Piero Majocchi, La seta di Cangrande. Rituali funerari e distinzione sociale in Italia nel Medioevo

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ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO NUOVI STUDI STORICI - 97

PIERO MAJOCCHI

LA SETA DI CANGRANDE RITUALI FUNERARI E DISTINZIONE SOCIALE IN ITALIA NEL MEDIOEVO (CA. 500-1450)

ROMA NELLA SEDE DELL’ISTITUTO PALAZZO BORROMINI PIAZZA DELL’OROLOGIO 2015


Nuovi Studi Storici collana diretta da Girolamo Arnaldi e Massimo Miglio

Coordinatore scientifico: Isa Lori Sanfilippo Redattore capo: Salvatore Sansone Redazione: Pierluigi Ponticello

ISSN 1593-5779 ISBN 978-88-98079-40-7 ________________________________________________________________________________


INTRODUZIONE

Il presente volume rappresenta il risultato della ricerca intrapresa tra 2006 e 2010 con un assegno di ricerca presso il Dipartimento di Storia dell’Università degli Studi di Padova su “La memoria dei Longobardi e le signorie italiane. Ideologia politica, continuità materiali, funzioni legittimanti del passato alto medievale”, ed è stato pubblicato grazie alla Borsa “Ovidio Capitani” (2013) finanziata dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. La ricerca ha per oggetto i rituali funerari, intesi come l’insieme delle pratiche sociali gestite dal defunto (prima della sua morte) e dal sua nucleo parentale (dopo la sua morte) per preparare e dare sepoltura al defunto e perpetuarne la memoria, garantendo (o tentando di garantire) la trasmissione delle ricchezze e del ruolo sociale ai successori. Tali pratiche tendono a essere ripetute e standardizzate, ma variano geograficamente e cronologicamente per specifiche dinamiche politiche, economiche e sociali contingenti. Le teorie di Pierre Bourdieu sulla distinzione sociale hanno infatti evidenziato come la mobilità sociale sia relazionale e si basi non solo su parametri oggettivi, come la gerarchia delle ricchezze e l’accesso al potere politico, ma soprattutto su marcatori simbolici, come cerimonie di corte e rituali funerari: nel medioevo la mobilità sociale dell’aristocrazia si configurava dunque come competizione per lo status (regio, signorile o aristocratico), fenomeno particolarmente riscontrabile, grazie alle loro valenze simboliche, politiche, economiche e sociali, nell’analisi delle trasformazioni dei rituali funerari nel corso dei mille anni del medioevo europeo. Il momento della morte e la preparazione dei funerali regi e aristocratici godono di una valenza politica, poiché la trasmissione del potere politico ed economico e la designazione del o dei successori avveniva attraverso rituali pubblici, organizzati dal nucleo parentale per cementare o innalzare il proprio status e ruolo sociale1. 1 Sul dibattito sulla mobilità sociale Carocci, Introduzione; sulla valenza politica dei rituali funerari Hertz, Contribution; Petrucci, Le scritture ultime; sulla distinzione sociale attraverso la cultura materiale Bourdieu, La distinzione.


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Il tema dei rituali del potere ha goduto negli ultimi hanni di grande successo nella storiografia altomedievistica europea e in particolare in quella tedesca, ed è stato oggetto di un acceso dibattito, avviato dalla pubblicazione del volume di Philippe Buc The Dangers of Ritual e sviluppatosi sulla rivista «Early Medieval Europe», sulla reale valenza politica di tali rituali e sulle possibili interpretazioni che ne hanno dato gli storici e i sociologhi. In tale ambito, il tema più specifico dei rituali funerari è stato anch’esso ampiamente studiato e dibattuto a partire dagli anni Ottanta del XX secolo: se da un lato storici altomedievisti e archeologi hanno analizzato le trasformazioni delle sepolture tra tardo antico e alto medioevo, soffermandosi in particolare sulla ricomparsa del corredo funerario, la storiografia medievistica si è concentrata sulle trasformazione dei rituali funerari negli ultimi secoli del medioevo. Tali ricerche, però, sono state condotte su due filoni separati e non comunicanti: sono pochi ad esempio gli studi sui secoli centrali di medioevo, e mancano studi di sintesi complessiva sulla lunga durata (V-XV secolo) nei singoli paesi europei e sui trend comuni in Europa occidentale. In particolare in Italia sono ancora poche le ricerche sui rituali funerari delle signorie e delle aristocrazie urbane, alto e bassomedievali, così come mancano lavori di sintesi complessiva del quadro dell’Italia nel medioevo2. La presente ricerca intende pertanto iniziare a colmare alcune di tali lacune: una prima parte è dedicata all’analisi del modello funerario imperiale romano e delle sue successive trasformazioni nelle monarchie postromane nell’alto medioevo, sino alla sua articolazione e diffusione presso le monarchie europee “nazionali” nel basso medioevo. Il modello funerario imperiale e regio fu progressivamente emulato e ripreso dalle élite dei regni post-romani e dell’impero carolingio: nel lento passaggio dal corredo funerario alle fondazioni ecclesiastiche, gli aristocratici a partire dal VII secolo fondarono come i sovrani chiese e monasteri sepolcrali, che però sino al XII secolo raramente furono utilizzati da più generazioni in senso dinastico. Una seconda parte è invece dedicata alla “svolta” del XIII secolo, che segnò una trasformazione complessiva nei rituali funerari in Europa Occidentale e che si manifestò sia nel mutamento della politica ufficiale della Chiesa nei confronti della morte e nell’affermazione degli ordini mendicanti, sia nella diffusione della pratica testamentaria e nella trasformazio-

