di abilità. Ci sembra di aver aperto una diga! Il passo successivo è più pratico ma occuperà tutto il percorso del laboratorio: divisi in gruppi di lavoro, tutti si sono occupati dell’impatto del computer sui mestieri e sulla vita; di com’è vissuto il “vantaggio” digitale; un progetto comune fatto tramite molte interviste a persone scelte e a professionisti di vari settori. I campi d’indagine sono stati: musica, fotografia, tipografia, simulazione e trasparenza, ricerca, viaggio, giornalismo, identità, lettura, pirateria... Quest’idea di uscire e guardarsi intorno, incontrare persone, cercare di capire, restare anche delusi, ha fatto breccia. Più di cento interviste (lasciate com’erano, editate, parziali, gettate via) oggi sono raccolte in dieci pubblicazioni tematiche. Di cui adesso ne avete tra le mani una sola, parte del tutto. Sono diseguali ma converrebbe leggerle tutte. Per intuire lo stato delle cose e la nostra consapevolezza.

Mauro Panzeri PierAntonio Zanini Marco Moro

C1 1.LM / a.a. 2010-2011 Laboratorio di progettazione di artefatti e sistemi complessi Communication Design Scuola del Design - Politecnico di Milano


C1 1.LM a.a. 2010-2011 Laboratorio di progettazione di artefatti e sistemi complessi Communication Design Scuola del Design Politecnico di Milano

MUSICAMUTANTE

DIRETTORI RESPONSABILI Mauro Panzeri PierAntonio Zanini DIRETTORE EDITORIALE Marco Moro

luglio 2011

A cura di: Marco Bernardi Irene Murrau Alessandro Pomè

REDAZIONE Marco Bernardi Irene Murrau Alessandro Pomè ART DIRECTION Marco Bernardi Irene Murrau Alessandro Pomè

HANNO COLLABORATO Alberto Morelli Luca Gambacorta Francesco Scalise Filipp Aldovini Max Baffa Mauro Panzeri Valeria Baldan Massimo Bruno Fabio Freddi Ugo De Crescenzo Max Sparber Maurizio Carucci Domenico De Biasio Gianni Sibilla Giuseppe Marmina Marco Genovese Riccardo Fumagalli Vanessa Bozzato Gianluca Lentini

SI RINGRAZIANO Politecnico di Milano Università Cattolica del Sacro Cuore Ghostrecords Il Discomane Record Runners Radio 105 Network Zymogen Radio Gibson Total Wipes Music Group Rockol.it FIMI Nokia Italia Grafco3 Tangatamanu Mattia Pavanello Gigi Murrau Celeste Mastrangelo Ilaria Bretto STAMPA Copying Office, Milano


SWITCH ON Breve panoramica sul mondo musicale in mutazione

C

ol passaggio dall’analogico al digitale e l’avvento di un’unica macchina, il computer, in sostituzione di molteplici dispositivi elettronici si è determinato un drastico cambiamento nel modo di pensare, realizzare, condividere le cose. È mutato il modo di relazionarsi con il mondo e con le altre persone, grazie ad un accorciarsi delle distanze che ha reso il mondo intero a portata di mano. L’universo musicale non è rimasto escluso da questa mutazione: i criteri e le tecniche che erano abituali ed assodate ora si ribaltano, si intersecano e si velocizzano. Riduzione dei costi, abbattimento dei tempi, sovrapposizione di ruoli, nuovi valori: un nuovo modo di concepire la quotidianità della propria passione per la musica. I software permettono di comporre anche a chi non ha un solido background teorico, ma solo una viva curiosità. Il pubblico lascia il ruolo di spettatore passivo, ma attraverso la rete si esprime e contribuisce al successo degli artisti. Il discografico non è più il primo referente considerato dai musicisti, ma è stato in parte sostituito da Internet quale strumento di autopromozione e contenitore di un brulicante universo di pubblico. L’album stesso si è perso, diventando spesso una semplice raccolta di canzoni che vivono indipendentemente dalle altre, senza fisicità né immagine. I musicisti non hanno più un volto né un’età. Intere correnti o periodi di storia musicale perdono identità e contesto, ammucchiati in enormi

raccolte di titoli. I negozi di dischi sono ormai sostituiti dagli store online e dal peer to peer. Stiamo vivendo una degenerazione dell’essenza della musica? O piuttosto quello che si delinea è un nuovo scenario dall’enorme potenziale artistico? Stiamo perdendo quel modo di considerare la musica fondato sulla fatica, il talento e la profondità privilegiandone una nuova concezione spettacolarizzata, frammentaria e superficiale? Si tratta di una lotta tra difensori del materico a fronte dell’immateriale, irriducibili sostenitori del suono avvolgente del supporto fisico in opposizione alla fredda perfezione del digitale. Probabilmente non ci sono un modo corretto e uno non di concepire la musica, uno giusto e uno sbagliato, e neppure un confine netto tra i due: piuttosto una corrente li attraversa, sfumando i confini tra il sacro e il profano. Siamo nel vivo di un’inevitabile mutazione e siamo chiamati a decidere cosa salvare del mondo che già conosciamo per portarlo nel “diverso” che ancora non conosciamo. Questo lavoro è una panoramica critica sui cambiamenti che stanno interessando il mondo musicale e, attraverso testimonianze ed interviste a musicisti, discografici, commercianti e semplici fruitori indaga tutti gli ambiti della musica dall’incisione alla distribuzione, dall’esecuzione all’acquisto, delineando un confronto del modo di fare e vivere la musica prima e dopo il computer. 5


SOMMARIO

mappa-indice della mutazione

AUTOPROMOZIONE

mutanti accademici

SCOUTING

CHE STRADA PRENDERE?

pag 06

pag 26

Ti consideri un mutante? Per te gli autori di MM hanno preparato una strada alternativa per leggere la rivista: quella che viene percorsa dai musicisti che vogliono rompere gli schemi e ribellarsi al sistema. Dopo la creazione salta la produzione, pensa prima a promuoverti e farti conoscere dal pubblico. Solo quando sarai già qualcuno penserai a produrre il tuo disco. Se invece credi che tutto questo sia troppo e preferisci una via tradizionale non devi fare altro che leggere normalmente seguendo l’ordine delle pagine.

CREAZIONE

PRODUZIONE

SUONARE HUMANUM EST La musica non è solo suono.

NELLE MANI DEI FAN pag 08

CAMERA DA MUSICA

Costi bassissimi e qualità professionale le meraviglie dell’ homerecording

Ex-Otago: azionariato popolare e indipendenza

MONEY FROM NOTHING

pag 12

CHE LA FINE ABBIA INIZIO Addio chitarre, il futuro del punk si chiama iPad pag

16

pag

32

Il ruolo dell’aggregator nell’industria musicale

PEZZO DOPO PEZZO Come si costruiscono i rapporti tra fan e casa discografica

pag 38

IL MIO SUONO LIBERO

SCHOOL OF SOUND L’importanza del suono

pag 28

pag 22

Il mondo delle etichette online e della musica distribuita gratuitamente

pag 42


VISIBILITÀ

pag 48

pag 72

pag 88

PROMOZIONE

VENDITA

FRUIZIONE

BURATTINI SENZA FILI Come riuscire ad esprimersi fregandosene dei pareri altrui

pag 50

IL WEB NON PAGA MA PREMIA

33 ANNI CHE GIRANO L’azionariato popolare dei genovesi Ex-Otago.

CON LE ORECCHIE NELLA NUVOLA

pag 74

Hugaflame: pura indipendenza grazie alla rete

pag 54

QUI NON SI VENDE MUSICA SURGELATA

IN MASS MEDIA STAT VIRTUS Il ruolo della televisione nella comunicazione musicale

pag 58

SULLA CRESTA DELL’ONDA

pag

64

Il ruolo della radio nell’affermazione dell’artista

pag

05 78

pag 68

90

JUST FOR FAN L’organizzazione virtuale delle groupie del 3 millennio

pag 94

PLAY2PLAY MUSICA A DOMICILIO Tutti i vantaggi della musica online

FREQUENZE DAL BASSO Piccole radio libere crescono (e si riproducono)

pag

La differenza tra un disco genuino e un insipido mp3

pag

La rivoluzione dell’ascolto della musica portata dalle nuove tecnologie on-the-cloud

Fare musica per gioco

pag 84

pag 98


STEP 1

CREAZIONE tecnologie, democratizzazione, rivoluzione ed autenticità

“N

egli ultimi trenta o quaranta anni, software e hardware hanno cambiato in modo decisivo tutto il resto della musica. Ormai è facile fare musica abbastanza buona […]Invece, scrivere canzoni è più o meno rimasto com’era ai tempi di Chaucer. Vorrei provare a fare questa cosa difficile e vedere se ci riesco.” È Brian Eno, celebre compositore che per natura stessa dei suoi pezzi fa un ampio uso dello strumento informatico, che definisce “cosa difficile” lo scrivere musica: secondo le sue stesse parole la composizione è ormai divenuta accessibile a tutti coloro che, seppur sprovvisti di conoscenze musicali, decidano di mettere in gioco la propria volontà creativa. Da un lato c’è il musicista, che mette in gioco la propria passione e determinazione per esprimere sé stesso tentando di ritagliarsi un posto nella memoria collettiva: il musicista varesino Lait ha costruito sulla musica il suo piccolo microcosmo fatto di home recording e strumenti di ogni sorta. Dall’altro lato c’è il computer, nuovo compagno di viaggio che fa

da guida dalle timide fasi preliminari di composizione e tentativi di auto-promozione, fino al paventato (e spesso mai ottenuto) ritorno economico. Francesco Scalise del gruppo Frozen Farmer riesce a conciliare il suo stretto legame con la musica sofferta e vissuta, con l’occasionale aiuto che può provenire dal supporto informatico per il raggiungimento di sonorità più pure e filtrate. All’opposto, vi è invece chi ha invece basato tutta la propria produzione musicale solamente sull’utilizzo dei digital devices: è il caso del gruppo statunitense Ultramods, che in maniera coraggiosa e un po’ sfacciata ha prodotto un album realizzato interamente con Garage Band per iPad. Al giorno d’oggi comunque, tra scetticismi e perplessit, sono molti gli artisti che scelgono di affidarsi al mezzo informatico pur partendo da solide basi tradizionali: Alberto Morelli grazie alla sua attività come sound-designer, si interfaccia spesso con la necessità di fondere sonorità provenienti dal mondo naturali con artifici informatici, ma questo non porta alla creazione di un prodotto meno genuino.

8


Suonare humanum est La musica non è solo suono

pag

04

Che la fine abbia inizio Addio chitarre, il futuro del punk si chiama iPad

[p.19] Strumenti: iPad2 GarageBand

[p.10] Agli Antipodi: Laptop Orchestra

pag

pag pag

08

[p.14] Strumentazione: il necessario per l’homerecording

pag pag

22

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12 School of sound L’importanza del suono

Camera da musica La massima libertà e i costi ridottissimi dell’homerecording

[p.25] Il corso: Sound Design al Politecnico di Milano

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MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

MU TANTISENT IMENTAL I

TESTO: Marco Bernardi FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: The Killers Human

SUONARE La musica è poesia, suono, armonia, vibrazione. È una spinta propulsiva a creare qualcosa di nuovo che sia godibile per un pubblico il più vasto possibile. Ma per Francesco Scalise, leader della band varesina Frozen Farmer, la musica è soprattutto il frutto di un lavoro che parte innanzitutto dall’artista, dalla sua umanità e dal suo vissuto. Solo se sofferta può essere considerata autentica, e spesso la macchina può costituirne il principale e più pericoloso nemico.

EST

LA M U SI C A N O N È SO LO SU O N O

T

u hai inciso il primo album con i Midwest - band indie rock Varesina - quasi 10 anni fa e ne sta preparando uno nuovo con i Frozen Farmer quest’anno, come sono cambiate le cose nell’ambito della registrazione e incisione? Sì era il 2002. Il primo disco l’abbiamo registrato interamente su nastro. In quell’occasione due erano le cose fondamentali: la nostra inesperienza nell’approccio alla registrazione e la difficoltà di utilizzare un metodo di registrazione complesso come l’analogico, che ovviamente ha un certo margine di errore. Puoi permetterti di sbagliare veramente poco. Adesso ho dalla mia un po’ di esperienza in più e la possibilità di avere un supporto digitale che oggi

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è un grande aiuto Se ti trovi in difficoltà con una cosa e arrivi non troppo preparato in studio per farla, bene o male puoi tamponare dopo con i programmi. Mentre prima, in analogico, recuperare una cosa era molto difficile, a volte quasi non fattibile. Per cui bisognava fare tutto bene sin da subito. Ai tempi dei Midwest i social network non erano così diffusi e alcuni nemmeno esistevano. Come si muoveva ieri un artista per promuovere la sua musica? E oggi? Come agirai quando avrai il materiale in mano? I primi movimenti che fai una volta che hai il tuo prodotto in mano sono gli stessi. Una volta inciso un demo, prima lo spedivi alle case discografiche, adesso al posto di spedire il disco dai il contatto o il link di Myspace o Facebook. Il succo


Il banjp è lo strumento prediletto da Francesco Corti: cordofono di origini africane, già popolare tra i neri americani durante la Guerra di secessione americana, nella sua versione a cinque corde, è largamente usato nella musica tradizionale nordamericana.

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MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

del discorso è quello, solo che avendo un Myspace adesso ti puoi far sentire non da una persona ma da 100: non ti ascolta solo il discografico e si crea un’infinita possibilità di rimandi che ti possono aiutare a produrre la tua musica. Al tempo dei Midwest invece tu conoscevi un tot di etichette, spedivi i demo a quelle etichette e chiedevi se erano disposte a produrti. Non c’era quell’aiuto in più che possono darti i social adesso. Quali possono essere degli altri canali per farsi scoprire? Beh, ci sono i video - io per esempio, alcuni gruppi li ho scoperti tramite i video correlati di Youtube – e i giornali. E poi ci sono le etichette stesse, ovvero guardi l’etichetta di un gruppo che ti piace e magari scopri che produce altri gruppi simili.

Rispetto a 10 anni fa oggi si hanno molte più risorse quindi. Sì oggi è molto più semplice. Mi ricordo che quando avevamo fatto il demo coi Midwest c’era Matteo, il chitarrista della band, che si occupava di tenere i contatti e cercava gli indirizzi e i numeri di telefono delle etichette sulle riviste ma li recuperava con fatica. Internet non era ancora esploso come adesso. Adesso se devi cercare

un locale dove poter suonare e promuoverti: cerchi un gruppo simile al tuo, guardi dove ha suonato, cerchi un contatto del locale ed è fatta. Prima era difficile anche solo scoprire dove suonavano i gruppi.

disco, come fare una cosa in playback. A me piace suonare fisicamente, c’è però chi lo fa così e se qualcuno lo va ad ascoltare buon per loro: io non penso che ci andrei mai. Se suoni con una cosa già campionata non sei tu che dici qualcosa, non ci metti del tuo, non ci metti l’abilità, la passione, quello che provi e quello che devi dire: secondo me non è una cosa che viene dal profondo, non può essere così sentita come suonare uno strumento. È una questione di mettersi in gioco: quello che fa un dj e quello che fa uno che suona il banjo sulla veranda di casa dopo dieci ore di lavoro è diverso. Un certo tipo di musica sarà più

Il web ti ha aiutato nella tua formazione e nei tuoi progetti musicali? Aspetto didattico, collaborazioni, date? Sì, sicuramente mi ha aiutato ad imparare qualcosa in più del banjo per esempio, perchè ormai su Youtube ci sono molti video didattici, delle lezioni con dei pezzi a rallentatore per imparare. Riguardo alle collaborazioni, nella mia esperienza personale no, ma conosco diverse persone a cui è servito molto. Attraverso il web puoi gestire da solo grandi progetti. Con i Midwest, quando eravamo al nostro apice, Internet non era così sviluppato, non in Italia perlomeno, e dunque non abbiamo avuto la possibilità di cercare molte cose all’estero.

AGLI ANTIPODI

Laptop Orchestra Da un'idea sviluppata all'Università di Stanford ad opera del professor Ge Wang, anche lo IED di Milano

lancia la sua Laptop Orchestra. L'I-

talian Laptop Orchestra ha come obbiettivo la produzione di performance e tracce "corali", sviluppate

ed eseguite come farebbe una band, o un'orchestra, tradizionale.

I membri del gruppo sono studenti ed ex-studenti del corso di sound design guidati da un docenteproduttore.

Ogni elemento si occupa dell'esecuzione di una parte, di un

suono, creato ad hoc per la traccia e manipolato in tempo reale.

Il rischio di usare il pc per comporre è quello di produrre un suono esageratamente pulito, poco umano.

Tu sei un musicista molto legato agli strumenti tradizionali, oggi esistono orchestre che suonano solo con i laptop, cosa ne pensi? Sinceramente non mi fa nessun effetto, lo considero un modo di riprodurre, non di suonare. È quasi come mettere su un

sofferta, vissuta, più intima rispetto ad un’altra che magari ha più lo scopo di arrivare

Francesco Scalise

musician

Ruolo: voce e banjo Età: 32 anni Dove: Varese Professione: operaio

lover

MUTANTE AL 10%

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teacher

pro


all’ascoltatore. Se anche una musica del genere mi dicesse qualcosa di nuovo, non sarebbe col cuore ma solo per attirare la mia attenzione. Io sono per un certo tipo di musica fatta con sofferenza, lavoro, fatica. Internet sembra portare ad una diffusione della musica senza frontiere e restrizioni, significa che in futuro sarà sempre più incondizionata? Mah dipende dal tipo di approccio che si ha con la musica. C’è chi la fa per arrivare semplicemente alla fama e c’è chi la fa sbattendosene. Questo a prescindere da Internet. Dipende da come la persona si pone nei confronti della

chiaramente le mie possibilità economiche e anche solo di conoscenze, non possono permettermi di chiamare un vibrafonista. C’è il plug-in del programma e suoni la tastiera midi campionata col suono del vibrafono che è al 90% uguale a quello vero. Ormai una registrazione in digitale è pressochè uguale alla fonte, per cui se tu suoni uno strumento vero e lo registri e lo usi come campionamento non c’è differenza, c’è solo un passaggio in più.

cose senza rifare tutto il pezzo, che comportava anche una bella spesa. A volte è difficile porsi un limite di perfezione: questo può essere un problema ma basta avere un po’ di decisione, di testa e di gusto. C’è chi senza Garage Band potrebbe sentirsi perso. A volte quando senti Garage Band ti viene da pensare di smettere di suonare perchè c’è un pc che suona meglio di te. Poi però pensi: come fai a suonare dal vivo con una cosa così? Alla fine la sostanza è il live, se fai qualcosa di così piatto, così perfetto, sa di macchina e lo senti. Il rischio di usare il pc per comporre è di fare un suono esageratamente pulito, poco umano.

Si tratta semplicemente dell’abitudine ad un certo suono dunque. Esatto. Io se magari non sono capace di fare una cosa e

PEOPLE AND JOBS

Dimmi un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer. Direi che di positivo ci sono le possibilità infinite a livello potenziale, in negativo la troppa facilità nel fare le cose. Il che fa perdere la fatica, l’onestà di lavoro nel fare le cose che a lungo andare potrebbe rendere le persone troppo esigenti. Intendo dire che quando tu hai a che fare con una macchina lei fa quello che vuoi, con una persona non è così. Il rapporto uomomacchina è unilaterale e dato che oggi si passa molto tempo al pc il rischio è quello di far andare alla deriva i rapporti interpersonali. La colpa non è della macchina, ma in ogni caso delle persone.

Anatomy of the everyday musician arguzia digitalizzazione moderata passione viscerale determinazione spirito di sacrificio radici teoriche

tecnologia e del fare musica. Sicuramente hai maggiori possibilità di non essere tagliato fuori e crearti uno spazio d’espressione.

Con i software ormai il comporre musica è diventato alla portata di tutti, pensi che a lungo andare questo sminuirà il valore della musica stessa? Per quanto mi riguarda, io preferirei suonare e farmi solamente aiutare dai software. Ad esempio se vado a registrare e ho bisogno di un vibrafono da orchestra,

arrivo in studio impreparato, mi faccio aiutare dal PC: questo in analogico non lo puoi fare. Quindi bisogna anche cercare di mediare, tu arrivi fin dove puoi arrivare. A volte, di contro, si possono avere possibilità talmente infinite da far fatica a decidere. Può capitare di avere un’imprecisione che è passabile e finisci per sistemarla solo perchè è facile farlo, una volta l’avresti lasciata dicendoti “ma sì, questo è umano”. Si perde forse l’istintività, ma hai la possibilità di sistemare delle

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MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

molte potenzialità

eccessiva facilità eliminazionefatica meno onestà unilateralità del rapporto con la macchina

-

MINUS


MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

M U T A N TIH O M E SWE E TH O M E Senza spostarsi dalla propria stanza, Lait, cantautore varesotto, ha realizzato il suo “Songbook” secondo un approccio strettamente intimo e personale in cui il computer gioca un ruolo certamente fondamentale, ma puramente tecnico. Senza mai intaccare il calore del suono e del messaggio.

CAMERA DA

Musica COSTI BASSISSIMI, QUALITÀ PROFESSIONALE E NESSUNA SCADENZA: LE MERAVIGLIE DELL’ HOMERECORDING. TESTO: Marco Bernardi | FOTOGRAFIE: Marco Bernardi MUSICA: Foy Vance - Homebird

I

l tuo ultimo album “SongBook” è interamente realizzato in casa, a cosa è dovuta questa scelta? Prevalentemente ad un fattore di tempistiche: volevo avere la possibilità di gestire autonomamente il mio tempo per quanto riguarda sia l’incisione che l’arrangiamento, senza limitazioni. Questa cosa

è impossibile in uno studio professionale, perchè lì devi lavorare ad ore, ed ogni ora ha il suo prezzo. Rientra così anche il lato economico nella mia scelta. Inoltre, quando il progetto non include solo te stesso, diventa ovvio lavorare a casa perchè puoi gestire liberamente anche il confronto con gli altri musicisti: hai la possibilità di

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MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

discutere insieme per ore di armonizzazione e suono, cosa che non puoi fare invece in studio, dove i ritmi sono più incalzanti. Di quali strumenti e di quali software ti servi per registrare la tua musica? Io ho un pc fisso, un mixer, una scheda audio e alcuni microfoni. Come

strumenti, altrimenti la qualità rimane piuttosto bassa. Spesso, tra tutta la strumentazione, quello che costa di più è il software. Inoltre i computer più recenti hanno spesso già inclusi dei programmi di registrazione, anche se spartani. Se uno vuol stare stretto può farcela con un migliaio di euro. Poi ovviamente tramite amici

irreperibili. Io poi lavoro in misura notevole su quella che è l’equalizzazione della fonte e la sua disposizione nel panorama stereo. Sovraincidendo strumenti di diversa natura e di diverso suono farli stare insieme diventa impegnativo e lungo, e col pc puoi farlo in maniera autonoma. Con l’esperienza puoi diventare da solo un buon fonico, un tecnico o un addetto al mixaggio.

Per registrare in casa non bastano dei buoni software: devi avere una buona attrezzatura e dei buoni strumenti musicali, se no la qualità rimarrà bassa. software utilizzo Nuendo, che è semi-professionale. Considera che questa è l’apparecchiatura base: io ho deciso di mantenermi ad un livello piuttosto umile, senza dispositivi troppo sofisticati, perchè volevo ricreare un ambiente d’incisione il più intimo e immediato possibile.

Volendo però si possono tranquillamente ottenere prodotti di qualità professionale anche con l’homerecording. Certo, dipende solo dal budget di cui uno dispone. Oggi, con un budget neanche troppo elevato, una persona può ormai ricreare uno studio professionale in casa propria. Questo è forse uno dei vantaggi dell’era digitale. Ovvio che bisogna avere anche una buona attrezzatura e dei buoni

C’è qualcosa per cui, nella tua esperienza da musicista, devi ringraziare il computer? Ti ha mai dato delle possiblità che prima non potevi avere? Beh considera che io ai tempi del liceo scarabocchiavo le mie prime idee musicali sui registratori a nastro. Il computer mi ha dato la possibilità di alzare decisamente la qualità della registrazione, perchè le incisioni analogiche e su cassetta hanno diversi problemi audio, come il classico sibilo e una certa tendenza a saturare i suoni, comprimendoli in uno spazio di frequenze un po’ più ristretto. Il supporto analogico può essere il migliore per certi versi, dipende sempre dal modo con cui ci si approccia alla musica; di certo ti da un calore che il digitale non riesce a dare. Di contro però il computer lascia grande libertà e la possibilità di gestire il materiale registrato in maniera molto più diretta, come fossero dei fogli sparsi sul tavolo. Su nastro ad esempio è molto difficile fare un banale copia e incolla, mentre col digitale è semplicissimo.

e contatti puoi arrivare a spendere molto meno.

Successivamente alla registrazione, quanto c’è ancora da lavorare sui file con i software? Parecchio, non a livello di copia e incolla che comunque rimangono marginali, ma soprattutto per quanto riguarda plug-in ed effetti come la camera dell’eco, i riverberi e simulazioni di apparecchi Leslie ad esempio. Ovviamente in analogico per queste cose servono ulteriori supporti esterni. La cosa più importante, una volta registrato il materiale, è cercare il tuo suono in fase di mixaggio e masterizzazione, che ora vengono interamente realizzati in digitale senza aver bisogno di apparecchiature esternamente costose e spesso

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Tu ti metteresti mai a sperimentare con qualche software di composizione? No, per il momento no. Non

Lait

Ruolo: cantautore Età: 27 anni Dove: Varese Professione: musicista

MUTANTE AL 30%

musician

lover

teacher

pro

TECNICHE

Homerecording Con il termine Homerecording si

indica uno studio di registrazione in ambito casalingo, o comunque non professionale. La sua

popolarità è in continua crescita grazie all’aumento di dispositivi di registrazione ad un prezzo accessibile.

La strumentazione minima si basa

su un’interfaccia audio, microfoni e un software di registrazione.

L’era digitale ha sicuramente

aiutato la diffusione di questa

pratica e la possibilità a tutti di

poter registrare e lavorare sulla propria musica a costi irrisori.


escludo che possa accadere in futuro, ma ora non ne sono affascinato. Per me la musica significa trasmettere le proprie emozioni, trascrivere quello che si ha, che si sente, che si vede: quel tipo di approccio risulta perciò troppo freddo. Io tendo a confrontarmi direttamente con lo strumento, anche per le vibrazioni che riesce a offrirti. Tu sei molto legato anche alla componente visiva ed estetica dell’album, caratteristiche che con la vendita on-line stanno scomparendo, ma cosa si perde davvero?

complesso all’interno di un disco. Molte volte io vedo e vivo un album come un opera a sé, basti pensare ad un vecchio e tangibilissimo vinile come Blonde on Blonde, il primo doppio della storia della musica, in cui la figura di Dylan appariva, una volta aperto, riprodotta in orizzontale. L’artwork diventa qualcosa a parte, soprattutto nei concept album in cui l’artista stesso vuole che la copertina abbia una certa importanza a livello di comunicazione tanto quanto può avere la sua musica. Il connubio tra il design e la musica consegnerà effettivamente quello che

fruizione di materiale. Dall’altro lato però c’è la morte artistica, perchè questo cambiamento implica una perdita di profondità a tutto tondo di quello che è l’ambiente musicale, lasciandosi dietro freddezza, sterilità e dispersione. Ovvio è un cambiamento, non una morte vera e propria; nascerà qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. Ci sarà una esaurimento di quello che noi conosciamo, e che conoscono sopratutto le generazioni passate, che forse consiste nel valore più umano del fare musica. È una cosa che succede un

Oggi posso gestire da me le fasi di mixaggio e masterizzazione, interamente in digitale senza aver bisogno di apparecchiature esternamente costose e spesso irreperibili. Secondo me si perde un aspetto ampio della fantasia in sé, nonché del rapporto umano tra le diverse persone che partecipano all’album. Mi spiego: sembrano svanire sempre di più gli incontri sulla scelta del materiale, sulla direzione da prendere, sullo stile dell’oggetto. Partecipare ad un progetto, musicale e non, è bello anche per i rapporti che costruisce intorno alle persone coinvolte. E poi il discorso non è limitato alla copertina. Nella vendita on-line un album si riduce ad una semplice icona o una semplice immagine che riporta la cover. Capisci che è molto limitante rispetto al lavoro che un grafico può fare nel

artista e grafico volevano restituire. Online si perde totalmente questa cosa

po’ in ogni campo della vita ultimamente: si perde la vera natura delle cose a favore di una superficialità che non ha un vero senso. Ci si lascia trasportare dagli eventi e non si fa in tempo ad apprendere appieno le cose. Attenzione quindi a non perdere di vista il cuore, della musica in questo caso.

Tu pensi che dunque si potrebbe perdere la completezza del messaggio? Sì, completezza del messaggio e anche completezza artistica delle capacità della persona. Da questo punto di vista boccio completamente la vendita online perchè sminuisce troppo l’arte che sta nascosta dietro ad una semplice canzone. Dimmi un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer. Beh direi grazie al pc per la libertà. Grazie per la larga

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

libertà larga fruizione di materiale

morte artistica Freddezza sterilità dispersività

-

MINUS

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MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

La possibilità per tutti di fare musica senza strumenti e spendendo solamente 500$, il prezzo di un iPad e qualche App giusta, cos’è se non una rivoluzione? Così la pensano gli Ultramods, pop-punk band del Minnesota che ha realizzato il suo album Underwear Party unicamente con l’iPad 2.

