Sempre io. Storie di vita da Montecatone. II edizione 2022

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Istituto di Montecatone Ospedale di riabilitazione

Sempre Io

di vita da Montecatone II edizione 2022
Storie

Sempre Io

di vita da Montecatone II edizione 2022
Istituto di Montecatone Ospedale di riabilitazione Storie

Nelle edizioni Itaca

Giorgio Paolucci Cento ripartenze Quando la vita ricomincia

Giorgia Coppari Qualcosa di buono Chiedimi se sono felice Famiglie e disabilità, un’amicizia che accompagna per sempre A cura di Caterina Giojelli

Marina Casciani, Alessandra Santandrea La sedia di Lulù

Sempre io. Storie di vita da Montecatone. II edizione 2022 www.itacaedizioni.it/sempre-io-storie-di-vita-da-montecatone-2 Prima edizione: dicembre 2022

© 2022 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0744-8

Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)

Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.

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Introduzioni

È quasi un dispiacere mandare “in soffitta” la prima edizione, ma certamente è un grande piacere poter presentare questo volume che raccoglie i 42 elaborati della seconda edizione del Concorso letterario “Sempre io”, dedicato a chi ha fatto l’esperienza di un ricovero presso l’Ospedale di Montecatone.

Scopo del nostro concorso è aiutare le persone a ricostruire il filo della loro esistenza, a rimettersi in gioco anche attraverso la scrittura, riscoprendo nuove possibilità e nuovi traguardi. In particolare, quest’anno si sono intensificate le iniziative che promuovono la “medicina narrativa”, come i laboratori di scrittura e gli incontri con autori: scrivere durante l’esperienza, diretta o indiretta, di questo percorso di cura significa, infatti, rimettere insieme la propria esistenza, così come ascoltare o leggere le storie altrui può essere un modo per fare i conti con le proprie paure.

La cerimonia di premiazione si è svolta nel parco di Montecatone domenica 4 settembre (anche per celebrare la Giornata mondiale sulla lesione midollare che ricorre il 5 settembre) con la lettura dei brani più evocativi.

I “grazie” della seconda edizione sono una lunga e sentita lista. Grazie a chi ha partecipato al Concorso letterario, scegliendo di donare un pezzo di sé alla comunità di persone che compongono il mondo di Montecatone; grazie al gruppo promotore del progetto e alla commissione; grazie a chi ha scelto di ricordare Vincenzo Gualtieri con parole e immagini; grazie a Nicolò Schiavo, Giulia Sandri e Carlo Lucarelli per aver impreziosito la premiazione; grazie alle librerie Mondadori di Imola, Libreriacoop del Centro Leonardo di Imola, Atlantide

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di Castel San Pietro che hanno messo a disposizione i buoni omaggio per i vincitori.

Un grazie sentito al Rotary Club di Imola che, con l’abituale sensibilità nei confronti di Montecatone, ha permesso la pubblicazione di questo volume.

Presidente dell’Istituto di Montecatone

Direttore generale dell’Istituto di Montecatone

Nell’associarmi ai ringraziamenti, desidero soffermarmi sulla novità dell’edizione 2022 del libro Sempre io, vale a dire la sezione “Ricordando Vincenzo” che raccoglie i 13 quadri realizzati in memoria di Vincenzo Gualtieri – fondatore e curatore del laboratorio di pittura di Montecatone dal 2006 al 2021 – da parenti, amici, allievi e operatori che da lui sono stati ispirati.

Nelle parole che accompagnano ogni opera, con il ricordo personale dell’incontro con Vincenzo, emerge la forza di una storia umana che nessuno a Montecatone potrà dimenticare. Non a caso, da gennaio 2022 è intitolata a Vincenzo Gualtieri la sala del terzo piano dove si svolgono le attività socializzanti proposte a pazienti e parenti.

