Fieri di saper leggere

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FIERI DI SAPER LEGGERE IL LIBRO DELLA PRIMA CLASSE

a cura di Renata Rava


Il mondo è cosÏ ricco di tante cose che ognuno è uno sceicco in un giardino di rose. R.L. Stevenson

Il libro della prima classe

Fieri di saper leggere

Fieri di saper leggere, scrivere, contare

Due volumi indivisibili

la cetra Prezzo ministeriale

Collana scolastica diretta da Raffaela Paggi

il libro su itacaedizioni.it

itacalibri.it


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FIERI DI SAPER LEGGERE IL LIBRO DELLA PRIMA CLASSE

a cura di Renata Rava


2 L’edizione di questo libro per la classe prima è espressione del consapevole lavoro di un gruppo di insegnanti che in questi anni hanno individuato, selezionato, raccolto e composto testi ed esercitazioni per un percorso elementare essenziale ed efficace. Paola Brambilla, Giulia Brizio, Marta Sangiorgio hanno curato il percorso di lettura e la proposta operativa. Si ringraziano per i contributi Ornella Rotundo, Elena Lucca, Barbara Righetti, Manuela Callaioli, Silvia Musso, Irene Pisano e Armida Panceri per la revisione della parte di matematica. La proposta dei canti è curata da Paolo Amelio.

I testi dei canti e altre risorse per il docente su www.lacetra.it

Fieri di saper leggere Il libro della prima classe a cura di Renata Rava www.itacaedizioni.it/fieri-di-saper-leggere Prima edizione: agosto 2016 Prima ristampa: luglio 2018 ©  2016 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0485-0 Itaca srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie on line: www.itacalibri.it Progetto grafico: Andrea Cimatti Illustrazioni: Alida Formis Fotografie: Diego Fasoli, Guido Negri, Francesca Simonazzi Cura editoriale: Cristina Zoli Finito di stampare nel mese di luglio 2018 da Rotolito Lombarda, Pioltello (MI) L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.


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CIAO

C ANT IAMO INSIEME

ME T TO T U T TO A P OS TO


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COLOR A E SC R I V I I NOMI.

IO

IO E TE

TU E IO

NOI


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A C A SA

MAMMA

PAPÀ

NONNI


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A SCUOL A

LE MAESTRE

I MIEI COMPAGNI

IN AULA


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A E I O U

AIUTO!

AIUOLA

AEREO


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BCDFGHLMNPQRSTVZ COL L EG A IL VER SO AL L’ANIMAL E.

BAU BAU BEEE MUUU CRAA PIO PIO ZZZZ C ANT IAMO INSIEME

L’A L FA B E TO

MIAO


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L A MAMMA MI DÀ L A MANO.

IO BE VO IL L AT T E, P OI VADO A SCUOL A .

L A NAVE CON L A VEL A NAV IG A NEL MAR E.

PAOLO PAR A L A PAL L A CON L E MANI.


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L EGGI L A FR A SE. z z DOMANI VADO DAL DOT TOR E PERC HÉ HO MAL E AL L E OR ECC HIE.

z z MI A SOR EL L A HA DODIC I ANNI.

z z SIMONA AMA MOLTO DISEGNAR E CON L E MAT I T E COLOR AT E.

z z BAR BAR A DI NOT T E HA PAUR A DEL BUIO.

z z PAOLO È AL PARCO CON SUA SOR EL L A .

z z L A PA S TA AL PES TO È MOLTO BUONA .


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z z L A NONNA MI V IENE A PR ENDER E DA SCUOL A .

z z MART INA HA UN T EL EFONO DI GOMMA E UNA BAMB OL A DI S TOFFA .

z z DOMENIC A VADO A ROMA A T ROVAR E I MIEI NONNI DONAT EL L A E DAV IDE.

z z SONI A E ISABEL L A SONO IN UN NEGOZIO CON L A ZI A .

z z FABIO E VANESSA VANNO AL L A FES TA VES T I T I DA F IOR E E FAR FAL L A .


12 DA MAT TINA A SERA È MAT T INA . ANNA SI AL Z A . SI L AVA E P OI SI VES T E. ANNA T IR A F UOR I I SUOI GIOC HI. È OR A DI MANGI AR E. ANNA PR ANZ A CON L A SUA FAMIGL I A . NEL P OMER IGGIO ANNA GIOC A CON EL ENA E SIMONE IN GI AR DINO. È OR A DI C ENA . ANNA MANGI A PA S TA, P OL LO E PATAT INE. ANNA SFOGL I A UN BEL L IBRO PR IMA DI DOR MIR E. BUONA NOT T E ANNA!

DISEGNA NEL TUO QUADERNO UN MOMENTO DELLA GIORNATA DI ANNA.


13 IL TRENO SI PART E! ANCOR A UN F ISC HIO E IL T R ENO SI L ANC I A SUL L E LUC IDE ROTA IE. AT T R AVER SA L E PI ANUR E, COR R E SUL L A R I VA DEL MAR E, EN T R A NEL BUIO DI UNA G AL L ER I A, PA SSA ROMBANDO SOPR A UN P ON T E, SPAR ISC E NEL VER DE DI UN B OSCO…


14 LA PIZZA DELLA MAMMA L A MAMMA PR EPAR A L A PIZZ A . P OI L A ME T T E NEL FOR NO. AR R I VA GIOVANNI E SEN T E UN BUON PROF UMO DI PIZZ A . AL LOR A COR R E DAL L A MAMMA . L A R INGR A ZI A PERC HÉ GL I HA PR EPAR ATO IL SUO PI AT TO PR EFER I TO. L E DÀ UN GROSSISSIMO BAC IO. OR A GIOVANNI HA L’ACQUOL INA IN B OCC A: NON VEDE L’OR A DI MANGI AR E QUEL L A PIZZ A DAL PROF UMO S T UZZIC AN T E.


15 LA TORTA PARADISO “MAMMA, C HE COSA ME T T I NEL L A TORTA? ” C HIEDE UGO, C HE È GOLOSO. “L A FAR INA”. “E P OI? ”. “L E UOVA FR ESC HE, LO ZUCC HERO”. “E P OI? ”. “L A BUCC I A DI L IMONE GR AT T UGI ATA”. “E P OI? ”. “UN P O’ DI L AT T E E IL L IE V I TO”. “E P OI? ”. “NIEN T’ALT RO!”. “MA IO C R EDE VO C HE PER FAR E L A TORTA PAR ADISO T U DOVESSI ME T T ERC I ANC HE UN P O’ DI C IELO!”.


16 UN GIOCO F UOR I PIOVE. F IL IPP O T IR A F UOR I, DA SOT TO IL L E T TO, UN’ ENOR ME SC ATOL A . È IL SUO T ESORO. DEN T RO L A SC ATOL A, C I SONO I PEZZI PER L E COS T RUZIONI. PI ANO PI ANO, SUL TAPPE TO PR ENDE FOR MA UN C A S T EL LO. NEL C A S T EL LO, UN ORCO T IENE PR IGIONIER A UN A BEL L A PR INC IPESSA . F IL IPP O SIS T EMA T U T T I I SUOI PUPA ZZI, PER ANDAR E AD A SSALTAR E IL C A S T EL LO. COMINC I A COSÌ L A BAT TAGL I A, PER L IBER AR E L A BEL L A PR INC IPESSA . C HE GIOCO APPA SSIONAN T E!


17 A CASA DEI NONNI È DOMENIC A E SAR A VA A FAR V ISI TA A I NONNI C HE V I VONO IN C AMPAGNA . A SAR A PI AC E ANDAR E A T ROVAR E I NONNI. NONN A GIOVANNA L E PR EPAR A L A SUA TORTA PR EFER I TA . IL NONNO TOBI A L A P ORTA A VEDER E I PULC INI APPENA N AT I. È SER A E SAR A DE VE TOR NAR E IN C I T TÀ, MA DOMENIC A PROSSIMA R I TOR NER À DA I NONNI! DISEGNA.


18 IL SIGNOR TALPA IL SIGNOR TAL PA MISE F UOR I IL NA SINO DAL L A C IMA DI UNO DEI SUOI MUCC HIE T T I DI T ER R A E INSPIRÒ PROFONDAMEN T E L’AR I A . P OI ANNUSÒ UNA SECONDA VOLTA, PER ESSER E VER AMEN T E SICURO. “OH, OH! SEN TO ODOR E DI PIOGGI A!” ESC L AMÒ. AL SIGNOR TAL PA L A PIOGGI A NON PI AC E VA PER NUL L A! DISEGNA IL SIGNOR TALPA.


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AT TRAVERSO IL PARCO L AR A SI ACCORGE DI ESSER E IN R I TAR DO. SE V UOL E AR R I VAR E A SCUOL A IN T EMP O DE VE ACCORC I AR E L A S T R ADA AT T R AVER SANDO IL PARCO PUBBL ICO. AL L’ IMPROV V ISO SEN T E UN “TOC ”. QUALCOSA DI DURO L A COL PISC E AL L A T ES TA E L E ROTOL A DAVAN T I. L AR A SI C HINA E R ACCOGL IE UNA C A S TAGN A C ADU TA DAL L’ IPP OC A S TANO. “L’AU T UNNO È PROPR IO AR R I VATO!”, PENSA L A BAMBINA, “FARÒ VEDER E QUES TA C A S TAGNA AL L A MAES T R A”. E ME T T E IL FRU T TO NEL L A TA SC A DEL GR EMBIUL E.


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METEO A SCUOL A T U T T I I GIOR NI OSSERV I AMO IL C IELO. SUL C AL ENDAR IO R EGIS T R I AMO IL ME T EO CON DEI SIMB OL I SPEC I AL I: IL SOL E GI AL LO SE È SER ENO, UNA NU VOL A GR IGI A SE È NU VOLOSO, UN A NU VOL E T TA COL SOL E SE È VAR I ABIL E, L E GOCC E QUANDO PIOVE, DEI F IOCC HI A ZZUR R I PER L A NE VE, UN L AMP O PER IL T EMP OR AL E, T U T TO GR IGIO SE È SC ESA L A NEBBI A . P OI, A F INE MESE, CON T I AMO QUAN T I GIOR NI DI BEL LO E BRU T TO T EMP O C I SONO S TAT I. A ME, QUES TO L AVORO PI AC E!


21 IL GELO OGGI È UNA GIORNATA R IGIDA, MA IL CIELO È L IMPIDO. DAL TE T TO PENDONO TANT I GHIACCIOL I. ANCHE NEL GIARDINO IL GELO HA APPESO FR ANGE D’ARGENTO. LUNGO L A STR ADA HA GHIACCIATO LE POZZ ANGHERE CHE OR A LUCCIC ANO COME SPECCHI.

F R A N G E: C IU F F O DI F IL I O C O R D O N C INI C H E P E N D O N O.

IL CIELO IL CIELO È GR IGIO, UN GR IGIO STR ANO, QUASI BIANCO; L’AR IA SI È COLMATA DI FIOCCHI CHE PUNTEGGIANO QUA E L À L A TERR A. FR A POCO SAR À TUT TO UNO SFARFALL IO DI NE VE E OGNI COSA VERR À COPERTA DA UN TAPPE TO BIANCO.

S FA R FA L L IO: DA S FA R FA L L A R E, VO L A R E Q UA E L À C O M E U N A FA R FA L L A .


22 I NUVOLONI BIANCHI SUL L’OR IZZON T E SONO APPAR SI DEI NU VOLONI C HE SEMBR ANO FAT T I DI PANN A MON TATA TAN TO SONO BI ANC HI E SPUMOSI. IL VEN TO L I SPINGE PER L E V IE DEL C IELO ED ESSI AVANZ ANO, SI AL L ARG ANO, SI AL LUNG ANO E … L A MON TAGNA DI PANNA DI VEN TA GIG AN T ESC A . C ANT IAMO INSIEME

CONTINUA TU IL DISEGNO.

L A N U VO L A BI A N C A E L A N U VO L A N E R A


23 LA MARMOT TA NEL L A TANA C AL DA, SU UN MOR BIDO L E T TO DI F IENO, L A MAR MOT TA DOR ME. NON SEN T E IL FR EDDO, NON CONOSC E IL GELO. A PR IMAVER A SI R IS VEGL IER À AFFAMATA E ANDR À IN C ERC A DI ER BE NUOVE.


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25 FOGLIE C ADONO LE FOGL IE COME FARFALLE VE N’È DI ROSSE, VE N’È DI GIALLE, VOLTEGGIANO UN MOMENTO E PARTONO COL VENTO!

MARIA MALTONI

AUTUNNO Q UA N D O L A T E R R A C O MIN C I A A D O R MIRE SOT TO UNA COPERTA DI FOGL IE LEGGERE, QUANDO GL I UCCELL I NON C ANTANO NIENTE, QUANDO DI OMBRELL I FIOR ISCE L A GENTE, QUANDO SI SENTE TOSSIRE QUALCUNO, QUANDO UN BAMBINO DIVENTA UN ALUNNO: ECCO L’AUTUNNO!

ROBERTO PIUMINI

FILASTROCCA DEL PICCOLO GHIRO F IL A S T ROCC A DEL PICCOLO GHIRO CHE DORME MOLTO E VA POCO IN GIRO. CHE PREFER ISCE STARE AL C ALDUCCIO, ARROTOL ATO IN UN C ANTUCCIO. SE DENTRO UN TRONCO LO SENT I RUSSARE… FAI PIANO PIANO, NON L O S V E G L I A R E .

