Paolo Bellotti
Visti da dentro Prefazione di Elio Gioanola
Le storie narrate in questo libro sono vere, frutto della rielaborazione in forma narrativa di relazioni stese nell’ambito della mia professione di educatore penitenziario. Nomi e luoghi sono stati modificati per rispetto deontologico verso i reali protagonisti e per esaltare l’esemplarità di queste storie, privandole di ogni sapore cronachistico. Un sincero ringraziamento va al professor Elio Gioanola che ha seguito l’evolversi dell’opera fin dal suo esordio, dedicandomi tempo e pazienza. I suoi consigli e la sua esperienza sono tesori che conserverò per sempre.
Paolo Bellotti Visti da dentro Itaca, Castel Bolognese www.itacaedizioni.it/visti-da-dentro Prima edizione: aprile 2015 © 2015 Itacalibri, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati ISBN 978-88-526-0423-2 Le edizioni Itaca sono distribuite da: Itacalibri srl via dell’Industria, 249 48014 Castel Bolognese (RA) - Italy tel. +39 0546 656188 fax +39 0546 652098 e-mail: itaca@itacalibri.it on line: www.itacalibri.it in libreria: www.itacaedizioni.it/librerie Grafica di copertina: Andrea Cimatti Foto di copertina: © se media - Fotolia.com Stampato nel mese di aprile 2015 da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)
Prefazione
Il luogo di questi racconti è il carcere, il loro argomento le storie raccontate dai detenuti a quella figura istituzionale rappresentata dall’“educatore”, a cui spetta il compito di raccogliere, col massimo di dettagli possibile, una relazione sui personaggi che arrivano man mano all’istituto di pena, per inviarle al magistrato di sorveglianza, che deve decidere sui benefici da eventualmente concedere. In questo libro l’educatore coincide con l’autore Paolo Bellotti, che ha saputo trasformare i dati raccolti per dovere d’ufficio dando vita a racconti di grande efficacia narrativa. L’importante complesso carcerario in cui gli eventi si verificano si trova in una cittadina del nord Italia, in cui hanno soggiornato ladri, assassini, mafiosi, spacciatori, delinquenti abituali, ma anche delinquenti occasionali come tossicodipendenti, truffatori e politici corrotti. L’autore di questi testi drammatici ha voluto far conoscere, con profonda partecipazione e autentica vocazione narrativa, esperienze umane sperimentate dal vivo come sostanza della sua professione, per farne testimonianza etica pubblicamente usufruibile. La materia è dunque strettamente realistica, anche se, ovviamente, elaborata da chi scrive con sapienza espressiva. Non c’è niente di “letterario” nel senso puramente stilistico del termine, tutto è vivo e palpitante, di una verità scorticante. In molti casi anche illustri, come quello insigne di Primo Levi, è la realtà personalmente sperimentata a fare lo scrittore, quasi a obbligarlo all’opera, tanto che senza l’atroce esperienza di
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Auschwitz non solo non avremmo avuto un capolavoro come Se questo è un uomo, ma non avremmo avuto in generale lo scrittore Levi. Paolo Bellotti da tanto tempo vive nel cuore della realtà carceraria e ha sentito che non era per lui possibile uscirne, quando sarà il momento, senza portarne addosso lo stigma e magari anche le ferite, troppo umanamente urgente essendo la materia del suo stesso lavoro. Per questo, in certo senso, diventa scrittore, facendo interagire i casi di più forte impatto drammatico con una sensibilità privata resa particolarmente acuta dalla partecipazione quotidiana all’intensità dei casi umani di un luogo tanto speciale come il carcere. Infatti carcere, lager, ospedale, manicomio, collegio e tutte le realtà, anche meno estreme, di convivenza chiusa sono forme di vita costretta e forzosa che generano di per sé storie di forte drammaticità, tanto che da questi universi a loro modo concentrazionari è venuta molta letteratura di valore. È necessario, in ogni caso, non usare speciosamente di queste ambientazioni, come fa certa produzione mediatica, per non generare retorica e ricatti sentimentali; alla speciale qualità della materia a disposizione deve corrispondere, come nel caso di questi racconti, la corrispondenza viva dell’autore, un’intenzionalità etica non pretestuosa, l’assenza di particolari velleità stilistiche e di trovate a effetto. L’autore mostra qui di poter dare tutte queste garanzie e i quattro racconti presentati, e trascelti tra altri di pari interesse, risultano uno più avvincente dell’altro, offrendo spaccati di vita esaltati proprio dalla condizione carceraria, che induce a una sincerità totale ed esige da chi ne raccoglie narrativamente la sostanza una pari sincerità. Il vecchio contadino non intenzionalmente fratricida, che non vuole più uscire di prigione perché qui ha trovato condizioni più umane che fuori; lo straniero che ha ucciso per gelosia e, malgrado la delusione per i tradimenti della donna che continua ad amare, cerca di salvarla dal carcere, rimanendone egli stesso intrappolato; il sedicente megalomane agente segreto, e assassino seriale fino al delitto gratuito, che si è accusato di più delitti di quelli che forse ha davvero compiuto e manifesta, in
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una sicura patologia mentale, una doppia personalità di valenze pirandelliane; il camorrista, indotto dalle condizioni ambientali al più atroce dei delitti, che trova, in qualche modo, un riscatto nella confessione senza riserve di tutta la sua vita criminale, formano, singolarmente e nel complesso, un esemplare quadro di umanità che, nelle condizioni estreme in cui ha vissuto e in cui si è venuta a trovare in carcere, trova modo di esprimere le più profonde e dolenti note umane. Elio Gioanola