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MUTANT INEWR EBEL S

CHE LA

fine ABBIA

INIZIO

AD DIO CHITARRE, IL FU T U R O D E L P U N K SI C H I AM A I P A D

TESTO: Marco Bernardi TRADUZIONE: Irene Murrau FOTOGRAFIE: Marco Bernardi MUSICA: Dead Kennedys - I fought the law (and I won)

L

a decisione di creare il vostro primo album, “Underwear Party”, interamente con Garage Band per Ipad2, è stata dettata dal fatto che volevate dimostrare qualcosa? Oppure a causa di un budget limitato? O forse entrambe le cose… Il budget è stato uno dei fattori. È molto difficile produrre un buon album e avere un ritorno economico seguendo i procedimenti di incisione tradizionali: costa migliaia di dollari solo comprare gli strumenti e gli amplificatori,

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MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

musician

lover

teacher

pro

Max Sparber Ruolo: compositore e cantante Età: 36 Dove: Minnesota Professione: giornalista e commediografo

MUTANTE AL 95%

cui si aggiungono le centinaia o migliaia per il tempo trascorso in studio di registrazione e altre migliaia per la stampa dei CD. Penso che mediamente una registrazione indipendente costi circa 40.000$. Invece, una volta comprato l’iPad, non si hanno più spese. Sono serviti letteralmente 50$ per caricare i pezzi su CD Baby, e poi non ci sono stati costi aggiuntivi. Di conseguenza devo soltanto vendere circa sette album per avere indietro i miei soldi. Ma la cosa davvero attraente è che questo sistema permette agli artisti molto più spazio per essere stravaganti o sperimentali. Improvvisamente, il costo di realizzazione di un album è precipitato verso lo zero. E quando non ci sono rischi, è finalmente possibile anche non essere impauriti. Oltre a questo, abbiamo pensato per un certo periodo di realizzare un album usando gli strumenti dell’iPod, ma questo si è dimostrato poco pratico. Le nuove tecnologie producono sempre nuove opportunità e nuove idee, e abbiamo pensato che sarebbe stato divertente esplorarne alcune. Così, quando è uscito sul mercato l’iPad con Garage Band incluso, è stato piuttosto

mixare un album usando un unico dispositivo? I vantaggi sono soprattutto il fatto che sia tutto incluso: amo il fatto di poter avere ora tutti i miei strumenti e uno studio di registrazione che posso portare sempre con me. Gli svantaggi sono che c’è una limitata disponibilità di strumenti, ma questo può essere anche considerato un vantaggio, dato dal fatto che in questo modo gli artisti possono spaziare all’interno dei limiti prestabiliti.

entusiasmante provarlo, delineare un progetto e portarlo avanti. Ed è ancora entusiasmante, stiamo lavorando al nostro secondo album su iPad.

quanto la musica sia buona, a patto che sia interessante.

Dal vostro manifesto “Due settimane per un album: come ci siamo riusciti, come anche tu puoi riuscirci, perchè le persone ti odieranno per questo, e perchè dovresti farlo comunque”, sembra che comporre e distribuire la musica oggi sia davvero una possibilità aperta a tutti: è davvero così? Tutti con 500$ possono comprare un iPad, quindi sì, può essere così. Alcune persone non vorranno farlo, e va bene, ma resta il fatto che è una maniera genuina per tutti di produrre la propria musica. Non so quanto tutto sarà valido alla fine, ma comunque non mi è mai importato molto di

Non mi è mai importato molto di quanto la musica sia buona, a patto che sia interessante.

Quali sono I benefici e gli svantaggi del registrare e

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Solo due settimane per produrre un album, non è poco? Non rappresenta una sorta di superficialità? O semplicemente è giusto accelerare i tempi?


NUOVI STRUMENTI

iPad 2 Garage Band Con 3,99 uno studio di registrazione sempre con te. Strumenti musicali inclusi.

Alla base di tutto ci sono i 4 strumenti

che viene percepita dai sensori

inserendo in una matrice i singoli

batteria e tastiere), a questi si aggiun-

tecniche tipiche di alcuni strumenti

ognuno di essi il volume ed il grado

tipici delle band (chitarra, basso,

di movimento, ma anche finezze

gano simulazioni di effetti, tecniche di

come il bending e gli hammer-on/

suono e amplificatori di marca, e ov-

pull-off per la chitarra o il glissando

viamente la possibilità di registrare e

fatto scorrendo sul manico senza tasti

mixare i propri pezzi. GarageBand per iPad 2 è un vero e proprio studio di incorporati.

in stile theremin con tanto di vibrato.

su una traccia dove verranno fissati

bianchi e neri (o del manico nel caso

Gli strumenti si possono suonare in

di strumenti a corde) abbiamo la

maniera “reale” (ad esempio collegan-

possibilità di scegliere una scala pre-

do una chitarra elettrica fisicamente

definita (maggiore, minore naturale

all’iPad tramite iRig o altri accessori)

numerose possibili varianti.

Gli arrangiamenti dello strumento

Oltre alla classica visione dei tasti

Ecco come funziona nello specifico.

di complessità ritmica ottenendo così

di un contrabbasso fino ad arrivare al

synth che permette di avere un suono

registrazione portatile, con strumenti

componenti del kit e scegliendo per

in uso possono essere poi registrati

sotto forma di singole note (proprio come in una regione midi) con

tutti i vantaggi che questo comporta. Infatti sono molti i limiti di editing

dell’applicazione, ma una delle fun-

Una App che permette di suonare virtualmente gli strumenti con il controllo diretto sullo schermo e mixare le proprie registrazioni con una facilità impensabile.

oppure utilizzando lo schermo touch come un vero e proprio strumento.

C’è anche un campionatore che, pur essendo abbastanza limitato nelle

possibilità di editing, è certamente di-

o armonica, blues ed altre ancora

zioni più accattivanti è la possibilità

“Voce” a cui possiamo poi applicare

muovere in una certa tonalità con la

continuazione su software come

vertente. Infine abbiamo lo strumento

modali ed etniche) in modo da potersi

alcuni preset di effetti particolari (più

tranquillità di non sbagliare note.

simpatici che davvero utili) e con cui è possibile registrare anche qualsiasi

La grande novità è però senz’altro

fono integrato o con altri accessori

questo caso si indica al software

altro strumento acustico con il micro-

quella degli strumenti “Smart”. In

esterni da collegare alla presa dock.

l’accordo base e suoneremo auto-

maticamente soltanto le giuste note

Gli strumenti sono riprodotti in modo

dell’armonia. Inserendo poi l’autoplay

realistico ed anche il controllo diretto

(regolabile in 4 livelli diversi) abbi-

tramite touch screen è una di quelle

“perle” che di tanto in tanto la tecno-

logia ci regala. In questo GarageBand

ce ne sono diverse di queste “chicche”

a partire dalla dinamica di esecuzione

amo dei veri e propri piccoli arrangiamenti ritmico-armonici adeguati allo strumento selezionato.

Le interfacce di GarageBand sono semplice ed immediate. Fare musica è praticamente un gioco.

Per la batteria il discorso è invece diverso: in questo caso si agisce

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di esportare il lavoro per una futura Logic. Ritroveremo quindi le nostre

tracce proprio come se avessimo fatto il lavoro fin dall’inizio sul computer. Riguardo alla composizione è

particolarmente interessante la

gestione del brano diviso in sezioni

che vengono messe in ciclo in modo automatico così da concentrarsi

sull’arrangiamento di una singola

parte del brano alla volta (intro, stro-

fa, ritornello, etc) prima di formare la struttura finale.


MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

Per essere precisi, ci sono volute due settimane per registrare l’album. Alcune delle canzoni erano già state scritte, nel corso di un anno o due. E due settimane in realtà è un tempo abbastanza lungo per registrare un album indipendente. Nel vostro manifesto spiegate come realizzare le tracce e condividere la musica, questo approccio non rischia di trasformare la musica da un’arte a una sorta di gioco? Forse sì, ma io non condivido con Roger Ebert l’idea che i giochi non siano essi stessi arte.

Non pensi che produrre della musica unicamente attraverso dei software possa renderla fredda e impersonale? C’è il rischio. E a volte può essere una scelta musicale legittima, parte della mia musica preferita è fredda e impersonale. Uno strumento è solo uno strumento, è può essere usato per produrre qualunque tipo di espressività l’artista voglia. “Sweet dreams (are made of this)” degli Eurythmics è stata realizzata con un riff sintetizzato in sequenza in maniera analogica, ed in un certo senso è una canzone fredda, ma in una maniera molto attraente. Allo stesso modo la musica degli Yazoo, e loro facevano musica molto calda, emozionale. Sai già che sarete criticati da molti per il fatto di non usare nessuno strumento musicale, come risponderesti a queste accuse? Non rispondo affatto: le persone hanno il diritto di avere la loro opinione riguardo a questo argomento. L’iPad è uno strumento musicale,

ma che simula gli altri strumenti. Trovo che questo sia affascinante, una sorta di approccio decadente nel creare qualcosa che preferisce l’artificiale e l’imitativo a fronte di qualcosa di puramente analogico. Alcuni non apprezzeranno, ma non è necessario che lo facciano.

MANIFESTO ULTRAMODERNISTA Gli Ultramods hanno scritto parecchi articoli sul loro approccio nei confronti della musica nell’era digitale. I titoli sono eloquenti e nell’insieme delineano un manifesto di ispirazione post-punk che auspica l’inizio di una rivoluzione culturale nel mondo musicale e non solo.

Tu dici che c’è una perfezione creata artificialmente nella musica pop, e che voi non suonerete in questo modo: come pensi sia possibile creare una musica autentica ed imperfetta usando un software? Penso che l’autenticità sia una delle più grandi bestie nere della musica. La musica è fondamentalmente artificiale, ma a me piace il fatto che rimangano degli “errori” in una registrazione. La mia voce è imperfetta, non sono un cantante ben preparato, e quando registro non mi sforzo per ottenere una precisione metronomica o una perfetta intonazione. A volte uso il software per far diventare il ritmo un po’ più omogeneo, ma lascio anche le mie registrazioni poco curate, affinchè i battiti oscillino e non si mischino alla perfezione. Non sto cercando di creare musica che sembri fatta dal computer, ma al contrario di usare un computer per creare un tipo di musica che sembri fatta da me, lasciando tali e quali le parti in cui sono impreciso.

Tu consideri la distribuzione digitale un miracolo, ma il fatto che l’album sia ormai ridotto ad uno squadrato jpeg non riduce il valore del lavoro complessivo? Un CD o un vinile non gli renderebbero più giustizia? Niente più che un CD o un vinile riducono il valore di

• Due settimane per un album: come l’abbiamo fatto, come puoi farlo anche tu, perchè le persone ti odieranno per averlo fatto e perchè devi farlo comunque. “L’anarchia è scoppiata. É accaduto in un sacco di modi, grazie al Web, ma grazie al iPad - e, supponiamo, dispositivi simili con caratteristiche simili,

che saranno prossimi - e ora sta accadendo alla musica. La rivoluzione che è accaduta con il blogging e l’e-book publishing, la fotografia digitale e il

cinema digitale ... beh, ​​sta accadendo alla musica. E ‘diventato meno cos-

toso e più conveniente per fare musica, e più facile ad facili da condividere. Si potrebbe uscire e comprare una macchina fotografica digitale per 50$

e mezz’ora dopo avere un breve filmato su YouTube. Si può avere un blog gratis. Fare musica era ancora un po’ un’impresa, che aveva bisogno di

strumenti musicali e microfoni USB e almeno un computer portatile, che rischiava di costare parecchio.

Ora non più. Si può acquistare un iPad per $ 500 - meno del costo di quel tipo di chitarra on cui i sedicenti rocker amano posare con sul palco.

GarageBand costa meno di un panino. E questo è tutto. Questo è tutto ciò

che serve. Questo è tutto quello che abbiamo usato per realizzare il nostro

primo album. E ci aspettiamo che ci saranno un sacco di persone con questo tipo di dispositivi, che faranno canzoni su di loro, e interi album.” [...]

“Alcune persone disprezzeranno il fatto che l’album è stato reaizzato

interamente con l’ iPad. Alcune persone vedranno GarageBand come un

giocattolo, e si rifiutano di credere che la musica seria può derivare da esso, soprattutto se fai musica come noi, che non è seria, ma fastidiosa, ridicola e piena di gente che urla oscenità. Alcune persone penseranno che tu debba imparare a suonare uno strumento vero e proprio, e non ti prenderà sul serio finchè non lo farai.

Sono creature del passato, tuttavia, che hanno il terrore che la marea della

rivoluzione li spazzi via, e la cosa non gli piace. C’è una rivoluzione in corso,

nel senso che la cultura può ora essere creata da chiunque e non ci sono più gatekeepers, e non c’è modo di fermarla. Si può essere parte di un futuro, oppure si può far parte di quello lasciato alle spalle. Da parte nostra, abbiamo scelto l’opzione più eccitante. Abbiamo scelto l’anarchia.”

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una performance live. Sono tutti diversi modi di fruire la musica. Hanno tutti i loro vantaggi e le loro limitazioni.

Nella parte conclusiva del vostro manifesto sostenete di supportare i nuovi dispositivi e internet per il loro rivoluzionario impatto nella sfera culturale, come immagini il futuro della musica? Ho la sensazione che ci saranno sempre più band come noi, qualcuno ha già individuato un termine per definirci: iBands. Ogni volta che un’opportunità per la creatività si apre, le persone ci si gettano a capofitto. Sospetto che sarà un po’ come per la “Rivoluzione zine” degli

commediografo di discreto successo – e ho visto entrambe le professioni cambiare con l’avvento di internet, e so che questo sta influenzando tutto ciò che prevede l’utilizzo della comunicazione: praticamente tutto ciò che esiste sulla terra. È un’epoca eccitante in cui vivere.

con l’iPad su di un palco offrirebbe lo stesso spettacolo che ci sarebbe con chitarra o batteria, quindi stiamo pensando a nuovi modi di esibirci che non siano quelli tradizionali.

Un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer. Il computer, e in modo particolare internet, è una macchina di comunicazione e semplicemente serve a esaltare e velocizzare qualunque problema di comunicazione le persone abbiano. Di conseguenza se stai facendo qualcosa, come un’opera d’arte, è semplicemente questione di caricare online un file jpg

In che percentuale (approssimativamente) utilizzi il computer per ascoltare musica, comporre, autopromuoverti, conoscere nuova musica? Possiedo un po’ di album, perché c’è un sacco di musica che non è stata mai digitalizzata, anche se spesso digitalizzo l’album io stesso per poterlo poi

e condividerlo: questo può essere un enorme beneficio. D’un tratto e persone possono trovare un pubblico in grado di apprezzare il loro lavoro in tutto il mondo, non importa quanto personale o stravagante possa essere. Ma il web può anche essere un grande strumento per una propaganda basata su bugie, perché può essere attuata rapidamente ed economicamente. Un martello può essere usato per costruire una cosa così come per distruggerla; il web può essere usato per condividere qualcosa di grandioso così come qualcosa di terribile. Tutto sta nelle mani dell’utilizzatore.

Non sto cercando di creare musica che sembri fatta dal computer, ma al contrario di usare un computer per creare un tipo di musica che sembri fatta da me. anni ’90, che fu creata dalla tecnologia e in particolar modo dalla diffusione di fotocopie economiche. E un’analoga rivoluzione si è verificata con la creazione di software di blogging e l’esplosione dei blog avvenute nell’ultimo decennio, che sia io che la mia collega Coco abbiamo vissuto. Ogni volta che la tecnologia dà vita a opportunità non dispendiose e di facile distribuzione, la gente se ne appropria. Nel vostro caso specifico, il Web ha una grande importanza? Rappresenta una trasformazione totale. Io esisto in molteplici mondi - giornalista d’arte professionista e

ascoltare sul mio iPod. Ormai realizzo quasi tutta la mia musica servendomi dell’iPad – in passato generalmente componevo canzoni con l’ukulele, perché è portatile e si suona praticamente come una chitarra. Ma direi che per il 95% utilizzo l’iPad. Per ascoltare utilizzo l’iPod nell’80% dei casi, e guardo film e televisione su computer o iPad forse la metà delle volte. Tutta l’autopromozione che faccio è online, ad eccezione di quando facciamo una performace live, occasioni per le quali stampo volantini e li distribuisco in giro per la città. Ma non abbiamo ancora capito come effettivamente suonare la nostra musica dal vivo. Non penso che suonare

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

MINUS

velocità

rischio di propaganda

massima condivisione

rischio di falsità

apertura alle nicchie

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-


MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

TESTO: Alessandro Pomè FOTOGRAFIE: Marco Bernardi MUSICA: Linkin Park- Breaking the habit

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MU TANT IEXCATHEDR A

School SOUND OF

L A D I D A T T I C A D E L L’ A R M O N I A C O L LA B O R A T I V A

È possibile mettere in collaborazione menti dalla solida formazione accademica e decisi innovatori digitali? Gli irriducibili urlano allo scandalo: Alberto Morelli, docente del corso di Sound design al Politecnico di Milano, dimostra invece che una fusione di conoscenze ed esperienze diverse tra loro non solo è possibile ma è anche il miglior modo per ottenere i risultati più completi ed eterogenei.

I

nnanzi tutto vorremmo chiederti più precisamente di cosa si occupa il sound designer, come lavora e quali strumenti usa. Il sound design è un universo: all’interno di questa definizione si possono sviluppare diversi percorsi, che vanno dalle tecnologie per riprodurre e catturare eventi sonori fino a problematiche di tipo più ambientalistico ed ecologico (profilo sonoro di un paesaggio, progettazione di luoghi di transito con collegamenti forti con la qualità della vita delle persone). Io non nasco come sound designer, e l’esempio più calzante per spiegare questa professione è quello della “culla per neonato”: questa è sempre esistita, a prescindere

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dal designer che progetta la sua forma in maniera consapevole. Idem per il sound design: semplicemente è nato sulla scia di tutte queste discipline che si ponevano l’obiettivo di riflettere su alcuni fenomeni legati alla quotidianità, su suoni legati ad oggetti anche inusuali. Vi sono una serie di specialità, io nasco come musicista che si è trovato a progettare flussi sonori per installazioni interattive, documentari, spettacoli teatrali. A volte la figura del sound designer e quella del musicista vanno quasi a fondersi, per esempio nella realizzazione della colonna sonora di un film in cui vanno tenuti in considerazione sia gli aspetti più strettamente musicali che quelli sonori: ci deve essere un perfetto

amalgama per la buona resa dell’atmosfera del film, un esempio può essere “Uccelli” di Hitchcock in cui la parte musicale è pressoché assente e tutto viene lasciato al puro suono.

Hai detto di essere nato come musicista tradizionale: di quali strumenti ti occupi? Nella mia formazione al conservatorio mi sono occupato ad esempio di musica elettronica, ma al contempo sono sempre stato appassionato anche delle musiche delle culture extraeuropee legate al bacino mediterraneo, sia di quelle popolari italiane. In quest’ottica ho avuto sempre molto a cuore le sonorità di un luogo, con il loro background sociologico: ho


MUSICAMUTANTE | CREAZIONE

avuto modo di confrontarmi con esse rielaborandole fra loro, attingendo a questo vastissimo bacino. Un esempio di questo procedimento è rappresentato dal lavoro che ho svolto per Studio Azzurro nell’allestimento di un museo sul territorio chiamato “Montagne in movimento”, a Vinadio in provincia di Cuneo, in cui abbiamo cercato di rendere la forte identità culturale e territoriale quali suoni naturali e artificiali, canti e idiomi. I tuoi studenti di sound design sono anche invitati a produrre dei suoni oppure è un corso puramente teorico? Il desiderio è quello di creare un laboratorio o sinergie con altre realtà come scuole di musica o conservatori. Grazie alle nuove tecnologie tutti gli studenti hanno un proprio computer portatile e di conseguenza la possibilità di scaricare file e semplici programmi di editing audio. Al momento agli studenti viene richiesto di creare simulazioni semplici ma con un attitudine da professionisti, tenendo anche in considerazione fatto che da alcuni decenni anche il “rumore” è entrato a pieno titolo nell’ambito dell’estetica musicale.

Il sound designer può esistere anche a prescindere da una formazione tradizionale? Rigirerei la domanda: il musicista può esistere anche a prescindere da una scuola di musica? Si torna al discorso della culla: è ovvio che la musica si può articolare in maniera più consapevole e scientifica dal punto di vista dell’approccio. Così come si può essere designer senza aver fatto una scuola di design. Lo studio è certamente una parte fondamentale, e penso che un

vero appassionato non smetta mai di studiare nel corso della sua vita.

avendo frequentato delle scuole. Il flusso sonoro lo si può creare a prescindere dalla scuola, ma non ci si può fermare lì: penso che sia necessario articolare queste potenzialità in una forma dialettica, misurandosi con altri ambiti. Io ad esempio tengo in una scuola corsi della cosiddetta “musica per immagini”- ovvero come realizzare flussi sonori per documentari, film ecc. – e a questo corso accedono sia persone che escono dal conservatorio che i cosiddetti “smanettoni” , capaci a utilizzare software o che hanno una buona manualità con strumenti di provenienza non necessariamente accademica (sintetizzatori, basso elettrico ecc.). La cosa più interessante per me in quanto docente è farli lavorare in gruppo: le competenze

Lei non vede quindi una vera differenza tra i musicisti tradizionali e i musicisti che oggigiorno realizzano la loro musica principalmente con dei software? Ho molte perplessità su coloro che si approcciano all’argomento in maniera ingenua, credendo di avere in mano il mondo per il semplice fatto di possedere degli strumenti tecnologici. I Ching parlano di “stoltezza giovanile”, e considerando i giovani ci può stare: magari quella stessa persona dopo alcuni anni si guarderà indietro pensando ”oh, com’ero ingenuo”. Lo slancio dell’inizio è necessario, la caratteristica dell’adolescenza è proprio la rottura, mentre la maturità è

Ho molte perplessità su coloro che si approcciano all’argomento in maniera ingenua, credendo di avere in mano il mondo per il semplice fatto di possedere degli strumenti tecnologici. fatta di ponderazione. Queste due realtà devono convivere, siamo in un momento di grosso cambiamento, dinamico e potente: si rimane spaventati da questa grandezza. Il medium elettronico ha tra le sue proprietà l’estrema velocità, permette di creare delle opere di valore pur non

di una persona che magari si è appena diplomata in pianoforte insieme a quelle di queste altre persone libere da vincoli e allo stesso tempo povere di informazioni analitiche, sono esclusive e in un gruppo producono risultati interessantissimi.

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Alberto Morelli

Ruolo: sound designer Età: 52 anni Dove: Milano Professione: docente

MUTANTE AL 60%

musician

lover

teacher

pro


Va tenuto presente che una diffusione di massa dei mezzi non porta necessariamente a una massificazione della consapevolezza, il più delle volte si ottiene l’effetto contrario.

IL CORSO

Sound design al Politecnico di Milano Il percorso del corso segue una

disposizione-dislocazione sonora

i contenuti si intreccino tra loro

Spazializzazione del suono, il suono

serie argomenti/situazioni, sebbene continuamente: cultura/natura,

percezione ed estetica del suono, riflessioni sui possibili agganci al

biologico; suono/musica, l’impalpabile linea di demarcazione tra creazione (musicale) e sonorizzazione (rumoristica); riflessioni sul

linguaggio contemporaneo che pone

suono e rumore sul medesimo piano; rumore e musica nella storia della

musica dal ‘900 a oggi; suono/spazio,

Quindi un musicista di questo tipo non può da solo riuscire ad avere un risultato paragonabile a quello di un musicista più versatile? Sono convinto che sempre di più si stia andando verso una possibilità di lavorare in team.Non si ha però una vera consapevolezza di questo mezzo, perché in un contesto in cui si potrebbe essere più empatici l’uno con l’altro la direzione è invece sempre meno orientata verso la socializzazione. Secondo te esiste una reale differenza di qualità allora tra digitale ed analogico? Quando è arrivato il digitale è stato un momento emozionante perché nell’ambito delle registrazioni per esempio, quando ci si trovava davanti ad una dinamica “pianissimo” il digitale permetteva davvero un’assenza di rumori di fondo. Si dice che il suono dell’analogico sia più “caldo” del digitale, ed è una questione inerenti alla consistenza del materiale su cui il suono è inciso. Sono punti di vista, io ormai utilizzo solo più modalità di registrazione digitale, facendo sempre

(punti sonori, riflessioni, movimento). puntualizzato e in movimento;

l’architettura del suono e il suono

nell’architettura; suono/interazione,

la composizione non lineare abbinata a opere d’arte, installazioni, ambienti interattivi; induzione/interazione,

interattività indotta e percorsi; sistemi interattivi come prolungamento del

nostro sistema nervoso: riflessioni a partire dall’insegnamento di M. McLuhan.

attenzione però che questo medium sortisca gli effetti sonori che io cerco. Qualunque flusso sonoro in ogni caso si può realizzare sia in uno studio di registrazione vero e proprio che a casa, e un fattore determinante è la scelta del microfono più che del supporto in sé. Nella mia esperienza professionale anche modalità di registrazione “artigianali” hanno avuto risultati notevoli senza nulla da invidiare alla modalità “studio”: tutto questo è stato possibile sicuramente grazie alle nuove tecnologie. Con l’avvento del digitale è cambiata proprio la concezione di spazio, prima lo studio era una piccola “astronave”, oggi è tutto più agile e meno oneroso. Va tenuto presente che una diffusione di massa dei mezzi non porta necessariamente a una massificazione della consapevolezza, il più delle volte si ottiene l’effetto contrario. È sbagliato mantenere l’attitudine aristocratica dell’ “era meglio prima”, perché non è vero. Un cambiamento che secondo te avverrà per colpa del computer e uno per merito del computer. Una cosa che stiamo già

vivendo è che il computer permette di scaricare file anche gratuitamente e accedere a una varietà notevole di offerte. Un aspetto negativo che riscontro invece è quello della riduzione delle vendite: io il cd lo compro, ma le nuove generazioni hanno più abitudine a comprare il file. Questo sta mandando a monte tutta la produzione discografica sia della major che delle piccole etichette discografiche. Mi sono messo in contatto di recente con due etichette discografiche americane e entrambe mi dicevano che la situazione è estremamente difficile e devono centellinare la produzione. Una frase che trovo paradigmatica contenuta in una loro mail di risposta dice “Vorrei che potessimo fare di più di ciò che stiamo facendo, la situazione è molto difficile e dobbiamo essere molto cauti con ogni produzione: la situazione è molto triste, in effetti”.

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MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

moltissima offerta

crisi della produzione discografica

-

MINUS


STEP 2

PRODUZIONE autoproduzioni, nuove strategie, scouting e mercato musicale

N

el mercato musicale contemporaneo i soldi sono pochi, sia per le etichette che per gli artisti, e i meccanismi della “produzione” musicale, (intesa dal punto di vista meramente economico) stanno cambiando. Se da una parte i costi di registrazione di un album sono ora drasticamente ridotti, dall’altra le etichette si trovano di fronte ad un’offerta di artisti vastissima, ed è difficile essere notati e firmare un contratto. Per questo c’è chi decide di fare totalmente da sé: gli Ex-Otago, quattro ragazzi genovesi hanno detto basta con i vincoli delle etichette e hanno deciso di farsi coprire le spese in anticipo direttamente da chi li ascolta. Risultato: 600 “Buonazionisti” (come li chiamano loro) soddisfatti e un cd realizzato a costo zero. L’era digitale è ricca di opportunità non solo per i musicisti emergenti con pochi soldi, ma anche per chi ha arguzia e uno spiccato senso imprenditoriale: Ugo De Crescenzo ha fondato dal nulla Total Wipes Music Group e oggi collabora con più di 150 etichette per vendere

musica sui maggiori store online. Infatti il canale digitale costituisce ormai il 30% dei ricavi del mercato della musica. Ma se non si trattasse solo di vendere quanto piuttosto di distribuire file gratuitamente? Filippo Aldovini nel 2003 si è inventato la netlabel Zymogen e diffonde contenuti con licenza Creative Commons in una concezione di mercato musicale in cui nessuno spende, ma nessuno guadagna. Etichette online che non stampano cd ma caricano sul proprio sito file zip: quale futuro per le case discografiche? Anch’esse sembra che debbano reinventarsi e cambiare aspetto, e l’indipendente Ghostrecords di Varese sembra aver capito la lezione: lavorare sui rapporti coi clienti creando una community profondamente intima in cui internet gioca un ruolo fondamentale e fan, etichette e artisti sono tutti sullo stesso piano. Lungimiranza, instancabilità ed intraprendenza sono dunque la chiave per farsi strada nell’era digitale in cui tutto è possibile, anche a costi ridotti.

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Nelle mani dei fan pag

Ex-otago: azionariato popolare e indipendenza

pag

38

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[p.40] Fenomeni: Arctic Monkeys

[p.36] Nuove strategie: Azionariato Popolare

Pezzo dopo pezzo Come si costruiscono i rapporti tra fan e case discografiche

pag

42

Il mio suono libero [p.36] Costi e guadagni: cosa cambia

pag

32

Money from nothing Il ruolo dell’aggregator nell’industria musicale

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Il mondo delle etichette online e della musica distribuita gratuitamente [p.45] Diritto d’autore: Copyright vs Copyleft nel mondo Creative Commons


MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

La band è divenuto un piccolo “caso” per la sua decisione di non affidarsi più ad un’etichetta discografica, ma di far produrre il proprio disco agli stessi fan: con una forma di azionariato popolare che si è servito della rete come mezzo di promozione, dal 2010 in poi il progetto “Anche io produco gli Ex-Otago” ha raggiunto i 600 iscritti permettendo alla band di veder prodotto il proprio disco “Mezze stagioni”.

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MUTANT IAUTOPR ODOT TI

Mai pensato di farsi finanziare direttamente dai propri fan? Maurizio Carucci, leader e cantante della band genovese Ex-Otago si è inventato l'Azionariato Popolare, che nel 2010 ha permesso all'album "Mezze Stagioni" di venire alla luce unicamente grazie ai contributi del pubblico.

