Andrea Aziani febbre di vita (Gianni Mereghetti, Gian Corrado Peluso)

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Gianni Mereghetti • Gian Corrado Peluso

ANDREA AZIANI

febbre di vita



1 la C ol n a

Tel e m ac o


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prima parte. le quattro città di andrea


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Gianni Mereghetti Gian Corrado Peluso

Andrea Aziani febbre di vita Presentazioni di

Giovanni Paccosi Paolo Aziani


un segno concreto , o la progenie. ende immortale al4ricordo. Sicuramente. prima parte. le quattro città di andrea so la stampa di un libro. , e rilegata, ha qualcosa di affascinante. ome impresso, Nelle edizioni Itaca e probabilmente resterà Il medico del popolo. Vita e opera di José Gregorio Hernández appassionati. A cura di Carlos Izzo, Leonardo Marius n Nicolò, socio in questo progetto, Stranamente felice. Dai diari di Claudia Finzi in grado di realizzare questo mio sogno. cura di Maurizio, Marta, Giovanni e Teresa Borgonovo va a lui per aver A“sposato” messo Marco Gallo. Anche i sassi si sarebbero messi a saltellare o. A cura di Paola Cevasco, Antonio, Francesca e Veronica Gallo a tutti gli intervistati Marta Bellavista permesso di incontrare Voglio tutto rticolare Pietro Manganoni,

Gigi Soldano, Novella Scardovi ci ha fornito la maggior partealla dellecasa. La mia vita rinata in un incontro Dalla tenda blicazione. Paul Glynn mpre sostenuto soprattutto Maria del Villaggio delle formiche ici di sempre che ancora prima di aver riservargli Maïti Girtanner con Guillaume Tabard turalmente. Maïti. Resistenza e perdono

Gianni Mereghetti, Gian Corrado Peluso Andrea Aziani febbre di vita www.itacaedizioni.it/andrea-aziani-febbre-di-vita Prima edizione: dicembre 2023 © 2023 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0767-7 Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)

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Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo prodotto è composto da materiale che proviene da foreste ben gestite certificate FSC‰, da materiali riciclati e da altre fonti controllate. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.

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Presentazioni

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Presentazioni Un uomo innamorato di Cristo a servizio della Chiesa

Conobbi Andrea nel marzo del 1978: lui aveva venticinque anni e io diciotto. Quando Lele Tiscar (anche lui andato già dal Signore) me lo presentò, mi sentivo molto intimidito, anche perché Andrea, alto, vestito come un rivoluzionario, con barba e capelli scuri e lunghi, mi squadrò con serietà ascoltando quello che Lele gli diceva di me. Lo rividi in seguito, a Siena, grazie all’amicizia con Dado Peluso che viveva con lui. Fu due anni dopo, nel 1980, che lo conobbi davvero. Veniva il Papa a Siena e, in un caldo pomeriggio d’agosto, ci trovammo nella sede di CL di Firenze, sui Lungarni, con un gruppetto dei pochi che non erano al mare, per preparare quel momento. Andrea dirigeva l’incontro. Non ho più dimenticato l’impressione che mi fece la sua chiarezza di giudizio: «Noi vogliamo dare l’anima per accogliere il Papa» disse «non perché siamo “papalini”, ma perché vogliamo che Cristo sia conosciuto e se viene il Papa, accade la Sua presenza tra noi». Per sua ispirazione, realizzammo degli enormi striscioni e coinvolgemmo centinaia di ragazzi. Alle sette del mattino del giorno della visita, con quei mille e più giovani di CL eravamo già in Piazza del Campo, e fu un giorno stupendo. Da allora Andrea divenne per me un punto di riferimen-