NICOLETTA CODIGNOLA


26 LA CIT TÀ SI SVEGLIA È L’ALBA. IN C ASA DI MAR A L A GIORNATA HA INIZIO. SI SENTONO T INT INNII IN CUCINA E UN DEL IZIOSO PROFUMO DI C AFFÈ SI DIFFONDE DAPPERTUT TO. MAR A APRE GL I OCCHI. QUANDO È PRONTA, SALUTA L A MAMMA E SI AV VIA SVELTA CON IL PAPÀ CHE L A ACCOMPAGNA IN AUTO A SCUOL A. OGNI MAT T INA MAR A OSSERVA DAI FINESTR INI LE INSEGNE DEI NEGOZI E LE CODE DELLE AUTOMOBIL I AGL I INCROCI. L A CI T TÀ SI SVEGL IA CON I SUOI COLOR I, LE SUE LUCI E I SUOI RUMOR I. C ANT IAMO INSIEME

DISEGNA L’INIZIO DELLA TUA GIORNATA.

L’AU T IS TA


27 COMPAGNE DI CLASSE E… VICINE DI CASA BE ATR ICE ED IO ANDIAMO A SCUOL A INSIEME. ALL A MAT T INA CI ACCOMPAGNA IN MACCHINA SUA MAMMA. IL POMER IGGIO CI VIENE A PRENDERE MIA MAMMA, È SEMPRE IN R I TARDO E CI PORTA A FARE L A SPESA. IN MACCHINA CI PIACE GIOC ARE E R IDERE. QUANDO BE ATR ICE VIENE A C ASA MIA A FARE I COMPI T I, IO SONO MOLTO CONTENTA!


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NATALE DA L T RO N C O NASCE IL R AMO, DAL R AMO NASCE IL FIORE, DA DIO VENNE MAR IA, DA LEI NOSTRO SIGNORE. NATALE DI GELO E IL BIMBO NON HA PANE; MAR IA SI TOGL IE IL VELO CHE PORTA SUI C APELL I. HA UN VELO COME FASCIA NEL PRESEPE IL MESSIA E HA COME SUA CULL A LE BR AC C I A DI M A R I A .

GRAZIE GIUSEPPE, GRAZIE MARIA GR AZIE GIUSEPPE, GR AZIE MAR IA CHE A GESÙ PICCINO AVE TE FAT TO COMPAGNIA. GR AZIE ANGEL I DEL CIELO CHE AVE TE ANNUNCIATO GESÙ AL MONDO INTERO. E VOI PASTOR I VOGL IO R ICORDARE CHE PER PR IMI SIE TE ACCORSI AD ADOR ARE. GR AZIE A TE STELL A COME TA, CHE HAI GUIDATO I MAGI FINO ALL A ME TA. E IN QUESTA NOT TE DI MISTERO, UN POST ICINO NEL MIO CUORE CI SIA PER TE, GESÙ BAMBINO, MA PER DAV VERO.


30 L’ULTIMO DELL’ANNO POCO PR IMA DI MEZZ ANOT TE, L A MAMMA CI HA CHIAMAT I IN SALOT TO, DOVE IL PAPÀ DI STEFANO CONTAVA I SECONDI GUARDANDO L’OROLOGIO. “DIECI, NOVE, OT TO, SE T TE”, GR IDAVANO TUT T I CON LUI, “TRE, DUE, UNO. MEZZ ANOT TE!”. CI SIAMO SC AMBIAT I GL I AUGUR I DI BUON ANNO E TUT T I HANNO BR INDATO CON LO SPUMANTE. FUOR I LE C AMPANE SUONAVANO E I FUOCHI ART IFICIAL I CREPI TAVANO, ILLUMINANDO IL CIELO NOT TURNO DI SCINT ILL ANT I FIOR I GIALL I, ROSSI, VERDI. SIAMO USCI T I NELL A VER ANDA E PAPÀ HA ACCESO UN R AZZO. BUUUUUUUMM! È PART I TO SCOPPIANDO PROPR IO SOPR A DI NOI, CON UNA C ASC ATA DI SCINT ILLE COLOR ATE. C R E P I TAVA N O: S C O P P IE T TAVA N O, FAC E VA N O U N RU M O R E .

DISEGNA LA TUA FESTA DI CAPODANNO.


31 ZIT TI, ZIT TI, PRESTO A LET TO ZI T T I, ZI T T I, PRESTO A LE T TO L A BEFANA È QUI SUL TE T TO, STA GUARDANDO DAL C AMINO SE GIÀ DORME QUEL BAMBINO, SE L A C AL Z A È BEN APPESA, SE L A LUCE È ANCOR A ACCESA! QUANDO ENTR A, APPENA È SOL A, SVELTO SOT TO LE LENZUOL A! NON SI RESTA AD OCCHI APERT I ALTR IMENT I, SE SCOPERT I, NIENTE DOLCI NÉ TORRONE SOLO CENERE E C ARBONE.

I GIORNI DEI MESI TRENTA GIORNI HA NOVEMBRE, CON APR IL, GIUGNO E SE T TEMBRE. DI VENTOT TO CE N’È UNO, TUT T I GL I ALTR I NE HAN TRENTUNO.


32 LA BRINA QUESTA NOT TE È C ADUTA L A BR INA. È C ADUTA SUI C ANCELL I, SOPR A GL I ALBER I, SUI DAVANZ AL I, SULL’ERBA. MARCO C AMMINA VELOCE LUNGO IL VIALE ALBER ATO. AD UN TR AT TO SI FERMA INC ANTATO DAVANT I A UN SAL ICE PIANGENTE. SCUOTE I R AMI. CHE PIOGGIA DI PERL INE! È UNA PIOGGIA CHE LUCCIC A AL SOLE E SEMBR A FAT TA DI BR ILL ANT I.


33 NEVICATA UN MANTELLO BIANCO R ICOPRE L A CI T TÀ. C ADONO FI T T ISSIMI I FIOCCHI DI NE VE; SEMBR ANO TANT I BATUFFOL I DI COTONE. LE STR ADE E LE C ASE QUASI NON SI R ICONOSCONO PIÙ. IL TR AFFICO È DIMINUI TO, L A GENTE C AMMINA A FAT IC A. MAUR IZIO PER UN MOMENTO ABBASSA IL FINESTR INO DELL’AUTOMOBILE E L ASCIA CHE UN AL I TO DI AR IA UMIDA GL I ACC AREZZI L A FACCIA. L A MACCHINA SI STA R ICOPRENDO DI UNO SPESSO STR ATO DI NE VE. “OR A L A CI T TÀ SI STA ADDORMENTANDO” PENSA MAUR IZIO. SEMBR A CHE QUALCUNO ST IA STENDENDO SULL A CI T TÀ UNA BIANC A COPERTA.

DISEGNA UNA NEVICATA.


34 GIOCHI E FANTASIA Tommaso e Luigi ormai sono grandi e ritornano a casa da scuola insieme. Appena raggiunta la loro abitazione salutano la mamma che li aspet ta e corrono in camera a giocare. Luigi, che è il più fantasioso, propone a suo fratello di giocare ai supereroi, usando i travestimenti e tut to quello che colpisce la loro fantasia, compreso il vecchio cappello del nonno. Sono così coinvolti nel gioco che si dimenticano di fare merenda. Per for tuna c’è la mamma che ha preparato per loro i biscot ti. Alla sera, durante la cena, Tommaso e Luigi raccontano ai loro genitori la giornata trascor sa tra i banchi di scuola e le av venture da supereroi. DISEGNA UN GIOCO CHE AMI FARE.


35 IL FRATELLINO Mi chiamo Mar tina. L’inverno scor so, mi è capitata una cosa speciale, molto speciale. Mi è arrivato un bambino, di quelli veri! È il mio fratellino e si chiama Filippo. Quando mamma e papà mi hanno det to che aspet tavamo un fratellino, ho avuto un po’ di paura, ma solo all’inizio. Degli amici poco informati mi avevano raccontato che i fratellini sono terribili, che vomitano, piangono e robe del genere. Ma dentro di me sapevo che mi sarebbe piaciuto. Ancora prima che arrivasse, io già immaginavo quanti giochi avremmo fat to insieme. Sognavo di giocare alla cucina: io ero il capocuoco e lui l’arrosto. Poi sognavo di giocare agli esploratori, io ero la principessa e lui la mummia. O ancora, io ero la prima ballerina e lui quello che illuminava la scena. Fanny Joly, Il fratellino all’attacco, Franco Cosimo Panini

Q u al e f at t o s p e c ia l e è a c c a d u t o a M a r t i n a?

Q u al i g i o c h i s o g n a d i f a r e M a r t i n a c o n i l f r ate l l i n o?


36 È MIO Carlo ha preso dalla sua car tella i fogli e i pastelli, vuole fare un disegno. L aura, la sua sorellina, lo imita subito e si siede vicino a lui con un suo foglio. Carlo disegna cielo, prato, alberi e un bel cavallo nero. Il colore nero è in mano a sua sorella: con un gesto veloce Carlo strappa il pastello dalle sue dita. “L’avevo io!” protesta la bambina. “È mio!” risponde Carlo. In un minuto comincia il litigio; L aura piange e il pastello conteso cade a terra. L a mamma inter viene: “Carlo, devi imparare a chiedere. Prova a chiederlo bene”. Carlo è un po’ orgoglioso ed è incer to, poi sbuf fando dice: “Per favore, mi dai il nero?”. “E va bene!” risponde L aura guardando la mamma.

P a s t e ll o c o nt e s o: o g g e t t o p e r c ui s i li t i g a.


37 ANNA È FURIOSA Quando Anna si arrabbiava, le sue guance diventavano rosse come pomodori, i capelli si rizzavano e i suoi occhi brillavano neri come cor vi. Quando Anna era furiosa doveva gridare e strillare, doveva pestare i piedi per terra e tirare i pugni. E il peggio era quando Anna s’infuriava, se la prendeva con tut ti quelli che le stavano vicino. Compresi quelli che non le avevano fat to niente. Christine Nostlinger, Anna è furiosa, Piemme

COMPLETA LE FR ASI. Q u a n d o A n n a s i a r r a b b ia l e gu a n c e d i ve n t a n o i c a p e l l i i s u o i o c c h i C o n i p i e d i C o n l e m a n i A n c h e a te c a p i t a d i a r r a b b ia r t i?

Q u a n d o?

R i c o r d i u n’o c c a s i o n e i n c u i t i s e i a r r a b b iat o m o l t o?


38 IL RITMO DELLA PIOGGIA Una mat tina a scuola Elisa è triste, perché fuori piove e tut to il mondo è grigio. Ma poi in classe succede qualche cosa… L a maestra apre la f inestra e dice: “Bambini, chiudete gli occhi e provate ad ascoltare la pioggia. Che musica meravigliosa è il ticchet tio dell’acqua!”. “È bellissimo!” dice Elisa. “Sembra proprio di essere a un concer to!”. L a maestra invita tut ti ad alzar si e a muover si al ritmo della pioggia. Quando i bambini hanno f inito la danza, fuori piove ancora, ma questo ritmo speciale ha scaldato i cuori più di un giorno di sole.


39 SEMBRA QUASI DI POTERLE TOCCARE È una mat tina di Gennaio. Il cielo è limpido e l’aria è fredda. Sulla strada ver so la scuola alzo gli occhi e all’improv viso appaiono le montagne, laggiù in fondo. Si distinguono per fet tamente le cime bianche di neve che brillano al sole. Sembrano vicine, se allungo la mano, for se, le riesco a toccare.

DISEGNA LE MONTAGNE.


40 Ăˆ INVERNO!

Fa proprio freddo: nevica, gli stagni e le pozzanghere gelano, le giornate sono brevissime e le not ti lunghe. Gli animali se ne stanno chiusi nelle loro tane e dormono per lunghi mesi. I bambini stanno volentieri in casa a giocare al calduccio. Tut tavia, ben imbot titi di maglie e berret ti, possono andare a giocare all’aper to con gli amici. Quando nevica si diver tono sulle slit te o sugli sci e giocano a palle di neve.


41 LA METROPOLITANA Sara è arrivata in cit tà con la sua mamma perché deve andare dall’oculista. “Per arrivare in centro dobbiamo prendere la metropolitana” dice la mamma. Sara non sa che cosa sia quella cosa dal nome strano. Tenendo stret ta la mano della mamma scende una lunga scala che va sot to terra. Quando arriva in fondo non ha più paura, perché ci sono le luci e c’è tanta gente. Sara ora è molto curiosa. Davanti a sé vede una f ila di binari, una galleria e per sino un’edicola. A un cer to punto sente un rumore familiare e vede sbucare un lungo treno che si ferma proprio davanti a lei. Sara ha scoper to che cos’è la metropolitana.


42 AL SUPERMERCATO È sabato, Luisa sta giocando in camera sua. “Vado al super” dice la mamma. “Posso venire con te?” chiede Luisa. Le piace andare al supermercato o al centro commerciale. Quante cose negli scaf fali: merendine, biscot ti, grissini, fet te e patatine. Luisa guarda ogni pacchet to e vorrebbe comprare tut to. “Posso, mamma?” chiede con un sorriso. “Scegli i biscot ti che ti piacciono” risponde la mamma. Che confusione alla cassa! Luisa è un po’ stordita: le luci, la gente, i carrelli, le bor se girano intorno a lei. Ora desidera uscire, tornare a casa e giocare tranquilla in camera sua. DISEGNA LA TUA VISITA AL SUPERMERCATO.


