Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater
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NUMERO 1 Anche l’Italian Dreamers ha la sua fanzine !!! Finalmente ce l’abbiamo fatta, anche l’Italian Dreamers può contare su una fanza vera e propria. Come potete notare dall’indice qui a fianco, in questo numero abbiamo fatto più che altro una panoramica sul gruppo, alcune biografie (le altre arriveranno nei prossimi numeri !!!), schede tecniche, interviste e recensioni. In ogni numero ci saranno novità sulla band direttamente dalle mail e dai fax di Mike Portnoy e Derek Sherinian; ci saranno interviste e un po’ di storia del gruppo … Speriamo di riuscire ad aggiungere in ogni numero sempre più grafica, più foto e soprattutto maggiore informazione possibile. Già dal prossimo numero,infatti, avremo: una rubrica sui bootleg dei Dream Theater che ogni vero collezionista deve avere; uno special su Nicky Lemons e tante tante foto dal tour di aprile… La redazione di questa fanza è sempre a Vostra disposizione, l’indirizzo del fan club è sempre : Italian Dreamers , via Don Minzoni, 14 21013 Gallarate VA Tel . 0331/792478 Ricordandovi sempre che siamo anche su internet all’indirizzo web: http://ben.linknet.it/dt o alla e.mail dreamtheater@ben.linknet.it Iscrivetevi alla Ytseitalia, la mailing list sui Dream Theater tutta in italiano. La Redazione. In redazione : Marco “Petrus” Petrini, Simone “Gfava” Fabbri e Matteo Santoro. Collaboratori : King Danii e Maiello Emiliano Si ringraziano: prima di tutto i Dream Theater in particolare Mike Portnoy e Derek “Nicky Lemons” Sherinian, Bill Barclay, Stèphane Auzzilleau at Your Majesty, Steffen & girlfriend at The Mirror, Mr. Neil Elliot at D.T.I.F.C. , Masa at Carpe Diem ! and Denis and Roots at Theater of Dreams. Pagina: 2
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4: Editoriale 5: Falling Into Infinity 8: La Storia di un Mito 12: Biografie e Curiosità
16: LA SCHEDA TECNICA : John Petrucci 21: L’INTERVISTA Mike Portnoy e Derek Sherinian 26: LA RECENSIONE concerto del Forum 30/11/1997
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EDITORIALE
Di Matteo Santoro E’ un sogno. Dopo una seria di incubi, mi sono svegliato e ho cominciato a riposare consapevole, finalmente, che il peggio è passato. Mi riferisco chiaramente al parto quanto mai problematico di questo numero della fanzine, destinato in un recente passato ad un aborto sicuro. Non c’è dubbio che una mano amica sia arrivata proprio dai Dream Theater: ci hanno letteralmente spronati alla realizzazione del nostro organo di informazione. Eccoci, dunque. Non scriverò fiumi di parole , anche perché vogliamo iniziare bene questo lavoro e risultare noiosi sarebbe deleterio. E’ appena finito un anno che si è segnalato soprattutto per l’esplosione dei gruppi italiani in campo Metal: Rhapsody, Domine, Skylark, Arkhè, Black Jester, Shadows of Steel, Mystere de Notre Dame, Empty Tremors, DDGM fra tutti. Sotto questo aspetto un buonnn 1997. All’estero si comincia a parlare bene dei nostri gruppi. Finalmente non veniamo considerati solo dei gran divoratori di spaghetti e di pizza. Il 1998 per la scena indigena si annuncia decisamente prolifico e speriamo altrettanto tecnicamente valido. Per quanto riguarda gli esterofili, a mio modesto parere, soltanto Vanden Plas (sfortunatissimi a Milano), IQ (grandissimi !!!), Stratovarius (anche se un po’ monotoni), Gamma Ray e, ovviamente Savatage (una conferma !!) e Fates Warning hanno donato qualcosa alla causa delle nostre orecchie affamate di buona musica. Per i Queensryche, capitolo a parte: non hanno confermato la loro straordinaria capacità di sbaragliare la concorrenza. Un discretodisco il loro, ma “discreto” è un aggettivo che non ho mai usato parlando di Geoff Tate e soci. Infine i nostri Dream Theater. Sarò monotono, scontato, ma loro rimangono di diritto al primo posto della mia personale Hit Parade. Si può dire tutto su “Falling into Infinity”. Può essere considerato meglio o peggio di un qualsiasi altro loro disco, ma rimane sempre un disco alla Dream Theater !!! Dite che sono diventati commerciali ? Io non credo, ma se pensate così, siamo sicuri che questo sia un danno ? Ogni loro disco è una nuova scoperta. Non possiamo pensare ogni volta che partoriscano un nuovo “Images and Words”, non è logico e soprattutto non è da Dream Theater. Se non vi va, lasciate perdere e cominciate ad ascoltare i Manowar, loro tra vent’anni faranno le stesse cose… Pagina: 4
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DREAM THEATER James Labrie: Vocals John Myung : Basso John Petrucci : Chitarra Mike Portnoy : Batteria e Percussioni Derek Sherinian : Tastiere I Dream Theater si sono scavati una propria nicchia come uno dei gruppi più originali della scena e che ha sempre seguito la propria strada. La loro leggenda è nata dalla loro natale Long Island fino ad arrivare nel lontano Giappone (dove sono costantemente alle prime posizioni di ogni classifica) grazie ad un seguito di fans su scala mondiale. La loro grande musica si ispira ad un tipo particolare di pubblico: quello che ama seguire passo passo gli accordi di chitarra, nota dopo nota, traendo le informazioni più preziose dai vari siti web in tutto il mondo. Questo indistruttibile legame che c’è tra il gruppo e i suoi fans va molto oltre le normali regole discografiche; il tempo e la passione che il gruppo impiega in ogni nuovo lavoro è semplicemente leggendario, e il loro ultimo album “FALLING INTO INFINITY”, non fa eccezione. Ancora una volta il quintetto è riuscito a rimanere neutrale di fronte a tutte le nuove tendenze, restando fedele al proprio stile inconfondibile. Perciò non ci sarà da sorprendersi se nel nuovo album, “Falling into Infinity” hanno continuato sulla loro strada, andando persino più a fondo su alcuni aspetti poco esplorati in precedenza. Grazie all’aiuto sicuro di Kevin Shyirley (produttore già di Aerosmith, Silverchair etc…) il gruppo ha deciso di lavorare canzone per canzone, piuttosto che arrivare in studio già con un numero predefinito di canzoni da completare e registrare. “Questo album ha avuto una base diversa da qualunque lavoro precedente”, dice Mike Portnoy, “In passato saremmo andati in studio con dieci canzoni e ci saremmo impegnati a fare queste e basta, senza poterci veramente concentrare sui sentimenti perché dovevamo solo finire le canzoni”. John Petrucci conferma: “A volte vai come una macchina e suoni automaticamente. Kevin non voleva questo e neanche noi”. Portnoy afferma anche che concentrandosi su una canzone alla volta, fino al suo completamento, si crea lo spazio per sperimentare di più : “In questo modo si riescono a provare degli approcci diversi, anche più radicali, finchè non si trovano gli elementi che vadano meglio. Ogni canzone è stata persino
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Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater mixata e masterizzata prima di passare a quella successiva. Kevin ci ha fatto concentrare sul fattore live, che a noi piace sempre tirare fuori”. Come tutti gli album dei Dream Theater, “Falling Into Infinity” è una lezione di contrasti: dal fulmine iniziale di “New Millenium”, fino al pop pulito di “You not me”, alla malinconica “Hollow Years” fino al confuso vortice di “Peruvian Skies” che secondo Portnoy cattura esattamente il virtuosismo e la tensione per cui i Dream Theater sono famosi. Come già accennato i Dream Theater hanno sempre avuto uno splendido rapporto con i fans di tutto il mondo. Fin dal loro esordio nel 1992 con “Images & Words”, al famoso “Awake” nel 1994, fino al vero e proprio dono per i fans : “A Change of Seasons” del 1995, il gruppo ha sempre concepito la musica tenendo presente il pubblico. L’affermazione del gruppo come uno dei più accreditati della scena prog non sarebbe mai stata possibile senza l’appoggio di un pubblico tanto fedele. E’ uno dei pochi gruppi che sia riuscito a cementare un legame così forte con i fans, attraverso anni di tour e di fitti collegamenti via internet. Grazie ai fans è stata realizzata la canzone di 23 minuti “A Change of Seasons”, che ha dato il nome anche all’album. Anche adesso si sono ispirati alla fedeltà del loro pubblico, sentendosi liberi di sperimentare un po’ di più : “Le canzoni sono più precise e raccolte, c’è meno dispersione, anche se da un lato c’è più jam”, dice Petrucci, “Ho riascoltato gli altri album e si può sentire una certa maturità, una netta crescita in quest’ultimo. La musica non è più affrettata e nervosa, anche se ci sono un sacco di strumenti in più, tutti messi a disposizione durante tutta la registrazione, infatti sembrava di registrare in un emporio musicale”. Il bassista John Myung ha introdotto la più grande sorpresa al gruppo, uno strumento a corde chiamato Chapman Stick: “ Ho sentito subito che in questa nuova atmosfera musicale lo strumento avrebbe potuto dare una dimensione in più.”; è proprio questo tipo di esperimenti che tiene alto il nome dei Dream Theater nella loro carriera. L’unica cosa che non facciamo è prendere spunto dalle nuove correnti. Certo che prendiamo qualcosa dagli altri, ma altre bands cambierebbero totalmente il loro suono per soddisfare la moda. Per esempio se ascoltato “New Millenium” c’è una piccola parte di industrial, ma non è che abbiamo deciso di cambiare totalmente il nostro genere. Quello che caratterizza i Dream Theater è la loro originalità. La canzone poi non riguarda esattamente il nuovo millennio, ma è più su di noi come band e su tutti i cambiamenti attraverso cui siamo passati negli ultimi anni. Ci sono stati molti cambiamenti professionali e la canzone ne riflette l’ottimismo da una parte e la frustrazione dall’altra”.