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to, negli anni del seminario e soprattutto dopo, quando si stabilì a Firenze, dal 1986 al 1989. Cominciai a frequentarlo spesso, quasi quotidianamente, condividendo con lui, don Paolo Bargigia e altri l’avventura dell’insegnamento alle superiori e della guida degli studenti di CL. Un giorno di settembre del 1989 lo trovai alla fermata dell’autobus e quando gli chiesi dove andava mi rispose: «Sto andando a lezione di spagnolo» e poi, sottovoce, «vado in Perù». Per lunghi anni lo vidi solo pochissime volte, ma lo sapevo laggiù lontano, a dare la vita per Cristo e per quel mondo misterioso, tra il Pacifico, le Ande e l’Amazzonia. Me lo immaginavo e, a volte, lo vedevo in foto. Una di quelle foto, di Andrea e Dado in Perù, l’avevo ritagliata e incorniciata nel mio studio di parroco a Coverciano. Chi avrebbe pensato che proprio davanti a quella foto, parlando di quei due amici con monsignor Lino Panizza, sarebbe nata anche per me l’avventura del Perù? Il 28 ottobre 1999 il mio vescovo acconsentì alla mia partenza per la missione. Lo scrissi immediatamente ad Andrea. Era il giorno del Señor de los Milagros, patrono di Lima e del Perù: io non lo sapevo. Dopo qualche mese lo raggiunsi. Andrea in Perù viveva a un ritmo impossibile da immaginare. Quello che si vedeva era la punta dell’iceberg della sua consegna totale, di ogni istante, a Gesù, nella sequela intelligente, creativa e nello stesso tempo letterale, di ogni impulso di don Giussani e del movimento di Comunione e Liberazione, con una libertà che lo portava a incontrare tutti e servire tutti, a farsi piccolo e stare nell’ombra e, nello stesso tempo, a prendersi anche le responsabilità degli altri, quando non ce la facevano. Sempre correndo a visitare tutti i monasteri, per affidare alle monache la preghiera


Presentazioni

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per tantissimi incontrati e amati, sempre correndo per accompagnare come un padre, letteralmente come un padre, un numero imprecisato ma altissimo di bambini, sempre correndo per spendere tutte le energie nell’insegnamento e nella sfida a tutti i docenti sulle grandi tematiche culturali ed ecclesiali. Dopo la sua morte non so quanti studenti della Universidad Católica Sedes Sapientiae, di cui era fondatore e anima, mi sono venuti a dire: «Io ero la sua alunna preferita, ero il suo alunno preferito», come se li preferisse tutti. Questo lo fa Gesù e questo faceva – in Gesù – Andrea. Sono grato agli autori di questo libro, nato da tante testimonianze, a cui aggiungo anche questo mio piccolo contributo, perché permetterà a chi ha conosciuto Andrea e ne custodisce la memoria di ravvivarne la conoscenza, e a chi non l’ha incontrato di poter gioire della testimonianza di un “santo della porta accanto”, il servo di Dio Andrea Aziani, che forse un giorno sarà anche riconosciuto tale dalla Chiesa. ✠ Giovanni Paccosi

Vescovo di San Miniato


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Andrea mio fratello

Andrea è mio fratello. Uso il presente, perché un fratello è per sempre. Ce l’hai dentro. Vale per tutti, ma ancora di più per Andrea. E leggendo queste pagine ho la conferma che la sua fratellanza non vale solo per me, suo unico fratello di nascita. Questa preziosa antologia di testimonianze raccolte con amore e sapienza da Gianni Mereghetti e Gian Corrado Peluso ci racconta molte verità su Andrea svelando perché questa fratellanza va ben oltre il legame di sangue. La prima è che Andrea è stato ed è fratello per l’enorme numero di persone che ha incontrato nel corso della sua intensissima vita. Tutti, donne e uomini, giovani e adulti, religiosi e laici, insegnanti e allievi, ricordano di Andrea la totale, incondizionata cura con cui si rapportava con le persone: ogni incontro era per lui l’incontro con una sorella o un fratello cui dedicava la pienezza della sua attenzione e del suo amore. Un’altra verità che questo testo rivela, via via che i racconti si susseguono, è la stupefacente integrità della personalità di Andrea, quale emerge dalle diverse testimonianze. Ogni aneddoto, ogni ricordo aggiunge una sfaccettatura al suo ritratto, ma tutti concorrono a rappresentare una figura unica, sempre fedele a sé stessa, al proprio modo di essere e vivere, che si rapporta con tutti con la stessa freschezza, la medesima passione e fede. Ciascuno rivela un fatto nuovo;


