Madri col cuore di Gesù (Eugenio Dal Pane)

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EUGENIO DAL PANE MADrI COL CUORE DI GESÙ Storia dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante fondato dai Venerabili Mons. Marco Morelli e Madre Margherita Ricci Curbastro

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MADRI COL CUORE DI GESÙ

Storia dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante fondato dai Venerabili Mons. Marco Morelli e Madre Margherita Ricci Curbastro

Prefazione di Mons. Giovanni Mosciatti Presentazione di Madre Maria Soccorsa la Vacca

Eugenio
Dal Pane

madri col cuore di gesù

Nelle edizioni Itaca

Lloyd C. Douglas Il Grande Pescatore Il romanzo di Pietro

Novella Scardovi Dalla tenda alla casa La mia vita rinata in un incontro

Paul Glynn Maria del Villaggio delle formiche Maïti Girtanner con Guillaume Tabard Maïti. Resistenza e perdono

Eugenio Dal Pane Madri col cuore di Gesù Storia dell’Istituto delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante fondato dai Venerabili Mons. Marco Morelli e Madre Margherita Ricci Curbastro www.itacaedizioni.it/madri-col-cuore-di-gesu

Prima edizione: gennaio 2023

© 2023 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0743-1

In copertina Particolare del mosaico posto sopra le tombe dei Fondatori nella chiesa delle Ancelle, realizzato da maestri mosaicisti di Ravenna nel 1988 in occasione del primo centenario di fondazione dell’Istituto.

Stampato in Italia da Mediagraf, Noventa Padovana (PD)

Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo libro è stato stampato su carta certificata FSC‰ per una gestione responsabile delle foreste. Stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.

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A tutte le Ancelle che hanno custodito la memoria dei venerabili Fondatori, grazie alle quali il Carisma è giunto vivo fino a noi

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Prefazione

La storia dei Fondatori delle Ancelle del Sacro Cuore Agonizzante ci riporta al cuore del cristianesimo, la passione di Dio per l’uomo, per la sua felicità: «Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10).

Fin dalle sue origini la Chiesa, continuazione di Cristo nella storia, ha reso contemporanea e sperimentabile la compagnia di Dio all’uomo, il suo amore misericordioso che va in cerca di ciò che era perduto per salvarlo.

Monsignor Marco Morelli e Madre Margherita si lasciarono ferire dalla triste condizione delle povere figlie del popolo e diedero vita a un Istituto che desse loro la possibilità di una esistenza degna tramite l’apprendimento di un lavoro, l’istruzione, l’educazione morale e religiosa, in una parola una formazione umana integrale, attenta ad ogni dimensione della persona. La loro non era un’opera umanitaria, bensì un’azione lungimirante, consapevole dell’alta vocazione e missione della donna per il bene della famiglia e della società.

Don Morelli scrive che le Ancelle non sono chiamate ad una naturale attività, ma ad una soprannaturale carità perché il cuore dell’uomo è fatto per l’infinito e dunque non basta una generosità umana; esso esige un amore che abbia la stessa natura dell’amore di Dio.

Il nome che don Morelli assegna all’Istituto, così a lungo

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coltivato nella sua mente e nel suo cuore, Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, pone al centro il Cuore di Gesù; è lì che le Ancelle devono dimorare. Il carisma della riparazione ha la sua inesauribile sorgente nella diuturna contemplazione della Passione di Gesù che dà la vita per la salvezza degli uomini.

Un secondo aspetto colpisce: la paternità di Morelli per le sue figlie. Costantemente egli indica la via della santità perché fiorisca e si compia la loro vita. Un atteggiamento che richiama quello di Gesù a Betania: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno» (Lc 10,41-42). Con quelle parole non negava il valore di ciò che stava facendo, ma voleva richiamarla a riconoscere Lui come l’unica cosa necessaria dentro l’agire quotidiano. Quando dimentichiamo o diamo per scontato Cristo, come se la salvezza all’altro venisse dal nostro generoso impegno, inevitabilmente il cuore si inaridisce e sentiamo crescere in noi lamento e risentimento: “nessuno mi dà una mano”.