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Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater “Take away my pain” è una canzone che ha avuto bisogno di una grande rielaborazione, rispetto alla versione del demo iniziale. “Era più che altro una ballata acustica”, dice Petrucci,” “ma avevamo già fatto cose del genere perciò volevamo provare qualcosa di diverso e abbiamo provato ad orchestrare il pezzo. Siamo arrivati ad un certo punto a qualcosa tipo ‘Rocket Man’ di Elton John per poi finire al sound di Peter Gabriel”. Altri brani da segnalare sono “Burning my soul”, “Lines in the sand” con il cantante dei King’s X – Doug Pinnace, e la ballata “Anna Lee”. Questa è un’altra canzone che è stata quasi totalmente stravolta rispetto all’originale: “Abbiamo deciso di suonare tutto dal vivo, senza la sterilizzazione del dub, in modo da catturare l’atmosfera che si crea tra noi quando suoniamo insieme”. E’ proprio questo incredibile feeling che che c’è tra i Dream Theater quando suonano che li rende così entusiasti, dice Mike Portnoy : “Penso che si tratti di un nuovo millennio per la band e sento che possiamo arrivare dove vogliamo”.
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LA STORIA DI UN MITO ( a cura di Marco Petrus Petrini)
Il tutto inizia nell' autunno del 1985 quando gli studenti John Petrucci (chitarrista) e John Myung (bassista) vedono il batterista Mike Portnoy suonare in una delle sale prove della prestigiosa Barklee School of Music di Boston. I due amici pedinarono Mike fino ad una cafetteria e parlandogli scoprirono che non solo avevano in comune l' amore per la musica; tutti erano cresciuti a Long Island. Mike: "Ricordo che indossavo una t-shirt dei Talas quel giorno e per loro era una cosa meravigliosa..." , "...fu ovvio che tutte le nostre menti erano nello stesso posto in quel momento, era il massimo, in un universita'come la Berklee con gente che proviene da tutto il mondo avevo incontrato due persone in perfetta sincronia con me che vivevano a 40 minuti da casa mia. Non e'divertente tutto cio'?!? Fu come una benedizione di Dio dal cielo." Durante le pause dalle lezione si divertivano ad improvvisare delle Jam Session con il tastierista Kevin Moore (il quale suonava con Petrucci e Myung in una band chiamata i Centurion e si stava diplomando al Fredonia College di New York) e con il cantante Chris Collins; la band destinata a diventare i Majesty. Tutti insieme decisero di lasciare la scuola per concentrarsi sul nuovo progetto musicale, ognuno di loro inizio'a lavorare e nei momenti liberi a dare lezioni di musica per accumulare il denaro necessario all' acquisto della strumentazione e all' incisione di sei tracks su un quattro tracce che fu venduto ai fans del posto e sottoposto a diverse labels. Majesty fu la prima band a sottoscrivere un contratto con una nuova etichetta chiamata Mechanic Record. I responsabili della casa discografica chiesero a Mike e soci di cambiare il nome alla band in quanto i Majesty erano gia'un jazz band. Il padre di Mike suggeri il nome Dream Theater preso da una casa cinematografica di Monterey in California; ma presto ci si accorse che non era l' unico cambiamento da fare, ce n' era uno piu' essenziale ovvero la sostituzione di Chris il quale non aveva l' estensione vocale che era necessaria per l' esecuzione delle parti vocali dell' album. "Fu in quel momento che inizio'la nostra prima ricerca di un cantante..." sorride Mike, "...trovammo Charlie Dominici che era molto piu'anziano di noi e arrivava da un background diverso dal nostro. Ma al momento non riuscimmo a trovare nessun altro meglio di lui e ci accontentammo. Charlie aveva un' esperienza che Chris non aveva, ma ben presto ci accorgemmo anche che non era proprio il cantante che cercavamo."