NELLE MANI DEI

E X -OT AG O : AZI ON ARI AT O POPOLARE E I N DI PEN DENZA TESTO: Irene Murrau | FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: Zucchero - Con le mani

I

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l vostro progetto nasce in seguito ad alcuni album di un certo successo per i quali vi eravate appoggiati a delle etichette discografiche di tipo classico. A cosa è dovuto questo cambio di direzione? Fondamentalmente ci siamo resi conto che forse, in questo periodo, era necessario provare a fare le cose più in casa, “con le mani” e senza affidarsi ad altri: ci è sembrata una bella sfida. Oltretutto facendo le cose in casa abbiamo la possibilità di fare esattamente ciò che vogliamo, senza nessun tipo di vincolo.

Intendi dire che essere legati ad un’etichetta porta delle limitazioni in certi campi, oppure si tratta di una questione puramente economica? È una questione sia economica che artistica: anche la più piccola etichetta aveva delle pretese dal punto di vista artistico, ad esempio la copertina dell’album doveva essere di un certo colore (acceso) perché si vedesse nel negozio (ci hanno detto anche questo…!). Le etichette discografiche hanno tutte le loro logiche, che differiscono dalle nostre. A trent’anni


MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

abbiamo detto: “o troviamo un’etichetta che ci dà un sacco di soldi, oppure facciamo da noi”.

Potete spiegarci più nel dettaglio cosa significhi “azionariato popolare” e come vi siete mossi nella sua organizzazione? L’idea è venuta al nostro amico manager, proprio perché volevamo essere indipendenti: abbiamo uno zoccolo duro di fan che ci seguono costantemente e abbiamo pensato: “Perché non chiederlo a loro? Magari ci dicono di no, ma vale la pena provare”. In realtà poi è andata bene. Avete avuto subito riscontri positivi o vi siete imbattuti

Maurizio Carucci Ruolo: Leader e cantante Età: 32 anni Dove: Genova Professione: Fotografo

contadino che di online non sa proprio niente. Abbiamo un pubblico in rete ma anche uno fuori dalla rete. Certo è che questa è uno strumento di comunicazione enorme e ci ha permesso di avere risultati insperati.

Cosa ha significato per voi il rilascio di alcuni brani a titolo gratuito, utilizzando il sistema del “Pay with a tweet”? Può essere considerato una perdita del valore intrinseco della musica? Secondo me la perdita del valore della musica va ricercato fuori dalla rete: finché le case discografiche si opporranno all’abbassamento del costo del disco, è giusto

A trent’anni abbiamo detto: «O troviamo un’etichetta che ci dà un sacco di soldi, oppure facciamo da noi.»

Musician Teacher Lover Pro

MUTANTE AL 75%

in una certa diffidenza? All’inizio la cosa è partita un po’ in sordina, più che altro tra amici. Poi il tutto si è esteso, ha preso piede, tanta gente ci credeva e i pezzi piacevano. Noi eravamo “sulle scene” da tempo, il progetto “Anch’io produco gli Ex-Otago” è ambizioso ma ha incontrato il favore di ormai più di 600 persone.

Gli Ex-Otago. Da sinistra: Alberto “Pernazza” Argentesi, Simone “il Mosso” Bertuccini, Maurizio Carucci e Gabriele Floris “L’africano”.

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Che ruolo ha avuto internet nella realizzazione di questo progetto, quanto dovete al mondo “online”? Molto ovviamente, anche se ci rifacciamo ad un background molto offline: ad esempio contribuisce al progetto un

che la rete faccia il suo lavoro. Altra cosa sarebbe se i dischi costassero 5 -10 € ma per ora non è così: il disco deve diventare una “cosa popolare” e finché non accadrà è giusto che la rete abbia la meglio.

Avete mai pensato di rilasciare i vostri album esclusivamente online? No, perché secondo noi le cose non possono esistere solamente sulla rete, un po’ come per le foto (io faccio anche il fotografo). Le foto finchè non le stampi non “respirano”, e così le canzoni. Soltanto sul computer la musica non ha una storia, deve poter andare oltre.


Il nuovo corso del mercato discografico porterà ad una perdita definitiva dell’importanza delle major? Le major hanno soltanto

MUSICA & COMPUTER

+

-

PLUS

Le foto finchè non le stampi non respirano, e così le canzoni.

MINUS

facilità d’accesso

minor approfondimento

molta scelta

troppa scelta

da perderci. Noi speriamo di essere l’esempio vivente dell’alternativa alla major, di una volontà di andare contro a quella filosofia secondo cui l’artista deve assomigliare clamorosamente a qualcuno che in questo preciso momento sta vendendo. È necessario trovare qualcosa di meglio del classico pop italiano con dei testi imbarazzanti, bisogna puntare a qualcosa di un po’ più colto, ricercato anche se così facendo un artista rischia di non risultare più interessante per la casa discografica. Quindi fare le cose per conto vostro vi aiuta ad essere indipendenti. Più che una questione di indipendenza, è un fattore “di pancia”. Mettiamo il piede sull’acceleratore e facciamo tutto quello che ci passa per la testa.

Quale può essere un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer? Secondo me il beneficio della rete è che fa sì che sia più facile far sentire la musica a tutti. Il contro è che la gente approfondisce meno i progetti, le band, le canzoni perché c’è troppa scelta.

NUOVE STRATEGIE: L’AZIONARIATO POPOLARE

PRODUCI GLI EX-OTAGO

25,00 600buonazionisti 4album prodotti euro

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IL CONTRIBUTO PER OTTENERE: Il disco in edizione speciale

Una t-shirt con grafica esclusiva Un download in anteprima

Riduzione biglietti e merchandise

La possibilità di partecipare a tutte le iniziative speciali in occasione dell’uscita del disco Il proprio nome nel booklet del disco

Partecipazione pro-quota agli eventuali utili


MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

oney M MU TANT ICHIFADASÈ

FROM

NOTHING

IL RUOL O DE L L’AG GRE G AT OR NE L L’ I N DUS T RI A MUS I C ALE Nuovi canali, nuove professioni. In un’epoca in cui il consolidato ruolo di distributore discografico appare ormai in via d’estinzione Ugo De Crescenzo, fondatore di Total Wipes Music Group, ha creato dal nulla un microcosmo di etichette di indipendenti di musica elettronica, collocando negli store online milioni di brani accanto ai grandi nomi della musica.

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L

a figura professionale dell’aggregator non potrebbe esistere se non nell’era digitale: come sono cambiati gli attori dell’industria musicale? Negli ultimi 20 anni si sono completamente rimodellati i ruoli di chi fa musica. Fondamentalmente i nomi rimangono gli stessi, ma è

cambiato chi detiene il potere. Ma il distributore chi è? Quando una casa discografica faceva un disco, il problema successivo era metterlo nei negozi. Vent’anni fa questa era una cosa che andava fatta fisicamente. Ad esempio: su diecimila punti vendita in Italia, il distributore più forte era quello che ti assicurava che il tuo disco fosse in settemila

negozi. Alcune etichette discografiche sono talmente forti che fungono anche da distributori. La Sony, per esempio, distribuisce anche dischi realizzati da una casa indipendente, su cui non mette mano artisticamente. Tutte le cosiddette major, quindi Sony, Emi, Ricordi, ecc, sono anche distributori.

TESTO: Alessandro Pomè | FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: Dire Straits - Money for nothing

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MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

Tornando all’aggregator, quali sono i compiti di chi intraprende questa professione? Per prima cosa un aggregator forma le etichette dal punto di vista tecnologico, quindi a proposito di formati e dinamiche economiche. Poi deve veicolare tutta la fiumana di musica che gli

e questa lo vende al cosiddetto distributore 2.0, che non si chiama più distributore bensì aggregator. Costui, a differenza del distributore tradizionale - che ad esempio piazzava fisicamente due milioni di copie in diecimila punti vendita - prende un file di un disco e lo porta in due o tre store online. In realtà esistono

A chi giova questo cambiamento? Secondo me ne traggono vantaggio le piccole etichette. Oggi, se hai la fortuna di trovare un aggregator, vendi sullo stesso store dove vendono gli U2 e Madonna. Oggi i musicisti, non più vincolati ai gusti rigidi delle grandi etichette, sono più

arriva convogliandola verso lo store. In tutto ciò, chiaramente deve supportare l’etichetta, consigliando come e quando far uscire le cose, come sopravvivere e come vendere di più. Fortunatamente negli store, soprattutto in quelli piccoli il successo è meritocratico. Infatti molto spesso gruppi poco pubblicizzati, senza banner sui vari siti, arrivano a vendere come quelli più pubblicizzati. Big esclusi ovviamente.

una novantina di negozi, ma quelli che funzionano veramente sono tre, tra cui iTunes che detiene il novanta percento del mercato, e altri due che si dividono le quote mancanti: di fatto iTunes è lo store online per eccellenza. Gli altri siti lavorano bene, ma certo non hanno lo stesso bacino di utenza di iTunes: sono siti specializzati su un genere musicale particolare. La bravura dell’aggregator non è più portare un disco nei negozi, ma in quei due o tre grandi store online. Questa figura nasce perché, per iTunes ad esempio, è molto scomodo lavorare direttamente con gli artisti. Lo store deve recepire almeno duecento dischi al mese, quindi preferisce avere un interlocutore solo, un unico distributore o aggregator che gli porta quattrocento etichette insieme. L’aggregator rispetto al distributore non riceve più una quota fissa, ma guadagna in percentuale. Se l’etichetta che porta allo store vende, lui incassa tanto, se viceversa vende poco non guadagna niente.

liberi di emergere: questo ne aumenta esponenzialmente il numero e di conseguenza il livello qualitativo medio si abbassa. Chiunque oggi può inventarsi un genere e il mercato è libero di accettarlo. Ovviamente questo non vuol dire che tutti facciano soldi, anche perché mentre prima un artista faceva soldi in base a quanti dischi vendeva, oggi le fonti più redditizie sono altre, come concerti, merchandising, ecc. Puoi non passare dalla televisione, non avere un video su MTV eppure avere dei fan che ti seguono grazie al tuo network. Se hai 200 persone che ti seguono, fai 50 concerti all’anno e vendi duemila copie, stai dentro coi costi. I distributori invece falliscono. Chiudono letteralmente, uno dopo l’altro, e lo stesso discorso vale per le case discografiche. Le major campano solo sulle spalle dei grandi artisti, aspettano tutto l’anno che Vasco Rossi o la Pausini facciano un disco. Oggi in realtà anche i big fanno fatica a vendere: chi vendeva dieci milioni di copie oggi vende la metà. E chi vendeva

Ugo De Crescenzo

Oggi se hai un buon orecchio e una decina di amici che suona, vendi sullo stesso store dove vendono gli U2 e Madonna.

Dicevi che oggi invece i meccanismi sono cambiati: come nasce il ruolo dell’aggregator? Con il digitale è completamente cambiato l’assetto commerciale e le figure professionali si sono reinventate. L’artista ora il disco lo realizza quasi a costo zero grazie alla tecnologia. Non ha più bisogno degli studi di realizzazione. Qui ora va solo l’artista che ha soldi. L’80% degli artisti il disco lo realizzano tranquillamente a casa. L’artista quindi va dall’etichetta, che gli dà più o meno gli stessi soldi di prima,

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Ruolo: CEO di Total Wipes Music Group Età: 32 anni Dove: Milano Professione: Aggregator

MUTANTE AL 80%

Musician Teacher Lover Pro


la metà prima oggi non vende più niente. Oggi arrivare a centomila copie è un successo incredibile mentre prima era solo un discreto traguardo. Quindi a un artista oggi conviene firmare un contratto con una casa indipendente rispetto che con una major. Senza dubbio. Anche perché mentre per una major tu sei uno dei tanti, e quindi non ti considerano minimamente, per una piccola indipendente ti seguono come un figlio. Nel momento in cui decidono di investire su di te ti seguono in tutto.

Cosa deve fare oggi un’etichetta per far emergere il proprio artista dalla massa? Deve innanzi tutto scegliere un artista che gli piace, fare quindi una scelta di cuore, anche se è rock anni 80 che non va più. Se all’etichetta piace, sicuramente non farà fatica a trovare un bacino d’utenza: il pubblico è estremamente variegato. Che ruolo ha avuto il web in questa trasformazione? Internet è stato tutto, a partire da Sean Parker che ha inventato di Napster. Prima di quel momento Internet esisteva, ma non c’erano network di scambi. Napster ha fatto aprire gli occhi alle multinazionali, ha fatto capire che non aveva senso puntare su dieci generi musicali e basta. Questa cosa poi l’ha capita Steve Jobs, che rappresenta una multinazionale di nuova generazione. Oggi la musica si vende in tracce singole. Io continuo a comprare gli album, ma in questo sono un dinosauro, perché sono interessato al concept dell’album nella sua totalità. Le nuove generazioni invece hanno magari quattro volte la musica che ho io, per dieci

volte il numero di artisti. Il concetto era quello portato da Sean Parker, ovviamente legalizzato e normalizzato. Oggi non esiste più nessuno che paga venti euro per comprare un album.

brano di Laura Pausini, o degli Oasis, mentre in un pezzo di musica elettronica il danno è enorme. Perché chi fa questo genere di musica realizza dei suoni che si sentono solamente in determinate frequenze. Inoltre io seguo artisti che realizzano un album con tracce tutte legate assieme, con una copertina anch’essa legata, e per questo motivo sono molto affezionato al concept confezionato. E come me la pensano tutti coloro che seguono un artista in particolare. Inoltre io sono anche musicista e voglio sempre realizzare un cd, con una copertina da toccare e che comunichi qualcosa in più. Ho bisogno del manufatto, non ce la faccio a digitalizzare tutto.

Di fatto non esiste più nemmeno l’album. In teoria esiste, ma nessuno lo conosce. Lo zoccolo duro continua a comprare gli album. Oggi esce il disco di Capossela, e sicuramente i suoi fan accaniti lo compreranno. Al tempo stesso però esiste anche una moltitudine di persone a cui Capossela piace, ma non così tanto da definirsi fan, che scaricano le due o tre tracce che preferiscono.

NUOVI PROFESSIONISTI

Aggregator L’aggregatore digitale nasce

con l’avvento dei nuovi canali di

distribuzione della musica. Si oc-

cupa di “aggregare” i brani di singoli artisti e di etichette e di distribuirli

sui vari store on-line, operando scelte strategiche che ottimizzino il ritorno economico della vendita. Colossi

come Nokia Music o Apple sono di fatto aggregator che vendono sui

loro store personali, esistono poi gli

aggregator indipendenti che operano sia sugli store più noti che su realtà minori.

Non sempre chi ha più contatti sui network è chi poi vende di più. Eppure tu, che lavori nel mondo del digitale, sei ancora molto ancorato al concetto di musica tradizionale. Perché? Tanto per cominciare il cd si sente meglio, in ogni caso. E a parità di qualità prezzo i file mp3 costano di più e si sentono peggio. Il prezzo di un album su iTunes è molto simile a quello di un album in negozio, però è a costo zero. Mentre i cd hanno alti costi di realizzazione. E, ribadisco, i file mp3 si sentono molto peggio. Ad esempio io ascolto molto la musica elettronica: per me avere una traccia audio così come è stata incisa nello studio è un grandissimo surplus. Quando questa cosa viene trasformata in mp3, anche se poco compresso, ci sono delle frequenze che non si udiranno più. Questa perdita è marginale se è su un

Tornando alle dinamiche della nuova era informatica, è un dato di fatto che sul web tutti possano caricare

World Wide Best “To offer and get the best on the net“, questo il motto di Total Wipes Music

Group che, nata nel 2007, conta oggi 150 etichette internazionali e lavora coi maggiori store on-line di musica.

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MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

la propria musica e avere visibilità. Però chi ha successo in questi siti non sempre è più dotato di chi ne fa a meno. Dipende cosa si intende per successo. Bisogna considerare che tutti possono pubblicare su siti dove non si vende, come YouTube, Myspace o Soundcloud, ma quel tipo di esposizione non significa potenziale vendita. L’ascoltatore medio quando clicca gratis fa un ragionamento ben diverso di quando clicca a pagamento. Non sempre chi ha più contatti sui network è chi poi vende di più. Sugli store per vendere bisogna essere bravi. Quelle volte in cui un giovane artista riesce a fare successo grazie a un network è perché è subentrata una major che l’ha notato. Quindi anche se il pubblico arriva prima dell’etichetta, il ritorno economico non è immediatamente corrispondente. Sì. Ci sono stati dei casi di gente che è nata su YouTube e poi ha venduto bene. Però sono casi in cui gli artisti sono bravi veramente e in cui l’etichetta ha fatto da detonatore. Molto spesso arrivano da me etichette che dicono: «no, noi non vogliamo vendere, vogliamo solo fare free downloading per avere una maggiore diffusione». È

molto difficile spiegare loro che più si regalano le cose, meno si contribuisce alla loro diffusione. Perché se un sacco di gente scarica gratuitamente una traccia, non significa che anche domani questa verrà scaricata da altrettante persone, e soprattutto non vuol dire che hai persone veramente interessate alla tua musica che ti seguono. I veri appassionati la musica la comprano, sono disposti a spendere. E vanno su siti specializzati, non certo su contenitori come YouTube dove la maggior parte dei contenuti non sono certo di buon livello. Quando una persona ascolta un tuo brano su YouTube tra un mese non si ricorda più nemmeno chi sei; quando invece spende un euro e venti per una traccia, stanne certo, che è convinto di farlo e che la prossima volta che uscirai con qualcosa sarà lì ad ascoltarti. I network e le community funzionano solo come grande aggregante promozionale e sperimentale. Si possono utilizzare come prova, ma prima o poi sui canali ufficiali bisogna andare. E su questi è difficile fare mille download, è un iter ben diverso da quello delle mille visualizzazioni su YouTube, che non sono niente.

COSTI E GUADAGNI: COSA CAMBIA? Come cambia la distribuzione dei guadagni nell'era della musica digitale. COSTI GUADAGNI

BEFORE WEB

AFTER WEB

costi incisione

+0,50€

0 costi incisione

%

ARTISTA

sulle vendite

3€ (0,50 + costi stampa)

+5€

0 costi stampa

%

ETICHETTA

sulle vendite

TRADIZIONALE

AGGREGATOR

8€

+8€

0 costi

45%

%

DISTRIBUTORE

sulle vendite

del prezzo finale

NEGOZIO 16€

Le community servono solo quindi come fonte di promozione per l’immagine.

+2€

$

$ ONLINE 0 costi

VENDITORE

50%

Prima un artista inviava dieci demo al mese, oggi 100 file al giorno. Se si conta una risposta su 100 i numeri cambiano considerevolmente.

0,50€

del prezzo finale

TOTALE

18€ (album)

(brano) 0,99€

Dal grafico emerge come, nell'era pre-digitale, il distributore fosse la figura in grado di conseguire il maggiore ritorno economico, che poteva arrivare fino al 45% del prezzo finale del prodotto. Oggi invece chi incassa di più è lo store online, con un guadagno intorno al 50%, circa 5 volte di quanto poteva raggiungere un negozio tradizionale.

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Esatto. Servono alle etichette più che al pubblico, e a me aggregator per notare delle realtà, però il business bisogna andarlo a fare altrove. Oggi un artista si promuove sulle community e può scegliere se aspettare “la telefonata” o provare a fare il salto. E grazie alla tecnologia anche questo è molto più facile, si possono avere molti contatti in più. Quando per me fare musica era all’ordine del giorno, mi sono accorto che avevo un sacco di contatti, di legami, di partnership con gente che non era riuscita a pubblicare, e mi sono detto: va beh ho capito, da Steve Jobs ci vado io. Su questo ho costruito la professione di aggregator.

e grandi potenzialità, apparentemente immense, e quindi tutto ha bisogno di essere sedimentato e interiorizzato. La cosa positiva è che si imparerà sempre di più a usare il mezzo, con le stesse risorse e contenuti ma fatti con più consapevolezza.

Ugo De Crescenzo è la perfetta coniugazione di un solido background culturale e una forte tendenza alla sperimentazione. Come può un insegnante di pianoforte cibarsi di musica elettronica?

Come vedi il futuro? Credi che arriveremo a una situazione in cui ci saranno solo etichette e store online? I cd diventeranno come il vinile. Continueranno a esistere, ma solo per un mercato di nicchia. Le case discografiche probabilmente falliranno definitivamente. Gran parte della musica sarà in vendita solo in digitale e quei pochi cd si venderanno anch’essi online, ad esempio su Amazon, non certo nei negozi.

Il peer to peer invece non rischia di mangiare tutto? Il peer to peer mangia solo alcuni. Solo i big. Danneggia Madonna, che invece che due milioni di dischi ne venderà solo un milione. Gli artisti medi invece non lo soffrono, perché hanno clienti e fan fidelizzati che non li tradiranno mai. Il peer to peer alla fine fa più del bene che del male. Ci sai dire un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer? L’unico rischio è che Internet offre delle grandi libertà

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

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-

MINUS

grande libertà

poca consapevolezza

diffusione illimitata

eccessiva illusione


MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

MUT ANT IL IBER ATI

PEZZO

Come si muove una casa discografica nell’era dei new media? Quanto influiscono i social network e i portali online nel raggiungimento della fama per un artista? Giuseppe Marmina, dal 2003 nell’organico dell’etichetta indipendente varesina GhostRecords, prova a rispondere tirando le somme di questa “rivoluzione digitale”.

DOPO

pezzo

COME AL GIORNO D’OGGI SI COSTRUISCONO ARTISTA E CASA DISCOGRAFICA

C

ome cambia il ruolo di una casa discografica nell’era digitale? Cosa può offrire di diverso? Il rapporto che si crea con il fan è molto più diretto, si può arrivare ad un appassionato di musica o di un artista in particolare molto più velocemente rispetto al passato. Questo accade sia attraverso il sito delle etichette che con altre modalità di promozione. Ad esempio, monitorando il download di un brano da un blog che magari è molto popolare si riesce a raggiungere il fan senza intermediari. Si crea un rapporto diretto tra casa discografica, artista e fan che

prima dell’era digitale non era possibile.

L’importanza dei new media è quindi principalmente quella di permettere un contatto diretto con il fruitore? Esatto, è soprattutto dal punto di vista del fruitore l’enorme vantaggio perché riesce ad avere un contatto diretto con l’artista e la casa discografica. Oltretutto il feedback è immediato e quindi la casa discografica riesce a capire subito se una cosa può piacere o meno: nel momento in cui una canzone viene postata, la reazione dei fan è immediata. Tutto contribuisce a formare

una comunità che, anche se virtuale, è molto importante.

Oltre ai classici supporti di distribuzione oggi esiste anche la vendita on-line: la scelta del metodo di distribuzione è diversa per ogni artista? Sicuramente l’offerta cambia in base al tipo di artista che si produce: se la casa discografica pensa che un artista abbia un maggiore potenziale on-line che col disco classico, allora può puntare maggiormente, se non unicamente, sul canale digitale. Ad esempio per un artista che non ha la possibilità di fare un tour e di vendere direttamente

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i cd se non nei negozi, può essere un vantaggio avere solo una produzione digitale perché potenzialmente può raggiungere facilmente migliaia di persone.

Si può pensare quindi di utilizzare solo il canale online per distribuire musica? La maggior parte delle volte si va sia on-line che sui formati tradizionali, però si può pensare di utilizzare solo il digitale, magari mettendo a disposizione un contenuto esclusivo, ad esempio inserendo sul cd dieci o dodici canzoni e sul digitale delle bonus track.


TESTO: Marco Bernardi | FOTOGRAFIE: Irene Murrau, Marco Bernardi MUSICA: Pink Floyd - Another brick in the wall

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MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

Sul vostro sito oltre all’acquisto di CD e vinili, è possibile acquistare musica digitale da iTunes, Bandcamp e Amazon. Degli studi affermano che in America nel 2012 le vendite digitali sorpasseranno quelle dei supporti fisici, è plausibile immaginare un futuro fatto solo di net labels e store on-line? Io sono convinto che il supporto fisico rimarrà sempre, non so in quale forma, visto che ora stanno ritornando anche i vinili che ormai erano considerati obsoleti. Secondo me quello che manca di più è l’oggetto, perché non penso che ci siano così tante persone in grado di accorgersi della differenza di qualità del suono. In ogni caso la qualità del vinile è indubbia per cui potrebbe esserci sia il fanatico che vuole l’audio perfetto come solo il vinile può dare, sia l’appassionato dell’oggetto, il feticista che vuole rigirarsi la copertina e leggere il libretto.

Ma è solo una questione di feticismo o il vinile era veramente un opera artistica più completa che ora stiamo perdendo? Secondo me dal punto di vista della produzione si dovrebbe lavorare sia sui vecchi supporti che su quelli nuovi. Perché c’è il giovane che vive solo di digitale e l’appassionato che vuole una altro tipo di supporto che esteticamente e qualitativamente è migliore. Io sono convinto che ci sia una parte di pubblico tuttora interessata al supporto fisico. Come sono cambiate le modalità per scovare nuovi artisti? I social network vi aiutano a scoprirli? I social network, i blog e Youtube sono assolutamente

Giuseppe Marmina

fondamentali. Lo scouting è ormai fatto davanti al computer, perché offre un mare di possibilità di scovare qualcuno. L’unica cosa è che bisogna sapere dove cercare: l’offerta è incredibile e ci si può tranquillamente perdere. Bisogna avere dei punti di riferimento che noi abbiamo e consultiamo costantemente. A mio avviso sono i blog ciò che in questo momento riesce ad indirizzare musicalmente più della carta stampata: noi seguiamo alcuni blog fissi che propongono novità per restare aggiornati su quanto accade in tutto il mondo. Ormai internet da visibilità a chiunque, ma quanti musicisti sono effettivamente di qualità? Il valore della musica si sta sminuendo? Sì, secondo me sì. Anche il fatto che le tecnologie abbiano aiutato chiunque a registrare i

musician

lover

teacher

pro

Ruolo: produttore discografico Età: 40 anni Dove: Varese Professione: produttore

MUTANTE AL 70%

Si crea un rapporto diretto tra casa discografica, artista e fan che prima dell’era digitale non era possibile.

propri vezzi artistici ha portato sicuramente a un calo della qualità perché ormai chiunque ha la possibilità di registrare la sua canzone, di postarla e di inondare il mondo intero con la propria musica. Proprio per questo bisogna saper fare una scrematura e sapere dove andare a cercare, perché se l’offerta è altissima, la qualità è inversamente proporzionale.

Genere: Alternative rock Origine: Sheffield (UK)

I Radiohead, nel 2007, avevano messo il loro album in vendita ad offerta libera on-line ma i fan non sono stati disposti a pagare molto per un file digitale, ci sarà

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un giorno in cui il supporto digitale avrà lo stesso valore di quello fisico? Il valore che si assegna al digitale è davvero bassissimo, perché uno pensa che può averlo illegalmente quando e come vuole, per il supporto fisico non è così. Non so se in futuro saranno mai allo stesso livello, penso sia molto difficile. Anche perché ormai molti pensano che la musica debba essere accessibile gratuitamente e non so quanta gente sarà disposta a pagare per un supporto digitale. Con lo scaricamento illegale della musica on-line e la facilità di duplicazione del formato digitale ci sono sempre meno garanzie per i musicisti: in che modo si può proteggere il diritto d’autore? Iniziative come CloudDrive di Amazon sono da considerarsi ulteriori minacce? Leggevo proprio poco fa che le major stanno per intentare una causa sia a Google che ad Amazon. Loro ritengono che sia lecito perché comunque una volta comprati, quei brani devono potere essere liberamente caricati su un sistema cloud. Il difficile è dimostrare che quei brani che finiscono sul cloud siano stati effettivamente acquistati.

Ci sono band che decidono di lavorare senza etichette e di distribuire in modo autonomo la loro musica, che futuro si prospetta per le case discografiche? Secondo me non è così facile raggiungere il pubblico e vendere da soli, è una falsa credenza. Parecchi blog adesso, invece di pensare alla distribuzione digitale come parrebbe ovvio, creano un’etichetta discografica per pubblicare dei dischi di artisti che hanno promosso attraverso la loro attività online. Questa è la dimostrazione che è necessaria una struttura dietro che aiuti l’artista a crescere e che dia una direzione a livello produttivo e a livello promozionale. L’artista deve pensare a scrivere canzoni e lasciare che qualcun’altro si occupi di tutto il resto. Devi avere qualcuno che ti aiuti ad emergere.

di un gruppo, in modo da creare un’aspettativa maggiore, facendo sembrare che sia avvenuto spontaneamente. Se pensi anche ai Mumford & Sons o ai Fleet Foxes,

mandato alcuni mp3 a dei blog americani e tre o quattro di questi, anche importanti, ci hanno scritto subito. Un artista oggigiorno si può promuovere in territori che senza internet

esternamente ti può sembrare che arrivino dal nulla, ma in realtà c’è stata ben prima l’attività di un management forte che ha aiutato il gruppo a creare un grosso seguito.

e il pc non sarebbero raggiungibili. Il lato negativo è il fatto che il pc abbia permesso a chiunque di creare musica e di intasare il mercato.

Ormai chiunque ha la possibilità di registrare la sua canzone, di postarla e di inondare il mondo intero con la propria musica.

