Metropolzine 14

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Il camper semidistrutto dalla settimana di tour appena conclusa scorre silenzioso sull’A14 e dietro le mie orecchie sento solo il tintinnio delle due ultime lattine di birra rimaste nel frigo. Il resto della truppa dorme, di fianco a me c’è Marco, solitario, fisicamente distrutto, stoico, nel tenermi sveglio in quest’ultimo tratto d’asfalto che ci riporta a casa. Un mese dopo, il 22 marzo scorso, la riunione di tutto lo staff del Fan Club ha sancito dei cambiamenti importanti a livello d’interazione con i Dream Theater e con il loro mondo. Abbiamo discusso, abbiamo scherzato, abbiamo deciso, abbiamo litigato, ma, forse, grazie a questo sfogo abbiamo capito di essere cresciuti, maturati, come fans ma, soprattutto, come uomini. Ragionevolmente, un momento di pausa per riordinare le idee e per ricaricare le pile sarebbe stato utile. Invece no, non ne siamo capaci. Leggendo la stampa specialistica, avevamo notato molta leggerezza nell’interpretare e catalogare l’ultimo album dei Dream Theater, da qui la volontà di dare una guida completa sia per il neofita sia per il fan di lungo corso. Abbiamo infilato il nostro naso tra i risvolti più oscuri e misteriosi di quest’ultimo lavoro, dando una prospettiva dall’interno, una visuale migliore, da chi, come noi, come voi, sta seguendo queste note musicali da molto, molto tempo. Nel silenzio degli ultimi mesi, Marco ha scritto la sua opera omnia, e questo Speciale dimostra, per prima cosa, il profondo rispetto nei confronti delle persone che ci sono state vicine ultimamente, un amore spropositato per la musica ed, infine, una dedizione completa per la band che, circa dieci anni fa, ha cambiato per sempre la vita di tutti noi. Metropolzine 14 è completamente dedicata a “Six Degrees…” e si presenta con un “vestito” serio. Dalle prime bozze fino all’edizione finale mi sono emozionato leggendone passaggi che anch’io misconoscevo. Mi auguro che avvenga lo stesso in voi, amici e stupendi compagni di questo bellissimo sogno. Buona lettura. Simone Fabbri - 17 giugno 2002



Era il diciassette gennaio quando “Six Degress of Inner Turbulence” ha fatto capolino nei negozi italiani. Molti, tra tutti i fans, avevano già avuto modo di ascoltarlo grazie alla diffusione pirata su internet, altri hanno saputo pazientemente aspettare per godersi la meritata sorpresa; e la cosa la si leggeva perfettamente nei volti stupiti dei partecipanti alla festa di preascolto organizzata dall’Italian Dreamers all’Alpheus di Roma la sera prima dell’uscita del cd. Sono passati quasi sei mesi da quel giorno: “SdoIT” era arrivato alle mie orecchie già prima di internet grazie a Mike Portnoy; ma, ufficialmente sono quasi sei, i lunghissimi mesi, impiegati per digerire questa opera cosi complessa, convulsa ed enigmatica. Inizialmente questo lavoro doveva chiamarsi “Six months in the turbulence” ma, visto la profondità degli argomenti trattati ho preferito chiamarlo con un titolo tecnico cosi come già fatto in Metropolzine 6 con “Inside Scenes from a Memory”. Questa serie di sei articoli coprirà i tanti lati oscuri e non di questo album, a metà tra concept e

sperimentazione. Cercherò di guidarvi nei meandri musicali di ogni song, ponendo l’orecchio su singoli passaggi; leggendo il testo tra le righe, cercando di carpire il suo significato fino a fondo; arrivando anche ad esaminare l’artwork: un mix di immagini, parole e sensazioni che ha lasciato tutti stupiti…chi contento e chi perplesso. Non è mio compito giudicare questo album, sarebbe per me come arbitrare la Sampdoria nella sfida decisiva per tornare in serie A (lo sapevate che tengo la Doria? N.d. Petrus!). Con queste pagine cercherò solo di aiutarvi in un ascolto e in una interpretazione più a fondo di questi cento minuti di musica. Il resto lo dovrete fare voi, le vostre orecchie, la vostra mente e il vostro cuore. Queste pagine sono il frutto di una lunga ricerca tra le fonti più accreditate che circondano la band…gli articoli presenti in questa fanzine sono un mix tra interviste e chiacchierate con Mike e soci durante il tour, curiosità svelate via mail da ogni membro della band. Sono anche il risultato di collaborazioni con altri fan club e articoli apparsi su ogni dove che sono stati prontamente smontati dal sottoscritto e riportati in queste pagine nelle loro cose più veritiere. Ci sono voluti sei mesi, sei mesi di riflessione, di ascolti, di abbandoni musicali, di ritorni alle origini, alla ricerca di una band che ha dato una nuova impronta alla sua musica. Una band che ha lasciato dietro di se, come solito, gli apprezzamenti o le critiche sarcastiche che ogni buon giornalista e critico musicale dovrebbe tenersi per se cercando invece di aiutare l’ascoltatore ad approcciare un disco e a farsi un’idea personale…cosa che purtroppo, sulla stampa “metallara” nostrana troppe poche volte succede. Ricordo ancora il primo ascolto di questo album; una poltrona con vista sul mare in tempesta nella mia nuova casa, una birra, un paio di cuffie e nessun impegno per la serata. Il primo impatto è stato quello di un bambino che si trova davanti ad un gioco nuovo e non sa da dove iniziare. Non era possibile un cosi totale cambio di rotta da parte di quei cinque amici newyorkesi che mi


