Lettura · Grammatica a cura di Renata Rava SCUOLA IL RITMO DELLE STAGIONI IL MIO LIBRO DELLA SECONDA CLASSE 2
NDO
A L L A SCOP E RTA DEL M O
Letture, comprensioni, attività, esercizi, prove: in questi testi la curatrice dà forma alla ricerca di un appassionato gruppo di insegnanti e realizza un percorso didattico nella convinzione della valenza formativa dell’insegnamento.
In particolare hanno offerto un contributo di riflessione e di stesura Paola Brambilla, Marta Sangiorgio, Giulia Brizio, Carlotta Piatti, Manuela Callaioli, Francesco Grava per la sezione linguistica e Armida Panceri, Giuliana Limonta, Elena Lucca, Micaela De Francesco, Angela Luoni, Carla Agostini, Matteo Dolci, Alessandra Campagnari per il volume dei percorsi disciplinari.
Si ringraziano per la collaborazione Raffaella Manara per la sezione di matematica, Maria Cristina Speciani e Maria Elisa Bergamaschini per la sezione di scienze e Raffaela Paggi per la consulenza in ambito linguistico.
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Alla scoperta del mondo 2. Classe 2 www.itacaedizioni.it/scoperta-mondo-2
Prima edizione: luglio 2017
Nuova edizione: giugno 2023
© 2017 Itaca srl, Castel Bolognese
Tutti i diritti riservati
ISBN 978-88-526-0746-2
Progetto grafico: Isabel Tozzi
Coordinamento editoriale: Daniela Dal Pane
Coordinamento redazionale: Cristina Zoli
Impaginazione e cura editoriale: Isabel Tozzi
Illustrazioni: Valeria Valenza
Font corsivo: Nadia Forgione
Stampato in Italia da D’Auria Printing, S. Egidio alla Vibrata (TE)
Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo prodotto è composto da materiale che proviene da foreste ben gestite certificate FSC®, da materiali riciclati e da altre fonti controllate. Utilizziamo materiale plastic free, inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.
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Per esigenze didattiche alcuni brani sono stati ridotti e/o adattati. L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti. La realizzazione di un libro comporta aspetti complessi, che richiedono particolare cura in ogni sua parte e nei controlli finali. Ciononostante è molto difficile evitare completamente refusi o imprecisioni. L’Editore ringrazia chi vorrà inviare segnalazioni alla redazione, scrivendo al seguente indirizzo e-mail: itaca@itacalibri.it
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VEGETABLE INK
Lettura · Grammatica a cura di Renata Rava SCUOLA IL RITMO DELLE STAGIONI 2
NDO
A L L A SCOP E RTA DEL M O
SONO I N CLASSE:
QUESTO LIBRO APPARTIENE A: II
LEGGERE E IMPARARE
LETTURA
CHE COSA RIMANE DELL’ESTATE?
Che cosa c’è rimasto di questa lunga estate?
Un mazzo di bellissime cartoline illustrate con il porto, il moletto, la pineta, il laghetto,
un pugno di conchiglie, uno zoccolo rotto, un sasso levigato che l’acqua ha modellato
tante foto ricordo con i monti alle spalle e le casette alpestri serene nella valle;
granelli di sabbia in fondo alla borsa del mare e una macchia di more che non si può lavare.
Noemi Vicini
Ascoltiamo Estate, Vivaldi
Cantiamo La nave nera
SIAMO IN ESTATE
ARTE E IMMAGINE 4 ESTATE
Illustra una calda giornata estiva delle tue vacanze.
IL RITMO DELLE STAGIONI
PALLINO E IL GRANCHIO
Pallino e il mare giocavano.
Il mare gli voleva bagnare i piedi e lui cercava di non farseli bagnare. Il mare avanzava e Pallino indietreggiava… se il mare indietreggiava, Pallino avanzava. Arrivò un granchio e guardò Pallino con i suoi occhietti tondi.
Il bimbo lo guardò e lo inseguì.
Il granchio, camminando di traverso, prese a scendere in acqua.
Il bimbo gli andava dietro fino a bagnarsi i ginocchi, cercando di prenderlo, mentre l’acqua gli saliva sempre più su. L’acqua gli arrivò al petto.
Il granchio si era nascosto sotto la sabbia. Ecco un’onda, un’onda sola, grande, che lo coprì tutto. Pallino si sentì mancare la terra sotto i piedi e si trovò sbattuto sulla riva, tutto bagnato.
Corse a casa in lacrime; la mamma lo prese in braccio, lo sgridò e lo baciò, ma non sapeva se baciava l’acqua del mare o le lacrime del suo bambino.
DISEGNA.
6 ESTATE
Fabio Tombari, Il libro di Tonino , Fratelli Fabbri Editori
IL RUMORE DEL MARE
È una bellissima mattina d’estate.
Ciccio non vuole restare a casa: c’è il mare a due passi, il sole splende e l’aria è tiepida.
“Non perdere tempo Tommasone, vieni andiamo al mare!” dice Ciccio al suo amico.
I due arrivano sulla spiaggia e guardano le onde.
Com’è bello il loro movimento: si rincorrono, rotolano, si accavallano di continuo, poi arrivano a rompersi sulla sabbia facendo un dolce rumore.
Una barca con le vele colorate scivola leggera all’orizzonte.
“Tommasone, guarda che bella barca a vela!
Costruiamo anche noi delle barchette di carta!” dice Ciccio.
Detto fatto, due barchette di carta navigano sulle onde.
Basta un po’ di fantasia per arrivare dove si vuole: i due amici fingono di navigare in alto mare e di scoprire isole misteriose.
ESTATE 7
Cristina Lastrego, Francesco Testa, Tommasone dentro l’acqua , Edizioni EL
L’ESTATE
Tornando dalla spiaggia, la zia mi ha chiesto qual era la cosa che mi piaceva di più dell’estate.
Io le ho detto: “È il rumore delle cicale, perché il loro canto è molto bello e mi ricorda che siamo in estate”.
Poi la zia ha chiesto la stessa cosa ad Agnese e lei ha risposto subito: “È il mare”.
Perché ad Agnese piace nuotare con i braccioli.
Io ho chiesto a Francesco quale fosse la cosa per lui
più bella dell’estate e lui ha detto:
“È il mio compleanno, perché mi fa sentire felice”.
Alla nonna piace la luce del mattino, invece alla zia
Lucia piace sentire il sole che le riscalda la pelle.
Il nonno ha risposto subito: “I fiori e il gelato”.
La cosa preferita della mamma è stare in vacanza con gli amici, del papà è stare all’aria aperta quando ci sono delle belle giornate.
E a te maestra?
E a voi compagni?
Cosa piace di questa stagione?
RISPONDI SUL QUADERNO.
Che cosa ti piace dell’estate?
8 ESTATE
Giulia, classe seconda
UNA PASSEGGIATA NEL BOSCO
La piccola comitiva parte da casa al mattino presto. Lisa e Dani hanno il loro zainetto sulle spalle con l’occorrente per lo spuntino: due fette di buon pane spalmate di miele e un succo di frutta.
La mamma e il papà hanno uno zaino più grande con l’occorrente per il pranzo.
L’aria fine della montagna e la passeggiata stimoleranno l’appetito di tutti.
Il bosco è fitto fitto. Ai piedi degli abeti i bambini scoprono tante piantine di mirtilli e lamponi… Qua e là crescono anche funghi.
Alcuni sono buoni, altri invece velenosi. Per fortuna la mamma e il papà li sanno riconoscere.
All’improvviso uno scoiattolo salta da un ramo all’altro di un abete. Lisa se ne accorge e grida di gioia.
Dani si precipita, ma ormai è troppo tardi. Il simpatico animale non si vede più. comitiva : gruppo, compagnia. stimoleranno : risveglieranno.
RACCONTA.
Anche tu sei andato in gita in montagna quest’estate?
ESTATE 9
IL TEMPORALE ESTIVO
Quest’estate sono stata dalla mia amica in montagna.
Un giorno il sole è sparito tra le nuvole, poi si è alzato un vento forte. Di botto un lampo e io sono saltata per aria.
“Non hai paura?” le ho chiesto, ma ecco che è arrivato un tuono fortissimo: patapum!
“Quando ero piccola, la nonna mi raccontava che i tuoni li fanno gli angeli quando giocano a bocce sulle nuvole. Così ho imparato a non averne paura”, mi ha risposto la mia amica calmandomi.
Ora anch’io non ho più paura e quando c’è un temporale, penso sempre a lei e sorrido.
10 ESTATE
Giusi Quarenghi, Tullia Colombo, Dimmi se ti fa paura , Giunti
SETTEMBRE SUI MONTI
Le bestie grosse, è la fine di settembre, già sono discese dagli alti pascoli e pascolano qui attorno, sui prati in pendio. Si vedono pascolare al sole, una qua e una là, col collo chino, si odono i campani e gli schiocchi delle fruste.
A vespro le mucche ritornano alle stalle, passano dalla piazza, si fermano all’abbeveratoio.
Guardano attorno con quei loro occhi stupiti, chinano il muso, e se ne vanno, placide e lente.
bestie grosse : mucche.
chino : abbassato.
COMPLETA. Scrivi il sinonimo corretto:
pendio :
placide :
si odono : si sentono.
vespro : dopo il tramonto.
ESTATE 11
Manara Valgimigli
NEL REGNO DEGLI GNOMI
Nel bosco gli gnomi vanno a caccia di castagne e di pigne.
Lo gnomo falegname procura la legna per il camino.
Si impegna a costruire montagne di sedie, di tavoli, di letti per tutti i suoi compagni. Ognuno avrà nel suo fungo un arredamento degno di un re.
Nel suo regno ognuno sarà beato.
E ancor più felici gli gnomi saranno, quando tutti insieme si troveranno.
CIRCONDA i suoni GNA , GNE , GNI , GNO, GNU .
TROVA altre 10 parole con questi suoni.
14 ESTATE · GN
IL PROBLEMA DI LAVAGNA
Nella classe II B, quella mattina si respirava un’aria speciale: dopo tanta attesa stava per ar riv are la lavagna nuova.
I bidelli la sistemarono vicino alla finestra e la maestra chiamò Rodolfo, che aveva la mi glior e scrittura, perché la inaugurasse. Rodol fo attraversò l’aula dandosi molta importanza: non è cosa da tutti i giorni l’inaugurazione di una lavagna! Si avvicinò alla vaschetta, scelse il gesso più liscio e cominciò a scrivere. Ma, non appena ebbe appoggiato la punta del gesso alla lavagna, si udì uno scricchiolio sot tile… Rodolfo, che era un bravo bambino, fece fin ta di niente e continuò, ma ecco che dal gesso sembrò partire un piccolo grido, un versetto, quasi una risata…
E più Rodolfo scriveva, più quei versacci cre sce vano. Per fortuna, proprio in quel momento, suo nò la campanella della ricreazione e tutti scese r o in cortile.
Quando l’aula fu vuota, il gessetto cominciò a parlare:
“Avete sentito?” disse ai gessi colorati, “ una v era vergogna!”.
Un gesso rosso rispose:
“Davvero una ver gogna! Rider e in classe durante la lezione!”.
Tutti guardavano la lavagna con occhiacci severi.
La colpevole, mortificata, se ne stava lì, in silenzio, tutta dispiaciuta.
I gessi, che si davano tante arie perché ave v ano imparato da poco le parole con la Q, con tinuar ono a brontolare:
“Certi versi non si fanno a scuola!”.
Allora la lavagna, finalmente, trovò il corag gio di parlar e e disse:
“Chiedo scusa, ma non sono riuscita a trattenermi!”.
“Queste son cose che non si fanno e basta!”
sentenziò un gesso blu.
La poverina così umiliata stava quasi per piangere, quando si udì uno starnuto.
Una nuvola bianca si alzò dalla vaschetta ed il cancellino chiese:
“Che cosa succede?”.
ESTATE · qu 15
I gessi zittirono:
avevano una gran paura del signor cancellino perché lui, con un colpo so lo, li pote va polverizzare!
“È stata lei!” trovò il coraggio di dire un gesso verde.
La lavagna cercò di scusarsi:
“Mi dispiace, signor cancellino, ma quella risata mi è proprio scappata. Non so come sia potuto accadere: cre do di soffrir e di solletico. Non riesco a resiste r e e, quando il gesso scrive, devo ridere!”. La lavagna era davvero preoccupata.
Il cancellino però sorrise:
“Niente di grave, fra poco il tuo problema sarà risolto”.
Poco dopo, infatti, i bambini rientrarono in classe e Rodolfo tornò alla lavagna. Questa vol ta per ò prese il cancellino e strofinò energica mente la scritta.
“Va meglio?” chiese il cancellino.
“Molto meglio, grazie, il solletico è passato!”
rispose la lavagna, e tutta rasserenata fece cadere un’ultima risata di polvere bianca.
inaugurasse : iniziasse a usare. sentenziò : disse con decisione.
16 ESTATE · qu
SCRIVI sul quaderno 10 parole con il suono QU.
Gabriella Bordoli, Il libro dei nuovi racconti , La Scuola
Dopo aver letto Il problema di lavagna rispondi alle domande.
1. Perché nella classe II B quella mattina si respirava un’aria speciale?
2. Che cosa succede quando Rodolfo scrive sulla lavagna?
3. Quando i bambini e la maestra scendono tutti in cortile comincia un’altra storia. Perché?
4. Nomina i protagonisti di questa seconda storia.
5. Perché Lavagna fa dei versi?
A. Per salutare i gessi.
B. Perché soffre il solletico.
C. Perché vuole disturbare.
6. Di chi hanno paura i gessi?
A. Della maestra.
B. Della lavagna.
C. Del cancellino
ESTATE · pEr comprENdErE 17
LETTURA SICURA
A SCUOLA
LETTURA SICURA
Oggi iniziamo un simpatico allenamento.
È con gli occhi, con l’indice e con la mente.
Ogni giorno leggiamo poche righe, magari più volte.
Solo pochi minuti; saranno preziosi.
È bello ascoltare la nostra voce.
IL CANTO
Ci piace cantare.
Quando cantiamo stiamo insieme e siamo contenti.
I canti proposti dalle maestre sono allegri.
Le melodie in inglese sembrano degli scioglilingua.
Ascoltare la musica ci fa riposare.
IN GIARDINO
Ci piace giocare insieme in giardino.
Basta proprio un piccolo spazio all’aperto e la fantasia galoppa.
Un salto, una corsa, una chiacchierata, una scoperta tra i sassi e le foglie secche… tutto è prezioso.
Il sole, anche se qualche volta nascosto dalle nuvole, non manca.
ESTATE · lETTurASicurA
PER UNA LETTURA SiCURA
LEGGO TANTiSSiME VOLTE, A VOCE ALTA E CON CALMA.
ECCO IL MIO ASTUCCIO
È bello avere l’astuccio ordinato con il materiale in ordine.
Spesso la sera preparo i pastelli temperati e mi piace mettere i colori in gradazione.
Quando lavoro trovo facilmente ciò che serve.
Sono tranquillo e lavoro bene.
LA TUTA
La tuta da ginnastica è un indumento molto comodo.
La indossiamo sempre volentieri, anche nei giorni in cui non abbiamo ginnastica.
Alcune tute sono di un morbido cotone; altre di una stoffa lucida.
Le mie tute sono di colori vivaci, quella di scuola è blu.
19
Ma dove ve ne andate, povere foglie gialle, come tante farfalle spensierate?
Venite da lontano o da vicino? Da un bosco o da un giardino? E non sentite la malinconia del vento stesso che vi porta via?
Trilussa
ALBERI IN AUTUNNO
Pendono rosse tra il fogliame smorto le dolci mele, e ingiallano le pere. Nel mezzo un fico, nudo, già contorto.
LA FOGLIA
Rotea oscilla scintilla la foglia danzando strisciando sognando. L’accoglie la terra il vento l’incalza, rimbalza s’innalza.
Ritorna, si posa, riposa. L’autunno, tremando, gli occhi le chiude sognando.
Giovanni Pascoli
Ascoltiamo
Autunno, Vivaldi
Cantiamo
Gli alberi
SIAMO IN AUTUNNO
Illustra le foglie d’autunno.
AuTuNNo
ARTE E IMMAGINE
Rita Tunisini
IL RITMO DELLE STAGIONI AUTUNNO
LA STAGIONE MIGLIORE
“Foglie, sempre foglie” brontolò Cocca la gallina ammucchiando le foglie, cadute dagli alberi, davanti all’ingresso della sua casina.
“Vorrei proprio che l’autunno fosse finito!”. “Davvero Cocca?” domandò Tom, il coniglietto.
“Ti piace di più l’inverno?”.
“Certo!” disse Cocca; poi aggiunse pensierosa: “Però… quando cade la neve e copre ogni cosa, e bisogna spalarla, comincio a desiderare che venga la primavera”.
Le disse Tom: “Capisco. E la primavera ti piace senza riserve?”.
“Certo!” disse Cocca. “Però… quando in aprile piove sempre e c’è fango dappertutto, comincio a desiderare che venga l’estate”.
Le disse Tom: “Capisco. E l’estate è per te la stagione migliore?”.
“L’estate…” sospirò Cocca “certo è piacevole. Però ad agosto il caldo è così terribile, e tutto così polveroso, che io comincio a desiderare che venga al più presto l’autunno”.
“L’autunno!” gridò il coniglietto scoppiando a ridere.
“Ah Cocca! Avevi detto che non ti piace l’autunno e hai desiderato tutte le stagioni, ma pensandoci bene hai concluso che per te l’autunno è il periodo più bello dell’anno!”.
Cocca lo guardò sorpresa poi rise.
“È proprio vero, ogni stagione ha una parte bella e una brutta”.
22 AuTuNNo
Kathryn Jackson, 365 storie: una per ogni giorno dell'anno , trad.it. di D. Ziliotto, G. Buccellati, M. Tuninetti, Arnoldo Mondadori Editore riserve : dubbi.
NEI VIGNETI
Nei vigneti, là in alto, sul fianco della collina i contadini compiono la lieta fatica della vendemmia.
Staccano dai tralci i pesanti grappoli d’uva, con gli acini tondi e succosi, e li depongono nelle grosse ceste. Quando le bigonce sono piene, le trasportano nella tinaia.
Intanto il sole splende nel cielo azzurro e il vento porta lontano i pampini ingialliti e le canzoni gioconde. Verso sera, tutta la vigna è spoglia; solo qualche racimolo
occhieggia qua e là.
L’uva, portata a casa, viene buttata dentro al tino e pigiata.
Allora il mosto fermenta e, in pochi giorni, diventa vino:
il buon vino che dà energia a chi lo beve con misura.
Telesio Montesello
bigonce : mastelli, recipienti in legno.
tinaia : cantina.
racimolo : grappolino d’uva.
SOTTOLINEA le parole legate all’uva.
DISEGNA un grappolo d’uva e scrivi i nomi delle sue parti.
AuTuNNo 23
AUTUNNO IN CAMPAGNA
È ancora settembre quando si vendemmia. I grappoli d’uva vengono raccolti dalle vigne. I camion li portano nei depositi. L’uva verrà pigiata e diventerà mosto che diventerà vino.
La vendemmia è anche l’occasione per una grande festa: finito il lavoro, si mangia e si brinda insieme.
In ottobre è ora di seminare il grano. Dopo la semina, la campagna è spoglia e i prati sembrano nudi.
Ma i semi riposeranno sottoterra per molti mesi, al riparo dal freddo. E al tempo giusto spunteranno i germogli.
Sulle colline si raccolgono le castagne e dopo le piogge si cercano i funghi. Si cercano anche le bacche autunnali: le meline selvatiche, i lamponi, il ribes rosso e bianco, i mirtilli rossi e neri.
Nei cieli grandi della campagna la partenza delle rondini non passa inosservata.
Ma migrano anche le anatre selvatiche, in bellissime, ordinate formazioni a V. Basta alzare il naso per vederle.
24 AuTuNNo
DORMI-DORMI E PUNGI-PUNGI
Il ghiro Dormi-Dormi è molto grazioso: ha due occhini vivaci, la coda lunga e folta, il pelo fitto e morbido, di colore grigio.
Tutti dicono che è il più dormiglione degli animali del bosco perché si addormenta in ottobre e dorme fino a marzo.
Questo suo lungo sonno invernale è interrotto però da qualche breve pausa, in cui sgranocchia un po’ delle provviste che ha accumulato nel nido prima di addormentarsi.
All’inizio dell’autunno, il ghiro ha proprio tanto da fare. Prima imbottisce con muschio ed erbe il buco che ha scoperto nel tronco di un albero; poi trasporta nel nido ghiande, noccioline, noci e semi.
Il riccio Pungi-Pungi osserva la quantità di cose buone che accumula l’amico e gli chiede con tono scherzoso:
“Pensi che il freddo duri per anni o hai paura di soffrire d’insonnia?”.
“Sono certissimo di dormire benissimo e non penso davvero che l’inverno possa durare più del solito” risponde seccato Dormi-Dormi.
Il ghiro salta da un ramo all’altro di una quercia e strappa qua e là le più grosse ghiande che trova. Poi riprende il discorso con il riccio, che si è fermato ai piedi del grande albero.
“Devi sapere, caro amico, che durante l’estate ho conosciuto due ghiri molto simpatici.
Mi hanno tenuto compagnia nei giorni in cui ero proprio solo solo”.
“E tu li hai invitati a passare i mesi freddi nel tuo nido, caldo e pieno di buone cose!” aggiunge pronto il riccio.
AuTuNNo · Gi,GE,Ghi,GhE 25
esclama Dormi-Dormi.
“E con gli ospiti non si può fare brutta figura. Non ti pare?”.
“Certamente! Ti auguro allora un felice sonno e delle ottime colazioni, insieme ai tuoi amici”. Così dicendo, Pungi-Pungi riprende il suo cammino tra i cespugli del bosco. Al riccio interessano ora soprattutto le foglie secche, con cui si preparerà un morbidissimo materassino all’interno della tana. Fra non molto, si addormenterà fino a primavera.
Felix Salten
SOTTOLINEA i suoni GI e GE con il rosso; GHI e GHE con il blu.
RISPONDI ALLE SEGUENTI DOMANDE.
1. In quali mesi il ghiro va in letargo?
2. Che cosa mette il ghiro nel nido?
3. Perché il ghiro vuole preparare un bel nido?
26 AuTuNNo · Gi,GE,Ghi,GhE
“Bravo, Pungi-Pungi! Hai indovinato!”
PERCHÉ IN LETARGO?
Alcuni animali, fin dai primi freddi dell’autunno, si mettono a dormire profondamente e si risvegliano solo a primavera: si dice che vanno in letargo.
D’estate hanno accumulato una notevole riserva di grasso: sarà il loro nutrimento durante il lungo sonno.
A parte il pipistrello, che passa l’inverno sospeso a testa in giù, gli animali in letargo dormono raggomitolati su se stessi.
Si rintanano nel terreno, sotto i sassi, in una fenditura della roccia o in una catasta di legna.
Alcuni animali (per esempio, lo scoiattolo) passano l’inverno in uno stato di dormiveglia: di tanto in tanto si svegliano per sgranocchiare le provviste di cibo che hanno accumulato nei mesi precedenti.
riserva : scorta
raggomitolati : arrotolati
rintanano : entrano nella tana
fenditura : taglio, apertura
catasta : mucchio
SPIEGA.
Hai capito perché alcuni animali vanno in letargo?
DISEGNA.
AuTuNNo 27
Alain Grée, Louis Camps, Gli animali curiosi , La Sorgente
I DUE ORSETTI
Si avvicinava l’inverno.
La loro pelliccia era diventata più calda, più spessa.
Anche loro erano cresciuti, erano diventati più grossi. Quando cominciò il freddo smisero di mangiare, e per due settimane raccolsero corteccia, foglie e muschio per farsi un materasso nella grotta.
Le notti si allungavano e il sole non saliva oltre le cime degli alberi. La grotta diventò tutta buia.
Si distesero sulle foglie e si addormentarono tutti e due. Ogni tanto uno si svegliava, sbadigliava, grugniva, chiamava l’altro. Poi si girava, e cadeva di nuovo nel sonno senza aspettare una risposta che, comunque, non veniva mai.
28 AuTuNNo
Hanna Johansen, I due orsetti , trad. it. di G. Lughi, Emme Edizioni
grugniva : faceva il verso dell’orso.
Dopo aver letto I due orsetti rispondi per iscritto alle seguenti domande con frasi complete e chiare.
1. Di quali animali si parla nel racconto?
2. In quale stagione accade ciò che è raccontato?
3. Di che cosa è fatto il loro materasso?
A. Piuma
B. Lana C. Foglie D. Muschio
4. Dove si trova la loro tana?
5. Come la preparano?
6. Cosa succede alle notti e ai giorni?
7. Cosa fanno i due orsetti nella grotta?
AuTuNNo · pEr comprENdErE 29
LETTURA SICURA
ANIMALI A SPASSO
I PESCIOLINI BAGNATI
Pippo voleva un gran bene ai suoi pesci rossi. A volte passava delle ore a guardarli mentre nuotavano nella vasca del giardino.
Un giorno scoppiò un gran temporale, e Pippo pensò: “Chissà come si bagneranno i miei pesciolini!”.
E subito prese l’ombrello della mamma, l’aprì e corse alla vasca.
La mamma vide tutto, capì e sorrise.
UN’OCA E UN’ANATRA
Un’oca e un’anatra andavano a passeggio. Attraversarono un campo d’erbacce e si trovarono in riva ad un laghetto.
“Facciamo un tuffo!” si dissero sbattendo le ali.
Erano grassottelle ed entrando in acqua fecero spruzzi tutto intorno.
Nuotarono allegramente scherzando nei gorgheggi e uscirono soddisfatte ad asciugarsi al sole.
30 AuTuNNo · lETTurASicurA
PER UNA LETTURA SiCURA
LEGGO TANTiSSiME VOLTE, A VOCE ALTA E CON CALMA.
IL CINGHIALE E LA MARMOTTA
Un cinghiale scroccone in cerca di ghiande frugò nella tana di una marmotta addormentata. Ma la marmotta non s’irritò: regalò un po’ di ghiande al grosso cinghiale, lo baciò sul muso e lo ringraziò per averla destata in una bella giornata di sole.
IL CAMPANELLO AL GATTO
Mille anni fa, i topi, vedendo che tutte le loro disgrazie venivano dal gatto, si consultarono e decisero di attaccargli un campanello al collo, così che il gatto, arrivando, si facesse sentire. La proposta fu subito votata da tutti. Ma non si è ancora trovato, in mille anni, il topo che voglia attaccare quel campanello.
IL LEONE E L’ORSO
Un leone e un orso trovarono un pezzo di carne.
Subito si misero a litigare, perché l’orso non voleva cedere nulla e il leone altrettanto.
Si batterono a lungo e alla fine caddero a terra senza forze.
Una volpe, nascosta lì vicino, vide il pezzo di carne, lo addentò e fuggì via con il boccone in bocca.
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AUTUNNO D’ORO
C’era una volta una bambina che viveva in una grande città con pochi alberi e non aveva mai visto l’autunno d’oro della campagna.
Quando ne sentiva parlare domandava a suo padre:
“Ma è proprio d’oro?”. “D’oro, d’oro!” rispondeva suo padre. E la bambina pensava:
“Un giorno andrò dove c’è l’autunno d’oro; prenderò un po’ di quell’oro e mi comprerò trecentosessantacinque bambole, una per ogni giorno dell’anno”.
Finalmente una domenica suo padre la portò nei boschi. La bambina guardava incantata gli alberi dorati.
Per tutta la giornata camminò nel bosco d’oro, giocando con le foglie, i funghi e gli scoiattoli.
Ed era così contenta che si dimenticò delle bambole, perché ogni singola foglia le pareva più bella di tutte le bambole della Terra.
Gianni Rodari, Giochi nell’Urss: appunti di viaggio , Einaudi
RACCONTA.
1. Quali sono i colori di cui si tinge l’autunno?
2. Perché si dice che l’autunno è d’oro?
AuTuNNo · doppiE
UNA PASSEGGIATA AUTUNNALE
Oggi siamo andati tutti a fare una passeggiata nei dintorni della scuola e abbiamo annotato i rumori e i suoni che abbiamo percepito. Appena uscita da scuola ho udito chiaramente il cinguettio armonioso, squillante e forte di un uccellino che non ho riconosciuto.
Lontano, sulla strada principale, passavano le macchine con un ronzio vibrante ma smorzato, mentre dal cielo ci è giunto il rombo assordante di un aereo. In seguito è passato un motocarro e il suo motore era scoppiettante, rauco e molto sgradevole all’orecchio.
Poi ci siamo inoltrati in una stradina del parco. Gli alberi hanno perso le foglie e noi, calpestandole, ne abbiamo avvertito il fruscìo e il crepitìo. I rami, oscillando e urtandosi fra loro, frusciavano e c’erano dei corvi che gracchiavano.
Ad un tratto ho sentito un tonfo: era uno degli ultimi ricci che si staccava da un ippocastano.
Poi siamo tornati a scuola: quando sono entrata nell’ingresso ho avvertito un piacevole calduccio, il bisbiglìo e il parlottare delle altre classi che facevano lezione.
fruscìo : lo strofinarsi di foglie secche.
crepitìo : lo scricchiolio di foglie che si spezzano. tonfo : rumore di una cosa che cade a terra.
SOTTOLINEA le parole che evocano dei rumori.
CERCHIA le doppie .
AuTuNNo · doppiE 33
34 AuTuNNo
I COLORI DEL BOSCO
Il bosco in autunno è ricco di colori. Nel suo tetto verde si vedono anche il giallo, il rosso, l’arancione e il violetto.
I pioppi che circondano lo stagno seminano un tappeto di foglie gialle, simili a monete d’oro abbandonate. Come se avessero atteso il segnale di entrare in scena, ecco spuntare da ogni parte i meravigliosi funghi: ecco il porcino con il cappello color marrone scuro e col gambo color avorio; ecco il gallinaccio con il collaretto arancione tutto piegoline; ecco i funghi rosa, azzurri, verdi, gialli e violetti. Funghi splendidi e attraenti, preziosi come calici, ma a volte velenosi.
Sono là, spuntano fuori dal terreno, formano piccole gobbe, sollevando il materasso umido e caldo che li ha covati.
S’innalzano, gettano intorno il loro fuoco e spariscono.
Spariti i funghi, la festa del colore è finita.
AuTuNNo 35
Marcel Roland, Canti d’uccelli e musiche d’insetti , trad.it. e note di R. Costanzi, Rizzoli
LA LEGGENDA DI SAN MARTINO
È l’11 novembre: il cielo è coperto, pioviggina e tira un ventaccio che penetra nelle ossa; per questo il cavaliere è avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Ma ecco che lungo la strada c’è un povero vecchio, coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo.
