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CERVETERI
by ACI
Per capire questa città arroccata, chiusa tra le mura di un ingombrante e prezioso passato, bisogna fare prima un salto nel tempo, un viaggio lungo quasi tremila anni. È più o meno allora che si formò l’insediamento etrusco di Kaisra (Agylla per i Greci e Caere per i Romani), come testimoniano le necropoli di Sorbo e Cava della Pozzolana, che lasciano supporre un’occupazione stabile del territorio già in quel periodo. Quel primo, piccolo centro, crebbe grazie alla vicinanza con il mare; il terreno era fertile, la terra preziosa: si potevano coltivare prodotti agricoli e produrre oggetti in ceramica e metallo. Tutte merci che divennero merce di scambio con i mercanti greci e fenici che percorrevano già allora le nostre coste. Si trattava di scambi commerciali, certo, ma anche culturali, umani, che permisero alla città di espandersi e alla sua popolazione di evolversi. Fino a quando non venne sottoposta al controllo di Roma, la civiltà etrusca fu proprio questo: una ricca, fiorente civiltà. Poi decaduta, o comunque assor- bita dal modello romano, l’antica Caere venne progressivamente abbandonata e le aree limitrofe rimasero a lungo incolte e inutilizzate: la situazione si aggravò alla fine del XII secolo quando un’epidemia di malaria costrinse gli abitanti a lasciare la vecchia sede e a spostarsi nell’attuale borgo di Ceri. Una rifioritura del centro si ebbe soltanto nel XVI secolo, quando Caere Vetus (così chiamata in opposizione al “nuovo” abitato di Ceri) divenne parte del principato della famiglia Ruspoli, che acquisì l’ex castello Orsini e si occupò della rinascita artistica e architettonica della città. Fu un Medioevo in cui la popolazione locale si chiuse tra mura e torri per proteggersi e sopravvivere. E sono queste mura, queste torri e questi antichi palazzi baronali che troneggiano ora nel centro città. Il borgo storico è piccolo, ma decisamente suggestivo: dopo avere risalito la via che costeggia i Giardini della Rimembranza, lasciate la macchina in piazza Aldo Moro e guardatevi intorno: davanti a voi, e sulla destra, i palazzi di nuova costruzione.
Sulla sinistra le mura dell’antica città, un imponente sovrapporsi di pietre in tufo sopravvissute ai secoli. Risalendo una piccola rampa di scale, vi troverete in piazza Santa Maria: qui si affacciano la chiesa di Santa Maria Maggiore, il Castello Ruspoli e il Museo Nazionale Archeologico Cerite. Al centro, una piccola fontana, dove sedersi e lasciarsi riportare indietro nel tempo. Da qui, alla vostra sinistra, passati sotto un arco, potrete aggirarvi nel piccolo centro storico (il cosiddetto rione “Boccetta”) fino ad affacciarvi dal Belvedere dell’antica Rocca medievale: ristrutturata di recente, offre una vista spettacolare fino al mare. Tornando indietro, non mancate di passare per piazza Risorgimento: è deliziosa, e dalla fontana che vedete all’angolo, in autunno, nella festa che celebra la vendemmia, sgorga vino.
Necropoli della Banditaccia e Museo Nazionale
Archeologico Cerite
Scendendo da Cerveteri lungo via della Castellana, quella che costeggia i Giardini della Rimembranza, subito dopo, sulla destra, sotto l’antica Rocca, si imbocca la via della Necropoli: un viale che risale i campi e sbocca in un ampio piazzale adibito a parcheggio. Arrivati qui, ignorate le macchine o gli altri turisti, e guardate oltre: in lontananza brilla lo specchio del mare, e tutto intorno a voi spiccano piccole colline ricoperte di arbusti. Non sono colline, sono ciò che resta di parte dell’antica necropoli, tombe a tumulo che seguono un lungo sentiero fino all’imponente, e sorprendente, area centrale.
(Una curiosità: la necropoli è detta “della Banditaccia” ma il nome non ha niente a che vedere con le sue origini. Le è stato dato nei primi anni del Novecento, quando quei terreni venivano dati in concessione dal comune tramite dei “bandi”; si trattava di terreni che mal si prestavano alle esigenze del pascolo e dell’agricoltura, e da lì il soprannome, “Banditaccia”, per tutta l’area.)
Eccoci dunque all’interno della necropoli, 10 ettari di terreno con quasi 400 sepolture, una città dei morti modellata su quella dei vivi, sopravvissuta ai millenni e all’uomo. Grandi tombe a tumulo destinate a ospitare intere famiglie, disposte secondo un tracciato che fa pensare appunto all’urbanistica di una città. L’architettura interna ricorda quella di vere e proprie abitazioni: camere, letti, sedute, persino mensole e nicchie dove conservare oggetti e ricordi. Solo poche di queste tombe presentano decorazioni ma non per questo sono meno affascinanti, soprattutto se si riesce a visitarle nelle ore meno affollate, quando è possibile scendere nei loro antri e rimanere soli ad ascoltare ciò che gli antichi spiriti etruschi sembrano volerci dire: è stata la nostra terra, l’abbiamo amata e curata, di noi questo resta, del resto abbiatene cura voi.
Alberto Angela durante una trasmissione che illustra la necropoli etrusca “Cerveteri»
In realtà, resta ben di più dell’antico popolo etrusco: la maggior parte dei ritrovamenti sono ora conservati nel museo romano di Villa Giulia. Ma già che siete qui, merita abbinare la visita alla necropoli a quella del Museo nazionale Cerite, allestito nella Rocca medievale (dovete, dunque, ritornare in città). Qui troverete testimonianza di quale potesse essere la vita quotidiana degli etruschi, un tesoro archeologico che è anche un insegnamento sul rapporto dell’uomo con la sua terra, di un ponderato equilibrio tra corpo e spirito, morte e vita.
Le Cascatelle
Se volete immergervi nella natura e nei boschi, vi suggeriamo una passeggiata fino alle cosiddette Cascatelle di Cerveteri. L'ingresso del parco è a pochi metri dal Cimitero Nuovo, nella parte alta della città: è un percorso ad anello che si può percorrere interamente o in parte, e che permette di raggiungere sia le diverse cascate formate dal Fosso Vaccina (un piccolo corso d’acqua che nasce sui monti Sabatini) sia di andare alla scoperta di curiosi tesori, come la Ferriera Pontificia (dove nel Seicento veniva lavorato il ferro proveniente dall’isola d’Elba), l’ottocentesco Ponte degli Austriaci, o la Porta Coperta, una delle sei porte dell’antica città etrusca di Caere.