Presentazioni

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ma lo stesso episodio, poi, ci sembra del tutto familiare, perché del tutto coerente con il ricordo e l’immagine che abbiamo di Andrea. E uno dei tanti meriti di questo libro è proprio questo dono: arricchisce e approfondisce la conoscenza e la memoria di una persona che pure ci è già nota, ci regala la conferma di un singolare cammino di coerenza con la propria vocazione. La figura a tutto tondo di Andrea scolpita da mille autori è la stessa che ho nel cuore e nella mente io. Non voglio aggiungere aneddoti personali. Bastano quelli qui raccolti. Ma solo ricordare alcune caratteristiche di Andrea che notai fin da bambino, che nel resto della vita ha mantenuto e che ho qui ritrovato. Generoso. Andrea era generoso, sempre, di tutto, con tutti; generoso di sé, del suo tempo, della cura che ti dedicava, delle sue cose. Donava agli altri tutto quello che aveva, letteralmente. Francescano, al limite dell’indigenza per ogni cosa che riguardava la sua persona; in Perù non aveva mai un soldo. Papà gliene mandava o dava a ogni incontro. In famiglia ci si preoccupava e ci si interrogava sul perché non ne avesse mai, pur vivendo in modo così frugale. Quando a un anno dalla morte di Andrea, papà e io siamo andati a Lima, abbiamo avuto la risposta che sospettavamo: aiutava un numero incredibile di persone. Non solo senza ostentazione, ma in silenzio, di nascosto, all’insaputa anche degli altri Memores Domini con cui viveva. Se ne sono accorti al suo funerale, quando si è presentata una moltitudine di persone sconosciute, ognuna delle quali raccontava di aver avuto aiuto da Andrea in un momento di difficoltà. Generoso delle cose, era generoso anche di sé. Non si risparmiava. E per questo il tempo era per lui prezioso. Così tanto che, ricordo, giudicava persino dormire una perdita di tempo. Da ragazzi, quando andavamo allo stesso liceo,


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prosaicamente, cercavo di convincerlo che, non dormendo di notte, poi di giorno sarebbe crollato dalla stanchezza. Ma era più forte di lui. Se doveva fare qualcosa, la faceva, e non si sentiva a posto finché non aveva portato a termine il compito che si era dato, anche a costo, a volte, di crollare sul banco. Andrea era attento; attento alle persone, attento alle cose, attento ai dettagli; scrupoloso in quello che faceva, che era un altro modo di estrinsecare la sua pienezza di vita, in ogni momento e attività, nelle piccole come nelle grandi cose. Ed era anche determinato. Molti qui ricordano quanto fosse risoluto nel portare a termine ciò che aveva iniziato e come spronasse gli altri a fare altrettanto. In ogni cosa si metteva in gioco con tutto sé stesso. Questo è un elemento di carattere, ma anche qualcosa di acquisito in famiglia. Inutile anticipare qui quanto poi il libro racconta sulla nostra famiglia; aggiungo solo che a casa, fin dalla prima infanzia, si è sempre respirato l’impegno come dimensione naturale dell’esistenza, come dovere di partecipazione attiva nel campo sociale, politico, professionale, religioso. I care, “mi importa”, “mi sta a cuore”, il motto statunitense che campeggiava sulla parete della scuola di don Milani, non lo conoscevamo ancora, ma di fatto era pratica quotidiana. Un’ultima caratteristica che tutte le riassume e che ha accompagnato mio fratello da quando ne ho ricordo: Andrea era buono. Da bambini, era lui il fratello buono, perché aveva già tutte quelle qualità che poi ha maturato ulteriormente e che ritroviamo in questa appassionata e appassionante raccolta di testimonianze. In ognuna si trova qualcosa di nuovo, e nello stesso tempo una conferma di quella straordinaria e meravigliosa persona che è stato, ed è, Andrea Aziani. Paolo Aziani


Introduzione

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Introduzione Una storia particolare

Scriveva Andrea all’amico Giuseppe Albetti per il suo sessantesimo compleanno, il 27 febbraio 2007, da Lima: Mi ha mandato Dado un ritaglio di giornale, vedo che hanno trasformato l’Annunciata in monumento restaurato … incredibile! Mentre leggevo dicevo: “ma parleranno di noi? Di noi e di loro, quella gente che abbiamo avuto la grazia di incontrare? Non come nostalgia retorica né sentimentalismo senile … io ho delle immagini come in un film. Forse te l’ho già detto di momenti di dialoghi e incontri con te … per strada nel vicolo centrale dove c’era Chiappa se non sbaglio sotto i portici, tu ti saresti sposato tra poco, io … non sapevo ancora cosa fare rispetto alla vocazione … A me tu dicevi “guarda che comunque bisogna prendere in considerazione tutte le ipotesi, non si può scartare una cosa in anticipo”, appunto riferendoti alla verginità. Oppure quando venne don Giussani a casa tua – ricordi vero! – Giussani con il colbacco rosso, giacchettone marrone … e alla fine, siccome io dovevo parlargli, sono stato in macchina con te e con lui. Gli parlai della mia vocazione, mi disse che fin dall’inizio senza dubbio è un cammino, etc., e poi altri e altri momenti per non dire l’accoglienza infinita, immensa e gratuita della tua famiglia, di Giovanna in prima fila, dei tuoi figli che ho potuto conoscere da piccoli, solo alcuni? E poi Siena. Quante


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cose devo farmi perdonare. Ricordi – la cena fallita al ristorante della torre di Monte Oliveto … e poi in giro per le strade di Siena – fino al nostro incontro a Lima – incredibile! Insomma non sono ricordi, lo sai bene, ma un presente, è un presente che non finisce di sorprendermi e riempirci di gratitudine, commozione … sì, commozione perché a questo punto è di questo che si ha bisogno? Di vedere volti stupiti, commossi, grati – vedere che nel tempo aumenta la certezza, aumenta la gratitudine e allora davvero desideriamo seguire sempre di più il cammino che don Giussani ci ha tracciato con la sua vita – con la sua dedizione senza calcolo, senza limite …

Andrea Aziani è morto a Lima improvvisamente il 30 luglio 2008, la sera, durante una riunione di responsabili del movimento di Comunione e Liberazione. In questa lettera Andrea esprime, come in un affresco, tutta la sua statura umana e la coscienza che aveva di sé. E, al modo di un film, ripercorre la propria vita. Noi abbiamo cercato di fare lo stesso cammino cosicché, attraverso le lettere agli amici e lo sguardo e il punto di vista di chi lo ha incontrato o si è imbattuto in lui, emerga, come in una polifonia, quella «febbre di vita», quell’amore a Cristo, Dulcis Christus, che lo ha dominato, in modo struggente, per più di cinquant’anni, da Abbiategrasso a Milano, poi a Siena e Firenze, per raggiungere il Perù e morire ed essere sepolto in terra di missione, a Lima. L’eccezionalità di Andrea è stata riconosciuta dalla Chiesa, tanto che monsignor Panizza, vescovo in Lima, ha voluto avviare la causa di beatificazione pochi anni dopo la sua morte, nel 2016.


Introduzione

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Nel settantesimo della nascita, a quindici anni dalla morte, questo libro vuole proporre i tratti salienti della sua personalità e della sua storia, tutta caratterizzata da una inesauribile passione missionaria, perché Cristo, l’unico amore della sua vita, fosse conosciuto e abbracciato. Con dedizione totale ha costruito, generando un popolo, la dimora in cui la pietra angolare è sempre stata la spalla di Gesù sulla quale ha appoggiato la testa. Le lettere pubblicate di Andrea mantengono il modo tutto suo di scrivere, espressione del suo cuore infuocato. Per questo ne abbiamo conservato, anche graficamente, lo stile. Il libro è dedicato a tutti i grandi amici di Andrea, in primis a don Giussani e Carlo Wolfsgruber, come pure a tutti i suoi alunni e ai bambini che lui seguiva. Poi al fratello Paolo, ai nipoti da lui amati e agli amici comuni che se ne sono già andati, ma hanno lasciato una loro traccia: Sante Padovese (1937-2018), Giuseppe Albetti (1947-2021), Sandro Rondena (1953-2015), Luigi Amicone (1956-2021), Lele Tiscar (1956-2021), Clara Caselli (1946-2013), Daniela Altini (1956-2023), Roberto Battaglini (1940-2023), Juvenal Ñique Ríos (1915-2019). Questo libro è, come si vedrà, frutto del lavoro di tanti; non possiamo ricordare tutti, ma almeno ringraziare Marco Berchi, che ha raccolto molte interviste in Perù e in Italia (e il Gruppo Air France-KLM per la collaborazione prestata in occasione del viaggio), e poi Marco Paglialunga, che ha favorito quei primi passi. Inoltre, un ringraziamento particolare a Michele Faldi per i consigli e i suggerimenti nella revisione del testo e ad Alberto Savorana per lo sguardo commosso e critico alla storia e al lavoro.


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andrea aziani febbre di vita

Un ringraziamento caro anche a Sandro Chierici, Paolo Pecciarini e Camillo Bartolini. Infine un ringraziamento speciale a Eugenio Dal Pane che ha curato il libro come una cosa preziosa. Gli Autori 30 novembre 2023 Sant’Andrea

Gianni Mereghetti, insegnante, ha incontrato Andrea Aziani nei campi di calcio dell’Oratorio San Gaetano di Abbiategrasso; più vecchio di lui di qualche anno, ha condiviso l’esperienza delle scuole superiori e quella dell’università, pur frequentando due università diverse ma la stessa facoltà di Filosofia. L’amicizia con Andrea è rimasta anche quando lui è partito per Siena e per il Perù e soprattutto durante l’estate rincontrava l’amico con cui parlava di ciò che avevano vissuto durante l’anno. Gian Corrado Peluso, detto Dado, è professore di Lettere nei licei e attualmente lavora al Liceo “Aldo Moro” di Bucarest. Pubblicista, si è laureato alla Cattolica e ha lavorato con Andrea fin dal ’76 a Siena, per quattro anni, e poi in Perù, per dodici anni, come docente universitario e preside di Facoltà alla Universidad Católica Sedes Sapientiae (Ucss).


Introduzione

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prima parte

Le quattro città di Andrea



Perché ho aperto la causa di beatificazione

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Perché ho aperto la causa di beatificazione Intervista a monsignor Lino Panizza Richero14

Monsignor Lino Panizza Richero ofm è stato nominato nel 1996 vescovo di Lima-Carabayllo (diocesi situata nella periferia nord della città) e ha avviato la causa di beatificazione di Andrea Aziani il 2 febbraio 2016. Lo incontro domenica 5 febbraio 2023 in un luogo meraviglioso, nel convento dei Cappuccini di Genova, da cui si domina la città e si vede il mare distendersi verso l’infinito. Ci accoglie con grande affabilità; con lui ci si trova subito a proprio agio, come se si fosse amici da sempre. Al telefono mi aveva detto che gli amici di Andrea sono i suoi amici e capisco immediatamente quanto sia vero. Lavora in Perù da quasi cinquantatré anni; gli chiedo di raccontare da dove prenda avvio la sua storia. «Ho iniziato al sud della capitale, nei barrios di Chorrillos, vicino all’Oceano Pacifico. La mia prima chiesa era di paglia. Lì un giorno un ragazzo che frequentava l’Università San Martin de Porres mi ha parlato di Andrea in modo entusiasta. Io l’ho conosciuto e sono rimasto anch’io colpito. Poi, però, non ci siamo più visti; andai in una zona residenziale di Lima, Santiago de Surco, perché chiamato a fare 14

Vescovo emerito della Diocesi di Lima-Carabayllo.


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il vicario del vescovo, monsignor Javier Ariz, con il quale abbiamo aperto una scuola di teologia per laici. Il Vescovo chiese a una suora del Sacro Cuore di fare, avendone i titoli, la direttrice. Tra i professori invitati vi era anche Andrea e lui venne a insegnare filosofia. Così l’ho rivisto ed è stato un rincontro molto importante». Ne chiedo le ragioni. Gli si illuminano gli occhi e la voce diventa più intensa. «La cosa più impressionante era l’attrattiva che provavano quelli che andavano alle sue lezioni. Andrea colpiva per la forza comunicativa che aveva, coinvolgeva chi andava ai corsi per imparare da lui. Girava con una cartella piena di libri; entrato in aula, li tirava fuori e li metteva sulla cattedra per poterli usare quando doveva fare delle citazioni. Mentre insegnava, andava spesso alla lavagna e faceva schizzi per rendere a tutti comprensibile quello che stava dicendo. Era il suo un linguaggio straordinario, parlava a tutti, parlava al loro cuore. Erano professionisti, architetti, ingegneri, avvocati, insegnanti, frequentavano questa scuola per ascoltarlo». Poi ognuno se ne era andato per la sua strada. Monsignor Panizza si era spostato ad Arequipa, “la città bianca”, nel sud del Perù; questo passaggio era stata importante in quanto aveva aperto una prospettiva significativa nella sua vocazione. «Stando ad Arequipa ho imparato una cosa fondamentale per la mia missione: la carità alle persone povere passa attraverso l’alfabetizzazione. Un giorno arriva una signora con due kg di carne e tutta contenta mi dice che grazie a quello che io le avevo insegnato nessuno l’avrebbe più ingannata: “Adesso” mi aveva detto con una grande fierezza “so capire il peso di ciò che acquisto e quanto costa”. Grazie a quella donna capii l’importanza dell’educazione per aiutare veramente i poveri. I poveri non sanno né leggere né