Martino lo guarda e sente una stretta al cuore. “Poveretto” pensa, “morirà per il gelo!”. E pensa come fare per dargli un po’ di sollievo.
Basterebbe una coperta, ma non ne ha.
Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; ma il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo.
E allora cosa fare?
Ha quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un’idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dà una metà al poveretto. “Dio ve ne renda merito!”, balbetta il mendicante, e sparisce.
San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena.
Ma fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma.
Di lì a poco le nubi si diradano e se ne vanno. Il cielo diventa sereno, l’aria si fa mite.
36
RISPONDI .
1. Che cosa pensa Martino quando incontra il povero?
2. Perché Martino taglia il suo mantello?
3. Cosa succede quando Martino riprende il suo viaggio?
4. Che cosa significa Estate di San Martino?
5. Quale dono gradisce Dio?
INVERNO
FILASTROCCA DEL LETARGO
Ben nutrito, rimpinzato, l’orso bruno è addormentato, dal suo pelo riscaldato, nella grotta sistemato. La marmotta si rinserra in un vano sotto terra: qui si tratta di svernare e l’ingresso barricare. Le lumache ed il lombrico sono tanti che non vi dico, tutti dormono e ognuno spera che ritorni primavera.
LA NEVE
Cade lenta, silenziosa, bianca, soffice, la neve: è una danza misteriosa di farfalle, lieve lieve.
Senza fretta, piano piano si distende il bianco manto si ricopre il monte, il piano: la natura è un dolce incanto.
M. Salucci, M. Lombardi
ARTE E IMMAGINE
SIAMO IN INVERNO
Ascoltiamo
Inverno, Vivaldi
Cantiamo
Alla fiera di mastr’Andrè
Illustra il freddo e il ghiaccio dell’inverno IL RITMO DELLE STAGIONI
IL TESORO NASCOSTO
Un mattino scoprii, in una zolla di terra, un chicco di grano in germoglio. In principio temetti che il seme fosse morto; ma dopo aver spostato il terriccio che aveva intorno, vidi una linguetta bianca, viva, tenera, della forma e grandezza di un minuscolo filo d’erba. Per ripararlo dal gelo vi aggiunsi sopra una grossa manciata di terra: ogni mattina facevo sciogliere su di esso un po’ di neve per fornirgli l’umidità necessaria; e affinché non gli mancasse il calore spesso vi alitavo anche sopra. Quella zolla di terra, con quel piccolo debole tesoro nascosto, finì per rappresentare ai miei occhi il mistero della vita.
Ignazio Silone, Il seme sotto la neve , Mondadori
alitavo : soffiavo piano. rappresentare : significare.
RACCONTA.
Hai curato anche tu la crescita di qualche germoglio?
CERCHIA le parole con il suono GL e trovane altre cinque.
40 iNvErNo · Gl
IN VIAGGIO VERSO LA PIANURA
Grun era un cucciolo di cinghiale. Viveva nel bosco, stava sempre con la mamma e la seguiva dovunque andasse. Non gli piaceva molto camminare, poiché le sue zampette si stancavano presto. Eppure si era messo in viaggio con gli altri cinghiali perché era arrivata la prima neve e bisognava spingersi fino ai campi coltivati della pianura per trovare qualcosa da mangiare.
Il viaggio era lungo e c’era anche un fiume da guadare prima di arrivare a destinazione.
Arrivata sulla sponda, mamma cinghiale trovò il fiume tutto gelato per il freddo. Come fare? Prese in groppa il suo piccolo e decise di attraversare lo stesso il fiume ghiacciato.
Fece i primi passi con cautela, ma il lastrone di ghiaccio, che era ancora sottile, si incrinò, si ruppe e mamma cinghiale finì in acqua. La sua preoccupazione era solo quella di salvare il suo piccolo: così, con un grande sforzo, riuscì a risalire sul ghiaccio. Uno scivolone e fu sull’altra riva. Erano salvi. Grun e la mamma si scrollarono di dosso l’acqua gelida e si avviarono insieme verso la pianura.
Pierangela Fiorani, Tony Wolf, Piccoli racconti di animali in Europa , Dami Editore
guadare : superare, oltrepassare. si scrollarono : si levarono.
RACCONTA.
1. Ricordi una situazione in cui hai avuto paura?
2. Chi ti ha aiutato?
iNvErNo 41
LETTURA SICURA
IN INVERNO
L’ALBERO GENTILE
L’albero, ormai senza foglie, è sempre più triste. Per fortuna passa di là Ada, la vecchia cornacchia: spiega al giovane albero che le sue foglie ritorneranno a primavera più belle di prima.
Allora il giovane fa una promessa… se le sue foglie torneranno belle come prima, lui le lascerà toccare a tutti.
LA NATURA DORME
La terra, durante l’inverno, riposa e protegge le sue creature come una dolce mamma. Tanti, tanti semi dormono nascosti nel suo grembo: essa li difende dal gelo invernale, perché possano germogliare al ritorno del sole primaverile: un numero senza fine di animaletti trovano riparo in tane più o meno profonde, pronti a riprendere la loro vita operosa non appena l’aria si farà un po’ tiepida.
42 iNvErNo · lETTurASicurA
PER UNA LETTURA SiCURA
LEGGO TANTiSSiME VOLTE, A VOCE ALTA E CON CALMA.
INVERNO BUIO
A metà pomeriggio è quasi buio. Il cielo è molto spesso grigio e, anche quando c’è il sole, l’aria è molto fredda. Quasi tutte le piante hanno i rami spogli; e quando soffia il vento non si ode, come in altre stagioni, il fruscio delle foglie. Sono in giro i passeri, i merli e pochi altri animali. La stagione fredda è un periodo difficile per gli animali.
INVERNO LUMINOSO
In questo periodo ci sono stati tanti giorni di sole.
L’aria è molto luminosa, anche se fredda. Qualche mattina la temperatura è sotto lo zero; le auto parcheggiate hanno il parabrezza ghiacciato.
L’alba e il tramonto a volte colorano il cielo con pennellate stupende.
A METÀ DELL’ANNO
Il 31 gennaio termina il primo quadrimestre della classe seconda. La maestra dice che siamo cresciuti molto.
Siamo orgogliosi.
Non scoraggiamoci se qualcosa è da migliorare; impariamo giorno per giorno.
43
L’INVERNO SPIA ALLE FINESTRE
L’inverno è giunto silenzioso. Si avvicina a una scuola e guarda dalle finestre le aule, e che cosa vede?
Vede tanti bambini che lavorano: ci sono scolari che stanno eseguendo il dettato, altri che preparano insieme la biblioteca di classe; in una grande sala, alcuni bambini stanno facendo le prove per la recita che allieterà le prossime feste natalizie. — Toh! — esclama l’inverno, che non si è mai preoccupato eccessivamente dei bambini — Tutta la natura si addormenta al mio passaggio, mentre questi bambini sono in piena attività…
Sì, l’inverno è un periodo di riposo, per la natura; ma per molti uomini, bambini compresi, è un periodo buono per lavorare e per studiare.
M. Mortillaro
SOTTOLINEA con due colori diversi che cosa fa la natura in inverno e che cosa fanno i bambini a scuola.
SCRIVI tre frasi, che iniziano con le seguenti parole del tempo. 1.
44 iNvErNo
Intanto che 2. Mentre 3. Quando
iNvErNo 45
ASPETTANDO IL NATALE
Natale si annunciava nella nostra abitazione attraverso eventi in crescendo che trasformavano l’apparato casalingo. Arrivava il vischio, che veniva appeso in anticamera.
Mamma faceva tirare giù dagli armadi gli scatoloni con i pezzi del Presepio e le palline colorate dell’albero di Natale.
Dal terrazzo veniva trascinato in salotto un piccolo abete, che sopravviveva da un anno all’altro, a meno che le stagioni non lo avessero fatto troppo soffrire.
Il Presepio veniva allestito in camera mia e di Luca. E la notte lasciavamo una piccolissima luce accesa, quella della stella sopra la capanna di Betlemme.
Ci venivano regalati anche degli allegri cartelloni-calendari colorati, con tanti numerini corrispondenti ai giorni di dicembre. Se ne doveva staccare uno al giorno, fino a venticinque, e piano piano finiva per apparire la scena della Natività, con la mangiatoia, il bue, l’asinello e il Bambino Gesù.
vischio : pianta sempreverde natalizia. veniva allestito : veniva preparato.
RACCONTA.
1. Anche in casa tua ci si prepara al Natale?
2. Quali addobbi decorano la casa?
46 iNvErNo
Carlo Verdone, Naso a patata , SEI
PREPARARSI AL NATALE
Qualunque impegno avesse papà, al più tardi l’antivigilia di Natale, veniva a casa presto per mettere in opera il “suo” Presepio. Già dai primi giorni di dicembre si vedevano, ammonticchiati nell’angolo dove sarebbe nato il Presepio stesso, scatole vecchie, muschio vero e rami veri, carta per fare il cielo, carta per fare la terra, pezzi di sughero e alle volte oggetti disparati, come un paralume, che doveva servire da anima a una montagna particolare e via di questo passo.
Papà preferiva quanto più possibile affidarsi, nella fabbricazione della sua opera d’arte, alla materia prima naturale.
Per questo i suoi Presepi non sono mai stati illuminati elettricamente.
lo mi chiedevo allora (e me lo chiedo anche in questo momento) come facesse papà a tirare fuori da quella eterogenea accozzaglia un’opera compiuta e così bella. Non solo: sempre diversa ogni anno…
disparati : diversi, differenti. eterogenea accozzaglia : mucchio di varie cose.
iNvErNo 47
LA LEGGENDA DELL’ALBERO DI NATALE
C’era una volta un boscaiolo che aveva la sua bambina tanto ammalata: non sorrideva mai e non voleva scendere dal letto. Il boscaiolo era triste, ma non sapeva che cosa poteva fare. La vigilia di Natale l’uomo uscì e andò lontano a raccogliere un po’ di legna per il camino. Arrivò in un bosco di abeti e fu colpito dallo spettacolo meraviglioso degli alberi coperti di neve ed illuminati dalle stelle e dalla luna.
“Oh” pensò, “se la mia piccola potesse vedere tutto ciò!”.
Ma ecco che gli venne una bellissima idea. Tagliò un piccolo abete e se lo portò a casa. Lo mise dritto accanto al camino e lo adornò con tutto quello che poteva trovare: noci, bacche di un bel rosso acceso, arance, fiocchetti colorati e, per finire, confezionò delle piccole candele e le dispose sui rami, accendendole proprio a mezzanotte. L’albero luccicava come fosse ricoperto di gemme.
“Oh, che meraviglia!” esclamò felice la bambina, battendo le mani. Sorrise e tanto grande fu la sua gioia che finalmente guarì.
48 iNvErNo
adornò : abbellì, decorò.
iNvErNo 49
Dopo aver letto La leggenda dell’albero di Natale , rispondi alle domande scegliendo tra le opzioni proposte; ricordati di ritornare sul testo per capire meglio.
1. Chi è il protagonista del racconto?
A. Una bambina.
B. Un boscaiolo.
C. Un albero.
2. Quando sta accadendo quello che è raccontato?
A. La mattina di Natale.
B. La Vigilia di Natale.
C. Una notte d’inverno.
3. Cosa significa la parola VIGILIA riferita a Natale?
A. Il giorno prima di Natale.
B. Il giorno successivo a quello di Natale.
C. Il giorno di Natale.
4. Perché il boscaiolo è triste?
A. Perché ha freddo ed è finita la legna.
B. Perché si annoia e non sa cosa fare.
C. Perché la sua bambina è malata.
5. Da cosa fu colpito quando arrivò nel bosco di abeti?
A. Dagli abeti coperti di neve ed illuminati dalle stelle e dalla luna.
B. Dallo spettacolo del cielo pieno di stelle.
C. Dai fiocchi di neve che volteggiavano nel buio della notte.
50 iNvErNo · pEr comprENdErE
6. Che idea gli venne?
A. Tagliare molta legna per fare una grande scorta.
B. Portare a casa un abete e adornarlo con tutto quello che poteva trovare.
C. Portare sua figlia nel bosco per mostrarle lo spettacolo meraviglioso degli abeti coperti di neve.
7. “L’albero luccicava come fosse ricoperto di GEMME”. Cosa significa questa frase?
A. L’albero brillava come se fosse ricoperto di pietre preziose.
B. Sull’albero erano spuntati nuovi e luminosi germogli.
C. L’albero scintillava perché era illuminato dalla luna e dalle stelle.
8. Cosa successe alla bambina quando vide l’abete?
A. Sorrise e si addormentò felice.
B. Battendo le mani si mise a ballare facendo festa con il suo papà.
C. Dalla grande gioia guarì.
9. Cosa vuole spiegare questa leggenda?
A. Come nasce l’albero di Natale.
B. Gli abeti addobbati sono molto belli.
C. Bisogna curare e rispettare la natura.
iNvErNo · pEr comprENdErE 51
LA PECORA DIVERSA
C’era una volta un pastore che aveva un gregge di pecore. Erano tutte pecore ubbidienti e lo seguivano ovunque egli andasse.
Tutte, tranne una. Era una pecora nera. Un giorno, mentre stava tosando le pecore dalla loro lana, la pecora nera scappò. Il pastore la inseguì, ma non riuscì a prenderla. La pecora nera si era nascosta in una grotta, decisa a non fare più ritorno nel gregge.
Viveva da sola, contenta di avere tutta la montagna per sé. Giunse però l’inverno. Un giorno, mentre la pecora si aggirava per la campagna deserta, fu sorpresa dalla neve. La nevicata era così forte che non riusciva più a trovare la sua grotta. D’un tratto scorse uno strano chiarore. Si avviò verso la luce e ritrovò la grotta.
Vide che dentro avevano trovato rifugio un uomo e una donna. La pecora nera stava per andarsene, quando vide il bambinello.
52 iNvErNo
La donna teneva il bimbo fra le braccia per infondergli calore, ma il piccolo piangeva.
La pecora nera, all’improvviso, si sentì un gran calore addosso. Entrò nella grotta, chinò il capo e si stese per terra.
La donna depose il bimbo fra la sua lana.
Il piccolo non piangeva più.
La pecora nera quasi non respirava per non svegliarlo.
Ad un tratto, però, trasalì: sulla soglia della grotta era apparso il pastore e dietro a lui c’erano le altre pecore.
“Dunque, la mia pecorella smarrita voleva conservare la sua lana per questo bambino!” disse il pastore. E ricoprì con cura il bimbo e la pecora nera col suo mantello.
tosando : radendo la lana.
infondergli calore : dargli calore.
trasalì : sussultò, si spaventò.
SOTTOLINEA le parole con l’accento e rileggile con attenzione.
iNvErNo 53
Elizabeth Heck, Sita Juncker, La pecora diversa: una storia di Natale , trad.it. di G. Agabio, Arka
IL SOGNO DI GIUSEPPE
Giuseppe si guardò intorno, guardò gli arnesi, il legno lavorato e i trucioli dintorno.
Che cosa gli era successo? Tutto era come prima eppure tutto era diverso.
Spense il lume e, rassettato per abitudine le cose, passò nel retro della bottega dove aveva il focolare, la mensa e il letto.
Rivolse nella sera la sua preghiera a Dio con animo sincero. Un pensiero fu chiaro all’improvviso e una decisione: avrebbe rimandato Maria ai suoi genitori, senza clamore né lamento, ma con rispetto e fiducia in lei e nell’opera di Dio. Poi, affaticato, si coricò.
Il sonno fu leggero: diverse volte svegliandosi aveva cercato nell’oscurità l’accenno della luce dell’alba, ma il buio della notte lo riportava al sonno.
Proprio verso l’alba venne il sogno: una luce intensa e nuova colpì il suo viso:
“Giuseppe — disse una voce celeste — Giuseppe non temere, non tirarti indietro, il Signore ha bisogno di te: prendi con te Maria come tua sposa. Il bambino che nascerà è il figlio di Dio.
Tu ne sarai il padre, per il tempo necessario, su questa terra.”
La luce del sogno si stemperò con la luce del nuovo giorno. Nel silenzio Giuseppe riascoltò nel suo cuore ogni parola udita.
La fiducia che aveva rivolto a Maria divenne più forte, come il sentimento d’affetto che provava.
Lui aveva il compito di far famiglia, una sacra famiglia.
“Sarà maschio, gli metterai nome Gesù” solo allora gli tornò in mente questo messaggio.
Gesù era un nome comune nel suo popolo; eppure, era unico se Dio stesso era in lui per salvare il mondo.
54 iNvErNo
Renata Rava, I sogni di Giuseppe , Fabbrica dei Segni
NOTTE DI NATALE
Venne un angelo al mio cuore, al mio cuore di bambino.
Disse: “Mettiti in cammino, troverai il tuo Signore più radioso di una fiamma sui ginocchi della mamma”.
Nella notte santa e bella, camminai dietro ai pastori, camminai dietro la stella coi miei piccoli dolori: a ogni passo mi sentivo più leggero e più giulivo.
Giunsi alfine ad una grotta, sopra un povero giaciglio, dalla porta vecchia e rotta, la Madonna con suo Figlio vidi, e l’angelo e il pastore adorare il mio Signore.
Adorai il Bimbo, e poi lo pregai di farmi buono e gli chiesi qualche dono qualche dono anche per voi. Il mio cuor tanto pregò che il Bambino si voltò.
iNvErNo 55
I Re
Renzo Pezzani Cantiamo
Magi
IN INVERNO
Nelle mattine di inverno un pallido sole filtra fra i rami spogli degli alberi.
È un sole povero di luce e di calore.
Alcuni giorni il freddo è più intenso e l’aria diventa gelida e pungente.
Nei fossati l’acqua forma una sottile lastra di ghiaccio e sui prati la brina decora i fili d’erba di sottili pizzi bianchi.
Viene la nebbia, prende la scena
Mescola il mondo con pappa d’avena
Vecchia sottana, mani lanose
Maga d’albume che annulla le cose
Viene la nebbia, pecora immensa
Bacia la terra una nuvola densa
Nonna di tutti, candida notte
Mare di morbide onde di latte
56 iNvErNo
Chiara Carminati e Bruno Tognolini, Nebbia , illustrazioni di Pia Valentinis, Ed. Rizzoli
IL CAPPOTTO CON TANTE TASCHE
Il signor Giacomo abitava in campagna, in una piccola fatto ria. Con lui vivevano un cane, una gatta, una mucca, due pe cor e, un asino, tre galline e un gallo, un’oca e due tortorelle. Stavano bene, assieme, e il si gnor Giacomo non si sentiv a solo anche se per arrivare in pae se do veva attraversare campi e boschi e prati.
Il signor Giacomo era un po’ tir chio, per ciò non seguiva la mo da e indossava i suoi vecchi abiti fino a quando non cadevano a pezzi.
Il cappotto, in particolare, era liso e rattoppato. “Bisogna proprio che mi com pri un cappott o nuovo” am mette va, ma non si decideva mai a farlo perché quello vec chio era un cappotto con tante tasche, tantissime, e questo gli faceva molto comodo. Finalmente, un bel giorno, il si gnor Giacomo indossò il vecchio cappotto per l’ultima volta.
“Vado in paese a comperare un cappotto nuovo. Arrivederci!” disse ai suoi animali. Attraversò campi e boschi e prati.
Era autunno inoltrato, ormai, e faceva molto freddo.
Un cappotto nuovo
In paese c’era un grande negozio con due lucide vetrine e un commesso gentile.
Il commesso mostrò al signor Giacomo molti cappotti: larghi e stretti, lunghi e corti, col collo di pelo e col cappuccio, con due bottoni, con tre bottoni, persino con sei bottoni; gliene fece pro v are uno verde e uno blu, due neri, uno marrone, tre grigi e an che uno color albicocca. Il signor Giacomo scuoteva la te sta perplesso.
“Vorrei un cappotto con mol te tasche ” disse infine al com messo.
“Quante?” chiese il commes so, desider oso di aiutarlo.
“Almeno dieci!”.
“Non esistono cappotti con dieci tasche” disse il com messo.
Andò a finire che il signor Giacomo si comprò il cappotto ver de che di tasche ne aveva solo tre, ma era morbido e caldo.
iNvErNo 57
“Bene” esclamò il commes so. “Il cappott o vecchio può la sciarlo qui, se vuole. Penserò io a buttarlo”.
“Buttarlo? Neanche per sogno!” replicò il signor Giacomo, indossandolo in fretta.
“Lo por ter ò ancora fino a casa. Poi lo metterò nel baule in solaio. Po tr ebbe servirmi, un giorno”.
Il commesso fece un profondo sospiro.
Piccoli incontri
“Ho scelto bene?” si chiede v a il signor Giacomo camminan do v erso casa con il pacco del cappotto nuovo sotto il braccio. Era così immerso nei suoi pen sieri che per poco non schiacciò un riccio.
“Ehi!” esclamò fermandosi di colpo. “Che cosa ci fai tu qui?
Dovresti essere nella tua tana”.
Il riccio tremava di freddo. Il signor Giacomo lo prese facendo bene attenzione a non pungersi e lo sistemò in una delle tasche del vecchio cappotto.
“Ti porto con me a casa, al caldo” lo rassicurò. Poco più avanti ecco un’intera famiglia di topi campagnoli. “Poverini, moriranno di freddo!” mormorò il signor Giacomo. Si chinò, li raccolse uno a uno e sistemò anche loro nelle ta sche del vecchio cappotto. Raccolse poi una civetta bianca ferita a un’ala, un coniglio selva tico, una talpa intirizzita e due ghiri mezzo addormentati.
Era ormai buio quando il signor Giacomo arrivò a casa. In ogni tasca del vecchio cappotto c’e ra un animaletto del bosco.
Al riparo nel vecchio cappotto
“Vi metterò nella stalla” disse il signor Giacomo. Però il riccio, i topolini, la civetta, il coniglio, la talpa e i ghiri non vollero uscire da quelle tasche ampie e comode. Il signor Giacomo ci pensò un po’ su e poi concluse che potevano rimanerci quanto volevano. Appese il vecchio cappotto all’appendiabiti e accese il fuoco nel camino.
58 iNvErNo
Più tardi, avvolto in una coper ta, il signor G iacomo si godeva il tepore del camino, sprofonda t o nella sua poltrona. Gli animaletti del bosco lo guar da vano in silenzio, curiosi, allungando le testoline fuori dalle ta sche.
“Non sono simpatici?” chie se il signor Giacomo alla gatta. La gatta mosse la coda infastidita. Era una gatta molto gelosa. “Resteranno con noi solo per quest’inverno” la rassicurò il si gnor Giacomo.
“Quando ver rà la primavera torneranno nei campi, nel bosco e nei prati. Tra poco nevicherà…” aggiunse, guardando fuori della finestra. Prima di notte il cielo si riempì di fiocchi e presto tutta la campa gna fu imbiancata.
“Ho comperato il cappotto nuovo appena in tempo” si ral legr ò il signor Giacomo. “Altri menti do ve avrebbero trovato ri par o tutte queste bestiole?”.
Il riccio, i topi, la civetta bianca, il coniglio selvatico, la talpa e i ghiri dormivano sprofondati al caldo nelle tasche del vecchio cappotto.
tirchio : avaro, spilorcio. liso : consumato, logoro. inoltrato : iniziato da molto, avanzato.
iNvErNo 59
Maria Vago, Dodici racconti. Per la Scuola elementare , La Scuola
perplesso : insicuro, dubbioso. intirizzita : infreddolita.
Non si sa quando, ma certamente milioni di anni fa, il signor Anno, dopo molti e difficili calcoli, divise i suoi 365 giorni in dodici parti. Chiamò ogni parte mese; le assegnò un nome e un compito ben preciso. Un mese doveva portare la neve, un altro le castagne, un altro la pioggia, un altro un caldo afoso, e così via.
“Sono soddisfatto della mia trovata!” esclamò il signor Anno, fregandosi le mani. “Il lavoro procede benissimo e gli uomini
Ma un brutto giorno le cose precipitarono, incominciarono i litigi e le invidie; ogni mese, invece di svolgere il suo lavoro, faceva quello di un altro. I mesi si comportavano proprio come i bambini, quando non si mettono d’accordo sul gioco da fare. Successe il finimondo: gli uomini aspettavano le ciliegie e cadeva la neve; aspettavano le violette e gli alberi perdevano le foglie; aspettavano le castagne e maturava il grano. Che finimondo! Sul tavolo del signor Anno incominciarono ad ammucchiarsi
Convocò allora nel suo castello i dodici mesi e li suddivise in quattro gruppi di lavoro: Primavera, Estate, Autunno, Inverno. Poi dettò loro tre regole fondamentali:
1) ogni mese deve svolgere il suo lavoro all’interno del gruppo
2) è vietato passare da un gruppo all’altro;
3) chi trasgredisce le regole sarà severamente punito.
Da allora le cose andarono meglio, ma se talvolta una stagione è un po’ bizzarra, vuol dire che i mesi del gruppo bisticciano tra loro. e termina il .
Fra tutti i mesi, febbraio è particolare perché . .
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LA LEGGENDA DEI TRE GIORNI DELLA MERLA
Gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31, capitò a Milano un inverno molto rigido. La neve aveva steso un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città.
Un merlo, una merla e i loro tre figlioletti erano venuti in città sul finire dell’estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo. Poi, per l’inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell’anno era particolarmente abbondante. Il gelo rendeva difficile trovare le provviste per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava inutilmente tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. La neve copriva ogni briciola. Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. La merla, per proteggere i suoi piccoli intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po’ di tepore. Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo.
62 iNvErNo
Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la merla e i figlioletti: erano diventati tutti neri per il fumo del camino. Nel primo giorno di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un’eccezione da favola e gli ultimi tre giorni di gennaio, di solito i più freddi, furono detti i “tre giorni della merla” per ricordare l’avventura di questa famigliola di merli.
rigido : freddo, gelido. becchime : mangime, cibo per uccelli. perlustrava : cercava, ispezionava.
iNvErNo 63
BAMBI SCOPRE L’INVERNO
Bambi fece la conoscenza del freddo quando cominciò a soffiare la bufera.
Alberi e cespugli non avevano più una foglia. Ad un tratto cadde qualcosa di bianco e di freddo: una, due, tre volte… era la neve.
Tutto, intorno a lui, aveva un aspetto completamente nuovo: più chiaro, quasi più sereno. Quando il sole si mostrava per un momento, tutto splendeva. Ma presto Bambi cessò di provar piacere per la neve: diventava sempre più difficile trovare cibo.
Già, la vita cominciava a essere davvero complicata.
RISPONDI.
Hai mai trascorso una giornata sulla neve? Ti è piaciuta?
64 iNvErNo
Felix Salten, Bambi. La vita di un capriolo , trad.it di G. Prampolini, Vallardi
IMPARIAMO A SCIARE
Imparare a sciare… è una cosa da niente. Si comprano gli sci, o li si noleggia, e ci si veste da perfetto sciatore; quando si arriva sulla pista si mettono gli sci, si tengono le gambe unite e il corpo avanti, e… si sta attenti a non cadere, tutto qui, lo può fare chiunque. Quando si sono tenute le gambe unite e il corpo in avanti e ci si lascia andare giù, si è sicuri che, dopo cinque o sei metri al massimo, si va a gambe all’aria.
Dopo il primo capitombolo, il novello sciatore si apparta e prova da solo. La pratica non è fatta altro che di capitomboli, è per questo che l’allievo si cerca una pista poco rischiosa, un tratto di montagna quasi piatto. Appena gli sci partono (e sono proprio loro a partire per primi), il corpo si irrigidisce e… si rovescia all’indietro e così si raggiunge dolorosamente e vergognosamente la fine del pendio. Ma non bisogna scoraggiarsi. Ci si unisce a qualche altro pivello e, tenendosi per mano, i tre o quattro allievi sperano di sostenersi in quei primi passi… ma il difficile a sciare non è nei primi passi…
è nei secondi! I primi passi li fanno tutti, poi la catena di mani si spezza e ognuno procede a modo proprio, seguendo liberamente il proprio modo di cadere!
iNvErNo 65
UN OMETTO PICCOLO PICCOLO
Nessuno prendeva sul serio l’ometto di neve.
“Guarda, un nano!” ridevano i bambini, passando dal prato dove abitava.
“Uno gnomo, un folletto surgelato”.
E andavano via, a giocare con certi alti, enormi, giganteschi uomini di neve. Ridevano anche i passeri, sparpagliati lì attorno, o almeno così pareva a lui, che a furia di essere preso in giro era diventato molto permaloso.
Così quella mattina, quando un bambino alto così, sì, insomma, proprio come lui, gli si fermò di fronte, non lo salutò nemmeno.
Si limitò a fissarlo come si fissa uno che ci sta disturbando.
“Senti” gli disse il bambino. E lui muto.
“Ehi!” gli disse di nuovo il bambino. E lui niente.
“Oh beh”, disse ancora il bambino con una voce piccola, “se non mi ascolti nemmeno tu che sei alto come me, chi mi ascolta, allora?”.
E scoppiò a piangere disperato.
Finalmente l’ometto di neve si addolcì.
“Ehi!” disse al bambino.
E il bambino niente, era troppo occupato a tirar su col naso.
“Senti…” gli disse ancora.
66 iNvErNo
E il bambino lo guardò sfregandosi gli occhi.
“Perché piangi?” gli chiese l’ometto di neve.
“Perché sono piccolo e mi dicono nano e nessuno vuol giocare con me” rispose il bambino.
Brutta faccenda. L’ometto di neve lo sapeva bene. Allora succedeva anche agli umani, non solo ai nani di neve. Sia come sia, si disse, questo bambino va consolato.
È così triste, e piccolo.
“Lo sai” gli disse allora, cercando di essere convincente, “che anche noi alti così un giorno cresceremo?
Ma sì, un giorno ci sveglieremo grandi e grossi e nessuno ci riconoscerà più e chi ci riconoscerà dirà:
“
Ma guarda com’è diventato alto ”, e nessuno ci dirà più nano, gnomo e quelle cose lì e potremo andare in giro nel vasto mondo, grandi e contenti”.
“Ma quanto tempo ci vuole?” domandò il bambino, interessato.
“Dipende” rispose l’ometto di neve, “per alcuni poco, per alcuni tanto, per alcuni tantissimo. Bisogna avere pazienza. Ogni momento è buono”.
Il bambino sembrava convinto.
“Ci vediamo domani” disse. E se ne andò.
La mattina dopo, c’era il sole.
Il bambino alto così corse nel prato, ma l’ometto di neve non c’era più.
Anche la neve era sparita quasi tutta.
“Si vede che era il suo momento” disse fra sé il bambino.
“È diventato grande e se n’è andato nel vasto mondo.
Guarda, qui ci sono le sue tracce”.
E gli sembrò davvero di vedere, nelle pozzanghere, orme di grandi piedi di neve.
“Beh” si disse, “se è cresciuto lui, crescerò anch’io”.
iNvErNo 67
IL GIOCO DEI RICAMI
Un mattino Bandiera sentì sul suo corpo freddo e umido qualcosa che la pungeva, ma non c’era nessuno vicino a lei. Meravigliata, gridò:
– Ehi, chi mi punge il didietro?
Le rispose una voce leggera che sembrava volare:
– Sono io! Sto giocando.
– Bel gioco davvero! – disse la foglia, –ma tu chi sei?
– Indovina.
– E chi lo sa. So che sei nascosta in qualche posto ma non so dove. Oppure che sei invisibile! – rispose Bandiera.
– Indovinato! – disse la voce, – sono invisibile. Nessuno mi vede ma ci sono e come!
– L’aria! – disse la foglia.
– Sì, sono l’aria. E siccome ora fa freddo mi diverto a punzecchiare tutte le cose: specialmente i nasi dei bambini, che a quelle punture diventano rossi come pomodori!
“Meno male che c’è qualcuno che si diverte in questo mondo triste”, pensò Bandiera, e seguì l‘aria fredda che faceva i suoi strani giochi intorno al ciliegio.
La sentì che passava veloce a sfiorare le cose e passando diceva:
68 iNvErNo
– Chi vuole pizzi e ricami per la sua coperta?
In un letto grande e ricamato presto il mondo sarà addormentato. Pizzi! Ricami! Chi li vuole?
Il ruscello, che era l’unico a chiacchierare girando davanti agli orti, non le rispose nemmeno.
– Ah sì, eh? Tu non vuoi ricami, – gli disse l’aria, avvicinandosi e soffiandogli sopra il suo gelido fiato. E pian piano chiuse l’acqua in una prigione di cristallo e non si sentì più la sua voce. Quando i bambini arrivarono lì e si accorsero che il ruscello era ghiacciato, provarono a starci sopra: era bello camminare sull’acqua diventata vetro. Poi qualcuno cominciò a correre, a darsi la spinta, a scivolare.
“Ecco un gioco bellino, – pensava Bandiera, – più che pungere il didietro”.
Ma il gioco più bello venne dopo e fu quello dei ricami.
L’aria fredda passava tra le cose e le ricamava, passava e appendeva palline bianche e trasparenti un po’ dappertutto: sui rami, sull’erba, sulle reti degli orti, persino sulla punta gialla di Bandiera. La foglia se la sentiva, dura come un corallo.
– Ehi, amica aria, – le disse, – hai posato una perlina sulla mia testa e te la sei dimenticata lì.
– Te la regalo, – rispose l’aria, – così chi passa di qui ti vedrà ornata e ti ammirerà.
– Di qui non passa ormai più nessuno, – rispose Bandiera, – ma grazie lo stesso.
E osservò il gioco dell’aria fredda che continuava. Se l’erba, di notte, invece di dormire sotto la coperta grigia del cielo, alzava la testolina e stava a parlare con le stelle, l’aria gliela faceva bella: una lunga carezza gelida e il mattino l’erba si trovava con barba e baffi bianchi.
– Chi è stato? – domandavano meravigliati i filini d’erba, ridendo.
iNvErNo 69
– Chi lo sa? – rispondeva l’aria fredda strizzando l’occhio a Bandiera.
Un giorno l’aria fredda passò tra le nuvole e disse:
È venuta l’ora di mettere a letto il mondo, e occorre una grande coperta bianca.
– Una coperta bianca grande così non c’è! – rispose una nuvola.
– Voi sarete la grande coperta bianca! – esclamò l’aria fredda. Appena le vide radunate come tante pecore, salì in alto, le sfiorò con la sua carezza e incominciò la più bella magia: le goccioline dentro le nuvole si strinsero fra di loro e diventarono stelline bianche, milioni di stelline che cominciarono a volare per il cielo come tante piccole farfalle in cerca di un posto dove posarsi.
– Cerchiamo un posto bello e stiamo vicine! – si dicevano le amiche.
– Io casco laggiù dove c’è il grano verde! – diceva una.
– Io sulla terra nera, – diceva un’altra. Chi andò sui rami del ciliegio, chi si fermò sul filo della luce a fare l’equilibrista, chi sulla punta di un palo. E se non c’era più posto, si mettevano una sulle spalle dell’altra, ammucchiate. Una si posò in testa a Bandiera.
– Mi vuoi? – disse.
– Ma sì, – rispose la foglia, – mi farai compagnia.
– Che bella perla che hai!
È un regalo dell’aria!
Mentre stava parlando, scivolò e cadde giù. Si fermò sul ramo dove una volta c’era Ombretta, vicino al cuore del vecchio albero. Ma il cuore non batteva ormai più e tutto l’albero era in silenzio.
70 iNvErNo
–
–
Mario Lodi, Bandiera , Einaudi Ragazzi
IL BERRETTO DA SOGNI
Tersillo controllò ancora una vol ta la sua dispensa. C’era tutto quello che poteva servirgli per affrontare l’inverno. Sugli scaffali, ben ordinati, sta v ano funghi, bacche, ghiande, marmellata di more, di lamponi e di rose, erbe profumate, mie le, noci e nocciole.
Aveva lavorato duramente per raccogliere tutte quelle provvi ste, ma ora poteva stare tran quillo.
Come tutti i minignomi, Tersillo passava i mesi più freddi dell’an no ben tappat o dentro la sua ca sa sotterranea.
Faceva lunghe dormite.
Poi si svegliava, si preparava una tisana calda, mangiava qualche nocciola, un po’ di mar mellata, due o tr e bacche e di nuovo tornava a rannicchiarsi nel suo letto imbottito di morbi de piume.
Così per giorni e giorni.
Tersillo però non si annoiava perché, mentre dormiva, sogna v a e faceva sogni bellissimi gra zie al suo berr etto da sogni. A vederlo sembrava un normale berretto da notte, ma in realtà era proprio un berretto da sogni.
“È ora di toglierlo dalla cas sapanca! ” esclamò Tersillo guardando fuori della finestra.
Il cielo era livido, coperto da nu v ole basse e pesanti.
Di lì a po co si sar ebbe scatenata una bu f era e con lei sarebbe giunto l’in v erno. Nessuno, dopo la bufe ra di neve, avrebbe più osato av v enturarsi fuori: c’era il rischio di finire congelati.
“Brrr!” tremò Tersillo.
Tolse dalla cassapanca la tra punta pesante, le babbucce col pelo e… dov’era finito il suo ber r etto da sogni?
Tersillo non riusciva a trovarlo. Guardò bene, guardò benissi mo: non c ’era!
Dove poteva essere finito? Tersillo era un minignomo ordi nat o e ricordava di avercelo messo la primavera passata.
iNvErNo 71
Ci aveva messo anche la sua vec chia giacca, lisa e rattoppata e la cintura con la fibbia rotta. Anche la giacca e la cintura era no scomparse. Chi mai poteva essere il ladro?
Pensa e ripensa
I minignomibambini!
Ecco chi aveva preso la giacca e la cintura e il suo berretto da sogni!
Tersillo si ricordò improvvisa mente che qualche giorno prima i minignomibambini gli avevano chiesto vecchi indumenti.
Volevano fare un minignomo di neve, mentre ancora si poteva correre per il bosco.
“Sono nella cassapanca!” a veva detto Tersillo ed era uscito a cercare le bacche di rosa canina. I minignomibambini avevano vi st o il fiocco spelacchiato del ber r etto da sogni e avevano pensa t o che potevano prendere anche quello. Era andata di sicuro così.
E ora? Che cosa poteva fare?
Per ritrovare il berretto avrebbe dovuto esplorare tutto il bosco fi no a imbattersi nel minignomo di neve. Tersillo tornò ad affacciarsi alla finestra. La tempesta si sarebbe scatenata presto.
Alla ricerca del berretto
Infine si decise. Si coprì bene, calzò gli stivali imbottiti e fu pron t o a uscire. Fuori, subito lo investirono raffi che violente di vento.
72 iNvErNo
Tersillo avanzava piegato in due. Aveva poco tempo e, forse, mol t o cammino da fare. Il freddo gli faceva lacrimare gli occhi, però conosceva molto bene il bosco e procedeva sicuro. Ed ecco ad un tratto apparire una sagoma colorata.
Un cespuglio di corniolo la nascondeva in parte, ma Tersillo riconobbe il colore della sua vec chia giacca. La indossa va un minignomo di neve.
Eccolo lì, davanti a lui. Il mini gnomo gli sorride va con simpa tia. Aveva la sua giacca, la sua cintura e, in testa, il suo berretto da sogni.
“Buongiorno!” gli disse gen tilmente.
“Buongiorno!” rispose Ter sillo.
“Sta per scatenarsi una tem pesta di ne ve” lo avvisò il mi nignomo di neve.
“Ehm… ehm… quel berretto… è il mio!” disse Tersillo. “È il mio berretto da sogni”.
“È molto comodo” rispose il minignomo di neve. “Come mi sta?”.
“Bene… molto bene” rispo se Tersillo.
Come dire a quel minignomo di neve simpatico e gentile di rendergli il berretto da sogni? Avrebbe potuto offendersi.
Fu proprio il minignomo di neve a toglierlo d’imbarazzo.
“Lo vuoi?” gli chiese sorri dendo.
“Beh, ecco, sì. Ma se serve a te, puoi tenerlo. Con questo freddo…”. “Scherzi?” rise il minignomo di neve. “A me piace il freddo”.
“È un berretto da sogni. Se lo indossi mentre dormi, fai dei bellissimi sogni” gli spiegò since ramente Tersillo.
“Oh, ma io non dormo mai! Non mi importa sognare. Prefe risco fare una bella chiacchierata. Le occasioni di incontrare qualcuno nel bosco, in pieno in v erno, sono così poche che non voglio lasciarmene scappare nemmeno una. Per questo non dormo mai”.
“Capisco…” disse Tersillo.
“Gli uccelli hanno molte cose interessanti da dire” continuò il minignomo di neve “e anche i cervi e gli ermellini e i lupi… Perciò riprendi pure il tuo berretto da sogni” concluse sorridendo.
iNvErNo 73
“Grazie!”.
“E tornatene subito a casa o la tempesta di neve ti sorpren derà per strada”.
Tersillo salutò il minignomo di neve e si affrettò a seguire il suo consiglio.
L’aria diventava sempre più fredda, il vento sempre più for te. Tersillo si mise a correre. Il suo piccolo cuore batteva forte; aveva gli occhi pieni di lacrime e il naso ghiacciato. Cadevano piccoli fiocchi gelati, sempre più fitti. Tersillo avanzava con la testa bassa. Il sentiero era ormai scomparso, ma il minignomo conosceva il bosco come le pro prie tasche.
Finalmente giunse a casa. Appena in tempo. Mentre apri v a la porta entrò con lui un gran turbinio di neve che invase la piccola stanza. E ancora non aveva finito di chiudere la porta alle sue spalle, che fuori si sca tenò la buf era.
Tersillo si lasciò cadere esausto sul tappeto di muschio. Dopo che ebbe ripreso un po’ fiato, si tolse gli stivali e gli abiti bagnati e si infilò la sua lunga, larga, morbida camicia da notte.
Sistemò sul comodino accanto al letto un bicchiere di rugiada e una candela. Poi si calcò be ne in testa il suo berr etto da so gni.
Era pronto.
Si infilò nel letto tirandosi la co per ta fin sul naso.
Come si stava bene, lì al calduc cio, mentr e fuori la tempesta ur la va e fischiava e avvolgeva ogni cosa col suo gelido fiato.
Presto sarebbe arrivato il sonno e, con il sonno, i sogni: tutti i bellissimi sogni, colorati come un prato in primavera, che stavano nel berretto da sogni.
tisana : bevanda calda simile al tè. tra punta : coperta imbottita.
lisa : molto consumata perché molto usata.
74 iNvErNo
Maria Vago, Dodici racconti. Per la Scuola elementare , La Scuola
1. Chi è il personaggio principale del racconto che hai letto?
A. Un bambino di nome Tersillo.
B. Un minignomo di nome Tersillo.
C. Un pupazzo di neve.
2. Cosa fa Tersillo all’inizio della storia?
A. Esce nella bufera di neve.
B. Controlla la dispensa.
C. Dorme.
3. Indica quale azione Tersillo NON fa durante l’inverno.
A. Faceva sogni bellissimi.
B. Si rannicchiava nel suo letto.
C. Andava a passeggio.
4. Cosa significa livido?
A. Sereno.
B. Scuro.
C. Azzurro.
5. Cosa sono le babbucce?
A. Pantofole.
B. Pantaloni.
C. Scimmie.
6. Chi sono i minignomibambini?
A. Pupazzi di neve.
B. Figli di Tersillo.
C. Minignomi piccoli di età.
7. Cosa si potrebbe scrivere al posto della parola indumenti?
A. Abiti.
B. Macchine.
C. Scarpe.
8. Chi è la sagoma colorata che vede Tersillo?
A. Una persona.
B. Un minignomo di neve.
C. Un fantasma.
9. Cosa vuol dire che fu proprio il minignomo di neve “a toglierlo di imbarazzo”? Fu lui…
A. a toglierlo dalla fretta.
B. a toglierlo dalla neve.
C. a toglierlo dal disagio, dalla vergogna.
10. Perché verso la fine Tersillo è esausto?
A. Perché non ritrova il suo cappello.
B. Perché ha dormito troppo.
C. Perché ha corso tanto nella bufera.
11. Cos’è la cosa più importante per Tersillo?
A. Giocare a palle di neve.
B. Comprare un berretto nuovo.
C. Dormire e sognare.
iNvErNo · pEr comprENdErE 75
Dopo aver letto Il berretto da sogni , rispondi.
IL SOLE E LE VIOLE
Che calduccio stare al sole presso l’uscio in campagna; par che odorino le viole lungo i cigli della via. La via è bianca e azzurro il cielo e verdina la pianura; c’è nell’aria come un velo che ravvolge campi e mura.
Pier Paolo Pasolini
IL RAMO RUBATO
Ancora non se n’è andato l’inverno e il melo appare trasformato d’improvviso in cascata di stelle odorose.
APRILE
Aprile, il gran pittore, va a spasso col pennello e mette giù colore per fare il mondo bello. Con mano lieve stende il verde sopra i prati e le corolle accende ai fior che son sbocciati.
Dipinge col celeste
l’occhietto ai fiordalisi; col bianco fa la veste dei candidi narcisi; alle margheritine mette nel cuore il giallo; alle campanelline dà un tocco di corallo. Di luce e di colore veste la terra intera. Poi domanda il pittore: “Ti piace, o primavera?”
P. Antico
Pablo Neruda
SIAMO IN PRIMAVERA Illustra la primavera.
Primavera,
Cantiamo L’inverno è
IL RITMO DELLE STAGIONI PRIMAVERA
ARTE E IMMAGINE Ascoltiamo
Vivaldi
passato
PRIMORAGGIO
La primavera non viene quando vogliamo noi, ma quando il sole, con i suoi raggi, riesce a fare il primo buco nella coperta grigia del cielo ricamata di nuvole, sotto la quale dormono le cose della terra durante l’inverno. Quel mattino un raggio più forte degli altri, spingi e spingi, scalda e scalda, forò la coperta grigia e andò sulla terra.
Lì vicino c’era un grande albero con le braccia aperte, nudo senza neanche una foglia: si era addormentato così e dormiva ancora.
Il raggio di luce giocò un po’ fra i suoi rami, carezzò le rughe del suo tronco, scivolò giù fin dove i piedi entravano nella terra e gli disse:
“Vecchio ciliegio, sveglia! Ti ho portato la primavera! Sveglia dormiglione, è ormai l’ora, non poltrire!”.
Ma il vecchio ciliegio continuava a dormire. Allora Primoraggio si guardò intorno, ma c’era un gran silenzio. Si avvicinò al ruscello, che di solito cantava,
78 primAvErA
e lo trovò prigioniero di una lastra di ghiaccio sottile, ma dura come il vetro.
Primoraggio lo scaldò e pian piano l’acqua si mise a scorrere, ridendo con la sua voce d’argento.
Primoraggio entrò nell’acqua e mandò scintille lucenti tutt’intorno. Poi si arrampicò sul muro di un orto e visitò le crepe e i buchi. Da un buco si affacciò una lucertola ancora tutta fredda e si allungò al sole. Primoraggio la accarezzò e il cuore della lucertola cominciò a battere sempre più forte, e lei era contenta perché era ancora viva. Intanto, la coperta bucata da Primoraggio fu bucata da un altro raggio e poi da un altro ancora.
Cento e più raggi fecero a pezzi la coperta grigia e le nuvole fuggirono.
La terra fu piena di luce.
Una formica gridò al vecchio ciliegio:
“Su, dormiglione! Svegliati!”.
Il vecchio tronco sbadigliò. In quel momento un dolce calore si sparse per tutto il suo corpo: nel tronco, nelle braccia, nei piedi. “Bene” sussurrò
“Sono ancora vivo. Ricominciamo a lavorare”.
E cominciò.
primAvErA 79
Mario Lodi, Bandiera , Einaudi Ragazzi
Dopo aver letto Primoraggio , rispondi.
1. Numera le righe del racconto. Quante sono? .
2. Quando arriva la primavera, secondo l’autore del racconto?
A. Quando vogliamo noi.
B. A febbraio.
C. Quando il sole fa il primo buco nelle nuvole.
3. Chi incontra per primo il raggio di sole?
A. Un ruscello.
B. Un ciliegio.
C. Una lucertola.
4. Il raggio di luce tenta di svegliare il ciliegio compiendo quattro azioni: scegli l’ordine esatto (righe 14, 15, 16, 17).
A. Gioca fra i rami; chiama il ciliegio; scivola sulle radici; accarezza il tronco.
B. Gioca fra i rami; accarezza il tronco; scivola sulle radici; chiama il ciliegio.
C. Accarezza il tronco; scivola sulle radici; gioca fra i rami; chiama il ciliegio.
5. Poltrire (riga 20) significa…
A. dormire su una poltrona.
B. togliere la polvere.
C. stare senza far niente.
6. Riconosci e sottolinea nomi, articoli, verbi, preposizioni semplici in queste frasi.
Primoraggio scaldò la lastra di ghiaccio sottile; l’acqua cominciò a scorrere.
7. Cosa sono le crepe nel muro dell’orto? (righe 30-31)
A. Buchi profondi.
B. Spaccature, fessure.
C. Macchie di umido.
8. Scegli la frase scritta correttamente.
A. Il quore della lucertola comincio a battere.
B. Il cuore della lucertola cominciò a batere.
C. Il cuore della lucertola cominciò a battere.
9. Cosa convince il ciliegio a rimettersi al lavoro? (righe da 43 a 46)
A. La scoperta di essere ancora vivo.
B. Le grida della formica.
C. I raggi che spaccano le nuvole.
10. Chi è il protagonista del racconto?
A. Il ciliegio.
B. Primoraggio.
C. La lucertola.
80 primAvErA · pEr comprENdErE
LA TERRA SI RISVEGLIA
La terra si era addormentata. Una lunga pioggia leggera è scesa a cullare la fine del suo sonno.
Lei la sentiva, ma ancora non si svegliava; dolce dormire. Sorrideva, dietro le palpebre chiuse.
La pioggia, picchiandola con lunghe dita leggere, le faceva il solletico e le diceva pian piano: “Svegliati!” e poi: “Su, su, è l’ora, vestiti!”.
E la terra fingeva ancora di dormire, perché nulla era più dolce di quella carezza leggera e di quel dormiveglia. Alla fine una margheritina bianca, uno strano ciclamino e un’allegra primula hanno aperto gli occhi ed è rimasto un odore di terra bagnata nei giardini.
Achille Campanile
primAvErA · doppiE 81
CERCHIA le parole con le doppie .
È TEMPO DI NIDI
È giunto il tempo dei nidi.
Gli uccellini, a due a due, lavorano per prepararsi una casetta: tra l’erba, sui rami, sotto le tettoie… C’è chi taglia, chi impasta, chi intreccia.
Appena il nido è pronto, le femmine depongono le uova e si mettono a covarle.
Quando i piccoli sono nati, i maschi si preoccupano di procurare loro il cibo.
Giungono finalmente i giorni dei primi voli.
Sono le mamme che fanno saltare i figli da un ramo all’altro, per insegnar loro a volare. E i voli, giorno dopo giorno, si faranno sempre più lunghi e sicuri.
procurare : cercare e trovare. giungono : arrivano.
82 primAvErA
Fabio Tombari, Il libro degli animali , Oscar Mondadori
DI CHI È QUESTO NIDO?
Anche gli uccelli hanno una casetta dove allevano i loro piccoli: il nido.
Ognuno lo costruisce a modo suo. La cornacchia, la gazza e il merlo costruiscono la loro casa sui rami degli alberi.
Il picchio verde e la civetta si rifugiano nei tronchi cavi, mentre il tordo, la capinera, il ciuffolotto scelgono le siepi. La rondine, lo stornello e il passerotto preferiscono invece costruire il loro nido sotto i tetti delle case.
Teo e Marina, incuriositi, li osservano mentre raccolgono il materiale necessario alla costruzione: paglia, muschio, ramoscelli, fango, fili d’erba.
Tutto è utile per questi piccoli muratori con le ali.
Alain Grée, Louis Camps
RISCRIVI sul quaderno i nomi degli uccelli con il loro articolo
primAvErA · ArTicoli 83
IL PROFUMO DEI FIORI
Tanto tempo fa, in una bella mattina d’aprile, tre farfalle si annoiavano sedute sui fili d’erba.
All’improvviso, un’ape passò davanti a loro a gran velocità. “Dove vai, ape, così di fretta?”.
“Devo ancora visitare sessantaquattro fiori prima del tramonto e poi tornare all’alveare! Ma non vedo più bene, sono invecchiata e non riesco a distinguere un fiore dall’altro”. Le tre farfalle decisero di aiutarla.
“Vieni domani all’alba! Andremo dal vecchio maggiolino che vive sotto la grande quercia. Solo lui può darci un consiglio”.
Il vecchio maggiolino ascoltò e poi disse:
“Se la vostra amica ape non riconosce più il colore e la forma dei fiori, bisogna che ogni fiore abbia qualcos’altro di diverso, di particolare … Il profumo, per esempio!”.
“Sì, ma come possiamo fare?” chiesero le farfalle.
“È molto semplice, però avrò bisogno del vostro aiuto”.
“Urrà!” gridarono le tre farfalle, contente di avere finalmente qualcosa da fare!
84 primAvErA
“Domani mattina”, disse il saggio maggiolino “allo spuntar del sole andrete a prendere da ogni foglia una goccia di rugiada fresca e la porterete sopra ogni fiore… Quando il primo raggio di sole toccherà la goccia di rugiada, questa si trasformerà in profumo e ogni fiore avrà il suo”. Le tre amiche partirono e andarono dalle altre farfalle a cercare aiuto.
All’alba, tutte le gocce di rugiada erano state raccolte e depositate delicatamente sul cuore di ogni fiore. Ed ecco… meraviglia!
Quando il primo raggio di sole si posò sulla goccia di rugiada, nacque d’incanto un delizioso profumo. Ogni fiore aveva il suo e scopriva, stupito, quello del suo vicino: era un gioioso concerto di esclamazioni!
depositate : appoggiate. d’incanto : come per un incantesimo. esclamazioni : parole e frasi dette ad alta voce.
primAvErA 85
Sylvie Queyron, Il profumo dei fiori , Il Capitello
LA RISURREZIONE
Il sole non era ancora nato, quando Maria Maddalena e le altre donne si avviarono al sepolcro.
Ma quando furono vicine, lo stupore le fermò.
Alla luce del giorno scorsero la pietra del sepolcro caduta e il sepolcro aperto.
Sul principio non videro nulla, ma poi un nuovo terrore le scosse. A destra, seduto, un giovanotto con la veste bianca splendente come neve pareva aspettarle.
“Non vi spaventate. Colui che cercate non è qui. Non vi ricordate? Egli disse che il terzo giorno sarebbe risorto. Andate dai suoi fratelli e dite che Gesù è risuscitato e che presto lo rivedranno…”.
86 primAvErA
Giovanni Papini, La spia del mondo. Schegge di poesia e di esperienza , Vallecchi si avviarono : camminarono verso.
L’UOVO DI PASQUA
Il piccolo uovo di Pasqua ci veniva regalato alla Domenica delle Palme. Si poteva aprire solo il giorno di Pasqua a tavola. Per un’intera settimana la sorpresa continuava a battere dentro il guscio sottile sul quale era scritto con lo zucchero “Buona Pasqua”. L’uovo aveva un ricamo di cioccolato e c’era un nido con piccole uova fatte di confettini.
La Domenica delle Palme non assaggiavamo nulla.
Il lunedì staccavamo i confettini, il martedì il nido.
Il mercoledì si leggeva “ona Pas” perché le altre lettere erano state mangiate.
Il giovedì l’augurio era finito.
Il Venerdì santo, niente.
La Domenica finalmente lo aprivamo. La sorpresa era un anellino che infilavamo subito al dito e non riuscivamo più a sfilare nemmeno col sapone.
Dell’uovo restava solo una traccia sulle dita, che continuavamo a succhiare fino al giorno dopo.
primAvErA 87
Adattamento da Giovanni Mosca, Questi nostri figli , Rizzoli
CAMPANE DI PASQUA
Campane di Pasqua, festose, che a gloria quest’oggi cantate, oh voci vicine e lontane che Cristo risorto annunciate, ci dite con voci serene: “Fratelli, vogliatevi bene! Tendete la mano al fratello, aprite le braccia al perdono; nel giorno del Cristo risorto ognuno risorga più buono!”. E sopra la terra fiorita, cantate, oh campane sonore, ch’è bella, ch’è buona la vita, se schiude la porta all’amore.
88 primAvErA
Gianni Rodari
BRUCOLINO
“Crac… crac… finalmente un po’ di luce!” esclamò Brucolino, affacciandosi a una piccola finestra rotonda, scavata nella pancia di una grossa mela rossa.
Girò la testa di qua e di là e poi brontolò:
“Sono stanco di stare al buio. Voglio vedere il mondo”.
Così dicendo, Brucolino uscì dalla finestrella e incominciò ad avanzare: ad ogni passo inarcava il suo roseo corpicino, poi si fermava, guardava intorno ed esclamava:
“Com’è bello il mondo!”.
Brucolino percorse tanta strada finché si trovò tra l’erba del prato. Si fermò sotto un ciuffo verde per riposare e disse:
“Chissà come sono finito nella pancia della mela?!!”. Un grillo, che aveva la tana lì vicino e aveva sentito le parole del bruco, gli chiese:
“Amico, non sai proprio come sei finito nella pancia della mela? Non te l’ha detto la tua mamma?”.
“No!” disse Brucolino “E non so nemmeno chi sia la mia mamma. E tu lo sai?”.
“Certamente! Ora te lo spiego.
La tua mamma era una bella farfalla e un giorno depose nel cuore di un fiore di melo tanti ovetti.
Il cuore del fiore crebbe crebbe e diventò una grossa mela, ma dentro era rimasto prigioniero un ovetto e nell’ovetto c’eri tu che stavi per nascere.
Appena nato, hai cominciato a mangiucchiare la mela.
Mangia mangia, sei cresciuto e sei uscito a vedere il mondo. Anche tu diventerai una farfalla come la tua mamma.
Questa, però, è un’altra storia e la scoprirai da te”.
inarcava : curvava, piegava.
primAvErA 89
BRUCOLINO TRASFORMISTA
Nel prato, Brucolino conobbe tanti insetti: la rossa coccinella, la verde cavalletta, la laboriosa formica; vide il colore dei fiori; assaggiò una quantità di piantine.
Continuò questa vita beata finché, una mattina, brontolò:
“Oggi non mi sento di mangiare, la pelle comincia a tirarmi da tutte le parti… ho voglia di dormire”.
Si sistemò in un buchetto che aveva trovato nella corteccia di un albero e chiuse gli occhi.
Stava per addormentarsi, quando dalla sua bocca incominciò a uscire un sottile filo di bava che all’aria diventava resistente. Dapprima Brucolino si meravigliò, poi pensò di avvolgerselo attorno al corpo e di chiudersi in un bozzolo.
Finito il lavoro, si addormentò e dormì per alcuni giorni. Intanto il suo corpo si trasformava lentamente. Una mattina Brucolino si svegliò e, quando aprì gli occhietti, vide intorno a sé il buio. Allora incominciò a rodere il bozzolo e finalmente, attraverso un piccolo foro, vide la luce.
Stava per muoversi quando due ali, che si erano formate sul suo corpo durante il sonno, incominciarono a vibrare. Così Brucolino, uscito dal bozzolo, volò leggero nell’aria.
“Sono una farfalla… sono una farfalla!!!” gridava felice.
E andò in cerca di un buco, sotto la corteccia di un albero, per deporre le uova da cui sarebbero nati tanti piccoli bruchi.
metamorfosi : trasformazione attraverso la quale passano molti insetti prima di diventare adulti.
primAvErA 91
LETTURA SICURA
IN PRIMAVERA
FIORI SELVATICI
Ai bordi delle strade, nei prati, nei boschi, sulle rive dei ruscelli crescono i fiori selvatici: ranuncoli, trifogli, campanule. Quando troviamo un fiore di cui conosciamo il nome è una piccola gioia, è un po’ come ritrovare un amico.
AL PARCO
Oggi è una giornata di sole, ma l’aria è ancora fresca. Nel pomeriggio, dopo la scuola, vado al parco in bicicletta. In questi giorni il parco è pieno di gente: ai giochi ci sono tanti bambini e sulle panchine sono seduti i nonni. Tutti vogliono stare all’aria aperta.
UNA FARFALLA PIGRA
Per far più presto e per andar senza fatica, la farfalla si posò sul collo della rondine.
Quando fu in alto non vide più i suoi fiori, vide invece il mare aperto. La rondine mosse il collo, la farfalla cadde nel mare, e disse:
“Ah! Quanto sarebbe stato meglio che fossi volata sulle mie ali!
Sarei arrivata un po’ stanca, ma in mezzo ai fiori.”
primAvErA · lETTurASicurA
PER UNA LETTURA SiCURA
LEGGO TANTiSSiME VOLTE, A VOCE ALTA E CON CALMA.
L’ORTO
Oggi a scuola abbiamo seminato l’insalata.
È venuto il nonno di un nostro compagno, siamo scesi in cortile e abbiamo messo i semi dell’insalata nel terreno del nostro piccolo orto: potremo raccoglierla a maggio o a giugno, prima della fine della scuola.
Nella terra vicino al vialetto dell’uscita ognuno di noi ha messo un bulbo e ora aspettiamo che cresca e fiorisca.
IL GRANO
Le spighe di grano maturano a giugno.
Le pannocchie di granoturco, invece, si raccolgono a settembre.
I chicchi di mais macinati danno la farina gialla.
La farina gialla cotta diventa polenta.
I pop-corn sono chicchi di mais abbrustoliti in padella.
È emozionante gustarli al cinema.
93
L’APE CAMILLA
Da una finestrella del suo alveare, l’ape Camilla stava scoprendo il mondo. Sotto gli occhi inteneriti della regina delle api, Camilla guardava incantata la bellezza dei fiori. Ma a un certo punto vide passare una cavalletta, e allora si rivolse alla regina:
“Oh, come mi piacerebbe saltare come lei da un ciuffo all’altro! Per piacere, pensaci tu…”.
La regina era anche una fata, e non le fu difficile esaudire il desiderio della piccola ape.
Camilla, diventata cavalletta, si mise a fare salti sempre più alti, distendendo le sue lunghe zampe. Si stava dondolando in cima a un ramoscello quando vide, posata sopra una margherita, una farfalla che apriva le ali e spiccava il volo.
Camilla disse alla regina: “Oh, come mi piacerebbe volare con ali così belle! Per piacere pensaci tu…”.
Allora la regina la tramutò in farfalla. Svolazzare qua e là, libera e leggera, piaceva moltissimo a Camilla. Ma poi vide passare una coccinella e fu colpita da quel bel corpicino rosso a puntini neri. Le sue ali di farfalla, in confronto, erano così pallide!
Allora disse alla sua regina, che non l’aveva mai persa d’occhio:
“Oh, come mi piacerebbe essere una coccinella! Per piacere pensaci tu…” e Camilla diventò una coccinella. Le piaceva tanto sentire il rumore che facevano le sue ali mentre volava.
Dopo un po’ imitando le sue compagne coccinelle, assaggiò un pidocchio che infestava un albero, ma provò disgusto.
Proprio in quel momento, un’ape con le zampine coperte di polline aspirò il nettare di un fiore.
“Tu sì che hai l’aria di mangiare cose buone… Che cosa stai facendo? E dove vai?” le chiese Camilla.
“Zzz… Che cosa faccio? Faccio scorta di nettare
94 primAvErA
per fare il miele!” ronzò l’ape. Poi aggiunse con una punta d’orgoglio: “Soltanto noi api siamo capaci di fare il miele!”. “Oh, come mi piacerebbe essere un’ape e fare il miele con tutti questi fiori profumati!” esclamò Camilla. La regina sorrise e la fece ridiventare la piccola ape di prima. Camilla si mise subito a succhiare il nettare dei fiori come tutte le altre api. Andava e veniva dai fiori all’alveare, tutta indaffarata. Da quel giorno Camilla diventò una brava ape laboriosa, e mai più desiderò essere diversa da quello che era.
indaffarata : con molti impegni. laboriosa : concentrata nel suo lavoro.
primAvErA 95
Françoise Bobe Tratto da AA.VV., Storie per tutte le stagioni , trad.it. di M. Vidale, Einaudi Ragazzi
L’ORTO
L’orto era così bello e così ordinato che pareva un giardino. Dalla parte del fiume il nonno aveva una fila di meli e in fondo una piccola vigna. Tutto il resto era diviso in tante strisce regolari, tra le quali passavano dei canaletti d’acqua che servivano per irrigare. Ogni striscia di terra era coltivata in modo diverso a seconda delle stagioni: c’erano le carote, le insalate, i cavoli, le patate, le cipolle: insomma tutti i tipi di ortaggi. Il nonno in una parte seminava e innaffiava e dall’altra raccoglieva; e così tutto l’anno. A camminarci in mezzo, l’orto non era mai vuoto, ma soprattutto era bellissimo in primavera, quando i meli erano in fiore, gli ortaggi appena spuntati e il ciliegio tutto ricoperto di bianco.
96 primAvErA
Angela Nanetti, Mio nonno era un ciliegio , Einaudi Ragazzi
LE FORMICHE
Alcune specie di formiche vivono nel terreno, altre nel legno, altre ancora, come la formica rossa dei boschi, in cumuli di aghi di conifere. Scavano gallerie provviste di dispense, dove ammassano le riserve alimentari (semi, animaletti morti…).
Sono animali sociali e vivono in grandi colonie. In ogni formicaio vive una regina, che depone le uova. Le formiche operaie, invece, allevano le larve, procurano il cibo e difendono la colonia dagli attacchi di altri animali. Le formiche si nutrono di sostanze vegetali o di animali in decomposizione; succhiano volentieri anche la linfa dolciastra di alcune piante.
Sergio Abram
conifere : piante che hanno le foglie ad aghi (abeti, pini, ecc.) e i frutti a cono (pigne).
colonie : insieme di animali della stessa specie.
SOTTOLINEA le parole con la C e con la G e TRASCRIVILE in due colonne: SUONO DOLCE , SUONO DURO
primAvErA · c,G:SuoNo dolcE,SuoNo duro 97
INDOVINA TU…
Son talor fresca sorgente, son ruscello e son torrente, sono mare, lago, fonte, passo pure sotto il ponte.
A formar le nubi in cielo salgo come un lieve velo; dentro i fiori mi nascondo, nella terra mi sprofondo.
Sono ghiaccio e bianca neve, son ristoro a chi mi beve; sono pioggia chiacchierina; sai chi sono? Su indovina. Sono l’acqua cristallina!
Ascoltiamo
La goccia, Chopin
Cantiamo
Il secchio, la corda, il pozzo
ARTE E IMMAGINE
ILLUSTRA le nuvole.
98 primAvErA
Teresa Stagni
IL SOLE E LA GOCCIA
“Perché mi riscaldi così, sole?” domandava una goccia d’acqua nel mare
“Mi fai evaporare e mi distruggi”.
“Zitta!” rispose il sole
“Ti renderò leggera e ti porterò in alto nel cielo”.
“Ma io amo la terra e il mare!” rispose la goccia.
“Zitta!” ripeté il sole “Poi tornerai sulla terra; sarai una gocciolina di rugiada, bella come un diamante, o un fiocchetto di neve, o una perla di brina, oppure una goccia di pioggia. Allora farai tanto bene alle piante.
Poi, con le altre gocce dei fiumi e dei torrenti, ritornerai nel mare, oppure risalirai al cielo a formare le nuvole…”.
“Vengo, vengo!” disse la goccia, e salì agile e vaporosa verso l’alto.
SCHERZI D’ACQUA
Salve! Son l’acqua e mi trasformo, son sempre viva di notte e di giorno: se a goccioline cado dall’alto, chiamami PIOGGIA e a terra poi salto! Se a fiocchi lievi scendo dal cielo, chiamami NEVE son tutta un velo! Se imbianco il prato alla mattina, appena mi vedi chiamami BRINA! E se nascondo le case e la gente, chiamami NEBBIA che non vedi niente!
primAvErA 99
Cristina Bianchi
101
I COLORI INUTILI
«Buongiorno, è aperto?» chiese la bambina. «Oggi sì» rispose il negoziante.
«Che cosa c'è in quelle scatole che tieni in vetrina?»
«I colori inutili»
«E a che cosa servono?»
«A colorare tutto» spiegò il vecchio. «Quando li usi, ogni cosa intorno a te può essere del colore che desideri.»
«Che bello!» esclamò entusiasta. «Ma perché dici che sono inutili?»
aggiunse poi un po’ perplessa.
«Questo lo scoprirai da te» rispose serio il negoziante, mentre le porgeva una delle scatole che erano sul banco. Il mattino dopo la mamma la svegliò presto con la bella notizia che nella notte aveva nevicato, perché era inverno, e che tutta la città adesso era bianca.
Allegra e felice la bambina si vestì in gran fretta per correre subito in cortile a giocare con la neve insieme agli amici e si scordò della scatola dei colori.
L’inverno era ormai passato da tempo quando una sera la bambina scoprì la scatola dei colori abbandonata in un angolo.
«Domani colorerò tutto di verde!»
Ma il giorno dopo era d’improvviso scoppiata la primavera e la mamma, spalancando la finestra, le indicò l’erba verde dei prati e i rami degli alberi ricoperti dal verde delle nuove foglioline. E non appena fu pronta l’accompagnò nel giardinetto davanti a casa a correre incontro alla bella giornata sulla sua biciclettina. Così, di nuovo, la scatola e i suoi colori furono dimenticati.
102
La bambina li ritrovò soltanto quell’estate, proprio il giorno in cui con la famiglia stava partendo per le vacanze. Perciò si disse che il mattino dopo finalmente l’avrebbe aperta per colorare tutto di azzurro. Invece, appena si fu svegliata, la mamma la chiamò per ammirare con lei il meraviglioso spettacolo di quell’immenso mare azzurro sotto la cupola dell’infinito cielo azzurro e i mille riflessi che si riverberavano su ogni cosa. E senza perdere un momento corsero impazienti alla spiaggia. E ancora una volta la bambina non pensò più alla scatola dei colori. Era già l’inizio dell’autunno quando la bambina la ritrovò. Il mattino portò nuovamente un’altra inattesa sorpresa: le grandi chiome degli alberi nei viali intorno a casa erano diventate gialle, colorando tutto di sorprendenti toni e sfumature di giallo. Anche il vecchio rampicante aveva ricoperto con un manto d’oro il muro della casa di fronte e le prime foglie gialle cadute dai rami formavano preziosi tappeti sui marciapiedi. La bambina restò affacciata al davanzale a pensare, con la scatola dei colori in mano, e l’aveva ancora con sé quando uscì con la mamma per le spese.
RISPONDI.
Ha ragione il vecchio negoziante nel dire che i colori dati alla bambina sono inutili? Perché?
“il vecchio rampicante aveva ricoperto con un manto d’oro il muro della casa di fronte”. A quale stagione si riferisce questa frase?
A. primavera
B. estate
COLORA. autunno
Quali colori per ogni stagione?
E tu quali colori sceglieresti?
primAvErA
CHE SVENTATO!
Gigi cerca il suo berretto.
Dove mai l’avrà ficcato?
Nei cantucci, sotto il letto va a frugar tutto affannato.
Cerca, sbuffa, smania, pesta…
poi s’accorge: ce l’ha in testa.
Lina Schwarz
INSIEME
È tanto bello quando si è amici, giocare insieme, sentirsi felici.
Ascoltiamo
Il carnevale degli animali, Saint-Saens
Cantiamo
DO-RE-MI
Col mio amico è bello parlare, avere mille segreti da raccontare, e ridere insieme ridere assai: i motivi per ridere non mancano mai.
Gyo Fujikava
104 ioEGliAlTri
IO E GLI ALTRI
ARTE E IMMAGINE IL RITMO DELLE STAGIONI IO E GLI ALTRI
ILLUSTRA la tua casa.
ALBUM DI FAMIGLIA
Mi è capitato per le mani un vecchio album di fotografie. “Mamma, guarda cosa ho trovato!” esclamo incuriosito.
“Per carità, mettilo via subito! Guai a te se lo sciupi, avrai a che fare con nonno Alfredo”.
“Nonno Alfredo?” domando incredulo mentre contemplo in prima pagina la fotografia di una bella bambina, un po’ grassoccia, ma con dei bei riccioli lunghi e biondi ed un buffissimo ciuffo sulla testa.
“Sei sicura di non confonderti mamma? Qui c’è la foto di una bambina!”.
“Sicurissima! Ma di quale bambina stai parlando?” chiede la mamma.
“Guarda qui, allora!”.
“Ma quello è il nonno quando aveva un anno!”.
“Il nonno?” domando io sempre più incredulo. Sono sbalordito! Mai più avrei pensato che nonno Alfredo potesse essere stato diverso da come è oggi.
G.E. Mordan
contemplo : guardo con occhi sgranati. sbalordito : impressionato.
106 ioEGliAlTri
MI CHIAMO ALICE
Mi chiamo Alice. Sono di statura media e di corporatura non sono grassa, ma neanche magra.
Ho il viso tondo, gli occhi verdi scuri ed espressivi, la bocca piccola e due dentoni sporgenti da Zanna Bianca. Una cosa di cui forse mi vanto troppo sono i capelli, biondi, lunghissimi e lisci come l’olio.
Ho molti pregi, però ammetto di avere anche molti difetti.
Sono molto estroversa e mi inserisco bene fra gli amici.
Non mi piace stare sola a lungo e mi lagno subito se non faccio qualcosa. Mi offendo facilmente, però non sto a rimuginare tanto su una situazione brutta.
Sono brava a fare disegni astratti e ad organizzare piani dispettosi. Sono ficcanaso e cerco sempre di sapere i segreti degli altri.
Io sono soddisfatta di quello che sono.
espressivi : che comunicano, parlano. estroversa : desiderosa di stare con nuove persone. mi lagno : mi lamento.
ioEGliAlTri 107
Alice Sturiale, Il libro di Alice , Rizzoli
IL PRIMO DENTE
Mi chiamo Adalberto perché mio nonno si chiama Alberto e la mia bisnonna Ada.
Quando hanno deciso di darmi questo nome io ero troppo piccolo per protestare, ma mi hanno raccontato che al battesimo ho strillato per tutta la cerimonia.
La mia statura è normale e non sono molto robusto. Ho gli occhi celesti e i capelli castani e divento spesso rosso, specialmente quando mi arrabbio.
Fino a otto anni ho avuto in bocca tutti i denti da latte e la mamma me li controllava tutte le volte che telefonava alla sua amica Giusi, che ha una figlia sdentata che si chiama Luisella. Questa Luisella mi era antipaticissima: sputava sempre quando parlava.
A otto anni mi è caduto il primo dente e tutti in casa hanno fatto festa.
La mamma ha telefonato alla nonna e l’ho sentita gridare: “Finalmente!”.
“Finalmente che cosa?” ho pensato con rabbia, guardando il mio buco. “Ma cosa ci trovano di bello i grandi in una bocca sdentata?”.
RISPONDI.
Ricordi quando ti è caduto il primo dente? È stato un giorno speciale?
108 ioEGliAlTri · lETTErAmAiuScolA
Angela Nanetti, Le memorie di Adalberto , Giunti
SOTTOLINEA la LETTERA MAIUSCOLA dei nomi propri.
LA FINESTRINA
Con la testa bassa, ho sussurrato ai miei amici: “Lassiatemi sstare…”.
Si sono messi a ridere e Sandro mi ha chiesto: “Lara, perché fischi quando parli?”.
Sono diventata rossa e ho mostrato la finestrina che avevo in mezzo ai denti e che cercavo di chiudere con la punta della lingua.
“Quando è caduto il dente?” ha chiesto Antonella.
“Ieri ssera , mentre sstavo mangiando un pesso di pane.
Ma voi avete poco da ridere: pressto ssarete anche voi sensa denti e allora fisschierete come me”.
“Bene!” ha detto Pino “Così formeremo la banda del fischio!”
ioEGliAlTri 109
Amedeo Gujon, Valeria Manganotto, I piccolissimi 10 , Signorelli
LEZIONE DI NUOTO
Sabrina frequenta un corso di nuoto: ha cominciato tre anni fa ed ora nuota già nella vasca grande.
Quando arriva non perde tempo. Sa benissimo che qui in piscina i tempi sono sempre strettissimi e scanditi da un ritmo molto serrato.
Prima mezz’ora: ginnastica preparatoria.
L’istruttore mostra agli allievi i movimenti che devono fare senza parlare: il rumore in piscina è tanto e non lo sentirebbero.
Seconda mezz’ora: rientro veloce nello spogliatoio, doccia… brr che freddo, quindi… in acqua! Bambini e bambine si tuffano uno dopo l’altro come tanti paracadutisti senza perdere tempo in chiacchiere.
Comincia la marcia forzata!
Battere le gambe… due bracciate… respiro… battere le gambe… due bracciate… respiro… due bracciate… respiro… respiro… bevuta… tosse!
110 ioEGliAlTri
Come è difficile riuscire a sincronizzare tutti i movimenti!
Ansimando i piccoli atleti toccano il bordo della piscina e alzano gli occhi: l’istruttore ripete dal bordo i movimenti e sembra quasi di assistere a un film muto.
Il frastuono, l’acqua e la cuffia li rendono quasi sordi. Eh già, la cuffia, che arnese terribile! Quando la infili ti tira i capelli, mentre nuoti si continua a sfilare e, quando devi sentire, te la ritrovi ben calzata sulle orecchie! Nuotare al mare è molto diverso, ma per poter andare al largo con il papà è necessario allenarsi in inverno.
scanditi : ordinati.
serrato : stretto, senza pause.
allievi : alunni.
sincronizzare : rendere uniti e ordinati i movimenti.
ansimando : respirando con affanno, col fiato corto.
arnese : strumento.
ioEGliAlTri 111
PASSIONE PER LA DANZA
Una sera, Titina aveva visto a teatro il balletto di Ciajkovskij intitolato “Il lago dei cigni”.
Da quel momento cominciò a insistere perché la mandassero a scuola di danza.
Anche se nessuno prendeva sul serio la sua vocazione, Titina continuava a riempire interi album disegnando ballerine di tutte le forme possibili e immaginabili.
Ma il babbo non voleva assolutamente cedere a questa passione, per lui fare la ballerina era roba d’altri tempi o al massimo poteva andare bene per le signorine “pappamolla”.
Finalmente, a forza di fare la lagna, Titina vinse il suo duello con la mamma e con il babbo e fu iscritta in una palestra vicino a casa, dove quell’anno organizzavano un corso di danza.
Per Titina, il giorno della sua prima lezione fu il più bello della sua vita.
vocazione : inclinazione, interesse. cedere : arrendersi.
112 ioEGliAlTri
ANCHE IO SO FARE GOAL
Mi sono allenato per tre mesi, un’ora tutti i pomeriggi. Gigi me ne ha dette di tutti i colori, mi sono spellato cinque volte le ginocchia, ho sfondato due paia di scarpette da tennis, ho saltato quattro volte il budino di cioccolato perché non facevo in tempo a mangiarlo e ho strappato due magliette nuove di zecca. In compenso mi sembra di essere cresciuto di qualche centimetro e i polpacci mi sono diventati più grossi; insomma, sono un terzino e domani gioco per la prima volta nella nostra squadra.
Mi sono fatto disegnare il numero tre sulla maglietta e mi sono fatto comprare un paio di calzettoni rossi e neri.
Prima di andare a letto papà mi ha tenuto una lezione di gioco: moriva dalla voglia di venirmi a vedere, ma gliel’ho proibito. Non posso mica rischiare di ritrovarmi sul campo tutta la famiglia!
ioEGliAlTri 113
Angela Nanetti, Le memorie di Adalberto , Giunti
NONNA INES
Seduta in poltrona Monica sta sfogliando un libro che le hanno regalato per il compleanno.
Si ferma ad osservare un’illustrazione: ci sono rappresentate delle bimbe che giocano in una bella stanza mentre la loro nonna le sorveglia da vicino. Non le interessano tanto le bimbe quanto la nonna: è una vecchina dal viso dolce, con i capelli bianchi raccolti in una crocchia, con un grande scialle nero sulle spalle ricurve, che sta lavorando a maglia con ai piedi un micio che dorme.
Per Monica questa non è un’immagine nuova: le nonne, nei libri, le ha sempre viste così.
Ad un tratto la mamma la sente esclamare:
“Ma, allora io non ho una nonna!”.
La mamma le si avvicina e le chiede:
“Perché dici così, Monica?”.
“Perché io non ho una nonna come quelle che ci sono nei libri! Nonna Ines non ha i capelli bianchi, non ha le spalle ricurve, non è mai ferma, guida l’automobile e poi… è sempre vestita all’ultima moda”.
“Vero!” dice la mamma, “Nonna Ines non sarà mai vecchia perché ha una salute di ferro; perché non ha mai cessato di darsi da fare per tutti; perché le piace trascorrere le vacanze serene e compiere viaggi interessanti, così come quando aveva vent’anni di meno.
Ma è lei che ti viene a prendere per portarti a giocare, che ti racconta le storie, che ti vizia, che ti coccola quando sei ammalata… In questo non è diversa dalle nonne dei libri”.
“Ho capito!” conclude Monica “La mia è una nonna sprint!”.
G.E. Mordan
crocchia : treccia di capelli arrotolata dietro al capo.
114 ioEGliAlTri
IL NONNO NON HA SONNO
Il nonno di Arturo aveva i baffi. Anche il papà di Arturo aveva i baffi, ma quelli del nonno erano bianchi e quelli del papà erano neri: così si capiva subito chi era il nonno e chi era il papà.
Dopo mangiato, la mamma di Arturo, che invece non aveva i baffi ma aveva gli occhioni blu, disse:
“Arturo, è ora di andare a letto”.
“Beato te!” disse il nonno. “lo invece non riesco mai ad addormentarmi”.
“Ti leggerò il mio libro, così ti addormenterai subito”.
Il nonno si mise in poltrona con una coperta sulle ginocchia e borbottò:
“Proviamo. Come si chiama il tuo libro?”.
Arturo lesse il titolo: Libro di avventure per il nonno che non ha sonno .
“Vedrai che ti farà russare come un trombone” disse.
Aprì il libro e incominciò a leggere.
Dopo poche pagine nonno e nipote dormivano beatamente.
Francesco Altan, Il nonno non ha sonno , Edizioni EL
ioEGliAlTri 115
UN TRUCCO A TAVOLA
Ho una sorellina che si chiama Lola. È piccola e molto buffa. Un giorno era seduta al tavolo e aspettava il pranzo.
Poi ha detto: “Io non mangio piselli, né carote, né patate, né spaghetti, né uova. Non mangio cavolfiori, né fagioli, né banane, né arance. E non mi piacciono le mele, né il riso, né il formaggio. E mai e poi mai, mangerò i pomodori”.
E io le ho risposto: “È una vera fortuna, perché non abbiamo niente di tutto ciò”.
Lola ha guardato la tavola.
“Charlie, perché ci sono queste carote?”.
“Tu credi che siano carote” ho risposto io, “ma ti sbagli di molto. Sono radici d’arancia del pianeta Giove”.
“A me, sembrano proprio delle carote” ha esclamato Lola.
“Su Giove non crescono le carote!”.
“È vero!” ha detto Lola. “Quasi quasi, ne assaggio una, se vengono da Giove… Yumm, niente male!” ha aggiunto sgranocchiando.
Poi, Lola ha detto: “Charlie, mi passi uno di quelli?” e indicava i pomodori.
“Che cosa? Uno di quelli?” ho balbettato io.
“Sì, Charlie, uno di quelli. I cachi lunari sono i miei preferiti.
Ehi, Charlie, non avrai mica pensato che fossero pomodori?”.
116 ioEGliAlTri
Lauren Child, con Charlie e Lola, Mai e poi mai mangerò i pomodori , trad.it. di M. Barigazzi, Ape Junior
VIA DEI COMBINAGUAI
Mio fratello si chiama Jonas e io Mia-Maria e la nostra sorellina si chiama Lotta, e ha solo quattro anni e qualcosa. Il papà dice che prima in casa regnava la calma, ma da quando ci siamo noi bambini c’è sempre un gran baccano. Mio fratello è nato prima di me e secondo il papà quasi subito in casa si è cominciato a sentire fracasso, appena Jonas è stato abbastanza grande da battere il sonaglino sul bordo del letto la domenica mattina, quando lui voleva dormire. E dopo ha continuato a fare sempre più rumore. Per questo il papà lo chiama Fracassone. Me, invece, mi chiama Fracassina. Però io almeno non faccio tutto il baccano che fa Jonas. A volte sto in silenzio per un sacco di tempo. Poi è arrivata un’altra bambina, che sarebbe Lotta. Lei il papà la chiama Frastornina, ma non so perché.
La mamma ci chiama Jonas, Maria e Lotta, che sono i nostri nomi veri. Però a volte dice Mia-Maria e lo fanno anche Jonas e Lotta. Abitiamo in una casa gialla lungo una stradina che si chiama via dei Vasai.
“Può darsi che una volta ci abitassero dei vasai, ma adesso ci stanno solo dei gran combinaguai” dice il papà.
“Meglio che la ribattezziamo così: via dei Combinaguai”.
RISPONDI ALLE DOMANDE.
1. Perché, secondo te, il papà chiama Frastornina la bambina più piccola?
2. Che cosa vuol dire “ribattezzare”?
3. Perché la via potrebbe essere ribattezzata “via dei Combinaguai”?
4. Chi scrive questo testo?
A. Il papà
B. Jonas
5. Chi è nato prima fra i fratelli?
A. Lotta B. Mia-Maria
6. Che cosa significa fracasso?
A. disordine B. allegria
C. Mia-Maria
C. Jonas
C. chiasso
ioEGliAlTri 117
Astrid Lindgren, Lotta combinaguai , trad.it. di L. Cangemi, Mondadori
PAPÀ È UN MAGO
Il mio papà è un mago. Oggi ha fatto una cosa magica. Ha preso una ciotola e l’ha messa nel freezer. Poi ha preso delle fragole e le ha schiacciate nel setaccio. Ha aggiunto lo zucchero e il succo di limone. Poi il papà ha aggiunto la panna fino a che non ha fatto tante nuvole bianchissime, quindi ha mescolato la panna con le fragole. Ha messo tutto nella ciotola e via, nel freezer. Ora c’è da aspettare. C’è sempre da aspettare quando cucina papà. Ma intanto noi giochiamo e ridiamo. Alla fine il papà ha detto: “È pronto!”. Ha tirato fuori la ciotola dal freezer, l’ha rovesciata su un piatto, piano piano, ed è venuto fuori… il gelato fatto a montagna. Che bravo il mio papà mago!
SOTTOLINEA con due colori diversi A e HA con la parola che segue.
118 ioEGliAlTri · A, hA
Hannah Roche, Papà è un mago , trad. it. di B. Masini, De Agostini
UNA MAMMA DOLCE DOLCE
È già tardi.
Da un pezzo ho bevuto la mia tazza di latte con lo zucchero, il sonno mi chiude gli occhi, ma non mi muovo dal mio posto, sto seduto e ascolto.
Io guardo fisso il viso della mamma con gli occhi appannati di sonno e ad un tratto ella diventa piccina piccina: il suo viso non è più grosso di un bottone ma tuttavia mi appare chiaro. Vedo che essa mi guarda dolcemente e che sorride.
Mi piace vederla così minuscola.
Socchiudo gli occhi anche di più ed essa diventa non più grande di quei bambini che sono nelle pupille.
Lev Tolstoj
pupille : parti centrali circolari dell’occhio.
ioEGliAlTri 119
GOVINDO
Il primo ricordo che ho di Govindo è in braccio a mio padre. Mamma e papà erano di ritorno dall’India dove erano andati a prenderlo. Gogo era un mucchietto di ossa, avvinghiato al collo di papà.
Per la prima mezz’ora di conoscenza ho guardato Govindo sdraiato sul divano di casa, stremato dal viaggio e dalla febbre, pensando tra me e me un po’ dubbiosa: “Chissà cosa capisce? Chissà come sta? Chissà se mi vorrà bene?”.
Ma poi la mamma me l’ha messo in braccio. Appena l’ho sentito avvinghiarsi anche al mio collo, tutti i pensieri sono stati sostituiti da un’unica frase che ho sussurrato di getto.
“Io non ti lascerò mai, ti vorrò sempre bene”.
SPIEGA.
Con l’aiuto della maestra e dei compagni spiega il significato di queste espressioni: mucchietto di ossa ; avvinghiato al collo ; stremato dal viaggio ; sussurrato di getto .
DISEGNA Govindo insieme ai genitori.
120 ioEGliAlTri
Marina Ricci, Govindo. Il dono di Madre Teresa , San Paolo
LA MISTERIOSA AMICIZIA
Anna suona il pianoforte, le sue dita premono i tasti bianchi e neri, i suoi occhi leggono le note sullo spartito e una piccola suonata allegra riempie l’aria. Ad Anna pare di non avere mai suonato così bene. Apre gli occhi e vede buio.
È notte, lei è a letto: ha soltanto sognato di suonare. Ma le note del pianoforte si sentono davvero: non sono un sogno. Che strano!
Tutti dormono nella casa, eppure qualcuno suona il suo pianoforte. È davvero il pianoforte nella camera vicina e pare suonato in modo strano, sembra musica modernissima.
Piano piano, Anna si alza dal letto e sporge la testa di là. Un po’ di luce entra dalla finestra e Anna vede una piccola ombra scura sulla tastiera. Si avvicina ed ecco scopre il mistero.
Chi suona il pianoforte è la gatta Mimì che avanza lenta camminando sulla tastiera. Solleva una zampa felpata e delicatamente l’appoggia su un tasto, poi su un altro tasto, poi si ferma ad ascoltare, poi riprende a camminare. “Deve proprio amare la musica!” pensa Anna.
ioEGliAlTri 121
Beatrice Garau, Guido Petter
ESSERE AMICI
Andrea e Francesco stanno disputando una gara in bicicletta: il traguardo è la fontanella dei giardinetti.
È un percorso tutto curve e la strada è piena di buche. La cattiva sorte è però in agguato, sotto forma di un tratto di strada cosparso di sabbia sdrucciolevole.
Andrea, la cui visuale è libera, se ne accorge in tempo e lo evita. Non così Francesco: le ruote della sua bicicletta non fanno più presa e… vola!
Francesco rotola più volte sulla stradina e si ferma finalmente nel prato.
Andrea si accorge dell’incidente, frena e torna indietro. Si avvicina al compagno, gli chiede se si è fatto male, lo aiuta a rialzarsi.
Francesco ha un ginocchio sbucciato, ha i pantaloni strappati, è tutto impolverato: nei suoi occhi cercano di farsi strada due grosse lacrime.
Ma Andrea gli mette un braccio intorno al collo e gli dice: “Dai, non è niente! Rifaremo la corsa un’altra volta”.
Francesco si toglie di dosso la polvere, incrocia lo sguardo dell’amico e… trasforma la sua voglia di piangere in una risata.
122 ioEGliAlTri
FACCIAMO LA PACE?
Da molto tempo Franco e Martino sono compagni di banco e sono diventati molto amici. All’occorrenza si aiutano.
Franco è bravissimo nei disegni e dà spesso qualche suggerimento a Martino perché anche lui possa sentirsi dire “Bravo!” dalla maestra.
Martino invece è molto svelto in matematica e permette a Franco di dare uno sguardo al suo quaderno quando ci sono da fare le operazioni perché possa controllare i risultati. La maestra vede tutte queste cose, ma lascia fare, tranne quando ci sono le verifiche.
E, appunto durante una verifica, Martino si prende una bella sgridata.
“È colpa tua!” si lascia scappare Martino.
“Ma io non ti ho chiesto niente!” si giustifica Franco, diventando tutto rosso.
Franco e Martino ora non si guardano più.
Martino sente come un’ombra fredda dentro di sé e, vedendo l’amico che se ne sta tutto tirato dalla sua parte, ha quasi voglia di piangere. Dopo un po’ si ricorda delle caramelle che ha in cartella. Ne prende una e la offre all’amico, dicendo: “Dai, prendi… Facciamo la pace!”.