hanno fatto passare notti insonni a scrivere di loro per ben sette anni. Non avevo un manuale di istruzioni che mi potesse aiutare a capire. Ma era vero…e dopo due ore ancora non riuscivo a dare un volto a ciò che avevo ascoltato…ero confuso…felice…forse no!!! Il primo interrogativo è stato “e ora che scrivo sulla fanzine?” Non a caso ho voluto riportare solo la rassegna stampa della EastWest Italia in Metropolzine 12. Non ho voluto scaricare l’impegno ad altri…non avevo il tempo materiale per un’ascolto critico di questo album prima dell’uscita della fanzine. Anche il tour era alle porte e i primi mesi dell’anno sono sempre cruciali per un fan club che si trova a dover chiudere un’annata ed aprirne un’altra. (Tra l’altro con tanto di avvento dell’Euro e diversi cambi nello staff) Da qui la decisione di “rimandare” l’impegno…lo avevo fatto anche con “Scenes from a Memory” e a maggior ragione l’ho fatto per “Six Degrees of Inner Turbulence”. Ed ora eccomi qui, come al solito, a inondarvi di nozioni e curiosità su questo nuovo capitolo

della storia discografica dei Dream Theater. Come anticipato qualche riga fa, la prima cosa che balza all’orecchio, da un primo ascolto, sicuramente è il cambio di rotta musicale…una nuova era? Nuove contaminazioni? Inutile dire che se avessi voluto ascoltare un album tecnico e giovane come “Images and Words” avrei messo nel lettore il cd relativo. Oppure sarei andato a pescare tra uno dei nuovi gruppi cloni del momento; gruppi che ancora cercano di imitare, con scarsi risultati, un’opera omnia che sarà difficile da ripetere…per fortuna ci sono anche band che hanno saputo fare tesoro di “Images and Words” (e di altre pietre miliari del prog.) e che hanno sfornato dei bei prodotti, grazie dunque “Pain of Salvation”, “Ark”, “DeadSoul Tribe”. Penso al nuovo album e ricordo ancora le mie seghe mentali dell’estate scorsa quando, in quel parcheggio immenso del “Sun Theater” di Los Angeles, poco prima del concerto del G3, Mike mi aveva definito “Six Degrees…” come una “selva oscura e dark”; un misto tra “Awake” e il “Liquid Tension Experiment”. Nulla di più vero ma, anche nulla di più falso… mancano le atmosfere di Kevin ma c’è il rinnovo musicale di Jordan. Non si parla più di una band di ragazzini ventiseienni ma, di persone trentacinquenni, padri di famiglia e con un background musicale molto più ampio rispetto ad allora. I brani sono più strutturati, i testi sono ricercati, a volte al limite dell’autobiografico e la produzione è totalmente diversa dai tempi in cui Mike e John arrivavano al Beartrack su vecchie macchine usate e completamente scassate. Una produzione più seria, concreta, per dare un’impronta stilistico-musicale ben definita ad una band che con il passare degli anni si è costruita la sua nicchia all’interno del panorama metal mondiale. Una band che ha sfornato un album difficile da definire ma, facile da inserire nella discografia come punto di svolta per un futuro che sicuramente non mancherà di stupirci.



“Abbiamo sempre avuto brani molto heavy all’interno dei nostri album, dai primi tempi con ‘A fortune in lies’ fino a ‘Home’ passando, ovviamente, per ‘Pull me under’ e ‘The mirror’ giusto per nominarne alcuni. Se però notate in questi brani, ci sono sempre dei passaggi che ti portano a sviare dal tema centrale, ci sono parti che prendono una tangente; ‘The glass prison’ invece ti tiene li, come incollato, ipnotizzato, per tutti i suoi quattordici minuti, dall’inizio alla fine. Non c’è fiato per l’ascoltatore che rimane stremato.” Ci troviamo on the road con Mike Portnoy il quale non lesina parole descrivendo questi quattordici minuti di potenza… “La sera prima di entrare in studio per le sessioni di registrazione io e John Petrucci siamo stati ad un concerto in cui suonavano i Pantera. Ovviamente siamo entrati in studio con un’adrenalina tale da fare sbocciare i primi riff di ‘The Glass Prison’ in poche ore…ricordo poi che c’è un riff che è stato importato dalle sessioni di ‘Falling into Infinity’. Porto sempre con me in studio vecchi demo o anche solamente jam effettuate durante le registrazioni degli album precedenti e poi dimenticate; è il caso di questo riff che è stato creato da una jam tra me e John Myung e lo potete sentire già dal primo minuto del brano poiché è proprio il main riff di tutto il brano” Domanda: “Un inizio album alquanto complicato…una rotta intrapresa molto strana per una band come i Dream Theater. Avevate avuto delle pressioni dalla casa discografica ? Era difficile battere un album come Scenes …. Come vi siete comportati?” