Eugenio Dal Pane
ANNA SANGIORGI
Non è mai troppo tardi per andare oltre
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Eugenio Dal Pane
ANNA SANGIORGI
Non è mai troppo tardi per andare oltre
Presentazione di Paolo Cevoli
Pubblicare è dare alla luce.
Desideriamo mettere in luce parole che accompagnino le persone nella vita.
Questa è la responsabilità che abbiamo come editori.
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Anna Sangiorgi. Non è mai troppo tardi per andare oltre www.itacaedizioni.it/anna-sangiorgi
Con materiali e testimonianze integrative
Prima edizione: febbraio 2025
© 2025 Itaca srl, Castel Bolognese
Tutti i diritti riservati
ISBN 978-88-526-0793-6
Foto di copertina
Anna, 12 giugno 2019.
Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)
Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.
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Presentazione
Anna Sangiorgi mi ricorda un po’ la storia di Davide e Golia. Una ragazzina romagnola con un carattere da capessa, una combattente nata che accetta la sfida terribile che la vita le propone. “Ci sta”. Guarda negli occhi il suo Golia-sarcoma di Ewing. Ha paura, certo che ha paura, ma non è sola. Assieme a lei c’è un esercito di familiari, amici vecchi e nuovi che sono sopraggiunti per sostenerla nella singolar tenzone. E soprattutto Anna sa che la mano che scaglia il sasso è guidata dal suo Signore.
Avete presente la statua dell’imponente David di Michelangelo che scruta il nemico, proprio l’attimo prima di usare la fionda?
Io ho conosciuto Anna Sangiorgi in quel preciso momento lì, poco prima che scagliasse la sua ultima fionda.
Il Golia di Anna: la malattia
All’età di quattordici anni la vita di Anna viene sconvolta da una diagnosi di sarcoma di Ewing, un tumore raro e aggressivo. In un istante scuola, amicizie e passeggiate a cavallo di Sheeva svaniscono e la vita si trasforma in una battaglia per la sopravvivenza. Il tumore si erge come un gigante che sembra invincibile.
La Bibbia racconta che Golia era alto sei cubiti e un palmo, corrispondente a circa 2,8 metri, con indosso un’armatura che, fra corazza, elmo, scudo, spada e ferramenta varia, pesava ben più di ottanta chili. Secondo la medicina attuale, probabilmente il povero Golia soffriva di una disfunzione della ghiandola pituitaria, quella che sovraintende alla crescita della persona, per cui era alto, forte, ma non era proprio sveglissimo… ma faceva paura a tutti, tranne che al giovane pastorello, unico ebreo che non si spaventa. Non scappa mugugnando come fanno tutti i soldati.
Anche Anna non si lascia sopraffare dalla paura, ma risponde con determinazione e fede. Affronta ogni ciclo di chemioterapia e ogni intervento chirurgico come una prova da superare, un passo verso la vittoria. E, se mi è permesso, siccome Anna è una romagnola purosangue, potremmo dire che reagisce con profonda “ignorantezza”, che tradotto in italiano corrente significa appunto “determinazione e fede”.
La forza della fede
Anche Davide, di fronte a Golia, rifiuta di indossare l’armatura del re Saul e sceglie di combattere con mezzi semplici, confidando in Dio e nel proprio talento nell’uso della fionda: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con il giavellotto, ma io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti» (1 Samuele 17,45).
Anna trae forza dalla sua fede. La sua appartenenza al movimento di Comunione e Liberazione e l’appoggio della comunità le permettono di vivere la malattia come un’esperienza di crescita e di scoperta spirituale. Nei momenti più bui, Anna prega e si affida a Dio, trovando conforto e speranza. La sua capacità di affrontare il dolore senza perdere
la gioia di vivere è testimone di una fede profonda, simile a quella di Davide. Non per niente Davide era un poeta, come Anna. La bellezza era anche nella cura del suo aspetto fisico e nella scelta accurata dello smalto per le unghie.
Il valore del sostegno e della comunità
Nella storia di Davide il popolo d’Israele osserva con timore il duello e poi gioisce della vittoria. Anche Anna non combatte da sola: ha accanto la famiglia, gli amici, i medici e i volontari. La comunità diventa per lei un sostegno essenziale, simile all’esercito di Israele che, pur restando inizialmente paralizzato dalla paura, trae nuova forza dalla vittoria di Davide.
Anna accoglie il sostegno degli altri come un dono prezioso e, a sua volta, diventa fonte di ispirazione per chi le sta vicino. Questa rete di amore e solidarietà si trasforma in uno scudo collettivo, che protegge Anna nelle battaglie più difficili e amplifica il suo coraggio.
La battaglia personale e spirituale
Davide deve superare lo scetticismo di chi lo circonda, anche del re Saul che, tra parentesi, è il primo a ritrarsi dal combattere Golia, e dimostrare che il coraggio può vincere la paura. Anna, allo stesso modo, si trova a combattere non solo contro il dolore fisico, ma anche contro la tentazione di lasciarsi andare alla disperazione.
Anna, come Davide, si rifiuta di vedere sé stessa come una vittima. Non recrimina, non mugugna, non considera la malattia come una punizione o una sfortuna, ma come
un’opportunità di crescita: “esperienza” e non “malattia”, come la sicurezza con cui Davide affronta Golia, vedendo nella battaglia una prova dell’amore e della potenza di Dio.
La vittoria oltre la sconfitta
Golia in ebraico significa “passaggio”, “rivoluzione”. Dall’accampamento dei Filistei grida con voce possente: «Scegliete un uomo tra di voi che scenda contro di me. Se sarà capace di combattere con me e mi abbatterà, noi saremo vostri schiavi. Se invece prevarrò io su di lui e lo abbatterò, sarete voi nostri schiavi e sarete soggetti a noi» (1 Samuele 17,9).
Golia lancia questa sfida per quaranta giorni. Numero simbolico che vuole dire prova, purificazione e trasformazione.
Così anche noi tutte le mattine che ci alziamo ci troviamo davanti un bestione che ci sbarra la strada, ci sfida: «Fammi vedere se sei un uomo e sai combattere». E noi dobbiamo decidere se tornare a letto e mugugnare o fare come Anna.
Quando mi chiedono, magari degli amici, se potessi tornare indietro, io rispondo sempre di no, perché io con questa esperienza ho conosciuto delle persone di cui, ora come ora, non riuscirei a fare a meno.
Io Anna l’ho conosciuta. Vi giuro che era lei il gigante, proprio come il David di Michelangelo.
Paolo Cevoli
Introduzione
Conosco Otello e Daniela da quando erano giovani. Sono stato loro grato quando mi hanno chiesto di aiutarli a pubblicare l’esperienza vissuta durante il periodo della malattia della loro figlia Anna, una decisione maturata a seguito della richiesta avanzata da tanti di condividere ciò che è accaduto sotto i loro occhi in quei quattro anni, e anche dopo, nella speranza che possa essere utile ad altri, in particolare «a quei genitori che, dopo di noi, si troveranno in una condizione simile alla nostra. Vorremmo abbracciare ciascuno di loro, e fargli capire che non sono soli, che dentro a quel dramma si può vivere, e non solo sopravvivere. Questo è ciò che è accaduto a noi!».
Tanto il materiale che mi hanno messo a disposizione: il racconto dei fatti, il diario di Daniela, le lettere di Otello, le testimonianze di Anna e quelle di chi l’ha conosciuta, le tracce preparate in vista dei tanti incontri a cui sono stati invitati: in un certo senso sono loro gli autori del libro. Io mi sono trovato come davanti a un roveto ardente, cui accostarmi con timore e tremore togliendomi i calzari, attratto da ciò che via via leggevo: un dolore sostenuto da una speranza certa, che hanno voluto e vogliono condividere, «una speranza che non è irragionevole, perché tutta la storia di Anna ci suggerisce che c’è qualcosa di più grande che vince anche la morte».
E.D.P.
XVI.
XVIII. «È una famiglia un po’ quest’ospedale»
XIX. «Comunque andrà, io sono felice»
XXI.
XXII.
XXIII.
XXIV.
XXV. «Se prende tutto un nuovo senso, allora io non ho più paura di morire»
XXVI. «E poi dev’essere una festa»
Audio, video, testimonianze integrative, rassegna stampa on-line su www.itacaedizioni.it/anna-sangiorgi
174 parte prima. «la voglio chiamare esperienza»
Note
Ad Anna
È azzurro il prato, i fiori di stella, Anna corre nella luce ride mentre insegue altri figli andati come lei nella Terra promessa al di là del sonno, figli andati prima dei padri e delle madri prosciugate sentinelle a cullare il vuoto vuote di vita e di speranza. Ma come la gemma dall’inverno rinascerà in loro la vista d’animale, quella che conosce l’universo senza bisogno di vedere, tu sarai lì, Anna, ad aspettarli, tuo padre e tua madre gli amici come fratelli, dolcissima sarà la tua voce a dare il benvenuto, poi correre nel gioco tutti assieme dietro la gioia senza tempo.
Daniele Mencarelli
«Ho incontrato Anna in diverse occasioni e porto nel cuore i suoi occhi, la sua serenità, la sua sofferenza, e anche tanta gioia. Credo che questo sia quello che resta, la forza della fede nel Dio dell’amore e la compagnia che l’ha sostenuta in tutti quanti gli anni difficili della sua malattia».
Card. Matteo Maria Zuppi
Anna Sangiorgi ha da poco compiuto quattordici anni, quando le viene diagnosticato un tumore maligno. Pochi giorni dopo il ricovero accade un incontro che la porta a sperimentare una sorprendente intensità di vita e di gioia in cui trascina genitori, amici, altri malati, il personale dell’ospedale. Fino all’ultimo giorno.
€ 16,00