2 Sul dibattito sui rituali del potere Buc, The Dangers of Ritual; Pössel, The magic; Koziol, Begging; una sintesi in Isabella, Rituali altomedievali; sui rituali funerari altomedievali Halsall, Cemeteries and Society; sul basso medioevo Ariès, L’homme; Vovelle, La morte.


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ne architettonica e iconografica dei monumenti funerari. Il sempre maggiore investimento da parte dell’aristocrazia urbana trasformò infatti i rituali funerari in marcatori della distinzione sociale, la cui ostentazione fu progressivamente ristretta al nuovo patriziato urbano in via di chiusura nei secoli finali del medioevo. Tra XIII e XIV secolo inoltre le nuove signorie, prima cittadine e poi regionali, imitarono progressivamente il modello funerario regio per garantire le trasmissione dei nuovi poteri signorili sovracittadini agli eredi, come mostrano i casi qui analizzati di Savoia, Monferrato, Visconti, Carraresi ed Estensi: nello stesso periodo le sepolture aumentarono le proprie valenze simboliche e politiche, fenomeno riscontrabile nel valore ideologico attribuito alle sepolture di Federico II ed Ezzelino da Romano o nella contemporanea riscoperta e invenzione delle sepolture regie altomedievali. La terza parte verte sui processi di strutturazione politica e legittimazione ideologica della signoria degli Scaligeri a Verona tra XIII e XIV secolo, fenomeno caratterizzato da un forte investimento nei rituali funerari della famiglia dominante e dalla ripresa della memoria della regalità altomedievale che la città conservava: a partire dagli ultimi decenni del secolo XIII i nuovi poteri signorili sovracittadini in via di affermazione in Italia settentrionale iniziarono infatti a legittimare il loro potere attraverso l’invenzione di un passato “regale” della dinastia, nel creare il quale gli entourage culturali dei nuovi signori fusero i richiami alla sfera della regalità con la memoria storica urbana e il “patriottismo civico”, come mostra l’esempio dei Visconti, i quali si proclamavano discendenti e eredi dei re longobardi per legittimare il loro dominio su Milano e la Lombardia. Consuetudini e credenze depositate per generazioni come memoria locale e urbana della regalità altomedievale furono innestate in nuovo quadro ideologico finalizzato a creare consenso politico e legittimità istituzionale, che le signorie regionali conseguirono nel corso del XIV secolo attraverso l’imitazione delle pratiche imperiali e regie europee: la creazione di un passato legato alla regalità e immerso nelle glorie civiche serviva ai nuovi signori delle città italiane a trasformare il potere de facto in potere de iure, cioè a porlo in legittima continuità con eventi e ideologie precedenti, fittizi o realmente accaduti. Gli Scaligeri a Verona fecero largo uso della memoria del passato altomedievale e ripresero il modello regio nelle celebrazioni di corte e nei rituali funerari, ponendosi in continuità con la signoria di Ezzelino da Romano affermatasi a Verona nella prima metà del XIII secolo: i funerali di Cangrande rappresentarono un evento epocale per l’ostentazione “regia” di potere e ricchezza, come mostrano le similitu-