43 BIGIN VA IN CIT TÀ Bigin ha deciso di andare in cit tà. L a cit tà. Prima sono poche case alte e un po’ squallide che lo guardano già ancora quando è in autostrada, e poi è tut ta cit tà. Case, case, case. Strade, strade, strade. Macchine e macchine. E la gente. Quanta gente può stare in una sola volta in cit tà? Migliaia, senz’altro, e for se di più. E quanto pane mangia questa gente? Quintali, senz’altro. For se di più. Roberta Grazzani, Il panettiere di campagna

S qu alli d e: s p o r c h e e p ove r e.


44 L’INVERNO Q UA N D O L A T E R R A È F R E D DA E D U R A , S E M B R A U N G U E R R IE RO C O N L’A R M AT U R A Q UA N D O SI C HIU D E N E L G HI AC C IO E N E L G E L O, Q UA N D O S O N N U D E L E P I A N T E IN C IE L O E L E C O R N AC C HIE SOPR A LE NE VE S E M B R A N O M AC C HIE S U L T U O Q UA D E R N O: Q U E S T O È L’ IN V E R N O. ROBERTO PIUMINI

NEVE DAL CIELO TUT T I GL I ANGEL I VIDERO I C AMPI BRULL I SENZ A FRONDE NÉ FIOR I, E LESSERO NEL CUORE DEI FANCIULL I CHE AMANO LE COSE BIANCHE. SCOSSERO LE AL I STANCHE DI VOL ARE ED ALLOR A DISCESE L IE VE L IE VE L A FIOR I TA DI NE VE. UMBERTO SABA


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FEBBRAIO È febbraio un po’ pagliaccio, molto allegro e monellaccio: ride, salta, balla e impazza, per le vie for te schiamazza; per le piazze e per le sale accompagna il carnevale. Se fra i mesi suoi fratelli ce ne sono di più belli, il più allegro e birichino sempre è lui che è il più piccino.

MASCHERATA Sono una maschera carina travestita da damina, vado in giro e piroetto, mi diver to col fischietto. Io da scheletro mi vesto, sono brutto con il teschio: vado nella notte scura, treman tutti di paura!


46 LA LEGGENDA DEL COSTUME DI ARLECCHINO C’era una volta tanto tempo fa un bambino di nome Arlecchino. Era molto povero e viveva con la sua mamma in una piccola caset ta. Quando arrivò il tempo di Carnevale, la maestra organizzò una festa e propose ai suoi alunni di vestir si in maschera. Tut ti furono contenti, tranne Arlecchino che non poteva comprar si un vestito. I compagni furono dispiaciuti di vederlo tanto triste, così decisero di aiutarlo. Il giorno dopo ognuno por tò un pezzet to di stof fa colorata. Così la mamma di quel bimbo poté cucire un vestito di tanti colori. Il giorno di Carnevale la sua maschera era la più bella e la più festeggiata. Era nato così il costume di Arlecchino.


47 AT TENTO ALLA STRADA! Mario aveva ricevuto in dono una bellissima mountain bike nuova f iammante. Era stupenda: tut ta blu con qualche sfumatura gialla, la sella e il manubrio neri. Non vedeva l’ora di provarla! L a mamma lo mandò in cor tile dicendogli di non allontanar si. Era così bello pedalare che, mentre la mamma non lo vedeva, pensò di uscire a fare un giret to in strada. E lì cominciarono i guai. Infat ti quello sbadato imboccò il senso unico dalla par te sbagliata e, per poco, non f inì contro un’auto che veniva alla par te opposta. Poi non rispet tò uno STOP, e rischiò di investire una signora che at traver sava la strada. Finalmente capì che era meglio tornare a casa e accontentar si di pedalare nel suo piccolo cor tile.

H ai u n a b i c i c l e t t a?

C o m’è f at t a?


48 I CIOCCOLATINI L a mamma aveva comperato un sacchet to di cioccolatini per Paolo. “Paolo, tieni pure tut to il sacchet to. Mi raccomando, però, non mangiarli tut ti insieme: ti farebbero male!”. Paolo mise in tasca il sacchet to e seguì la mamma in vari posti. Tornati a casa, la mamma si mise a preparare la cena. “Non ho fame, mamma…” disse Paolo. “Non hai fame? Dimmi un po’, quanti cioccolatini hai mangiato?”. “Tut ti, mamma!”. “Tut ti?” disse la mamma allarmata e anche delusa per la disubbidienza di Paolo. “Ma non ti avevo det to di non mangiarli tut ti insieme?”. “Ma io non li ho mangiati tut ti insieme. Li ho messi in bocca uno dopo l’altro, non tut ti insieme!” rispose Paolo.

Q u al è i l t u o d o l c e p r e f e r i t o?


49 UN REGALO SPECIALE Dai genitori Aureliano ha avuto la scatola del Piccolo Mago. Ha aper to subito la scatola e ha cominciato a fare i giochi di prestigio e le magie. Noi bat tevamo le mani, ma solo per gentilezza, perché bisogna riconoscere che ancora non è molto esper to. Per esempio, voleva trasformare sua sorella in un frullatore… Ma non c’è riuscito. Bianca Pitzorno, Incantesimi e starnuti, Mondadori

U n a vo l t a a n c h e t u h a i r i c evu t o u n r e g al o s p e c ial e? Q u a l e?

DISEGNA IL TUO REGALO.


50 UN GIORNO FORTUNATO O g gi è il mi o c o mp l e ann o. St o a s p e t t an d o gli ami c i p e r f ar e un a f e s t a. H o aiu t at o l a m amm a a p r e p ar ar e t ant e c o s e b u o n e: p anini p i c c o li r ip i e ni di s al am e, p r o s c iu t t o e f o r m a g gi o, p iz ze t t e c o n l e o li ve, t ar t in e ai mill e gu s t i; e p o i c ’è un a t o r t a f ar c i t a di c r e m a e r i c o p e r t a di c i o c c o l at o. Il p ap à e l a m amm a mi h ann o f at t o un b e lli s s im o r e g al o: un a b i c i c o n l e r u o t e gr o s s e, qu a s i d a c r o s s, c o m e l a s o gn avo d a t ant o t e mp o. S o n o p r o p r i o c o nt e nt o. St a s e r a ve r r ann o an c h e i n o nni a f ar mi f e s t a. E c c o il c a m p a n e ll o! “Vai tu ad aprire! Saranno i tuoi amici!”. “ Sì, s ì, m a m m a, va d o i o!” r i s p o n d o c o r r e n d o ve r s o l a p o r t a.

Qual è il giorno del tuo compleanno? Scrivi la data.


51 OGGI È FESTA È domenica. Il papà dice a Riccardo: “Oggi è la festa della nostra cit tà; in piazza ci sarà una sf ilata. Vedrai, ti diver tirai un mondo!”. I marciapiedi sono af follatissimi. Riccardo, per mano ai suoi genitori, cerca di far si largo fra la gente che si spinge. A un trat to il nostro amico sente risuonare la musica della banda: i tromboni, i tamburi. Il papà lo prende in spalla. Da lassù Riccardo può goder si tut to lo spet tacolo. Il bambino sgrana gli occhi. Che bello! Dietro alla banda musicale ha inizio un’allegra sf ilata di per sonaggi mascherati. AA.VV., 365 storie della sera, Lito Editrice

DISEGNA UN GIORNO DI FESTA.


52 FILASTROCCA DEL MAT TINO Filastrocca del mattino col mio bimbo al lavandino coi rubinetti di acciaio lucente l’acqua fresca pulita corrente il sapone profumato l’asciugamano di bucato. Il dentifricio alla banana il primo sole sulla persiana il borotalco al ciclamino il pettine e lo spazzolino. Filastrocca della pulizia, la più allegra che ci sia. Luciana Martini Il grande libro delle filastrocche, Giunti

IL DENTINO Sai a scuola un mattino mi è caduto un dentino. Poi a casa sono andato ed un altro è cascato! Nel cortile ho fatto un salto e così ne ho perso un altro! Uno ancora andando a letto mi è caduto per dispetto! Mamma mia son disperato ora son tutto sdentato! Se mi vede Nicolino mi dirà: ciao Draculino! Cristina Bianchi

QUEL CHE POSSIEDE UN BIMBO Due piedi lesti lesti per correre e saltare, due mani sempre in moto per prendere e per fare; la bocca chiacchierina per tutto domandare, due orecchie sempre all’erta intente ad ascoltare; due occhioni spalancati per tutto investigare e un cuoricino buono per molto, molto amare. Lina Schwarz

OT TO BAMBINI SI TENGONO PER MANO Otto bambini si tengon per mano; saltano, giocano, fanno baccano; corrono in fila stretti in catena, volano insieme sull’altalena; nessuno la mano dell’altro molla, appiccicati son con la colla; se cade uno, cadon di sotto tutti quanti fino a otto, ma sempre uno rimane sano: porta fortuna tenersi per mano! Luciana Martini


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NOMI CHE VIAGGIANO Noi veniamo da tre Paesi molto lontani, ma abbiamo in comune lo stesso nome, che però si scrive e si pronuncia in modi diver si. Io mi chiamo Carlos e vengo dal Perù. Il mio amico si chiama Karol e viene dalla Polonia. L’altro amico si chiama Carlo, proprio come in italiano, e viene dall’Albania. Il nostro nome signif ica “uomo libero”. Anche i nomi, quindi, viaggiano e si spostano per il mondo come le per sone. Graziella Favaro, Amici venuti da lontano, Nicola Milano Editore


55 IL COMPLEANNO DI PAPÀ Luca sta pensando al regalo per il compleanno del suo papà. Vuole fargli un regalo speciale. Conta le monetine che ha messo nel salvadanaio, non sono molte. Poi va dal nonno per far si dare un consiglio. Luca e il nonno passano un intero pomeriggio a pensare, poi hanno una grande idea… Luca prende un foglio e le matite colorate, disegna il faccione del suo papà accanto al suo e gli scrive un invito: “Andiamo insieme a mangiare un gelato!”.


56 UN REGALO PER LA MAMMA Mar tino vuole tanto bene alla sua mamma e vuole farle il più bel regalo del mondo. Acchiappa il gat to e lo f icca dentro una scatola da scarpe. Ma il gat to non è d’accordo, così Mar tino tira via il lenzuolo dal suo let to, se lo met te in testa e… “Le regalerò un vestito da fantasma. Ma… un fantasma fa un po’ troppa paura. For se è meglio il camion dei pompieri!” esclama con entusiasmo. Ma non può regalare il camion alla mamma, perché gliel’ha regalato lei. Allora Mar tino smet te di pensare, prende un grande scatolone e… sopra, sot to e sui lati disegna f iori, una caset ta e un grande cuore. Inf ine entra nello scatolone e chiama la mamma. “Cucù!”. L a mamma fa toc-toc sullo scatolone: “C’è qualcuno?” chiede dolcemente. “Sì, io!” sussurra Mar tino. “Io chi?” “Il tuo regalo” dice Mar tino. E così adesso la mamma chiama Mar tino “il mio regalo preferito”. Perché Mar tino per la sua mamma è dav vero il più bel regalo del mondo. Pascal Teulade, Il più bel regalo del mondo sei tu, Bompiani


57 TRE PAROLE MAGICHE È papa Francesco a svelarci il segreto per vivere bene in famiglia. “Sono tre parole che si devono dire sempre: permesso, grazie, scusa. Le tre parole magiche. Permesso: per non essere invadente. Grazie: per quello che hai fat to per me, grazie di questo. E siccome tut ti noi sbagliamo, quell’altra parola che è un po’ dif f icile a dirla, ma bisogna dirla: scusa. Permesso, grazie e scusa”.


58 L’OFFICINA DI ANGELO Angelo, nella sua of f icina, svitava e riav vitava bulloni, tubi, f ili e allineava uno accanto all’altro i diver si pezzi del motore appena smontato. Con la testa dentro il cofano, poi, faceva ruggire il motore, for te e piano, for te e piano e for tissimo. Per f ino i cerchi delle ruote smontava, lucidava, rimontava ogni volta. Per riparare un guasto poteva impiegare un’ora oppure tut ta la mat tinata.


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LE ANATRE Sembrano barchet te che navigano nello stagno; vanno in f ila, una dietro l’altra, come in processione. Di tanto in tanto una sparisce: ha tuf fato la testa per prendere il pranzo che of fre lo stagno: moscerini, alghe, bacche, girini. Poi, sempre in f ila, tornano a casa: “Ah, che bella nuotata!� dicono alle galline che, invidiose, le guardano. Arpalice Cuman Pertile


60 UN PESCE A STRISCE Zia Caterina ha regalato a Filippo un pesce a strisce. Sta dentro una boccia liscia e tonda e sale e scende nell’acqua. Ogni tanto guizza veloce e lascia dietro di sé una scia di bollicine. Filippo fa cadere delle briciole di pane e il pesciolino le mangia subito. Buon appetito!

DISEGNA TU IL PESCE.