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Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater "When dream and day unite" fu inciso agli studi Kajem/Victory in Gladwyne in Pennsylvania in un mese durante l' estate 1988 con il produttore Terry Date. Nonostante il budget molto limitato e la scarsa distribuzione l' album fu accettato molto bene dalla critica nel mondo senza considerare il buon effetto sulle radio metal americane. Sfortunatamente la Mechanic non aveva un budget per pubblicizzare di piu'il gruppo con un tour di supporto a qualche nome famoso oppure con un video e cosÏ i nostri primi concerti si svolsero nell' area dello stato di New York. Charlie fu allontanato nel 90 non prima di un ultimo concerto a supporto dei Marillion, i quali richiesero esplicitamente i Dream Theater come special guest. Fu durante quello show che venne presentato "metropolis", un saggio di come la band era progredita dal debut-album e di cosa si prevedeva per il futuro. Per due anni i quattro rimasti lavorarono sodo a progetti strumentali sempre alla ricerca di un front man. Il tempo passava tra la composizione di nuovi pezzi e l' esecuzione di questi in club locali. Infatti molte song di "Images and Words" furono suonate nei club molto prima che la parte vocale fosse stata scritta. Quando erano richiesti dei bis i quattro si divertivano ad improvvisare dei medley strumentali su pezzi classici dei Led Zeppelin, Yes, Queen, Beatles e Van Halen. Ad un certo punto la frustazione per la ricerca dell' uomo giusto era tale che i quattro ragazzi presero seriamente in considerazione un progetto totalmente strumentale ma essi decisero di persistere. La via di una risoluzione include anche John Arch degli attuali Fates Warning che arrivo'in perfetta sintonia con i D.T. ma decise di portare avanti il suo progetto con i Fates Fu la volta del sosia di Geoff Tate, ovvero Steve Stone da Seattle che canto' insieme ai D.T. qualche song in uno show strumentale, ma neanche lui andava bene. Alla fine arrivo'Chris Cintron che sembro'il giusto uomo fino al momento in cui arrivo'ai D.T. un demo tape dal Canada.... L' uomo in questione era Kevin James LaBrie dai Winter Rose di Toronto. La voce registrata sul nastro era troppo bella per essere vera, allora i D.T. convocarono LaBrie ad un provino a New York qualche giorno prima che Cintron entrasse a far parte definitivamente della Band...e , purtroppo per lui, LaBrie lo spodesto' . Una volta inseritosi nel gruppo LaBrie decise di usare il nome James come primo poiche'gia'c' era nella band confusione a causa dei due John, figuriamoci anche con due Kevin..... I D.T. firmarono con la Atco/East West Record per l' incisione del secondo album, "Images and Words", con il produttore David Prater alla fine del 1991 allo studio Bear Track di proprieta'di Jack Beckenstein saxofonista degli Spyro Gyra che compare inoltre in "Another Day". James debutto'ufficialmente con la band l' 8 giugno 1992 al Ritz in New York City quando i D.T. aprirono come Pagina: 9
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater supporters per gli Iron Maiden (coincidenza volle che l' ultimo concerto dei D.T. con Dominici si svolse proprio al Ritz !!!). Qualche show di prova nei club minori del newyorkese confermarono che LaBrie era stato pienamente accettato dai fans alcuni dei quali gia'conoscevano le parole del nuovo album "Images and Words" prima che fosse uscito nei negozi. Dopo l' uscita di IeW i D.T. firmarono un contratto con la Roundtable Entertainment e furono finalmente pronti per suonare in giro per il mondo. Le radio e soprattutto MTV furono veramente di supporto per i D.T. , la band raggiunse un buon livello di consensi soprattutto in giappone dove un piccolo tour registro'il sold-out in poche ore. Nonostante i riconoscimenti a livello mondiale, la band fece omaggio ai suoi fans locali con un concerto sold-out al Limelight Club di New York il 4 marzo 1993. Senza preavvisi la band suono'per 3 ore e qui i D.T. presentarono in anteprima brani come To Live Forever, Eve e A Change of Seasons. L' Europa segno la conclusione del tour "Music in progress" e fu proprio in Inghilterra che la band registro' l' EP "Live at Marquee" nell' omonimo club londinese. Dopo il "Music in progress" la band giro'il mondo una seconda volta (naturalmente in palazzetti piu'grandi), e gia'in questo tour fu inserito del nuovo materiale nel live set. Lo show di Tokio fu filmato e fatto uscire come video ufficiale. Nel marzo 1994 D.T. cominciarono a lavorare su un terzo album. I primi due erano nati solo come strumentali, mentre per "Awake" le parti strumentali e quelle vocali furono stese in parallelo. All' inizio i D.T. pensarono di includere il materiale gia'presentato nel tour non presente negli album, poi videro che non era il caso poiche'il materiale nuovo comprendeva gia'piu'di 75 minuti di musica e il vecchio materiale non piaceva piu' . L' unico rimasuglio del vecchio materiale fu una jam chiamata "Puppies on acid" rinominata poi "The Mirror". Mentre "To Live Forever" fu inclusa come b-side nel singolo "Lie". Altre tracks come "Oh Holy Night" degli Yuletide furono conservate per apparire in futuri EP. La Band nel maggio 94 si sposto'in Los Angeles per collaborare con i produttori John Purdell e Duane Baron e trovarono nel duo citato le persone che cercavano per rendere concrete le loro idee musicali. Sfortunatamente non tutto procedeva bene nella band; Kevin decise di lasciare il gruppo e lo smacco piu'grosso lo subirono i due John con cui Moore aveva iniziato a suonare. Dopo il completamento dell' album Kevin spiego' alla stampa : " Musicalmente parlando il mio approccio con la stesura dei brani e' cambiato, non mi trovo piu'in simbiosi con la band e le mie idee non sono piu'bene accettate dagli altri membri. Allo stesso tempo sto'pensando di Pagina: 10
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater non perdere il mio materiale personale per cui incidero'presto un LP come solista. Ora per me e'piu'importante concentrarmi sul mio lavoro solista, piu'di ogni altra cosa; la decisione di lasciare la band e'perche'era la cosa migliore per tutte e due le fazioni, la band e me stesso. Io credo veramente che i D.T. abbiano ancora mille cose da offrire al panorama musicale ed ai loro fans, io porto rispetto in tutti loro come musicista ma soprattutto come amici. Io spero che ognuno di noi possa dare il meglio." Kevin ha iniziato la lavorazione del suo progetto a New Mexico subito dopo l' uscita di "Awake". Le pressioni per trovare un nuovo tastierista erano enormi in quanto il tour era gia'programmato e la band aveva gia'fissato una data al Concrete Fundations Forum. Dopo una serie di audizioni . D.T. decisero di assumere Jordan Rudess per lo show imminente e Derek Sherinian per il tour. Anche Derek aveva studiato alla Berklee e aveva gia'suonato in tour con i Kiss ed Alice Cooper (tra gli altri). "Awake" usci il 4 ottobre del 94. Le previsioni erano del tutto state modificate dalla realta' , il debutto al 32° posto della Billboard americana ne era la conferma, ma non solo, in Germania Awake raggiunse le 43000 copie nella sola prima settimana di vendita. Il singolo "Lie" divento'una hit per le radio americane e il video era regolarmente trasmesso da MTV. Un ottimo inizio che confermo'"Awake" come il miglior album nella carriera della band. Il tour "Waking up the world" inizio'nel 95 in Giappone, dove "Awake" ricevette il disco di platino, e proseguì in Europa. Il tour segnò il sold out in tutta la sua prima fase tantochè la band decise di concedere un bis ai propri fans e dopo le date in primavera ci furono quelle in piena estate. La scaletta dei concerti era nettamente cambiata ma la vera sorpresa in ogni concerto era l' esecuzione di "A Change of Season" ovvero l' opera omnia della band, un pezzo epico di 23 minuti che i Dream Theater registreranno ai primi di agosto del 95 e che uscirà come singolo alla fine dell' estate. Nell’EP sono stati aggiunti alcuni pezzi del famoso concerto di "cover" eseguito a Londra nel gennaio dello stesso anno. Dopo l' uscita di ACOS non ci sono novità sulla band ( a parte qualche clinic di Mike Portnoy e John Petrucci ) fino all' aprile del 1997 mese in cui i Dream Theater fissano un tour europeo per presentare ai propri fans alcuni pezzi da inserire nel nuovo album in uscita imminente; il tour "A night with new music" fa registrare il SOLD OUT. L' album "Falling into Infinity" esce il 18 settembre 1997 cinque giorni prima della data confermataci qualche mese prima da Mike Portnoy. Dopo un primo "leg" americano di "Touring into Infinity" (il nuovo tour mondiale della band), i Dream Theater annunciano il loro arrivo in Europa.
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BIOGRAFIE Michael Stephen Portnoy Nato il: 20 aprile 1967 a: Long Beach, NY Altezza: 1.76 Colore capelli: Neri Colore Occhi: Verdi
Attori preferiti: Robert DeNiro, Jack Nicholson, Al Pacino Attrici preferite: Meryl Streep Registi preferiti: Woody Allen, David Lynch, Stanley Kubrick Sport: Boxe Show Televisivi: Twin Peaks, The Simpsons Cibi: Fast food, esclusivamente Taco Bell Bibite: Jagermeister, birra e vino purchè italiano Strumentazione: Tama Drums, Piatti Sabian, Pelli Remo, Pedali DW , Latin Percussion, bacchette Hot Sticks colore viola con punta battente nera autografate (Mike tiene la bacchetta destra normalmente mentre quella sinistra rovesciata. La giusta posizione dei pollici nell' impugnatura della bacchetta è data dal simbolo del gruppo su ognuna delle due; ragion per cui le bacchette sono diverse l' una dall' altra).