I quadri – che sono rimasti esposti nell’atrio d’ingresso dell’ospedale per tutta l’estate – sono poi stati messi all’asta dalla Fondazione Montecatone Onlus e, grazie al ricavato, potremo garantire la continuità del laboratorio di pittura, mantenendo viva l’eredità di quest’uomo speciale.

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Presentazione

Sono onorata che i soci del Rotary Club di Imola abbiano avuto l’intuizione, la costanza e la determinazione, ma più di ogni altra cosa il cuore di sostenere il Concorso letterario “Sempre io”.

Quando ho riflettuto su questa prefazione, mi è venuta in mente un’immagine di questa estate: io con un ginocchio rotto mentre cercavo di raggiungere il mare e stendermi in spiaggia per leggere il libro della prima edizione di “Sempre io”.

Il mio problema non era la sofferenza, ma l’impossibilità di fare quello che fino a poche settimane prima facevo con semplicità.

Non riuscivo a percorrere più di cento metri, non riuscivo a flettermi o stendermi per terra, ma soprattutto non riuscivo a rialzarmi da sola.

Avevo perso una parte della mia indipendenza. Nulla rispetto a quello che capita alle persone con lesioni spinali.

Ho capito un’infinitesima frazione della loro disperazione e della loro rabbia per la perdita dell’autonomia e per essere costretta a dipendere dalla disponibilità degli altri o dall’uso di ausili.

Ancora assolutamente niente rispetto allo stravolgimento della vita personale, familiare e delle relazioni che fa pensare di non essere più la stessa persona, fino a mettere in discussione la propria identità.

Ma ero sempre io.

Ho finalmente letto il libro dopo aver trovato un tronco d’albero per sedermi e riuscire poi a rialzarmi.

L’ho letto tutto, e fin dalle prime pagine ho pianto.

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Ho ammirato lo spirito delle persone che si raccontavano, delle persone che facevano sentire la propria anima attraverso la metafora della poesia, delle persone che aiutavano a fare spazio, ad alimentare e a dare forma alle voci interiori.

Ogni storia è stata anche per me una lacrima di guarigione.

Ho capito la forza dello spirito che è riuscito in qualche modo a cambiare il vestito, ad accettare il più possibile il nuovo corpo e con quel nuovo corpo a presentarsi ancora più autenticamente e pienamente al mondo.

Finito di leggere la prima raccolta di “Sempre io”, ho cercato qualcosa che raccontasse quello che mi aveva lasciato e ho trovato questa bellissima riflessione di Hermann Hesse che vuole essere senso e ringraziamento del concorso e dell’applicazione della medicina narrativa, della sua forza di trasformazione per ognuno degli scrittori che noi, come lettori, abbiamo saputo interpretare.

La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare.

Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita.

Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa.

L’amore è desiderio fattosi saggio; l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare.

Grazie a chi ha scritto, a chi ha curato e reso nuovamente possibile la realizzazione del concorso e a chi si è impegnato nella commissione di valutazione degli elaborati.

Il Rotary Club di Imola è profondamente felice di sostenere anche quest’anno la stampa e diffusione del libro e dell’eBook della seconda edizione del Concorso letterario “Sempre io”.

Paola Perini

Presidente del Rotary Club Imola 2022-2023

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Prefazioni

Riconoscere le emozioni come parte della cura

Il rapporto che viviamo quotidianamente con i familiari e i pazienti che permangono all’interno dei reparti anche per lunghi periodi ci ha insegnato che tutti noi abbiamo bisogno di: raccontare la nostra storia e raccontarla anche più volte; esprimere le nostre emozioni; essere accolti e sentirci ascoltati; non essere giudicati e non sentirsi giudicati.

Questo ci dice che la qualità della relazione contribuisce alla qualità della cura.

Nella stessa direzione sono le sollecitazioni arrivate da parte delle associazioni dei familiari, presenti ai tavoli di lavoro con i professionisti del settore, sempre attente alle novità e pronte a dare i loro suggerimenti e i loro contributi per migliorare la qualità della cura.