Franco alza gli occhi fino ad incontrare quelli dell’amico e sorride. E per entrambi è come se ritornasse a splendere il sole.
RACCONTA.
1. Anche a te è capitato di litigare con un amico?
2. Come è tornata la pace?
ioEGliAlTri 123
G.E. Mordan
LETTURA SICURA
TEMPO LIBERO
A SPASSO
Quando è festa gioco nella cameretta con mio fratello. Nel pomeriggio vado a spasso, al parco giochi o faccio una passeggiata per le vie della città.
C’è, nella piazza della chiesa, una gelateria dove acquisto sempre una coppetta di cioccolato e pistacchio.
UNA BAMBINA CREATIVA
Carta, forbici e colla sono sempre sulla mia scrivania. Brillantini, polverine e figurine stick mi servono per decorare i disegni e preparare i bigliettini di auguri per le mie amiche. Alcune volte guardo dei libri per copiare le idee. La mamma dice che sono una bambina creativa.
DAI NONNI
A casa dei nonni mi piace giocare a carte. Se giochiamo a rubamazzetto, vinco quasi sempre io; se giochiamo a famiglia vince quasi sempre la nonna.
Prima o dopo c’è sempre la merenda: mi piace prendere il tè con i biscotti del nonno. I biscotti del nonno sono speciali perché lui è molto goloso e sceglie i biscotti con il cioccolato.
124 ioEGliAlTri · lETTurASicurA
PER UNA LETTURA SiCURA
LEGGO TANTiSSiME VOLTE, A VOCE ALTA E CON CALMA.
MARIO
I bambini andarono in soggiorno e spostarono in un angolo il grande tavolo e le seggiole per avere abbastanza spazio per le gare con i sacchi, con le uova e il trasporto dell’acqua.
Mario non conosceva nessuno di quei giochi, ma fu molto abile. Arrivò primo nella corsa con i sacchi, fu l’unico a portare l’uovo sodo nel cucchiaio fino alla porta della cucina, e fu anche l’unico ad arrivare fino alla fine col bicchiere pieno d’acqua senza versarne una goccia.
PRONTO A GIOCARE
Oggi a scuola sono in tuta, perché alle 17 inizio l’allenamento e così non devo tornare a casa per cambiarmi.
La tuta è quella della Polisportiva in cui gioco.
Ho anche le scarpe nuove: sono verdi come quelle dell’anno scorso, ma di un numero più grande.
Mi porto sempre la bottiglietta termica con l’acqua da bere perché quando corro ho sempre sete.
A 125
UNA CAMERETTA SPECIALE
Tutti gli amici che vengono a giocare a casa di Camillo gli invidiano la sua cameretta. Ha una scrivania blu, una sedia rossa e gialla, la tappezzeria stampata ad automobiline di tutti i colori. Alle pareti sono appesi poster di bambini che giocano. Tutto questo è bello, ma la cosa più bella della camera di Camillo è il letto. È come un letto a castello di legno chiaro, solo che il posto di sotto non c’è, resta tutto vuoto e lì puoi giocare; c’è anche una tenda stampata a macchinine che ripara la nicchia: è come essere in una capanna. Camillo dorme sopra, in alto, e per raggiungere il letto deve salire una scaletta. Quando si sveglia, per scendere può scegliere: o la scaletta, oppure uno scivolo che lo porta giù in un attimo. Mi piacerebbe tantissimo avere un letto così!
B. Masini
126 ioEGliAlTri
DISEGNA la tua cameretta.
MANGIAMO LE NUVOLE
Elena ha una compagna di banco che si chiama
Mèi fan: in cinese vuol dire “bel profumo”.
“Vieni a pranzo da noi” dice Mèi fan a Elena.
“Domani la mia mamma cucina le nuvole”.
“Cucina le nuvole?!” si stupisce Elena.
Mèi fan scoppia a ridere.
“Somigliano alle patatine, ma sono molto più buone” le spiega.
“Non c’è niente più buono delle patatine!” esclama Elena, ma è molto curiosa di assaggiare questa specialità della cucina cinese.
“Verrò, se la mamma è d’accordo” dice e aggiunge:
“Anch’io ti invito un giorno a pranzo da noi”.
“Pizza?” chiede Mèi fan.
“Pizza!” promette Elena.
Mèi fan sorride soddisfatta: la pizza le piace quanto le nuvole; forse anche di più.
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Isolina Rota, Maria Vago, Ciao amici. Per la 2ª classe elementare , La Spiga
IO QUANDO GIOCO
Io quando gioco invento dal nulla: ho un bambolotto e faccio una culla.
Immagino un forno in una cucina: preparo una torta anche senza farina. Mi vesto da angelo sognando le ali, gioco a maestra e non ho gli occhiali.
Io, quando gioco, se chiudo gli occhi, sono felice con pochi balocchi.
CONTINUA TU.
Prova tu a continuare la poesia raccontando in rima: “Io quando gioco…”.
RINOCERONTE
Rinoceronte che passa sotto il ponte, che salta e che balla, che gioca alla palla, che sta sull’attenti, che fa i complimenti, che dice buongiorno, guardandosi attorno.
Gira e rigira
la testa mi gira. Non ne posso più, palla pallina, cadi quaggiù.
128 ioEGliAlTri
Conta della tradizione
NELLE TASCHE DEI BAMBINI
Nelle tasche dei bambini certamente c’è di tutto: figurine, temperini, tappi e noccioli di frutto; c’è la fionda, c’è il fischietto, c’è un elastico spezzato, qualche volta il fazzoletto e un biscotto rosicchiato.
I pastelli a pezzettini, la matita a due colori…
Questi sono i gran tesori delle tasche dei bambini.
G. Gabrielli
Cantiamo
Il gioco dell’oca
ioEGliAlTri 129
IL GIOCO DEL MONDO
Davanti alla casa rosa, dove la strada si allarga, si radunano i bambini dei dintorni. Da quando un vecchio sta seduto sul gradino della casa, i bambini vengono più spesso a giocare. Fanno i soliti giochi, ma adesso, giocando, guardano di sottecchi il vecchio che li osserva senza parlare.
Quando si alza, li saluta con un cenno della mano e il giorno dopo è ancora lì, seduto, a guardarli. Qualche volta è già lì, le mani appoggiate alle ginocchia, altre volte arriva più tardi mentre giocano e non si accorgono di quando arriva: improvvisamente è seduto e li guarda. Allora diventano più abili nel gioco, ridono più forte, poi si dimenticano del vecchio finché lui si alza e se ne va. I bambini ripetono sempre lo stesso gioco.
Con una scheggia di lavagna tracciano sull’asfalto la sagoma di una grande campana e la suddividono in sette campate, quanti sono i giorni della settimana. La domenica è in alto dove la sagoma si arrotonda e dove al giocatore è concesso il riposo. Lo chiamano il gioco del mondo: i giocatori devono dare la scalata alla campana senza disobbedire mai alle regole: il piede appoggiato sarà solo il sinistro; mai che si dovranno calpestare le righe. Ogni linea calpestata equivale a una malattia della durata di un giro; cadere fuori dalla campana, anche con un solo piede, vuol dire che è la morte e la fine del gioco.
“Sei morto!” gridano. E il bambino si allontana, siede in un angolo e aspetta che, ad uno ad uno, anche gli altri compagni lo raggiungano. Vince chi resta ultimo.
guardando di sottecchi : guardando con la coda dell’occhio.
RACCONTA.
Che giochi vi piace fare durante la ricreazione?
130 ioEGliAlTri
Ferruccio Parazzoli, Le nozze , Bompiani
PERDERSI IN CASA
Lucio e Marta oggi non possono uscire a giocare nel parco, perché piove a dirotto. Con un po’ di fantasia, però, anche la casa può diventare un grande parco.
“Anzi, una vera e propria foresta!” esclama Lucio per iniziare il gioco con la sorellina.
Marta prende la scopa che è in cucina per avere un fucile col quale difendersi dagli animali feroci e Lucio, invece, prende un colapasta per proteggersi dal sole dei tropici.
La foresta comincia proprio in soggiorno e… ce ne vuole di tempo per attraversarla tutta.
“Ora dobbiamo attraversare la palude!” annuncia drammaticamente Lucio, entrando in anticamera. “Dobbiamo stare attenti ai serpenti e ai coccodrilli!”.
I due bambini avanzano guardinghi tra le piante di ficus e di papiro, immaginando di essere spiati dai gialli occhi di una pantera o di una tigre. Quasi trattenendo il respiro Marta e Lucio percorrono anche tutta l’anticamera e finalmente sono in bagno. Ad un tratto Lucio mormora all’orecchio della sorellina:
“Accidenti, ci siamo persi!”.
C’è talmente tanta convinzione in quello che dice che Marta caccia un urlo agghiacciante:
“Mamma! Aiutoo!!!”.
La mamma corre trafelata in bagno. Marta è lì, con la scopa in mano che piange. Lucio le è a fianco con il colapasta in testa.
“Cosa è successo?” chiede la mamma sbalordita.
“Ci siamo persi nella giungla!” cerca di spiegare Marta.
avanzavano guardinghi : si muovevano guardandosi intorno per non essere colti di sorpresa. trafelata : affannata, con il batticuore. sbalordita : sorpresa, che non crede a ciò che vede.
G.E. Mordan
RACCONTA.
Parla di un gioco che hai organizzato in casa.
ioEGliAlTri 131
NICOLETTA E… LA PIANTA
“Papà, perché fai quel disegno tanto brutto?”.
“È una pianta, Nicoletta. Domani la devo consegnare a una persona”.
“Una pianta! E dove sono le foglie, e i rami? Io non vedo una pianta”.
“Non tutte le piante hanno foglie e rami. La pianta del piede, ad esempio, non ne ha affatto, pur chiamandosi pianta .
È questa, la vedi? Questa parte piatta che poggia per terra”.
“Ma lì, nel tuo disegno, non vedo neanche i piedi”. Ride sotto i baffi la furbacchiona.
“Nicoletta! Vuoi farmi perdere la pazienza? Questa è la pianta di una casetta. Tu la devi immaginare così com’è appoggiata sul terreno, solo la sagoma dei suoi muri. Capito?”.
“No!”.
Il papà batte il piede a terra, con impazienza. A un tratto, ha un’idea.
“Ecco, guarda questa mela. Immagina che sia una casetta con i suoi muri, le sue stanze interne, le sue finestre, le sue scale. Se noi potessimo prendere una casetta” e intanto afferra un coltello
“e tagliarla così, orizzontalmente, zac! a guardarla dall’alto vedremmo tutto l’interno, disegnato proprio come sulla carta.
Gli occhi della bambina brillano, furbi.
“E allora perché non si chiama mela tagliata ?”.
Il papà butta matita, riga e squadra, e afferra Nicoletta che tenta di sfuggirgli e ride da morire.
SPIEGA.
Che significato ha la parola pianta?
CERCA una parola che può avere più significati e SCRIVI una frase per ogni significato.
132 ioEGliAlTri
Elisa Piccini De Venezia, Vivere a Milano , AMZ
LA VOCE MISTERIOSA
Ieri la mia mamma doveva andare dalla sarta e mi ha chiesto: “Alessio, vuoi venire con me?”. lo ho interrotto i miei giochi e sono andato con lei. La sarta della mamma abita in un palazzo, al quarto piano. Abbiamo preso l’ascensore e, arrivati davanti alla porta della sarta, la mamma ha premuto il pulsante del campanello. Una voce ha detto: “Chi èèèèè?”.
La mamma ha risposto: “Sono Dolores!”.
Ma nessuno è venuto ad aprire. Non sapeva proprio come spiegarsi il perché. La sarta è una persona troppo garbata per lasciarci sull’uscio senza farsi viva.
La mamma ha premuto ancora il pulsante del campanello. Di nuovo la stessa voce: “Chi èèèèè?”.
La mamma ha risposto ancora: “Sono Dolores! Mi apre?”.
Ma nessuno è venuto ad aprire… La cosa era veramente inspiegabile. lo e la mamma ce ne stavamo andando via, quando la porta si è finalmente aperta. Era la sarta, che ha detto:
“Scusami, Dolores, ma quella di prima era la voce del mio pappagallo. Fa sempre così ogni volta che sente suonare”.
Quando siamo entrati in casa, il pappagallo ci ha accolti con un fischio e poi ha detto tutte le parole che conosceva:
“Ciaooo, buongiooorno… Looretooo, chi èèè?”.
G.E. Mordan
garbata : gentile, cortese.
ioEGliAlTri 133
IL PONTE DELL’AMICIZIA
Sulle sponde di un fiume vivevano due contadini, uno sulla riva destra e l’altro sulla riva sinistra. I due contadini erano invidiosi l’uno dell’altro e litigavano per qualsiasi sciocchezza.
A mezzogiorno, quando faceva molto caldo, si mettevano all’ombra degli alberi e schiacciavano un pisolino.
I figli dei contadini, invece, sedevano sulle rispettive rive del fiume e si annoiavano.
Un giorno l’acqua del fiume cominciò ad abbassarsi, i bambini saltarono sui sassi che affioravano e si incontrarono nel mezzo del fiume.
Cominciarono così a raccontarsi storie della riva sinistra e storie della riva destra. Dopo alcuni giorni i genitori si accorsero che i bambini sapevano tante cose nuove.
I bambini allora raccontarono dei loro incontri; fu così che gli adulti decisero di costruire un ponte con i sassi del fiume.
Un ponte bellissimo fatto ad arco, come l’arcobaleno che il sole disegna nel cielo dopo i temporali.
Adattamento da Max Bolliger, Stepán Zavrel, Il ponte dei bambini , trad. it. di F. Romanini, Bohem Press Italia invidioso : volere essere come un altro.
SOTTOLINEA le parole con l’apostrofo e SCRIVI tre frasi con alcune di quelle parole.
134 ioEGliAlTri · ApoSTrofo
ioEGliAlTri 135
PERCHÉ SERVONO I SOLDI?
All’improvviso un urlo scuote il supermercato: “Ueeeh! Voglio quella bambola!”.
“Lucia, non posso comprarti tutto quello che vedi! Hai già cinque bambole: cosa te ne fai di un’altra? Anche se volessi comprartela, poi, non potrei, perché qui con me non ho abbastanza soldi”.
“Uffa! Ma perché servono sempre i soldi? Non puoi andare in banca a prenderli?!”.
“In banca non regalano i soldi, li tengono al sicuro!”. Lucia però non capisce proprio perché servono i soldi… Il papà, allora, continua a spiegarle: “Una volta gli uomini usavano il baratto: vuol dire che io do a te una cosa e tu ne dai in cambio una a me che ha lo stesso valore. Se si scambiano piccole cose non ci sono problemi, ma quando se ne scambiano di più grandi può diventare molto complicato… Così un giorno, tanto tempo fa, gli uomini pensarono che, invece di barattare per pagare gli oggetti, fosse meglio utilizzare monete d’oro e d’argento. Poiché anche le monete d’oro non erano sempre comode per pagare (un conto, infatti, è pagare un maiale, ma un altro è pagare un palazzo!), i Cinesi per primi, molti secoli fa, inventarono la cartamoneta , ovvero le banconote, leggere e decisamente meno ingombranti. Le mamme e i papà ogni giorno lavorano e, in cambio, ricevono soldi, che mettono in banca per quando ne hanno bisogno. Per guadagnare i soldi si fa molta fatica. Ma non si può comprare sempre tutto: ci sono il cibo, i vestiti, l’acqua, il gas per cucinare, il riscaldamento… Dopo le cose importanti, se i soldi non sono finiti, si possono spendere per la pizza, i giochi, le vacanze…”.
136 ioEGliAlTri
Tornando a casa, a Lucia viene un’idea:
“Papà… e se facessi qualche lavoretto in casa per guadagnarmi i soldini e comprare la bambola?”.
“È proprio un’ottima idea!” dice il papà.
“Potrei raccogliere le foglie in giardino…”.
Papà le dà subito il rastrello e, alla fine, un po’ di soldini per il lavoretto.
“Sono abbastanza per la bambola?” chiede Lucia.
“Ne mancano ancora un po’…”.
“Allora posso aiutare la mamma!”.
Lucia cambia le lenzuola, spolvera e apparecchia; quindi riceve un’altra piccola mancia.
“Papà, mi è venuta un’altra idea: posso fare un mercatino e vendere gli oggetti che non mi servono più o qualcosa fatto da me?”.
“È proprio un’ottima idea!” dice il papà.
“Adesso sono abbastanza?” chiede Lucia.
“Sì! Hai guadagnato abbastanza soldi: puoi comprare finalmente la bambola”.
“La bambola? Ma stai scherzando? Ne ho già cinque!
È molto meglio un gelato per festeggiare!”.
“Ma hai guadagnato tanti soldi e puoi comprarti qualcosa in più…” dice sorridendo il papà.
“Vista la fatica, li metto nel salvadanaio per comprarmi un gelato anche domani!”.
ioEGliAlTri 137
Sara Agostini, Le sei storie dei perché , Gribaudo
UNA CONVERSAZIONE TELEFONICA
Gianni si è preso l’influenza e deve restare in casa. Non ha molta febbre, ma è raffreddato e ha la tosse.
Tutto solo, si annoia.
Drin… drin… drin…
Gianni corre all’apparecchio: “Pronto! Chi parla?”.
Ed ecco, all’altro capo della comunicazione, la voce di un suo compagno di scuola.
“Sono Corrado. Gianni, sei tu?”.
Ah, con che gioia Gianni risponde:
“Sono io, sono io. Come stai?”.
“Io sto bene: sei tu l’ammalato! Hai ancora la tosse?”.
“Sì, sì, ho la tosse, ma spero di guarire presto perché voglio tornare a scuola.
Sai, qui da solo non so come impiegare il tempo. Che cosa avete fatto oggi in classe?”. Corrado comincia a raccontare…
Ester Menegatti, Noi e il mondo. Letture per il primo ciclo della scuola elementare , Minerva Italica
RISPONDI.
Cosa avresti raccontato a Corrado oggi?
138 ioEGliAlTri
LA STRADA
Maria percorre sempre la stessa strada per andare a scuola. È il percorso più breve e certamente anche il più piacevole e divertente con tutti quei rumori e i colori variopinti delle vetrine scintillanti.
Su tutti e due i marciapiedi si affacciano negozi di ogni genere:
c’è la salumeria, la drogheria, la cartoleria, i negozi di abbigliamento, la farmacia, il bar, la pasticceria, l’arrotino… Sono tanti, quasi uno dopo l’altro.
Alcune case sono vecchie, ma sono tenute bene; tutte hanno un aspetto pulito e familiare.
In mezzo alla strada c’è sempre molto traffico di automobili e motorini e per attraversare occorre arrivare fino al semaforo o alle strisce pedonali.
SOTTOLINEA i nomi con il e gli articoli con il .
RACCONTA.
Cosa vedi la mattina lungo il percorso da casa a scuola?
ioEGliAlTri · Nomi,ArTicoli 139
Anna Bellotta
MESTIERI E MACCHINE
Guardati intorno…
Ci sono poliziotti e carabinieri che passano in auto, controllando che tutto vada bene.
Ci sono i tassisti che ti portano dove hai bisogno di andare e conoscono a memoria i nomi delle vie e delle piazze.
C’è chi guida furgoni e fornisce i negozi di generi alimentari e i supermercati: latte, pasta, dolci, frutta, detersivi…
C’è chi guida l’autoambulanza che trasporta malati o feriti.
Ci sono quelli che girano con i furgoni della nettezza urbana o con le autocisterne.
C’è anche chi sa manovrare macchine complicate, come le pale meccaniche, le gru.
E, quando la macchina ha un guasto, c’è il meccanico che sa tutto sui motori e la ripara.
Richard Scarry
140 ioEGliAlTri
DISEGNA
COS’È UN COMPUTER?
È una macchina, e come tutte le macchine è stata immaginata e disegnata dall’uomo.
Come tante altre macchine è costruita con plastica, vetro e metallo.
È una macchina che può fare di tutto, ma è un po’ ignorante.
L’uomo deve istruirla anche nelle cose più semplici.
E un computer sa fare solo quello che gli è stato insegnato. Un computer non ha emozioni e non sa ballare il tip-tap.
Però ha “ memoria ” ed è capace di maneggiare milioni di dati (informazioni o numeri) in tempi brevissimi e senza fatica.
Insomma è uno strumento che può aiutare il lavoro e le idee degli uomini. E moltiplica le capacità di chi ne ha di più.
ioEGliAlTri 141
Luca Novelli, Il mio primo libro sui computer , Mondadori
FILASTROCCA IMPERTINENTE
Filastrocca impertinente, chi sta zitto non dice niente, chi sta fermo non cammina, chi va lontano non s’avvicina, chi si siede non sta ritto, chi va storto non va dritto, e chi non parte, in verità, in nessun posto arriverà.
VOLTA LA CARTA
C'è una donnina che semina il grano:
volta la carta e si vede il villano.
Il villano che zappa la terra:
volta la carta e si vede la guerra.
Ecco la guerra con tanti soldati:
volta la carta e ci sono i malati.
I malati si curan con le ricette:
volta la carta e si vedon le erbette.
Con le erbette si fa la focaccia: volta la carta e vedi una faccia.
La faccia allegra di un burattino:
volta la carta ed ecco Arlecchino.
Guarda Arlecchino
Ascoltiamo
Pierino e il lupo, Prokof’ev
Cantiamo
Popoff
che fa gli sgambetti:
volta la carta e ci sono i galletti.
Ecco i galletti che cantano forte:
volta la carta e si vedon le porte.
Dentro le porte ci passa la gente: volta la carta e non vedi più niente.
Ecco un bel niente che fa dispiacere:
volta la carta e si torna a vedere.
Filastrocca popolare
142
Gianni Rodari
ILLUSTRA una storia.
IL RITMO DELLE STAGIONI STORIE
ARTE E IMMAGINE
LETTURA SICURA
L’USIGNOLO
IL CASTELLO DELL’IMPERATORE
Il castello dell’imperatore era il più meraviglioso castello del mondo, tutto di porcellana finissima, da capo a fondo; preziosissimo, ma così fragile e delicato che bisognava stare proprio molto attenti nel toccarlo.
Nel giardino c’erano i fiori più fantastici, e ai più stupendi erano legate delle campanelle d’argento che tintinnavano, e così non era possibile passarvi davanti senza notarli. Tutto era estremamente raffinato nel giardino dell’imperatore, ed esso si estendeva talmente che neppure il giardiniere sapeva dove finiva.
L’USIGNOLO Cammina, cammina, si giungeva in un magnifico bosco con alberi altissimi e laghetti cupi.
Il bosco digradava fino al mare, che era azzurro e profondo, e grandi bastimenti potevano arrivare fin sotto ai rami.
Lì abitava un usignolo che cantava meravigliosamente; persino il povero pescatore, che aveva tante altre cose da fare, si fermava immobile in ascolto, la notte, quando era fuori per tirar su le reti, e quello cominciava a gorgheggiare.
144 SToriE · lETTurASicurA
Adattamento dalla fiaba di H.C. Andersen
PER UNA LETTURA SiCURA
LEGGO TANTiSSiME VOLTE, A VOCE ALTA E CON CALMA.
CHE MERAVIGLIA!
Alla città dell’imperatore giungevano stranieri da tutto il mondo, per ammirare la città stessa, il castello e il giardino; quando però sentivano l’usignolo, dicevano: «Questa è la meraviglia più grande!».
L’IMPERATORE
«Qui dovrebbe esserci un uccello meraviglioso chiamato usignolo» spiegò l'imperatore. «Si dice che sia la massima meraviglia del mio regno. Perché nessuno me ne ha mai parlato?»
«Non l’ho mai sentito nominare» rispose il luogotenente «non è mai stato introdotto a corte».
«Voglio che stasera canti qui per me» concluse l’imperatore. «Tutto il mondo sa che cosa possiedo e io non lo so!»
IL CANTO DELL’USIGNOLO
«Piccolo usignolo il nostro imperatore desidera che tu canti per lui!»
«Volentieri!» rispose l’usignolo, e cantò che era un piacere sentirlo. «È come se fossero campane di vetro!» commentò il luogotenente.
«È strano che non l’abbiamo mai sentito prima! Mio eccellente usignolo, ho il piacere di invitarla a corte, questa sera, dove incanterà la Nostra Altezza Imperiale con il suo canto!»
«È meglio tra il verde!» rispose l’usignolo, ma li seguì volentieri quando seppe che l’imperatore lo desiderava.
145
ARLECCHINO E BRIGHELLA
Arlecchino: “Caro Brighella, senti un po’ qua!”.
Brighella: “Dimmi: che novità?”.
Arlecchino: “Oggi è Domenica di Carnevale, ti offro un pranzetto senza l’eguale!”.
Brighella: “Grazie, l’accetto. Ma chi cucina?”.
Arlecchino: “Dietro ai fornelli c’è Colombina!”.
Brighella: “Bene! Benissimo! Che mangeremo?”.
Arlecchino: “Ecco: antipasto di latte e fieno; poi la minestra di pere cotte; arrosto d’uova di mezzanotte; peli di gatto con salsa molle; e, infine, torta d’uva e cipolle!”.
Brighella: “Ah, sì? No, non posso… non posso… grazie lo stesso!”.
Arlecchino: “Come non vieni? Me l’hai promesso! Guarda, mi offendo. Ti picchierò”.
Brighella: “Calmati! Vengo. Ma porterò io stesso i viveri per tutti e tre!”.
Arlecchino: “Volevo questo, sciocco, da te!”.
146 SToriE
Adattamento da D. Duranti, Antologia della fiaba , SEI
LEGGIAMO IN DUE , dando voci diverse ad Arlecchino e Brighella.
IL BUCO NELL’ACQUA
C’era una volta un principe che viveva tutto solo in uno dei tanti castelli ereditati dal padre.
Ogni tanto pensava: “Prendo o non prendo moglie?”.
Un giorno il principe si decise a consultare una maga che gli disse: “Sei vittima fin da bambino di un incantesimo di una vecchia strega. Potrai sposare solo colei che ti dirà “ Ti sposo io a patto che… ”. Ma il patto te lo spiegherà lei. Chi cerca trova”.
Il principe si mise in viaggio e a tutte le belle giovani che incontrava chiedeva se volevano diventare sua moglie, ma tutte, per un motivo o per un altro, rifiutavano. Un giorno gli capitò di vedere vicino a un pozzo una contadina così bella che gli fece dimenticare tutte le altre ragazze.
La giovane alla sua richiesta di matrimonio rispose: “Chi mi vuol bene, dovrà fare un patto. Prima deve fare… un bel buco nell’acqua”.
Il principe si sentì stringere il cuore. Un buco nell’acqua?
Non c’era nessuno che ci potesse riuscire. Passarono le settimane e i mesi e il principe era diventato magro e disperato.
Intanto era sopraggiunto l’inverno. Una mattina andò, come al solito, all’abbeveratoio e trovò che l’acqua si era gelata. Il giovane fece un balzo di gioia e con la punta del bastone fece un buco nel ghiaccio.
“È acqua anche questa! Come ho fatto a non pensarci?”.
L’incantesimo si sciolse, le nozze furono celebrate subito e il principe visse felice insieme alla sua principessa.
Capuana,
ereditati : ricevuti in regalo. consultare : chiedere aiuto a qualcuno per avere dei consigli. essere vittima : ricevere qualcosa di brutto senza volerlo.
SOTTOLINEA la parola acqua e SCRIVI altre tre parole che vogliono CQU .
SToriE· cqu 147
Luigi
Trottolina e altre fiabe , Raffaello
LE POSATE SPOSATE
C’era una volta, una forchetta molto lucida, con i denti d’argento. Tutti l’ammiravano, e la volevano in sposa. Arrivò il cavatappi, e facendo un giro di danza girondina, disse:
“Bella forchetta lucente, guardami un po’: io giro, prillo, tiro, strappo e stappo! Non sono un tipo bello e interessante? Sposami stapperemo insieme una bottiglia di spumante!”.
La forchetta rispose: “Bello mio, tu stappi, stappi, ma non m’acchiappi!”.
E il cavatappi, deluso, se ne andò nel cassetto. Ed ecco il coltello, lama luccicante ed affilata, che si fece avanti, e mostrandosi di qua e di là, disse:
“Forchetta deliziosa, guardami un po’! Io taglio, sego, spello, buco, divido e spartisco! Se mi sposi, sarò come una spada al tuo fianco!”.
E la forchetta: “Bello mio, tu tagli, tagli, ma non mi pigli!”.
E il coltello se ne andò al suo posto nel cassetto. Arriva il cucchiaio, piano, piano, col suo testone tondo, e dice:
148 SToriE
“Eccomi qua, cara forchetta: non ti senti un po’ sola? Io ho un bel posto nel cassetto, con uno spazio vuoto… Vuoi venire a stare con me?”. La forchetta guardò: ed ecco che, guardandolo, non vide solo lui, ma la propria immagine, perché anche il cucchiaio era ben pulito, lucido come uno specchio: però non si vide com’era, ma a testa in giù, perché se ci si guarda nella parte concava di un cucchiaio, succede così. La forchetta si mise a ridere, poi girò dall’altra parte e si specchiò: si vide grassa, grassa, perché chi si specchia nella parte convessa di un cucchiaio, si vede così. Allora la forchetta rise forte e disse: “Non ti sposo per la casa o per le lire, ma perché mi fai divertire!”.
Così, forchetta e cucchiaio diventarono le posate sposate, e abitarono nel cassetto: lui in una stanza e lei nell’altra per stare più comodi. Però, spesso, stavano vicini: e vicini oggi, vicini domani, dopo qualche mese nella cameretta più piccola del cassetto, si sentì strillare. Chi era arrivato? Un cucchiaino.
E dopo qualche tempo, ancora strilli: era arrivata una forchettina. E giocavano insieme, facevano il bagno nella vasca del lavandino, insieme alle amiche posate, nella schiuma profumata. E quando incontravano il coltello o il cavatappi, quelli dicevano: “Cucchiaino, come somigli a tuo padre!”.
E alla forchettina dicevano: “Sei tutta tua madre!”.
E sospiravano tanto, ma tanto, che il detersivo, attorno, faceva grandissime bolle.
SToriE 149
Roberto Piumini, C’era una volta, ascolta , Einaudi Ragazzi
Dopo aver letto Le posate sposate , rispondi.
1. Chi è il protagonista della storia?
A. Un coltello
B. Una forchetta
C. Un cavatappi
D. Un cucchiaio
2. Che cosa significa lucida?
A. Gialla
B. Liscia
C. Lucente
D. Morbida
3. La forchetta parla con alcuni personaggi. Indica l’ordine corretto.
A. Cavatappi, coltello, cucchiaio
B. Coltello, cavatappi, cucchiaio
C. Cucchiaio, coltello, cavatappi
D. Cavatappi, cucchiaio, coltello
4. Dopo aver parlato con forchetta, coltello va:
A. Nel lavandino
B. In cameretta
C. Nel cassetto
5. “…ma non mi pigli!”. Che cosa significa?