Mike Portnoy nasce nel 1967 a Long Beach, New York e fu subito influenzato dal rock poichè suo padre era un D.J. ; come dice lui, Mike era martellato tutto il giorno dai pezzi rock del padre e ben presto utilizzò la collezione di dischi del padre per formarsi musicalmente, dapprima con i Beatles e poi con i Kiss e inevitabilmente divento un musicista. Mike iniziò a suonare la batteria dopo aver studiato la teoria musicale alla High School. Durante questi anni Mike suonò in bands come Intruder, Pagina: 12
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater Rising Power e Inner Sanctum con la quale incise il suo primo album. Mike lasciò la band dopo aver ricevuto una borsa di studio dal Berklee Music College di Boston. Fu qui che fu notato dai due John (Petrucci e Myung) mentre suonava come un pazzo la batteria in una delle sale prove del college, fu seguito e invitato a provare con i Majesty (al secolo Dream Theater), il resto è storia.... Mike è un collezionista di tutto ciò che riguarda la musica e soprattutto i Dream Theater, in casa sua foto, riviste, quadri e guantoni da box (regalati dai fans) fanno bella mostra di sé in ogni angolo. E'lui che spreca chilometri di DAT per registrare tutto ciò che la band esegue, soprattutto nei sound check, dove nascono i pezzi dei Dream Theater. Mike ama girovagare per le città dove si reca in tour, soprattutto ama cercare cimeli musicali quali collezioni introvabili e bootlegs vari. Le maggiori influenze arrivano da Neil Peart dei Rush. Altri batterti preferiti sono Terry Bozzio, Vinnie Colaiuta, Simon Philips, John “bonzo” Bonham e Keith Moon. Le sue bands preferite sono : Beatles, Queen, Yes, Metallica, Jellyfish e Iron Maiden...Mike non disdegna anche il rap. Attualmente vive con la moglie Marlene nel New Jersey e con i gatti E.T. e Cypress
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Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater John Peter Petrucci Nato il: 12 luglio 1967 a: Long Beach, NY Altezza: 1.78 Colore capelli: Castani Colore Occhi: Castani
Attori: Robert DeNiro, Al Pacino, Mickey Rourke Attrici: Jodie Foster Film preferiti: Il Padrino, Scarface, la Trilogia di Guerre Stellari Show televisivi: Melrose Place, Girls'Night Out Libro: The Inner Game of Music Cibi: Italiano, Messicano e Cinese Bibite: Coca cola Strumentazione: Sei e sette corde custom Ibanez (precedentemente usava il mod. RG ora esiste una sua chitarra prodotta dalla Ibanez ma le caratteristiche di questa chitarra non corrispondono alla sua originale) , Mesa Boogie Amps (Triaxis, 2:90 power amp) Lexicon PCM-70 reverb, TC Electronic 2290 effects and delays, Sony wireless, DBX 166 Compressor; plettri Dunlop (0.71 color rosa per la chitarra acustica e Jazz III neri per la chitarra elettrica) John nasce nel 1967 in una famiglia di musicisti a Long Island, New York. A differenza dei genitori che non suonavano nessuno strumento, la sorella maggiore suonava il pianoforte e l' organo, il fratello suonava il basso e la sorella più giovane il clarinetto. Mentre la sorella maggiore lo spingeva verso la musica, John iniziò a studiare chitarra solo perchè era lo strumento suonato da tutti i suoi vicini di casa ed anche perchè era divertente. John iniziò a suonare a 12 anni ed adesso è uno tra i chitarristi più accreditati nel mondo, collabora con Guitar World Magazine e sono sue le trascrizioni delle tablature sui books "Images & Words" e "Awake". E'già uscito il suo video didattico ed inoltre John viene spesso invitato a suonare Pagina: 14
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater in
parecchi
"tribute",
in
ultimo
quello
ai
Rush
e
ai
Queen.
I suoi gusti musicali sono contraddistinti da una particolarità, i nomi Al e Steve....i suoi preferiti sono : Al Di Meola, Steve Howe, Alex Lifeson, Stevie Ray Vaughan, Allan Holdswroth e Steve Vai. John iniziò a provare la chitarra sette corde durante le registrazioni di "Awake" per completare meglio i fraseggi basso-chitarra anche sulle note più basse. John vive in New Jersey con la moglie Rena ex chitarrista ed espertissima di computers e con la gatta Little Girl. Una curiosità, John ha sempre con se il suo quattro tracce per ogni evenienza....
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LA SCHEDA TECNICA JOHN PETRUCCI
Le chitarre
John Petrucci ha utilizzato diverse chitarre dal periodo di WD&DU fino ad oggi, la prima cosa da specificare e che JP è endorser Ibanez da diversi anni, se non ricordo male dal periodo del primo LP (89). Il primo stock di chitarre fornitegli dalla Ibanez furono le Custom USA, basate sul modello della serie RG a 24 tasti (al quale si sono ispirati per creare un altro celebre modello firmato da Steve Vai, la JEM) ma costruita e assemblata in modo quasi artigianale su specifiche di John (o dell' eventuale cliente, visto che è possibile farsela costruire dal custom shop Ibanez in California), con sostanziali differenze con il modello standard: innanzitutto lo smusso del corpo per migliorare l' accesso agli ultimi tasti, recentemente reso disponibile in tutti i modelli Ibanez ma presente solo sulle Custom di quel periodo, due soli pickup Humbucker (manico e ponte) perché quello centrale ostacola la sua pennata, il potenziometro del volume spostato (per lo stesso motivo) e una verniciatura aerografata. Riguardo la finitura ho potuto rintracciare due modelli differenti, uno leopardato (!) con hardware Cosmoblack (una specie di grigio metallizzato, lucido) ed un altro con il motivo tipo Deco art astratto che potete vedere nei suoi modelli attuali. Il primo stock comprendeva anche altri tre strumenti, una Maxxas (un modello non più prodotto attualmente, che aveva come particolare il corpo con delle camere tonali), una Satriani JS1 e una Saber 540 (modello sulla cui base venne costruita la Frank Gambale) tutte udibili (a detta di Petrucci) nel primo LP. Durante il secondo I&W e relativo tour Petrucci ha mantenuto esclusivamente lo strumento Custom USA con la finitura attuale (fondo nero con facce rosse, blu, gialle e verdi) con dotazione di pickup DiMarzio personalizzata (Tone Zone modificato al ponte e un prototipo al manico che ora si chiama SFP), smusso e volume spostato. Questo strumento è stato affiancato da un nuovo arrivato durante la stesura di Awake, una Universe 7 corde (modello progettato dalla Ibanez in collaborazione con Steve Vai che aggiunge alle normali sei corde un ulteriore SI basso), nera con pickup, segnatasti e manopole verde fluorescente, corpo in tiglio (basswood) in due pezzi, manico in acero con tastiera in palissandro e pickup leggermente modificati, la si può vedere nel videoclip di Lie. Probabilmente Petrucci possedeva da tempo questo modello ma non ha voluto utilizzarlo prima di sentirsi perfettamente a suo agio (ne possiedo una identica e per abituarmi alla settima corda ci ho Pagina: 16