Mi viene in mente il caso degli Arctic Monkeys, famosi grazie al web e poi messi sotto contratto, come te lo spieghi? Non sono tanto convinto della loro totale autonomia, anche loro avevano dietro un management potentissimo che ha programmato questa cosa. È una delle attività di marketing che si fanno prima dell’uscita

Mi sapresti dire un cambiamento che avverrà in ambito musicale grazie al computer e uno per colpa del computer? Sicuramente una cosa positiva è il fatto della visibilità, che hai la possibilità di arrivare ovunque in qualsiasi momento. C’è un gruppo su cui stiamo lavorando adesso, i Green Like July, di cui abbiamo

MUSICA & COMPUTER FENOMENI MUSICALI

vuole che si siano fatti conoscere in tutto il Regno Unito grazie ad un demo distribuito

+

alcuni gruppi emergenti vendessero il demo durante i concerti”, gli Arctic Monkeys si limitarono a distribuirne alcune copie (ormai diventate preziosissime per il loro

visibilità

condividere musica su internet, Five Minutes with Arctic Monkeys (questo è il titolo

possibilità infinite di promozione

Il gruppo nasce nel 2003 e subito raccoglie un buon seguito di pubblico. La leggenda

PLUS

in Internet; come spiega Alex Turner, perché gli “aveva sempre dato fastidio il fatto che valore e introvabili) gratuitamente; grazie al tam-tam di suggerimenti tra amici e il del demo) viene ascoltato ovunque.

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-

MINUS

intasamento del mercato


MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

E se non fosse così necessario vendere la musica ma bastasse distribuirla gratis? La filosofia delle netlabels è questa: musica con licenza Creative Commons fruibile e modificabile da tutti. Niente cd ma file zip da scaricare. Per Filippo Aldovini, fondatore dell’etichetta online Zymogen, la distribuzione unicamente digitale e gratuita appartiene però già al passato e oggi è necessario fare convivere i supporti tradizionali e quelli digitali.

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MUTANTINWEBWET R UST

IL MIO

SUONO

F R E E -D O W N L OAD E C RE AT I VE C OM M ONS: I L M O ND O DELLE ET I C HET T E ON LI N E E DELLA MUS ICA D I ST R I B U I T A GRAT UI T AMEN T E TESTO: Marco Bernardi | FOTOGRAFIE: Marco Bernardi MUSICA: Lucio Battisti - Il mio canto libero

N

el 2004 hai dato vita a Zymogen, netlabel oggi importante a livello internazionale. Come è nato il progetto? E perchè hai deciso di lavorare fin da subito sul web, creando una netlabel e non un’etichetta tradizionale? Quando ho iniziato questo progetto, la spinta primaria che mi ha portato a scegliere questa struttura non convenzionale è stato il fatto che sentivo molto poco recettivo il territorio in cui vivo – Modena - al tipo di sonorità di cui mi occupavo. Ho visto nella rete una finestra sul mondo: grazie a questo progetto ho avuto la possibilità di relazionarmi con artisti e musicisti provenienti da ogni

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parte del pianeta. Quando ho iniziato questa attività non avevo la minima idea di dove poi sarebbe arrivata, avevo le mie ambizioni ma niente di paragonabile a quello che poi l’etichetta è diventata. All’inizio ero mosso da grande motivazione, ero in contatto con alcuni musicisti conosciuti tramite forum e ho avuto la fortuna di avere un amico che mi ha dato una mano nella programmazione del sito web, che è stato fondamentale per trasformare l’idea in realtà. Ai tempi non esistevano servizi come Bandcamp o altre piattaforme che permettono di l’hosting di tracce. C’era un portale chiamato archive.org che è diventato un’istituzione per quanto riguarda i


MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

contenuti con licenza Creative Commons e Copyleft. Una cosa importante di questo tipo di progetti è che vanno in contrapposizione col concetto di Copyright e il concetto classico di etichetta discografica.

Nel futuro esisteranno solo etichette online? A mio parere adesso le etichette sono tutte online, perché qualsiasi etichetta distribuisce in primis su internet attraverso Bandcamp o altri store. Innanzitutto viene messo a disposizione il download digitale, che solo in un secondo momento si va ad integrare con un supporto fisico. Io ora sono un po’ disilluso rispetto alla durevolezza del concetto di net-label iniziato qualche anno fa, per cui sono meno sensibile al discorso di condivisione gratuita della musica. Anche artisti ora affermati sono partiti dal far girare online gratuitamente il loro materiale musicale perché rappresentava una fonte di pubblicità. Si è capito che, anche se gira in maniera illegale o in free download, avere il proprio materiale

Creative al Copyright troppo rigido, prestabilito, non modulabile, non modificabile. La cosa positiva di Creative Commons è che lo puoi modulare a seconda delle tue necessità, oggi c’è molta meno sensibilità riguardo a questo tema da parte di chi distribuisce in free download. Anzi molti, tipo Bandcamp, non si preoccupano nemmeno di specificare che tipo di licenza usano: non so se sia un bene o se sia un male.

Filippo Aldovini

Ruolo: fondatore di Zymogen, Error Broadcast, NODE Festival Età: 32 anni Dove: Modena Professione: discografico

Musician Teacher Lover

MUTANTE AL 75%

Pro

d’autore nell’era della riproducibilità? Adesso chi si occupa della distribuzione digitale ad alti livelli si preoccupa relativamente del problema della licenza. C’è stata una

anche soltanto una nicchia di persone che ti ascoltano è importante. Oggi però tutti i primi progetti nati come netlabel sono ormai chiusi. Anche Zymogen sta cambiando, è in un momento

Oggi si è capito che, anche se gira in maniera illegale o in free download, avere il proprio materiale sulla rete dà un ritorno di immagine importante. sulla rete dà un ritorno di immagine. Se qualcuno conosce la tua musica anche se non l’ha comprata è positivo, perchè il tuo nome gira. Ormai c’è talmente tanta musica, tanti sottogeneri e tante sottoculture musicali ed avere

di transizione dopo il quale diventerà un’etichetta classica a tutti gli effetti. Zymogen distribuisce musica con la licenza Creative Commons, sarà questo il futuro del diritto

46

grande movimentazione con la nascita delle netlabel alla fine degli anni ’90 e Zymogen è stata una netlabel di seconda generazione, che si è ispirata a progetti già affermati. Ai tempi era molto forte il fatto di contrapporre il movimento

Come mai la scelta di pubblicare materiale esclusivamente sotto licenza Creative Commons? Io non sono contro il copyright inteso come salvaguardia della proprietà intellettuale, ma contro la trafila burocratica da sostenere, le limitazioni, i costi che ci sono in Italia in questo ambito. Io vengo dal mondo Creative Commons ma poi mi ci sono allontanato perchè poi rischia di diventare più importante il come tu distribuisci la musica della musica stessa, ed è una cosa che mi ha dato fastidio.

Intendi che l’aspetto commerciale diventa più importante di quello artistico? L’assurdità è questa. Perchè per quanto riguarda le netlabel non girano soldi, non c’è un aspetto commerciale, non hai investimenti e non hai ritorno. Io per Zymogen non ho speso una lira. Ho giusto speso qualcosa per l’hosting per il sito web e i file da scaricare, poi ad un certo punto me l’hanno anche offerto gratis. Per quanto di nicchia, Zymogen è un sito che fa numeri molto alti, anche se Error Broadcast in soli sei mesi di vita lo ha praticamente doppiato. Il tuo nuovo progetto si chiama Error Broadcast, e


si tratta di un etichetta che ritorna anche ai formati classici, perchè questa necessità di cambiamento? All’inizio mi bastava il fatto di ricevere dei feedback positivi delle pubblicazioni che ricevevamo, mi bastava dedicarmi alla cura dei rapporti con gli artisti. Ora ho meno tempo da dedicare al progetto e si è trattato di trovare nuove forme, nuove motivazioni. Vedo la distribuzione unicamente

digitale come un concetto un po’ inflazionato che non mi stimola più. Per me il discorso netlabel è già una cosa vecchia, anche se il 90% della popolazione italiana non ne ha mai sentito parlare. Forse perchè mi relaziono un po’ di più con l’estero, in Germania ad esempio il discorso Creative Commons ormai è dato per scontato. Il free download è positivo anche se la musica poi non viene venduta. Adesso esistono pure i music blog

che postano pubblicazioni: ad esempio Nodata.tv posta dischi in download illegale, ed è diventato talmente importante che un disco vada a finire su questo blog che anche chi lo vende vuole che venga messo in download illegale. Siamo in un periodo un po’ paradossale per quanto riguarda gli equilibri e le modalità del music business, ci sono tanti incroci e tante possibilità, bisogna essere capaci di restare sempre

aggiornati e sapersi adattare.

Error Broadcast realizza vinili e addirittura musicassette, perchè questa scelta? Perchè abbiamo avuto il sentore che il cd non abbia quel tocco di feticismo dei supporti “antichi” come il vinile o le musicassette, così importante per i collezionisti. Anche oggi chi crea i cd dà molta importanza al packaging, mirando a creare il cosiddetto

NUOVI STRUMENTI

Copyright vs Copyleft: il mondo CC Creative Commons (CC) è

attuali leggi sul copyright creano

sede a San Francisco dedicata

delle informazioni.

un’organizzazione non profit con all’espansione della portata

per la diffusione e la condivisione

delle opere di creatività offerte

In Italia, l’Istituto di Elettronica e

pubblici. Essa intende altresì

e delle Telecomunicazioni (IEIIT

alla condivisione e all’utilizzo

rendere possibile, com’è sempre

avvenuto prima di un sostanziale

abuso della legge sul copyright, il

ricorso creativo a opere di ingegno altrui nel pieno rispetto delle leggi esistenti. La mission di Creative

Commons è ben rappresentata dal logo dell’organizzazione (CC), che rappresenta una via di mezzo tra

il rigido modello del copyright “All

rights reserved” (C) e quello invece di pubblico dominio “No rights

reserved” (PD), introducendo il

nuovo concetto appunto di “Some rights reserved” (CC).

Le licenze di tipo Creative

Commons permettono a quanti

detengono dei diritti di copyright di trasmettere alcuni di questi

diritti al pubblico e di conservare gli altri, per mezzo di una varietà

di schemi di licenze e di contratti

che includono la destinazione di un bene privato al pubblico dominio

o ai termini di licenza di contenuti

aperti (open content). L’intenzione

è quella di evitare i problemi che le

di Ingegneria dell’Informazione

Le licenze Creative Commons sono in totale sei (definite dalla combinazione

organo del CNR – Consiglio

sono i diritti riservati, modificando quindi la regola di default in cui tutti i

dei quattro attributi riportati qui sotto) e stabiliscono in modo esplicito quali

Nazionale delle Ricerche) offre

diritti sono riservati.

la propria collaborazione a

International Commons per

realizzare una versione italiana

delle licenze CC. Marco Ricolfi del

CC-BY Attribuzione

Dipartimento di Scienze Giuridiche

Bisogna sempre indicare l’autore dell’opera (attributo

dell’Università degli Studi di Torino

obbligatorio) in modo che sia possibile attribuirne la

è il project Lead del gruppo di

paternità.

lavoro che si è assunto questo compito.

CC-NC Non Commerciale

Ogni paese ha infatti un proprio sistema giuridico e il gruppo di

Non sono consentiti usi commerciali dell’opera creativa.

lavoro per il progetto creative

Commons Italia, ha dovuto capire la funzione delle licenze CC nel

sistema giuridico Americano, per

CC-ND Non opere derivate

potere fare un confronto con quello

Non sono consentite elaborazioni dell’opera creativa.

italiano e cercare di adattare a quest’ultimo le licenze.

Nel 2003 viene annunciato a a

Torino l’inizio ufficiale del lavoro di traduzione e adattamento

CC-SA Condividi allo stesso modo

delle licenze Creative Commons.

Si può modificare l’opera ma l’opera modificata deve

Il 16 dicembre 2004 vengono

essere rilasciata secondo le stesse condizioni scelte

presentate le licenze Creative

dall’autore originale.

Commons italiane a Torino presso la Fondazione Giovanni Agnelli.

47


MUSICAMUTANTE | PRODUZIONE

Collector’s Item, un oggetto curato nei minimi dettagli e magari in edizione limitata numerata. Queste mi sembrano le uniche forme che meritano di essere seguite, perché non credo che stampare 2000 cd con la custodia in plastica classica sia un grande investimento. Oltretutto il supporto vinile è ancora molto vivo: poter stampare su una custodia da 12” dà un valore aggiunto all’oggetto acquistato. Lo stesso vale per una cassetta, diventano tutti oggetti per collezionisti. Questo “ritorno all’antico” dal punto di vista dei supporti è anche dovuto anche alla maggiore qualità audio? Il discorso qualità è complicato. Se consideriamo che la maggior parte della gente oggi ascolta la musica su Youtube viene la pelle d’oca a fare un discorso sulla qualità. Diciamo che se c’è tanta gente che si preoccupa molto della qualità del supporto, c’è chi scarica musica sul suo laptop e poi la ascolta con le casse del computer: ovvio che sia un target diverso. Per la cassetta invece si tratta unicamente di un discorso riferito all’oggetto, al puro collezionismo, la qualità è certamente più bassa sia del digitale che del vinile. Noi abbiniamo sempre l’acquisto dell’oggetto al download digitale: per me questa è una cosa fondamentale, che i due mondi vadano di pari passo. Con la vendita online gli album sono ormai ridotti alle copertine, spesso molto piccole: stiamo andando incontro ad un’epoca in cui l’aspetto visivo della musica ha perso il suo valore? Certamente, infatti è per questo che ho un po’

abbandonato Zymogen: il fatto che l’album fosse ridotto ad uno zip alla lunga mi sembrava riduttivo. Io quando ho iniziato lo vedevo come un gesto un po’ rivoluzionario. Il possedere un’etichetta mia, l’avere a che

hai dei contenuti esclusivi e qualità senza perdite.

fare con persone provenienti da ogni angolo del mondo, sono tutte esperienze che mi hanno portato a realizzare anche gli altri progetti come Error Broadcast e il festival Node che organizzo a Modena, per cui non ho nessun rimpianto. Però dopo 6 anni, ho perso un po’ di motivazione e la sto ritrovando in quello che sarà il seguito di Zymogen. Seguirò il percorso che ho iniziato con Error Broadcast, ovvero pubblicherò edizioni estremamente limitate di cd abbinando la vendita del disco al free download in bassa qualità e invece il file ad alta qualità a pagamento, con un prezzo comunque non proibitivo. La disponibilità dell’mp3 in bassa qualità l’abbiamo sperimentata con Error Broadcast e ha dato ottimi frutti, costituisce una sorta di preview.

sia con il pubblico che con l’artista? Assolutamente sì. Il rischio, quando si creano questi

Il fatto di relegare un’etichetta solamente su internet non rischia di ridurre il rapporto umano

Vedo la distribuzione unicamente digitale come un concetto un po’ inflazionato. Il discorso netlabel è già una cosa vecchia, anche se il 90% della popolazione italiana non ne ha mai sentito parlare.

Una preview che però è completa. Sì, quasi, perchè nel materiale a pagamento ci sono delle tracce in esclusiva che hai soltanto se compri il file in alta qualità. É una sorta di edizione deluxe. Tu supporti il progetto, dai qualcosa all’artista e in cambio

FENOMENI

Netlabels Una netlabel è un etichetta che

Le netlabels sono quasi tutte legate

formato digitale (per lo più MP3

o ad altre modalità di distribuzione

distribuisce musica online in o Ogg). Le Netlabels spesso

funzionano come le tradizionali etichette discografiche nel

produrre e promuovere album o compilation. La principale

differenza è che le netlabel in

genere mirano allo scaricamento

gratuito, al posto della produzione di supporti materiali quali CD,

dischi in vinile, Musicassetta o DVD. Queste le principali caratteristiche di un fenomeno che, partito come nicchia, sembrerebbe destare

ogni giorno maggiore interesse,

raccogliendo un numero crescente di musicisti e appassionati e

dando vita ad una serie di festival

e manifestazioni di grande livello, come i Quartz Awards, vero e proprio festival dedicato alle

netlabels che si tiene ogni anno nella città di Parigi.

48

al movimento Creative Commons, di musica che si scostano dalla logica del Copyright.

Tra le prime netlabel troviamo la Kosmic Free Music Foundation (attiva dal 1991 al 1999), Five Musicians (attiva dal 1995 al 2000), Monotonik (attiva dal

1996), Tokyo Dawn Records (attiva dal 1997), deepindub (attiva dal 1999), Quantum Bit (attiva dal 2007).

Come si nota le netlabels di prima

generazione sono quasi tutte ormai chiuse, e quelle che resistono

sono perlopiù legate alla musica elettronica.

Questo fatto è la dimostrazione

che il fenomeno abbia quasi fatto

il suo corso, e che necessiti di una trasformazione.


progetti che sfruttano solamente la piattaforma web, è proprio questo e per scongiurarlo io ho cercato fin da subito di creare iniziative anche sul territorio, perché il rischio di spersonalizzazione è alto. Per fare un esempio, uno degli artisti giapponesi che ho pubblicato, Marihiko Hara, è venuto qui a suonare per due date e vi lascio immaginare la bellezza dell’incontro con una persona che hai sentito via mail per anni. Ma dunque il vantaggio per un artista di essere “scoperto” da una netlabel è quello della massima visibilità? Sì, ma bisogna stare attenti perchè l’artista può arrivare dappertutto come non arrivare da nessuna parte:

internet è spietato per quanto riguarda la selezione. Il livello di attenzione che la gente ha quando naviga sulla rete è molto basso per cui devi avere un sito con determinati connotati per fare in modo di essere riconoscibile nella moltitudine della rete. Servono dei punti di riferimento, e se decidi di esserlo tu devi lavorarci veramente molto. L’80% del lavoro è dedicato all’essere riconoscibili: diventano importanti i dettagli delle grafiche, la presenza costante nei social network. Io ho passato l’epoca di Myspace, di SoundCloud, ma ora ciò che conta è essere su Facebook.

Assolutamente sì, ed è la cosa che faccio tuttora su Error Broadcast, quella che mi stimola di più. Quando ho capito che fare musica non era per me mi sono dedicato al discorso della produzione, alla ricerca di nuovi musicisti e nuove sonorità. Ho avuto anche la soddisfazione di vedere uno degli artisti pubblicato da Zymogen sbarcare su un etichetta più grande. Io sono abbastanza lontano dalle major e mi occupo di musica che ha come oggetto la ricerca, le nuove forme: Zymogen è diventato un punto di riferimento in questa nicchia. Consideri la democratizzazione degli strumenti una minaccia o pensi che comunque le persone di valore si distingueranno? Non basta al giorno d’oggi fare bella musica e basta: bisogna essere bravi a portarla alla persona che può apprezzarla. Se tu sei un musicista e metti la musica in free download su qualsiasi server che ti permette di condividerla, devi assicurarti che giri nei circuiti giusti. Secondo me ora la musica di qualità maggiori si trova su circuiti non convenzionali e perciò bisogna saperla cercare: la parola chiave è selezione.

Tu facevi una vera e propria attività di scouting per Zymogen?

Mi sapresti dire un cambiamento che avverrà in ambito musicale grazie al computer e uno per colpa del computer. Secondo me in futuro il supporto digitale diventerà la modalità principale di ascolto della musica, il che ha aspetti positivi e negativi. Con Soundcloud ad esempio puoi ascoltare i brani degli artisti che segui in streaming dove vuoi e quando vuoi, ovvio con una qualità del suono più bassa. C’è da dire che il discorso della qualità del suono dipende anche dal tipo di connessione disponibile, noi in Italia siamo alla preistoria da questo punto di vista per cui l’unico streaming possibile è quello a 128 kb/sec, che è pessimo. La cosa positiva è la possibilità di potersi creare la propria playlist senza avere una tv o una radio che imponga un palinsesto. Spero che le nuove generazioni non si limitino ad ascoltare la musica in streaming, perchè la gente si sta abituando ad ascoltare la musica attraverso le casse degli i-pod e dei cellulari che è quanto di più aberrante esista.

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

libertà di fruizione personalizzazione Alcune cover degli album di Zymogen, la dimostrazione che, anche se ridotti alle copertine, l’aspetto grafico viene fortemente considerato.

49

-

MINUS

bassa qualità


STEP 3

PROMOZIONE nuovi e vecchi media, marketing geniale e false credenze

A

lle origini c’era solo la radio: essere trasmessi da un’emittente era l’unico modo per raggiungere la gente e il successo. Quando nell’industria musicale l’ascolto non è più abbastanza compaiono sulla scena MTV e i videoclip. L’esplosione di internet di inizio millennio ha portato una rivoluzione anche in questo campo. Ha dato a tutti la possibilità di avere uno spazio visibile da tutti e a costi decisamente limitati. Il percorso è molto semplice: carichi il tuo video su YouTube, crei una tua pagina su social network come Facebook, Myspace oppure su blog specializzati come Tumblr e distribuisci la tua musica su Soundcloud. In poco tempo se sei bravo puoi raggiungere anche un milione di contatti. Ma avere un milione di visualizzazioni è sufficiente o è tuttora necessario passare per i media tradizionali per arrivare al successo? Dj Ronin, turntablist degli HugaFlames, vanta titoli come “Disco di platino virtuale” e “Band più cliccata del web” ma sa anche soppesare il valore di questi riconoscimenti.

Un passaggio in radio vale ancora molto di più di un gran numero di contatti online, come sostiene Max Baffa, head of music di Radio 105, che difende la leadership della radio nella diffusione e nell’affermazione di musica nuova. Radio che va di pari passo con la televisione, come puntualizza Gianni Sibilla, coordinatore del Master in Comunicazione musicale all’Università Cattolica di Milano, uno dei massimi esperti del settore, il quale smentisce le false credenze che vorrebbero l’autopromozione chiave del successo. Le cose non sono così semplici perché il mondo musicale è sempre un’industria e, come tale, aderisce a logiche ben precise.

50


[p.64] Nuovi orizzonti: come mettere la tua musica online

In mass media stat virtus

pag

Il ruolo della comunicazione nella promozione musicale

50

pag

60 pag

70

[p.53] Nuovi Espedienti: Flash Mob

pag

66 Frequenze dal basso

[p.12] Lorem Ipsum

Burattini senza fili

Piccole radio libere crescono (e si riproducono)

Come riuscire ad esprimersi fregandosene dei pareri altrui

[p.58] Hugapremiati: Disco di platino virtuale

pag

56

Sulla cresta dell’onda Il ruolo della radio nell’affermazione dell’artista

Il web non paga ma premia Hugaflame: pura indipendenza grazie alla rete

[p.69] Evoluzioni: le web radio

51


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

MUT ANT IL IBER AT I

Intervista a Domenico de Biasio, bassista della band torinese Mon-key’s che nel corso dell’estate 2010 con il suo singolo “Torino” ha raggiunto una notevole celebrità: grazie all’autopromozione online il singolo e la band sono usciti dai confini piemontesi vincendo competizioni a livello nazionale e guadagnandosi un vasto successo di pubblico.

U

na domanda che sorge spontanea: come mai avete deciso di “buttarvi” sulla strada dell’autopromozione online? Come avete pianificato le vostre mosse? Diciamo che al giorno d’oggi c’è molta più concorrenza e quindi all’epoca – quando è uscito il singolo “Torino” per intenderci – ci siamo detti: “come si può promuovere

un gruppo che non ha tanti soldi, ma che ha dalla sua tanta voglia e tanta passione?” Abbiamo così deciso di provare la strada del web con l’accesso ai vari portali: Myspace, il nostro sito, Facebook, Twitter e tutti i social network. In questo modo siamo riusciti da soli a promuoverci. Quando sei emergente subentra poi il discorso “concorsi”, e noi abbiamo vinto “Rock targato

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Italia”, una competizione a livello nazionale che ci è servita da vetrina per ricevere i contatti di vari media come la stampa, la radio, la Rai. Parallelamente, le visualizzazioni su Youtube del video “Torino” hanno subito un’impennata e ancora oggi riusciamo ad avere centinaia di visualizzazioni settimanali. Questo è l’effetto del passaparola che secondo noi è


BURATTINI SENZA

C O M E R I U S C I RE AD ES PRI MERS I F REGAN DOS EN E DEI PA R E R I A L TRUI (E DELLE C AS E DI S C OGRAF I C HE) TESTO: Irene Murrau | FOTOGRAFIE: Irene Murrau, Hedi Krissane MUSICA: Metallica - Master of puppets

53


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

Domenico De Biasio

musician

Ruolo: bassista Età: 34 anni Dove: Trofarello (TO) Professione: events planner

la pubblicità migliore, perché non è imposta ed è gratuita: è un fattore molto importante per un gruppo emergente. La cosa fondamentale è far leva sulla curiosità: la gente quando ascolta musica vuole sì ascoltare un messaggio, ma allo stesso tempo divertirsi e sorridere.

Avete avuto subito un riscontro positivo oppure all’inizio avete incontrato diffidenza e qualche difficoltà? Quando uno ha la fortuna di “azzeccare” un pezzo e avere un richiamo mediatico notevole, ci sono sicuramente persone diffidenti, che hanno una scarsa considerazione della tua “canzonetta” commerciale.

lover

teacher

pro

MUTANTE AL 70%

Per fare successo la musica deve viaggiare in parallelo con una strategia promozionale, anche virale e di marketing.

La nostra canzone non sarà la Locomotiva di Guccini, ma noi arriviamo da anni di gavetta, facendo le cose con passione: chi ti critica ci sarà sempre, soprattutto chi non è in grado di cogliere l’ironia. Ad esempio il nostro pezzo è su Torino, e su questa città ci sono diverse canzoni , ma con un sound più riflessivo, introspettivo.

Questo meccanismo di autopromozione vi ha aperto l’accesso a realtà più grandi, magari ricevendo contatti da personalità importanti nel mondo della musica? Ricordo che nella prima settimana dopo l’uscita del singolo su Youtube la prima persona che ha creduto in noi è stata una giornalista che lavora per Torino Cronaca.

I Mon-key’s. Da sinistra: Claudio Boscolo, Gianluca Vitale, Valerio Fornai e Domenico de Biasio

54

Caso vuole che io avessi dato il nostro cd a un mio amico, un grafico proprio di Torino Cronaca. Dopo una settimana dieci giorni ci hanno contattati dicendo di voler scrivere un articolo su di noi. Da lì in poi si può dire che la strada sia stata inaspettatamente in discesa: è arrivata La Stampa, la Rai con diversi servizi sul Tg3 e recentemente Rai Gulp, le radio che in quel periodo hanno iniziato a far girare il pezzo in concomitanza con le persone che continuavano a postarlo sui social network. È grazie a tutti questi fattori che l’anno scorso abbiamo avuto molto successo, riuscendo a fare moltissimi live: da San Giovanni a Mtv Day, Colonia Sonora, Il Salone del Libro, la Festa del Pd, tutti eventi comunque di rilievo nell’ambito cittadino. Il contratto con l’etichetta che ora ci produce è arrivato

proprio grazie a questo aumento di visibilità.

Secondo te nel mondo del web cos’è che fa da spartiacque tra chi rimane in sordina e chi invece riesce ad emergere? È l’idea: la musica è cambiata, una volta il web non era considerato perché in pochi potevano accedervi. Oggi invece il web è di tutti e per tutti, e per fare successo la musica deve viaggiare in parallelo con una strategia promozionale, anche virale e di marketing. Solo la musica non basta. Per fare un esempio, il gruppo rappresentativo di Torino sono i Subsonica, e loro sono sempre al passo con i tempi realizzando per esempio video con partecipazione della gente. Nel loro ultimo tour hanno avuto la pensata di riprendere la gente dal palco e di caricare questi video su


Youtube e queste sono trovate che fanno molta presa sul pubblico. Ad esempio a me piacciono quegli artisti che mi trasmettono delle cose, mi fanno entrare nel loro mondo e mi coinvolgono. Però navigando su Youtube puoi trovare un sacco di artisti bravi e sconosciuti ai più, a fronte invece di incompetenti che hanno un sacco di successo. Oggigiorno infatti la differenza non la fa solo la musica, l’essere un bravo artista. Una cosa che conta molto è l’immagine, che non deve essere costruita perché alla lunga la gente non si fa fregare, ma deve rappresentare un concetto forte: è importante essere curiosi e riuscire a trasmettere concetti forti. Quando è uscito il nostro primo EP ci siamo posti l’obiettivo di creare qualcosa di particolare: il risultato è stato un breve spot di 15 secondi che ritrae una “nonnetta” mentre fa la maglia e invita il pubblico a partecipare al nostro concerto. Siamo riusciti ad avere un migliaio di visualizzazioni, eppure abbiamo agito per “istinto”, senza ragionamenti a tavolino. Il singolo stesso, non è stato frutto di una strategia ben precisa: ciò che conta è solo avere ben chiaro quello che si vuole dire, il resto viene da sé. Il musicista ormai è imprenditore di sé stesso, deve rischiare e mettersi in gioco. La possibilità di un’ampia visibilità è ora alla portata di tutti: pensi che questa sia una risorsa oppure una minaccia? Io ad esempio navigo molto su Youtube e cerco sempre cose di un certo valore. Ormai viene caricato di tutto, ma la scelta a maggior ragione è libera: rimane la possibilità di scovare molte cose interessanti, e in questo frangente il web è una

risorsa molto positiva. Prima la gente aveva poca possibilità di esprimersi, soprattutto gli italiani, perché se uno non è già conosciuto di per sé non viene ricercato e apprezzato dal pubblico. La gente ha iniziato a conoscerci proprio per via del singolo “Torino”, e in questo modo ai concerti hanno smesso di esserci soltanto gli amici. Il web è una forza positiva, come in tutte le cose bisogna saperlo usare

Beh, su iTunes ci siamo e diamo la possibilità di scaricare la nostra musica e di ascoltarla. Il supporto fisico non vogliamo evitarlo, perché ad esempio quando si fa un live molte persone hanno piacere di comprare il cd. Io sono dell’idea che le persone vadano messe in condizione di scegliere in che modo fruire della musica. Cancellare il cd è “triste”, io sono affezionato ai miei primi cd e ai vinili. Ormai

ed è necessario filtrarne i contenuti, ma questo sta alla sensibilità di ognuno.

il cd è un oggetto quasi vintage, ma ci deve essere.

NUOVI ESPEDIENTI

Flash Mob

Il musicista ormai è imprenditore di sé stesso, deve rischiare e mettersi in gioco. Pensi che il musicista potrebbe perdere importanza trasferendosi solamente sul web? Quelle sono scelte, l’importanza è soggettiva. Per fare un cd ci sono molte spese, ma ci sono modi per risparmiare anche su questo, per esempio semplificando il packaging.