Morelli sa bene a quanti problemi, fatiche, preoccupazioni, sacrifici, croci, umiliazioni debbano andare incontro quotidianamente le Ancelle; come potranno collaborare con la missione riparatrice del Cuore di Gesù, se non rimanendo nel Suo amore? Solo così saranno madri col cuore di Gesù, pronte ad aprire ad ogni ora del giorno e della notte la porta della loro casa e quella del loro cuore per accogliere Gesù nella persona dei poveri, come vediamo nella luminosa testimonianza di Madre Margherita.

Non è difficile riconoscere nell’opera dei Fondatori quella Chiesa in uscita che fin dall’inizio del suo pontificato ha indicato papa Francesco, una Chiesa che sa ascoltare e fare proprie le fragilità e le ferite degli uomini, che si dirige verso le periferie geografiche ed esistenziali dell’umanità.

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È proprio importante allora custodire il carisma perché è capace di rispondere alle esigenze di cambiamento del tempo presente. Papa Francesco ci ricorda sempre che non è il carisma a dover cambiare: esso va sempre nuovamente accolto e fatto fruttificare nell’oggi. I carismi crescono come crescono le verità del dogma, della morale: crescono in pienezza. Riconoscere e correggere le modalità fuorvianti, laddove necessario, ci dice ancora il Papa, non è possibile se non con atteggiamento umile e sotto la guida sapiente della Chiesa. E questo atteggiamento di umiltà si può riassumere con due verbi: ricordare, ossia riportare al cuore, ricordare l’incontro con il Mistero che ci ha condotti sin qui; e generare, guardando avanti con fiducia, ascoltando i gemiti che lo Spirito oggi nuovamente esprime.

C’è un ultimo aspetto che mi preme evidenziare: il profondo legame di don Marco Morelli con il Papa e con il proprio vescovo. Bisogna riconoscere che è proprio necessario che si approfondisca di più la grande figura di Monsignor Luigi Tesorieri che nei confronti di vari carismi che vedeva sorgere nella sua Diocesi fu attento e docile a ciò che lo Spirito suscitava, approvandoli e incoraggiandoli. Mi ha personalmente molto colpito in Tesorieri, e credo che veramente ci è di esempio, questo compito così paterno dell’autorità nella Chiesa nel riconoscere il dono dei carismi e nel servirli per alimentare la vita di fede del popolo cristiano.

Il documento della Congregazione della Dottrina della Fede, Iuvenescit ecclesia, del 2016, sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa ci ricorda che: «Quando un dono carismatico si presenta come “carisma originario” o “fondazionale”, allora esso ha bisogno di un riconoscimento specifico, perché tale ricchezza si articoli adeguatamente nella comunione ecclesiale e si trasmetta fedelmente nel tempo. Qui emerge il decisivo

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compito di discernimento che è di pertinenza dell’autorità ecclesiastica. Riconoscere l’autenticità del carisma non è sempre un compito facile, ma è un servizio doveroso che i Pastori sono tenuti ad effettuare. Si tratta di un accompagnamento da parte dei Pastori che non verrà mai meno, poiché non viene mai meno la paternità di coloro che nella Chiesa sono chiamati a essere i vicari di Colui che è il Buon Pastore, il cui amore sollecito non smette mai di accompagnare il suo gregge».

Ogni carisma è per il bene di tutto il popolo cristiano e dell’intera società; guardare a ciò che lo Spirito ha suscitato nel cuore di Monsignor Morelli e di Madre Margherita è circostanza favorevole per riscoprire la grandezza della nostra vocazione di cristiani, della grazia che abbiamo ricevuto e del compito che il Signore ci assegna perché tramite noi Egli vuole andare in cerca di ciò che era perduto per salvarlo.

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Presentazione

Con grande gioia presento questo prezioso libro, scritto in occasione dei centodieci anni del dies natalis del Venerabile Monsignor Marco Morelli e dei cento anni del dies natalis della Venerabile Madre Margherita Ricci Curbastro, Fondatori delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante. Esso ci permette di rivisitare le radici del nostro Istituto e di ringraziare per le meraviglie che Dio ha compiuto e continua a compiere attraverso ogni Ancella che vive il Carisma della Riparazione, chiamata, come ogni credente, a far propri i sentimenti del Cuore umano del Figlio di Dio che si è incarnato per ricondurci al Padre e farci rigustare la gioia di essere figli unici e amati.