Infine, parlando di medicina narrativa, la letteratura scientifica ormai da trent’anni ci sensibilizza e ci convince a coniugare la medicina basata sulle evidenze (l’oggettività delle scienze) con la narrazione delle storie delle persone (la letteratura che dà voce alla soggettività).

Noi nel connubio tra oggetto-soggetto, scienze e narrazione ci crediamo e vogliamo impegnarci in questa direzione.

“Sempre io”, quindi, non è una gara letteraria, né ci interessa scoprire nuovi talenti.

Per noi gli scritti sono tutti vincenti.

Riteniamo che scrivere sia utile per l’autore: raccontare la propria esperienza, con la pos-

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sibilità di riguardare in un tempo successivo il proprio vissuto, di recuperare le emozioni conosciute in tutte le loro sfumature, di rimaneggiarle, di renderle più addomesticabili, è un’operazione che consente di rientrare nella realtà di vita decisamente più forti; per il lettore/ascoltatore (che si trovi in una situazione sanitaria analoga, che sia un parente che gli sta accanto… ma non solo).

Ritrovarsi nei racconti degli altri, entrare in sintonia e sentire sulla propria pelle le loro emozioni aiuta a capire che non si è soli.

Si maturano nuove idee e si viene stimolati a produrre riflessioni utili a orientarsi meglio nella nuova condizione, in una sorta di auto-mutuo aiuto.

Il concorso “Sempre io” non è rivolto unicamente ai pazienti e ai familiari. Alcuni testi sono stati scritti da operatori sanitari, OSS e infermieri, amministrativi.

I testi di chi svolge una professione sanitaria, a nostro avviso, sono stati pochi.

Forse nella formazione accademica dell’operatore sanitario (infermiere, OSS, medico) è passato finora, più o meno esplicitamente, un invito al contenimento e alla gestione delle emozioni; sembra quasi che debbano essere bandite e siano di impedimento all’esercizio corretto del proprio lavoro, perciò da lasciare fuori dall’ospedale.

In alcuni casi, una fuorviante interpretazione o applicazione di questo messaggio porta a una sorta di freddezza o di distacco emotivo che induce il paziente a considerare tale atteggiamento come una forma di disinteresse nei suoi confronti, se non di maleducazione, con il rischio di scarsa collaborazione, conflittualità, insoddisfazione delle cure e – in ultima analisi – una fatica più grande per gli stessi operatori.

Il concorso è quindi l’occasione per ricordare agli operatori sanitari che, riprendendo il giusto contatto con le emozioni proprie e altrui, si può ottenere un miglioramento delle rela zione di cura, con benefici indubbi da entrambe le parti.

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La nostra speranza è che in futuro non sia più necessario organizzare concorsi letterari, perché le persone potranno raccontare la loro storia, ed essere ascoltate, anche dentro gli ambulatori e i reparti degli ospedali.

Continuate a scrivere e suggerite agli altri di scrivere e, perché no, di leggere!

Il valore dell’autobiografia

Se vogliamo sapere qualcosa di una persona, chiediamo: “Qual è la tua storia, la tua storia vera, intima?”.

Ognuno di noi è un racconto peculiare costruito di continuo attraverso le nostre percezioni, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, le nostre azioni e, non ultimo, il nostro discorso, i nostri racconti orali. Dal punto di vista delle nostre storie, ognuno di noi è unico.

Ricordare, fare memoria, ci permette di partire in punta di piedi per un viaggio che può serbare la possibilità di “dare un senso”, di attribuire un significato ad alcuni eventi vissuti, di osservare, di esplorare noi stessi prendendoci, nel contempo, cura di noi.

Scrivere di sé, in maniera autobiografica, può essere un mezzo per portare alla luce aspetti di noi nascosti, da svelare e da scoprire, e quindi per mettere ordine nel nostro passato, dando valore al nostro vissuto e alle persone che insieme a noi lo hanno abitato. Trovare un ordine è importante, perché dal caos non nascono cambiamenti, dal caos non si apprende nulla.

