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Il saluto

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Premio CONI

Premio CONI

In piazza a Bassano riuscì a far cantare anche Kankunnen

Commosso addio a Giacomo Celi, direttore sportivo della Hawk Racing Club e grande amico di Biasion. Da più di quarant'anni era una presenza fissa nei rally

■ Era una presenza fissa nei rally, sin da quando Miki Biasion mosse i primi passi lungo le prove speciali. Lo conoscevano tutti, compresi i big del mondiale dove non disdegnava di fare qualche puntata nonostante il suo pupillo, Miki appunto, non fosse più tra i protagonisti. Teneva banco alle verifiche, movimentava i riordini, era uno spasso sentirlo raccontare le avventure dei piloti a motori spenti. Simpatico, istrionico, coinvolgente. Se n'è andato domenica 12 giugno, senza aver mai ripreso conoscenza dopo essere stato messo ko da un improvviso e maligno attacco d'asma tre settimane prima. Nell'ultimo viaggio lo hanno accompagnato i ragazzi della Hawk, in testa Pippo Bordignon, tra due file di piloti, amici, navigatori, colleghi e giornalisti, occhi lucidi al passaggio del feretro. Erano in tanti al Co finale: Miki, Tiziano Siviero, Gigi cassa, una "bandiera" come quelle che espongono i commissari agli equipaggi per avvertirli di mollare l'acceleratore quando la prova speciale non è libera. Quasi un invito a rallentare, a non lasciarlo partire, a trattenerlo ancora un po'. Nella severa abbazia della Santa

Battistolli, Valter Bizzotto, Narciso Paccagnella, Giorgio, Giacomo e Giovanni Costenaro, Christian e Gianni Chemin, Battaglin, Spagolla, Iccolti, Piccolotto, Zecchin, Gibo e Sergio Pianezzola, Francesco Berdin, Giulia Zanchetta... Un cuscino di rose gialle sopra la

Croce di Campese, un tiro da Bassano, gli è stato dato l'ultimo saluto, davanti alla tomba di Teofilo Folengo, il Merlin Cocai del Baldus e del latino maccheronico. Dell'illustre benedettino che si era ritirato a Campese aveva molto: il piacere del racconto, la sottile ironia, le osservazioni acute, i giudizi asciutti, l'alternarsi musicale dell'italiano al dialetto. Più di quarant'anni nei rally. Era ancora studente di ragioneria quando s'innamorò di derapate e traversi. Braccio destro dell'indimenticato Sandro Bordignon, era per tutti il pierre e il direttore sportivo della Hawk Racing Club. Non saltava gara dov'erano impegnati gli equipaggi del "falco col casco". Partecipava alle verifiche, presenziava alle partenze, aspettava i "tosi" alla fine di ogni prova con la tabella aggiornata dei tempi, puntualissimo sulla pedana d'arrivo pronto a stappare bollicine. Nel giro era molto apprezzato. Non solo per la facilità con la quale, da buon veneto, "tacava boton". Ci riuscì anche con l'algido Juha Kankkunen riuscendo a farlo cantare, in piena notte, nella piazza principale di Bassano con la complicità di alcuni boccali di birra. Era generoso, buono e disponibile; allergico alla superficialità. Pignolo e preciso. A volte brontolone. Aveva sempre la battuta pronta, il sorriso a portata di mano, la parola sferzante. Altruista. Era stato, giovanissimo, presidente del Campese calcio ed era riuscito a convincere l'allora assessore bassanese allo sport, Luigi D'Agrò, a rifare campo e spogliatoi. Seguiva anche la pallavolo. Commovente è stato il saluto delle ragazze della sua squadra, presenti alla cerimonia in maglia gialla e il logo "Jack 56" in bella vista. 1956 era il suo anno di nascita. Aveva anche corso, negli anni in cui la Hawk schierava l'esordiente Biasion e l'allora inviato di Autosprint Carlo Cavicchi. Navigatore di Luciano Zonta sulla A112 Abarth di Carletto Tessarolo. Poche gare. Aveva capito che era più portato per le "note di colore" che non per quelle delle prove speciali. Al fratello più giovane, Franco, coequiépier di Efrem Bianco negli anni in cui lo scledense andava spesso a segno, non risparmiava consigli e suggerimenti. A volte lo prendeva bonariamente in giro - ma era sana invidia - per la lunga capigliatura che a lui, testa glabra come una palla di biliardo, mancava. Un mastino nel lavoro. Era una colonna della Publiadige, l'agenzia pubblicitaria dell'Athesis Spa, società editrice de Il Giornale di Vicenza, L'Arena di Verona e Brescia Oggi. Non mollava i clienti, li seguiva passo passo nei bozzetti e nella grafica, li convinceva ad aderire alle campagne pubblicitarie. Venditore nato. Era in pensione da un anno ma continuava a collaborare. Curava personalmente gli inserti che il Giornale di Vicenza dedicava al rally Città di Bassano, spesso scrivendo gli articoli perché se la cavava bene anche con la tastiera del pc. A metà maggio, due giorni dopo il ritorno dal rally del Medio Adriatico, soddisfatto del terzo posto conquistato da Giacomo Costenaro alle spalle di Andreucci e Oldrati, era stato colto da un attacco di asma. Era appena rientrato a casa - non era sposato e viveva da solo - dopo aver festeggiato il compleanno di una nipote, figlia dell'altro fratello Sandro. Il tempo di una telefonata: «Sto male, non riesco a respirare...» Sandro si è precipitato, divorando i pochi chilometri che li separavano. Spalancata la porta lo ha trovato incosciente. Allertati i soccorsi, è stato portato all'ospedale di Bassano, in condizioni gravissime. Ha resistito tre settimane. Nelle prime ore di domenica 12 giugno ha concluso la prova speciale più difficile. Aveva 66 anni. Adesso è libero di correre lassù, assieme a Sandro Bordignon, Loris Roggia, Elio Nori, Walter Alessio "Caramea" e i tanti amici andati avanti.

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