Il Carisma della Riparazione è la scintilla dello Spirito Santo che si è accesa nel cuore di don Marco Morelli e che ha poi operato in queste due anime disponibili a compiere sempre la benedetta Volontà di Dio per glorificare in terra e poi in cielo le meraviglie che Dio compie continuamente anche attraverso la nostra fragilità, assunta e redenta da Cristo nella sua agonia.

Queste pagine ci fanno incontrare in modo vivo una storia scritta da Dio attraverso i due Fondatori che si sono lasciati coinvolgere nella vita della società lughese del loro tempo e, oggi, attraverso le loro figlie in quella di terre vicine e lontane.

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A mano a mano che ci si addentra in questa esperienza di carità, di fede e di misericordia, nata da una comunione di cuori che amavano lo stesso Cuore, quello del Figlio di Dio, e nella quale l’unico vero attore è lo Spirito Santo, si ha l’impressione che ancora una volta don Marco e Madre Margherita ci invitino a prendere il largo, a non avere timore di gettare le reti sulla Sua parola, ad avere il coraggio di non essere spettatrici, ma protagoniste della vita, cioè ad essere donne che fanno la differenza nella storia umana e della Chiesa, nella quale si ha l’audacia di donare la propria vita per ridonare dignità laddove si è perduta. Donne rivestite della paternità-maternità del Buon Pastore che va in cerca della pecora perduta per prendersene cura e riportarla al dolce ovile. Donne e madri dell’emergenza, sempre pronte ad aprire non solo la porta di casa ma soprattutto ad aprire le porte del cuore per accogliere prima di tutto la Grazia e poi l’umanità assetata dell’Infinito. Essere madri col cuore di Gesù è l’orizzonte impegnativo e affascinante offerto a ogni figlia di Monsignor Marco Morelli e di Madre Margherita Ricci Curbastro, che vuole vivere in pienezza la sequela Christi. L’invito è a saper guardare l’oggi con gli occhi dei nostri Venerabili Fondatori e ad amarlo con la loro stessa passione per Cristo e per l’uomo. Solo così le Ancelle saranno sale che dà sapore e luce che rischiara le tenebre del cuore inquieto dell’umanità, sempre alla ricerca di un senso che doni pace vera all’esistere, luce che continuamente si alimenta con l’olio della Carità che sgorga dalla contemplazione del Cuore di Cristo.

La Carità che hanno osato i Venerabili Fondatori sia il motore per chiunque si avvicinerà a queste pagine per rispondere alle sfide e dare risposte, fidandosi ed affidandosi quotidianamente alla Divina Provvidenza che mai fa mancare la sua presenza a chi si abbandona in Lui.

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Oggi il mondo ha bisogno di donne e uomini capaci di sentire il grido di dolore di tanti nostri fratelli che, nella società dello scarto, non hanno più voce e solo la Carità, sognata e osata da don Marco Morelli e da Madre Margherita, può riaccendere in questi cuori in agonia la speranza di una fraternità rinnovata alla luce del Vangelo.

Ringrazio di cuore l’autore, Eugenio Dal Pane, che con passione e competenza si è tuffato in questa favolosa avventura lasciandosi coinvolgere nel cuore e nella mente. Attraverso agili capitoli, ci restituisce la vita e i tratti della personalità dei due Fondatori che si sono completati a vicenda e si sono lasciati plasmare dallo Spirito di comunione, permettendo così a Dio di realizzare l’opera della Riparazione che mette al centro l’uomo nella sua totalità.

A noi Ancelle, chiamate a continuare l’opera della Riparazione, auguro che leggendo queste pagine permettiamo alla Grazia di riaccendere in noi l’amore del primo Sì e di operare in una perseverante fedeltà al Carisma sempre più creativa per rispondere con la stessa carità di Cristo Buon Pastore ai bisogni emergenti della donna e dell’uomo contemporanei, con la stessa passione dei nostri Venerabili Fondatori che sono per la Chiesa e per la società di allora e di sempre fari luminosi a cui guardare.