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater messo qualche mese), lo testimonia il fatto che in Live in Tokio accenna una versione primordiale di the Mirror dove usa la sua sei corde in modo da ricordare la Universe. In Awake ci sono diversi pezzi fatti con la Universe, oltre a the Mirror e al suo logico continuo, Lie, abbiamo Caught in a Web. Dopo il tour di Awake abbiamo un' altra novità, il modello Petrucci viene prodotto ed importato regolarmente in Italia sotto la sigla di JPM, inizialmente è disponibile in una sola variante, ovvero con i pickups e la finitura del suo modello originale, ma dopo appena un anno vengono aggiunte due varianti ed aggiornato il primo con i nuovi pickups (Air Norton al manico e SFP al ponte) e due nuove colorazioni (in pratica il disegno è lo stesso ma realizzato in bianco e nero oppure con dei colori tipo azzurro, fuxia e salmone), l' elettronica è sempre la medesima: volume, tono e un selettore a tre posizioni (ponte, manico ed entrambi splittati), dimenticavo, i segnatasti sono a punto vicino al bordo del manico (mi basso) mentre nel primo modello (quello non in produzione) erano i classici a dente di squalo. Altra curiosità è che per uno o due anni la Ibanez ha eliminato dal suo catalogo la Universe (dopo aver ridotto i modelli disponibili a due) e stranamente adesso è riapparsa in veste nuova (tutto il verde è diventato bianco tranne i punti neri) in una sola finitura e indovinate un po'accanto a quali altri modelli si trova? Esatto, alla JPM100 di Petrucci (e alla PGM di Paul Gilbert, che non ne ha mai usata una), in pratica, pare che diverse persone si siano riavvicinate a questo strumento dopo averne sentito le potenzialità in Awake (lo stesso Vai ha notevolmente trascurato la Universe ultimamente). Per quanto riguarda la JPM100 prodotta in serie posso dire che ha un manico simile a quello della JEM (19mm di spessore, leggermente più grosso del modello che monta la RG550) e una tastiera molto precisa ma stranamente poco scorrevole, in pratica la mano non scivola allo stesso modo di una RG ma proprio grazie a questa "durezza" maggiore permette salti con precisione superiore; è vero, è necessario un lavoro iniziale per abituarcisi ma alla lunga, la fatica paga. I tasti erano i 6100 Dunlop, ora sono Jumbo (che dovrebbero rendere la tastiera un po'più scorrevole). La scalatura è .009/.046 mentre per il Si basso della Universe usa una .056. Il suono è molto percussivo e definito anche al manico, Petrucci stesso dice che predilige questa caratteristica in quanto esalta l' idea ritmica che lui esprime con la pennata, l' attacco è preciso ma allo stesso tempo non eccede nella risposta in nessuna frequenza, caratteristica che gli permette di passare dai suoni secchi ed incisivi delle ritmiche a quelli cremosi e "canterini" dei soli (vedi Surrounded), per quanto riguarda i plettri JP usa i Dunlop Jazz III piccoli. Come chitarre acustiche usa Ibanez (ovviamente) e Martin, i plettri sono i Dunlop .071. Pagina: 17
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Amplificazione
Purtroppo per l' amplificazione non posso essere molto dettagliato visto che va in giro con due frigoriferi pieni di apparecchiature collegate in modo molto complesso, innanzitutto va precisato che anche per l' amplificazione JP è sponsorizzato quindi il suo setup potrebbe (come è già successo in passato) cambiare per promuovere qualche nuovo prodotto della casa, il suo attuale sponsor è MESA/BOOGIE (lo è da diversi anni), che gli ha assemblato e fornito un sistema rack. La chitarra è collegata attraverso un wireless system Sony, un compressore 166 DBX ed un WhaWha CryBaby ad un amp switcher Mesa che permette di selezionare i vari preamplificatori: un TriAxis (a valvole, Midizzato), un Dual Rectifier (testata 100W) collegato ad un ulteriore 4X12" e un Blue Angel (combo da 33W con una doppia circuiteria di amplificazione), il tutto passa attraverso una sezione effetti composta da un TC Electronics, un Lexicon JamMan (usato come campionatore) ed un PCM80 usato per il riverbero, fino a giungere ai due finali 2:90 (valvolari, 90 Watt per canale) collegati a 2 casse (4X12") e due 2X12"; tutto è controllato attraverso un Midi patchbay dalla pedaliera Mesa/Boogie,ed i pedali d' espressione; in particolare vengono pilotati il TriAxis, i finali e gli effetti. In precedenza Pertucci aveva due TriAxis in serie e un Rectifier e non aveva il Blue Angel, non sono sicuro, ma attualmente non ha più il Rectifier (sostituito dal Blue Angel) e pare che usi un sistema alternativo costituito dal TriAxis e da un HeartBreaker collegati all' amp switcher, dal PCM80 in serie e dai finali. .
Il Suono
In studio Petrucci non ha un suono particolarmente distinguibile, anzi, a differenza di molti altri chitarristi, ama registrare ogni parte col suono più appropriato, per alcuni soli (intro di Surrounded, solo lento di Erotomania, Another day) ottiene un suono molto melodioso e morbido, in alcuni casi (solo introduttivo di Scarred) ricorda Santana, in altri casi sembra addirittura fare il verso ad alcuni musicisti famosi (U2, Santana, Vai, Extreme) sia con passaggi in stile, sia con un suono simile a quello usato dai musicisti ai quali si ispira, altre volte accentua gli alti per ottenere maggiore aggressività (tipico delle ritmiche di tutto Awake). Comunque se ascoltiamo con maggiore attenzione possiamo notare alcune caratteristiche che Petrucci si porta appresso da sempre e che sono legate alla sua tecnica esecutiva: l' attacco della nota è in ogni caso molto preciso e secco, sui bassi e durissimo e netto, sulle note alte è spesso stoppato e si può sentire una sorta Pagina: 18
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater di armonico creato dal plettro che da'al suono un' incisività ed un senso ritmico che identificano il suo fraseggio, sia ritmico che solista, rispetto a quello di altri (usato in modo differente anche da Nuno Bettencourt e da Eric Clapton), altra fondamentale è lo spessore del suono che rimane sempre molto elevato, anche quando vengono tolti i medi per renderlo aggressivo il suono non si svuota mai e rimane comunque corposo. Dal vivo i suoni sono molto differenti rispetto a quelli in studio, mentre nei dischi viene data molta importanza alla definizione del suono fino a farlo diventare estremamente secco ed aggressivo dal vivo il suono è molto carico di medi, i soli cantano e riempiono maggiormente il mix (motivo per il quale la tastiera resta leggermente "coperta" rispetto agli altri strumenti), si sente poco il plettro (rispetto ai suoni in studio) e il timbro ricorda i classici suoni che hanno reso famosi gli ampli Boogie: caldi, grossissimi e "cremosi".