Le storie sono un modo di ridisegnare le mappe e di trovare nuove destinazioni.

Raccontare ciò che ci è accaduto o ci sta accadendo, met-

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terlo sulla carta, buttarlo fuori, è già di per sé un atto liberatorio. Certo, non è la soluzione di un problema, ma può essere almeno un modo per “isolarlo”, per vederlo fuori da sé – come vedere la propria vita, o un pezzo di essa, in un film. Quando ripensiamo a ciò che abbiamo vissuto, creiamo un altro da noi. Lo vediamo agire, sbagliare, amare, soffrire, godere, mentire, ammalarsi e gioire: ci sdoppiamo, ci bilochiamo, ci moltiplichiamo. Questo è uno dei motivi più profondi (e per questo curativi) dell’autobiografia.

Esercitare la memoria comporta anche l’esercizio dell’ascolto. L’ascolto di noi stessi. In tal modo, ci aiuta ad aumentare la nostra capacità di ascolto degli altri e delle loro storie. Vuol dire prendersi del tempo per sé, prendersi cura del nostro io. In sintesi: volerci bene.

Ritornare con la mente ai sentimenti vissuti tempo addietro ci fa capire il motivo di scelte che forse oggi non faremmo più. Per le quali, invece, sempre esiste una spiegazione.

Riuscire a porre fuori da noi un problema che ci fa soffrire può essere un modo per vederlo sotto luci diverse. A volte la scrittura è sufficiente per farci vedere le cose in maniera completamente diversa. Con ironia, con minore pesantezza. Quasi con una nuova capacità di prenderci in giro da soli, o almeno, di prenderci meno sul serio.

Andare alla ricerca dei ricordi serve anche a ricercare la bellezza. Fra le mille traversie della vita ci sono forse tanti ricordi belli che abbiamo dimenticato. Gli esercizi della memoria ci aiutano a ritirarli fuori, e così… a sorridere di più. Leggere di esperienze accadute, scritte in prima persona, ci offre delle ipotesi di soluzioni. È una grande fonte di insegnamento per chi si trova in situazioni analoghe (di malattia, di violenza, ecc.).

Narrare di sé aiuta ad acquisire sicurezza, a operare del le scelte ascoltando le nostre ispirazioni personali e profonde, superando la paura del giudizio degli altri. Scrivere di sé e per sé diviene allora un mezzo per porsi delle domande, dei perché su come abbiamo agito e sull’ori

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gine dei nostri pensieri, e per cercare di darsi delle risposte. Si diventa, piano piano, più consapevoli, più “padroni” di sé e della propria storia.

Tutto ciò è processo autoformativo. Com’è possibile desiderare di ritornare al passato quando questo si è rivelato non sempre felice?

La spiegazione risiede forse là dove si concepisca il percorso di vita come un continuo, conscio e inconscio, lavoro infaticabile di tessitura. Penelope disfaceva la tela ogni notte per rinviare l’incontro con il futuro e restare fedele ai ricordi; senza questi non sarebbe stata nessuno e non si sarebbe salvata. Fare autobiografia è infatti darsi pace pur affrontando l’inquietudine e il dolore del ricordo, è un venire a patti con sé stessi, con gli altri, con la vita.

Mirella Valdiserra

Counselor professionista, esperta in scritture autobiografiche

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Prefazioni

Indice

Introduzioni Giovanni Pieroni, Mario Tubertini 3 Marco Gasparri 4

Presentazione Paola Perini 5

Prefazioni Riconoscere le emozioni come parte della cura Roberto Messuti 7

Il valore dell’autobiografia Mirella Valdiserra 9

Sezione POESIA

PRIMA CLASSIFICATA Riflesso di Manuela Pagliari 14

SECONDA CLASSIFICATA Guerrieri di vita di Nadia Frezza 15

TERZA CLASSIFICATA

Caleidoscopio di Donatella Tozzi 17

Menzione speciale Sofferenza di Filippo Brunacci 19

Raccolta di poesie

Sguardi di Manuela Pagliari 20 Quelle come me (ricalco da Alda Merini) 20 Limiti 21 Molto di più 22 Coraggio 22 Metamorfosi 23 Forza 23 Guardo fuori 24 Sguardi 24 Commiato (elogio a Ungaretti) 25

poesie

Blu cobalto di Filippo Brunacci 26 Montecatone è di Monica Tosetti 27 Il mio tempo di Nadia Frezza 28