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dini tra le stoffe di seta deposte nel corredo funerario di Cangrande e quelle rinvenute nelle sepolture coeve di imperatori, re e papi3. Uno degli aspetti principali dei rituali funerari nel medioevo occidentale (e non solo, ovviamente) consiste infatti nella prassi di deporre nella sepoltura oggetti e tessuti: nell’analisi dei dati disponibili sui corredi altomedievali e su quelli di sepolture regie e aristocratiche bassomedievali è emerso come da un lato gli archeologi (alto e bassomedievisti) si siano concentrati sugli oggetti ritrovati nelle sepolture (gioielli, armi, vasellame ecc.), mentre lo studio dei vestiti e in particolare dei drappi di seta sia rimasto esclusivo dominio degli storici dell’arte, che hanno raccolto un’enorme massa di dati (grazie a ritrovamenti funerari e capi conservati in enti ecclesiastici e musei), riuscendo a datare e indicare la provenienza di molti tessuti. La parte finale è stata dunque dedicata a una rilettura complessiva delle trasformazioni del corredo funerario in Europa dall’età romana alla fine del medioevo, analizzando in particolare l’uso e l’ostentazione di capi di vestiario e drappi di seta nel loro contesto funerario e non solo come singoli prodotti artigianali di lusso. La seta ebbe infatti un commercio e una diffusione continua in Europa per tutto il medioevo, sia in ambito ecclesiastico, sia presso le corti imperiali e regie nelle celebrazioni di determinate cerimonie, in particolar modo nei rituali funerari: la prassi di ostentare panni e vestiti di seta pregiata durante i funerali e di utilizzarli come corredo funerario divenne parte integrante del modello imperiale nel basso medioevo e fu progressivamente emulata e adottata da principi e signori cittadini. Le attestazioni di vesti e drappi di seta nelle sepolture nel corso del medioevo mostrano dunque come il corredo funerario non sia stato abbandonato nell’VIII secolo, ma come esso diventi sempre più archeologicamente “invisibile”, dato che a partire da tale periodo il corredo era distribuito tra i partecipanti alla cerimonia funebre o offerto all’ente ecclesiastico prescelto, e pertanto posto sopra la sepoltura, non dentro di essa. Tracce in documentazione scritta inoltre mostrano che il corredo funerario aristocratico maschile, composto principalmente dalle armi del defunto, continuò a essere utilizzato nei funerali durante i secoli centrali del medioevo, nei quali esso non era deposto nella sepoltura ma era donato alla chiesa, che poteva successivamente disporne come le altre offerte. Il rituale dell’offerta delle armi alla chiesa sepolcrale si generalizzò tra XIII e XIV secolo nei funerali regi e aristocratici insieme a un’altra innovazione, il 3 Sulla fusione della memoria della regalità e delle “glorie civiche” con le rivendicazioni politiche dei Visconti Majocchi, Pavia città regia, pp. 151-225; sulle pratiche di legittimazione nella pratica giuridica bassomedievale Wickham, Legge, pratiche e conflitti.


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gisant, ovvero la copertura del sarcofago su cui era scolpita la raffigurazione del defunto con il corredo funerario: la pratica di deporre oggetti nella tomba, a partire dall’VIII secolo, iniziò dunque a essere sostituita dalla deposizione di tali oggetti sopra o all’esterno della tomba, e successivamente nei secoli finali del medioevo dalla loro rappresentazione in riproduzioni dipinte o scolpite sul monumento funerario. Tale fenomeno provocò il progressivo abbandono della pratica del corredo, sancito dalle innovazioni nell’ambito dei rituali funerari introdotte in Europa nel XVI secolo prima dalla Riforma protestante e poi dalla Controriforma cattolica. L’autore desidera ringraziare: Cristina La Rocca, Aldo Settia e Gianmaria Varanini per aver letto il testo e suggerito preziose indicazioni; Stefano Gasparri, Chris Wickham, Walter Pohl, Giorgio Chittolini, Igor Mineo, Paola Guglielmotti, Simone Albonico, Serena Romano, Andrea Zorzi, Cesare Repossi per l’aiuto e il sostegno in questi anni; l’Istituto Storico Italiano per il Medioevo per la pubblicazione del volume; Nicoletta Giové, Enrico Francia, Carlotta Sorba, Dario Canzian, e il personale della Biblioteca di Storia dell’Università degli Studi di Padova. Un caloroso saluto ai Papienses: Fabio Bargigia, Gian Marco De Angelis, Luciano Maffi e Fabio Romanoni; ai Patavini: Sara, Franco, Laura, Niccolò, Akram, Marta, Mattia, Serena, Giovanni, Pippo; e all’International Early Medieval Conspiracy: Irene Barbiera, Igor Santos, Luca Cardin, Roland Steinacher, Guido Berndt, Francesco Borri, Philipp von Rummel, Bernhard Zeller, Maddalena Betti, Giorgia Vocino, Francesco Veronese, Francesca Conselvan, Yuri Marano, Annamaria Pazienza, Chiara Provesi, Alessio Fiore, Tommaso Leso, Francesco Mores, Raoul Du Bois. Questo libro è dedicato ad Amalia, Federico e Alessandro.



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