Il musicista in questo modo ha più possibilità di essere indipendente, di esprimere ciò che davvero vuole dire? Il fatto di aver firmato con un’etichetta indipendente è una scelta dettata dal fatto che noi volevamo mantenere il progetto “nostro”, perché la musica è la nostra passione. Noi vogliamo essere presenti in quello che facciamo, non essere soltanto un “mp3”. Essere indipendenti ti lascia la possibilità di decidere per te stesso. L’etichetta ti porta ad avere alcune limitazione, ad esempio ci è stato imposto di non fare dei live interi prima dell’uscita del disco, e direttive come queste vanno seguite per l’interesse comune.

Avete mai pensato di mettere a disposizione la vostra musica soltanto online, ricorrendo a store online o net-labels?

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Come stanno reagendo le major a questi cambiamenti? È possibile che un vasto consenso di pubblico online possa portare ad un accesso semplificato all’etichetta? Anche le major lavorano sul web, hanno delle persone pagate per scrutare nuove realtà. Quando è uscita “Torino”, per un periodo la canzone è passata anche su MTV e sui canali satellitari, ma non siamo stati noi a proporci: ci è arrivata la chiamata da Roma dei rappresentanti del canale che si sono mostrati

2003: primo flash mob in Italia (Roma) 2010: più grande flash mob (18.000 partecipanti) Flash mob un termine coniato nel

2003 per indicare una riunione, che

si dissolve nel giro di poco tempo, di un gruppo di persone in uno spazio pubblico, con la finalità comune di

mettere in pratica un’azione insolita. Il raduno viene generalmente organizzato via internet o telefonia cellulare. Le regole dell’azione possono essere

illustrate ai partecipanti pochi minuti prima che questa abbia luogo o possono essere diffuse con un anticipo

tale da consentire ai partecipanti di prepararsi adeguatamente.


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

Una foto di backstage della realizzazione del videoclip “Torino�, diretto da Hedy Krissane. Il video vede la collaborazione di moltissime persone comuni, che hanno volontariamente ed entusiasticamente deciso di partecipare alle riprese riempiendo Piazza Castello a Torino di colori e risate.

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interessati e noi ovviamente per un discorso di visibilità abbiamo acconsentito. Però le major non investono sugli artisti emergenti, non sono propense a mettere in gioco i loro soldi: preferiscono continuare ad investire su artisti dalla fama consolidata oppure inglobare i personaggi usciti da talent show come Amici o X-factor. Magari se si accorgono che un artista può fare il botto allora diventano più disponibili, ma c’è comunque molta più diffidenza.

Però la major potrebbe avere quasi una previsione di successo o insuccesso osservando le dinamiche del pubblico online. A meno che non spunti il nuovo Michael Jackson, i pochi soldi non portano comunque ad investimenti preliminari. Sulle radio e in tv passano pochi artisti emergenti, soprattutto in Italia. All’estero la mentalità è molto più aperta, ed è possibile che alcuni artisti vengano reclutati dopo un grande successo sul web, basta guardare il caso degli Arctic Monkyes. Per tornare all’Italia, qui Istrice dei Subsonica, che è un video quasi splatter, è stato censurato mentre all’estero questo problema non c’è stato. Il principale obiettivo delle major è il guadagno e se artisti celebri come Jovanotti (con la Soleluna), o Renato Zero hanno deciso di staccarsi da questo giro creando una loro etichetta indipendente, un motivo ci sarà. Oppure i Linea77, inizialmente erano sotto Universal mentre il prossimo disco uscirà sotto la loro etichetta indipendente. Se tutti tendono a crearsi un loro nucleo ci sarà un motivo. Per il vostro prossimo singolo avete pensato ad una strategia virale di

promozione. Puoi spiegare meglio in cosa consiste questo progetto? Il nostro prossimo singolo sarà un pezzo di protesta sull’Italia, sempre in chiave ironica ma con un testo più maturo, più vicino a dei ragazzi di trent’anni quali siamo. Vogliamo dare la possibilità a tutti di essere inseriti nel testo della canzone, che si chiamerà “Magica Italia”. Chiunque, tramite social network, potrà lasciarci un suo pensiero sulla nostra nazione. Questi pensieri verranno poi raccolti e inseriti a livello concettuale nel testo della canzone, in modo che le persone possano avere la possibilità di dire la loro. Noi realizzeremo poi un libretto chiamato “I 150 anni dei Mon-key’s” e faremo in modo che la canzone venga

tutto in qualcosa che rispecchi le nostre esigenze. Queste sono tutte nostre idee, e da questo punto di vista l’etichetta indipendente è un grande vantaggio perché ti sostiene: se fossimo sotto una major ci direbbero loro come muoverci e cosa fare. Sicuramente anche essere con una major porta certi vantaggi, però la musica per noi è una passione e non ci va essere dei burattini. Preferiamo fare meno cose, prendere meno soldi ma metterci dentro noi stessi. Se dovesse andare male almeno avremmo la certezza di avere comunque fatto le cose esattamente come volevamo farle.

Un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer, un

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

far conoscere la propria musica

scarso approfondimento perdita di interesse per il live

-

MINUS

Essere con una major porta certi vantaggi, ma la musica per noi è una passione e non ci va essere dei burattini. Preferiamo fare meno cose, prendere meno soldi ma metterci dentro noi stessi. creata con un coinvolgimento del pubblico. Useremo molto i social network e tutti i canali che abbiamo a disposizione, nel nostro piccolo vorremmo essere dei portavoce di chiunque avesse qualcosa da dire. Poi sicuramente il video sarà un flash-mob, in mezzo alla gente, sulla falsariga di quello dei Black Eyed Peas. Un video del genere in Italia non è ancora stato fatto, diciamo che noi navighiamo molto su internet, prendiamo diversi spunti e poi assembliamo il

beneficio e uno svantaggio. Il beneficio è il fatto che tutti oggi come oggi hanno la possibilità di far sentire la propria musica, anche al di fuori della propria cerchia di amici. Uno svantaggio è che spesso le persone rimangono sul web: questo invece dovrebbe essere soltanto un punto di partenza, per instillare la voglia di venire ai concerti e conoscere dal vivo il lavoro di un artista o di una band.

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MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

HugaFlame è un gruppo della scena musicale italiana formato da tre ragazzi di Varese: Dino Dispenza in arte “Dydo”, rapper e autore dei testi; Livio Perrotta in arte “Livio”, produttore musicale e cantante; Fabio Freddi in arte “Ronin”, DJ, turntablist e beatmaker. La band è riuscita, senza alcun contratto nè supporto, ad affermarsi e a raggiungere un gran numero di contatti solo grazie al web.

TESTO: Marco Bernardi FOTOGRAFIE: Alessandro Pomè MUSICA: Abba - The winner takes it all

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MU TANT IAUTOPR ODOT TI

HUG A F LAM E : PU RA I N DI PEN DEN ZA GRAZI E ALLA RET E

I

n qualità di deejay, quali strumenti o software utilizzi per produrre musica? Utilizzo MacIntosh e un software multitraccia che si chiama Logic. Utilizzo molto il campionamento di suoni anche da CD

Io utilizzo la tastiera andando a orecchio, ma a parte ciò non ho competenze musicali accademiche: se uno ha la voglia di impegnarsi ed imparare da solo può benissimo suonare senza aver studiato. Se poi uno si limita ai campionatori non deve nemmeno conoscere le note musicali.

Quindi il computer ha un ruolo centrale nel tuo lavoro. Sì è essenziale, ormai per suonare dal vivo il 99% dei DJ non usa più vinili o cd ma si servono di software che gestiscono mp3 o wave. È soprattutto una questione di comodità: anziché avere una valigia con 400 dischi, si ha un hard disk con 5000 brani, e ci sono molti software che simulano il vinile al computer.

Credi che il computer possa contaminare l’idea di base del musicista nel momento in cui compone, può minare l’autenticità della sua idea? Dipende sempre da cosa si intende per autentico. Già solo il suonare o meno dal vivo può fare la differenza, ormai tutto passa attraverso il digitale. Io credo però che quando uno ha l’idea di una melodia, il computer non fa altro che aiutare a raggiungerla. Poi ovviamente

Per utilizzare i software che tu utilizzi quali competenze è necessario avere?

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a livello “filosofico”, si lavora con delle macchine che hanno potenzialità infinite, ma al tempo stesso limitate.

Fra i deejay analogici e quelli digitali da che parte ti schieri? Sicuramente dalla parte dei digitali. Quando ho iniziato si usavano i cd, ma era una questione di purismo, poi ho capito che ciò che conta è solo il risultato, ci possono essere dj che usano cd molto più bravi di altri che usano i vinili. Conta solo la bravura di chi suona, il digitale ha portato un sacco di opportunità che permettono ad ognuno di esprimere la propria creatività. Alla fine, se con il programmino di merda del Mac fai dei pezzi che spaccano sei bravo, gli strumenti tradizionali sono persino più limitanti.


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

Quindi anche per te è stato un modo per essere più libero ed avere più opportunità. Io ricordo di essere andato una volta in una scuola di musica con mio padre, perché voleva che imparassi a suonare uno strumento, ma la cosa non mi piaceva. Poi ho trovato un giradischi in cantina, degli amici che condividevano la stessa passione e da lì è nato tutto. Con questo sistema ho fatto anche dei brani che nel nostro gruppo hanno avuto successo, e non ho mai avuto competenze tecniche particolari: non sono indispensabili se uno è creativo, e la creatività non è

bello ascoltare la musica in modo tradizionale perché è molto più “rituale”, però non è molto pratico ormai. Per me è molto più funzionale avere la musica suddivisa in playlist che non mettermi lì a cambiare vinile o cd. Il valore sta nel tipo di fruizione, anche un mp3 può darti delle emozioni, dipende da cosa stai ascoltando. Trovo che sia un’altra cosa solo ascoltare la musica dal vivo, perché hai la performance dell’artista, una diversa energia. Che tipo di strumentazione utilizzi nei live? Due giradischi, un mixer, un computer. Ci sono hardware che si attaccano al computer, ci sono dei vinili con un codice

creati un piccolo seguito. C’è poi solo stato un cambio di mezzo, l’autopromozione è essenziale a meno che uno non pensi di essere talmente bravo da potersi presentare alla casa discografica solo con il proprio cd. Internet è stato lo strumento definitivo che ha permesso di incanalare l’interesse del pubblico, e i social network hanno aiutato molto ad esempio per prepararsi alle trasferte in altre città. Internet ti permette di esprimerti liberamente, di condividere le tue idee e di uscire dalla tua realtà provinciale.

Voi avete avuto riconoscimenti come il “Disco di platino virtuale”, “Gruppo più cliccato del web” e altri. Riconoscimenti come questi hanno effettivamente valore, vi hanno portato visibilità? Certo, se uno deve avere a che fare con i media tradizionali non si salva. Ad esempio la Rai può contattarti, ma come te anche altri mille gruppi emergenti. Dipende se quello che fai può essere una “notizia”, altrimenti si rimane nell’ombra. Su internet , con l’autopromozione, puoi essere molto creativo per arrivare a farti notare. Ci sono gruppi magari molto bravi che fanno molta fatica, o altri che ostentano una notorietà fasulla: su Youtube qualcuno può avere milioni di visite, ma può essersele “comprate”. Le persone devono essere raggiunte in maniera vera.

È soprattutto una questione di comodità: anziché avere una valigia con 400 dischi, si ha un hard disk con 5000 brani.

altro che un’espressione, come il disegno.

Ci sono alcuni che sostengono che il digitale, per quanto poco compresso, avrà sempre una qualità inferiore al vinile per mancanza di alcune frequenze ecc. Per esempio un mio parente mi ha invitato a casa sua per farmi sentire alcuni brani su vinile: lui però a livello di attrezzatura ha la puntina di diamante e via dicendo. Ok, bellissimo, però se io ascolto lo stesso brano sul mio giradischi non vedo tutta questa grande differenza con l’mp3. Tu come ascolti la musica? Praticamente solo su mp3. È

per scrivere virtualmente la musica attraverso il giradischi. Quando ho iniziato a suonare dal vivo, dieci anni fa per stampare un vinile servivano 1000€. Quindi suonavamo da cd e io magari scratchavo alcune parti con il giradischi. Invece con questo sistema è come avere i nostri brani su vinile ad un decimo del costo.

Parlando invece del progetto Huga Flame, siete l’esempio della possibilità di fare musica senza un contratto: quanto dovete a internet per la vostra autopromozione? Quando abbiamo iniziato a fare musica ci stampavamo le cassette e i cd e andavamo in giro a distribuirli alla gente: in questo modo ci siamo

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Vi aspettavate questi risultati? Avevate pianificato accuratamente una strategia per arrivarci o tutto è giunto un po’ per caso? Dopo alcune esperienze discografiche che non ci sono piaciute, ci siamo resi conto di aver maturato negli anni un

Dj Ronin

Ruolo: turntablist Età: 52 anni Dove: Varese Professione: assistente sociale MUTANTE AL 80%

musician

lover

teacher

pro

HUGA PREMIATI

Disco di platino virtuale Band più cliccata sul web Quando un artista riesce a

conquistare il disco di platino vuol dire che ha venduto quindicimila dischi o trentamila tracce online. Gli Huga Flames consentono di

scaricare il loro album “La città dei sogni perduti... è piena di bastardi” gratuitamente dal web e in poco più di un mese sono riusciti a

raggiungere l’ambita soglia di trentamila download.

Non potendo ovviamente rientrare nelle classifiche della discografia ufficiale, la band varesina ha

organizzato una cerimonia di

premiazione “fai-da-te”: hanno

ricevuto da Franco Zanetti di Rockol il disco di platino virtuale.


numero di contatti sufficiente per fare da soli. Le etichette discografiche non ti fanno fare quello che vuoi, ed è sempre tutto un’incognita perché il discografico spesso non crede nel progetto tanto quanto ci credi tu. Non ci aspettavamo di avere così tanti download, né di vendere la musica perché ormai è un discorso quasi superato: sul web 30.000 download corrispondo a 30.000 copie. Noi abbiamo semplicemente usato la musica come strumento promozionale, facendo molti concerti. Per ottenere qualcosa, bisogna sempre inventarsi qualcosa di originale e avere delle idee. C’è anche un grande aumento della concorrenza. Se uno non ha idee fa fatica, perché al suo stesso livello ci sono miliardi di altre persone. Non pensi che limitando la musica solo all’online si generi una perdita del supporto fisico che limita il concetto di “album” come progetto?

Gli Huga-Flames: Dino Dispenza, Livio Perrotta e Fabio Freddi

Il nostro album “Facce da Huga” è stato distribuito prettamente online, abbiamo prodotto solo circa 500 copie da vendere ai concerti. Secondo me questo non rappresenta un problema, adesso si ha a che fare con ragazzi che magari non hanno mai visto un vinile, non comprano cd e ascoltano la musica sul cellulare. Funziona molto con il passaparola, magari le persone si innamorano della musica per

distribuzione ai concerti. Se uno vuole qualcosa in più da un determinato artista lo va a vedere al concerto, anche se penso che l’Italia in questo frangente sia piuttosto indietro, manca proprio una cultura a livello musicale. Ad esempio, quando uno sente una canzone che gli piace in radio, poi va dal negoziante, gli canta il motivetto e la scova.

dei singoli brani, è un concetto totalmente diverso da prima. Prima una delle discriminanti che rendeva interessante un lavoro poteva anche essere il packaging del cd, ora non è più così ma ci sono molte altre vie su cui sperimentare. La cosa più sbagliata è vedere i cambiamenti con lo sguardo del passato, non si deve rimanere ancorati a concezioni obsolete. Ho visto persone che erano ancora molto legate al concetto di “cd”, ci credevano e lo ritenevano importante, senza rendersi conto che così nessuno lo avrebbe comprato. Vendendo 8000 cd a 1€, al giorno d’oggi si è “ricchi”. Noi avremo venduto all’incirca 500 copie, e abbiamo capito che non è il metodo adatto. Il cd lo abbiamo limitato alla

Il discorso è complesso: bella l’idea di avere il negozio, ma il computer ti dà molta più immediatezza, il brano che ti piace puoi ascoltarlo subito. È anche molto più facile mettersi in contatto con l’artista, anche solo tramite incontri online.

Una cosa che però non è possibile nei negozi online.

Dopo alcune esperienze discografiche che non ci sono piaciute, ci siamo resi conto di aver maturato un numero di contatti sufficiente per fare da soli.

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Un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer. Una delle cose che a me pesano di più è il dover dipendere quasi totalmente dal computer, tutto quello che fai è virtuale e da solo sei fottuto: le nostre vite sono troppo dipendenti dalla tecnologia. Tutto sta alla responsabilità del singolo, se utilizzare o meno le possibilità che vengono offerte. Ad esempio io sto suonando e componendo molto di meno

perché ho perso la voglia di stare molte ore sul computer, quindi sono molto aperto ad altre possibilità. Ad esempio i cultori della qualità perfetta danno per scontato che tutti abbiano le competenze per apprezzare certe finezze, ma non è così: così come quando io cerco di mixare frasi in inglese formando un testo di senso compiuto, chi lo capisce lo considera un valore aggiunto, ma c’è anche una grande quantità di persone che invece certe cose non le colgono. C’è anche da considerare la spesa considerevole nell’ascoltare la musica in un certo modo, e mi chiedo se ne valga davvero la pena, se questo generi emozioni prolungate nel tempo o piuttosto un innamoramento di un paio di giorni. Alla fine non esiste il negativo assoluto o il positivo assoluto, non esiste un giusto modo di ascoltare la musica o di produrla: tutto sta nel trovare il proprio modo di esprimersi, sperimentare e trovare il percorso più adatto.

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

grandi possibilità

dipendenza dalla tecnologia

-

MINUS


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

TESTO: Irene Murrau FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: Iggy and the Stooges - Tv eye

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MU T ANT IEXCATHEDR A Contrariamente alle credenze popolari la televisione è ancora il mezzo principale per il raggiungimento della fama in ambito musicale. Sicuramente di questo avviso è Gianni Sibilla, docente di comunicazione musicale, esperto di promozione e new media.

IN (MASS)

MEDIA STAT VIRTUS

IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE NELLA PROMOZIONE MUSICALE

U

na domanda un po’ ampia: al giorno d’oggi come sono distribuiti i canali di promozione e quanto contano i new media per la promozione dell’artista? Internet e i nuovi media in generale contano moltissimo, i media tradizionali stanno perdendo importanza. Un esempio che faccio sempre è quello del videoclip: negli

anni ’80 e ’90 era il mezzo di lancio principale per un artista, mentre oggi ha perso la sua importanza, è morto. Le case discografiche hanno molti meno soldi per produrlo ed MTV trasmette sempre meno musica almeno nei canali in chiaro. Il videoclip è risorto su un altro spazio, ovvero Youtube. Oggi, soprattutto nei territori anglosassoni, la rete è fondamentale per

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far conoscere un artista e il suo prodotto musicale. Sicuramente è una crescita degli ultimi anni, in America e in Inghilterra ci sono specialisti che si occupano strategicamente di come gestire i social media e la comunicazione online degli artisti. In Italia la situazione è più complicata, se parli con le case discografiche ti dicono che l’artista ha successo

quando passa in televisione. Da noi la rete è importante, ma non è ancora considerato uno strumento di promozione maturo rispetto ai media tradizionali.

Quindi la radio e la tv hanno ancora grande importanza. Assolutamente sì, ovunque: basti pensare a Glee, e al successo che sta portando ad artisti, canzoni e agli stessi


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

membri del cast. Le serie tv sono un esempio classico di promozione televisiva. In Italia il peso è sicuramente sbilanciato verso i media tradizionali.

Quindi un artista che decide di promuoversi principalmente sul web non potrà avere in ogni caso lo stesso livello di notorietà di chi invece opta per i media tradizionali? La realtà è che ogni artista ha bisogno di un mentore: la figura dell’artista che “esplode” è un po’ un mito. Arriva un momento nella carriera di un artista in cui viene notato e portato da qualche altra parte. Allora il concetto di artista che decide di lavorare senza contratto non può funzionare? Per chi sceglie di lavorare senza contratto ci sono altre vie per farsi conoscere, da questo punto di vista la rete è molto democratica, ma è anche vero che per avere un certo tipo di successo e raggiungere un certo tipo di pubblico i media tradizionali hanno ancora un’importanza fondamentale. Prendete il caso dei Radiohead, si possono permettere di gestire il tipo di comunicazione che fanno perché hanno già raggiunto un ampio successo di pubblico tramite i media tradizionali. Ci sono artisti dello stesso calibro che hanno scelto di rinnovare i propri contratti con le case discografiche per raggiungere un pubblico mainstream. Una casa discografica cosa può offrire di diverso? Il punto fondamentale è che quando è nata la rete si ragionava molto sull’idea dell’intermediazione, ovvero il fatto che essa potesse far saltare il passaggio della casa discografica tra musica e pubblico. In realtà ciò non

Considerando la crisi del mercato dei cd e il fatto che a una grande visibilità su internet non corrisponda sempre un ritorno economico, come si può al giorno d’oggi riuscire a guadagnare con la propria musica? La visibilità è investimento, ma non necessariamente fa avere un ritorno economico. Ad esempio gli Ok-Go hanno litigato con la propria casa discografica, che al tempo era la EMI, perché voleva bloccare l’embedding dei loro video (che è sempre stato il loro strumento di comunicazione più forte), in quanto non generava pubblicità. Gli Ok-Go hanno avuto la saggezza di rinunciare alla monetizzazione dei propri video, perché pur non portando guadagno diretto sono veicolo di grande visibilità e ritorno economico a più ampio raggio. Il come monetizzare questi nuovi strumenti è un discorso ancora molto aperto.

è possibile, ci sono sempre degli agenti che mediano, difficilmente gli artisti fanno tutto da soli. Il sito internet è una forma di mediazione, e ve ne sono molte altre, ma il fare a meno della casa discografica è un’utopia perché essa continua a mantenere il maggior grado di expertise e un’ampia rete di contatti che il singolo da solo non può avere. Si intendono solo le major o anche le piccole case discografiche? Tutte le case discografiche, perché anche una piccola indipendente ha una serie di competenze e contatti maggiori del singolo, poi se al giorno d’oggi per un artista sia più conveniente firmare con una major o con una indipendente è un altro discorso. Quale può essere il percorso di un artista emergente verso la visibilità? Quello che oggi è cambiato è sostanzialmente il modo in cui uno viene notato, prima il talent scout lanciava una band o un artista dopo averli visti nei locali. Oggi lo scouting viene fatto in due modi diversi: la rete e il talent show, che è una delle forme più utilizzate.

È vero che attualmente è molto più una questione di strategie promozionali che non di musica di qualità? La musica è sempre stata un prodotto, non è che lo stia

Gianni Sibilla

Ruolo: esperto di comunicazione musicale Età: 40 anni Dove: Milano Professione: docente

MUTANTE AL 50%

musician

lover

teacher

pro

La musica è sempre stata un prodotto, non è che lo stia diventando di più. La musica è un’industria culturale, dove la parola industria conta tanto quanto la parola cultura. Le case discografiche partecipano ai vari X-Factor, Amici, American Idol così quando il personaggio esce sul mercato ha già una storia.

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diventando di più. La musica è un’industria culturale, dove la parola industria conta tanto quanto la parola cultura. Trattare un prodotto


secondo logiche industriali permette al prodotto stesso di diffondersi maggiormente. Un disco nasce già per essere stampato in milioni di copie, anche vent’anni fa esistevano artisti costruiti a tavolino con una qualità quasi a zero. Se la musica non fosse un prodotto non avremmo nessuno degli artisti che abbiamo oggi, e nemmeno leggerei il digitale in termini di diminuzione della qualità.

Con le vendite on-line stiamo andando incontro ad un’epoca in cui si perde il concetto di album come opera completa in favore dei singoli pezzi, in cui anche l’aspetto visivo dell’album ha perso il suo valore? Non si tratta di “morte”

invece era un oggetto grande e “da curare”: è vero che la parte visiva un po’ si è persa, ma si recupera abbondantemente da altre parti. Lo stesso iTunes dà molta importanza alle immagini, ad esempio con il cosiddetto “coverflow”, lo scorrimento delle copertine.

NUOVI SCENARI

Il paese dei talent

la televisione, che letteralmente

Saranno famosi, che l’anno successivo

significa “esibizione del talento”, e

sostanzialmente indica lo spettacolo televisivo il cui format è basato sulla

Con lo scaricamento peer2peer della musica on-line e la facilità di duplicazione del formato digitale ci sono sempre meno garanzie per i musicisti: in che modo si può proteggere il diritto d’autore? Un musicista non può tutelarsi in questo senso, ma forse nemmeno deve farlo: spesso non si ha la consapevolezza che quando si mette “fuori”

un pezzo, la gente ne può fare quello che vuole. Prima si potevano controllare e monetizzare più direttamente queste dinamiche. Si può cercare di sfruttare il tutto a proprio favore: ad esempio regalare della musica è uno strumento che ormai molti artisti adottano, e si deve entrare nell’ottica che i musicisti non guadagnano più tanto sui dischi come una volta, ma su altre cose. Al tempo stesso il digitale non è il diavolo, come ci ha raccontato per lungo tempo l’industria discografica: è qualcosa di più ampio,

Nel 2001 nasce, da un format ideato

affermatosi negli anni 90 attraverso

“scoperta di giovani talenti”.

Negli ultimi anni questo genere

televisivo ha preso piede prima nei

paesi anglosassoni e poi nel resto del mondo. Attualmente il talent show

viene considerato una vera e propria fucina per il lancio di nuove mode passeggere.

Il primo caso di talent show in

Italia si ha nel 1956 quando la tv

pubblica trasmette Primo applauso. Condotto da Silvana Pampanini ed

Enzo Tortora, in onda sul Programma Nazionale in 36 puntate (dal 29

aprile al 30 dicembre), mette in gara aspiranti volti nuovi per il mondo

Per avere un certo tipo di successo i media tradizionali hanno ancora un’importanza fondamentale. dell’album, in realtà la vendita della musica come tracce singole in molti casi ha l’aspetto vantaggioso di spingere gli artisti a realizzare molte più buone canzoni. La storia della musica è piena di dischi con solo un paio di belle canzoni. L’idea di un’opera completa in molti artisti rimane molto presente, mentre per altri è solo un fattore che spinge a una ricerca di maggior qualità del pezzo singolo. Quando alla parte visiva, si è già in parte persa con il passaggio da vinile al cd, che è freddo e molto meno emotivo, laddove il vinile

Talent show è un inglesismo

del varietà televisivo, e rappresenta il trampolino di lancio di Adriano Celentano e mago Silvan.

Negli anni 2000 la televisione italiana, sia quella privata di Silvio Berlusconi (Mediaset) e sia quella pubblica

(RAI), importa in Italia numerosi

format statunitensi ed anglosassoni basati sulla ricerca di nuovi talenti dello spettacolo e della musica. In questi anni si diffonde il genere

televisivo del talent show e vengono proposti in Italia diversi programmi di questo tipo.

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da Maria De Filippi, il programma cambia nome in Amici di Maria

De Filippi o semplicemente Amici. La trasmissione, in onda prima su

Italia 1 e poi su Canale 5 e condotta

da Maria De Filippi , consiste in una scuola di spettacolo a cui partecipa una classe composta da ragazzi,

selezionati attraverso audizioni,

che aspirano a diventare cantanti,

ballerini e attori professionisti grazie alle lezioni impartite da insegnati di canto, danza e recitazione. Il

programma, giunto nel 2010 alla decima edizione, continua ad

ottenere un grande successo di

pubblico e a lanciare giovani talenti nel mondo della musica e dello spettacolo.

Dal marzo 2008 al novembre 2010 va in onda su Rai 2 il programma X Factor, recentemente passato alla televisione a pagamento Sky, nel

quale aspiranti cantanti partecipano per aggiudicarsi un contratto discografico.

I principali artisti che si sono

affermati negli ultimi anni in Italia grazie ai talent sono Marco Carta,

Alessandra Amoroso, Valerio Scanu, Emma Marrone, Virginio Simonelli e Annalisa Scarrone (Amici), Giusy Ferreri, Noemi, Marco Mengoni e Nathalie (X Factor).


MUSICAMUTANTE NUOVI ORIZZONTI | PROMOZIONE

Come mettere la tua musica online Dieci mosse per diventare una star della musica (o se non altro provarci) sfruttando la Rete

Trova i fondi

Trasmetti

Se il tuo progetto è più ambizioso del tuo bancomat PledgeMusic ti permette di coinvolgere i fan nella produzione esecutiva della tua musica.

Mixlr.com ti permette di trasmettere i tuoi set o concerti; ottimo strumento per iniziare a crearti una reputazione.

Componi

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Monetizza

Partiamo da zero utilizzando i software. Il più innovativo è Ableton Live: facile come un social network. Più impegnativo è Logic. La somma dei due è la perfezione.

Essere social non significa avere 45.418 follower e 0 following (a meno che tu non sia Ligabue). Partecipa, incontra, commenta, aumenta il tuo blogroll. Renditi visibile ovunque (evitando l’effetto Troll).

Per vendere la tua musica puoi essere internazionale con TuneCore o affidarti a un distributore italiano, Zimbalam. Cambiano prezzi e ritorno delle royalties: 100 per cento per TuneCore, 90 per cento per Zimbalam.

Pubblica

Comunica ancora

Go live

Il punto di partenza per pubblicare la tua musica è SoundCloud che offre possibilità di embed di singola traccia e centinaia di applicazioni collegate.

Un punto di riferimento certo sul Web è Flavors. me: ti offre un luogo dove fare convergere tutti gli account social più le tracce di SoundCloud. Graficamente è eccitante.