Amo ogni giorno di Morena Cortini 29 Nel silenzio dell’anima di Fabrizio Morandini 30 Il miglior farmaco di Mariagrazia Rizzo 31 Decidetevi di Mariagrazia Rizzo 32

PRIMO CLASSIFICATO

Sezione RACCONTO BREVE

La primavera arrivò di Romano Samorì 34

SECONDO CLASSIFICATO MAV…affanculo di Salvatore Bucca 38

TERZO CLASSIFICATO

Le vite della farfalla di Carlo Simonelli 43

MENZIONe SPECIALe Cara me stessa di Mariagrazia Rizzo 46

Il bambino sognatore di Gianni Bellini 48

Storia dello gnomo Rametto di Federico Strazzari 52

Eh già… io sono ancora qua di Nicola Maria Frecina 55 racconti

Una collina di storie di Claudia Gasperini 59

Un viaggio verso la ripresa di Mirella Nino 62

Tutto è possibile a chi crede di Lia Tartaglia 65 Me-mory di Morena Spada 69 Non è possibile di Claudia Corsolini 83 Assistente di magia di Morena Cortini 88

Tutto in un soffio di Marco Daniele Stanca 91

Lasciati stupire di Lucia Gambetti 94

Una malata immaginaria di Maria Aquino 96 Logicità di Mariagrazia Rizzo 101

Sezione RACCONTI-INTERVISTA

PRIMO CLASSIFICATO

Il tramonto non è la fine del giorno, lascia solo spazio al buio della notte prima dell’inizio di una nuova alba di Gianluca Molino con la collaborazione di Paola Chillo 104

SECONDO CLASSIFICATO

Storia di Gemma di Gemma Natali con la collaborazione di Massimo Renzi 111

TERZO CLASSIFICATO

La mia vita, in continua politica di Nickolas Bellotti con la collaborazione di Claudia Corsolini 113

racconto-intervista

A Montecatone di Mattia Ruggiero con Gloria Mazangata Bayunga 117

RICORDANDO VINCENZO 2022

Presentazione delle opere 120

Alcuni dicono che quando è detta, la parola muore. Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere.

Sempre Io

“Sempre io” è il titolo del Concorso Letterario rivolto a chi ha vissuto direttamente o indirettamente l’esperienza di un ricovero a Montecatone.

Questo volume raccoglie i 42 elaborati della seconda edizione presentati da pazienti, parenti, volontari e operatori sanitari: 20 Poesie, 18 Racconti brevi, 4 Racconti-intervista (storie di vita raccolte da un operatore o da un volontario).

La Commissione, chiamata a definire i tre vincitori di ogni categoria, ha individuato anche diverse menzioni speciali, sottolineando peraltro la forza vitale contenuta in ogni opera ed esprimendo gratitudine per la variegata partecipazione, che svela il mondo di emozioni che si intrecciano in questo Ospedale di Riabilitazione.

L’Ospedale di Montecatone propone di usare la scrittura come forma di “medicina narrativa”: scrivere durante l’esperienza diretta o indiretta di questo percorso di cura significa, infatti, rimettere insieme la propria esistenza. Raccontare ansie, dolori, ma anche sogni e desideri, migliora la qualità della vita: la scrittura, così, può essere anche un modo per fare i conti con le proprie paure.

IIa Edizione Concorso Letterario
Istituto di Montecatone Ospedale di riabilitazione

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