A. Ma non mi attacchi
B. Ma non mi fai ridere
C. Ma non mi prendi
D. Ma non mi leghi
150 SToriE· pEr comprENdErE
6. Quale azione NON fa il coltello:
A. Bucare
B. Spellare
C. Tagliare
D. Tirare
7. “si guardava nella parte concava di un cucchiaio”. A quale parte si riferisce?
8. Perché forchetta decide di sposare cucchiaio?
A. Perché ha una bella casa
B. Perché è lucido
C. Perché la fa divertire
D. Perché è uno specchio
9. Alla fine della storia, da chi è composta la famiglia delle posate sposate?
A. Forchetta e cucchiaio
B. Forchetta, coltello, cavatappi e cucchiaio
C. Forchetta, cucchiaio, cucchiaino e forchettina
D. Cucchiaino e forchettina
SToriE· pEr comprENdErE 151
A.
B.
I PIEDI LITIGONI
C’erano una volta i piedi di un bambino, o forse di una bambina, chissà: si sa soltanto che erano due piedi. Però erano due piedi che non andavano d’accordo come gli altri, che si infilano quieti quieti nelle calze, nelle scarpe, e camminano per bene, uno avanti e l’altro dietro, e poi uno dietro e l’altro avanti, un-due, un-due, e così via. Bisogna sapere che quei due piedi erano molto, molto diversi: uno era attivo, energico, inquieto, mentre l’altro era tranquillo, piuttosto pigro, amante del riposo. Uno dei due piedi voleva sempre infilarsi in una scarpa da ginnastica, o in uno scarpone da montagna, un pattino, uno schettino, una pinna e così via, mentre l’altro preferiva il mocassino, la pantofola, il fresco sandalo, o ancor meglio starsene nudo sull’erba, o sulla sabbia, o nell’acqua fresca. Ora, il povero bambino, o bambina, immaginatevi che vita
152 SToriE
faceva: un piede andava di qua, l’altro di là, uno partiva, l’altro restava, uno saltava, l’altro riposava, uno voleva la scarpa da corsa, l’altro la babbuccia…
La bambina, o il bambino, inciampava continuamente, si confondeva, si arrabbiava, si disperava.
“Calmati, rilassati, riposati un po’!” diceva a un piede: ma quello non si calmava.
“Svegliati, sbrigati, muoviti!” diceva all’altro, ma quello non si sbrigava.
Alla fine il bambino, o la bambina, andò dal magomedico e gli raccontò il suo problema. Il magomedico mise allora in un catino del succo di peperone e camomilla, pepe sciolto e valeriana, caffè e latte, miele e cannella, piume di colibrì e scagliette di guscio di tartaruga, peli di bradipo e peli di mangusta, e mescolò, mescolò, mescolò.
Poi disse al piede agitato: “Tuffati qui!” e a quello calmo: “Rilassati qui!”.
I due piedi entrarono, e uno saltava, scattava, mescolava, e l’altro galleggiava, affondava lentamente, risaliva lentamente: ma a poco a poco il calmo si mosse un po’ di più, e quello agitato un po’ di meno, e quando uscirono da quella bacinella erano piedi dello stesso tipo, che volevano fare le stesse cose, entrare nelle stesse scarpe, e così via. E la bambina, o il bambino, visse finalmente in pace.
SToriE 153
Roberto Piumini, Storie in un fiato , Einaudi Ragazzi
ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO
Leonardo sapeva bene che il suo difetto più grande era quello di perdere tempo.
La mattina, quando si alzava per andare a scuola, entrava in bagno e ne usciva solo quando la mamma gli gridava: “Leonardo, sbrigati! Hai già perso cinque minuti”.
Durante la colazione, la mamma tornava a ripetergli: “Leonardo, sbrigati! Hai già perso dieci minuti”. Per la strada Leonardo perdeva ancora qualche minuto e arrivava a scuola appena prima che si chiudesse il cancello. Poi, entrava in classe, sedeva al suo banco, faceva la lezione e il tempo gli scappava da tutte le parti, consegnava il compito con mezz’ora di ritardo, quando gli altri bambini erano già in cortile a fare la ricreazione.
Mentre giocava, continuava a perdere tempo e i compagni non stavano volentieri con lui, perché, insieme con il tempo, perdeva anche il suo turno di gioco.
Tornato a casa, perdeva tempo durante il pranzo, mentre giocava, mentre faceva i compiti e perfino mentre guardava la televisione. Un giorno Leonardo, stufo di perdere tutto quel tempo, decise di mettersi alla sua ricerca.
Cominciò a cercare tra le lenzuola del suo letto e scoprì che ci aveva lasciato due minuti; si spostò nel bagno e ritrovò tre minuti, nascosti proprio sotto il tappo del lavandino. Poi andò in cucina e si mise a cercare tra la tazza della colazione, i biscotti e lo zucchero e trovò ben cinque minuti.
Cercò poi sotto il banco, cercò nel cortile, cercò in tutti i posti in cui era stato; alla fine aveva ritrovato ventinove minuti, ne mancavano ancora tanti.
LEGGI più volte e dai tu un altro titolo a questa storiella.
154 SToriE
Giovanni Soldi, Gita in treno. Per il 2º ciclo , Fabbri
LA CASA SULL’ALBERO
A prima vista sembrava un albero come tutti gli altri. Stava nel mezzo di un prato. Aveva un tronco piuttosto grosso e una chioma folta.
Ma, a guardare bene, si scopriva una porticina nascosta, in basso, tra le radici nodose. Una porticina abbastanza grande da poterci passare attraverso senza rimanere incastrati (a patto di non essere troppo grassi).
Il tronco, infatti, era cavo e dentro c’era una scaletta a chiocciola che portava in alto, ai rami pieni di foglie.
Lì Aglaia, una bambina di otto anni, e la sua amica Bianca, che invece era una persona grande, avevano deciso di abitare.
Avevano costruito la loro casa su due grossi rami e alla fine era venuta fuori una casa bellissima.
C’era una grande quantità di giochi e di libri.
La casa serviva per ricevere gli amici, per fare grandi feste, per recitare commedie, per cucinare.
chioma folta : molte foglie vicine tra di loro.
tronco cavo : tronco vuoto all’interno.
SToriE 155
Bianca Pitzorno, La casa sull'albero , Mondadori
LA VOLPE E LA CICOGNA
La volpe e la cicogna erano buone amiche. Un tempo si vedevano spesso e un giorno la volpe invitò a pranzo la cicogna; per farle uno scherzo, le servì della minestra in una scodella poco profonda: la volpe leccava facilmente, ma la cicogna riusciva soltanto a bagnare la punta del lungo becco e dopo pranzo era più affamata di prima.
“Mi dispiace” disse la volpe, “la minestra non è di tuo gradimento?”.
“Oh, non ti preoccupare: spero anzi che vorrai restituirmi la visita e che verrai presto a pranzo da me!” rispose la cicogna.
Così fu stabilito il giorno in cui la volpe sarebbe andata a trovare la cicogna. Sedettero a tavola, ma i cibi erano preparati in vasi dal collo lungo e stretto nei quali la volpe non riusciva ad infilare il muso: tutto ciò che poté fare fu leccare l’esterno del vaso, mentre la cicogna tuffava il becco nel brodo e ne tirava fuori saporitissime rane.
“Non ti piace, cara, ciò che ho preparato?”.
Fu così che la volpe burlona fu a sua volta presa in giro dalla cicogna.
Adattamento da una favola di Esopo
156 SToriE
CODA DI RONDINE
Una volta la rondine aveva la coda tutta unita, come il merlo, come il piccione. Una mattina, dopo aver volato a lungo, la rondine si fermò a riposare su un cespuglio di rose selvatiche, come aveva fatto tante altre volte.
Ma quel giorno, quando volle volar via, si accorse che la coda si era impigliata in una grossa spina. La rondine fece di tutto per liberarsi, ma non riusciva a togliere la coda dalla spina. Le ore passavano, venne mezzogiorno e poi venne sera.
La rondine pensava che i suoi rondinotti erano là nel nido ad aspettarla già da molte ore. Come avrebbero potuto affrontare anche la notte da soli?
La rondine raccolse tutte le sue forze e spiccò il volo.
La sua coda impigliata nella spina si strappò in due parti, ma lei poté salire nell’aria e tornò al nido con un lungo volo.
Da allora le rondini hanno la coda divisa in due parti, e da allora non scendono più sui cespugli di rose selvatiche, e neppure sugli alberi, ma se ne stanno sempre in volo, quando escono dal nido.
SToriE 157
Guido Petter, Le rondini di Nonno Perché , Giunti
Leggi con attenzione il racconto Coda di rondine . Rispondi brevemente per iscritto alle domande; ricordati che in ogni momento puoi sempre ritornare al testo per rispondere in modo preciso.
1. Come aveva la coda una volta la rondine?
2. Come mai la rondine si ferma sul cespuglio di rose selvatiche?
A. Per ripararsi dal sole
B. Per mangiare
C. Per riposare
D. Per nascondersi
3. Cosa significa selvatiche riferito a rose?
4. Cosa le succede quando la rondine cerca di volare via?
5. Secondo te, per quanto tempo la rondine è rimasta fuori dal nido?
A. Poche ore
B. Tutto il giorno
C. La mattina
D. Il pomeriggio
6. Il cespuglio di rose era vicino o lontano dal nido?
158 SToriE· pEr comprENdErE
7. Cosa dà alla rondine la forza di liberarsi?
A. La fame
B. Il freddo della sera
C. Il pensiero dei rondinotti soli nel nido
D. Il calore del sole
8. Cosa significa: “La rondine raccolse tutte le sue forze”?
9. Da allora in poi com’è la coda delle rondini?
10. Cosa fanno adesso le rondini quando escono dal nido?
11. Disegna com’era la coda della rondine in origine, cosa è successo perché cambiasse forma, come è diventata.
PRIMA COSA È SUCCESSO ADESSO
Ti è mai capitato di trovarti in una brutta situazione?
Cosa ti ha spinto a farti coraggio e a muoverti per uscire dai guai?
Come è andata a finire? Racconta la tua esperienza.
SToriE· pEr comprENdErE 159
LA VOLPE E L’UVA
Una volpe, spinta dalla fame, cercava di afferrare l’uva di un pergolato saltando con tutte le sue forze. Visto che non riusciva neppure a toccarla, perché stava troppo in alto, si allontanò disprezzandola. “Non è ancora matura” borbottò. “Non voglio davvero mangiarla acerba”.
160 SToriE
Adattamento da una favola di Fedro
PESCI GRANDI E PICCOLI
In fondo al mare c’era una volta un branco di grossi pesci pretenziosi e arroganti, i quali passavano il loro tempo a farsi beffe dei pesci piccoli.
“Poveri animalucci da nulla!” sghignazzavano. “Siete così mingherlini che neanche vi si vede!”.
Oppure, falsamente inteneriti, fingevano di compiangerli con queste parole:
“Che sfortuna è mai la vostra, d’essere tanto gracili e delicati in mezzo a gorghi e flutti!”.
Così i tonni superbi, le grandi cernie, i nobili e corpulenti salmoni e le grasse orate squadravano con disprezzo le smilze sardine, le minuscole aringhe e le snelle acciughe.
Ma ecco che i pescatori gettarono le loro reti in mare e i pesci grossi furono catturati all’istante.
I pesci piccoli invece si salvarono sgusciando agilmente fra le maglie delle reti, e scoprirono così come non sia sempre una sfortuna essere piccoli piccoli…
pretenziosi e arroganti : prepotenti e presuntuosi. farsi beffe : ingannare, prendere in giro.
mingherlini : magri, sottili.
corpulenti : robusti, grassi.
SToriE 161
Anne-Marie Dalmais, Violayne Hulné, Di fiaba in fiaba , Mondadori
BAMBI
Bambi amava ascoltare la risposta ad ogni sua domanda. Non si stupiva che gli venissero continuamente in mente domande su domande, gli pareva naturale, e gli piaceva moltissimo. Lo mandava in visibilio l’attesa piena di curiosità della risposta: qualunque essa fosse, egli ne era sempre contento. Talvolta non capiva, ma anche ciò era bello perché così, se ne aveva voglia, poteva continuare a far domande. Talvolta smetteva di interrogare, e non ne era meno soddisfatto, perché allora era intento a rappresentarsi a suo modo ciò che non aveva capito. Talvolta sentiva con molta chiarezza che la madre non gli rispondeva per intero, che di proposito non gli diceva tutto ciò che sapeva. E ciò era delizioso, perché allora rimaneva in lui una strana curiosità, un presentimento misterioso che lo faceva palpitare di felicità, un’attesa che lo riempiva di tanta ansia e gioia da costringerlo al silenzio.
Ora domandava:
“A chi appartiene questa strada, mamma?”.
“A noi”.
“A te e a me?”.
“Sì”.
“A noi due?”.
“Sì”.
“Soltanto a noi due?”.
“No”, rispose la madre, “a noi caprioli…”.
“Che cosa sono, i caprioli?” chiese Bambi e rise. La madre si voltò verso di lui e rise essa pure.
“Tu sei un capriolo, io sono un capriolo. Ecco che cosa sono i caprioli. Capisci?”.
Bambi spiccò un salto giocondo.
“Sì, capisco. Io sono un capriolo piccolo, tu sei un capriolo grande. È vero?”.
162 SToriE
La madre accennò col capo: “Sicuro”.
Bambi si fece di nuovo serio: “Ci sono anche altri caprioli oltre te e me?”.
“Sicuro”, rispose la madre. “E molti”.
“Dove sono?” gridò Bambi.
“Qui, dappertutto”.
“Ma… io non li vedo”.
“Li vedrai”.
“Quando?” Bambi si era fermato per la grande curiosità.
“Presto”. E la madre continuò a camminare tranquillamente.
Bambi la seguì, in silenzio, fantasticando sul significato di quella parola: presto . Giunse alla conclusione che presto era la stessa cosa che subito . Ma rimase incerto circa il momento in cui quel presto avrebbe cessato di essere presto per cominciare a diventare un più tardi .
Ad un tratto chiese:
“Chi ha fatto questa strada?”.
“Noi” rispose la madre.
Bambi riprese stupito: “Noi? Tu ed io?”.
“No, noi… noi caprioli”.
“Quali?”.
“Noi tutti” rispose la madre per finirla.
mandare in visibilio : raggiungere una grande gioia, essere molto contenti.
rappresentarsi : immaginarsi, crearsi una immagine con la fantasia.
presentimento : idea di quello che potrebbe succedere.
giocondo : gioioso.
INDIVIDUA le parole che indicano il tempo e sottolineale.
SToriE 163
Felix Salten, Bambi. La vita di un capriolo , trad.it. di G. Prampolini, Vallardi
UNA GATTINA GIOCHERELLONA
Suzy era una gattina tigrata. Aveva dei baffi bianchi inamidati e un bel paio di calzini da calcio sulle zampette davanti. Viveva in Francia, nella casa di un pescatore in un paesino sul mare.
Il pescatore aveva quattro figli: Pierre di dieci anni, Henri di otto, Paul di sei e Gaby di quattro, perciò quando stavano in fila sembravano tanti gradini di una scala. Tutti i bambini giocavano con Suzy e la portavano dappertutto.
Pierre, il più grande, le aveva costruito un tronchetto per farsi le unghie arrotolando un vecchio tappeto intorno a una gamba del grande tavolo della cucina, così Suzy poteva affilarsi gli artigli tutte le volte che voleva.
164 SToriE
Henri sapeva quali erano i punti migliori per farle il solletico sul pancino a macchie. Nonostante tutto il resto del pelo fosse a strisce nere, infatti, il pancino di Suzy era rossiccio a macchie nere: Henri diceva che era una tigre sopra e un leopardo sotto. Comunque, era bravissimo a farle il solletico.
Paul aveva inventato un gioco: aveva attaccato una pallina di carta a una lunga cordicella e la trascinava per terra per fargliela prendere.
Suzy correva veloce veloce e Paul non riusciva a starle davanti a lungo. Lei balzava e afferrava la cordicella una volta dopo l’altra, e allora Paul si fermava a riprendere fiato facendole penzolare la pallina sopra la testa, appena fuori dalla sua portata.
Suzy saltava e saltava cercando di prenderla, ma Paul la tirava più in alto appena lei si avvicinava. Era troppo divertente.
Ma il più spassoso era Gaby, il fratellino minore.
Suzy lo adorava… e per un motivo molto strano.
Gaby non sapeva qual era il verso giusto per accarezzare un gatto. La maggior parte dei gatti ama essere accarezzata dalla testa alla coda, nel verso del pelo.
Ma Gaby accarezzava Suzy sempre al contrario, dalla coda alla testa, e lei ne andava semplicemente pazza. Gli si strofinava contro la manina, estasiata, facendo le fusa come una macchina da cucire, chiedendogli di continuare.
Era la cosa che le piaceva di più al mondo.
inamidati : bagnati, lucidi e rigidi.
balzava : saltava in alto.
estasiata : molto contenta, piena di ammirazione.
SToriE 165
Jill Tomlinson, La gattina che voleva tornare a casa , trad.it. di C. Gandolfi, Feltrinelli
LA ZANZARA E IL LEONE
C’era una piccola zanzara assai furba e spavalda. Stanca di giocare con le solite amiche, decise un giorno di lanciare una sfida al Re della foresta.
Si presentò così davanti al sovrano che era il leone e lo salutò con un rispettoso inchino.
Il grande Re, che era intento a schiacciare uno dei suoi pisolini più belli lungo la riva di un fiume, lanciò una distratta occhiata all’insetto.
“Buongiorno!”, rispose Sua Maestà spalancando la bocca in un possente sbadiglio.
La zanzara disse: “Sire, sono giunta davanti a Voi per lanciarvi una sfida!”.
Il leone, un po’ più interessato, si risvegliò completamente e si mise ad ascoltare.
“Voi” continuò l’insetto “credete di essere il più forte degli animali eppure io dico che se facessimo un duello riuscirei a sconfiggervi!”.
Il Sovrano divertito disse: “Ebbene se sei tanto sicura, proviamo!”.
In men che non si dica il piazzale si riempì di animali d’ogni genere desiderosi di assistere alla sfida. La sfida ebbe inizio. L’insetto andò immediatamente a posarsi sul largo naso dell’avversario cominciando a pungerlo a più non posso. Il povero leone, preso alla sprovvista, tentò con le sue enormi zampe di scacciare la zanzara ma, invece di eliminarla, egli non fece altro che graffiarsi il naso con i suoi stessi artigli.
Estenuato, il Re della foresta si gettò a terra sconfitto. Così, la piccola zanzara fu acclamata da tutti i presenti. Levandosi in volo colma di gioia, la zanzara non si accorse però della tela di un ragno tessuta tra due rami e andò ad imprigionarvisi proprio contro.
166 SToriE
Intrappolato in quell’infida ragnatela l’insetto scoppiò in lacrime, consapevole del pericolo che stava correndo. Fortunatamente il leone, che aveva assistito alla scena, con una zampata distrusse la tela e liberò la piccolina dicendo: “Eccoti salvata, mia cara amica. Ricordati che esiste sempre qualcuno più forte di te! E questo me lo hai insegnato proprio tu!”.
La zanzara da quel giorno imparò a tenere un po’ a freno la propria spavalderia.
Le persone troppo sicure di sé riescono, a volte, a superare gli ostacoli più grossi, ma inciampano spesso nelle difficoltà più piccole.
spavalda : sicura di sé, sfacciata. estenuato : senza forza.
SToriE 167
Adattamento da una favola di Esopo
LA GHIANDAIA
Voglio narrarvi una storia. Chi me l’ha raccontata dice che è vera.
Un barbiere, proprietario di una bottega a Roma, aveva allevato una ghiandaia prodigiosa, capace di emettere un’infinita varietà di suoni.
Questa ghiandaia era capace di ripetere sia le parole umane sia i versi degli animali e i suoni degli strumenti musicali.
Un giorno passò di là una banda musicale. Durante la sosta davanti alla bottega del barbiere, i trombettieri continuarono a suonare a lungo.
La ghiandaia, a partire da quel giorno, era diventata completamente muta e non faceva più sentire la propria voce.
La gente che la conosceva si stupiva del suo silenzio. Qualcuno sospettava che l’avessero avvelenata; altri pensavano che il suono delle trombe le avesse rovinato l’udito, e con l’udito avesse perso anche la voce.
Ma non era così. Si trattava invece di un’esercitazione silenziosa. La ghiandaia si era concentrata ad allenare la voce preparandola quasi si trattasse di uno strumento musicale.
All’improvviso, infatti, questa dote si ripresentò e non si scatenò nelle solite vecchie imitazioni, ma eseguì la musica delle trombe con la stessa melodia, riproducendone ogni nota e il ritmo.
Plutarco, L’intelligenza degli animali di terra e di mare , in Del mangiare carne. Trattato sugli animali , trad.it. di D. Magini, Adelphi
168 SToriE
SToriE 169
IL LEONE E IL TOPO
Un po’ sbadatamente, un topo uscì dalla sua tana sotterranea, finendo tra le zampe di un leone.
Il re degli animali, in quell’occasione mostrò di essere quello che era e gli lasciò la vita.
Questa buona azione non fu perduta.
Chi avrebbe mai creduto che un leone potesse aver bisogno di un topo?
Dunque successe che, nell’uscire dalla foresta, quel leone fosse preso in una rete: i suoi ruggiti non riuscirono a spezzarla.
Accorse il topo e si diede tanto da fare con i denti che rosicchiò una maglia, quella giusta, e disfece la trappola.
La pazienza e il tempo fanno più della forza e della rabbia.
Jean de La Fontaine
sbadatamente : senza pensarci. disfece : ruppe.
170 SToriE
Dopo aver letto Il leone e il topo rispondi alle domande.
1. Chi è il protagonista del racconto?
A. Una giraffa.
B. Un topo.
C. Un serpente.
2. Chi è il re degli animali?
A. Il topo.
B. Il leone.
C. L’elefante.
3. Come si comportò il leone quando il topo finì tra le sue zampe?
A. Lo mangiò.
B. Non lo vide.
C. Lo lasciò andare.
4. Che cosa rosicchiò il topo?
A. Una maglia della rete.
B. Il ramo al quale era appesa la rete.
C. Una corda.
5. Che cosa libera il leone?
A. La forza e la rabbia del leone.
B. La pazienza e il tempo del topo.
C. I ruggiti del leone.
Esponi a voce questa storiella, poi prova a dire con solo una frase che cosa succede.
SToriE· pEr comprENdErE 171
UN PESCE È SEMPRE UN PESCE
Ai margini del bosco c’era uno stagno e nello stagno, in mezzo alle canne, nuotavano un pesciolino e un girino. Erano inseparabili.
Una bella mattina il girino scoprì che durante la notte gli erano cresciute due zampette.
“Guarda”, disse tutto fiero. “Guarda, sono una rana!”. “Sciocchezze”, disse il pesciolino. “Come è possibile che tu sia una rana, quando solo ieri eri un pesce come me!”.
Discussero e discussero finché il girino sentenziò:
”Una rana è una rana, e un pesce è un pesce: punto e basta!”.
Nelle settimane che seguirono, al girino spuntarono due zampette davanti mentre la coda gli diventava sempre più piccola.
E un giorno, ormai fattosi rana, uscì dall’acqua e salì sulla sponda erbosa.
Frattanto anche il pesciolino era cresciuto e si era fatto un bel pesce adulto. Si chiedeva spesso dove le quattro zampette avessero mai condotto il suo amico.
Ma passavano i giorni e le settimane e della rana neppure l’ombra.
Un giorno però, scuotendo il canneto con un gran tonfo, la rana saltò nello stagno.
“Dove sei stata?” chiese il pesce tutto contento.
“In giro per il mondo, a saltellare di qua e di là”, disse la rana, “e ho visto cose fantastiche”.
“Come cosa?” domandò il pesce.
“Uccelli”, disse con aria di mistero la rana. E raccontò al pesce tutto sugli uccelli, che avevano le ali e due zampe e tanti, tanti colori. Mentre la rana parlava, l’amico pesce vedeva gli uccelli volare nella sua mente
172 SToriE
come se fossero pesci ornati di lunghe piume.
“E che altro?” chiese impaziente.
“Mucche!” disse la rana. “Le mucche hanno quattro zampe, le corna, mangiano l’erba e portano borse piene di latte”.
“E anche la gente!” disse la rana. “Uomini, donne, bambini!”.
E parlava, parlava. Non smise finché sullo stagno non scese il buio. Ma il quadro che si era formato nella fantasia del pesce era pieno di luci e colori e di cose stupende, tanto che lui non riusciva a dormire.
SToriE 173
Ah, se solo avesse potuto saltare fuori dall’acqua come il suo amico e vedere quel mondo meraviglioso. E intanto passavano i giorni.
La rana se n’era andata e il pesce restava a sognare di uccelli in volo e di mucche nell’erba e di quegli strani animali tutti vestiti che il suo amico chiamava gente. Un giorno decise che ad ogni costo doveva vederli anche lui.
E, con un gran colpo di coda, saltò fuori dall’acqua e si ritrovò sulla sponda. Atterrò sull’erba tiepida e asciutta e annaspò soffocando senza riuscire più a muoversi né a respirare.
“Aiuto!” si lamentò flebilmente.
Per fortuna la rana, che se ne andava a caccia di farfalle da quelle parti, lo vide e con tutta la forza che aveva lo ributtò nello stagno.
Ancora intontito, il pesce si lasciò cullare dalle onde per qualche minuto. Poi tirò un lungo respiro, riempiendosi le branchie di acqua fresca e pulita. Si sentiva di nuovo leggero, e con piccolissimi colpi di coda poteva muoversi avanti e indietro, su e giù, come prima.
I raggi del sole si fecero largo tra le canne formando belle macchie di luce nell’acqua. Quello era di sicuro il più meraviglioso dei mondi. Sorrise alla sua amica rana che lo guardava stando seduta su una ninfea e le disse: “Avevi ragione. Un pesce è un pesce!”.
sentenziò : diede un giudizio importante. non smise : non finì.
174 SToriE
Leo Lionni, Le favole di Federico , Einaudi Ragazzi
PAROLE… ANIMALESCHE!
Dopo aver letto Un pesce è sempre un pesce rispondi alle domande.
1. Leggi e completa. Si dice: muto come un pesce perché il pesce lento come una lumaca perché la lumaca furbo come una volpe perché la volpe
2. Scrivi l’animale a cui si riferisce ciascuno dei seguenti verbi:
pavoneggiarsi
inviperirsi
gattonare
scimmiottare
3. Prova a scrivere il significato dei precedenti verbi; rifletti sul comportamento dell’animale scoperto o sulle sue caratteristiche.
Esempio
Pavoneggiarsi = mettere in mostra le proprie qualità come il pavone quando fa la ruota.
Inviperirsi
Gattonare
Scimmiottare
4. Scrivi una frase con ognuno di essi.
SToriE· pEr comprENdErE 175
LA COSA PIÙ IMPORTANTE
Un giorno, nel bosco di Pratorosso, ci fu un’accesa discussione fra gli animali.
Il coniglio diceva: “La cosa più importante è avere orecchie lunghe. Chi ha orecchie lunghe si accorge subito di ogni piccolo rumore sospetto, del tuono, del pericolo, e può scappare in tempo”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Non sono d’accordo” disse il riccio
“la cosa più importante sono gli aculei. Chi ha gli aculei è sicuro e protetto”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Non è vero” disse la giraffa “solo chi ha il collo lungo arriva alle foglie tenere degli alberi, anche quando l’erba è secca e la terra è arida”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Io dico” intervenne la rana “che la cosa più importante è essere verdi, per mimetizzarsi e sfuggire ai predatori”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Se è per questo” strillò l’uccello “la cosa
176 SToriE
più importante è avere le ali. Nessuno può raggiungerti se voli in alto”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Ma cosa dite?!” rispose l’elefante. “Per me la cosa più importante è essere grandi, grossi e soprattutto avere una lunga e bella proboscide”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Oh, io senza i miei piedi palmati non potrei proprio nuotare” spiegò l’oca. “E la cosa più importante, oltre che camminare, è nuotare”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Assolutamente no!” esclamò il castoro. “La cosa più importante è avere denti grandi e forti per mangiare, per difendersi e per costruire la tana”.
“Forse è così” pensarono gli altri.
“Forse tutte queste cose sono importanti” disse il gufo saggio.
“Tutte?!” dissero gli altri.
“No, non tutte insieme! Ognuno di noi ha qualcosa di importante!”.
E finalmente tutti furono d’accordo.
Antonella Abbatiello, La cosa più importante , Fatatrac
SToriE 177
LA VALIGIA DELLE VACANZE
Papà ha preso le valigie dal ripostiglio e le ha spolverate.
Domani si parte per le vacanze. Ai vestiti e alle scarpe di tutta la famiglia pensa la mamma, che se ne intende di più, mentre il papà raccoglie tutti gli altri oggetti importanti: la macchina fotografica, il registratore, le carte stradali…
Michele mette sul letto la sua valigetta e comincia a disporvi le cose che considera indispensabili: i pattini, le figurine dei calciatori, un sacchetto di biglie di vetro colorato per giocare sulla sabbia, il suo berretto preferito giallo e viola con la visiera, le scarpe da calcio che gli hanno regalato al compleanno, l’album-erbario in cui incollare le foglie più belle che troverà, l’astuccio, un quaderno-diario per annotare giorno per giorno le cose che capitano, belle, brutte, strane, inaspettate… Con un sospiro aggiunge anche il quaderno per i compiti delle vacanze. Ecco fatto.
Sta per chiudere la valigia, quando sente un brusio. Da dove viene? Chi è che parla? Michele tende l’orecchio: “Portami, portami, portami…”. Il coro di voci sottili viene dalla libreria.
Michele si avvicina… viene dai suoi libri!
“Dai, portami con te!” gli sussurrano i personaggi delle tante storie corte, lunghe, allegre, tristi, emozionanti, divertenti, spaventose, avventurose, alcune un po’ noiose, alcune non ancora lette, racchiuse nei suoi libri.
“È vero” risponde, “ci vuole almeno un libro nella valigia delle vacanze!”.
M. Manacorda
178 SToriE
LEGGIAMO UN LIBRO
HEIDI di Johanna Spyri
La piccola Heidi viene affidata al nonno, che vive in una baita in montagna. Heidi è solare, vivace. Le avventure tra i pascoli e lo stupore per la bellezza della natura la accompagneranno nella vita di città e nella amicizia con Clara.
