ABBREVIAZIONI E SIGLE
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BLONDUS FLAVIUS
DE EXPEDITIONE IN TURCHOS
GABRIELLA
a cura di ALBANESE e PAOLO PONTARI
ROMA ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO 2018
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ABBREVIAZIONI E SIGLE
Š 2018 - Istituto storico italiano per il medio evo ISBN 978-88-98079-89-6
Istituto storico italiano per il medio evo P.zza dell’Orologio 4, 00186 Roma tel. +39 06 68802075 fax +39 06 68195963 redazione@isime.it - ufficiovendite@isime.it www.isime.it
PREMESSA
Nell’epoca della prima transizione all’età moderna, l’indagine storica tornò a rappresentare lo strumento più efficace per guidare le scelte politiche e militari. Giunta al culmine della sua ‘invenzione’, l’idea dello scontro tra civiltà, tra Occidente cristiano e Oriente islamico, aveva riproposto il modello della spedizione sub Crucis vexillo come la tipologia di intervento militare più consona per sostenere un’alleanza sovranazionale in un’Europa lacerata da conflitti intestini. La caduta di Costantinopoli del 29 maggio 1453 segnò per l’Europa cristiana una nuova era politica e una nuova percezione del limes con l’Impero Ottomano: l’atlante storico dell’Europa orientale doveva ora necessariamente essere ridisegnato. Solo una ricostruzione storica delle cause dell’avanzata turca in Occidente e una mappatura geopolitica del teatro di guerra avrebbero permesso di comprendere lo scenario nuovo e inatteso della Penisola Balcanica invasa dagli eserciti di Maometto II. Solo così, prevedendo le mosse del nemico e individuando le possibili alleanze e il tragitto da intraprendere, si sarebbe potuta finalmente realizzare quella ‘crociata’ più volte invocata e proclamata. Lo intuì con straordinaria lucidità Biondo Flavio, che alla professione dello storico aveva abbinato quella del geografo e dello stratega, offrendo la sua perizia a supporto della politica orientale di Alfonso d’Aragona. Questo volume procura l’edizione critica completa, con commento e Introduzione, dell’epistola-trattato De expeditione in Turchos di Biondo, inviata il primo agosto 1453 al re di Napoli Alfonso il Magnanimo immediatamente
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PREMESSA
a ridosso della notizia della caduta di Costantinopoli. Esso completa la serie dedicata alla produzione antiturca del più grande storico dell’Umanesimo italiano nella Collana della Edizione Nazionale delle Opere di Biondo Flavio. E in particolare costituisce con il volume n. 5 pubblicato a nostra cura (Oratio coram serenissimo imperatore Frederico et Alphonso Aragonum rege inclito) un dittico che raccoglie la libellistica antiturca della prima ora indirizzata al Magnanimo, il quale si avvalse delle eccezionali competenze geografiche e storico-politiche di Biondo sulla questione orientale e sull’impero di Maometto II. Alla nostra edizione della Oratio napoletana si farà dunque qui privilegiato riferimento perché è nostro convincimento che l’orazione parenetica dell’aprile 1452 e la trattazione geopolitica De expeditione in Turchos dell’1 agosto 1453 costituiscano una serrata e coesa disamina della questione orientale condotta in un fiato unitario da Biondo nell’arco di poco più di un anno e nel momento saliente dell’avanzata ottomana, con una prospettiva che ebbe Alfonso d’Aragona come interlocutore primario nella fase iniziale della più grave emergenza che l’Occidente cristiano dovette affrontare per arginare il crescente espansionismo militare del potente impero Ottomano. I due volumi che abbiamo dedicato a queste prime impegnate prove di Biondo hanno dunque inquadrato in un orizzonte unitario tutta la sua produzione antiturca nella diacronia, sia pur ravvicinata, del biennio 1452-1454, e nell’articolazione degli interlocutori a cui fu rivolta, i leader più potenti dell’Europa cristiana e più interessati alla politica orientale: in prima battuta il re di Napoli Alfonso d’Aragona e l’imperatore Federico III, subito dopo il doge di Genova Pietro di Campofregoso, e in ultimo il doge di Venezia Francesco Foscari, ma con riferimento costante al pontefice Niccolò V.