Perché ho aperto la causa di beatificazione

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scrivere, tutti li ingannano; inoltre non sanno amministrare quel che hanno, per cui non sono capaci di risparmiare. Mi sono chiesto come poterli aiutare. Noi avevamo la scuola, però questo non bastava; io a quel punto capii che se volevo aiutare i poveri, dovevo fare una università. Avrei così dato loro gli strumenti per affrontare la società e i suoi complicati meccanismi! Nel 1996, nominato vescovo di Carabayllo, non avevo nulla, il mio ufficio era l’automobile. Andavo a visitare la mia diocesi in lungo e in largo in auto, perché, non avendo uno studio, non potevo ricevere i sacerdoti e la gente: ero io che andavo da loro. Visitando tutto il Cono Nord di Lima, la mia diocesi, mi accorsi di quanto la realtà educativa fosse carente. Nelle scuole trovavo caos e ragazzi soli. Il problema educativo mi si è fatto così evidente nella sua gravità che rafforzò l’idea di aprire una università». A questo punto monsignor Panizza mi racconta tutte le traversie che ha dovuto affrontare per realizzare quel che all’inizio sembrava un sogno impossibile, perché la Diocesi non aveva proprietà e non vi era un luogo dove costruire una università; poi diventa realtà, perché con diversi “colpi di scena” si può acquistare un terreno e costruire l’università, aperta nell’aprile 2000. Una storia che sembrava doversi chiudere da un momento all’altro, ma che ha trovato sempre quell’imprevisto che la rilanciava fino a realizzarsi. «È il segno della Provvidenza, che quest’opera l’ha voluta Dio» commenta a ogni passaggio. E Andrea in tutto questo? «Andrea era l’appoggio morale e spirituale. È stato l’anima di tutto e lo si è visto dopo; nell’Università Andrea era sempre il punto di maggior attrattiva. Questo lo abbiamo capito quando è morto. In Perù si è soliti accompagnare il feretro fermandosi dove il morto aveva vissuto. Così è stato


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per Andrea. Io non c’ero, perché il giorno della sua morte non ero a Lima, ma mi hanno riferito che la gente testimoniava del bene che aveva fatto. È emerso in modo evidente che lo faceva senza che nessuno se ne accorgesse. Spesso a ragazzi e ragazze che non potevano, pagava di tasca propria, così che potessero studiare. Questo era Andrea, un uomo dal cuore grande, attento ai bisogni di tutti». Monsignor Panizza ha aperto la causa di beatificazione di Andrea il 2 febbraio 2016; la domanda sulle ragioni che lo hanno indotto a farlo sembrerebbe retorica, tanto era evidente che ci si trovava di fronte a un uomo di fede e tutti lo testimoniavano. Monsignor Panizza, però, vuole spiegare da dove gli sia venuto il suggerimento di intraprendere questa strada, per la prima volta. «Il giorno del suo funerale durante la Messa nel cortile dell’università la gente aveva cominciato a gridare: “Santo subito!”. Era la prima volta che lo sentivo e questo mi ha ispirato. Se la gente lo voleva santo, era un segno da tenere in grande considerazione». Sembra di rivedere le antiche comunità cristiane; la voce del popolo ha un grande valore, è la voce di quanti conoscono chi il Signore manda loro per sostenerli nella vita. Monsignor Lino a questo punto dice chi sia stato per lui Andrea. «Ricordo il suo amore alla Chiesa» fa presente con commozione e ammirazione. «Andrea non aveva vergogna a dichiararsi cattolico, contrariamente a molti che pur frequentano la Chiesa. Lui gridava la sua appartenenza alla Chiesa. Mi capitava di essere con lui in una piazza e lui si metteva a gridare così che tutti sentissero: “Lino, viva la Chiesa Cattolica, viva Cristo! ”. Sempre quando mi vedeva testimoniava con forza ciò in cui lui credeva. Era un uomo di carità, si dava totalmente a chi incontrava, a chi viveva vicino a lui come a quelli che trovava per