Sic luceat lux vestra: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).

Così sia per ogni Ancella del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante!

Madre Maria Soccorsa la Vacca Superiora generale

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Avvertenza per i lettori

Nel libro sono ampiamente riportate, tra virgolette o isolate nella pagina, frasi ed espressioni di Monsignor Morelli e di Madre Margherita, brani tratti dalla Prima Cronaca della Congregazione, scritta da suor Giuseppa Balboni, una delle prime Ancelle, e dalle biografie dei Fondatori, scritte da un testimone oculare, Monsignor Pietro Farina, figlio spirituale del Morelli e suo successore. Espressioni più sintetiche e di particolare rilievo sono state evidenziate col corsivo.

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Un terreno buono

La scoperta di una nuova gravidanza era stata accolta come una benedizione del cielo da Antonio e Livia, non senza qualche preoccupazione: da poco si era spenta l’epidemia di colera che aveva colpito la città di Lugo e i paesi limitrofi, lasciando uno strascico di timori. I loro tre figli erano tutti in tenera età: Domenico, cinque anni, Gregorio tre e Giustina uno; il primogenito, Gregorio Pietro, nato nel 1850, era morto in quello stesso anno. Animati da una profonda fede, avevano messo nelle mani di Dio e della Madonna quella nuova vita che si era accesa nel grembo di Livia. Antonio e Livia si erano sposati nell’ottobre del 1848. Lei, allora ventiduenne, proveniva da una antica famiglia originaria di Fusignano; il padre, Gregorio Vecchi, oltre ad essere ingegnere capo della provincia di Bologna, era docente all’Università Pontificia di Roma. Lui, maggiore di lei di quattordici anni, discendeva da una famiglia di antiche origini nobiliari, con vasti possedimenti terrieri nel lughese e nel faentino, ma ciò che più profondamente caratterizzava i Ricci Curbastro era il loro legame con il Papa e con la Chiesa. Quando nel 1857 Pio IX si recò in visita nello Stato pontificio, a Lugo fu ospitato proprio nel loro palazzo. Costanza venne alla luce il 6 ottobre 1856 e il giorno seguente, festa della Madonna del Rosario, fu portata al fonte battesimale nella chiesa dei Santi Petronio e Prospero, oggi

1. Un terreno buono 15
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San Giacomo Maggiore, per rinascere come nuova creatura. Attraverso il battesimo quel giorno nella sua vita era innestata la grazia di Cristo perché, resa figlia di Dio, a suo tempo portasse molto frutto.

Costanza crebbe in un ambiente familiare dove si respirava una fede intensa vissuta come fiducia e abbandono alla volontà di Dio, unita alla pratica della carità. Alla scuola dei genitori il suo cuore di bambina fu attratto dall’amore di Dio e del prossimo e di essi si nutrì.

Ben presto le divennero familiari le chiese di Lugo, specialmente il santuario della Madonna del Molino, alla quale restò profondamente devota tutta la vita.

Nei suoi occhi di bambina si impresse l’esempio della madre che quando camminava per le strade di Lugo si fermava ad ascoltare con sguardo amorevole tante povere donne che a lei si rivolgevano per confidarle le loro miserie e per chiederle aiuto, come ricorderà molti anni dopo il figlio Gregorio. Di esse si prendeva cura con le sue sostanze e attraverso le iniziative dell’Associazione San Vincenzo de’ Paoli, di cui era presidente. La sua non era una carità umiliante, ma intima condivisione che restituiva a quelle donne la loro dignità.

Anche guardando il padre, Costanza era intimamente edificata. In lui vedeva un uomo buono, di carattere calmo e sereno, affabile, nobile e umile insieme, generoso coi poveri, sollecito verso le esigenze della Chiesa. Con i figli era tenero, attento alla loro formazione religiosa e morale. Alla cura della propria famiglia univa l’impegno a favore della propria città.