Il fine ultimo è suonare dal vivo. Sonicbids ti mette in contatto con promoter e con locali in tutto il mondo. Tariffe da 6 a 11 dollari al mese (50/100 all’anno).

Promuoviti

Comunica

Cosa c’è di meglio di 500 milioni di utenti? Da SoundCloud collegati a RootMusic e crea la tua Band Page su Facebook. Zuckerberg ha vietato di trasformarla in landing page, ma lo puoi bypassare con http://listn.to

L’arte del networking vale (quasi) quanto quella compositiva. Fatti trovare sul pezzo con un discreto account su Twitter (non spammare), un bel blog musicale su Tumblr o su Blip Music se sei un Dj.

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comprendente anche ilspina nel fianco, ma non è vero che una copia scaricata sia una canzone non comprata. Il vero danno è che alla piacevolezza dell’ascolto non corrisponda poi l’acquisto. Tempo fa in un’intervista, Caterina Caselli faceva un ragionamento simile a proposito del download illegale di “Domani”, la canzone in favore delle vittime dell’Abruzzo. Lei sosteneva che si fossero persi due milioni di euro in beneficenza perché la canzone era stata scaricata illegalmente due milioni di volte. È una fallacia retorica, perché non è detto che quei due milioni di download

i diritti per monetizzare. La logica creative commons prevede il cedere alcuni diritti pubblicamente per tutelarne altri, e mi sembrano due logiche abbastanza in contraddizione. Non mi sembra applicabile da parte di una grande industria musicale, né ci sono spinte in questo senso, è un discorso applicabile solo al singolo artista.

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

facilitò di accesso portabilità democratizzazione

Un cambiamento negativo e uno positivo che porterà il computer nel mondo musicale. Ci sono tanti cambiamenti sia positivi che negativi, e ci tengo a sottolineare che quella in

qualità del suono

-

MINUS

Quella in corso non è una rivoluzione, ma una forte evoluzione: molte delle cose che c’erano prima ci sono ancora adesso e si sono semplicemente adattate ad un nuovo ecosistema comunicativo. illegali siano due milioni di canzoni non comprate: che per qualcuno all’ascolto non sia seguito l’acquisto è fuor di dubbio, ma non si può stabilire un’equazione 1:1. Anche prima del digitale c’erano le cassettine, i cd masterizzati. Ora chiaramente è solo tutto più semplice. Cosa significa oggi per un musicista mettere a disposizione la propria musica con una licenza creative commons? Mi sembra abbastanza in contraddizione con l’idea di industria culturale in genere, ovvero quella di produrre un contenuto e mantenerne

corso non è una rivoluzione, ma una forte evoluzione: molte delle cose che c’erano prima ci sono ancora adesso e si sono semplicemente adattate ad un nuovo ecosistema comunicativo. Nel campo della musica abbiamo un’enorme facilità d’accesso, un’enorme portabilità e una grande democratizzazione: tutti ormai possono fare musica e questo non è sempre un bene. Un’altra cosa che si diminuisce con il digitale è la qualità dell’ascolto: la profondità e il calore del supporto si perdono. Ci stiamo abituando a una musica piatta, spesso ci si accontenta perché non si conosce altro.

IL MASTER

Comunicazione musicale Il Master in Comunicazione musicale

del mercato della musica, diversi corsi

presso l’Università Cattolica del Sacro

digitale e dei cambiamenti del sistema

per la discografia e i media , tenuto

Cuore di Milano, nasce per iniziativa

della Facoltà di Lettere e Filosofia e nel quadro delle attività dell’Alta Scuola in Media Comunicazione e Spettacolo. Nell’anno accademico 2011-2012

giunge alla sua undicesima edizione. È il primo corso istituito in ambito

universitario per chi vuole lavorare nel mondo della comunicazione musicale: industria discografica, uffici stampa, media musicali.

Per spiegare agli studenti un mondo in continua evoluzione come quello

del master si occupano dell’evoluzione produttivo (Industria discografica e diritto d’autore).

Il Master universitario, di durata

annuale, è rivolto ai laureati triennali di qualsiasi facoltà e/o diplomati al conservatorio

Il master forma tre tipologie di figure

professionali: addetto alla promozione nelle etichette discografiche, addetto

alla comunicazione musicale in uffici stampa, redattoreprogrammatore di media musicali.


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

TESTO: Alessandro Pomè FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: Superbus - Radio song La postazione di controllo da cui partono trasmissioni rafiofoniche come “Lo Zoo”, “105 all’una”, “Music and cars” e “105 non stop”.

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MUT ANT IR AZIONAL I

La radio occupa da sempre un ruolo preminente per il raggiungimento del successo. Le nuove dinamiche concorrenziali che vedono piccole web radio farsi strada nel cuore degli ascoltatori possono davvero ribaltare le gerarchie della promozione musicale? Max Baffa, head of music di Radio 105, spiega perchè non è così.

SULLA CRESTA DELL’ I L R U O LO DELLA RAD I O NE L L’ A F F E RMAZI ON EDELL’ ART I S T A

C

ome si costituisce un palinsesto radiofonico, per quanto riguarda l’aspetto strettamente musicale? La scelta della musica è determinata innanzi tutto dal tipo di radio che si vuole fare. Noi siamo una radio molto divertente, che tiene compagnia, anche sopra le righe per certi aspetti come ad esempio nel programma “Lo Zoo”. Per quanto riguarda la musica noi siamo una radio generalista. Il mio presidente mi dice sempre: «Devi mettere il meglio di tutto!», questa cosa che può sembrare molto semplice ma in realtà non lo è.

Quello che cerchiamo di fare è di abbracciare tutti i generi, questo è il primo aspetto che prendiamo in considerazione. Di musica nuova, nonostante la crisi, ce ne arriva comunque moltissima, con grande stupore delle grandi case discografiche. Questo perché, con le nuove tecnologie, un ragazzo in gamba e con voglia di imparare può creare buone composizioni musicali.

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Ricevete più materiale dalle etichette o dai singoli artisti? Entrambe le cose. Come nella radiofonia esiste un sottobosco di radio più piccole, così nella discografia c’è un numero

consistente di case minori e autodidatti. Molte volte mi arrivano delle e-mail da parte di ragazzi che mi chiedono di far sentire in radio quello che hanno realizzato, trasmettere i loro brani però non è cosa semplice. Anche perché una playlist ha un numero di brani abbastanza ristretto, noi di solito abbiamo circa quaranta dischi o anche meno.

Come sono composte queste playlist? Per prima cosa ci sono le hit, ovvero quei dischi già noti, che sono già arrivati al pubblico. Che sappiamo già che piacciono. Per capire


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

Max Baffa Ruolo: head of music Età: 32 anni Dove: Milano Professione: head of music

musician

lover

teacher

pro

MUTANTE AL 40%

se un brano piace o meno realizziamo dei test, in più leggiamo i messaggi che ci vengono inviati e le richieste che vengono fatte. Questa fetta è lo zoccolo duro della playlist della radio. E al novantanove percento non sbagliamo: sappiamo che quello che abbiamo messo è quello che il pubblico vuole sentire. Poi c’è la musica nuova, quella che ci viene proposta, ma che ovviamente non va a scalzare in automatico la hit: non si ha la certezza che piaccia rispetto a un disco che è già assodato. Quando, ad esempio, esce il nuovo singolo di Ligabue, si può pensare che noi subito lo inseriamo al posto di quello vecchio. Invece non è una cosa così automatica. Il vecchio singolo è stato già sentito e ascoltato e sappiamo che piace. La stessa certezza non l’abbiamo invece nel momento in cui proproniamo al pubblico un disco nuovo. L’ascoltatore va coccolato, i dischi che funzionano bisogna mantenerli e promuoverli. Togliere una cosa certa per mettere qualcos’altro, che magari per mio gusto è forte e bello, è un azzardo fino al momento in cui la gente non lo richiede, finchè non sei sicuro che lo vogliono ascoltare. Il rischio è che le persone, non riconoscendo un brano o non rimanendone colpiti, cambino canale. Questo è tutto il ragionamento che viene fatto da chi, come me, lavora dietro le quinte.

Quanto conta la radio nell’affermazione e nel successo di una canzone? Dici che alcune radio mettono brani solo se sono già delle hit: ma non è la stessa radio che le fa diventare tali? Per quanto riguarda noi, senz’altro è la stessa radio.

Ma un artista è famoso solo nel momento in cui il suo brano circola in radio? Dipende. Sicuramente la popolarità sul web conta abbastanza poco da questo punto di vista. Un ragazzo che ha un milione di contatti su YouTube non è necessariamente un nome

Fino a qualche anno fa era possibile che un disco arrivasse al successo essendo lanciato da un solo network, oggi non è più sufficiente. Questo, tra i vari motivi, perché essendo diventata molto più frammentaria la possibilità di sentire musica, di conseguenza è molto più difficile far conoscere qualcuno piuttosto che qualcun altro. Verso gli anni ottanta questa radio ha lanciato la Lambada, ha visto che funzionava ed è riuscito a farla diventare popolare. Oggi, perchè un brano o un artista diventino popolari, devono circolare in diversi canali.

nel mondo della musica. La radio in questo è sicuramente una vetrina più affidabile, anche perché molto diffusa, in qualsiasi luogo e anche mentre si stanno facendo altre attività. Sicuramente se io ascolto lo Zoo, poi giro su Linus, poi su RDS e tutti questi network hanno un determinato brano di un artista, questo arriva senza dubbio al pubblico. Come dicevo prima una radio sola non basta a farti arrivare in alto. . La scelta di musica è libera o è condizionata da agenti esterni, come le case discografiche? Fortunatamente è libera.

Un ragazzo che ha un milione di contatti su YouTube non è necessariamente un nome nel mondo della musica.

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Anche se molti provano a spingere la propria merce. La gente pensa che noi prendiamo soldi dalle etichette per promuovere i loro dischi ma non è così. Sicuramente ci si arricchirebbe, però si perderebbe di vista un altro lato della radio: se sai che all’ascoltatore piace un tipo di musica e tu ne metti un altro solo perché sei pagato per farlo perdi tutto l’aspetto artistico, che per molti fattori è più importante dell’aspetto commerciale. Ovviamente se arriva la Sony a propormi un ragazzo in cui ripone molta fiducia, io sicuramente lo ascolto e e se vedo che può funzionare sicuramente si può provare a lavorare insieme. Ma questo non avviene per tutto il materiale che ricevo.

Sono sempre le case discografiche a proporvi artisti o talvolta siete voi a fare scouting, a cercare nuove leve? Qualche volta lo facciamo anche noi, ricordo un’iniziativa chiamata “Rock targato Italia”. Però non è una cosa molto diffusa, anche perché noi siamo già abbastanza bombardati di musica: più che altro si tratta di fare selezione, che già è molto difficoltoso. Anche oggi, nell’epoca dei social network, e con la possibilità di autopromozione che questi consentono, ci sono molti


ragazzi che vi mandano il loro disco? Non tantissimi ma mi arrivano comunque varie mail e cd. Anche se onestamente non ho mai avuto la fortuna di trovare delle produzioni così significative da farmi sobbalzare. Anche perché di queste cose se ne occupano di più le case discografiche.

Con internet aumentano le possibilità di contatto con il pubblico. La vostra radio sfrutta questa potenzialità? Sì certo. Tanto per cominciare sia Radio 105 che le altre due radio del nostro gruppo, Virgin Radio e Radio Montecarlo, hanno un sito web. E sia lo stile che il contenuto artistico dei siti rispecchia totalmente

su di una piuttosto che su un’altra è un criterio di scelta anche per la musica in radio? I numeri sono sicuramente importanti. Però per il momento non vanno a incidere sulla programmazione della radio, anche perché quest’ultima ricopre un ruolo molto più alto gerarchicamente. È come se fosse la madre di tutto, il nucleo, anche dal punto di vista degli ascolti. In futuro se i numeri dovessero salire, sicuramente le web radio potrebbero svolgere anche questo tipo di ruolo.

NUOVE RADIO CRESCONO

Web radio che trasmettono in forma digitale il

mente un lettore multimediale.

proprio palinsesto attraverso Internet, sulla rete telematica, risultando acces-

sibili con qualsiasi strumento in grado di accedere in rete.

In alcuni casi si tratta di radio tradi-

zionali, ricevibili via etere in FM, che

ampliano il proprio raggio di ascolto

ripetendo le trasmissioni in linea; in altri casi si tratta di emittenti, amatoriali o meno, che mettono a disposizioni i

propri programmi esclusivamente per una fruizione su Internet.

L’audio delle trasmissioni viene

Quindi oggi le web radio sono ancora un a cosa marginale.

Sì, direi di sì. Anche perché noi abbiamo circa trenta web radio. Però, come dicevo prima, è un modo in più per “coccolare” il pubblico. Qualche tempo fa si pensava che l’arrivo di internet e delle varie possibilità di sentire musica online avrebbero ucciso le radio. Non è stato affatto così. Il totale degli ascolti non è assolutamente sceso. Probabilmente perché la radio, rispetto alle web radio, alla musica in streaming, eccetera ha anche altri contenuti,

decodificato sul computer ricevente

che designa emittenti radiofoniche

inviato sotto forma di flusso dati audio compresso che viene definito stream e che deve essere temporaneamente

Qualche tempo fa si pensava che l’arrivo di internet e delle varie possibilità di sentire musica online avrebbero ucciso le radio. Non è stato affatto così quello delle radio cui sono riferiti. Internet è un’ottima vetrina e anche nei nostri siti concediamo molto spazio e quindi visibilità ai singoli artisti. Inoltre è una grande possibilità: innanzitutto per avere ulteriori ascolti, e poi per stimolare il pubblico grazie all’interattività. Un esempio può essere pubblicizzare sul sito la messa in onda in anteprima di un nuovo singolo. Sul vostro sito offrite anche una vasta gamma di web radio. Il numero di visite

Web radio o radio on line è il termine

ovvero i programmi, che suscitano molto interesse. Tra le vostre web radio ne esiste una particolare chiamata MyRadio, dove ognuno ha la possibilità di caricare fino a tre pezzi per proporli al pubblico e non solo. Avete mai notato qualcuno in particolare con questo sistema? Qualcosa di interessante ma niente di particolare. Anche perché è davvero difficile realizzare un album di successo, ve lo dice uno che ci ha provato un po’ di anni fa. Ci vuole una sinergia particolare e non si può preverere il successo prima che il disco arrivi alla gente. Se no di Vasco Rossi ce ne sarebbero tantissimi, no? Per fare strada è più facile avere una buona visibilità sul web e poi essere scoperti da un produttore che ci crede, e solo a quel punto arrivare a una radio. La radio non produce dischi, li propone. Ci sai dire un cambiamento positivo e uno negativo che porterà il computer nel mondo della musica?

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da un’apposita applicazione, solitaSu Radio 105 è presente anche

MyRadio, l’unica radio che trasmette

le realizzazioni di artisti amatori e dà voce al loro talento.

Diventare protagonista è facile:

basta registrarsi gratuitamente e

accedere così alla propriaa pagina

dedicata (“My page”) dove è possibile uploadare fino a 3 file audio, una

breve presentazione con fotografia e la biografia. La programmazione si basa sui file pervenuti e risultati tra i più

votati dagli utenti, secondo la classifica di My Radio che è continuamente

aggiornata. Più voti si ricevono, più si viene programmati.

Internet è sicuramente un’arma interessante per farsi conoscere, ma la possibilità di scaricare fregandosene dei diritti d’autore sicuramente non è una cosa positiva per uno che vive di musica.

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

possibilità di conoscere poco rispetto per i diritti d’autore

-

MINUS


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

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MUTANT IONAIR

Le web radio nascono spesso come piccole realtà create da appassionati. È il caso di Radio Gibson, il cui fondatore, Marco Genovese, spiega perchè saranno proprio queste piccole oasi di autoproduzione a cambiare il panorama radiofonico del futuro.

FREQUENZE DAL

TESTO: Irene Murrau | FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: Flogging Molly - Requiem for a diying song

PICCOLE RADIO LIBERE CRESCONO (E SI RIPRODUCONO)

P

otresti spiegarci in poche parole cos’è Radio Gibson e cosa la rende una delle webradio più conosciute in Italia? Radio Gibson è formata da uno staff che proviene da esperienze lavorative e culturali diverse: alcuni di noi erano speaker radiofonici con grandissima esperienza alle spalle, e altri, come me provenivano dal mondo virtuale dei giochi e degli incontri online. La peculiarità di Radio Gibson, ciò che la distingue dalle altre, è il fatto di non avere interruzioni

pubblicitarie. Questo ci dà la possibilità, soprattutto grazie al passaparola, di avere un numero di ascoltatori sempre crescente e una grande interazione con il pubblico, sia in diretta che tramite feedback via email.

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Come fa a sostenersi una radio come la vostra senza i proventi delle pubblicità? Ci sono parecchi modi per poter essere una radio vera pur non avendo delle entrate: noi ci muoviamo a colletta, dividiamo le spese per il numero di persone

dello staff e contribuiamo personalmente. Pur essendo una radio web, abbiamo scelto di non fare uso nemmeno di quelle piccole fonti di entrata quali banner sui siti o altro. La radio non è assolutamente un lavoro, è un hobby che si è cercato di iniziare in maniera professionale e che si è poi trasformato in una realtà consolidata.

Cosa distingue una webradio da una tradizionale radio FM? Se si considera una radio FM per la sua qualità di suono,


MUSICAMUTANTE | PROMOZIONE

non ci sono differenze. Ciò che cambia sono le attrezzature negli studi: per una radio FM sono necessario strutture specifiche come ad esempio i ripetitori, per creare una radio web invece sono sufficienti un computer e un microfono. Per quanto riguarda il pubblico, è molto vario: dai giovani ai meno giovani, che seguono programmi che permettono di creare un gruppo e fanno compagnia. Il pubblico di una radio FM è fondamentalmente una tipologia “distratta”, che tiene la radio come sottofondo. Una radio web invece si ascolta al pc, e questo porta ad avere una tipologia di ascolto più attento: questo dà la possibilità di cogliere maggiormente un artista o un brano.

Prima hai citato la qualità del suono: questa è proprio una delle critiche che maggiormente vengono rivolte a chi si occupa di musica digitale. Io trasmetto tantissima musica, e ammetto che la qualità tecnica è minore rispetto ad esempio a quella di una radio tradizionale, perché sono diversi il montaggio e la masterizzazione: questo però è fondamentalmente un problema di budget. Si cerca di contenere i costi, sfruttando al meglio le proprie possibilità.

una tipologia di musica o un programma lo facciamo principalmente perché piace a noi, cercando però sempre di evitare contenuti che potrebbero essere apprezzati solo da una ristretta nicchia di persone: ci poniamo un filtro a monte. Se una radio nasce per avere alti ascolti fa una programmazione mirata a questo, trasmettendo i brani più ascoltati del momento. Quando questo obiettivo non c’è, allora si cerca di miscelare il noto e l’emergente.

Per quanto riguarda invece il vostro programma Urban the best, come avviene la scelta degli artisti? Siete voi a fare scouting o sono gli artisti a proporsi? 50 e 50. Noi navighiamo molto sul web, su Youtube come su Myspace, e al tempo stesso moltissimi artisti ci inviano i loro pezzi. Il criterio è sempre quello di trasmettere ciò che ci piace. A nostro parere c’è tantissima bella musica, che è in grado di trasmettere emozioni anche in modo più intenso di quella di artisti più famosi: questi artisti però per vari motivi non riescono ad emergere e, secondo noi, dare loro la possibilità di essere in onda su una radio è una grande opportunità per ottenere fan e visibilità. Al tempo stesso è un valore aggiunto anche per il pubblico: la musica nuova dà adito ad un ascolto più

Che influenza ha il pubblico nella costruzione del palinsesto, nella scelta della musica? Quando noi trasmettiamo

Marco Genovese

Ruolo: speaker Età: 45 anni Dove: Torino Professione: geometra

MUTANTE AL 80%

musician

lover

teacher

pro

Il pubblico di una radio FM è fondamentalmente una tipologia “distratta”, che tiene la radio come sottofondo. Una radio web invece si ascolta al pc, e questo porta ad avere una tipologia di ascolto più attento. 74


approfondito proprio perché, a differenza dei brani già noti, rappresenta una sorpresa continua. Quindi questi sono tutti vantaggi che si possono avere soltanto nell’era di internet. Assolutamente sì, prima percorsi del genere erano impensabili: il cd veniva spedito fisicamente alla casa discografica, ora i mezzi di comunicazione più rapidi ed efficienti hanno dato vita a molte possibilità in più.

Un artista può avere successo senza passare dalla radio? Ci vuole un altro mezzo di comunicazione che possa raggiungere un vasto pubblico, come la tv: solamente con i live non è facile trovare un grande seguito. Secondo me la radio è fondamentale, anche solo per far entrare in testa un ritornello. Internet è determinante per il meccanismo della condivisione, ma da solo non basta.

Che ruolo hanno le webradio nel panorama radiofonico complessivo? È possibile un futuro in cui esse saranno l’unica tipologia esistente? La radio FM tenderà a diminuire la propria importanza in favore della radio web, perché queste sono il futuro della comunicazione radiofonica. Infatti offrono un gran numero di vantaggi, soprattutto economici: per gli “addetti ai lavori” tutto costa molto meno e ciò permette un proliferare di realtà molto varie, dalle reti generaliste a quelle tematiche. A livello di qualità sonora si potrà arrivare ad un livello molto più alto anche rispetto ad una radio FM, perché trasmettendo un segnale digitale si può arrivare

Un cambiamento positivo e uno negativo che il computer porterà nel mondo musicale. Sicuramente positivo è il nuovo modo di comunicare e diffondere la musica: sta arrivando tantissima musica nuova, e tantissimi sono i curiosi desiderosi di conoscerla. La cosa negativa è che ci sarà così tanta musica che dei nomi famosi si avrà una conoscenza meno approfondita, non esisteranno più personaggi così celebri, sarà tutto un po’ più omogeneo e questo è uno svantaggio per chi vuole fruire della musica in maniera più superficiale. Inoltre sarà molto più rapido il “ricambio” degli artisti e il mercato sicuramente più aperto.

ad una qualità molto alta. Con una radio tradizionale invece bisogna sempre tenere in considerazione le zone d’ombra e le interferenze. Inoltre avendo meno costi, una radio web non ha necessità di avere pubblicità, o comunque soltanto in quantità ridotte. Con il predominio della musica digitale sta venendo meno il concetto di album come opera complessiva? Sì, ed è una grande perdita perché avere in mano un cd fisico è una cosa completamente diversa rispetto al singolo mp3. La musica digitale può essere un’ottima vetrina, alla quale deve però corrispondere l’acquisto del cd: per il

La radio FM tenderà a diminuire la propria importanza in favore della radio web, perché queste sono il futuro della comunicazione radiofonica.

momento però non è così, non c’è questo stimolo, soprattutto a causa dei costi elevati. Sicuramente la qualità della musica venduta negli store online è alta, ma la speranza è che un giorno, come attualmente sta tornando di moda il vinile in quanto “feticcio”, diventi di moda possedere il proprio cd. Per sottolineare l’importanza del supporto mi viene l’esempio di una band italiana, i Deasonika: nel loro album, chiamato “Tredicipose”, ad ognuno dei tredici brani era affiancata un’opera fotografica contenuta nel libriccino. Se l’acquisto fosse stato disponibile solo online questa emozione non sarebbe stata possibile.

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

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-

MINUS

nuove possibilità

minor approfondimento

molta scelta

grande omogeneità


STEP 4

VENDITA supporti fisici, formati digitali, piccoli negozi e grandi store online

L

a scomparsa del supporto fisico ha avuto come prima inevitabile conseguenza la scomparsa dei negozi di dischi. Quelli che un tempo erano più famosi resistono con alcune difficoltà, gli altri hanno dovuto chiudere. Oggi la musica si vende sulla rete. I vantaggi sono evidenti: una netta riduzione di tempi e costi. Per resistere alla mutazione e far fronte alle difficoltà serve indubbiamente una fortissima determinazione. Chi ci è riuscito lo ha fatto innanzi tutto col cuore. Questi posti combattono ogni giorno verso la rivoluzione digitale armandosi di argomenti come il calore del supporto fisico, vinile in primis, e l’importanza del concetto di album. È il caso di piccoli ma intramontabili negozi come Il Discomane di Milano, zona navigli, e Record Runners di Varese. Il primo vive da trentatre anni solo di dischi usati. Come ricorda il proprietario, Valeria Baldan, una a cui scorre il rock nelle vene, vendere usato consente di avere prezzi deci-

samente più bassi, in grado di competere con il mercato digitale. Il secondo ci tiene a precisare che nel suo negozio si vende solo il meglio della musica, che non potrà mai essere vissuto e assaporato arrendendosi alla freddezza del digitale. Dall’altra parte della medaglia c’è invece chi ha investito risorse sulle nuove tecnologie e ha cavalcato l’onda portata dall’innovazione. Colossi industriali come Nokia ad esempio si sono introdotti in questo mercato che consente di fare moltissimi soldi investendo pochissimo. L’azienda finlandese, come altri prima di lei, Apple e Amazon su tutti, ha aperto uno store online. Gianluca Lentini di Nokia Italia racconta alcune delle tantissime potenzialità che ha questo nuovo modo di fruire della musica. Meno costoso e decisamente più rapido.

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33 anni che girano Il mercato del vinile usato e la lotta all’incalzare del progresso

pag

76 [p.78] Il vinile: chi lo cerca

pag

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Musica a domicilio I vantaggi della musica online

[p.83] Eventi: Record Store Day

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Qui non si vende musica surgelata La differenza tra un vinile genuino e un insipido mp3

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[p.89] Ovi: la porta ai servizi di Nokia


MUSICAMUTANTE | VENDITA

Il Discomane, sulla riva del Naviglio Grande a Milano, si occupa della compravendita di vinile e cd usati dal 1978. Il negozio ha un fascino tutto particolare, dato dall’ingente mole di LP che, piÚ o meno usurati, si stagliano in migliaia di macchie di colore in scaffali e cassoni.

78


MUT ANT ICONSER VAT OR I

Qual è il futuro della musica? Valeria Baldan, proprietaria da 33 anni del negozio “Il Discomane”, sembra avere le idee chiare: finchè il pubblico non riuscirà a percepire la superiorità qualitativa del “vecchio” modo di ascoltare la musica su supporto fisico, si andrà incontro ad una perdita sempre più netta di emozionalità e di valore della fruizione. Sulle sponde del Naviglio Grande, una O V V E RO: COM E UN ’ I ST I T U Z I O N E F R O N TEG G I A panoramica dolceamara L’ I NCA L ZA RE DEL PR O G R ES S O sulla situazione attuale, altalenante tra il ritorno TESTO: Alessandro Pomè | FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: Led Zeppelin - What is and what should never be di un passato rimpianto e il predominio della smaterializzazione digitale.

33 CHE

ANNI

C

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come è cambiato il vostro lavoro con la mutazione che ha vissuto la musica? È cambiato solo da certi punti di vista: noi che vendiamo solo usato abbiamo subito meno questo cambiamento, a differenza dei negozi che vendono nuovo, nei quali si è sentito moltissimo. In Italia per esempio, la gente è molto restia a usare la carta di credito, soprattutto su internet: per questo molti

preferiscono ancora venire in negozio. Sicuramente la crisi si è fatta sentire, e i giovani oggi sono molto meno interessati alla musica rispetto a tempo fa: sono abituati a farsi propinare delle porcate infami dalla radio e ad accettarle. Quando poi entrano qui da noi, sentono la musica trasmessa nel negozio, la apprezzano e spesso ci chiedono cos’è. L’orecchio c’è ancora ma purtroppo la musica vera è poco pubblicizzata.


MUSICAMUTANTE | VENDITA

Qual è l’età media dellavostra clientela? Non c’è un’età media, serviamo persone di tutte le età: si va dai 12 agli 80 anni. Ci sono quindi anche molti ragazzini giovani. Sì moltissimi. Sono più i ragazzini giovani che le persone nella fascia dai 30 ai 40 anni. E quelli di questa età sono anche i clienti peggiori: sono maleducati e chiedono musica pessima. Ultimamente mi chiedono la musica da discoteca degli anni 70, che già faceva schifo prima… È proprio una fascia d’età disgraziata!

Ma il ragazzino di 12 anni che entra, compra un vinile? Alcuni sì, il vinile sta vivendo una nuova giovinezza. Molti ragazzi si fanno regalare i giradischi. Questi comprano per lo più band storiche,

prodotto confezionato, per la sua grandezza, per la sua maggior leggibilità.

È sicuramente più comodo ascoltare la musica in digitale, ma per pigrizia. Anche un semplice cd, non ti devi alzare a girarlo come invece è necessario per il vinile e questo è fondamentale: lo metti su e dura mezz’ora/ quarantacinque minuti invece che venti più venti. Lo puoi sentire in macchina, anzi lo devi sentire in macchina, perché oramai nelle macchine nuove non mettono nemmeno il lettore per le cassette. È obbligatorio avere il lettore cd . Per non parlare delle autoradio con solo la porta della chiavetta usb. In macchina può avere senso, ma in casa la musica va sentita in un’altra maniera, anche come volume: non si può tenere troppo bassa. (ride, ndr)

Ma c’è una vera differenza di qualità del suono secondo te? Certamente. Anche mia figlia di 16 anni si è accorta di quanto gli mp3 si sentano molto peggio del vinile o persino del cd. Il vinile però, al contrario di quanto dicono, si rovina meno dei cd. Certo, non si può portare in giro, non si può sentire in macchina e non si gira da solo, ma questo non dovrebbe essere un deterrente davanti alla possibilità di ascoltare della buona musica. Con gli mp3 inoltre si è perso l’immaginario legato all’album. Sicuramente. Un album lo sfogli, lo apri. Un album può avere una copertina in rilievo, magari zigrinata o con la foto attaccata. Le copertine di

Secondo te questa evoluzione porta anche a un problema culturale? Sta scomparendo la cultura della musica? Sì, è già scomparsa se è per quello. In America, in Messico mi sembra, mettono sul retro dei dischi in vinile la scritta “la musica è cultura”. Da noi c’è gente che viene e dice: “Io non ascolto musica” e quando capita io dico: “Lo sai che è come dire io non leggo libri?”. Perché è esattamente la stessa cosa: quando gli si fa il paragone sul libro ne soffrono, recepiscono l’offesa. Penso che dire: “Io di musica non

I giovani oggi sono abituati a farsi propinare delle porcate infami dalla radio e ad accettarle. oppure gruppi difficili da trovare in vinile, come Pearl Jam o Green Day, che hanno inciso poco in questo formato.