La Tecnica
Anche la tecnica di Petrucci non è particolarmente individuale, praticamente usa tutte le tecniche esecutive moderne (stoppati avanzati, tapping, string skipping, sweeping, pennata alternata, vibrati alla Vai ecc.) in modo estremamente naturale e perciò non noioso e fine a se stesso ma senza riuscire, a mio avviso, a possedere uno stile maturo e riconoscibile proprio di artisti più blasonati (e generalmente più vecchi!). In particolare le tecniche preferite da JP sono la pennata alternata, sviluppata studiando su materiale da super plettratori come Al DiMeola e Steve Morse (sue principali influenze); lo stoppato sviluppato in arpeggi complessi su tempi dispari, spesso arricchito da terzine scomodissime da eseguire (chi ha provato la parte centrale di TakeTheTime o l' arpeggio iniziale di LearningToLive sa di cosa sto parlando!) è un' altra sua prerogativa. Nei soli ha un approccio abbastanza didattico con un uso molto disinvolto di melodie "cantabili", cromatismi ed alterazioni di provenienza Jazz che mettono in luce i suoi studi presso un istituto di musica ed il conseguente, notevole, bagaglio tecnico e culturale, come sequenze mi sembra di notare una preferenza per gli schemi doppi (due note per corda in diverse sequenze) che si adattano meglio ad una tecnica di pennata alternata e scale plettrate (ottenute raddoppiando ciascuna nota) estremamente veloci che più che dare un' idea melodica servono come un effetto ritmico. Per il tapping ho notato che utilizza spesso (o meglio, per i pochi esempi che ha eseguito) una sequenza molto veloce di pedali aiutati dalla corda a vuoto e spostati lungo tutta l' estensione della tastiera (come si può vedere sul solo di YtseJam e sulla versione live di Take The Time, nel solo conclusivo), molto efficaci Pagina: 19
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater ma troppo riconoscibili e quindi inutilizzabili per più di una volta. Parlando di approccio ai soli, in Awake si nota una maggiore componente di improvvisazione e un deciso ritorno a sonorità più blues, aiutate anche dall' uso del Wha e da quello di scale pentatoniche e cromatismi molto diretti e orecchiabili, un' ottimo esempio di bilanciamento fra immediatezza e tecnicismo è il solo di Voices molto espressivo ma moderno. Non dimentichiamo i salti di ottave, i fraseggi ultraveloci, l' uso della leva e tutta una serie di trucchi e tecniche che JP usa per vivacizzare e rendere dinamico il pezzo. In definitiva possiamo dire che lo stile di Petrucci sia il non avere uno stile unico, ma il saper fondere di volta in volta diversi suoni e tecniche e di saperle adattare al sound unico dei Dream Theater; non un chitarrista solista ma un elemento che va ad aggiungersi e completare un discorso musicale ed artistico più ampio, un musicista che ha il trasformismo come caratteristica, ed in questo è veramente unico! A cura di Roberto Sanna
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L’INTERVISTA
MIKE PORTNOY E DEREK SHERINIAN
Proveniamo dalla citta'del mare per eccellenza, Rimini, e magari quando ci spostiamo al nord pensiamo di trovare sempre temperature piu'rigide rispetto alle nostre, e'il 2 di Ottobre e Milano invece ci accoglie con i suoi 30 gradi ad elevata umidita'relativa, eravamo venuti per riposarci al fresco invece dobbiamo viaggiare con il condizionatore al massimo, ma va bene cosi' , l' occasione e'di quelle troppo ghiotte per lasciarsele sfuggire, e' appena uscito "Falling Into Infinity" e Derek Sherinian e Mike Portnoy sono in tour promozionale e domani avranno anche una session di autografi presso "Mariposa", l' album è schizzato al 5 posto in classifica durante la prima settimana e se a tutto cio' aggiungiamo il fatto che stasera probabilmente saremo con loro a berci una birra, lascio a voi pensare in quanti millisecondi abbiamo preso la decisione di questa trasferta lombarda. Quello che segue e'il resoconto di due giorni intensissimi passati al loro fianco, compresa la conferenza stampa con alcuni giornalisti del settore e l' incontro con i fans. Il tutto inizia il mercoledi sera ad un pub di Sesto S. Giovanni; Derek ci accoglie, sembra una boutique ambulante, elegantissimo ma con una catena di bicicletta al collo, e' lui il primo a venirci incontro urlando e sbracciandosi come se fossimo al mercato mentre il locale e'vuoto, dietro di lui scorgiamo una testa bionda, e'lui o non e'lui, certo che e'lui, capello tagliato e ciuffo meshato ma rimane sempre Mike Portnoy. Allora Mike vogliamo parlare delle scarpe di Derek? Mike: No grazie ho gia'riso troppo quando e'salito sull' aereo!!! Quando esce un nuovo album di solito al tour successivo si eseguono molti pezzi del suddetto per poterli far conoscere meglio al pubblico, succedera'anche questa volta? Mike: Guarda, ci stiamo ancora pensando verra' tutto definito nelle prossime due settimane, terremo in considerazione anche il responso dell' ultimo tour brasiliano perche' siamo arrivati ad un punto in cui, purtroppo, non potremo piu'accontentare tutti, o suoniamo per 4 ore anche i vecchi brani e per un fan datato sarebbe le libidine ma per il pubblico comune sarebbe esagerato, oppure, e questa potrebbe essere una soluzione, potremmo comporre dei medley comprendenti 3-4 brani alla volta, forse la soluzione sta nel mezzo perche'anche per noi i pezzi che ci piacciono di piu'sono quelli piu'lunghi, staremo a vedere. Pagina: 21
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater Derek: Credo che il nuovo album piacera'dal vivo anche a quelle persone che ci hanno conosciuto attraverso gli ultimi singoli, probabilmente ci avranno giudicato solo per quelli mentre si sa che un vero fan prende tempo e si ascolta l' intero album anche una decina di volte prima di farsi un' idea precisa dello stile di un gruppo. Mike:Sara'facile incontrare gente ai concerti che avra sentito solo "Hollow Years", "Another Day", Wait for Sleep" e "The Silent Man", sara'molto interessante vedere le loro facce quando sentiranno veramente come suonano i Dream Theater, alcuni album ti devono entrare dentro. Cosa ci dici della collaborazione con Desmond Child per "You Not Me"? Mike:La questione e'molto semplice, la canzone non doveva comparire nell' album, al massimo come b-side di qualche singolo, infatti chi ha la versione demo riconoscera'che non e'un gran che, Kevin Shirley (il produttore) invece ha pensato che fosse un bel pezzo, bastava solamente lavorarci un po su, ha proposto Desmond come collaboratore, a noi non e' parsa una grande idea perche'lui ha sempre lavorato con cose che con i Dream Theater non c' entrano un tubo, ma ci siamo detti, proviamoci, apriamo un attimo la nostra mentalita'e vediamo cosa succede, risultato, "You Not Me" e'la prima canzone dopo "New Millennium". Quando fai un album con quelle sonorita'un po'datate, non hai paura che la gente ti cataloghi come un riciclo di altre band? Mike: Si, potrebbe essere, ieri per esempio durante una intervista un ragazzo se ne e'venuto fuori con una lista di 20 band e per ogni canzone dell' album ci ha indicato a chi somigliavamo di piu' , io penso invece che se c' e'qualcosa che assomiglia agli altri gruppi non per questo vuol dire che li vogliamo copiare, e poi credimi e'difficilissimo far suonare 5 gruppi nello stesso pezzo, prendi "New Millennium", dentro ci potrebbero essere Pink Floyd, U2, King Crimson ed anche del buon industrial alla Fear Factory, guardala da dentro invece e ti accorgi che e'solamente una canzone dei Dream Theater. Derek: Anche per la storia della copertina, qualcuno ci ha detto che assomigliavamo a qualcuno, si e'vero Storm Thorgerson e'stato il grafico dei Pink Floyd ma noi gli abbiamo fatto ascoltare l' album quasi concluso, gli abbiamo spiegato cosa volevamo e lui ci ha proposto una ventina di copertine, abbiamo organizzato un drinking party fra di noi ed alla fine abbiamo deciso(risate). La serata scorre liscia, sembra di discutere di donne e macchine con due vecchi del liceo ed e' questa forse la forza di questi ragazzi, essere semplici Pagina: 22