IL LIBRO DI BULLERBY di Astrid Lindgren
Lisa racconta le storie, le amicizie e i giochi che vive nel piccolo paese di Bullerby. Nei fatti quotidiani emergono i grandi temi della vita: lealtà, responsabilità, rispetto, condivisione, amicizia.
BAMBI di Felix Salten
Il libro narra la storia del capriolo Bambi, che scopre il mondo, conosce la natura e i cambiamenti della vita nelle stagioni. Fondamentali sono la mamma che lo sostiene, l’amicizia con due caprioli e il padre che lo accompagna a diventare grande.
I COLORI INUTILI di Guido Clericetti
Una bambina è incuriosita da un negozio che vende solo vecchie scatole di legno. Il negoziante le dice che sono colori inutili che possono colorare qualunque cosa. Alla bambina il compito di scoprire il perché sono inutili.
UN UCCELLINO CHIAMATO FRANCESCO di Bruno Concima
Un uccellino viene affidato dai genitori a Falco Leone, il saggio sapiente, per imparare le regole della comunità della natura. Grazie ai racconti della vita di san Francesco, scoprirà in sé una legge più profonda, la legge del bene.
CION CION BLU di Pinin Carpi
Da un uomo all’apparenza sempliciotto che cosa ci si aspetta? Oltre la prima impressione si scopre una persona buona e fiduciosa verso le persone e la realtà, tra un pizzico di magia e la volontà di affrontare le difficoltà.
CIPÌ di Mario Lodi
Il desiderio di scoprire il mondo porta Cipì ad affrontare pericoli e avventure, cresce e capisce che per affrontare situazioni “terribili” conviene parlarne con gli altri passeri e insieme affrontare la situazione pericolosa.
LA TELA DI CARLOT TA di Elwyn Brooks White
Questo libro racconta la storia di un bellissimo rapporto di amicizia tra un maialino, Wilbur, e un ragno, Carlotta.
lEGGiAmouNlibro 179
lEGGiAmouNlibro 179
FIABE DA LEGGERE O DA RACCONTARE
IL GATTO CON GLI STIVALI di Charles Perrault
Un mugnaio, morendo, lasciò un’eredità ai figliuoli. Il maggiore si prese il mulino, il secondo l’asino e il più giovane dei fratelli dovette accontentarsi del gatto…
LE TRE PIUME di Jacob e Wilhelm Grimm
C’era una volta un re che aveva tre figli. Il re li amava tutti e non sapeva a chi lasciare la corona e il regno…
L’INTREPIDO SOLDATINO DI PIOMBO di Christian Andersen
Un fabbricante di giocattoli trovò un vecchio mestolo, lo fece fondere e con il metallo fabbricò venticinque soldatini di piombo…
LA LEGGENDA DEI SEI COMPAGNI di Guido Gozzano
C’era una volta un vecchio signore che aveva tre figli. Il primogenito disse un giorno al padre: “Voglio mettermi pel mondo, alla ventura!”. “Sia come tu vuoi – disse il padre…– ma non posso darti più di dieci scudi”.
IL PICCOLO ELEFANTE di Rudyard Kipling
Nei tempi antichi l’elefante non aveva proboscide, ma un naso grosso come una scarpa. Ma un elefante, pieno di curiosità, faceva un mondo di domande…
LA CASA DEI TRE BOTTONI di Gianni Rodari
C'era una volta un falegname, si chiamava Tre Bottoni. Era stato soprannominato Tre Bottoni da tanto tempo che nessuno si ricordava più il suo vero nome, neanche lui…
180 fiAbEdAlEGGErEo dArAccoNTArE
RIFLETTIAMO SULLA NOSTRA LINGUA
OSSERVARE LE PAROLE, COMPORRE E SCOMPORRE SUONI E GRAFEMI, RICONOSCERE LE FORME DELLE PAROLE E I LORO LEGAMI.
GRAMMATICA
SCIOGLILINGUA
cade sovente precipitevolissimevolmente.
Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.
Apelle figlio di Apollo fece una palla di pelle di pollo, tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di pollo fatta da Apelle figlio di Apollo. Scioglilingua gaio e bello per il bimbo birboncello con la fiamma che scintilla con la sciabola che brilla col pulcino dentro al guscio che non sa trovare l’ uscio con la scimmia impertinente che fa ridere la gente scioglilingua, sciogli in fretta d’ogni bimbo la linguetta .
I SUONI E I SEGNI
BNel muro c’è un buco e un bruco nel buco scaccia il bruco e tura il buco.
R
Orrore, orrore! Un ramarro verde su un muro marrone.
Z
Un pazzo dice a una pazza:
“Sei pazza a buttare un pezzo di pizza nel pozzo che puzza da un pezzo?”.
F
DDimenticavo che dopodomani devo dare un dono a Dani.
S
Se oggi seren non è doman seren sarà; se non sarà seren si rasserenerà.
Figlia, sfoglia la foglia; sfoglia la foglia, figlia. V
Stanno stretti sotto i letti sette spettri a denti stretti.
PPorta aperta per chi porta. Chi non porta, parta pure, poco importa.
Eva dava l’uva ad Ava; Ava dava l’uova ad Eva; ora Eva è priva d’uva, mentre Ava è priva d’uova.
T
S 183
1. A come... Riscrivi le lettere e scegli una o più parole che inizino con ogni lettera.
Il nostro alfabeto è formato da 21 lettere, 5 vocali ( a , e , i , o , u ), 16 consonanti a cui aggiungiamo 5 lettere straniere: j , k , w , x e y
riflETTiAmoSullANoST I SUONI E I SEGNI
L’ALFABETO
A a B b C c D d E e F f G g H h l i L l M m N n O o P p Q q R r S s T t U u V v Z z
2. Metti in ordine alfabetico queste parole, scrivendole una sotto l’altra sul quaderno:
zanzara, gnomo, orso, altalena, deserto, cavallo, mulino, elefante, spiaggia, bicicletta, farfalla, torta, rosa, luna, notte, pantera.
3. Metti in ordine alfabetico i nomi dei tuoi compagni, scrivendoli uno sotto l’altro sul quaderno.
4. Sfida il bruco e il ragno a trovare nuove parole! Cambia una sola lettera a queste parole e trovane altre con significato diverso. Scrivi le parole trovate sul quaderno.
MELA :
MELO! TELA!
PANE : cane, pare…
MANI : mano, sani…
VITA : dita, cita…
5. Scegli e scrivi la lettera giusta.
DITO : rito…
LUNA : lupa…
PORTA : porto…
tem era can o carcio o
cam io se ia pa one
om elmo oman a i one
tam uro en a i ace
SuoNiESEGNi 185
D o T F o V astiglia entista arina
P o B
attaglia ennista estito
Il carattere con cui di solito leggiamo è lo stampato, minuscolo o maiuscolo.
QUANDO SI USA LA LETTERA MAIUSCOLA?
«Io mi chiamo Filippo Rossi, ma tutti mi chiamano Pippo. Questo è il mio cane che si chiama Spotty. Io abito nella città di Milano, che è il capoluogo della regione Lombardia, che si trova in Italia».
1. Leggi e osserva. Sottolinea i nomi con la lettera maiuscola.
Tutti i nomi propri , compresi i cognomi e i soprannomi si scrivono con la lettera iniziale maiuscola
La lettera maiuscola si usa anche:
z all’ inizio di ogni frase
z dopo il punto fermo ( . )
z dopo il punto interrogativo ( ? ) ed esclamativo ( ! )
“ D omani andremo in gita. V ieni con noi, Giacomo?
P artiremo alle 9”.
“Che bello! V errò volentieri!”
186 GrAmmATicA
2. Nella seconda colonna, scrivi tu i nomi propri.
NOMI COMUNI NOMI PROPRI io
amico mamma papà maestra squadra del cuore
film libro canzone
personaggio
3. Ho dimenticato le lettere maiuscole! Aiutami a riscrivere il mio racconto delle vacanze, facendo particolare attenzione alle lettere maiuscole.
quest’estate sono andata in sicilia, una delle due grandi isole d’italia. sono salita sull’etna, ho fatto il bagno nel mar mediterraneo, ho pescato alla foce del fiume belice. una sera sono andata al ristorante miramare a catania, ho mangiato insieme alla mia amica lia.
SuoNiESEGNi 187
RIPASSIAMO I SEGNI DEL CORSIVO
Il carattere con cui di solito scriviamo è il corsivo
188 GrAmmATicA
SuoNiESEGNi 189
Attenzione all’aggancio!
Alle lettere devi staccare e ripartire.
190 GrAmmATicA
SuoNiESEGNi 191
Le lettere h anno un archetto che si unisce subito alle lettere
Ripassiamo le maiuscole!
192 GrAmmATicA
1. Riscrivi in corsivo questo testo.
Francesco e Anna giocano a palla. In cortile ci sono anche Teresa e Carlo. La maestra dice di andare. È finito l’intervallo.
SuoNiESEGNi 193
RIPASSIAMO I SUONI
CE-CI E GE-GI
e , i le consonanti c e g suoni dolci ”: presso ge lato,
CHE-CHI E GHE-GHI
Per formare “ suoni duri ” con le vocali e , i è invece necessario scrivere l’ h :
o che , chi esa
CA-CO-CU E GA-GO-GU
mar ghe rita, ghi ro.
Con le vocali a , o , u , le consonanti c e g formano “ suoni duri ” e non hanno bisogno dell’ h :
ca sa, co lombo, cu pola
ga tto, go rilla,
GrA fiAbEdAlEGGErEo dArAcco
L'ORTOGRAFIA DEI SUONI
CIA-CIO-CIU E GIA-GIO-GIU
Per formare “ suoni dolci ” con le vocali a , o , u è invece necessario aggiungere la i :
cia batte, cal cio , ac ciu ga gia llo, gio co, giu gno.
CU-QU?
I digrammi cu e qu hanno lo stesso suono, ma si usa:
z cu quando segue una consonante
cu l la, cu c ciolo, cu r va
z si usa qu quando segue una vocale
aqu i la, qu a derno, liqu i rizia
PAROLE ORIGINALI
Alcune parole non vogliono qu anche
quando segue una vocale, ma vogliono
Queste sono parole originali :
cuo re, cuo io, s cuo la, cuo co.
Due c :
tac cui no.
orToGrAfiA 195
2. Unisci le sillabe e scrivi almeno 5 parole che si possono comporre, poi scegline una e inventa una frase.
STI CE NO CI LA POL TA GI LA TO GE
3. Leggi seguendo il verso delle frecce e scrivi le parole che hai composto.
4. Cerchia con colori diversi CHI E CHE.
schermo
scheletro scheda foche
chiesa orchestra occhiali chiara
5. Osserva e trasforma le parole. CON
baci
ricci
bocce
lisce
barche chiave chiacchiera sacchetto
giochi cucchiaio conchiglia scacchiera
pesche
cuoche
cocchi
panche
orToGrAfiA 197
H
SENZA H
CHI ODO ESA AVE USO OCCIA CHE BAR ZUC PAN BOC FO
CHE-CHI
GHE-GHI
6. Leggi seguendo le frecce e scrivi le parole che puoi formare.
CIA-CIO-CIU E GIA-GIO-GIU
7. Gli scherzi della “i”: scrivi GI e CI al posto di G e C.
Poi scegli alcune parole e scrivi 3 frasi sul quaderno.
ricco diventa
piccone diventa
panca diventa
baco diventa
bocca diventa
gara diventa
gallo diventa
198 GrAmmATicA GHE STRE PA SPI TAR AL DI GHI DRA SU LUO FAN LA MA
CA-CO-CU E GA-GO-GU
8. Scrivi 6 parole per ogni gruppo di suoni.
CA-CO-CU GA-GO-GU
CU-QU-CUO
9. Completa con CU o QU, poi scegli 2 parole con CU e 2 con QU e scrivi sul quaderno delle frasi.
aderno, scino, a lei, s do, in ilino, rioso, li irizia, bo, lla, aranta, rva, s adra, oio.
10. Scrivi sul quaderno una frase per ognuna delle seguenti parole: cuore, cuoco, scuola.
11. Leggi con attenzione e sottolinea in le parole originali con CU, in tutte le altre parole con QU-CU. Ricopia sul quaderno le parole sottolineate e disegna la scena.
Questo pomeriggio guardo una partita con mio cugino e un compagno di scuola.
Mi siedo sul divano col pallone di cuoio sotto i piedi. Non riesco a stare tranquillo un attimo.
Scuoto il cuscino, bevo un succo, canto i cori come in curva. Se un giocatore segna grido quattro volte gol! Quando gioca la mia squadra del cuore, sono sicuro che vincerà!
orToGrAfiA 199
Il digramma gl si scrive con la i :
pa gli a, sve gli a, a gli o, tova gli a, fi gli o.
GNA-GNE-GNO-GNU
I digrammi gna , gne , gno , gnu si scrivono senza la vi gna , a gne llo, ra gno , o gnu no.
Una parola originale è compa gnia che vuole la i .
SCI-SCE-SCIE
Il digramma sce si scrive senza la i :
sce na, fa sce , sce ndere, pe sce
Sono parole originali: u scie re, scie nza, co scie nza e le parole che da esse derivano, che vogliono la i :
scie nziato, scie ntifico, inco scie nte, co scie nzioso, incon scio .
GLI
200 GrAmmATicA
1. Leggi seguendo le frecce e scrivi le parole che puoi formare.
2. Scrivi sul quaderno 3 frasi che contengano parole con il suono GLI.
3. Leggi le frasi e cerchia seguendo le indicazioni: in GLIA-GLIO-GLIE; in LIA-LIO-LIE; in IE.
1. Alice nel Paese delle Meraviglie incontra un coniglio frettoloso.
2. Un lieve vento spinge il veliero del pirata Guglielmo.
3. Daniela ha posato sulla tovaglia una teiera, una zuccheriera e un vasetto pieno di miele.
4. Ieri Cecilia ha cucinato gli spaghetti con aglio, olio e peperoncino.
5. La Sicilia è in Italia.
GLI
GLIA BI GRI TE FO FI PA CI TA
orToGrAfiA 201
GNA-GNE-GNO-GNU
4. Leggi e circonda le parole con GN.
VUOI FARMI COMPAGNIA?
Il gatto Nero incontrò un ragno. Il ragno gli chiese: “Dove vai?”
“Vado nella vigna. Vuoi farmi compagnia?”
“Con piacere, così potrò tessere una bella ragnatela attorno agli acini succosi!”
“Vedrai quante mosche nel vigneto!”
Ogni grappolo era una festa. Che bella la campagna durante la vendemmia!
5. Scrivi sul quaderno 3 frasi che contengano parole con GN.
6. Leggi e sottolinea in le parole con GN e in le parole con NIA, NIO, NIE. Ricopiale sul quaderno in due colonne.
A. Gnomo, geniale, legna, miniera, grugnito, montagna, impegno, sogno, Sonia, ingegnere, Daniele, pigna, pugno, cognome, carabiniere, gnu, condominio, giardiniere, genio, arnia, Lavinia.
B. Cerimonia, bomboniera, iniezione, straniero, lavagna, alluminio, campagna, compagnia, Campania, Agnese, Antonia, Bologna, spegnere, conveniente, maniera, signore, ciminiera.
202 GrAmmATicA
SCI-SCE-SCIE
7. Leggi le parole, poi sistemale al loro posto.
sceriffo
scivolo piscina
cuscino ascensore
cascina fasce discesa
scintilla
8. Scrivi una frase per ogni parola.
SCE SCI scena
orToGrAfiA
FANTASCIENZA
SCIENZA SCIENZIATO
BAMBINI ANDIAMO IN STAZIONE
A PRENDERE LA ZIA!
MB E MP
Davanti alle lettere b e p si scrive sempre la m e mai la n :
ba mb ola, ta mb uro, o mb rello te mp orale la mp ada po mp iere.
ZIA-ZIE-ZIO-ZIONE
La consonante z non si raddoppia quasi mai prima di ia , ie , io , ione :
spa zia le, pa zie nza, ecce zio nale, sta
Però vi sono parole derivate da altre parole che si scrivono con due z :
tappe zzie re da tappe zz eria.
STA PER ARRIVARE
IL TEMPORALE!
PRENDIAMO
L'OMBRELLO!
204 GrAmmATicA
ORA FACCIAMO MERENDA!
CHE ACQUOLINA!
CQU
CHE ACQUAZZONE!
LE STRADE ERANO
A SOQQUADRO!
La parola a cqu a e tutte le parole che da essa derivano si scrivono con cqu , come:
a cqu ario, a cqu azzone, a cqu erello, a cqu itrino, a cqu erugiola, a cqu edotto, a cqu aio, suba cqu eo, a cqu olina.
Si scrivono così anche:
a cqu isto, a cqu istare, na cqu e, pia cqu e, gia cqu e.
Una sola parola nella lingua italiana si scrive con due q : so qqu adro.
orToGrAfiA 205
MB E MP
1. Trova le parole nascoste e scrivile.
bola bina porale bolotto pesta pone
2. Scrivi sul quaderno 5 parole con MP e 5 con MB.
3. Leggi e osserva, poi collega parole e immagini al suono giusto.
206 GrAmmATicA
TEM
padina padario pio
LAM BAM
temperino lampada impronta campo compleanno compito camper ambiente gambero tombola MP MB gamba
ZIA-ZIE-ZIO-ZIONE
4. Attento all’errore! Colora in la parola scritta correttamente.
azzione azione lezzione lezione
viziato vizziato negozio negozzio
colazzione colazione spazio spazzio prezzioso prezioso delizia delizzia
notizzia notizia stazzione stazione
CQU
5. Cerca tutte le parole con CQU e scrivi la frase che si compone con le lettere rimanenti! Vuoi un indizio? Osserva il disegno.
La frase nascosta è:
TANTI SUONI DIVERSI
6. Riesci a trovare una parola per ognuno di questi suoni? Scrivile sul quaderno e confrontale con quelle trovate dai tuoi compagni.
orToGrAfiA 207
C H A C Q U A R I O E A C Q U E T T A S A C Q U E R E L L I O S U B A C Q U E O Q Q A C Q U I S T O S C I A C Q U A R E U A O D A C Q U A R O A C Q U A P A R K
FRA SLI STRA SPI SMOR SQUA GRU SPRUZ CRO SVE SCHI SCRI SBA CRE SDRA BRO SCHE STI z ACQUARIO z ACQUAIO z SUBACQUEO z ACQUAPARK z ACQUETTA z ACQUA z ACQUERELLI z ACQUISTO z SCIACQUARE
PALA, PALLA E PALETTA
Palla era stanca e arrabbiata: senza nemmeno chiederle il permesso, Andrea la trasformava spesso in una “pala”.
In quel momento la palla si sentiva debole e sgonfia, non riusciva più a rimbalzare bene e si rifugiava in un angolo, un po’ avvilita.
Naturalmente, la pala che stava appoggiata al muro del garage non le era molto simpatica e così la paletta da spiaggia di Andrea.
Con quest’ultima era costretta a viaggiare spesso nel portabagagli dell’auto, quando si recavano al mare, d’estate. Erano ancora più vicine nella borsa da spiaggia e spesso la paletta, quando Andrea si metteva a correre, dava alla palla delle sculacciate.
Quel pomeriggio Andrea sistemò la palla sulla mensola sopra il tavolo e cominciò a scrivere:
“ Giocare a pala nell’acqua è divertente! ”.
Bump! Palla, con uno sforzo, era rimbalzata sulla testa e poi sul quaderno. Rotolò avanti e indietro, proprio sopra lo sbaglio e si fermò, quieta quieta.
Paletta rideva dal suo angolino.
Da quel giorno Andrea non sbagliò più e la palla, sempre gonfia e felice, diventò amica di pala e paletta.
Gr
L'ORTOGRAFIA
SUONI
1. Sottolinea le parole con le doppie.
DEI
LE DOPPIE
2. Completa con la parola esatta.
La luna splende nella notte note
Maria e Carlo giocano a palla pala
Il vento muove le canne cane
È scesa la serra sera
Il contadino smuove la terra con la palla pala
Nella ci sono molti fiori serra sera
Il maestro ci insegna le musicali notte note
Scrivo sul quaderno con la penna pena
La zia ha regalato a Sara un bel canne cane
Il trasporta il legname caro carro
3. Colora di il fiore che cresce sulle parole con una doppia e di quello sulle parole con due doppie.
giubbotto ricotta
mantello pinne
avviso cammello
cassetto
forchetta
carrello
secchio
carrozzina saponetta
orToGrAfiA 209
LA DIVISIONE IN SILLABE
OH NO,
TUTTA LA PAROLA
NON CI STA NELLA
RIGA!
ORA COME FACCIO?
NON TI
PREOCCUPARE, ARRIVO IO
IN TUO AIUTO:
LO GNOMO
TAGLIAPAROLE!
Saper dividere le parole in sillabe è utile quando, scrivendo, ci si trova alla fine di una riga e bisogna andare a capo.
Scopri insieme allo Gnomo Tagliaparole le regole da seguire per non sbagliare.
Una consonante semplice fa sillaba con la vocale che la segue:
p a- l o,
p io- v e.
Le consonanti doppie , compreso il gruppo cqu , si dividono sempre in due sillabe:
sa s - s o,
pa l - l a,
a c - q ua.
Gr
L'ORTOGRAFIA DEI SUONI
I gruppi gn , sc , ch , gh , gl non si dividono mai:
gn o-mo, sc e-rif-fo, bar- ch e, mar- gh e-ri-ta, fi- gl i.
Le vocali che si pronunciano separatamente formano una sillaba a sé stante e si separano sempre:
ma- e -stra, po- e -ta, o -ce- a -no.
La s non si separa mai dalla consonante che la segue:
de- s ti-no, a- s tuc-cio, s te-lo.
Le consonanti l , m , n , r seguite da un’altra consonante si separano:
e l -mo, ga m -ba, le n -to, a r -ma.
orToGrAfiA 211
1. Sei sfide per Gnomo Tagliaparole!
Segui le regole e dividi in sillabe le seguenti parole.
mare:
divano:
salame:
topolino:
mulino:
regina:
tetto:
petto:
sasso:
passo:
burro:
carro:
panna:
doppie:
galletto:
fazzoletto:
pigna:
prugna:
scimmia:
biscia:
chiave:
parchi:
streghe :
foglia:
gnomo:
212 GrAmmATicA
CON LE CONSONANTI DOPPIE!
PARTIAMO CON LE CONSONANTI 1 2 3
PRONTI
E ORA I GRUPPI GN, SC, CH GH, GL!
pasta:
bistecca:
castagna:
castoro:
pistola:
pestifero:
estate:
vestito:
cestino:
caldo:
tamburo:
ombrellone:
bambola:
albero:
pulcino:
albero:
orto:
arte:
cintura:
pantaloni:
dromedario:
edera:
isola:
ospedale:
uva:
asino:
oca:
amico:
unicorno:
orToGrAfiA
ATTENTO A L, M, N, R! E INFINE LE VOCALI! 4 5 6
PER ME UN CAFFÈ E UN BIGNÈ. PER
TE?
UN TÈ E UN BIGNÈ
PURE PER ME!
CHE BONTÀ!
Città, caffè, bebè, purè, povertà, tè, attività, festività, falò, felicità, serenità, bontà, perché, così, papà, però.
Alcune parole hanno un significato completamente diverso con l’accento:
Sar a -sar à , com o -com ò , casc o -casc ò , met a -met à , e - è .
Lo sciatore casc ò , per fortuna aveva il casc o !
Siamo a met à sentiero, forza, la met a non è lontana!
Domani far ò una gita al far o .
Quando pronunciamo le parole, l ’accento cade quasi sempre sulle vocali all ’ interno della parola:
Il r u binetto i n cuc i na p e rde a cqua.
Altre volte cade sulla vocale finale:
Partir ò per tornare in citt à .
Nella lingua italiana l’accento si scrive solo quando cade sulla vocale finale :
Pap à , perch é , and ò , port ò , rest ò
Gr
L'ORTOGRAFIA DEI SUONI
L’ACCENTO
1. Metti l’accento quando serve.
Domani sara una giornata speciale! Andro in citta con mio fratello Niccolo. La nonna ci portera allo zoo! Vedro tigri, gnu, scimpanze e spero anche il pavone blu. E non e finita qui: a cena la nonna ci preparera il nostro menu preferito: tagliatelle al ragu e polpette con pure. Stanotte mi sa proprio che non dormiro dall'emozione!
2. Completa la frase, scegliendo la parola esatta. Le pere maturano sul ( pero , però ).
Quando sarò grande ( faro , farò ) il medico
Che bei fiori rosa ha il ( pesco , pescò )!
Per pescare occorre l’ ( amo , amò ).
Vai pure, ( pero , però ) attento alle macchine!
Di notte, la luce del ( faro , farò ) indica il porto.
I motociclisti proteggono il capo con il ( casco , cascò ).
3. Scrivi una frase per ogni parola.
PER Ò
PERCHÉ METÀ LAGGIÙ
orToGrAfiA 215
RICONOSCIAMO IL NOME
QUANTI NOMI IN UNA GIORNATA DI SCUOLA!
OGGI DETTATO SPECIALE!
APRITE GLI OCCHI E SCRIVETE I
NOMI DI QUELLO CHE VEDETE.
astuccio, lavagna, dettato, compagni, ricreazione, gessetti, fogli, calendario, cattedra, temperino, libro, quaderno, lettura, penna, banco, fotocopie, cartella, bustina, mensa, classe, inglese, lavoro, maestra, scrittura, disegno, direttrice, campanella, alfabeto…
I NOMI dei giorni della settimana: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica.
I NOMI dei mesi dell’anno:
gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre.
E QUANTI NOMI NELLA NATURA
I NOMI degli animali:
uccello, farfalla, scoiattolo, leone, elefante, cane, gatto, mucca, coniglio, lupo, orso, gallo…
GrA
LE PAROLE DELLA FRASE
I NOMI delle verdure:
pomodoro, carota, insalata, zucchina, melanzana, peperone, cetriolo, patata, carciofo, broccolo, spinaci, cipolla…
I NOMI dei frutti:
pera, banana, fragola, mela, albicocca, melone, anguria, fico, ciliegia, mirtillo, lampone, ribes…
I NOMI dei fiori:
rosa, ciclamino, garofano, violetta, margherita, primula, girasole, iris, gelsomino, gladiolo, tulipano, orchidea…
I NOMI degli alberi:
quercia, platano, acero, betulla, abete, pino, faggio, salice piangente, pesco, ciliegio, albicocco…
morfoloGiA 217
TANTI NOMI COMUNI
Abbiamo scoperto quanti nomi comuni di cose, persone e animali ci sono intorno a noi.
mamma, cartella, bambino, aria, mese, stagione, automobile, sommergibile, margine, vaso…
TANTI NOMI PROPRI
I nomi non sono solo comuni, ma anche propri. Ci sono tanti tipi di nomi propri: di persona, di personaggio, di animale, di città, di regione, di nazione, di continente, di via, di fiume, di lago, di isola, e tanti altri ancora. I nomi propri si scrivono con la lettera maiuscola
Giacomo, Nilo, Caterina, Milano, Adriatico, Liguria, Europa, Cenerentola, Dumbo…
RICORDI QUANDO SI USA LA LETTERA MAIUSCOLA?
Tutti i nomi propri , compresi i cognomi e i soprannomi si scrivono con la lettera iniziale maiuscola
NOMI COMUNI E PROPRI
1. Scrivi 5 nomi comuni di frutti, 5 di sport e 5 di strumenti musicali.
218 GrAmmATicA
FRUTTI SPORT STRUMENTI
2. Completa la tabella.
3. Osserva e scrivi tu il nome corretto.
1. Il fa magie.
2. Il cucina piatti prelibati.
3. Lo raccoglie provviste per l’inverno.
4. I ruggiscono.
5. La muggisce.
6. Le spiegano i compiti.
7. Il dirige il traffico.
8. Lo ha la stella e la pistola.
9. Gli volano in cielo.
10. Le ronzano sui fiori.
morfoloGiA 219
NOMI
COMUNI PROPRI COMUNI
NOMI DI GIOCHI
DI ANIMALI
PROPRI
4. Risolvi il rebus .
Osserva e completa inserendo i nomi comuni e propri adeguati.
La che mangia la si chiama
5. Sottolinea con colori diversi i nomi propri e quelli comuni.
1. La mattina presto nel cielo si vede Giove.
2. Elia ha un cane di nome Togo.
3. Tommaso e Alessandro giocano con i dinosauri.
4. Apollonia non era una strega.
5. Il bisnonno di Leonardo ha partecipato alla guerra.
6. Il papa si chiama Francesco.
7. I due orsetti hanno preparato un materasso con le foglie, il muschio e la corteccia.
220 GrAmmATicA
6. Giochiamo insieme a Nomi cose città . Si gioca in tanti. Si sceglie una lettera dell’alfabeto. Si scrive un nome comune o proprio in ogni colonna, da soli. Ognuno legge i nomi scritti: 10 punti se l’hai scritto solo tu; 5 punti se l’ha scritto qualcun altro come te. Vince chi ha il punteggio finale più alto.
7. Leggi e segna con una barretta dove finisce la frase. Ricopia le frasi mettendo il punto e la maiuscola.
è inverno | uno scoiattolo si prepara per il letargo mette nella tana le foglie per fare un giaciglio cerca provviste e le nasconde sotto le radici dell'albero quando arriva il freddo dovrà solo scendere dall'albero per farsi uno spuntino
morfoloGiA 221
NOMI PROPRI COSE ANIMALI PIANTE CITTÀ PUNTI
NOMI SINGOLARI E PLURALI
Guardando i nomi, notiamo che hanno un numero:
z singolare = uno
il libro, la matita, la bambina
z plurale = più di uno. i libri, le matite, le bambine
NOMI MASCHILI E FEMMINILI
I nomi hanno un genere:
z maschile
il maestro, il ragazzo, il leone
z femminile la maestra, la ragazza, la leonessa
z molti nomi hanno una sola forma per il maschile e il femminile;
il cantante, il pianista
la cantante, la pianista
z a volte un nome appare come il femminile o il maschile di un altro nome. In realtà si tratta di nomi diversi, ciascuno con il suo significato.
il foglio, il filo
la foglia, la fila
222 GrAmmATicA
1. È arrivato un bastimento carico di…
Sfida i tuoi compagni a chi trova più NOMI, seguendo le indicazioni.
z maschili singolari : albero, gatto, zio…
z maschili plurali : pomodori, zaini, fratelli…
z femminili singolari : casa, lavagna, balena…
z femminili plurali : sedie, stelle, foglie…
2. Trasforma al plurale i seguenti nomi, scrivendoli sul quaderno:
la mano, il banco, l’astuccio, il bambino, lo scolaro, la pecora, la barca, il maglione, il cane, la farfalla, il cavaliere, il drago.
