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INCONTRI, 4
Giovanni Tabacco
ORDINAMENTO PUBBLICO E SVILUPPO SIGNORILE NEI SECOLI CENTRALI DEL MEDIOEVO introdotto da Giuseppe Sergi
ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO 2019
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Incontri collana diretta da Massimo Miglio
Coordinatore scientifico: Isa Lori Sanfilippo Redattore capo: Salvatore Sansone Progetto grafico copertina: Ariane Zuppante ISBN 978-88-98079-94-0
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GIUSEPPE SERGI
Giovanni Tabacco e i poteri locali
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Nota editoriale
Il saggio introduttivo e il saggio di cui si offre la ristampa seguono criteri editoriali diversi. L’idea dell’incontro voleva, infatti, essere fermata anche attraverso una restituzione editoriale che mantenesse una dialettica fra la fedeltà alle norme redazionali in auge al momento in cui il saggio era uscito a stampa la prima volta e quelle attuali.
L’articolo di Giovanni Tabacco fu pubblicato per la prima volta nel «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medioevo e Archivio Muratoriano», 79 (1968), pp. 37-51.
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Nel 1965 Giovanni Tabacco era stato cooptato nel Consiglio direttivo del Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto, sotto la presidenza di Giuseppe Ermini; nel 1966 divenne «consigliere aggregato» dell’Istituto storico italiano per il medioevo, allora presieduto da Raffaello Morghen. Nel medesimo anno passava dall’Università di Trieste a quella della sua città, Torino, dove era stato chiamato dopo dodici anni di ordinariato1. Erano dunque anni importanti della sua biografia di studioso. Nei due maggiori enti italiani di ricerca medievistica affiancava Francesco Cognasso, di cui era stato scolaro, ma dal quale il personale itinerario di ricerca lo aveva allontanato non poco: abbandonata la storia politico-evenemenziale di impronta fortemente sabaudista del suo relatore di tesi, in quelle sedi portava l’esperienza di una storia socio-istituzionale che, senza alcun cedimento alla narrazione, affrontava i meccanismi del potere (o meglio dei poteri) per chiarirne i funzionamenti e gli sviluppi più problematici. Aveva superato la sua «crisi» dei primi anni Sessanta, di cui parlava spesso privatamente ai suoi interlocutori privilegiati: una crisi che coin-
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Giuseppe Sergi
cideva con ricerche su enti religiosi toscani2, e per le quali aveva constatato l’inadeguatezza degli strumenti di una medievistica ancora poco attrezzata sui rapporti fra potenti e territorio, perché troppo vincolata a quadri generali e grandi protagonisti che poco spiegavano delle dinamiche locali. In quella fase aveva avvertito l’esigenza di chiarire – in primo luogo a se stesso – con quali strumenti uscire dal solco di una storiografia tradizionale che riteneva tuttavia di dover ripercorrere. Da questo intento era in precedenza nata l’ampia riflessione La dissoluzione medievale dello stato nella recente storiografia pubblicata nel 1960 in «Studi medievali»3, in cui sono già presenti alcuni interrogativi poi sviluppati nel saggio del 1968 che qui si ripropone4. Entrambi i contributi sono testimonianza di un interesse per il dibattito storiografico che si può definire utilitaristico: non tecnicamente metodologico, non autonomo rispetto alla pratica della ricerca. Il suo intento era quello di selezionare il ‘materiale da costruzione’ che più si prestava al solido impianto delle ricerche aggiornate e, per scartare gli errori, mostrare i pregiudizi ideologici che avevano causato gli sbandamenti. Ordinamento pubblico e sviluppo signorile si colloca dunque al centro di anni di letture molto intense, che nel 1969 trovano sbocco nelle sue pagine su Fief et seigneurie dans l’Italie communale5 e, nel 1970, in due contributi emblematici di quel periodo di riflessione: la presa di distanza, in Espedienti politici e persuasioni religiose nel me8