C ANT IAMO INSIEME

IL P E S C E RO S S O


61 LA COCCINELLA

Piccola, piccola eppure famosissima. Col suo gusciolino rosso con set te puntini neri, la coccinella è uno degli inset ti più simpatici. Spesso la trovi che cammina tranquillamente, poi all’improv viso alza le ali e vola via su qualche f iore in cerca di cibo. A lei piacciono i pidocchi delle piante, la golosona riesce a mangiar sene duecento al giorno! Così i proprietari di or ti e giardini le danno il benvenuto: un’assidua lavoratrice che non si fa pagare. Più for tunati di così! Falco e Isabella Pratesi, Nel mondo degli animali, Giunti


62 SC COME… È scesa tanta neve. Il ruscello è gelato. Sara scivola sugli sci lungo il pendio della montagna. Serena av volge una sciarpa intorno al collo del pupazzo di neve.

Andrea ha il raf freddore. Il dot tore gli ha ordinato uno sciroppo per la tosse. I pesci nuotano nell’acqua pulita. Nell’aria ci sono tanti moscerini. Una biscia striscia silenziosa nell’erba alta. Il mare è blu scuro. Chi c’è sullo scoglio? È un pescatore sfor tunato: ha pescato soltanto una vecchia scarpa e una scatola di lat ta. Dove sono i pesci?


63 GN COME… GNOMO! Uno gnomo si è costruito la casa in montagna fra le radici di un castagno. I piccoli gnomi fanno il bagno nello stagno e nuotano con i cigni. FAI IL DISEGNO.

IL CONIGLIO DI GUGLIELMO Il coniglio di Guglielmo si chiama Bisbiglio. Di giorno sta in giardino, legato al guinzaglio, a brucare il verde trifoglio. Di sera sta tra la paglia, nella sua gabbia. Ma il sogno di bisbiglio è correre libero tra i cespugli e brucare i teneri germogli.


64 LA FARFALLA L a far falla appena uscita dal bozzolo, si guardò le ali. Erano umide e raggrinzite. Si mise a piagnucolare. Ma il sole la consolò: “Non piangere. Ora te le asciugo e te le stiro io”. Difat ti, dopo pochi istanti, le ali della far falla si asciugarono, si allargarono, si stesero, appar vero gialle rosse turchine e lucenti come la seta. Oh, com’erano belle! Per la gioia, la far falla le agitò e subito si staccò da terra, si alzò, su su nell’azzurro… oh, meraviglia! Volava.


65 COLORI DI PRIMAVERA Di che colore è la primavera? Verde, come le tenere foglioline; gialla, come le primule; azzurra, come il cielo; bianca, come le nuvole che sembrano di bambagia, o come i f iori di ciliegio e di mandorlo; nera, come le rondini che tornano ai loro nidi; rossa, come i tet ti lavati dalla breve pioggia e asciugati dal vento. Ma allora la primavera è di tut ti i colori!

DISEGNA I COLORI DELLA PRIMAVER A.


66 ARRIVA LA PRIMAVERA L a primavera era già per strada e la Terra continuava a dormire con la coper ta di neve candida tirata f in sopra il naso. Il sole mandò Mar zo a svegliarla. Mar zo arrivò di cor sa, scompigliato dal vento. Bussò e disse: “Scusi tanto, ma bisogna proprio che si alzi! L a Primavera è qui!”. L a Terra sbadigliò, poi saltò fuori dal let to e ordinò a Mar zo: “Svelto, va’ a prendermi nell’armadio il vestito nuovo. Voglio quello verde tut to ricamato a f iorellini: primule e margherite, mughet ti, f iori di pesco e biancospino.


67 Por tami anche una violet ta per la cintura! E av ver ti tut ti gli uccellini. Voglio che la Primavera, quando giungerà, trovi tut ti pronti a festeggiarla”. E in un at timo la Terra fu tut ta un giardino. Riduzione e adattamento da N. Weiller, Il giardino

IL MANDORLO Si è svegliato il mandorlo. Prima si sono aper te le gemme; ora da ogni gemma è sbocciato un f iore bianco. Intorno all’alberello sono spuntate anche erbe fresche e fra le erbe sorride una pratolina. Ricomincia la vita. M. Di Filippo

P r a t o lin a: m a r gh e r i t in a.


68 L’ARCOBALENO Quando la pioggia cade pianino, che cosa vedi al di là del giardino? Un raggio di sole con sette tinte che da un pittore sembran dipinte. Quell’arco in cielo, sai dire cos’è? È un arcobaleno, tutto per te.

PASQUA Suonate, campane vicine e lontane: Gesù era mor to e oggi è risor to. Suonate, campane: a tutti narrate che è giorno di festa, che il cuor si ridesta. Gesù era mor to: per noi è risor to. Campane, suonate Gesù salutate. Gabriele Fabiani


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70 HO VISTO UN RE PASSARE Un piccolo merlo, battendo l’aria con le ali di velluto, si posò sul ramo. “Anch’io ho visto un re una volta!” trillò con voce argentina. “Aveva un mantello magnifico e portava sulla testa una corona tutta d’oro”. “Il re che ho visto io non portava mantello” disse il passero, “solo un panno legato intorno alla vita. La corona, quella l’aveva, ma non era d’oro, era fatta di spine e di rami attorcigliati insieme”. Il merlo guardò il passero esitante e disse: “Il mio re passava a cavallo in mezzo a una grande folla. Si vedeva che era un re forte e potente perché avanzava fiero e altero e sprezzante come un albero che sfida la tempesta”. “Anche il mio re passava fra una grande folla” disse il passero, “ma non era né fiero né sprezzante. Se ne andava sulle sue gambe chino sotto il peso di una grande croce”. “Ma come?” esclamò il corvo. “Hai detto che era un re! Un bel re davvero! Ma sei sicuro che fosse un re?” “Certezza non ne ho” rispose il passero, “però quando è morto ho visto una luce accendersi nei suoi occhi chiusi. Il suo cuore batteva forte e caldo come un fuoco acceso nella notte eppure lui non respirava più. Ma intorno nell’aria sentivo rinascere la vita e sembrava che tutto, d’improvviso fosse al principio della primavera”. Gabriele Clima, Ho visto un re passare, San Paolo


71 STORIA DI PRIMAVERA Era una magnif ica giornata. Il tiepido sole primaverile entrava in tut te le caset te di Boscodirovo at traver so le piccole f inestre aper te nei tronchi degli alberi. Tut ti i topolini si alzarono di buon umore, ma prima di tut ti si alzò Peverino, che abitava con la sua famiglia nel tronco del carpino. Quel giorno era il suo compleanno. Saltò giù dal let to, cor se nella camera dei genitori e si mise a saltare sul loro let to f inché non gli diedero i regali. “Buon compleanno Peverino!” dissero i signori Dal Pruno tra uno sbadiglio e l’altro. Il festeggiato stracciò la car ta colorata che av volgeva i pacchet ti e sparpagliò i regali per la stanza. I suoi gridolini di gioia svegliarono anche il fratello e le sorelle. I genitori si girarono dall’altra par te e continuarono a dormire. Peverino uscì e si sedet te sulle scale per provare il f lauto nuovo. Jill Barklem, Storia di primavera. I racconti di Boscodirovo, Emme Edizioni

C a r p in o: a lb e r o d e ll a s t e s s a f a mi glia d e ll e b e t ull e.


72 GIARDINO A PRIMAVERA Nel giardino, l’erba è di un verde luminoso. I rami degli alberi, rinsecchiti f ino a poche set timane fa, si sono vestiti di gemme e di foglie. Sono caduti i f iori del melo, del ciliegio, della magnolia, della for sizia, delle primule colorate, ma già trionfano il biancospino, il rododendro, le azalee e stanno per sbocciare le rose. Vivessi mille anni, non riuscirei mai ad abituarmi al miracolo della primavera. F o r s iz ia: p ia nt a d ai f i o r i gia lli c h e f i o r i s c e all a f in e d e ll ’ inve r n o.

NUVOLE Che pazzerelle nuvole! Scher zano su nel cielo… in un momento intessono intorno al sole un velo, poi leste quat tro gocciole di pioggia spruzzate giù e al sole fuggendo, gridano: “Adesso asciuga tu!”. Lina Schwarz


73 DOVE NASCONO LE NUVOLE Quando l’inverno finiva e il cielo diventava azzurro, io guardavo le nuvole bianche che passavano sopra di me. Le guardavo dalla terrazza, dal giardino, dal campo sportivo, dai prati. Ma le guardavo di più quando c’era vento, perché mentre si muovevano cambiavano forma, diventavano più grandi o si spezzavano in tante altre piccole nuvole. Mi piaceva giocare con i miei compagni a trasformare con la fantasia le nuvole in personaggi o in cose, e ognuno vedeva forme strane e diverse. Un giorno indicai al mio amico Giacomo un nuvolone grande come metà del cielo. Gli dissi che era un castello. Ma lui diceva che non vedeva nessun castello nel cielo, bensì un drago con quattro teste. “Non sono teste! Sono le torri del castello con le bandiere sulla cima, e sotto c’è la strada che sale fin lassù” gli dicevo. “Quella è la coda” diceva lui “le tue bandiere sono le orecchie del drago!” Insomma, ognuno ci vedeva quel che voleva. Il cielo di primavera è sempre uno spettacolo bellissimo e grandioso: io vi immaginavo cavalli bianchi che correvano, onde del mare spumeggianti, giardini fioriti e caverne misteriose. Mario Lodi, Il cielo che si muove, Editoriale Scienza


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LA PRIMAVERA Quando la terra è giovane e fresca, quando la testa è piena di festa, quando la terra ride contenta, quando di erba profuma il vento, quando di menta profuma la sera… È primavera! Roberto Piumini


75 C ANT IAMO INSIEME

A L E C R IM (F IO R E L L IN O)

FILASTROCCA DI PRIMAVERA Filastrocca di primavera più lungo è il giorno, più dolce la sera. Domani forse tra l’erbetta spunterà la prima violetta. Oh prima viola fresca e nuova beato il primo che ti trova, il tuo profumo gli dirà, la primavera è giunta, è qua. Gli altri signori non lo sanno e ancora in inverno si crederanno: magari persone di riguardo, ma il loro calendario va in ritardo. Gianni Rodari


76 ANCHE I FIORI DORMONO S e an d at e n e l p r at o ve r s o s e r a, ve dr e t e l e c o r o ll e d e ll e m ar gh e r i t in e c h e s i c hiu d o n o qu a s i n e ll o s t e s s o m o m e nt o. Int ant o, du e d e ll e f o gli o lin e d e l t r i f o gli o s i s t r in g o n o un a ve r s o l ’al t r a e l a t e r z a l e c o p r e, c o m e s e f o s s e un p i c c o l o t e t t o. Il f i o r e d e l d e nt e di l e o n e s i c hiu d e, f in c h é t o r n a a e s s e r e qu a s i un b o c c i o l o. N e ll o s t e s s o m o d o s i c o mp o r t a il t ulip an o. C hi di c e ai f i o r i e all e e r b e c h e è o r a di d o r mir e? S e n e a c c o r g o n o p e r l a lu c e c h e c al a e p e r il f r e s c hin o c h e aum e nt a; e s o n o t ant o ab i t u at i al s o nn o n o t t ur n o, c h e an c h e qu an d o s o n o t o l t i d al p r at o e m e s s i in c a s a, d o r m o n o l o s t e s s o, alm e n o p e r qu al c h e gi o r n o. L. Mezzofanti, La favola più bella

Q u al i s o n o i f i o r i d e l la l e t t u r a?

C o n o s c i al t r i f i o r i d e l p r at o? Q u al i?


77 UNA DOLCE ROSA PER LA MAMMA È una calda giornata di maggio. Elisa è in giardino con la nonna che sta annaf f iando le rose. Sono di tanti colori: bianco, rosa, giallo e rosso. “Come sono belle! Potrei coglierle per la mia mamma!” pensa Elisa. A un cer to punto la bimba viene at tirata da una rosa gialla che, con i suoi grandi petali, spicca tra i boccioli. L a sua forma le ricorda la tor ta di pasta frolla che fa la nonna. Elisa ha una grande idea. Chiede alla nonna di preparare una tor ta a forma di rosa per la festa della mamma. “Volentieri! Tu la renderai ancora più bella con i petali delle rose” dice la nonna. IL TUO PENSIERO PER LA MAMMA.


78 CALDA ESTATE C al d a estate tutta d’oro che cos’hai nel tuo tesoro? “Pesche, fragole, susine, spighe e spighe senza fine; prati verdi e biondi fieni, lampi, tuoni, arcobaleni; giorni lunghi, not ti belle, con le lucciole e l e s te l l e”. Romana Rampato

L’UCCELLINO Scocca come una freccia un uccellino, sul ramo verde posa un momentino, gira gli occhiet ti, get ta un trillo e va… piccolo vaso di felicità. Lina Schwarz


79 IL DESTINO DELLE COSE Dove vanno i palloncini? Lassù nel ciel, cari bambini. Ed il fiume, dove va? A get tarsi dentro il mar. La natura in fiore tut ta poi ci donerà la frut ta, è il destino d’ogni cosa una storia meraviglios a.

LE MAGIE DEL SOLE Di not te tut to è nero: il cielo, i giardini, i prati; il mare che urla e che piange, i boschi profumati. Ma appena il gallo canta, il sole torna fuori a dipingere il mondo coi suoi mille colori. Gianni Rodari


80 ARRIVA L’ESTATE Fa caldo, i giorni sono lunghi lunghi e si può stare all’aper to a giocare f ino a tardi. Nei campi maturano frumento e granoturco e gli alberi sono carichi di frut ti saporiti: pesche, ciliegie, f ichi, albicocche, prugne. Si gonf iano meloni e cocomeri. Nei boschi si raccolgono more, mir tilli, ribes e lamponi. Le api ronzano, le cicale cantano, le rane gracidano e si sta bene all’ombra o vicino all’acqua.

DISEGNA L’ESTATE.


81 IL SIGNOR AQUILONE Il signor Aquilone vive da solo sopra una nuvola. L a sua nuvola ha tut te le comodità. Ma il signor Aquilone è triste perché è sempre solo. Ricorda i momenti in cui giocava con i bambini legato a un f ilo. Un giorno, mentre dorme, il signor Aquilone viene svegliato da un rumore: ci cici, ci cici. È una grande famiglia di uccellini, che vuole riposare sulla nuvola. Il signor Aquilone è molto contento. Quando il sole tramonta, gli uccellini par tono e il signor Aquilone è di nuovo triste. Non si è accor to, però, che un uccellino ha deciso di restare sulla nuvola. Ev viva, il signor Aquilone ha trovato un amico! Nicoletta Costa, La storia del signor Aquilone, Emme Edizioni

RISPONDI CON UNA FR ASE COMPLETA. D ove vi ve i l s i g n o r A qu i l o n e? C h i s ve g l ia i l s i g n o r A qu i l o n e? C h i è i l nu ovo a m i c o d e l s i g n o r A qu i l o n e?


82 STORIA DI UNA MATITA C’era una volta una matita tut ta gialla, che nessuno più utilizzava. Se ne stava sempre sola in un por tamatite di vetro. Un giorno Silvia la prese e si mise a disegnare un cavallo, ma sul foglio si vedevano solo dei brut ti segni scuri, perché la matita non aveva più voglia di disegnare. L a bambina guardò bene bene la matita e si accor se subito che quella era triste. Allora le venne una bella idea: con il temperino le fece una punta nuova, le mise in cima una bella gomma rossa a forma di pupazzo e al profumo di fragola e vi scrisse sopra il suo nome. A quel punto provò di nuovo a disegnare. L a matita, felice, seguì la mano della bambina e insieme disegnarono un bel prato f iorito e un cavallo che correva.


83 GELSOMINA HA PAURA DELL’ACQUA Gelsomina è una giovane foca che ha paura di nuotare nell’acqua alta. Un giorno Gelsomina, mentre dorme sulla scogliera, sente delle grida. Ad alcune foche è caduto un pallone nell’acqua. Gelsomina sa che le piccole foche non sanno tuf far si. Allora trova il coraggio e si lancia nel mare profondo. Quando rimet te la testa fuori dall’acqua, la palla è lì vicina e con una nasata la lancia su una scogliera. Le piccole foche la ringraziano. Gelsomina sente che dove l’acqua è profonda si sta bene: si vedono pesci rosati, felci marine, conchiglie… S’immerge e nuota felice. Ora non ha più paura.

RISPONDI SUL QUADERNO CON UNA FR ASE COMPLETA. D i c h e c o s a h a p au r a G e l s o m i n a? P e r c h é G e l s o m i n a s i b u t t a n e l m a r e? C h e c o s a s i ve d e s o t t o l ’a c qu a d e l m a r e?


84 LE LUCCIOLE Mentre la primavera prorompeva nel bosco con la fantasia dei suoi colori, delle sue mille voci, dei suoi profumi, Jul e Lena conobbero le farfalle iridate che danzavano leggere sui fiori e le api che, attirate da un misterioso richiamo, succhiavano la dolcezza nel calice del fiore. Ma erano state le lucciole a stupirli. Una sera d’estate che le ombre erano scese ad avvolgere il bosco, Puck li aveva portati presso la baita. Nei prati l’erba era stata tagliata da poco, si sentiva nell’aria il forte profumo del fieno. Mille lucciole danzavano nell’aria, punteggiando il buio della notte col loro lumicino verde-oro. I piccoli gnomi erano rimasti incantati e avevano guardato Puck con una muta domanda. “Sono le lucciole” aveva detto Puck. Poi erano corsi verso il prato tendendo le mani nel tentativo di catturare uno di quei lumicini danzanti. Jul era subito riuscito, aveva raccolto il piccolo insetto nel cavo della mano, poi l’aveva aperta lentamente e aveva spiato attonito il tenue chiarore verde. La lucciola era subito volata via.

Pinuccia Gaddi Mapelli, La casa sotto il grande faggio, Editrice La Scuola

P r o r o m p ev a: u s c i v a c o n f o r z a. Ir i d a t e: t int e c o n i c o l o r i d e ll ’a r c o b al e n o. At t o ni t o: im p r e s s i o n a t o, s t up i t o.


85 PASSEGGIATA IN BICICLET TA Giorgio e Irene hanno la passione della bicicletta. Abitano in campagna e per loro è un problema trovare una stradina lungo la quale pedalare pian piano guardandosi intorno. Sono belli i papaveri rossi tra le spighe mature. Sembra un morbido tappeto verde l’erba dei campi. Giorgio saluta lo spaventapasseri che fa da sentinella a tre ciliegi. “Fermiamoci un momento”, propone Irene, “voglio farmi gli orecchini”. I mazzetti di ciliegie appesi alle orecchie sembrano proprio orecchini preziosi. “Spicciati, che laggiù ci sono le fragoline!”. Giorgio e Irene corrono al posto delle fragole, frugano nell’erba, ed eccole… una, due, tre, tante! Risalgono in bicicletta e pedalano verso la casa di Lucio. L’amico è nell’orto con la mamma; sta raccogliendo pomodori e peperoni per l’insalata. “Venite a darci una mano!” grida loro l’amico. Giorgio e Irene scendono dalla bicicletta e la appoggiano alla siepe. Lavorano nell’orto con gioia. Intanto si fa sera, qua e là si accendono le lucciole. S e nt in e ll a: g u a r dia. Fr u g a n o: c e r c a n o c o n a t t e nz i o n e, r ov i s t a n o.


86 IL GIORNO E LA NOT TE Quando si dice ”buongiorno”, quando il pranzo è in forno, quando è tempo di giocare, quando a scuola devi andare, quando è chiaro tutto intorno, stai sicuro, questo è il giorno. Quando la luna risplende, quando il buio nero scende, quando ci infiliamo a letto, quando il gatto è sopra il tetto, quando tutto è scuro scuro, è la notte di sicuro! Corinne Albaut

LA SET TIMANA DI GIANNI Lunedì Gianni è un pompiere il mar tedì fa l’ingegnere. Mercoledì con i corsari a navigare va sui mari. Giovedì sul missile par te a esplorar i mondi di Mar te. Il venerdì è capo indiano, viso arcigno ed ascia in mano. Sabato vestito da cowboy guida mandrie e mandrie di buoi. Ma la domenica Gianni è fiero d’esser se stesso un giorno intiero. Kelly Jackson

C ANT IAMO INSIEME

VERR À QUEL DÌ DI L U N E


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88 UNA BELLA GIORNATA Sono le ot to e Caterina è pronta per andare a scuola con la sua giacca rossa e la car tella davanti alla por ta di casa. Teme di arrivare in ritardo e chiama i suoi fratelli: “Dai, andiamo! Arrivo tardi a scuola”. Finalmente i fratellini sono pronti e si esce di casa. L a mamma apre la macchina e tut ti si sistemano sui sedili. Via… si par te! Caterina apre la car tella, tira fuori il suo libro di storia e inizia a parlare di dinosauri e uomini primitivi. Giacomo gioca sul f inestrino ghiacciato con la sua nuova astronave di lego. Cecilia, seduta sul suo seggiolino, chiede: “Oggi dove andiamo di bello?”. Caterina continua a chiedere alla mamma che ore sono e a guardare l’orologio della macchina. Ha proprio paura di arrivare in ritardo! Cecilia allora domanda alzando un po’ la voce: “Ma, insomma, qualcuno mi vuole dire dove andiamo di bello oggi?”. Silenzio… poi la macchina si riempie di allegre risate. L a mamma allora risponde: “Hai ragione, Cecilia, nessuno ti ha risposto! Stiamo por tando Caterina e Giacomo a scuola, poi tu andrai all’asilo e io al lavoro. Questo pomeriggio verranno i nonni a prender vi e resterete con loro f ino a quando tornerò io dal lavoro! Vedrai, sarà una bellissima giornata!”. Tut ta soddisfat ta Cecilia esclama: “Che bello! Io adoro andare all’asilo!”. L a macchina si ferma, Caterina apre la por tiera e scende dalla macchina con Giacomo. Cecilia sorridente dice: “Hai visto, Caterina, non sei in ritardo. Vedrai: sarà proprio una bella giornata”.


89 UNA SCOPERTA IMPORTANTE Marco, quando leggeva, pronunciava le let tere a una a una e a fatica formava le parole. Un giorno, guardando il libro, l’espressione “L’AQUIL A” gli appar ve intera. L’immagine dell’uccello rapace gli at traver sò la mente. Poi vide scrit to “L’ASINO” e, con la fantasia, lo sentì bat tere gli zoccoli sopra l’aia. Lesse “CUORE” e lo sentì bat tere nel pet to. Era riuscito a capire l’esat to signif icato della parola intera. Ora gli bastava un’occhiata per comprendere. Lesse una pagina e restò emozionato. Aveva voglia di gridare a tut ti: “So leggere! Ho scoper to una cosa impor tante!”.


90 LA GARA DI JUDO Mat tia è molto agitato. Oggi deve af frontare la sua prima gara di judo. Il suo maestro di ar ti mar ziali ha det to che è pronto, ma Mat tia ha paura. “Tut ti sono venuti qui per vedermi! Non posso fare brut ta f igura” pensa. Inizia la gara! Mat tia af fronta Paolo, il suo compagno più veloce e il suo av ver sario più for te. Mat tia ce la met te tut ta. Riesce anche a segnare cinque punti e a met tere Paolo una volta al tappeto. Paolo però è veramente for te e vince l’incontro. “Che f iguraccia! Non ho vinto” pensa Mat tia mentre torna dalla mamma tut to triste. A un cer to punto il bambino si sente una mano calda sulla spalla e sente la voce del suo maestro che dice: “Bravo Mat tia! Sei stato molto coraggioso. Ce l’hai messa tut ta”. Mat tia ora è veramente felice, il maestro ha ragione! Lui ha vinto la sua paura e si è veramente impegnato tanto. Ora Mat tia non ha più paura, anzi, non vede l’ora di fare un’altra gara.


91 IL PRIMO ALLENAMENTO Oggi per Federico è un giorno impor tante. C’è il primo allenamento di calcio. Federico è felicissimo perché potrà giocare a pallone insieme al suo amico Giacomo su un vero campo da calcio. I due bambini corrono ver so l’allenatore che gli consegna il pallone di cuoio. Giacomo e Federico iniziano a calciare con for za il pallone f ino alla por ta. Federico tira… goal! Federico si sente proprio grande.

Q u al è i l t u o s p o r t p r e f e r i t o?

DISEGNATI QUI SOT TO.


92 IL BUIO È BELLISSIMO Plop era un piccolo gufo che viveva sulla cima di un albero. Plop era cicciot tello, piumoso e aveva due enormi occhi rotondi. Era, insomma, tale e quale a tut ti gli altri piccoli guf i, tranne che per una cosa: aveva paura del buio. “Tu non puoi avere paura del buio” gli disse la mamma. “I guf i sono uccelli not turni!”. “lo non voglio essere un uccello not turno” borbot tò Plop. “Voglio essere un uccello del giorno”. “Povera me!” sospirò mamma gufo. “Plop, se tu hai paura del buio è perché non lo conosci”. “So che è nero!” rispose Plop. “Allora, per cominciare hai già sbagliato. Il buio può essere d’argento o blu o grigio o di tanti altri colori, ma non è quasi mai nero. Che altro sai?”. “So”, dichiarò Plop, “che non mi piace per niente!”. Adattamento da Jill Tomlinson, Il gufo che aveva paura del buio, Feltrinelli

Tu h ai p au r a d e l b u i o?

D i c h e c o s a h ai p au r a?


93 IN BARCA Mi piace remare la mat tina presto, sul mare. Il mare ha un odore fresco di alghe verdi. Il mare è liscio, di un blu di vetro. Io remo piano, raggiungo la costa e prendo a remare vicino alle rocce. Ogni tanto mi fermo e guardo nell’acqua, vedo che è trasparente f ino a una grande profondità e posso scorgere dei pesciolini che nuotano. Alberto Moravia


94 ALLA FESTA DELLA CREAZIONE Il settimo giorno, terminata la Creazione, Dio dichiarò che era festa. Tutte le creature, nuove di zecca, si diedero da fare per regalare a Dio la cosa più bella che potessero trovare. Gli scoiattoli portarono noci e nocciole; i conigli carote e radici dolci; le pecore lana soffice e calda; le mucche latte schiumoso e ricco di panna. Miliardi di angeli si disposero in cerchio, cantando una serenata celestiale. L’uomo aspettava il suo turno, ed era preoccupato: “Che cosa posso donare io? I fiori hanno il profumo, le api il miele, perfino gli elefanti si sono offerti di fare la doccia a Dio con le loro proboscidi per rinfrescarlo…”. L’uomo si era messo in fondo alla fila e continuava a scervellarsi. Tutte le creature sfilavano davanti a Dio e depositavano i loro regali. Quando rimasero soltanto poche creature davanti a lui, la chiocciola, la tartaruga e il bradipo poltrone, l’uomo fu preso dal panico. Arrivò il suo turno. Allora l’uomo fece ciò che nessun animale aveva osato fare. Corse verso Dio e saltò sulle sue ginocchia, lo abbracciò e gli disse: “Ti voglio bene!”. Il volto di Dio si illuminò, tutta la creazione capì che l’uomo aveva fatto a Dio il dono più bello ed esplose in un Alleluia cosmico.

Bruno Ferrero, Solo il vento lo sa, Elledici

S c e r ve ll a r s i: c o n c e nt r a r s i int e n s am e nt e.


95 UN COLORE TUT TO MIO Gli elefanti sono grigi. I pesci sono rossi. I pappagalli sono verdi. I maiali sono rosa. Tut ti gli animali hanno un colore. Tranne il camaleonte che cambia il colore secondo dove si trova. Sui limoni è giallo. Tra l’erica è viola e sulla tigre è a righe come la tigre. Un giorno un camaleonte seduto sulla coda di una tigre pensava: “Se io rimanessi seduto su una foglia per sempre avrei f inalmente un colore tut to mio”. E si arrampicò allegramente sulla foglia più verde del ramo. Ma in autunno la foglia diventò gialla e giallo divenne il camaleonte. E poi la foglia diventò rossa e rosso diventò il camaleonte. E un giorno il vento dell’inverno sof f iò via la foglia dal ramo: e con lei il camaleonte. E il camaleonte rimase nero per tut ta la lunga not te nera dell’inverno. A primavera uscì tra l’erba verde del prato. Incontrò un altro camaleonte. Gli raccontò la triste storia e gli chiese: “Non potremo mai avere un colore tut to nostro?”. “Ho paura di no” gli rispose l’altro camaleonte, che era più vecchio e più saggio. Ma aggiunse: “Perché non stiamo insieme? Cambieremo colore ogni qualvolta ci sposteremo, ma tu e io saremo sempre uguali”. E così rimasero insieme sempre vicini. Erano verdi tut ti e due e viola e gialli. Leo Lionni, Le favole di Federico, Einaudi Ragazzi


96 DRAGHET TO C’era una volta un piccolo drago tanto triste perché, ogni volta che apriva la bocca, usciva una lingua di fuoco così grande che lui stesso si spaventava. Tut ti scappavano via. Draghet to rimaneva sempre solo e correva dalla mamma a lamentar si. “Draghet to, impara ad aprire la bocca nel modo giusto!” rispondeva la mamma. Ma lui non riusciva. Una not te le scimmie gli dissero: “Abbiamo bisogno di te, vieni!”. C’era una scimmia ammalata distesa a terra. Accanto aveva una fascina e delle foglie da essiccare per fare la medicina. Draghet to sof f iò, incendiò la fascina e le foglie si essiccarono. Le scimmie riconoscenti dissero: “Grazie Draghet to!”. “Non dovete ringraziarmi” rispose Draghet to sot tovoce “adesso ho imparato a usare il mio fuoco”. E inoltre aveva trovato dei veri amici. A. Longo Necchi


97 LA STORIA DI CELESTINO C e l e s t in o è un t o p o lin o c h e v i ve s o t t o t e r r a. È un topo pauroso: non vuole scoprire che cosa c’è all’aria aper ta. Ma un giorno piglia un sasso sulla testa. Decide così di uscire dalla sua tana e di andare a esplorare il mondo sopra di lui. Fa un lungo viaggio. Nel suo viaggio incontra: il sole, la not te, il cielo, le nuvole, il vento, il lampo, il tuono, la pioggia, la neve, il f iore, l’ombra, la luna e le stelle. Celestino diventa amico di tut ti loro. Alla f ine di questo viaggio, i suoi nuovi amici gli fanno un dono. Ognuno met te il suo dono dentro il sacco che Celestino ha preparato: un pezzet to di sole, un lembo di nuvola, un brontolio di tuono, uno zig-zag di lampo, una goccia di pioggia, un sof f io di vento, un f iocco di neve, un petalo di f iore, un’ombra, un pezzet to di not te, una metà di luna e una piccola stella. Celestino è felice e ringrazia i suoi nuovi amici.


98 L’ALBERO VANITOSO C’era una volta un albero molto giovane che viveva in una grande cit tà. L’albero viveva in un piccolo cor tile, in mezzo a tante case alte e grigie. Era primavera, e il piccolo albero era molto felice. Ogni giorno gli spuntava una nuova fogliolina. L’albero non permet teva a nessuno di av vicinar si: aveva paura di rovinar si le foglie. Gli uccellini erano molto arrabbiati per questo. Anche i gat ti erano molto of fesi. Quando arrivò l’estate, le foglie del piccolo albero vanitoso erano diventate splendide! Poi arrivò l’autunno con i suoi nuvoloni, e il piccolo albero vide una cosa terribile: le sue belle foglie erano diventate tut te gialle. Poi le foglie si seccarono e cominciarono a cadere. Il piccolo albero era disperato. Per for tuna passava di là Ada, la vecchia cornacchia. L a cornacchia spiegò al piccolo albero che le sue foglie sarebbero ritornate in primavera, più belle di prima. Allora lui fece una promessa… e quando tornò la primavera tut ti gli uccelli e i gat ti del quar tiere furono invitati ad una festa. Non gli impor ta più se si stropicciano le foglie, ha imparato che l’anno prossimo ne avrà di nuove! Nicoletta Costa, L’albero vanitoso, Emme Edizioni


99 IL BUGIARDO

Un giorno, un giovane pastore f inse di vedere il lupo e gridò: “Al lupo! Al lupo!”. Tut ti i contadini dei dintorni accor sero per aiutarlo, ma, non vedendo il lupo, si resero conto che il pastorello aveva mentito. Il ragazzo ripeté lo scher zo altre volte, ingannando in tal modo i vicini. Ma un giorno il lupo venne dav vero: “Al lupo! Al lupo! Accorrete!” gridò il ragazzo. Ma i contadini, pensando che egli volesse ancora far si bef fe di loro, f insero di non sentire. Così il lupo, indisturbato, ebbe tempo di uccidere tut te le pecore. Lev Tolstoj

Avev a m e nt i t o: avev a d e t t o un a b u gia. In g a n n a n d o: im b r o glia n d o.


100 LA RANA E IL BUE C’era una volta una rana presuntuosa che non perdeva mai occasione per far vedere alle sue compagne quanto fosse migliore di loro. Un giorno capitò nel loro stagno un grosso bue: “Ci vorrebbero cento rane come noi per fare una rana grossa come il bue!” osser varono in coro. L a rana presuntuosa replicò: “Sì, è grosso ma non mi sembra poi così tanto!”. Gonf iando il pet to continuò: “Anch’io posso diventare grossa come il bue!”. Le rane scoppiarono a ridere: “Sei piccola, troppo piccola!”. L a rana gonf iò ancora più il pet to: “E ora?”. “Sei ancora piccola!”. Allora inspirò quanta più aria poteva, si gonf iò e si gonf iò f inché… BUUMMMMM!, fece la pelle tesa scoppiando. “Chi troppo vuole…” commentarono le rane allontanandosi. Jean de La Fontaine


101 LA LEPRE E LA TARTARUGA L a lepre un giorno si vantava con gli altri animali: “Nessuno può bat termi in velocità. Sf ido chiunque a correre come me”. L a tar taruga, con la sua solita calma, disse: “Accet to la sf ida”. “Questa è buona!” esclamò la lepre; e scoppiò a ridere. Replicò la tar taruga: “Non vantar ti prima di aver vinto! Vuoi fare questa gara?”. Così fu stabilito un percor so e dato il via. L a lepre par tì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana. Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo ver so la tar taruga si sdraiò a fare un sonnellino. L a tar taruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l’altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tut te le sue for ze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. L a tar taruga sorridendo disse: “Non ser ve correre, bisogna par tire in tempo”. Esopo


102 LA CICALA E LA FORMICA In una calda estate, un’allegra cicala cantava sul ramo di un albero, mentre sot to di lei una lunga f ila di formiche faticava per traspor tare chicchi di grano. Fra una pausa e l’altra del canto, la cicala si rivolge alle formiche: “Ma perché lavorate tanto, venite qui all’ombra a riparar vi dal sole, potremo cantare insieme!”. Ma le formiche, instancabili, senza fermar si continuavano il loro lavoro. “Non possiamo! Dobbiamo preparare le prov viste per l’inverno! Quando verrà il freddo e la neve coprirà la terra, non troveremo più niente da mangiare e solo se avremo le dispense piene potremo soprav vivere!”. “L’estate è ancora lunga e c’è tempo per fare prov viste prima che arrivi l’inverno! Io preferisco cantare! Con questo sole e questo caldo è impossibile lavorare!”. Per tut ta l’estate la cicala continuò a cantare e le formiche a lavorare. Ma i giorni passavano veloci, poi le set timane e i mesi. Arrivò l’autunno e gli alberi cominciarono a perdere le foglie e la cicala scese dall’albero ormai spoglio. Anche l’erba diventava sempre più gialla e rada. Una mat tina la cicala si svegliò tut ta infreddolita, mentre i campi erano coper ti dalla prima brina. Il gelo bruciò il verde delle ultime foglie: era arrivato l’inverno. L a cicala cominciò a vagare cibandosi di qualche gambo rinsecchito che spuntava ancora dal terreno duro e gelato.


103

Venne la neve e la cicala non trovò più niente da mangiare: af famata e tremante di freddo, pensava con rimpianto al caldo e ai canti dell’estate. Una sera vide una lucina lontana e si av vicinò af fondando nella neve: “Aprite! Aprite, per favore! Sto morendo di fame! Datemi qualcosa da mangiare!”. L a f inestra si aprì e la formica si af facciò: “Chi è? Chi è che bussa?”. “Sono io, la cicala! Ho fame, freddo e sono senza casa!”. “L a cicala?! Ah! Mi ricordo di te! Cosa hai fat to durante l’estate, mentre noi faticavamo per prepararci all’inverno?”. “Io? Cantavo e riempivo del mio canto cielo e terra!”. “Hai cantato?” replicò la formica, “adesso balla!”. Esopo


104 FRA AMICI CI SI AIUTA Il rinoceronte era molto miope. Sospirava: “Vedo tut to confusamente! Mi piacerebbe tanto poter sapere come appaiono veramente le cose!”. Proprio in quel momento sentì un leprot tino sulla riva del f iume che si lamentava: “Se potessi raggiungere l’altra riva del f iume per rosicchiare le foglioline tenere che vedo sulla sponda!”. Il rinoceronte pensò un poco, poi si av vicinò alla riva e disse al leprot tino: “Io ti traspor terò in un istante sull’altra riva, a pat to che tu mi descriva tut te le cose che vedi”. “D’accordo!” esclamò il leprot to. Da allora in poi né il rinoceronte, la nave traghet to, né il suo amico, il leprot to dagli occhi acuti, ebbero più da lamentar si.

Kathryn Jackson

M i o p ia: di f e t t o d e ll a v i s t a p e r c ui s i ve d o n o c o n f u s i gli o g g e t t i l o nt a ni. A n c h e t u ai u t i g l i a m i c i? C o m p l e t a la f r a s e: Io h o ai u t at o


105 GRANDE E PICCOLO In un paese molto lontano, c’era una volta un leoncino africano che un bel giorno si mise in testa di fare il giro della foresta. “Io sono grande e molto feroce, sono terribile, for te, veloce. E cer tamente i miei vicini saranno tut ti molto piccini”. Così diceva il leoncino africano di quel paese molto lontano. “Sono più grande di un topo, di un grillo e per f ino di un coccodrillo”. Ma non sapeva il nostro leoncino che il coccodrillo era ancora bambino. Vide per strada un piccolo or so, s’alzò sulle zampe e gli fece un discor so: “Credevo tu fossi proprio un gigante e invece, guarda, io sono più grande!”. Ma l’or sacchiot to era ancor cucciolino, non lo sapeva il nostro leoncino. “Sono più grande di un gat to grasso, di una pecora, di un tasso, non c’è nessuno più grande, lo sento!” gridò il leoncino tut to contento. Ma in quel momento, lì vicino, vide passare un elefantino e nel vederlo così grande e grosso si mise a piangere a più non posso.

LEGGE L A MAESTR A


106 Un giraf f ino dal collo allungato, gli disse, in tono molto educato: “Io sono cucciolo e sono grandissimo, ma c’è chi nasce piccolissimo. Tu sei un cucciolo come me eppure sono più grande di te!”. E una mucca dall’aria pensosa gli disse anche un’altra cosa: “Siamo in tanti a questo mondo, chi è più magro, chi è più tondo, chi è più grosso appena nato, chi è piccino e spelacchiato… Non conta tanto esser grandi o piccini, ma essere amici f in da bambini”. Allora il leoncino asciugò un lacrimone e tornò a casa da babbo leone. Non era più triste il nostro leoncino che aveva scoper to d’esser piccino. Fra babbo e mamma si mise accucciato, scodinzolò perché era tornato. E si sentì un leone gigante, molto felice e molto impor tante.

R i c o p ia i n o m i d e g l i a n i m a l i. S o t t o l i n e a i n b l u qu e l l i p i ù p i c c o l i d e l l e o n c i n o e i n r o s s o qu e l l i p i ù g r a n d i.


107 LA PECORA MITE Tanto tanto tempo fa, la pecora si presentò al Signore per raccontare il suo dispiacere e chiedere aiuto. L a pecora disse: “Tut ti gli animali hanno avuto in dono dalla natura delle armi per difender si e per of fendere. Tut ti mi possono aggredire ed io posso solo fuggire. Solo io sono indifesa”. Il Signore le rispose: “Hai ragione, perciò voglio accontentar ti. Ti darò delle robuste corna, come ha il toro, così potrai difender ti”. L a pecora pensò un poco, poi disse: “No no, ciò mi spaventa: potrei fare del male”. Il Signore disse: “Allora ti darò ar tigli appuntiti e un becco adunco, come ha l’aquila delle vet te che ghermisce le sue prede”. “Anche questo mi fa paura. Meglio di no”. “Vuoi for se che ti fornisca di ar ti possenti, come hanno il leone e l’or so che at terrano i loro av ver sari?”. “No no, neanche questo voglio”. “Cara pecorella, tu sei buona e mite e per tua natura non riusciresti mai a fare del male. Resta così come sei: sarai il simbolo della mitezza”. Il Signore benedisse la pecora che se ne andò felice. A d un c o: p i e g a t o in p unt a, a un c in o. G h e r mi s c e: a f f e r r a c o n gli a r t i gli. M i t e z z a: c a r a t t e r i s t i c a di un e s s e r e p a c i f i c o e b e n evo l o.


108 IL VENTO E IL SOLE Un giorno il vento e il sole cominciarono a litigare. Il vento sosteneva di essere il più for te e a sua volta il sole diceva di essere la for za più grande della terra. Alla f ine decisero di fare una prova. Videro un viandante che stava camminando lungo un sentiero e decisero che il più for te di loro sarebbe stato colui che sarebbe riuscito a togliergli i vestiti. Il vento, così, si mise all’opera: cominciò a sof f iare, e sof f iare, ma il risultato fu che il viandante si av volgeva sempre più nel mantello. Il vento allora sof f iò con più for za, e l’uomo chinando la testa si av volse una sciarpa intorno al collo. Fu quindi la volta del sole, che cacciando via le nubi, cominciò a splendere tiepidamente. L’uomo che era arrivato nelle prossimità di un ponte, cominciò pian piano a toglier si il mantello. Il sole molto soddisfat to intensif icò il calore dei suoi raggi, f ino a farli diventare incandescenti. L’uomo rosso per il gran caldo, guardò le acque del f iume, si tolse il mantello e gli abiti e senza esitare si tuf fò. Il sole alto nel cielo rideva e rideva! Il vento deluso e vinto si nascose in un luogo lontano. Esopo

Q u al è la p r ova d a s u p e r a r e? Chi vince? Perché? (rispondi sul tuo quaderno)


109 LA FORMICA E IL CHICCO DI GRANO Un chicco di grano era rimasto solo nel campo dopo la mietitura. Una formica lo vide, se lo caricò addosso e si av viò ver so il nido lontano. Cammina e cammina, il chicco di grano sembrava diventare sempre più pesante e la formica faceva una gran fatica. “Perché non mi lasci stare?” disse il chicco di grano. L a formica rispose: “Se ti lascio stare, non avremo prov viste per quest ’inverno. Siamo in tante, noi formiche, e ciascuna di noi deve por tare nella dispensa quanto più cibo riesce a trovare”. Ma il chicco di grano disse: “Ma io non sono fat to soltanto per essere mangiato. Il mio destino è quello di far nascere una pianta. Ascoltami, cara formica, facciamo un pat to”. L a formica fu contenta di riposar si un po’ e depose il chicco di grano. Poi chiese: “Quale pat to?”. “Se tu mi lasci qui nel mio campo io, fra un anno, ti restituirò cento chicchi uguali a me”. L a formica lo guardò con aria incredula. “Sì, cara formica. Credi a quello che ti dico. Se oggi tu rinunci a me, io ti regalerò cento chicchi di grano per il tuo nido”.

M i e t i t ur a: t a gli o e r a c c o l t a di gr a n o o al t r i c e r e ali.


110 L a formica pensò: “Cento chicchi di grano in cambio di uno solo; ma è un miracolo!”. Poi chiese al chicco di grano: “E come farai?”. “È un mistero. È il mistero della vita. Scava una piccola fossa, seppelliscimi lì dentro e ritorna fra un anno”. L’anno dopo la formica ritornò. Il chicco di grano aveva mantenuto la promessa. Leonardo Da Vinci

Q u a n d o s i m i e te i l g r a n o? In qu al e s t a g i o n e la f o r m i c a f a p r ov vi s te?


111 LA RANOCCHIA VA IN VACANZA

LEGGE L A MAESTR A

Questa sera la signora Ranocchia non sta più nella pelle. Per tut to il giorno ha lucidato, lavato e strof inato casa sua. Ora tut to è pulito e in ordine. “Domani tiro fuori il carret tino. Riempio le valigie. Saluto tut ti. Vado in vacanza!”. L’indomani la signora Ranocchia ammucchia sul carret tino: il bat tellino per andare in mare, la chitarra per cantare la sera, la sdraio per la siesta e dentro le valigie il costume da bagno e la crema abbronzante. Non si è dimenticata di prendere grossi pacchi di libri e il cappello di paglia. Quando alla f ine tut to è pronto, chiude la por ta a doppia mandata. Poi tira fuori la sua motoret ta e l’at tacca al carret tino. “Che bel tempo per viaggiare. Questa sera farò cena sulla spiaggia”. L a signora Ranocchia sale sulla motoret ta e av via il motore, che fuma, scoppiet ta ma par te. Ma ecco che, in mezzo alla strada, c’è una povera tar taruga impaurita sot to la sua corazza. L a signora Ranocchia ferma la motoret ta e… ”Ehi! Tar taruga vuoi f inire sot to?”. “Vado in vacanza, signora Ranocchia, ma con questo traf f ico non sono ancora riuscita ad at traver sare la strada. Non arriverò mai f ino al mare! Avresti un posticino per me sul carret tino?”. L a signora Ranocchia è molto dispiaciuta. Il carret tino è già pieno e lei ha bisogno di tut ta la sua roba. “Perché non lasci il bat tellino, al mare potresti salire sulla mia corazza e ti por terei a spasso io sull’acqua!” “Va bene! Sali pure e at taccati bene, perché io f ilo come il vento con la mia motoret ta”. L a signora Ranocchia lascia a terra il bat tellino, sale sulla


112 motoret ta e av via il motore che fuma, scoppiet ta ma par te. “Come va lì di dietro?”. “Oh! L a velocità è inebriante”, ma la signora Ranocchia non ha fat to neanche un chilometro che deve nuovamente fermar si. In mezzo alla strada c’è una famiglia di passeri al completo che pigolano e fanno grandi segni. “Ehi! Uccellini volete che vi schiacci con la motoret ta?”. “Sia gentile, la nostra macchina è in panne e non possiamo più par tire per le vacanze. Non avrebbe un posticino per noi sul carret tino?”. L a signora Ranocchia è molto perplessa, il carret tino è già pieno e lei ha bisogno di tut ta la sua roba. “Potrebbe lasciare giù la chitarra e se vorrà canteremo per lei tut te le sere”. “Va bene, salite pure e at taccatevi bene perché io f ilo come il vento con la motoret ta”. L a signora Ranocchia lascia a terra la chitarra, sale sulla motoret ta che fuma, scoppiet ta ma par te. L a motoret ta corre un bel po’, poi si ferma in riva al f iume: la signora Ranocchia, la tar taruga e la famiglia di passeri fanno pranzo con panini e cetrioli. Nessuno si accorge che una lumachina si è inf ilata nel carret tino. “Eh! Che for tuna, una volta tanto non arriverò in vacanza per ultima”. Al pomeriggio la motoret ta scoppiet ta a più non posso sullo stradone. All’improv viso: “Ferma! Ferma! Guardate! Guardate! C’è un panda che fa l’autostop!”. L a signora Ranocchia ferma la motoret ta. Il panda saluta: “Sto visitando tut ti i paesi del mondo. C’è un posticino per me?”. L a signora Ranocchia esita. Il carret tino è già pieno e non vuole trasformarlo in un autobus. “Potresti lasciare il grosso pacco di libri. Io ho viaggiato molto e posso parlar ti di tut ti i paesi che conosco”. “Va bene! Sali pure e cercati un posto”. L asciato a terra il grosso pacco di libri, la signora Ranocchia


113 riav via il motore. Ma ecco, non fuma, non scoppiet ta, la motoret ta non vuole più par tire. “Siamo in panne”. “Pesiamo troppo! Bisogna scendere, bisogna spingere, dai, for za!”. L a lumaca, appollaiata sul carret tino, dirige le operazioni. Tut ti spingono, spingono con tut te le loro for ze la motoret ta e il carret tino. Ad un trat to la lumaca grida: “Ehi! Ehi! Il mare, vedo il mare!”. Allora i passeri che non avevano più l’automobile, il panda che faceva l’autostop, la tar taruga che aveva paura e la lumaca un po’ pigra si precipitano ver so la spiaggia. Prima di raggiungerli, la signora Ranocchia guarda sul suo carret tino. Restano solo la sdraio, le valigie e le prov viste. “Il carret tino è un po’ vuoto, ma penso che trascorrerò delle bellissime vacanze. Con la tar taruga passeggerò sull’acqua, con i passeri canterò tut te le sere, con il panda scoprirò il mondo e con la lumaca… Beh! Con la lumaca prenderò con calma tut te le cose!”. Benedicte la Ferte, traduzione di M. Morellini e F. Grassi


114 PRONTI PER LE VACANZE Mancano ormai pochi giorni e la scuola sarà chiusa. Occorre preparar si: concludere i lavori dei quaderni, riordinare il materiale, sistemare la classe in modo da lasciarla in ordine e pulita. E poi? Cosa succede dopo l’ultimo giorno di scuola? Alcuni bambini vanno dai nonni al mare, altri raggiungono gli zii in campagna, qualcuno rimane in cit tà all’oratorio estivo, al campo spor tivo, al parco giochi… Il tempo del riposo è lungo per i bambini, occupa ben tre mesi: giugno, luglio e agosto… e anche un pezzet tino di set tembre. L’estate ser ve per riposare dopo un anno di lavoro intenso e frut tuoso! Inoltre è un’occasione per conoscere nuovi luoghi, per sone, giochi, stare con fratelli, cugini, amici e genitori. Tra una gita e una nuotata, qualche diver tente compito che ti ha dato la maestra ti aiuterà a non dimenticare tut to quello che hai imparato!


115 LE FIABE DA LEGGERE O DA RACCONTARE

LEGGE L A MAESTR A

I MUSIC ANTI DI BREMA Un uomo aveva un asino che lo aveva ser vito assiduamente per molti anni, ma ora le for ze lo abbandonavano e di giorno in giorno diveniva sempre più incapace di lavorare… GIACOMINO E IL FAGIOLO MAGICO C’era una volta un bambino di nome Giacomino che viveva con la mamma Caterina in una fat toria: i due possedevano solo una mucca che, ahimè, un giorno smise di fare lat te… IL LUPO E I SET TE C APRET TI C’era una volta una capra che era mamma di set te capret ti, uno più bello dell’altro, e li amava tut ti come solo una madre può amare i suoi piccoli… I VESTITI NUOVI DELL’IMPER ATORE Molti anni or sono, viveva un Imperatore, il quale dava tanta impor tanza alla bellezza e alla novità dei vestiti, che spendeva per adornar si la maggior par te dei suoi danari… L A PR INCIPESSA SUL PISELLO C’era una volta un principe che voleva sposare una principessa, ma aveva ad essere proprio una principessa vera…


116 LEGGIAMO IL GUFO CHE AVEVA PAUR A DEL BUIO di Jill Tomlinson, Feltrinelli Un piccolo gufo ha paura del buio e si rif iuta di cacciare di not te con il papà. L a mamma capisce che il piccolo ha paura del buio perché non lo conosce. Diver si e casuali incontri por teranno il piccolo gufo ad assaporare il fascino insospet tato del buio e della not te. BEELINDA FUOR I DAL GREGGE di Manuela Salvi, Giunti Beelinda, una giovane pecora, esce dal gregge e scopre un mondo tut to nuovo. L a sua aper tura alle novità le permet terà di incontrare le nuvole, il melo, il prato e di scoprire nelle dif ferenze la sua unicità. PEZZET TINO di Leo Lionni, Babalibri Pezzet tino è piccolo e va alla ricerca di altri pezzi, convinto di essere il pezzo di qualcosa d’altro. Ogni scoper ta è l’occasione per conoscere se stessi. FEDER ICO di Leo Lionni, Babalibri Federico è un topolino che, mentre i suoi compagni raccolgono il cibo per l’inverno, si muove seguendo le sue curiosità. Federico raccoglie raggi di sole, colori e parole e saranno proprio questi i “cibi” che salveranno i topolini dal lungo, gelido inverno. IL GIGANTE DI ZER ALDA di Tomi Ungerer, Mondadori ragazzi In una valle da f iaba vive un terribile orco, divoratore di bambini. Zeralda, una graziosa ragazzina che sa cucinare in modo straordinario, diventa preda del terribile orco; con i suoi piat ti squisiti riesce a distogliere l’orco dalle sue pessime abitudini. Ognuno sa fare qualcosa, che può dare sapore anche alla vita degli altri. UNO PER TUT TI, TUT TI PER UNO di Brigit te Weninger, Nord-Sud Tango gira per esplorare il mondo, lui è zoppo ma sulla strada incontra nuovi amici, ognuno con una qualità o un difet to, ma insieme si impara e si supera ogni dif f icoltà. L A COSA PIÙ IMPORTANTE di Antonella Abbatiello, Fatatrac Tra gli animali del bosco nasce una discussione su quale carat teristica di ognuno può essere considerata la più impor tante e come tale “imposta” a tut ti gli altri. Gli animali nello svolger si delle vicende capiscono che ciascuno ha una carat teristica propria ed è bello che sia così. L’uniformità è così assurda che diventa ridicola nelle sue espressioni.


