Marcellino pane e vino Anteprima

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MARCELLINO

PANE E VINO José María Sánchez Silva


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José María Sánchez Silva Marcellino Pane e Vino Itaca, Castel Bolognese www.itacaedizioni.it/marcellino-pane-e-vino Prima edizione: luglio 2007 Nuova edizione: aprile 2016 Titolo originale: Marcelino Pan y Vino © by Heirs of José Mª Sánchez-Silva © Itaca srl 2007, in accordo con Il Caduceo di Marinella Magrì e Ute Körner Literary Agency S.L.U. · www.uklitag.com All rights reserved ISBN 978-88-526-0473-7 Questo volume riproduce l’edizione di Marcellino Pane e Vino realizzata da Paravia nel 1955, da lungo tempo fuori catalogo Le edizioni Itaca sono distribuite da: Itaca srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it on line: www.itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie Grafica di copertina: Andrea Cimatti In copertina: Pablito Calvo, attore spagnolo, protagonista del film Marcellino Pane e Vino per la regia di L. Vajda (Spagna, 1955) In quarta di copertina: disegno di Arcadio Lobato


José María Sánchez Silva

MARCELLINO

PANE E VINO

traduzione di Erminio Polidori illustrazioni di Arcadio Lobato


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Dedico questo racconto a mia figlia Sara, diciannovenne, novizia della Compagnia di Maria in un convento della Rioja. Per amor del vero, io non so neppure se il racconto sia mio, perché lo sentii raccontare spesso da mia madre, più di trent’anni fa, e perché in seguito lo rimuginai chissà quante volte nella mia mente e lo raccontai anche ad altri a modo mio, creandolo – diciamo così – di nuovo, con tutte le inevitabili correzioni ed alterazioni. Il fatto che anche mia madre scrivesse e componesse perfino versi, può, comunque, provare che non rubo niente a nessuno, giacché potrebbe darsi benissimo che questo racconto fosse stato da lei immaginato per me. In tal caso, restituendo a mia figlia quel che proviene da mia madre, io avrò fatto solo un preciso atto di giustizia. Ho pensato che di fronte alle vane fantasticherie che vanno di moda oggigiorno, sarebbe stato utile raccontare ai ragazzi, e ove a questi non fosse possibile, almeno ai loro genitori, perché a loro volta la raccontassero ai pro-


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pri figli, una delicata storia cristiana, piena di tenerezza e dolcemente impregnata dell’idea della morte, così estranea alla maggior parte dei giovani. Ho pure pensato a lungo, prima di mettermi all’opera, al linguaggio che avrei dovuto usare, e mi sono accorto che non esiste altro linguaggio per bambini all’infuori di quello poetico derivante dalle immagini delle cose e delle idee. Se Andersen, Grimm, Perrault e i più noti favolisti non hanno avuto tali preoccupazioni di stile, meno ancora potevo averne io, che sono il più umile e negligente dei loro discepoli. Ho scritto, quindi, alla buona, con un linguaggio comune e impersonale. Mi sembra necessario tentar di opporre a questo mondo di pugni, di spari e di torbidi intrighi, una narrazione semplice e pura, né antica né moderna, che ci stia a dire se ancora esista, o meno, una qualche lagrima da offrire in omaggio all’amor di Dio, che qui è descritto da uno che non è né prete né frate e nemmeno chierichetto. J.M. Sánchez Silva


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