Ti regalo la mia molla giovanna falcon itaca anteprima

Page 1

Giovanna Falcon

TI REGALO LA MIA MOLLA La vita di Andrea Mandelli Coordinamento editoriale di Eugenio Dal Pane Introduzione di Angelo Scola


Avvertenza La maggior parte delle testimonianze riportate in questo libro sono state raccolte dall’Autrice tra il 2013 e il 2017. I testi integrali e altre testimonianze, lettere, scritti di persone che hanno conosciuto Andrea o ne hanno sentito parlare sono reperibili su itacaedizioni.it/ti-regalo-la-mia-molla.

Giovanna Falcon Ti regalo la mia molla. La vita di Andrea Mandelli www.itacaedizioni.it/ti-regalo-la-mia-molla Prima edizione: febbraio 2018 © 2018 Itaca srl, Castel Bolognese © 2018 Fraternità di Comunione e Liberazione per i testi di L. Giussani Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0550-5 Itaca srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie on line: www.itacalibri.it Grafica di copertina: Andrea Cimatti Stampato nel mese di febbraio 2018 da Grafiche Parole Nuove srl, Brugherio (MB)


Introduzione   5

Introduzione

«Erunt semper docibiles Dei» (Gv 6,45): si lasceranno sempre educare da Dio. Fin dalla prima volta che l’ho sentita, da ragazzo, questa promessa fatta da Gesù ai suoi mi ha molto affascinato. Al termine della lettura di questo libro posso dire di averne avuto un nuovo imponente riscontro: Andrea, che cronologicamente potrebbe essere mio figlio, si è rivelato per me maestro e padre. Attraverso di lui, ancora una volta, il Padre mi ha educato. Provo a dire, per brevissimi cenni, perché. «Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Questa passione di vita era un tratto caratteristico della fisionomia di Andrea. Fin da piccolo emerge nel suo interessarsi a tutto, volendo mettere le mani in pasta in tutto secondo quello sguardo positivo e costruttivo assorbito con il latte materno da una famiglia generosa (con sette figli) e laboriosa; commovente documentazione di quelle sane e robuste radici popolari cristiane di cui vive ancora la Chiesa delle nostre terre. La sfida di oggi è lavorarle e concimarle, affinché la pianta possa ancora fiorire e dare frutti. Tutta la prima parte di questo libro mostra la “trasfigurazione” della vita, in ogni suo aspetto, che la fede opera, secondo quella felice formula usata da san Giovanni Paolo II nel 1980 parlando di san Benedetto: «Era necessario che l’eroico diventasse quotidiano e il quotidiano diventasse eroico». Il punto di vista da cui guardare la storia di Andrea, come racconta la mamma Sofia, è la sua fine. «Il cambiamento non è


6

ti regalo la mia molla

diventar buoni ma è la Sua Presenza – dice citando una pagina dell’agenda del figlio –. Beato, non più infelice, perché puoi dire tu a Cristo. Chiedo al Signore di prendermi finché ho questa certezza. Oggi finalmente posso piangere e ridere quando ho voglia, scherzare e giudicare e prendere in giro gli altri e soprattutto amarli. Anche prima lo facevo, ma ora amo» (p. 57). Nel biglietto che accompagnava il regalo di Natale (una molla di biro dentro una scatola di cerini) nel 1989 scrisse ad un’amica: «Sai qual è il valore di un amico? Quello di ricordare all’altro come una molla il Destino per cui è fatto. Ti regalo la mia molla» [parole scelte molto opportunamente come titolo del libro]. E l’amicizia per Andrea ha sempre avuto un grande peso. La malattia imprime un’accelerazione nella sua autocoscienza. «Mari – scrive ad un’amica –, la vita può essere lunga o breve, ma tutta la vita vale per l’istante in cui abbiamo incontrato Cristo» (p. 96); «sappi che quello che conta accade e che bisogna dire al Signore un sì totale. La pienezza della vita sta nella verginità e nella morte» (p. 106). Una consapevolezza che dà i brividi, tanto è radicale. Andrea, durante la sua malattia, rende visibile agli occhi di tutti – parenti, amici, compagni di scuola e professori – il realizzarsi del più acuto desiderio che, senza mezzi termini, aveva manifestato: diventare santo (p. 71). Quella del santo, ho ripetuto spesso ai giovani nei ventisette anni del mio episcopato, non è una vita impeccabile, ma è di più: è una vita riuscita. Al termine della lettura di questo libro ne sono ancora più convinto. Sono molto grato all’autrice e a tutti coloro che l’hanno reso possibile. Spero che raggiunga tantissimi giovani e che la testimonianza commossa dei genitori – «Il miracolo cui noi assistiamo è che il Signore si serve anche del nostro ragazzo per dilatare la sua Chiesa nel mondo» (p. 129) – sia sempre più condivisa, per il bene nostro e di tutti i nostri fratelli uomini. + Angelo card. Scola Imberido di Oggiono, 2 febbraio 2018