Perché ho aperto la causa di beatificazione

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strada e per come usava i suoi soldi verso ognuno di loro, senza dirlo a nessuno. La sua carità era per il bene dell’altro. Andrea poi dialogava con tutti, era tanto fermo nelle sue idee da discutere animatamente con chiunque sulla fede; nello stesso tempo sapeva parlare con tutti». Monsignor Panizza manifesta la sua certezza che Andrea abbia tutte le virtù cristiane, questo lo ha convinto ad aprire la causa di beatificazione; quel grido della gente al funerale, quel “santo subito” è stata la mossa iniziale. A cura di Gianni Mereghetti

Chiunque avesse lettere e foto o testimonianze personali su Andrea Aziani può inviarle ai seguenti indirizzi: andreaazianifebbredivita@gmail.com (Italia) causadeandresaziani@gmail.com (Perù)


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Indice

Presentazioni Un uomo innamorato di Cristo a servizio della Chiesa Giovanni Paccosi 5 Andrea mio fratello Paolo Aziani

8

Introduzione Una storia particolare

11

prima parte

Le quattro città di Andrea I. Abbiategrasso

17

II. All’Università Statale di Milano

32

III. Siena

38

IV. Firenze

74

seconda parte

In missione in Perù I. I primi anni

95

II. In università

115

III. I primi universitari

119

IV. La vita nella casa dei Memores Domini

125

V. Lo stesso destino

134


Indice

223

VI. Il senso religioso sulle Ande

138

VII. Il punto chiave dell’appartenenza

141

VIII. La Universidad Católica Sedes Sapientiae

146

IX. Un io cosciente di quello che gli è accaduto

153

X. Essere maestro significa amare il destino dell’alunno

155

XI. Un uomo mosso dalla carità

161

XII. Ventidue punti per un pollo

171

XIII. Instancabile dall’alba al tramonto

174

XIV. L’incontro tra due rivoluzionari

180

XV. Di fronte al mistero della morte di don Giussani

187

XVI. La visita di don Julián Carrón a Lima

190

XVII. Una delle ultime lettere, un testamento spirituale

194

XVIII. La sua ultima lezione

197

XIX. L’ultimo giorno

200

XX. Il funerale

203

XXI. Andrea nel ricordo del padre

205

XXII. Un uomo toccato dallo spirito

208

XXIII. Un uomo da cui imparare a vivere

212

Perché ho aperto la causa di beatificazione Intervista a monsignor Lino Panizza Richero

217


224

andrea aziani febbre di vita

Preghiera per chiedere grazie per intercessione di Andrea Aziani Padre di misericordia, Ti ringraziamo per la testimonianza di vita del Tuo Servo Andrea, che fin dalla sua giovinezza si dedicò totalmente come laico consacrato all’amore di Gesù e al servizio della Chiesa, consumando la sua esistenza affinché gli altri incontrassero Colui che lo aveva conquistato. Maestro per bambini, giovani e adulti, esempio di radicalità evangelica, egli ci mostra che la persona che si consegna totalmente a Cristo sperimenta la vita in pienezza. Concedici, Signore, per sua intercessione, una vita santa e la grazia che ti chiediamo, se è la Tua volontà (…) con la speranza che sia annoverato fra i tuoi Santi. Amen. Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.

Imprimatur in Curia episcopalis Carabayllensem, 13 giugno 2016 ✠ Lino Panizza Richero Uso per la devozione privata

Postulazione della causa: causadeandreasaziani@gmail.com Jr. Mercurio 7598. Sol de Oro Los Olivos - Lima (Perù)



Tutti ricordano di Andrea la totale, incondizionata cura con cui si rapportava con le persone: ogni incontro era per lui l’incontro con una sorella o un fratello cui dedicava la pienezza della sua attenzione e del suo amore.

Paolo Aziani Andrea in Perù viveva a un ritmo impossibile da immaginare. Quello che si vedeva era la punta dell’iceberg della sua consegna totale, di ogni istante, a Gesù.

Mons. Giovanni Paccosi Ho sempre avuto la sensazione che Andrea fosse un “santo”. Portava dentro un fuoco missionario, viveva tutto per la gloria di Cristo.

Carlo Wolfsgruber Il giorno del suo funerale la gente aveva cominciato a gridare: «Santo subito!». Era la prima volta che lo sentivo e questo mi ha ispirato. Se la gente lo voleva santo, era un segno da tenere in grande considerazione.

Mons. Lino Panizza Richero

€ 16,00


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