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater anche nel fatto di ammettere che con la cameriera Derek avrebbe fatto volentieri numeri di alta scuola circense, Mike invece era molto interessato al punto di volerselo portare via, ad un quadro contenente i plettri dei personaggi famosi che avevano fatto visita al locale, "Consigliero' a John di farsene personalizzare uno dalla Dunlop, e la prossima volta che passo da qui lo aggiungo alla collezione !!!� Parlando dei singoli cerchiamo di capire la differenza fra il mercato americano e quello europeo. Mike:La decisione dei singoli e' abbastanza difficile e controversa, comunque abbiamo scelto "Burning My Soul" per gli USA e "Hollow Years" per l' Europa, dicevo che la scelta e'molto complicata, prendi "Images And Words" per esempio, noi avevamo scelto "Another Day" mentre il piu'grande successo e'stato ottenuto con la versione live di "Pull Me Under", per l' Europa abbiamo deciso per un singolo che possa andare bene per tutti i mercati, anche per quello inglese, che come si sa, per noi e' disastroso. Torniamo all'album, anche James ha cambiato il suo modo di cantare. Derek: Soprattutto sul cantato, volevamo uscire da un cliche'anni 80, e penso che James abbia fatto un lavoro stupendo, ha lasciato stare la tecnica per un attimo (ma aveva gia'dato dimostrazione delle qualita'negli album precedenti) e si e'buttato a capofitto nella composizione dei brani cantando a mio avviso piu'con l' anima, ne e'scaturito un sound piu'caldo. Mike: Io intanto pensavo a scrivere canzoni (risate), non so bene perche'per qualche ragione sono testi arrabbiati, sarcastici ed anche cinici, qualcuno mi ha accusato di usare Kurt Cobain e Shannon Hoon come oggetti, mentre io invece li ho citati solo per accusare l' industria della pubblicita'che ne fa' degli eroi solo perche'sono morti in situazioni tragiche, "New Millennium" al di la'del titolo non parla dell' imminente anno 2000, ma parla di noi e di come le cose si sono evolute negli ultimi 3 anni, un nuovo membro, un nuovo management, un nuovo album, tutti cambiamenti che ci hanno fatto arrivare fino a questo momento che per noi significa una nuova alba. Cosa ci potete dire del cambiamento di management? Mike: Non sai quanto ci ha dispiaciuto, abbiamo passato 3 anni e mezzo bellissimi insieme a Jim Pitulski e Rob Shore, sono ragazzi formidabili ed eccezionali professionisti ma, per motivi che io ignoro alla fine hanno litigato fra di loro, erano come dei parenti per noi, ma purtroppo per noi l' unita'della band viene prima di ogni cosa e con i produttori che litigano Pagina: 23
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater non possiamo andare avanti, abbiamo anche indetto una votazione al nostro interno per scegliere chi dei due avrebbe continuato con noi, ma alla fine a malincuore abbiamo dovuto cercarci un nuovo management ed e'stato meglio cosi. Derek: Io li ho conosciuti solo ultimamente ma penso che quei due ragazzi abbiano fatto moltissimo per i Dream Theater, ma penso che la compattezza della band sia ancora piu'importante, sai prima di questo tour promozionale tutti insieme siamo andati a vedere un concerto dei Rush negli States, era come vedere una unica persona in movimento, eppure loro sono on the road da parecchi anni, siamo rimasti veramente colpiti dalla loro capacita di rimanere uniti, alla fine ci siamo detti che sarebbe grande se fossimo capaci anche noi di fare una cosa del genere. Vorrei incidere dischi e suonare davanti a migliaia di persone per altri 15 anni. Mike:Guarda a band come Yes, Genesis, li stessi Rush, i Queen, i Pink Floyd, ritorna agli anni 70 quando stavano decidendo le loro carriere, e'la stessa cosa che sta capitando a noi adesso, se abbiamo una visione proiettata al futuro della band, se stiamo pensando alla nostra carriera, anche chi ci gestisce deve essere sulla stessa lunghezza d' onda delle nostre idee. Penso comunque che una base di partenza buona per il futuro l'avete gia': i vostri fans!!! Mike: Questo e' indiscusso ed e' quello che ci rende entusiasti, fortunatamente abbiamo fans che fanno tutto il possibile affinche tutto si svolga nella maniera migliore, ricordatevi che a dispetto di altre band che lavorano con le majors, VOI fate il nostro mercato, la nostra casa discografica non puo'rimanere indifferente se ci sono migliaia di fans che comprano i nostri dischi e che vengono ai nostri show, l' uscita di "A Change of Seasons" ne e'stata la conferma, io penso che se i fans vogliono una determinata cosa, alla fine riusciremo a farla, sappiamo benissimo di avere molti ascoltatori anche nel sud Italia, e ci stiamo muovendo per poter suonare non solo a Milano. Sappiamo che ci sono versioni diverse dei pezzi inclusi nell'album come "Take Away My Pain" o "Lines In The Sand"........ Derek: Si e'vero, ma su questo album ci siamo stati sopra per piu'di un anno e le idee delle persone cambiano, pensa che all' inizio il titolo dell' album era "Stream Of Consciousness", poi con l' andare del tempo abbiamo esposto le nostre volonta' , le canzoni cambiavano ogni qual volta ci mettevamo mano, ma ora penso che "Falling Into Infinity" sia definitivamente il messaggio che noi volevamo dare con questo album. Pagina: 24
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Ci sono canzoni che non avete mai suonato dal vivo come "Space Dye Vest"............. Mike: Quella era un pezzo di Kevin Moore, era la SUA canzone, scritta e composta esclusivamente da lui e sarebbe stato ridicolo per noi proporre al pubblico quel pezzo senza di lui. E cosa mi dici allora di "Wait For Sleep"??? Derek: L' abbiamo suonata in passato, all' inizio del tour di "Awake", e'stata completamente riarrangiata senza le tastiere ed infatti il riff era suonato dalla chitarra acustica di John Petrucci, non credo che sia riproposta in futuro. Mike: Negli album passati ci sono un sacco di belle canzoni che potremmo proporre ai nostri nuovi fans vedi "The Killing Hand", ma penso che il loro tempo sia gia'passato, riproporremo "The Ytse Jam" perche'e'una delle preferite da tutti ma fondalmente molti pezzi del primo album sono gia'in soffitta, abbiamo un sacco di altro materiale su cui concentrarci!! E dopo questa giornata intensa al seguito dei due l'immagine piu' bella che ci e' rimasta in mente erano le facce dei ragazzi che entravano a Mariposa per farsi firmare di tutto, espressioni felici, emozionate, quasi increduli di essere a pochi centimetri dai propri idoli che pero' alla fine si dimostrano ragazzi come loro, l'autografo piu' bello e' stato quello di Mike sul manico di una chitarra, "Guarda che io non suono la chitarra", "Va bene lo stesso" fa il ragazzo, "Ed allora mi firmo John Petrucci" risponde Mike, e cosi' e' stato, e cosi' e', e cosi' sara' per sempre. ‌mentre Derek continuava a disegnare cuoricini a tutte le ragazze piÚ carine !!!