3. Monte Marenzo   29

parte seconda

Il tempo della giovinezza: una decisione personale


68

ti regalo la mia molla

11. Acceso da un incontro

Andrea trova in classe un compagno con cui condividere la grande passione per la montagna: è Davide Prosperi. «All’inizio è stato questo il cemento che ci ha legato, per cui si parlava di montagne, di scalate. Mi ricordo quando Andrea ha cominciato ad avere un dolore al tallone; la cosa è venuta fuori tra noi proprio parlando della montagna. Dovevamo fare una gita insieme, solo che lui una mattina viene a scuola e mi dice: “No, guarda, non riesco a venire perché ho questo dolore… è un periodo che ho questa infiammazione – all’inizio sembrava una tendinite molto forte – che non mi dà pace, non si capisce come farla andare via. Non riesco a venire”. Quando a un certo punto è diventata chiara la sua malattia, sono rimasto molto scosso perché era forse la prima volta che un ragazzo della mia età veniva investito in una maniera così importante da una cosa così più grande di lui, così più grande di noi. Tutto il periodo iniziale della sua malattia l’ho vissuto un po’ confusamente, anche perché un ragazzino ha sempre soggezione di fronte a una cosa così più grande di sé; uno le sta davanti non sapendo come guardarla. E guarda tanto anche gli adulti. Io in quel periodo guardavo gli insegnanti, ma soprattutto don Giorgio, per quanto avessi difficoltà a entrare in rapporto con lui perché aveva un carattere scontroso e io a mia volta sono un tipo abbastanza deciso, per cui erano lotte continue. Tuttavia mi affascinava moltissimo la libertà che Andrea aveva con lui e il modo con cui don Giorgio lo guardava:


11. Acceso da un incontro   69

c’erano veramente una paternità e un’amicizia vere. Si capiva che stavano cominciando a vivere qualcosa che io non capivo, ma che era affascinante: mi sembrava già veramente un altro mondo, un altro mondo che stava succedendo lì; non capivo cos’era, ma era un mistero straordinario. Questa sua presenza diventava sempre più realmente segno di un’altra Presenza, che non riuscivo a inquadrare né a gestire. Questa cosa un po’ mi affascinava, un po’ mi spaventava. Pensavo: “Ma lui è un mio amico, quello con cui facevamo un sacco di stupidate, un sacco di scemenze”. E improvvisamente continuava ad essere lui, ma era totalmente “altro”, totalmente “oltre”. Andrea era un tipo molto vivace, anche casinista. All’inizio cercava di fare il furbo con lo studio, poi a un certo punto è scattata una serietà, un senso di responsabilità; ha proprio avuto un’accelerazione nel suo coinvolgimento con GS. C’è stato un momento in cui mi sono reso conto che Andrea stava andando avanti, nettamente avanti su tante cose; anche se faceva fatica a scuola, si capiva che stava crescendo. È stato quasi improvviso, ma non posticcio. Non si trattava appena di dire: “Eh, davanti a una cosa così non ha più voglia di perdere tempo”. Per quello che vedevo io, è stato molto di più: è scattato un gusto, c’è stato il cambiamento dovuto a un Incontro, non a una paura. C’è stato un periodo in cui – io ora lo dico molto liberamente – avvertivo quasi un disagio di fronte a questo e ho avuto il presentimento che stavo perdendo un’occasione: invece di attaccarmi di più mi sentivo trattenuto. In ospedale sono andato a trovarlo una volta: gli amici mi invitavano, ma trovavo sempre qualche scusa per non andare. Non è che io avessi paura del male, anche perché ho avuto fin da bambino tutte le mie sofferenze, ho perso il papà che ero molto giovane… No, era proprio il vedere lui così: mi sembrava di non conoscerlo più. Poi ho capito su me stesso che nella profondità di questo “altro” c’era invece qualcosa che mi legava profondamente a lui. A quel punto mi sono sciolto