Come mai secondo te c’è stato un ritorno al vinile in un’epoca in cui tutto è virtuale e digitalizzato? Come può un negozio come il vostro avere ancora un sacco di clienti, anche molto giovani? Innanzi tutto l’orecchio ascolta in analogico e non in digitale. Il vinile è molto meglio da sentire rispetto al cd. Poi il vinile è più bello anche come

una volta erano bellissime, come quelle e a tre pagine che aperte diventavano poster. Ad esempio il doppio “Physical Graffiti” dei Led Zeppelin aveva tutte le finestre, le copertine interne avevano delle immagini differenti da una parte e dall’altra, e a seconda di come tu lo giravi si vedevano figure diverse. Quindi secondo lei questa è una perdita grave. Sia dal punto di vista della perdita dell’immagine, che dal punto di vista della perdita di qualità del suono.

Valeria Baldan

Ruolo: negoziante (usato) Età: 52 anni Dove: Milano Professione: negoziante

MUTANTE AL 10%

musician

lover

teacher

pro

IL VINILE: CHI LO CERCA

80

17 %

Adolescenti tra

41 %

Adulti tra

12-18

30-45

32 %

Giovani tra

10 %

Adulti dai

18-30

45


ne capisco proprio” sia come dire: “Io non capisco niente di letteratura italiana”.

Qualche giorno fa un fervido appassionato di musica analogica ci faceva riflettere anche sul fatto di come la digitalizzazione abbia cancellato le coordinate temporali della musica. Oggi abbiamo librerie digitali che sono dei grandi elenchi con dentro di tutto. Sono d’accordo. Aggiungerei il fatto che nessuno sa più da chi sono composti i gruppi musicali. Come lo vedi il futuro? Roseo: non penso che i dischi scompariranno. L’importante è che permanga la gente competente dietro ai banchi dei negozi. Però di negozi come questi ce n’è sempre di meno. Sì è vero, non solo in Italia

Ci sai dire un fattore positivo e uno negativo che può portare il computer? Un vantaggio può essere far conoscere certi tipi di musica e vedere i giudizi che la gente pubblica a proposito di un disco o di un altro. Ma il rapporto tra musica e computer deve finire lì: poi ci sono i negozi e i dischi.

sì. Su un disco di Beethoven pago l’Iva, su un libro della Littizzetto, con tutto il dovuto rispetto, non la pago. Non dico che questa non dovrebbe essere considerata cultura ma le due cose andrebbero quanto meno pareggiate. Dovrebbero avere entrambi l’iva assorbita dall’editore. Questa cosa abbatterebbe i prezzi e se la musica costasse meno la gente la comprerebbe di più.

Secondote sarebbe un fattore decisivo? Non decisivo ma importante: poter pagare meno sarebbe ovviamente un grande vantaggio. Perché oggi compro un disco su Amazon e non in un negozio? Perché lo pago meno. Lì lo compro a 24 dollari anziché 24 euro e c’è una notevole differenza.

+

PLUS

scoprire nuova musica confrontare pareri riduzione dell’importanza del negozio freddezza del digitale

-

MINUS

Oggi inoltre esiste anche il peer to peer.

Il vinile è più bello anche come prodotto confezionato, per la sua grandezza e per la sua maggior leggibilità. ma in tutto il mondo. Effettivamente “roseo” è un termine esagerato però penso che i dischi continueranno a esistere. Dipende molto anche dalle possibilità che ci danno. Già se non ci fosse l’Iva al venti per cento i dischi potrebbero costare molto meno. Nei libri, ad esempio, non c’è l’Iva perché vengono considerati cultura. Se compro un libro di Massimo Bagnato, un comico di Zelig che non posso soffrire, non pago l’Iva. Se compro un disco dei Rolling Stones,

MUSICA & COMPUTER

Indubbiamente anche questo è un fattore importante. Soprattutto per i giovani. Ovviamente a pensare a tutte le spese da affrontare tra cui uscire con la ragazza, andare al cinema, pagare la birra, comprare il disco, la benzina, ci si spara. O si va a rubare. Se tutte queste cose costassero anche un po’ meno, la gente magari potrebbe permettersi di spendere di più per la musica.

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MUSICAMUTANTE | VENDITA

M U T A NTIC O NSE RVATO RI

QUI

NON SI VENDE

MUSICA

Surgelata

LA D IF F E RE N Z A T RA UN D ISCO GENU I NO E UN I N S I P ID O M P3 TESTO: Marco Bernardi | FOTOGRAFIE: Irene Murrau, Marco Bernardi MUSICA: Beta Band - Dry The Rain

A

bitualmente, che tipo di persone frequentano il tuo negozio? Il pubblico non è più giovanissimo, l'età media è intorno ai 35-40 anni, fino ad arrivare ai 50-55, la vecchia guardia dei rockettari, quelli cresciuti con la musica americana e californiana oppure il progressive inglese. Ci sono delle avanguardie di giovani che hanno tra i 20 e 25

anni che stanno riscoprendo il vinile e la musica di qualità, di un certo spessore e non si fermano al commerciale. È chiaro che sono una piccola avanguardia però ci fa sperare che questi semi in giro nell'aria prima o poi diano frutti. “Nessun luogo può cambiare la tua anima più dei piccoli negozi di dischi” recita una targa sulla vetrina del tuo negozio. Questa citazione di

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Record Runners è è un punto di incontro, come pochi ne sono rimasti, per appassionati di musica di qualsiasi genere. Camminando tra vinili e cd, nuovi e usati, si respira il profumo della storia. Entrare in questo negozio è come entrare nelle vecchie botteghe di una volta, in cui si cercava di servire sempre il meglio e il fresco e in cui gli insipidi cibi surgelati non trovavano spazio. Nasce nel 2001 ma è frutto di un’ultratrentennale esperienza nel settore e di una profonda passione.

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MUSICAMUTANTE | VENDITA

Nick Hornby che profetizza il fatto che stiano sparendo deve farci preoccupare? Si decisamente, anche se in realtà stanno sparendo quelli che gettano un po’ la spugna, che non hanno il coraggio di insistere. In realtà ci sono un sacco di posti che nascono ex-novo come succede a Milano sui Navigli o nelle grandi città europee, perché si crede che questa cosa abbia un futuro. C’è un associazione americana che ha istituito una giornata mondiale dei piccoli negozi indipendenti che si chiama “Record Store Day”, si fa in aprile, e molti artisti di grosso calibro stanno cominciando a capire che il futuro è forse questo e dunque appoggiano l’iniziativa con delle pubblicazioni discografiche fatte apposta. Magari sono edizioni limitate di qualche migliaio di pezzi, ma che cominciano ad andare a ruba. Recentemente ho avuto un edizione di un vinile formato 10” che sta a metà tra il 33 giri e il piccolo 45 giri e ha raggiunto un valore che arriva intorno ai 200-250 euro perchè è una pubblicazione limitata per l’evento e perchè gruppi importanti come U2, Metallica, Springsteen cominciano a credere che questa sia la via da percorrere. Questo ritorno ai vecchi supporti analogici rappresenta più una trovata commerciale o piuttosto un esigenza di profondità e qualità di suono che si stanno effettivamente perdendo? Tutte e due le cose. Non dobbiamo farci tante illusioni. Dietro la musica c’è l’industria discografica e c’è gente che ci lavora, ci sono famiglie che ci vivono. Per cui se l’industria discografica si muove in funzione di qualcosa è perchè pensa che in qualche modo

un paragone: se chiudessero tutti i negozi che vendono gli alimentari freschi e rimanessero solo quelli che vendono surgelati noi mangeremmo lo stesso, ma la qualità di quello che mangiamo sarebbe uguale oppure no? Il nostro organismo sarebbe contento oppure no? E la nostra mente? Lo stesso vale per la musica.

Massimo Bruno Ruolo: negoziante Età: 56 anni Dove: Varese Professione: negoziante

musician

lover

teacher

pro

MUTANTE AL 20%

Il discorso relativo alla qualità del vinile non è fantasia, non è leggenda, è una cosa che ormai è acclarata. non ha tutte le frequenze di quello analogico, dunque per forza di cose qualche suono viene tagliato. Magari sono sfumature impercettibili ai più, però se poi qualcuno dovesse fare il paragone tra stesso brano dello stesso autore suonato in digitale e in analogico la differenza si sente.

può ricavarci un profitto. Il discorso relativo alla qualità del vinile non è fantasia, non è leggenda, è una cosa che ormai è acclarata, lo possono dire i veri appassionati di musica e gli audiofili. Ritieni quindi che il suono digitale sia comunque più freddo, e che anche nei formati senza compressione ci sia comunque qualche perdita? Assolutamente sì, anche non compresso il suono digitale

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Immaginare un futuro in cui la musica è liquida ed esistono solo netlabels e store on-line ti spaventa? Guarda mi viene in mente

È plausibile? Perchè? Io penso di no. Alla fine il mercato si dividerà, come un fiume che si divide in due rami che corrono poi parallelamente e quindi ci sarà spazio per entrambe le cose. Ci sarà sempre più un numero di appassionati che continueranno a sentire vinile e quelli che mangeranno i surgelati. È una questione anche culturale, è chiaro che il nostro periodo storico non offre molto da questo punto di vista nel senso che la tendenza è quella di omologare, di appiattire il sistema, fortunatamente ci sono sempre persone che sanno lavorare e pensare con la propria testa. Non tutti pensano con la testa dei media e di quello che ti vogliono far fare. Sono i ribelli dunque che manterranno in vita certe cose. Sì, chiamiamoli ribelli, ma sono quelli che danno la possibilità a questo mondo di non sprofondare. L’album sta scomparendo a favore delle singole tracce: si perde così il concetto di album come opera completa? Secondo me tutto è iniziato quando sul mercato è stato lanciato il cd. Il cd consentiva di raddoppiare lo spazio disponibile sul vinile che ha al massimo 20 minuti per facciata. Dunque l’artista era


costretto a concentrare in questi 40 minuti il meglio: un disco doveva essere perfetto dall’inizio alla fine. Col CD, avendo 75 o 80 minuti di musica molto spesso succedeva che la qualità di tutto l’album cedesse alla necessità di riempire il supporto discografico. Quindi su venti canzoni alla fine di veramente belle ne rimanevano quattro o cinque e così si arriva al discorso del singolo pezzo venduto: oggi puoi comprarti solo il singolo per cui vale la pena spendere. Sul vinile esisteva un discorso musicale compositivo che aveva una storia, aveva un inizio e una fine.

La vendita unicamente on-line della musica e la conseguente perdita del supporto fisico con il libretto e la confezione potrebbe

a comprare un disco nuovo di Dylan o dei Genesis o di altri artisti imparavo a memoria i testi e questo permetteva una conoscenza molto più profonda dell’opera. Forse oggi c’è comunque qualcuno che si scarica i brani e poi va a cercarsi le informazioni e i testi su altri siti. È semplicemente tutto più disperso. Prosegue Hornby “Cosa ascolti quando entri nel tuo negozio favorito per il download?” Continua: “Niente. E chi incontri? Nessuno. Chi ti consiglierà di smetterla di ascoltare questo e di cominciare ad ascoltare quest’altro? I negozi dischi non possono salvarti la vita, ma possono dartene una migliore”. Si sta delineando un modo di vivere e fruire la musica totalmente diverso?

Il Record Store Day è una giornata

La manifestazione comprende esibi-

vano con gli artisti per celebrare

mondo, sfilate e altre performance

in cui tutti i negozi di dischi si ritrol’arte della musica in vinile. L’obiettivo

dell’evento è supportare i negozi di dischi indipendenti e non appartenenti alle catene di grande distribuzione. Si festeggia ogni anno il terzo sa-

bato di aprile e per questa occasione vengono prodotti in esclusivs dischi speciali e altri prodotti promozionali.

zioni di artisti provenienti da tutto il come il cook-out e il body painting.

Questa giornata è stata ideata nel 2007

da Chris Brown e nell’appuntamento

2011 ha visto oltre 600 artisti partecipanti tra cui l’ambasciatore ufficiale Ozzy Osburne.

L’appuntamento per l’anno prossimo è fissato il 21 aprile.

Se chiudessero tutti i negozi che vendono alimentari freschi e rimanessero solo quelli che vendono surgelati mangiamo lo stesso, ma la qualità di quello che mangiamo è uguale oppure no? Lo stesso vale per la musica. aggravare questa situazione? Certo, e qui ritorna il discorso del consumo superficiale della musica. Io mi ricordo che da ragazzo quando compravo un disco aprivo la copertina e cominciavo a leggere i testi. Proprio la dimensione della copertina dell’LP consentiva di riempire la copertina con foto, immagini, testi e informazioni aggiuntive. In Italia uscivano dischi con il testo in inglese ma anche con la traduzione in italiano. Tutto questo si sta perdendo. Quando io andavo

Sì, pensa che nei negozi di dischi, negli anni passati, si sono create amicizie molto profonde perchè i ragazzi che si ritrovavano in negozio quando arrivava qualche novità erano lì per lo stesso motivo e dunque si confrontavano, si scambiavano informazioni, si scambiavano addirittura i dischi e nascevano dei rapporti interpersonali forti. La musica liquida questo non te lo consente. Per questo Hornby dice il negozio di dischi non ti cambia la vita,

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MUSICAMUTANTE | VENDITA

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ma te la migliora, perchè comunque ti consente uno scambio di informazioni utile, che contribuisce alla tua crescita culturale. Sono posti dove trovi i tuoi simili, un po’ come quando sei in università con persone della tua età che fanno il tuo stesso percorso di studi: ci parli, ci interagisci, se fai il CEPU a casa questo non avviene

Tu come ascolti la musica? Categoricamente su l’Hi-Fi o contempli anche l’utilizzo dell’ iPod? L’iPod lo uso, non frequentemente ma ce l’ho. L’Hi-Fi sarebbe ottimo, ma devi avere il tempo per poterlo utilizzare. Forse è questo che

La minaccia maggiore è la perdita di cultura della gente. Il farsi convincere che ci possiamo accontentare di molto poco, questo è il pericolo maggiore. Il declino culturale è il danno più grosso che stiano facendo alla nostra civiltà. Non è un problema del tecnologico, è qualcosa di più profondo. Anche qui, non voglio fare quello dei paragoni a tutti i costi, ma penso che spesso funzionino. Noi possiamo decidere di comprare una bella automobile che fa 180 all’ora e andare in autostrada da Milano a Genova in un ora oppure con lo stesso mezzo di andare a metà della velocità su una strada provinciale e capire che cosa c’è da una parte all’altra

mi rifiuto di usare Photoshop per fotomontaggi, sostituire i soggetti, ecc. Uso il computer solo per alcune regolazioni, o per virare immagini in seppia o bianco e nero. Non mi schiero a favore o contro il computer, so che offre delle possibilità enormi però l’importante è che non diventi una sorgente di falsità culturali e ideologiche. Io tendo più a spostare questi ragionamenti non tanto sulle macchine e sui mezzi che abbiamo a disposizione ma sulle persone che le utilizzano.

Penso che alla fine il mercato si dividerà come un fiume in due rami, analogico e digitale, che corrono parallelamente e quindi ci sarà spazio per entrambe le cose. ci manca di più: la mancanza di tempo per noi stessi. Alla fine ormai la musica la ascolti in treno, in auto, in metro, insomma mentre viaggi. Mi ricordo che negli anni ‘80, quando ho iniziato a vivere da solo, tornavo a casa dal lavoro e sentivo tutta la sera musica con il mio impianto Hi-Fi vecchio stile, leggevo libri o scrivevo il mio diario. Anche quando venivano a trovarmi i miei amici parlavamo e ascoltavamo musica. Quali tra i cambiamenti dovuti al digitale rappresentano la minaccia maggiore per la natura del mondo musicale?

+

PLUS

democratizzazione

falsificazione realtà inadatta sorgente culturale

-

MINUS

Nick Hornby - Scrittore londinese - Autore di molti romanzi sulla musica pop - Grande tifoso dell’Arsenal IL ROMANZO: ALTA FEDELTÀ Londra, anni novanta. Rob

Fleming, trentacinquenne,

conduce una vita non tutta rose e fiori: dirige un fatiscente negozio

delle corsie, scoprendo le risaie e la zona collinare del Monferrato. Sta a noi scegliere, non è il mezzo che usiamo che ci impone qualcosa.

Dimmi un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer. Il cambiamento più grosso è che tanta gente che fa musica ha potuto, con pochi mezzi, farsi notare sul mercato. Anche se si sono prodotte delle cagate paurose, non essendoci selezione. Per contro il computer invita a falsificare la realtà, un po’ come accade per la fotografia. Ad esempio io, che sono appassionato di fotografia,

MUSICA & COMPUTER

di dischi, il Championship

Vinyl, è appena stato piantato

dalla sua fidanzata, Laura, ed è sentimentalmente frustrato e

insoddisfatto della propria vita. Partendo da una classifica delle “cinque più

memorabili fregature di tutti i tempi” (che sono ovviamente donne),

Rob ci rende partecipi della sua vita, dei suoi sentimenti, delle sue frustrazioni.

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MUSICAMUTANTE | VENDITA

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MUT ANT IMOBIL E

Dal 2007 anche Nokia si è buttata nel campo della vendita di musica online in formato mp3. Perchè la gente dovrebbe comprare in questi negozi piuttosto che in quelli tradizionali? Gianluca Lentini di Nokia Italia conosce bene una serie di benefici di questo modo di fruire ed acquistare musica.

C

ome è nata l’idea di portare un’azienda come Nokia nel campo della vendita di musica online? Da diversi anni offriamo nei nostri telefoni la possibilità di inserire musica e di gestirla a proprio piacimento con un’applicazione dedicata che consente di riordinare i brani in vari modi e di creare playlist. Poi abbiamo introdotto nel mercato una linea di telefoni dedicata, che una volta si chiamava Xpress Music e oggi Serie X, pensata per chi vuole ascoltare la propria musica col telefonino. Quindi abbiamo prodotto altoparlanti specifici e accessori come auricolari di buon livello. La creazione di uno store online non è che la conclusione di questo processo. Poi ovviamente

TESTO: Alessandro Pomè | FOTOGRAFIE: Alessandro Pomè, Irene Murrau MUSICA: Daft Punk - Steam machine

sono stati fatti anche dei ragionamenti di carattere economico.

I negozi di musica online aumentano a vista d’occhio ma nessuno riesce a minacciare l’egemonia di iTunes. Come mai? Innanzi tutto iTunes è stato il primo e poi tutti sanno quanto è potente il marchio Apple. Il nostro store è nato alla fine del 2007, in Italia solo alla fine 2008, e in questi due anni e mezzo abbiamo nettamente incrementato le nostre vendite. Inoltre ricordiamoci che non compra su iTunes solo chi ha un iPhone. Apple vende dispositivi appositamente realizzati per ascoltare la musica, ovvero gli iPod. Fare un confronto con noi non ha alcun senso. Il nostro obiettivo

MUSICA a domicilio I V A N TA G G I D ELLA M U S I C A O NL I N E

TESTO: Alessandro Pomè | FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: Beta Band - Dry The Rain

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MUSICAMUTANTE | VENDITA

non è fare la corsa su iTunes ma su Nokia stessa. Ovvero cercare di portare nel nostro store il maggior numero possibile di utenti Nokia, il più grande produttore di telefoni cellulari al mondo. Se un giorno tutti possessori di un telefonino Nokia comprassero nel nostro store penso che anche Apple ne risentirà.

Perché la musica nel telefonino? Ci si potrebbe chiedere allora anche il perché della macchina fotografica nel telefonino: la direzione della tecnologia, soprattutto con la nascita degli smartphone, è far convergere tutti i devices in un dispositivo solo. Invece di andare in giro con una borsa con dentro telefono, agenda, lettore mp3, macchina fotografica e Game boy, noi, come tutti i nostri concorrenti, proponiamo di andare in giro con un unico dispositivo. Da un paio di anni Nokia regala in moltissimi suoi prodotti anche un navigatore satellitare di altissimo livello. Poi ovviamente non è detto che a tutti interessi tutto. Per questo noi offriamo la serie X per chi ama la musica, la serie E per chi con il telefonino lavora, la serie N, eccetera. Come funziona l’OVI Music store? Come quasi tutti gli store di questo tipo. Abbiamo un database di oltre dieci milioni di brani rappresentati dalla gran parte di etichette discografiche. Le singole canzoni costano solitamente novantanove centesimi e gli album quasi tutti nove euro e novantanove. Offriamo la possibilità di ascoltare trenta secondi di ogni brano e da poco c’è anche la possibilità di stipulare un abbonamento streaming per ascoltare tutta la musica che si vuole direttamente dal sito. Inoltre

puntiamo molto su una nostra esclusiva, OVI Music Unlimited.

Ovvero? Alcuni dei nostri telefoni vengono venduti anche in versione OVI Music Unlimited: pagando un prezzo leggermente più alto offriamo la possibilità di download illimitato di brani dal nostro store per un anno. E dopo un anno tutto quello che hai scaricato fino a quel momento rimane tuo. Il bello è che il servizio vale sia su un computer che sul telefono: quindi anche se non sei a casa puoi scaricarti tutta la musica che vuoi direttamente sul tuo dispositivo. Come dicevo prima, l’importanza di avere un unico device con cui puoi fare tutto. Per esempio: sul mio smartphone, con connessione dati, installo Shazam, un’applicazione che puoi scaricare gratuitamente sul nostro OVI store, che ascolta e riconosce qualsiasi canzone riprodotta. Il risultato: sento una canzone che mi piace, con Shazam trovo il titolo, e con OVI Music Unlimited la scarico. Gratuitamente e senza limiti.

Gianluca Lentini Ruolo: esperto Nokia Music Età: 28 anni Dove: Milano Professione: promoter

musician

lover

teacher

pro

MUTANTE AL 70%

Invece di andare in giro con una borsa con dentro telefono, agenda, lettore mp3, macchina fotografica e Gameboy, noi, come tutti i nostri concorrenti, proponiamo di andare in giro con un unico dispositivo. Quali sono le potenzialità di negozi di musica online come il vostro? Tanto per cominciare ti consente di avere quello che vuoi quando vuoi. Non devi

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perdere tempo a cercare un album o rischiare che sia terminato nel punto vendita. Inoltre il digitale, con la sua portabilità ti consente di avere le tue canzoni preferite in vari luoghi senza dover spostare i dischi: ad esempio nel tuo computer, nel tuo device portatile, nel tuo stereo, e così via. Non avendo la necessità di un supporto fisico ha dei prezzi spesso nettamente più bassi. E poi un portale ricco, ad esempio come il nostro, offre moltissime potenzialità anche

smartphone nelle nostre vite internet diventerà ancora più importante.

e poi di comprare l’album di quell’artista.

I negozianti sono molto agguerriti soprattutto su due argomenti: la perdita di qualità e la scomparsa dell’immagine dell’album. Sulla perdita di qualità potrei anche essere d’accordo ma vorrei che si facesse una riflessione: quanti di noi ascoltano la musica con un giradischi e un impianto di un certo livello? Come dicevo prima, oggi la gente non ha più tempo, e spesso i mezzi, per fruire della musica in questa maniera. Per questo motivo noi puntiamo moltissimo sulla fruizione in movimento. Prima dell’esplosione del digitale la gente ascoltava la musica sulle cassette e la qualità non era certo quella del vinile con l’hifi, eccetera. Un discorso simile potrebbe essere fatto riguardo la perdita dell’immagine: una volta c’erano i vinili. Bellissimi, siamo d’accordo. Ma già con le cassette e i cd l’immagine si è ridimensionata. Noi siamo solamente il tassello successivo dell’evoluzione.

I negozi tradizionali considerano gli store online come luoghi freddi e i file digitali non all’altezza della musica registrata su un supporto fisico. Come rispondete all’accusa? Penso che, per quanto riguarda noi di Nokia, non ci riteniamo un avversario o un concorrente dei negozi di musica tradizionale. Il nostro

Oggi la gran parte della gente sta in giro tutto il giorno e di conseguenza ascolta musica in mobilità. dal punto di vista della cultura musicale. Puoi ascoltarti parti di tutte le canzoni, puoi visualizzarle in ordine di artista, anno, genere musicale, eccetera. Cose che solo un database digitale ti consente di fare. Inoltre puoi vedere i commenti degli altri utenti e conoscere artisti simili ai tuoi preferiti. Come è cambiato con internet il mondo della musica? Internet ha offerto un sacco di possibilità. Innanzi tutto permette di conoscere le cose e informarsi in qualsiasi ambito. Ha accorciato le distanze e quindi i tempi. Se voglio sapere qualcosa, che sia un avvenimento storico o informazioni su un artista posso averle subito. Se voglio un disco lo posso avere subito e senza muovermi da casa. E con l’avvento degli

obiettivo non è portare via clienti a loro. Oggi la gran parte della gente sta in giro tutto il giorno e di conseguenza ascolta musica in mobilità. Noi vogliamo far capire che avere un solo oggetto con cui fare tutto può essere di gran lunga più comodo. E se hai un oggetto con cui fai tutto, è decisamente più comodo avere uno store online che ti carica la musica direttamente sopra. Non abbiamo l’avidità né tantomeno la presunzione di dire alla gente di non comprare dischi. Penso che le due cose possano anche completarsi. Io stesso a casa ascolto la musica sui miei cd anche se non più tanto spesso purtroppo, per motivi di lavoro. Però quando sono fuori casa la musica la sento sul mio N8, collegato con l’OVI Music Store. Mi è capitato più di una volta di scaricarmi una canzone di un artista che non conoscevo sul mio telefono

Dimmi un cambiamento positivo e uno negativo che porterà il computer nell’ambito musicale. Quelli positivi sono moltissimi, direi soprattutto la possibilità di conoscere ogni giorno cose nuove e di poterle ottenere in tempi brevissimi e a costi decisamente ridotti. Non credo che il computer possa portare dei cambiamenti negativi nel mondo della musica. L’unica cosa che mi viene in mente è il furto dei diritti di autore che avviene con il peer to peer ma la colpa non è certo della tecnologia.

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Ovi, “porta” in finlandese, è il nome

di una serie di servizi internet offerti dall’azienda di telefoni cellulari finlandese Nokia. Ovi significa “porta” in finlandese.

Inaugurato il 29 agosto 2007 a Londra, il servizio offre Ovi

Suite, un’applicativo per pc per

interfacciarsi al proprio telefono,

Ovi Maps, il navigatore satellitare di Nokia, Ovi Store, il negozio di

applicazioni online, Ovi Music, store di musica, e molti altri ancora.

Per poterne usufruire è sufficiente registrarsi al sito ww.ovi.com.

Ovviamente tutti i servizi sono

disponibili sia per il computere che per il proprio telefono cellulare.

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

scoprire nuova musica velocità violazione diritti

-

MINUS


STEP 5

FRUIZIONE supporti fisici, formati digitali, piccoli negozi e grandi store online

F

in dove si può spingere la passione? Come è cambiato il modo di vivere la musica con il computer? Oggi gli ascoltatori più accaniti sentono la fruizione passiva come qualcosa di limitante e sentono il bisogno di essere coinvolti. Mauro Panzeri, uno che nella sua vita ha collezionato oltre tremilacinquecento dischi, ha visto nel digitale la possibilità di esprimersi e sperimentare con la musica. Senza particolari competenze accademiche , grazie a Garage band e altri software, è passato da ascoltatore a musicista amatoriale. Oggi grazie a internet assistiamo anche a un’evoluzione della figura del fan, come è stato per Vanessa, che, da semplice seguace è riuscita a raggiungere un contatto diretto e duraturo con il suo artista preferito, gestendo a tutti gli effetti un fan club e organizzando eventi e manifestazioni per contribuire al successo dell’artista. Anche il semplice ascolto è cambiato. Sono cambiati i luoghi di ascolto e probabilmente anche la qualità del suono. Pochi acquistano musica su supporti fisici ed è cambiata anche

la modalità per conoscere nuove realtà. Ad esempio portali che elaborano playlist in base ai tuoi gusti e fanno nascere comunità virtuali. Rockol.it è un network molto attento a queste nuove tendenze musicali e occupa una parte considerevole dell’attività professionale di Riccardo Fumagalli.

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Con le orecchie tra le nuvole La rivoluzione dell’ascolto della musica portata dalle nuove tecnologie on-the-cloud

pag

92 [p.95] Tendenze: Who’ll stop the rain?

pag

pag

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Play2Play Fare musica per gioco

[p.98] Nuove interazioni: Facebook pages

[p.103] Tendenze: Djay for iPhone

Just for fan L’organizzazione virtuale delle groupie del 3 millennio

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MUSICAMUTANTE | FRUIZIONE

MU TANTIINTHESKY

É ancora necessario possedere la musica fisicamente? Non sarebbe molto più semplice averla sempre a disposizione come se fosse su una nuvola? Oggi questo è possibile grazie a servizi come Soundcloud. Riccardo Fumagalli, fondatore del blog di informazione musicale FigureHead e articolista di Rockol.it racconta come è cambiata la sua esperienza di fruitore.