a cura di Simone GiFava Fabbri Pagina: 25
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LA RECENSIONE:
Concerto FilaForum 30 novembre 1997 All’inizio ero un po’ scettico sulla data al Forum; eravamo stati noi del fan club a consigliare a Mike Portnoy via internet un posto molto grande visto il successo che stava riscuotendo il nuovo album; ma quando ho visto la mail di Mike che mi confermava il 30 novembre al Forum di Assago mi si è stretto il cuore. Sarebbe stato possibile portare più di 5 mila persone a vedere i Dream Theater ??? Bene la conferma che il numero di Ytsejammers italiani è in continua crescita l’ho avuta proprio durante domenica 30 novembre. La storia comincia sabato 29, giorno in cui la Cgd/EastWest e l' Italian Dreamers organizzano una festa dedicata ai Dream Theater al Rolling Stone di Milano, la festa non va come dovrebbe, infatti le persone presenti hanno atteso invano l’arrivo della band che ha dato forfait accusando un forte Jet Lag con relativa stanchezza. La mia domenica inizia con un risveglio abbastanza tragico, infatti il mio corpo risente ancora del pogo fatto alla festa della sera prima al Rolling Stone. L’amarezza della mancata partecipazione della band a tale festa si stà dissolvendo per dare spazio all’euforia della partenza per il Forum. Prima di pranzo passiamo all’Hotel dove ha dormito la band ed incontriamo un Mike Portnoy ancora un po’ stanco che stà per andare al Forum ad "accordare" la nuova batteria…decidiamo di andare a "svuotare" un Mc Donald’s e poi ci "perdiamo" sulla tangenziale di Milano in direzione Forum. Appena arrivato entro subito dentro al palazzetto e noto che solo Mike e Derek stanno lavorando alla strumentazione; dopo 5 minuti mi viene comunicato che gli altri membri sono su un altro tour bus che è rimasto imbrigliato in un ingorgo sulla tangenziale…il sound check si farà poco prima del concerto… Fuori dal forum ci sono già circa 3mila persone e la signora Trotta (Barley Arts) ci conferma che i biglietti venduti in prevendita sono 5.500 !!! La mia speranza di superare i Pantera si stà spegnendo (9000 persone il 22 ottobre 1994). Intanto fuori dal Forum gli altri ragazzi dello staff del fan club stanno raccogliendo tutti i soci per realizzare il progetto a cui lavoravamo da mesi con l’organizzazione: entrare dieci minuti prima; e, nonostante qualche problema con i responsabili del Forum per la scelta dalla porta di entrata,
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Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater tutto il fan club è riuscito ad accaparrarsi un posto in prima fila e gustarsi uno spettacolo eccezionale. Sono le 17.00 e arrivano John Petrucci, John Myung, James LaBrie e Bill il tour manager; pochi minuti ed ha inizio il sound check…alcuni ragazzi che hanno vinto un concorso su una radio assistono estasiati alla prova dei volumi e la band non esita a farci sentire alcune chicche : New Millenium con tempi raddoppiati, una Jam session improvvisata e Derek che spara cavolate a tutto andare !!! Sono le ore 20.00 e i Vanden Plas prendono il loro posto sul palco, il bassista ha ancora la caviglia fasciata e le stampelle, mentre il cantante ci confida di avere dei problemi di gola…la prestazione del gruppo tedesco infatti è scadente, ma non facciamogli assolutamente una colpa !!! Ore 21.10 entro nella Dressing Room ed incontro Mike Portnoy che corre qua e la per scaldare le gambe ed in sottofondo mi sento i gorgheggi di James; Mike dice di essere caricatissimo e viene a dare un’occhiata al pubblico: circa 7/8 mila persone sono stipate in ogni angolo del forum… Ore 21.15 entrano in scena i Dream Theater. Durante i primi tre pezzi la band si sente un attimo frastornata dalla presenza massiccia di fans e Petrucci sbaglia qualche riff su Lines in The sand e Burning My soul; la band ci priva della stupenda Hell’s Kitchen ma dopo una mini Jam session di due minuti inizia Voices e James da una grande prova vocale. Un fatto di cronaca, durante Lines in the Sand la strumentazione di Derek va in black out e Derek decide di far ripartire la baracca da solo, intanto Petrucci e Myung improvvisano… James LaBrie riprende fiato parlando al pubblico del Forum, ancora non crede ai suoi occhi, è il pubblico più numeroso davanti al quale hanno mai suonato; annuncia Under a Glass Moon, il pezzo procede liscio e Petrucci esegue l’assolo in maniera impassibile dando prova che, nonostante l’inizio non brillante, è la sua serata; infatti le paure iniziali sono passate e John sorride guardando il pubblico coinvolto. A questo punto decido di abbandonare il backstage per andare ad ascoltare com’è la resa audio in mezzo alla bolgia… i Dream attaccano Hollow Years e tutti i neo Ytsejammers si scatenano nei cori; alcuni dei più affezionati criticano questo pezzo eseguito in maniera quasi acustica ma la band attacca subito con un mini solo di Derek, ci siamo A crack in the mirror rimbomba nel forum ma i Dream si fermano subito alla fine di Puppies on Acid senza eseguire The Mirror; un vero peccato , secondo me sarebbe esploso il forum… E’ il momento di Falling into Infinity : Just Let me Breathe e Peruvian Skies vengono suonate una di seguito all’altra fino ad arrivare a Pull me Pagina: 27
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater under…già dall’arpeggio iniziale il pubblico si scalda e sale il grido dei Jammers che cantano a squarciagola il ritornello… Derek alle tastiere da il massimo di se stesso suonando anche due tastiere insieme con le mani dietro la schiena e Mike Portnoy carica il pubblico agitanto e roteando le bacchette in aria come un vero giocoliere…. Take away my pain è il pezzo che segue, in questo momento sono su una tribuna insieme ad alcuni amici e vedo tutto il pubblico del forum cantare questo pezzo…e questa ballad rifatta in maniera più heavy mi lascia di stucco. Ecco la novità di questo tour, finora i Dream, nella loro storia “live”, non avevano mai eseguito solo due pezzi, Scarred era uno di questi: questo capolavoro di circa 12 minuti ci fa vedere la massima espressione tecnica della band; qualcuno mi chiede se è una “unreleased” ed io trattengo i pugni (ragazzi comprate i cd non le cassette !!!)…gli assoli di chitarra e tastiera sono molto coinvolgenti e questa esecuzione fa presagire che il finale di concerto sarà estasiante…. Partono le note della 4^ parte di A change of Seasons, ma è solo un piccolo cameo per dare lo spazio ad Ytse Jam…sul palco stà succedendo di tutto; aspettavo questo pezzo più degli altri e dagli spalti noto che i veri Jammers pogano mentre parecchia gente non conosce neanche questo pezzo…Derek lascia la sua impronta su questo brano eseguendo il riff principale con il pianoforte ed inutile dire cosa stanno combinando i due John, il signor Myung doppia con il suo 6 corde tutti i riff di chitarra e cominciano gli assoli…prima del concerto Mike mi aveva scritto velocemente la scaletta scrivendo a fianco di Ytse Jam: drum solo, ci siamo finiscono i mini assoli degli altri ed iniziano le rullate di doppia cassa. Un paio di minuti e Mike sembra aver terminato poiché Petrucci, Myung e Sherinian tornano sul palco…ma qualcosa stà per succedere: Mike sposta l’asta del microfono e attacca la batteria di One dei Metallica, Petrucci e Myung trovano pane per i loro denti e tutti rimaniano impressionati da questa esecuzione con Mike come singer….inutile raccontare il delirio ma ancora non è finita, Mike viene ancora lasciato sul palco da solo e continua il suo assolo mentre Myung imbraccia il Chapman Stick nascosto dietro le casse della tastiera…. Il tapping iniziale di New Millenium conclude l’assolo di batteria; quasi indescrivibili sono i movimenti di entrambe le mani di John Myung e l’esecuzione di questo brano è tutta incentrata sulla sua tecnica….il pubblico canta e James lascia spesso il microfono ai fans e conclude il pezzo dicendo : "Forse nel prossimo album vi farò cantare a tutti". New Millenium finisce e la band esce dal palco…nessuno osa lasciare il Forum perché tutti aspettano la stessa cosa, Pagina: 28
Metropolzine – The Official Italian Fanzine of Dream Theater eccola: Metropolis, si sente da lontano l’eco della chitarra di Petrucci ma è solo una base registrata, ma ecco i 5 entrare sulla scena caricatissimi per un’esecuzione splendida….più volte i solo di Myung, Petrucci e Sherinian si incrociano per arrivare ad una esecuzione all’unisono dei riff finali….il pezzo viene interrotto da un’improvvisata di Petrucci, dalla sua ibanez bianca escono le note di O’ Sole mio e poi non contento attacca la tarantella; appare sul palco James LaBrie in versione ballerino e tutto il Forum è scatenao. Il pubblico è esausto, mentre si riaccendono le luci, come outro finale, viene proposta una versione jazzata di “Under a glass moon”, sembra cantata da Mike Portnoy e molti si guardano con sospetto pensando ad uno scherzo targato “Nightmare Cinema”, spiacenti di deludervi ma non sono i Dream Theater ad eseguire questo brano. Intanto eccovi la scaletta scritta di pugno da Mike A cura di Marco “Petrus” Petrini
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