70

ti regalo la mia molla

completamente, si è rinsaldato di nuovo il legame. È scattata in me questa liberazione. Il ricordo più grande che ho, che mi son portato e mi porto per tutta la vita, è quando alla messa di inizio anno del Sacro Cuore don Giorgio ha letto una lettera di Andrea10 – questo lo racconto sempre perché è una cosa che proprio mi è rimasta, che mi ha veramente segnato. Andrea raccontava di quello che stava vivendo e diceva appunto di questo gusto nell’inizio della scuola, la gioia dell’iniziare. Diceva di accorgersi del valore di ogni istante, di ogni respiro come l’urgenza del rapporto con Cristo che gli chiedeva questa totalità di dedizione, totalità di obbedienza, per cui il desiderio che aveva era di essere pronto. Aveva voluto procurarsi tutti i libri e a me questa cosa aveva sconvolto. Magari un mese prima, se me lo avessero raccontato, avrei detto: ma cosa te ne frega!?! Invece leggendo quella lettera mi è venuto da dire: “È vero, hai ragione, è proprio così!”. Anche a me è venuto da desiderare di vivere la stessa cosa. di vivere la stessa cosa. Mi son sentito veramente in quel momento tutt’uno con lui. Ho percepito che avevo davanti uno come me, un mio compagno di strada che incarnava quell’idea­le che io desideravo per la mia vita. Il mio coinvolgimento con GS come decisione reale è scattato più tardi, ma senz’altro ha contribuito quella lettera di Andrea alla messa all’inizio dell’anno».

10

Vedi qui, p. 100.


PostfazioneIn viaggio   133


134

ti regalo la mia molla

Indice

Introduzione Angelo Scola

p. 5

Parte prima GLI ANNI DELL’INFANZIA: UN CONTESTO VIVO 1. Una famiglia numerosa e vivace 2. Brugherio: una comunità viva 3. Monte Marenzo

» » »

9 17 21

» » » » » » » » » » » »

31 33 39 45 49 51 54 59 61 64 68 71

Parte seconda IL TEMPO DELLA GIOVINEZZA: UNA DECISIONE PERSONALE 1. Un impeto di comunicazione 2. Un’amicizia contagiosa 3. «Impossibile abbassare gli occhi» 4. L’ingresso al Sacro Cuore 5. Cristian, il compagno di stanza 6. «Siamo fatti per Dio» 7. Guardando nostro figlio 8. Una circostanza data 9. Disponibile a un disegno non suo 10. Don Giorgio, Andrea e amici 11. Acceso da un incontro 12. «Voglio diventare santo»


PostfazioneIn viaggio   135

13. Prendere tutto (o dell’amicizia) 14. Attenzione. Pericolo di vita o di morte. Sempre 15. All’opera 16. Non sempre, ma nell’istante 17. La concretezza dell’istante 18. Una vita lunga o breve, ma… 19. «Voglio essere pronto in ogni istante» 20. I maestri e l’allievo o… gli allievi e il maestro 21. La pienezza della vita 22. «Ok, va bene, andiamo!» 23. Il figlio e la madre 24. «Ciò che conta è fare la Sua volontà» 25. Cristo vince 26. Un figlio consegnato al Signore 27. Morte, dov’è la tua vittoria? 28. Una memoria viva 29. «Una grazia grande e immeritata»

p. 73 » 80 » 83 » 88 » 93 » 97 » 99 » 101 » 106 » 109 » 111 » 114 » 117 » 119 » 122 » 125 » 129

Postfazione In viaggio Giovanna Falcon

» 131


136

ti regalo la mia molla

La cosa più bella è che ho tanti amici ma la cosa ancora più bella è che questi diciannove anni è valsa la pena di viverli per l’istante in cui L’ho incontrato. Ho impiegato tanto, diciannove anni, ma sono stati utili per quel solo istante. Ne ho sentito sempre parlare, ma la volta dell’incontro personale è una. E una volta accaduto questo momento non lo dimentichi più. E le cose difficili diventano facili. Andrea a un’amica nel giorno del suo 19° compleanno 3 febbraio 1990


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.