CON LE

nuvole

ORECCHIE TRA LE

LA R I V O LU Z I O NE D E LL’AS C OLT O DELLA MUS I C A P OR T A T A D A L L E NU O V E T EC N OLOGI E O N - T H E- C L O U D TESTO: Irene Murrau | FOTOGRAFIE: Irene Murrau MUSICA: The Alan Parsons project - Eye in the sky

C

ominciamo da una domanda piuttosto ampia: tu come ascolti musica? Come è cambiata la tua fruizione con l’avvento di internet? La musica la ascolto principalmente dal computer. Internet ha un ruolo fondamentale perché il 90% delle canzoni che ascolto sono in “streaming”.

musica nell’era digitale? Il vantaggio è l’accesso pressoché illimitato alla musica nuova. I gruppi famosi li devi comunque pagare per l’ascolto ma grazie a blog e altri siti musicali ti capita di ascoltare musica registrata da un 16enne sconosciuto in camera sua a Baltimora.

Una volta la musica si ascoltava in salotto con l’hi-fi e in auto, ora come sono cambiate le modalità di

Quali sono i principali vantaggi di un fruitore di

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ascolto? Pensi che ormai sia limitato al pc e ai personaldevice? Penso di sì, è più comodo e più facile anche se, avendo perso il supporto fisico, la musica si spersonalizza. Il concetto di album, e spesso anche di gruppo, va a sfumare nel concetto di playlist-shuffle.

I servizi che permettono di acquistare musica e caricarla “on the cloud” sono sempre di più. Rappresentano la


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MUSICAMUTANTE | FRUIZIONE

forma con cui ascolteremo la musica in futuro? Perchè? Quasi sicuramente. Sebbene i supporti fisici non moriranno mai del tutto, questa è la naturale evoluzione della musica in mp3. Che senso ha pagare per avere degli mp3 che mi occupano spazio sul computer e che non posso ascoltare se mi trovo al lavoro, a casa di amici, o in vacanza? Nell’ambito della tua personale esperienza, come mai hai deciso di utilizzare Soundcloud? Quali sono le funzionalità che apprezzi maggiormente? Mi piace Soundcloud perché é molto completo, puoi seguire band, etichette e blog. Per seguire intendo che ogni volta che queste persone caricano un pezzo sul loro Soundcloud questo ti appare nella tua pagina principale, e cosi anche quando commentano o segnalano un pezzo. In breve ti puoi fare un buon network di contatti di gente con gusti affini e scoprire tantissima musica. In più puoi caricare tu stesso le canzoni, il che comporta che altra gente inizia a seguirti e le band stesse ti mandano i loro pezzi da ascoltare.

I sistemi come Cloud Drive di Amazon e il nuovo digital locker di Google non sono però ben visti dalle case discografiche, cosa temono principalmente? Beh il supporto migliore per le case discografiche é il vinile: difficile da copiare, difficile da trasportare, fragile. Questi nuovi sistemi sono completamente l’opposto e in più si muovono nel territorio legalmente inesplorato di

Deezer o Pandora possano ridurre l’utilizzo del peer to peer? Oppure il possesso della musica è ancora importante? Dipende. Dipende dall’uso che uno ne fa. Sicuramente il fatto di ascoltare la musica sul proprio player in treno o in macchina porta la gente alla necessità di “possedere” la musica. Ora però con le nuove tecnologie cellulari si può usare, per esempio, Spotify sul

internet. Quindi dove prima vendevano 20 dischi ora probabilmente venderanno solo un pugno di mp3 che verranno poi copiati, diffusi e scaricati selvaggiamente e senza regole.

proprio smartphone e questa necessità andrà pian piano scomparendo. Penso si arriverà al punto in cui la musica o la si ascolta in streaming o si compra il cd o il vinile.

Che senso ha pagare per degli mp3 che mi occupano spazio sul computer e che non posso ascoltare se mi trovo al lavoro, a casa di amici, o in vacanza?

Le copertine e i libretti dei cd stanno ormai scomparendo: il fruitore di musica digitale è meno interessato all’aspetto visivo

Pensi che la nascita di servizi di musica in streaming con abbonamenti a prezzi popolari come Last.fm,

Riccardo Fumagalli Ruolo: Blogger Età: 25 Dove: Londra (UK) Professione: Giornalista

96

MUTANTE AL 95%

musician

lover

teacher

pro


della musica? O ha necessità di nuove forme? Io penso che l’aspetto grafico possa vivere una seconda giovinezza. I Radiohead, da sempre pionieri di nuove forme di diffusione musicale, hanno offerto l’acquisto del loro nuovo album con un pacchetto contenente: cd, vinile e un album con una piccola collezione di opere d’arte. Forse le copertine stanno sparendo (vedi quella del nuovo album degli Arctic Monkeys) ma non il desiderio di abbinare la musica alle arti visive.

Su internet hanno parecchio successo webradio personalizzate come Last. fm e Slacker, sono le nuove modalità per scoprire musica affine ai nostri gusti? Sicuramente sono il modo migliore al momento per farsi una radio personalizzata, con una possibilità sempre più alta di infilare un pezzo “giusto” dietro l’altro. Personalmente imparo poco da lì perché i pezzi che mi mandano li conosco già tutti, ma le playlists generate automaticamente sono meglio di quelle che mi faccio io su iTunes! Le nuove modalità di fruizione della musica costituiscono un arricchimento, per via dell’ampia disponibilità di materiale, o piuttosto uno svilimento di modalitàd’ascolto forse più emozionali quali quelle relative ai supporti fisici? Io da blogger (quanto odio questa parola) la vedo in due modi. Internet e i suoi nuovi mezzi di diffusione sono assolutamente democratici. Hai la stessa facilità di accesso ad un pezzo dei Foo Fighters o di qualche oscura band new wave emiliana. Però appunto

per questo è facile che i pezzi validi si perdano in maree di canzoni pietose, visto che il retro della medaglia di questo sistema è che chiunque può mettere un pezzo online, anche se fa schifo. Come hanno influito i nuovi modi di fruire e vivere la musica sulla cultura delle persone? Questi nuovi modi sono l’antitesi della rivista specializzata, non ci si fa più imboccare dal giornalista di turno ma si può direttamente fruire dell’arte alla fonte.

Un cambiamento positivo e uno negativo che, a tuo parere, il computer porterà nel mondo musicale. Come già detto il cambiamento positivo è la possibilità per tutti di creare musica (ho recensito diversi artisti che hanno registrato bellissime canzoni da soli nel loro salotto) diffonderla ad un’utenza potenzialmente universale e, per l’ascoltatore, di avere un accesso (più o meno) facile a qualsiasi nota suonata sulla faccia della Terra. Il cambiamento negativo è che questi avidi fruitori di musica hanno così tante cose da ascoltare che si limitano in genere allo streaming mentre coloro che continuano a comprare cd sono unicamente quelli che ascoltano la musica da classifica, l’unica che continuerà a far soldi. Non ci libereremo mai da X-Factor!

TENDENZE

Who’ll stop the rain? Oggi possedere la musica è diventato

personalizzate.

diffusi innumerevoli servizi che

Amazon o la nuovissima iCloud di

un fatto relativo, con internet si sono

permettono di fruire di musica senza

avere spazio occupato sul proprio pc. Ci sono siti di musica in streaming a pagamento, come Deezer e Spotify,

ma anche totalmente gratuiti come Grooveshark. Esistono webradio come Pandora, Slacker e la più

diffusa in Italia LastFm che in base

ai gusti dell’utente generano playlist

Esistono spazi come CloudDrive di Apple che permettono di caricare la

propria musica sul web e ascoltarla da dove si vuole.

Soundcloud è invece un vero e proprio social in cui gli artisti condividono il

loro materiale e ricevono i feedback dagli utenti, creando un network vastissimo e sempre aggiornato.

MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

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-

MINUS

diffusione universale

troppa offerta

democratizzazione degli strumenti

calo delle vendite dei cd


MUSICAMUTANTE | FRUIZIONE

MU TANTIGR OUPIE

JUST FOR

Il terzo millennio è ancora il posto per le groupie? Assolutamente sì, come spiega Vanessa Bozzato raccontandoci della sua attività come fan di Nesli, fratello minore di Fabri Fibra. Le nuove tecnologie permettono ai fan di organizzarsi e conoscersi in maniera molto più facile: i vostri idoli sono così vicini che vi sembrerà di mangiarli.

L’ORGANIZZAZIONE VIRTUALE DELLE GROUPIE DEL TERZO MILLENNIO TESTO: Irene Murrau | FOTOGRAFIE: Irene Murrau, Vanessa Bozzato MUSICA: Cindy Lauper - Girls Just wanna have fun

C

ome hai conosciuto Nesli e cosa ti ha portato dal semplice ascoltare la musica del tuo cantante preferito a diventare una sua fan attiva? Ho conosciuto Nesli diversi anni fa su Internet, da Myspace nello specifico, le sue canzoni e il suo personaggio mi hanno subito incuriosita molto. Voglio dire, Fabri Fibra lo conosciamo tutti, ma fino a qualche mese fa chi sapeva dell’esistenza di un fratello minore talentuoso quanto lui, se non di più? Sono diventata una fan attiva dopo aver partecipato al mio primo suo concerto e di conseguenza dopo averlo incontrato di persona. In un certo senso tutta la mia partecipazione come fan è andata di pari passo con il seguire l’artista anche a livello personale. Quante volte hai partecipato ad una sua esibizione live?

Sette esibizioni live e diverse presentazioni dei suoi album. Se pensi che è poco più di un anno che lo seguo può essere considerato un buon numero, ma il seguirlo in tour per me non è mai un peso, anzi: diventa quasi un appuntamento fisso, un modo per seguire il tuo artista preferito e conoscere tanti altri fan che condividono la tua stessa passione. Quindi la tua attività ti ha portata ad ampliare il tuo giro di amicizie? Sì, ho conosciuto molti ragazzi da tutta Italia con la stessa passione, con i quali ho un’ottima amicizia tutt’oggi. Diciamo che quando ti scopri fan di un cantante o di un attore vorresti sapere tutto su di lui, seguirlo in tour e nelle varie attività, conoscerlo e sostenerlo. Se non ci fosse un grande numero di persone a condividere con te tutto ciò,

all’inizio ti sentiresti un po’ una macchietta e finiresti con il risultare insopportabile a tutti i tuoi amici (ride, ndr). Come organizzate i raduni e le trasferte? Si organizza tutto tramite internet con email o Facebook e a volte con alcune telefonate. Come fan club abbiamo ovviamente un gruppo su Facebook, che è il mezzo più efficiente per contattare il maggior numero di persone in tempi rapidissimi ed essere sempre a conoscenza di chi ti “accompagnerà” al prossimo concerto e chi no. Al giorno d’oggi se non esistesse internet un fan club non potrebbe rimanere in piedi e funzionare.

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Quanto conta internet nell’organizzazione dell’attività connesse ad un fan club? Come dicevo, Internet è il mezzo più importante


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MUSICAMUTANTE | FRUIZIONE

nell’organizzazione delle attività del fan club in generale: per prenotare i biglietti, scaricare mappe per raggiungere i locali o anche solo per prenotare ostelli o bed and breakfast. Ci si può tenere in contatto molto più facilmente, essere più informati sulle news riguardanti il cantante e sui suoi futuri impegni musicali.

Ho visto che sul web ci sono diverse attività, quali contest ed altro, relative alla vostra attività di fan. Il web ha quindi portato nuove possibilità di relazionarsi tra fan? Si è proprio grazie ad un contest fotografico su Facebook relativo all’ultimo album di Nesli che ho iniziato a conoscere altri ragazzi che condividono la stessa passione e che ho poi incontrato ai vari concerti. In pratica Internet è un bacino vastissimo in cui è possibile non solo esprimere la propria creatività, ma anche diffonderla e condividerla con tantissime persone. Grazie alle nuove tecnologie cambia effettivamente il rapporto tra fan e artista? Questo si traduce in un contatto diretto? Oggi è possibile ricevere in tempo reale e in modo molto più semplice molte informazioni e dettagli riguardo prezzi, biglietti,

merchandising, locali e altro. Con forum ufficiali e non, con Twitter, con Facebook, si ha la possibilità di capire che tipo di persone sono veramente i tuoi idoli e apprezzare ancor di più la loro musica. Il rapporto che si crea diciamo che si può definire “più reale”. Si può anche arrivare a conoscerli, non solo leggendo articoli o loro interviste ma interagendo con loro. È bello vedere che comunque ci tengono a questo rapporto che si viene a creare con i fan: è un qualcosa in più che ti avvicina ai tuoi artisti preferiti, ed è giusto perché è grazie a noi che hanno successo. Non capisco quelle grandi rockstar internazionali che ai concerti o nelle occasioni di contatto

NUOVE INTERAZIONI

Facebook pages Chi di voi non usa Facebook? Ormai è un social network così diffuso

che anche i bambini ci “giocano”. E’ un potente mezzo per far conoscere il proprio nome ed attrarre sempre più fan. Le fanpage sono molto

simili ai profili personali. Infatti hanno a disposizione una bacheca su

cui aggiornare il vostro stato, funzione importantissima dato che esso

verrà visualizzato sulla home di tutti gli utenti del grande network. Ogni aggiornamento alla pagina e nuovo contenuto porterà dunque traffico di utenti.

L’artista senza il fan non è nessuno. con i fan sembrano infastiditi, scocciati e sono tutt’altro che disponibili: voglio dire, è grazie a noi fan che possono mangiare sushi a colazione e fare il bagno in una Jacuzzi prima di andare a dormire. L’artista senza il fan non è nessuno.

A lato e nella pagina seguente, alcune immagini di Nesli circondato dalle proprie fan.

Tramite il web riuscite a mantenere un contatto con Nesli anche a prescindere

Vanessa Bozzato musician

Ruolo: attiva fan di Nesli Età: 23 anni Dove: Chieri (TO) Professione: studentessa

lover

MUTANTE ALL’80%

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teacher

pro


dalle esibizioni live? Sì, lui è sempre molto disponibile e presente nella sua pagina Facebook, dove pubblica quotidianamente o massimo settimanalmente i post, proprio perché cerca di instaurare con i fan un rapporto diretto. Una cosa da non sottovalutare poi è che, e mi riferisco soprattutto ai fan più giovani, non si ha sempre la possibilità di seguire ovunque il proprio artista preferito: in questo modo il contatto c’è ugualmente, puoi sentirti fan a tutti gli effetti al pari di chi è presente a tutti i concerti. Cosa può fare un forte gruppo di sostenitori in merito alla notorietà e all’attività del cantante, può ad esempio servire a fargli fare più esibizioni live? Sì, serve molto. Ad esempio ricordo che un gruppo di ragazzi si sono uniti in un evento su Facebook e sono riusciti a fargli fare delle esibizioni in Puglia dove invece non ne erano previste. Un fan club virtuale fortemente attivo può rappresentare una sorta di pubblicità spontanea che il cantante sfrutta per la sua promozione? Ovviamente il passaparola dei fan è un’ottima pubblicità. È proprio il dire ad un amico

“ascoltalo, vedrai che ti piacerà” che fa si che il numero dei fan aumenti e logicamente l’artista deve sfruttare questa cosa a proprio vantaggio.

La schiera di fan attivi principalmente sul web e quella di fan attivi solo in maniera “classica”, in cosa si differenzia? I fan attivi anche sul web hanno l’opportunità di scambiare opinioni con altri ragazzi con la stessa passione e ottenere informazioni dirette e feedback dall’artista. Poi diciamo la verità, la maggior parte degli artisti celebri al giorno d’oggi ha raggiunto il massimo grado di popolarità in questo modo: Internet è il territorio naturale della musica, non solo dei fan. Poi ovvio che se penso per esempio a mia madre, quando aveva la mia età era un’accanita fan di Venditti: aveva tutti gli album in vinile, spendeva la maggior parte dei suoi risparmi nel seguirlo in tour ed era iscritta al suo fan club con cui comunicava tramite posta ordinaria due o tre volte al mese. Per noi sono cose dell’altro mondo, e possiamo renderci conto di cosa potesse significare quando ad esempio compriamo gli album su cd o dvd: l’aver visto un concerto in dvd, aver sentito quella carica ed energia che non potrà mai

essere paragonata a quella di un mp3 isolato, fa venire la voglia di prendere il primo treno e raggiungere la prima città sulla lista del tour.

Senza Internet al giorno d’oggi la musica morirebbe. Dimmi un cambiamento positivo e uno negativo che il computer ha portato nel modo di fruire e vivere la musica. Sicuramente la cosa positiva è il poter acquistare i biglietti online, avere contatto diretto con l’artista tramite forum e pagine personali. Senza internet al giorno d’oggi la musica morirebbe. L’unico cambiamento negativo che posso individuare è il fatto che riportando tutto in virtuale, la voglia delle persone di seguire anche live i propri artisti preferiti va un po’ scemando: spesso si definisce fan anche chi al massimo ha visto dei video di concerti su Youtube canticchiandone le canzoni con l’aiuto di Angolotesti. Queste cose sinceramente mi fanno un po’ sorridere.

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MUSICA & COMPUTER

+

PLUS

biglietti online contatto diretto

perdita di interesse per il live

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MINUS


MUSICAMUTANTE | FRUIZIONE

play

MU TA NTIPER PASSIONE

PLAY2 FARE M U SI CA PER GIO CO

TESTO: Alessandro Pomè | FOTOGRAFIE: Alessandro Pomè MUSICA: Radiohead - Anyone can play guitar

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Fin dove si spinge la passione? Mauro Panzeri ha passato una vita ad ascoltare ogni tipo di musica e, dopo aver raggiunto quota tremilacinquecento dischi, ha trovato nel digitale una modo per potersi esprimere.

C

ome hai deciso di realizzare il tuo ultimo brano? Sono stato pochi giorni a Taiwan e ho acquistato della musica cinese, musica indie per intenderci, che si trova con difficoltà, però ho conosciuto una persona in un negozio, cosa che mi piace fare spesso quando viaggio: trovo il negozio giusto, ci passo due o tre ore finché non stringo amicizia con una persona

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che solitamente vede che sto raccogliendo un sacco di dischi. A quel punto inizio a chiedergli informazioni varie su tutto quello che ho raccolto, e questa persona capisce chi sono e cosa cerco. Mi sono portato a casa quindi un po’ di musica interessante e, dopo averla ascoltata, ho iniziato, come dico io, “a giocare” con la mia strumentazione basica. L’ultimo brano che ho composto è un mix di


MUSICAMUTANTE | FRUIZIONE

otto pezzi, realizzato con un iPhone, che ha un programma di “dj-ing” appena uscito, molto buono. Questo è per me un gioco, non la considero assolutamente un’attività, ma un gioco di grandissima soddisfazione. Occupandomi di cose visive, la musica risulta per me l’unico momento in cui posso chiudere gli occhi e ascoltare. La mia vera passione è l’ascolto,

andamento molto semplice: partono con una “intro” che cresce lentamente, a cui si aggiungono le percussioni e poi la parte ritmica che costruiscono un tema, in cui c’è spesso una parte solista, fino al raggiungimento di un apice dopo il quale tutto si smonta velocemente, cosa che mi permette l’aggancio con un’altra sequenza. Sono di solito pezzi con le stesse

perde nella moltitudine. Suono più per me stesso che per farmi conoscere. Tutto è chiuso attorno a una cerchia di amici a cui regalo quello che realizzo. Cosa ne pensi della musica realizzata solo al computer? Può competere con quella analogica? Sicuramente la musica che esce dalla macchina è una

Quindi avere la possibilità di realizzare musica col computer è anche un modo per potersi esprimere anche per chi non sa suonare strumenti tradizionali? Assolutamente sì. Ci sono però musicisti che rifiutano totalmente questo modo di fare musica. Preferiscono andare in sala prove e suonare con gli strumenti e produrre il loro disco, con una logica completamente diversa. Io invece lo considero un gioco, talvolta lento e faticoso, poiché per realizzare un brano impiego anche giorni e giorni. Da cosa è composto solitamente un tuo pezzo? I miei brani hanno tutti un

frequenze quindi non ho molti problemi a unirli. Tutto questo usando come base Garage Band con delle parti di Logic. Quando ti metti al computer per realizzare uno di questi brani, hai già in mente un filo conduttore o tutto nasce pezzo dopo pezzo? Lavoro direttamente al computer. Scelgo inizialmente una base, poi la miglioro aggiungendo strumenti provati di volta in volta e cambiando le tonalità. Suono con una tastiera, ma utilizzo anche molti loop già pronti di Garage Band, ovviamente modificati e ricostruiti. Tutto questo senza il computer non sarei mai riuscito a farlo. Non hai mai pensato di diffondere quello che realizzi in rete? Sì, ci ho provato, ma mi sono trovato inserito in un gran calderone senza sbocchi e senza la possibilità di essere veramente valutato. In rete c’è di tutto quindi quando metti qualcosa, questa spesso si

musica “di plastica”, in cui si sente una componente digitale molto forte, anche nelle strumentazioni acustiche. Di conseguenza credo che questo modo di fare musica dovrebbe attenersi prevalentemente alla musica elettronica, che per natura usa strumenti sintetici.

Pensi che la musica digitale sia anche meno emozionale, forse per un rapporto meno personale con lo strumento? Io mi emoziono tantissimo. Ovviamente qualcosa che emoziona me può essere fredda per qualcun altro. E poi c’è sempre il pregiudizio verso qualcosa realizzato al computer. E comunque un brano realizzato con i software si riconosce subito. Almeno, io lo riconosco, ma perché ho un orecchio esperto. Questo non certo perché gioco con Garage Band ma perché ascolto musica da quando avevo quattordici anni e ne ho sentita davvero tantissima. Si può dire che seguire l’evoluzione della musica è il mio piacere

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© Dennis Letbetter

Mi sono portato a casa un po’ di musica interessante e ho iniziato, come dico io, “a giocare” con la mia strumentazione basica. ma ora mi sto divertendo molto anche a creare brani. Iniziando ovviamente male, poi migliorando, sono riuscito a realizzare circa quattrocento pezzi in sette anni, alcuni dei quali giudicati interessanti e piacevoli anche da gente del mestiere.

Mauro Panzeri

Ruolo: musicista amatore Età: 56 anni Dove: Milano Professione: grafico MUTANTE AL 60%

musician

lover

teacher

pro


più grande. Dalla musica contemporanea, al pop, al jazz e alla classica.

Utilizzi la tecnologia anche per fruire della musica? Sicuramente non uso il computer per conoscere musica nuova. Preferisco leggere, informarmi per capire cosa voglio. Scarico ogni tanto qualcosa da iTunes per non spendere venti euro per un disco ad esempio di Kanye West. Se l’ho sentito alla radio e voglio due canzoni le prendo su iTunes. Se no acquisto cd. Ho un lettore cd e un impianto hi-fi di qualità con buonissime casse. Preferisco comprarmi un disco innanzitutto per la qualità dell’ascolto, e poi perché mi fornisce informazioni essenziali: con chi suona questa persona, come si è formato il gruppo, eccetera. Informazioni che per me non sono facoltative ma importantissime.

Il passaggio dal cd all’mp3 è paragonabile al passaggio dal vinile al cd? Quando sono comparsi i cd, quando questi occupavano un piccolo scaffale in un negozio di vinili, la polemica era: sono freddi e hanno un suono freddo. Sulla cresta dell’onda ho iniziato anch’io a comprarli, aggiungendo cd alla mia già ricchissima collezione di vinili. Tant’è che per fare spazio ho dovuto chiamare un negozio di dischi usati e ho detto loro di venire a ritirare la mia collezione di circa tremila e cinquecento vinili. E ho continuato a comprare cd. Ora sono in una situazione analoga: ho una quantità di cd pazzesca, infatti ho dovuto anche regalarne alcuni a pacchi a una radio di un centro sociale. Ho di nuovo il problema dello spazio. Sto cercando di copiare i miei dischi in formato mp3, anche per metterli sull’iPod e

sull’iPhone. Oggi le case discografiche stanno riproponendo i vinili, ma credo che sia per un motivo di marketing. Per risollevarsi da una situazione di crisi spaventosa. Credi che con la diffusione di singoli brani negli store online si stia perdendo il concetto di album? Sicuramente. Le persone preferiscono scaricare quel brano che hanno sentito alla radio perdendo tutto il contesto che lo circonda. Ci sono un sacco di artisti che realizzano album che devono essere fruiti in quanto tali e togliendo un singolo elemento si perde tutta la complessità. Oltre che l’immagine. Il negoziante qua sotto mi racconta sempre che la gente va a chiedergli come si chiama la canzone che ha sentito in un certo spot pubblicitario, ma non sono interessati poi a comprare il disco in cui è contenuta. Come ti schieri invece sull’argomento peer-topeer? Non sono contrario. Non lo faccio ma non sono contrario. Credo sia normale che le persone, soprattutto i giovani, non riescano a comprare tutti i dischi che vogliono. Finché si scarica Madonna non penso che sia un problema. Diventa un problema quando limiti il successo di gruppi più emergenti.

poi non gli piace. Venti euro per un cd è effettivamente una cifra esagerata.

Quindi secondo te una politica di abbassamento dei prezzi potrebbe contribuire al ritorno del supporto fisico? È un po’ tardi, sarebbe dovuto succedere anni fa. Oggi siamo in un’epoca in cui i cd non vengono venduti ma svenduti. Oggi trovi nei negozi cd, anche buoni, che costano quattro o cinque euro. Basta andare in negozi che fanno questa politica.

Dicci un cambiamento che avverrà grazie al computer e uno per colpa del computer. Penso che sia molto interessante il fatto che stiano studiando dei formati di compressione che non hanno perdita di qualità. Temo invece che il mercato di musica digitale possa subire un grande colpo che lo porterà a diffondere solo determinati tipi di artisti, andando anziché ad ampliare l’offerta, a diminuirla.

MUSICA & COMPUTER

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PLUS

nuovi formati di compressione diminuzione dell’offerta compressione del mercato

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MINUS

TENDENZE

Djay for iPhone

Quanto conta la differenza di prezzo e quanto invece fa la pigrizia secondo te? Sicuramente è molto difficile cercare la musica se non si è preparati. Anche perché non credo che la gente sacrifichi volentieri venti euro per un disco di cui non è sicura. Preferisce spenderne sette al cinema per un film che magari

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Djay è un’applicazione che trasforma

professionisti.L’interfaccia tattile e la

pleto sistema Dj portatile che si inte-

offrirti una vera esperienza di missag-

il tuo iPhone o iPod touch in un comgra perfettamente con la libreria iPod dandoti accesso a tutte le tue canzoni

o playlists preferite. Con il suo unico e intuitivo controllo multi-touch delle

funzioni di missaggio djay per iPhone e iPod touch offre una esperienza

unica sia per principianti che per i Djs

bassissima latenza convergono per gio nel palmo delle tue mani. Puoi esi-

birti dal vivo, registrare le tue sessioni di missaggio, o attivare la funzione Automix e lasciare diay mixare le tue

playlists preferite dalla libreria iPod.

L’applicazione è disponibile su iTunes store a 0,79 euro.


SWITCH OFF Per tirare le somme di una mutazione in divenire

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a musica è fatta di esperienze: quella di un musicista quando fa vibrare per la prima volta le corde della sua chitarra con un plettro nuovo di zecca, quella della nonna che quotidianamente lo ascolta esercitarsi tra stridenti stonature e inaspettate armonie. Quella di un produttore discografico, che apre la porta dell’ufficio ogni mattina accolto da Megabytes di demo fra cui ha il potere di decidere quale che sarà gettato in pasto al pubblico. Quella dell’orgoglioso negoziante che tra la polvere dei suoi vecchi vinili riesce a conquistare il cuore di molti giovani cresciuti con freddi mp3. E quella del negoziante virtuale, che di questi mp3 costruisce una rete capace di valicare qualunque confine geografico. L’esperienza di chi invece deve inventarsi un modo creativo perché la propria musica superi almeno i muri della camera da letto, e infine quella del fan, che sceglie giorno per giorno la colonna sonora della propria quotidianità. Esperienze che si intrecciano, si fondono e si rimescolano. Ruoli e professioni che si sovvertono e si generano. Il mondo musicale sta mutando, cercando di adattarsi ai ritmi frenetici che caratterizzano la vita contemporanea generando costantemente nuovi stimoli. L’avvento del digitale ha costituito una rivoluzione nel mondo non solo di sentire, ma anche di vivere la musica: ma cosa è davvero cambiato? Si può parlare di perdita di qualità del suono, di una scomparsa del supporto che, se in un primo momento

appariva destabilizzante, oggi è ormai interiorizzata facendo sì che le persone siano sempre meno abituate ad associare il senso della vista a quello dell’udito. Nuove celebrità nate sul web hanno scalzato i colossi tradizionali che invece il successo lo avevano raggiunto con fatica e determinazione, nuove professioni sono nate per assorbire un mercato che è sempre più affamato di sonorità. Questo cambiamento può far paura oppure può essere accolto con favore da chi non vede nel progresso un nemico spietato, ma un divenire fisiologico. La musica è nata quasi assieme all’uomo, che fin da subito ha sentito la necessità di abbellire la propria vita accompagnandola con dei suoni che ne scandissero lo scorrere: George Gershwin era solito dire che la musica è “scienza delle emozioni”, e come tale essa permane tutt’oggi sia che si trovi incisa su supporto magnetico, che smaterializzata in una nuvola virtuale. Tra conservatori e progressisti vi è spesso una notevole distanza, accentuata dalle roccaforti di un passato ormai sfumato e dai desiderosi di novità portate dalla tecnologia. Tra questi due estremi solo una cosa permane ed è uguale a sé stessa in qualunque forma si trovi: il suono e il potere che la musica ha toccando non solo le corde dello strumento ma soprattutto quelle dell’emotività di ogni individuo.

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Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perché ridiventasse se stesso in un tempo nuovo. Alessandro Baricco (I Barbari. Saggio sulla mutazione)


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