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Fino a nove anni Costanza visse nella sua famiglia, ricevendo una rigorosa educazione. La madre le insegnò i princìpi della fede e della morale cristiana e la inoltrò sulla strada del sacrificio, della mortificazione e dell’umiltà. In tempo di Quaresima il pasto era costituito dal pancotto che lei e i fratelli detestavano e che tuttavia mangiavano per penitenza. Del resto, anche se in un primo momento si rifiutavano di mangiarlo, sulla tavola non trovavano altro che… pancotto.

Perfino i giochi recavano l’impronta della religiosità che si respirava in famiglia. Negli angoli dell’ampio cortile sorgevano diversi altarini davanti ai quali, assieme alla sorella, si fermava in preghiera; all’interno del palazzo, poi, c’era una cappella con l’immagine di Nostra Signora del Sacro Cuore a cui rimarrà sempre legata, davanti alla quale non ci è difficile immaginarla in preghiera.

Nell’ambiente familiare Costanza assorbì anche l’amore per la conoscenza. Non frequentò scuole esterne; la sua istruzione, come quella dei fratelli, avvenne tra le mura di casa tramite maestri, con ottimi risultati. Fu in quegli anni che apprese la lingua francese e imparò a disegnare e a suonare il pianoforte.

Per completare la sua formazione i genitori decisero di affidare lei e la sorella Giustina alle monache del monastero del Corpus Domini di Forlì, dove entrarono il 2 gennaio 1866. Costanza aveva nove anni e tre mesi.

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1. Un terreno buono

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1. . Prefazione

Indice generale

Prefazione

Mons. Giovanni Mosciatti 7 Presentazione Madre Maria Soccorsa la Vacca 11 1. Un terreno buono 15 2. Il sempre caro monastero 18 3. L’inquietudine della giovinezza 21 4. Don Marco Morelli nel cambiamento d’epoca 24 5. Confessore e direttore spirituale delle Adoratrici Perpetue del Sacro Cuore 29 6. La devozione al Sacro Cuore 31 7. Direttore spirituale della Società San Vincenzo de’ Paoli 35 8. Un pastore alla ricerca delle pecore perdute 37 9. «Fu ispirazione divina?» 39 10. Una paziente attesa 42 11. Il Patto di Unione Spirituale 46 12. Le prime tenere radici dell’Istituto 51

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13. La ricercata benedizione del Vescovo 57

14. Figlio della Chiesa 62 15. Il Carisma della Riparazione 66 16. I primi passi 70 17. L’elezione a Superiora 74

18. Salvaguardare e promuovere la dignità della donna mediante il lavoro 77

19. La Piccola Opera delle Figlie della Provvidenza 82

20. Una porta sempre aperta 85

21. La santità: una qualità nuova di umanità per la gloria di Dio e il bene delle anime 89 22. La prima fondazione 94

23. Vicario foraneo: la vita è una milizia 102 24. «È morto un santo» 106

25. Carità, carità, carità per tutti 108

Un carisma è un bene per tutti 117

Ringraziamenti 123

13.

. La ricercata benedizione del Vescovo57 127

Le Ancelle dovranno risplendere della luce limpida di una qualità nuova di umanità, perché tutti coloro che le avvicinano restino edificati dalla santità delle loro opere e ne diano gloria al Padre divino che sta nei cieli: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le opere vostre buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,16).

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Telemaco

Adoriamo in silenzio la volontà di Dio. Fare la volontà di Dio è amare e l’amore è luce e fuoco insieme; luce che ci dirige nella via della virtù; fuoco che ci riscalda e ci rianima al sacrificio, perché l’amore è più forte della morte. 3 marzo 1878

Mons. Marco Morelli

Mi raccomando ancora una volta carità, carità, carità per tutti. Testamento spirituale, 1 febbraio 1922

Madre Margherita Ricci Curbastro

Eugenio Dal Pane è stato per quindici anni docente all’Istituto Sacro Cuore di Lugo. Nel 1989 ha fondato Itaca. Ha curato diverse mostre, tra le quali «Oggi devo fermarmi a casa tua. L’Eucaristia, la grazia di un incontro imprevedibile», e pubblicato Giuseppe e i suoi fratelli, Zaccheo, Perché tu sia felice. Eucaristia, nutrimento della vita.

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