PREMESSA
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Anche l’esile tradizione manoscritta e la ristretta circolazione di questi testi sono state ricostruite con un’ottica unitaria e di largo orizzonte, in quanto assai peculiari e coese nello scrittoio dell’autore e nella sua strategia di comunicazione che procede parallelamente all’articolazione della sua carriera politica e letteraria. Il De expeditione in Turchos è ora qui pubblicato per la prima volta in un nuovo testo critico più affidabile rispetto alla precedente edizione Nogara del 1927, l’editio princeps basata sull’unico testimone manoscritto al tempo conosciuto, il ms. Vat. lat. 1946, grazie alla scoperta di un nuovo importante codice quattrocentesco (Genova, Biblioteca Universitaria, B.I.32), di cui è stata stabilita l’ascendenza, diretta o indiretta, alla editio ufficiale della lettera inviata da Biondo al re di Napoli e l’autografia del funzionario di Ferrante d’Aragona Gherardo Spinola, di origine genovese ma di un ramo della famiglia molto vicino da generazioni alla corte di Napoli fin dal tempo di re Alfonso. Grazie a questa nuova testimonianza manoscritta, ricostruita e vagliata storicamente e filologicamente, è stato possibile sia confermare le brillanti congetture ope ingenii di Nogara sulla più solida base della convergenza con la lezione tràdita, sia sanare le cruces, i loci critici e gli errori del testo costituito sul solo ms. Vaticano, sia colmarne ope codicum le lacune, come la Nota al testo e gli apparati puntualmente testimoniano e argomentano. Ma anche sulla stessa fonte di Nogara, il ms. Vat. lat. 1946, questo studio getta ora nuova luce: identifica con certezza la mano del copista in quella dell’autorevole vescovo e referendario della Camera Apostolica Pietro Del Monte, collega di Biondo proprio negli anni del suo rientro in Curia, e colloca questa copia assai vicino allo scrittoio dell’autore, precisandone così la datazione fra il 1453 e il ’57, proprio a ridosso della composizione del De expeditione.
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PREMESSA
La testimonianza indipendente e incrociata dei due manoscritti, ricostruiti nella loro identità e nello stretto rapporto con lo scrittoio ufficiale e privato di Biondo, ha consentito di offrire un testo che sicuramente si avvicina molto all’originale, come conferma del resto l’analisi puntuale dell’usus scribendi, misurato con un confronto a largo raggio sulla produzione storiografica dell’autore. L’edizione critica è stata corredata anche di un nuovo commento storico-geografico e linguistico-filologico che approfondisce la prima esegesi di base fornita da Nogara, individuando le fonti peregrine e fino ad oggi del tutto sconosciute di quest’opera e ricostruendo per la prima volta lo scaffale storico-geografico orientale di Biondo. L’uso di fonti storiografiche peculiari per la conoscenza della storia più recente dell’Europa orientale, quali le cronache venete di Andrea Redusi e di Lorenzo De Monacis, e il ricorso a materiale documentario e alla corrispondenza diplomatica di accesso privilegiato per i funzionari della Curia pontificia, come le lettere di Ciriaco d’Ancona e di Isidoro di Kiev, restituiscono al De expeditione il suo ruolo di prototipo di avanguardia non solo della geografia politica e fisica dell’Europa orientale alla metà del Quattrocento, ma anche di una visione geopolitica straordinariamente moderna della questione ottomana. Questa ricerca, condotta con il metodo della filologia storica e geografica e della filologia d’autore, è frutto di una collaborazione sinergica dei due curatori, che proprio metodologicamente non poteva essere se non completa. Sotto il profilo della curatela e della stesura delle singole parti, è a firma di Gabriella Albanese la Nota al testo e il testo critico con l’apparato filologico; è a firma di Paolo Pontari il commento al testo e l’apparato delle fonti. L’Introduzione è a firma di Gabriella Albanese per i paragrafi 2 e 4, è a firma di Paolo Pontari per i para-
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grafi 1, 3 e 5. Sono a firma congiunta le descrizioni dei manoscritti e i Criteri editoriali e ortografici. Paolo Pontari ha curato in particolare la sezione dedicata alla Morfologia e ortografia di nomi, toponimi ed etnonimi e gli Indici che corredano il volume. Ringraziamo il Presidente e la Commissione scientifica della Edizione Nazionale delle Opere di Biondo Flavio per aver accolto questo lavoro nella Collana e per aver sostenuto le nostre ricerche e l’allestimento dell’edizione, che molto deve anche alla maestria e alla competenza della « Pliniana ». Un debito di gratitudine speciale dobbiamo riconoscere a Mario De Nonno per la sua lucida lettura e discussione del testo critico e della Nota al testo e per i suoi preziosi apporti: il dialogo scientifico fra di noi ha certo rappresentato uno dei momenti più belli e appassionanti di un lavoro complesso, giunto in porto grazie alla concorrenza di diversi specialismi che hanno supportato la ricostruzione testuale e l’ermeneutica di questa ardua opera di Biondo. Pisa, ottobre 2018 Gabriella Albanese Paolo Pontari