117 L A ZUPPA DEL COR AGGIO di Mar yann Cocca Lef fler, Il punto d’Incontro (fuori catalogo) Oliver è un procione che ha paura di tut to. Su consiglio di Grande Or so, l’animale più coraggioso di tut ta la foresta, intraprende un viaggio pericoloso alla scoper ta dell’ingrediente segreto per preparare la zuppa del coraggio. Gli amici lo aiutano a superare le prove ed egli riesce nell’impresa. Scopre però che la scatola con l’ingrediente misterioso è vuota e che il coraggio l’ha sempre avuto dentro di sé: occorreva solo scoprirlo. DUE AMICI di Jozef Wilkon, Paz Rodero, Arka L a storia narra l’amicizia tra un pesce e un uccello che, pur di stare vicini, imparano il primo a volare, il secondo a nuotare. Il valore dell’altro con ciò che por ta di sé si acquista all’interno di un rappor to di fedele amicizia. E POI… È PR IMAVER A di Julie Fogliano, Erin E. Stead, Babalibri Un bambino pianta dei semi in un campo arato e poi at tende, osser vando di giorno in giorno quello che accade. Per molto tempo però lo scenario rimane marrone, f inché a un cer to punto tut to è verde. L’at tesa, la pazienza e il prender si cura hanno per premio uno spet tacolo meraviglioso. IL PAESE DEI COLOR I di Paolo Marabot to, Lapis Nel paese dei colori ci sono cinque regni separati da mura altissime. Ogni regno è carat terizzato da un solo monotono colore. Un giorno da una crepa del muro che separa il mondo giallo da quello blu, passano dei raggi che creano nei due regni le sfumature del verde. I due re decidono di abbat tere quel muro. Il paese dei colori torna ad avere tut te le sfumature e i colori possibili, gli abitanti recuperano la gioia e la passione di vivere. IL GR ANDE NATALE di Lene Mayer-Skumanz, Iuri Gantschev, Jaca Book Il cielo, la terra, l’acqua, gli animali e gli uomini: tut to l’univer so prepara la nascita del bambino Gesù. L A LEGGENDA DEI TRE ALBER I di Elena Pasquali, Paoline Tre alberi, ognuno con il suo desiderio, trovano il loro compito e il compimento del loro desiderio negli eventi della vita di Gesù. L’ALBERO ALFABETO di Leo Lionni, Babalibri Let tere e parole sono come foglie che il vento scompiglia; aiutate da piccoli animali si ritrovano e compongono un messaggio di pace.


118


119 LA TRIBÙ DEGLI INDIANI CUCÙ Conosci la tribù degli indiani Cucù? C’è l’indiano Cuore che raccoglie le more, c’è Cuoio un indianone che fa lo stregone, c’è Scuola l’indiana che fila la lana, c’è l’indiano Cuoco che accende un bel fuoco. Conosci la tribù degli indiani Cucù? Se li scrivi con la Q ride tutta la tribù!!!!! Gianni Rodari

FILASTROCCA DELL’H La signorina H è una lettera un po’ speciale e al mondo non c’è uguale. È discreta e silenziosa e lavora senza posa. Se sta davanti è muta, ma come sempre aiuta: suoni dolci deve aiutare perché duri possan diventare.


120 RIFLET TIAMO SULLA NOSTRA LINGUA

I NOMI TUT TO QUELLO CHE CONOSCIAMO HA UN NOME. CASA, ALBERO, GAT TO, SEDIA, MAESTR A, AMICO. Scrivi i nomi di quello che vedi intorno a te.

ANCHE TU HAI SICUR AMENTE DATO IL NOME A QUALCUNO O A QUALCOSA. C h e n o m e h a n n o d at o i t u o i g e n i t o r i al f r ate l l i n o o a l la s o r e l l i n a?

C h e n o m e h a i da t o a l la t u a b am b o la?

E al t u o p u p az zo p r e f e r i t o?

C h e n o m e d a r e s t i a l t u o c a g n o l i n o o al t u o p e s c e r o s s o? S c r i vi i n o m i d i qu e l l o c h e c ’è …

a scuola: al parco giochi: al supermercato: in car toleria: dal frut tivendolo: nel tuo armadio:


121 L e g g i g l i i n d ovi n e l l i e c o l l e g a c o n u n a f r e c c ia i n o m i al l e l o r o d e s c r izi o n i.

È una cosa liscia e rotonda una cosa croccante e bionda

pane trottola

una cosa che gira a più non posso una cosa di colore rosso

zero

una cosa bianca e nutriente una cosa che non vale niente.

fragola palla

I NOMI PROPRI IO MI CHIAMO… TU TI CHIAMI… Tr ova u n n o m e p r o p r i o p e r o g n i n o m e c o mu n e .

Mamma Compagno Maestra Nonno Amico Cane Gioco Paese Via Festa

latte


122

GLI ARTICOLI A OGNI NOME IL SUO ARTICOLO IL

LO

LA

I

GLI

LE

D ai a o g n i n o m e i l s u o a r t i c o l o.

la

barca treno bambola piat ti zaino caramelle sci pallone scudo poltrona pat tini elicot teri giostre

In s e r i s c i o g n i n o m e c o n i l s u o a r t i c o l o, d i s t i n gu e n d o s e è s i n g o la r e o p l u r al e .

Singolare

Plurale


123

L’APOSTROFO L o alber o L’alber o Elefante

Isola

Occhio

Uccello

Tr ova t u a l t r i n o m i c h e vo g l i o n o l ’. S c o p r i i l l o r o d i ve r s o s i g n i f i c at o s e l i s c r i vi s e nz a a p o s t r o f o.

L’ago

L’oro

L’una

L’acca


124

LE DOPPIE Note Not te

Coro Corro

Tori

Torri

Polo Pollo

Pala

Caro

Casa

Pani

Cane

Copia

Rosa

Capelli

L e g g i, p r o nu n c ia n d o b e n e i s u o n i d o p p i.

Rubino, rabbia Cicala, cicca Fischio, picchio Dado, freddo Sof ia, sof f io Magia, maggio Pelo, pelle Colore, collana Camion, cammino Spina, pinna Capo, coppa Mario, marrone Muro, burro Vaso, vassoio Maturo, mat to Avido, av viso Sazio, pizza


125

L’ACCENTO Faro Farò Pero

Remo Filo

C ANT IAMO INSIEME

L e g g i, f a c e n d o at te nzi o n e al la l e t te r a f i n al e .

Cit tà Lunedì Perché Verità Metà

C’ER A E C’È Prima c’era

il pulcino, ora c’è

Prima

il bambino, ora

il freddo, il fuoco, la not te, il girino, il bruco, il seme, Chi c’è in cucina? C’è Chi sull’albero? Chi in gabbia? Che cosa c’è in classe? C’è Che cosa ?

CER AMONDO


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H Io ho una palla, non ho un coccodrillo. Io , non Io ,

Tu hai gli occhiali, non hai la luna. Tu , Tu ,

Il pesce ha le pinne, non ha le zampe. Il cane , Il gallo ,

Le case hanno le f inestre. Gli ombrelli Le far falle

LE OCHE


INDICE PER ARGOMENTO PER INIZIARE CIAO! 3 z METTO TUTTO A POSTO 3 A CASA 5 A SCUOLA 6 A E I O U 7 B C D F G H L M N P Q R S T V Z 8 z L’ALFABETO 8 LEGGI LA FRASE 10 IO E GLI ALTRI DA MATTINA A SERA 12 LA PIZZA DELLA MAMMA 14 LA TORTA PARADISO 15 A CASA DEI NONNI 17 COMPAGNE DI CLASSE E… VICINE DI CASA 27 IL FRATELLINO 35 È MIO 36 ANNA È FURIOSA 37 I CIOCCOLATINI 48 UN GIORNO FORTUNATO 50 OGGI È FESTA 51 •  FILASTROCCA DEL MATTINO 52 •  IL DENTINO 52 •  QUEL CHE POSSIEDE UN BIMBO 52 •  OTTO BAMBINI SI TENGONO   PER MANO 52 NOMI CHE VIAGGIANO 54 IL COMPLEANNO DI PAPÀ 55 UN REGALO PER LA MAMMA 56 TRE PAROLE MAGICHE 57 UNA BELLA GIORNATA 88 UNA SCOPERTA IMPORTANTE 89 ALLA FESTA DELLA CREAZIONE 94 IL GIOCO E LO SPORT UN GIOCO 16 GIOCHI E FANTASIA 34 UN REGALO SPECIALE 49 PASSEGGIATA IN BICICLETTA 85 •  IL GIORNO E LA NOTTE 86 •  LA SETTIMANA DI GIANNI 86 z VERRÀ QUEL DÌ DI LUNE 86 LA GARA DI JUDO 90 IL PRIMO ALLENAMENTO 91 LE STAGIONI METEO 20 IL GELO 21 IL CIELO 21 I NUVOLONI BIANCHI 22 z LA NUVOLA BIANCA E LA NUVOLA NERA 22 • FOGLIE 25 • AUTUNNO 25 •  I GIORNI DEI MESI 31 LA BRINA 32 NEVICATA 33

IL RITMO DELLA PIOGGIA 38 È INVERNO! 40 • L'INVERNO 44 • NEVE 44 • FEBBRAIO 45 COLORI DI PRIMAVERA 65 ARRIVA LA PRIMAVERA 66 IL MANDORLO 67 • L’ARCOBALENO 68 STORIA DI PRIMAVERA 71 GIARDINO A PRIMAVERA 72 NUVOLE 72 DOVE NASCONO LE NUVOLE 73 •  LA PRIMAVERA 74 •  FILASTROCCA DI PRIMAVERA 75 z ALECRIM (FIORELLINO) 75 ANCHE I FIORI DORMONO 76 •  CALDA ESTATE 78 ARRIVA L’ESTATE 80 LE FESTE • NATALE 29 •  GRAZIE GIUSEPPE, GRAZIE MARIA 29 L’ULTIMO DELL’ANNO 30 ZITTI, ZITTI, PRESTO A LETTO 31 •  MASCHERATA 45 LA LEGGENDA DEL COSTUME DI ARLECCHINO 46 • PASQUA 68 HO VISTO UN RE PASSARE 70 UNA DOLCE ROSA PER LA MAMMA 77 L’AMBIENTE IL TRENO 13 ATTRAVERSO IL PARCO 19 LA CITTÀ SI SVEGLIA 26 z L’AUTISTA 26 SEMBRA QUASI DI POTERLE TOCCARE 39 LA METROPOLITANA 41 AL SUPERMERCATO 42 BIGIN VA IN CITTÀ 43 ATTENTO ALLA STRADA! 47 L’OFFICINA DI ANGELO 58 • IL DESTINO DELLE COSE 79 • LE MAGIE DEL SOLE 79 IN BARCA 93 ANIMALI IL SIGNOR TALPA LA MARMOTTA • FILASTROCCA DEL PICCOLO GHIRO LE ANATRE UN PESCE A STRISCE z IL PESCE ROSSO LA COCCINELLA SC COME… GN COME… GNOMO! IL CONIGLIO DI GUGLIELMO

18 23 25 59 60 60 61 62 63 63

LA FARFALLA 64 • L’UCCELLINO 78 GELSOMINA HA PAURA DELL’ACQUA 83 LE LUCCIOLE 84 UN COLORE TUTTO MIO 95 PICCOLE STORIE IL SIGNOR AQUILONE 81 STORIA DI UNA MATITA 82 IL BUIO È BELLISSIMO 92 DRAGHETTO 96 LA STORIA DI CELESTINO 97 L’ALBERO VANITOSO 98 IL BUGIARDO 99 LA RANA E IL BUE 100 LA LEPRE E LA TARTARUGA 101 LA CICALA E LA FORMICA 102 FRA AMICI CI SI AIUTA 104 GRANDE E PICCOLO 105 LA PECORA MITE 107 IL VENTO E IL SOLE 108 LA FORMICA E IL CHICCO DI GRANO 1 09 LA RANOCCHIA VA IN VACANZA 111 PRONTI PER LE VACANZE 114 LE FIABE DA LEGGERE O DA RACCONTARE 115 LEGGIAMO 116 RIFLETTIAMO SULLA NOSTRA LINGUA • LA TRIBÙ DEGLI INDIANI CUCÙ 119 • FILASTROCCA DELL’H 119 I NOMI 120 I NOMI PROPRI 121 GLI ARTICOLI 122 L’APOSTROFO 123 LE DOPPIE 124 L’ACCENTO 125 C’ERA E C’È 125 z CERAMONDO 125 H 126



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