3. Completa con il femminile e il maschile.
SCRIVI IL FEMMINILE
la zia
SCRIVI IL MASCHILE
la bambina
la maga
la dottoressa
l’attore
la nonna
la sarta
la parrucchiera
la segretaria
la scrittrice
morfoloGiA 223
il
il
il gatto
pittore l’alunno
maestro
il
il
re
cuoco
l’infermiere lo scolaro
4. Ricopia le frasi passando dal maschile al femminile:
1. Il bambino gioca contento.
2. Il nonno mi vuole bene.
3. Il dottore cura il malato.
4. Mio fratello è piccolo.
5. I suoi vicini di casa sono amici.
6. Il maestro chiama l’alunno alla lavagna.
NOMI SIMILI… DAL SIGNIFICATO DIVERSO!
5. Osserva e collega i disegni ai relativi nomi, poi scegli una coppia di nomi simili, ma dal significato diverso e inventa due frasi.
penne gru coda operazione viola lama coppa
224 GrAmmATicA
SINONIMI
NOMI DIVERSI… DAL SIGNIFICATO SIMILE!
QUANTI
DONI! DI CHI SARÀ IL REGALO PIÙ GRANDE?
I nomi DONO e REGALO sono SINONIMI , cioè parole diverse, ma con un significato simile.
1. Collega i SINONIMI che trovi vestito dizionario paura allievo vocabolario abito felicità errore foro medico alunno gioia dottore buco sbaglio terrore
2. Trova un SINONIMO per ogni nome. madre calzoni pietra aut omobile fanciulla berretto
3. Elimina l’intruso da ogni gruppo di SINONIMI.
viso volto faccia muso guancia
giovane giovanotto neonato fanciullo ragazzo
4. Riscrivi le frasi nel quaderno, sostituendo le parole evidenziate con dei SINONIMI.
z Le maestre correggono i compiti degli alunni .
z La mamma si riposa sul sofà e accarezza il gatto .
z Metti in ordine gli abiti nella tua stanza da letto.
morfoloGiA 225
CONOSCIAMO L’ARTICOLO
GLI ARTICOLI DETERMINATIVI
LO INDOSSA il E MANGIA lA
Lo gnomo indossa il cappello e mangia la mela.
I nomi possono sempre essere preceduti dagli articoli, ma davanti ai nomi propri di persona l’articolo non si mette.
IMPARIAMO GLI ARTICOLI DETERMINATIVI!
IL LO LA I GLI LE
Gli articoli determinativi si dividono in:
SINGOLARE PLURALE
MASCHILE IL, LO I, GLI
FEMMINILE LA LE
Nomi e articoli devono CONCORDARE, “ andare d’accordo ”.
SINGOLARE PLURALE
MASCHILE IL CUOCO I CUOCHI
FEMMINILE LA CUOCA LE CUOCHE
GrA riflETTiAmoSullANoSTr
LE PAROLE DELLA FRASE
L’APOSTROFO
Gli articoli LO e LA quando si trovano davanti a nomi che iniziano con vocale si apostrofano:
LO ALBERO: L’A LBERO; LA AMICA: L’A MICA.
Oggi aiuto la mamma a fare la spesa. “Possiamo comprare la anguria?” chiedo. “Sì, puoi dire l’anguria! Aggiungiamola all’elenco”.
Quando andiamo alla cassa nel carrello ci sono: il latte, le uova, i biscotti, la marmellata, l’insalata, l’uva, l’arrosto, l’ammorbidente per la lavatrice e l’anguria!
1. Leggi il brano e sottolinea i nomi in e gli articoli in .
2. Leggi le frasi, poi riscrivile mettendo l’apostrofo dove occorre.
1. La insalata cresce nello orto.
2. Lo ippopotamo ama la estate.
3. Lo orso insegue la alce.
4. Lo elicottero ha la elica.
5. Lo asino bruca la erba.
morfoloGiA 227
3. Riscrivi sul quaderno i seguenti nomi, premettendo l’articolo.
z spada, tamburo, carta, sole, uova, orologio, foglie, fuoco
z cappello, alberi, nonna, signore, bambina, postino, volpe
z scivolo, gatto, rana, ghiro, stivali, strumento, ragni, maglia, barca
4. Collega gli articoli ai nomi.
5. Scegli due nomi dalla tabella precedente e scrivi due frasi.
228 GrAmmATicA
il valigia la zebre gli giubbotto le scoiattoli l’ scolaro lo gabbiani i uccello
6. Cerchia con lo stesso colore il nome e il suo articolo. Riscrivi nella tabella al posto giusto le combinazioni trovate.
7. Riconosci i nomi con i loro articoli e sottolinea i nomi in e gli articoli in
morfoloGiA 229
MASCHILE FEMMINILE
IL LE LO LA I GLI CAVALLI ZIE MAESTRA SCIATORE CERVO AMICI
GLI ARTICOLI INDETERMINATIVI
1. Completa scegliendo l’articolo adatto tra: IL, LO, LA, UN, UNO, UNA.
z Colora di nuvola triste.
z Colora nuvola di .
z Colora stella grande di
z Colora stella di
IMPARIAMO GLI ARTICOLI INDETERMINATIVI!
UN UNO UNA
Gli articoli indeterminativi si usano solo al SINGOLARE. AL PLURALE possono essere sostituiti da dei , degli , delle .
ATTENZIONE
L’articolo indeterminativo femminile UNA , quando si trova davanti a un nome che inizia per vocale , si apostrofa una oca un’oca
L’articolo maschile UN non si apostrofa mai . un albero, un aereo, un elefante
230 GrAmmATicA
1. Riscrivi sul quaderno i nomi, trasformando l’articolo da determinativo a indeterminativo.
z il pettirosso, la radio, lo zero, il pugnale, la casa
z la sorella, la zebra, lo zaino, il ragazzo, lo gnomo
z la scatola, lo sparo, il fagiano, lo specchio, l’aquila
2. È maschile o femminile?
Segna il genere corretto e ricopia sostituendo l’articolo determinativo con quello indeterminativo appropriato.
MASCHILE FEMMINILE
l’anello un anello
l’operazione
l’uomo
l’ape
l’orso
l’isola
l’aquilone
l’imbianchino
l’anguria
l’ippopotamo
l’attrice
l’attore
l’albicocca
l’auto
l’ancora
morfoloGiA 231
3. Disegna tanti palloncini per collegare ogni nome al suo articolo, poi scegline alcuni per scrivere 3 frasi.
oliveto
zoo
idea antenna orso zoccolo
astronave indiano indiana
scienziato treno
un’ un uno
4. Un o un’?
Riscrivi sul quaderno le parole con l’articolo appropriato.
z acino, indiana, indiano, aereo, elica, elicottero, elefante, albero, ululato, ala, auto, astuccio, attaccatura, aquilone
z anatra, aranciata, arco, aquila, amaca, isola, oca, orco, osso, uccello, unghia, istrice, estate, esclamazione, arancia
232 GrAmmATicA
foglie cartuccia righello
pasticcini
scioglilingua problema compiti dettato
6. Leggi le frasi e inserisci gli articoli corretti.
z È arrivata cartolina. È cartolina di Lavinia!
z Vuoi albicocca? Sì, grazie albicocca è mio frutto preferito.
z Mi manca figurina per completare album. È proprio figurina dello scudetto.
z Guarda isola! Forse è isola del tesoro!
z Leggiamo libro? Sì, prendo libro della giungla.
z Mary Poppins è tata? Certo, è tata della famiglia Banks.
morfoloGiA 233
ARTICOLO DETERMINATIVO ARTICOLO INDETERMINATIVO NOME MASCHILE FEMMINILE SINGOLARE PLURALE
5. Scrivi gli articoli, poi segna genere e numero corretto.
CONOSCIAMO LE PREPOSIZIONI
Leggi queste frasi:
Questo libro è di Mattia. Domani mattina vado a scuola con Laura. Che bello! Domenica andremo in montagna!
Le parole evidenziate si chiamano preposizioni semplici e servono a collegare le parole tra di loro in modo da arricchire di significati la frase.
EC CO TUTTE LE PREPOSIZIONI SEMPLICI.
IMPARIAMOLE BENE A MEMORIA!
DI A DA IN CON SU PER TRA FRA
A volte alcune preposizioni semplici si uniscono agli articoli determinativi e formano le preposizioni articolate
IL LO LA I GLI LE
DI DEL DELLO DELLA DEI DEGLI DELLE
A AL ALLO ALLA AI AGLI ALLE
DA DAL DALLO DALLA DAI DAGLI DALLE
IN NEL NELLO NELLA NEI NEGLI NELLE
CON COL – – COI – –
SU SUL SULLO SULLA SUI SUGLI SULLE
PER – – – – –
TRA
FRA
234 GrAmmATic
–
– –
– – – –
– –riflETTiAmoSullANoSTrAliNGuA LE PAROLE DELLA FRASE
– – – –
1. Sottolinea in le preposizioni semplici e in le preposizioni articolate
z Hai offerto un po’ di gelato ai tuoi amici?
z La casa della nonna di Cappuccetto Rosso si trova sulla collina.
z A maggio faremo un bel picnic sul prato per festeggiare il mio compleanno con tanti amici.
z Ho messo nel cestino della bici i panini per la gita.
z Tra un mese andremo in vacanza col camper e viaggeremo per l’Italia da nord a sud.
z Il sole splende in cielo dall’alba al tramonto.
z Tra due giorni esce al cinema il film del mio attore preferito.
2. Scrivi sul quaderno alcune frasi con le seguenti parole.
z nell’acqua, sull’acqua, dall’acqua, dell’acqua, all’acqua
z nell’albero, sull’albero, dall’albero, dell’albero, all’albero
z d’oro, d’uva, d'argento, d’acqua, d’inchiostro
z pesce d’aprile, olio d’oliva, d’estate, d’inverno, d’accordo
3. Leggi e separa correttamente usando l’apostrofo.
Nellacqua Allimprovviso Sullalbero Dellorco Dallalto morfoloGiA 235
RICONOSCIAMO IL VERBO
LA GIORNATA DI AGNESE
Oggi Agnese si sente bene e va a scuola. Nel pomeriggio fa i compiti, gioca in giardino con gli amici e va a nuoto.
A cena parla molto e mangia di gusto! Che giornata Agnese!
Le parole evidenziate indicano le azioni che compie Agnese nella sua giornata e si chiamano VERBI .
Il verbo è la parola più importante della frase; senza di esso le parole non si legano e non è possibile comporre una frase.
GrA
LE PAROLE DELLA FRASE
Che giornata avrebbe avuto Agnese, mettendo il NON davanti ai verbi? Scopriamolo!
Oggi Agnese non si sente bene e non va a scuola.
Nel pomeriggio non fa i compiti, non gioca in giardino con gli amici e non va a nuoto. A cena non parla molto e non mangia di gusto!
Che giornata Agnese!
Le parole davanti alle quali abbiamo messo il “ NON ” si chiamano VERBI
morfoloGiA 237
CHE GIORNATA!
1. Diventa detective! Qualcuno ha rubato la frutta al mercato. Chi sarà stato? Osserva la scena, annota sul taccuino cosa fanno i vari personaggi. Risolvi il caso, facendo attenzione ai dettagli.
• LA BALLERINA:
• LA RANA FRUTTIVENDOLA:
• IL CHITARRISTA:
• IL CANE PITTORE:
IL LADRO È:
2. Completa le frasi inserendo un verbo adatto.
La nave sull’acqua.
Il sole nel cielo.
Il gatto il topo.
Federico un gelato.
La pioggia dal cielo.
Il pilota l’aereo.
Il medico gli ammalati.
238 GrAmmATicA
3. Sottolinea i verbi, poi trasforma le frasi usando il “non”.
z Oggi la mamma prepara la pizza.
z Marta raccoglie le ciliegie dall’albero.
z La maestra ha scritto un avviso alla lavagna.
4. Riconosci i verbi e sottolineali.
Quando ritorna la primavera, la natura rinasce, la campagna risuona di trilli di uccelli, gli alberi sono verdi, i fiori e i frutti spuntano e riempiono l’aria di profumo.
5. Metti in ordine le parole e scrivi sul quaderno le frasi.
z z z z z
foglie In le cadono autunno caldi Le volano paesi verso i rondini
letargo cadono animali in Molti inverno in sono ci Dentro ricci i castagne le
l’ vigna uva matura Nella
morfoloGiA 239
Riscriviamo la storia di Agnese al TEMPO PASSATO.
IERI Agnese si sentiva bene ed è andata a scuola. Nel pomeriggio ha fatto i compiti, ha giocato in giardino con gli amici ed è andata a nuoto. A cena ha parlato molto e mangiato di gusto! Che giornata Agnese!
Riscriviamo la storia di Agnese al TEMPO FUTURO.
DOMANI Agnese si sentirà bene e andrà a scuola. Nel pomeriggio farà i compiti, giocherà in giardino con gli amici e andrà a nuoto. A cena parlerà molto e mangerà di gusto! Che giornata Agnese!
240 GrAmmATicA
Cam biando il tempo , cambiano i verbi .
1. Cambia il tempo del verbo.
PRESENTE PASSATO FUTURO corro correvo correrò
osserva mangiamo venite prendono
2. Trasforma le frasi nel tempo indicato.
1. Io canto volentieri.
z PASSATO:
z FUTURO:
2. Tu leggerai tanto!
z PASSATO:
z PRESENTE:
3. Francesco salutava tutti.
z PRESENTE:
z FUTURO:
3. Sottolinea i verbi con colori diversi per passato, presente, futuro.
1. A Pasqua andrò al mare.
2. Lunedì nuoterò in piscina.
3. Davide canta sotto la doccia.
4. Marilena ed io siamo amiche.
5. Tu e Giorgio verrete a casa mia.
6. In inverno gli zii vanno a sciare.
7. La nonna parla con la mamma.
8. I nonni partiranno domani.
9. Telefono alla zia Orietta.
10. Tu giocavi a tennis?
11. Voi verrete al parco?
12. Io e mio fratello giocavamo in cameretta.
morfoloGiA 241
Riscriviamo la “storiella” cambiando la PERSONA.
Oggi Agnese e Luca si sentono bene e vanno a scuola. Nel pomeriggio fanno i compiti, giocano in giardino con gli amici e vanno a nuoto.
A cena parlano molto e mangiano di gusto!
Che giornata Agnese e Luca!
Oggi io mi sento bene e vado a scuola. Nel pomeriggio faccio i compiti, gioco in giardino con gli amici e vado a nuoto.
A cena parlo molto e mangio di gusto!
Che giornata!
Disegna il tuo ritratto nella cornice.
IMPARIAMO LE PERSONE DEL VERBO
Cambiando la persona , cambiano i verbi .
SINGOLARE
242 GrAmmATicA
PLURALE IO NOI TU VOI EGLI ESSI
1. Cambia tu la persona del verbo.
Io guardo la televisione à Noi guardiamo la televisione
z Lucia viene a cena.
z Noi andiamo in gita.
z Voi siete fortunati.
2. Riscrivi la storiella.
Oggi noi ci sentiamo bene
3. Collega le persone ai verbi.
morfoloGiA 243
vedo IO VOI LUI NOI TU LORO mangiano corre saltiamo cantate bevi
IL VERBO “AVERE” E LE PERSONE
HO FAME!
z un POSSESSO:
Io ho un righello trasparente.
Egli ha una sorella.
Voi avete gli occhi azzurri.
z una SENSAZIONE:
Tu hai fame.
Noi abbiamo freddo.
Essi hanno la febbre.
Io ho disegnato una montagna (disegnare)
Egli ha letto tanti libri (leggere)
Noi abbiamo giocato insieme (giocare)
ECCO, HO UN DOLCETTO!
244 GrAmmATicA
IL VERBO “AVERE” INDICA:
IL VERBO “AVERE” VA ANCHE IN AIUTO DI ALTRI VERBI:
Attento!
Gli stessi suoni possono avere un significato diverso.
Quando HO , HAI , HA , HANNO sono verbi si scrivono con l’ H .
HO FAME!
Giulia ha disegnato una montagna.
ECCO, HO UN DOLCETTO
O UNA MELA!
Per non sbagliare a usare l’H, un altro suggerimento è quello di cambiare il tempo , così capiamo se si tratta di un verbo . Se è un verbo vuole l’ H
Io ho à io avevo Tu hai à tu avevi Egli ha à egli aveva Essi hanno à essi avevano
IMPARIAMO I TEMPI DEL VERBO “AVERE”
PRESENTE
morfoloGiA 245
PASSATO FUTURO
HO IO AVEVO IO AVRÒ
HAI TU AVEVI TU AVRAI
HA EGLI AVEVA EGLI AVRÀ NOI ABBIAMO NOI AVEVAMO NOI AVREMO VOI AVETE VOI AVEVATE VOI AVRETE ESSI HANNO ESSI AVEVANO ESSI AVRANNO
IO
TU
EGLI
1. Completa le frasi con “ha” oppure con “a”.
La mamma andrà Roma per lavoro. Mauro preparato le valigie per andare Torino.
Il gatto va caccia di topi.
Anna portato le caramelle tutti i bambini della classe.
2. Completa le frasi con “ho” oppure con “o”. comprato il biglietto per il treno.
Io voglia di giocare a nascondino in giardino!
Per merenda preferisci il gelato il panino con la marmellata?
Io il pallone e la corda. Vuoi giocare con questo con quella?
3. Completa le frasi con “hai” oppure con “ai”.
Cosa detto?
Che bravo: portato un regalo tuoi cugini!
Ieri ho telefonato nonni per salutarli.
ricordato tuoi amici che venerdì ci sarà la tua festa?
4. Completa le frasi con “hanno” oppure con “anno”.
Quest’ tutti i miei amici partecipano al torneo.
I contadini vendemmiato prima dello scorso
I suoi cugini un di differenza
246 GrAmmATicA
ARE, ERE, IRE
L ' ACCA FAN DORMIRE.
ATO, ITO, UTO
L ' ACCA HAN SEMPRE AVUTO.
La signora ACCA non vuole andare a dormire, a passeggiare, a mangiare, a giocare, a , a , a , a , a , a ,
perché ieri ha dormito, ha passeggiato, ha mangiato, ha giocato, ha , ha , ha , ha , ha , ha .
finire finito scaldare scaldato
saltare saltato scrivere scritto
sognare sognato rompere rotto
correre corso lavare lavato
leggere letto pensare pensato
morfoloGiA 247
5. Di cosa non ha voglia la signora Acca? Decidilo tu scrivendo altri verbi come nell’esempio e scopri poi il perché.
6. Metti “a” oppure “ha”. Poi scrivi sul quaderno 5 frasi con “a” e 5 frasi con “ha”.
IL VERBO “ESSERE” E LE PERSONE
È PRIMAVERA FINALMENTE!
È TUTTO PRONTO!
I PANINI SONO NEL CESTINO!
IL VERBO “ESSERE” INDICA:
z uno STATO:
Io sono al mare.
Luigi è a scuola.
Sarò da voi alle ore dieci.
z un MODO DI ESSERE:
La rosa è rossa.
Maria è felice
Sono malato.
È BELLO FARE UN PICNIC!
SONO COSÌ
AFFAMATO!
IL VERBO “ESSERE” VA ANCHE IN AIUTO DI ALTRI VERBI:
Siamo scesi in cortile (scendere) .
Sei tornato tardi (tornare) .
Sono venuti a trovarci (venire)
248 GrAmmATicA
SONO APPASSIONATO DI STELLE E PIANETI.
ANCHE IO LO ERO
GIÀ DA PICCOLO!
DA GRANDE SARAI UN ASTRONAUTA COME ME!
IMPARIAMO I TEMPI DEL VERBO “ESSERE”
PRESENTE PASSATO FUTURO
IO SONO IO ERO IO SARÒ
TU SEI TU ERI TU SARAI
EGLI È EGLI ERA EGLI SARÀ
NOI SIAMO NOI ERAVAMO
NOI SAREMO
VOI SIETE VOI ERAVATE VOI SARETE
ESSI SONO ESSI ERANO
ESSI SARANNO
1. Completa le frasi col tempo corretto del verbo “essere”.
1. Il mio frutto preferito le ciliegie.
2. Ieri il compleanno di mia sorella Anna.
3. A settembre io e i miei compagni di classe in terza.
4. “Tu e Tommaso alla partita insieme sabato scorso?” “No, io con Luca.”
5. Io stamattina a scuola, nel pomeriggio in piscina.
morfoloGiA 249
C’È, CI SONO. C’ERA, C’ERANO
PRIMA C'ERA L'
ORA C'È IL
PRIMA C'ERA IL
C’è , c’era e c’erano si scrivono con l’apostrofo.
2. Completa le frasi con “c’è”, “c’era” oppure “c’erano”.
1. In questo cassetto non nulla.
2. Ieri sulla cattedra due quaderni.
3. L’anno scorso in questo giardino due statue; ora solo un albero.
4. Nel prato un gregge di pecore.
5. Qui davvero troppo disordine!
6. Ieri molti assenti.
7. In mezzo al mare una nave e tre piccole barche.
8. una volta una bellissima principessa di nome Aurora.
9. Andiamo: non tempo da perdere!
250 GrAmmATicA
ORA C'È L'
È OPPURE E
Il cane di Tommaso è molto veloce e corre sempre.
È (con l’accento) è un verbo, mentre E (senza accento) serve per unire due parole o due frasi tra loro.
1. Completa le frasi, mettendo “e” oppure “è”.
1. Silvia golosa.
2. Il sole caldo.
3. Questa mela rossa matura.
4. l’ora di far merenda!
5. Federico ha messo nel cesto pere mele, arance mandarini.
6. Dopo il tramonto il mare calmo piatto.
7. A mezzogiorno Lara esce da scuola va dalla nonna.
8. L’albero del nostro giardino fiorito festoso.
morfoloGiA 251
PIÙ VELOCE DELLA LUCE!!!
2.
Rana, anfibio, vive. à La rana è un anfibio e vive negli stagni.
z Aquila, rapace, montagna.
z San Giorgio, cavaliere, drago.
z Quercia, albero, ombra.
z Mucca, ruminante, latte.
z Bambi, cerbiatto, bosco.
z Castagna, frutto, riccio.
252
Componi le frasi, come nell'esempio.
3. Scrivi due frasi in cui usi “e” e due frasi in cui usi "è".
Osserva il disegno e scrivi delle frasi per descrivere cosa vedi, usando “c'è” e “ci sono”.
5. Completa con “c’è” o “ci sono”.
Nell’aula
Nell’armadio
Sull’attaccapanni
la lavagna digitale.
i banchi e le sedie.
la cattedra.
la giacca a vento. gli asciugamani.
la borsa di nuoto.
il mio zainetto.
il cappello di papà.
due sciarpe.
253
INDICE LEGGERE E IMPARARE ESTATE ~ Che cosa rimane dell’estate? 4 Pallino e il granchio 6 Il rumore del mare 7 L’estate 8 Una passeggiata nel bosco 9 Il temporale estivo 10 Settembre sui monti 11 Bimba-Civetta va a scuola 12 Nel regno degli gnomi 14 ◊ Il problema di lavagna 15 lettura sicura. a scuola 18 AUTUNNO ~ Foglie gialle 20 ~ Alberi in autunno 20 ~ La foglia 20 La stagione migliore 2 2 Nei vigneti 2 3 Autunno in campagna 24 Dormi-Dormi e Pungi-Pungi 25 Perché in letargo? 2 7 ◊ I due orsetti 28 lettura sicura. animali a spasso 30 Autunno d’oro 3 2 Una passeggiata autunnale 3 3 I colori del bosco 35 La leggenda di San Martino 36 INVERNO ~ Filastrocca del letargo 38 ~ La neve 38 Il tesoro nascosto 4 0 In viaggio verso la pianura 41 lettura sicura. in inverno 42 L’inverno spia alle finestre 4 4 Aspettando il Natale 4 6 Prepararsi al Natale 47 ◊ La leggenda dell’albero di Natale 4 8 La pecora diversa 52 Il sogno di Giuseppe 5 4 Notte di Natale 55 In inverno 5 6 ~ Nebbia 56 Il cappotto con tante tasche 5 7 La leggenda dei sempreverdi 6 0 Il signor Anno 61 La leggenda dei tre giorni della merla 62 Bambi scopre l’inverno 6 4 Impariamo a sciare 6 5 Un ometto piccolo piccolo 6 6 Il gioco dei ricami 6 8 ◊ Il berretto da sogni 71 PRIMAVERA ~ Il sole e le viole 76 ~ Il ramo rubato 76 ~ Aprile 76 ◊ Primoraggio 78 La terra si risveglia 81 È tempo di nidi 8 2 Di chi è questo nido? 8 3 Il profumo dei fiori 8 4 La Resurrezione 8 6 L’uovo di Pasqua 87 ~ Campane di Pasqua 88 Brucolino 89 Brucolino trasformista 91 lettura sicura. in primavera 92 L’ape Camilla 9 4 L’orto 96 Le formiche 97 ~ Indovina tu… 98
◊ Comprensioni del testo
~ Poesie e filastrocche
~ Il sole e la goccia 99 ~ Scherzi d’acqua 99 Una nuvoletta in viaggio 100 I colori inutili 102 IO E GLI ALTRI ~ Che sventato! 104 ~ Insieme 104 Album di famiglia 106 Mi chiamo Alice 107 Il primo dente 108 La finestrina 109 Lezione di nuoto 110 Passione per la danza 112 Anche io so fare goal 113 Nonna Ines 114 Il nonno non ha sonno 115 Un trucco a tavola 116 Via dei Combinaguai 117 Papà è un mago 118 Una mamma dolce dolce 119 Govindo 120 La misteriosa amicizia 121 Essere amici 122 Facciamo la pace? 123 lettura sicura. tempo libero 124 Una cameretta speciale 126 Mangiamo le nuvole 127 ~ Io quando gioco 128 ~ Rinoceronte 128 ~ Nelle tasche dei bambini 128 Il gioco del mondo 130 Perdersi in casa 131 Nicoletta e… la pianta 132 La voce misteriosa 133 Il ponte dell’amicizia 134 Perché servono i soldi? 136 Una conversazione telefonica 138 La strada 139 Mestieri e macchine 140 Cos’è un computer? 141 STORIE ~ Filastrocca impertinente 142 ~ Volta la carta 142 lettura sicura. l’usignolo 144 Arlecchino e Brighella 146 Il buco nell’acqua 147 ◊ Le posate sposate 148 I piedi litigoni 152 Alla ricerca del tempo perduto 154 La casa sull’albero 155 La volpe e la cicogna 156 ◊ Coda di rondine 157 La volpe e l’uva 160 Pesci grandi e piccoli 161 Bambi 162 Una gattina giocherellona 164 La zanzara e il leone 166 La ghiandaia 168 ◊ Il leone e il topo 170 ◊ Un pesce è sempre un pesce 172 La cosa più importante 176 La valigia delle vacanze 178 MUSICHE Estate, Vivaldi 4 Autunno, Vivaldi 20 Inverno, Vivaldi 38 Primavera, Vivaldi 76 La goccia, Chopin 98 Il carnevale degli animali, Saint-Saens 104 Pierino e il lupo, Prokof’ev 142 CANTI La nave nera 4 Gli alberi 20 Alla fiera di mastr’Andrè 3 8 I Re Magi 55 L’inverno è passato 76 Il secchio, la corda, il pozzo 98 DO-RE-MI 104 Il gioco dell’oca 129 Popoff 142
ATTIVITÀ ESPRESSIVE Siamo in estate 4 Siamo in autunno 20 Siamo in inverno 38 Siamo in primavera 76 Le nuvole 98 La tua casa 104 Una storia 142 LEGGIAMO UN LIBRO 179 FIABE DA LEGGERE O DA RACCONTARE 180 RIFLETTIAMO SULLA NOSTRA LINGUA Suoni e segni Scioglilingua 182 L’alfabeto 184 Quando si usa la lettera maiuscola? 186 Ripassiamo i segni del corsivo 188 Ortografia Ripassiamo i suoni 194 CE-CI e GE-GI 194 CHE-CHI e GHE-GHI 194 CA-CO-CU e GA-GO-GU 194 CIA-CIO-CIU e GIA-GIO-GIU 195 CU-QU? 195 Parole originali 195 GLI 200 GNA-GNE-GNO-GNU 200 SCI-SCE-SCIE 200 MB e MP 204 ZIA ZIE ZIO ZIONE 204 CQU 205 Le doppie 208 La divisione in sillabe 210 L’accento 214 Morfologia Riconosciamo il nome 216 Tanti nomi comuni 218 Tanti nomi propri 218 Nomi singolari e plurali 2 22 Nomi maschili e femminili 2 22 Sinonimi. Nomi diversi… dal significato simile! 2 25 Conosciamo l’articolo 2 26 Gli articoli determinativi 2 26 Gli articoli indeterminativi 2 30 Conosciamo le preposizioni 2 34 Riconosciamo il verbo 2 36 Il verbo “avere” e le persone 244 Il verbo “essere” e le persone 248 C’è, ci sono. C’era, c’erano 250 È oppure E 251
ALLA SCOPERTA DEL MONDO
LIBRI DI TESTO PER LA SCUOLA PRIMARIA
ALLA SCOPERTA DEL MONDO 1
Classe 1
Fieri di saper leggere, scrivere, contare
Tre volumi indivisibili:
• Lettura · Percorsi disciplinari
• Prerequisiti · Italiano · Matematica
• Quaderno del corsivo
• Sillabario + Segnalibri didattici
ALLA SCOPERTA DEL MONDO 2
Classe 2
Il ritmo delle stagioni
Due volumi indivisibili:
• Lettura · Grammatica
• Matematica · Discipline
ALLA SCOPERTA DEL MONDO 3
Classe 3
Leggere è incontrare
Due volumi indivisibili:
• Lettura · Grammatica
• Matematica · Discipline
ALLA SCOPERTA DEL MONDO 4
Classe 4
Occhi aperti
Sussidiario dei linguaggi
• Lettura · Grammatica
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ALLA SCOPERTA DEL MONDO 4
Classe 4
Sussidiario delle discipline
Due volumi indivisibili:
• Matematica
• Scienze · Geografia · Storia
ALLA SCOPERTA DEL MONDO 5
Classe 5
La lettura, che avventura!
Sussidiario dei linguaggi
• Lettura · Grammatica
ALLA SCOPERTA DEL MONDO 5
Classe 5
Sussidiario delle discipline
Due volumi indivisibili:
• Matematica
• Scienze · Geografia · Storia
Per chi passeggia è importante camminare e non solo arrivare. Se gli interessa una pietra, un albero o una farfalla, si ferma per guardarli più da vicino, con più attenzione. In una parola, passeggia per respirare un po’ di aria pura e darsi alla contemplazione, e non per raggiungere più in fretta possibile la fine stabilita del viaggio.
Pavel Florenskij
ALLA SCOPERTA
DEL MONDO 2
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PERCORSO PER LA SCUOLA PRIMARIA • Lettura · Grammatica
Matematica · Discipline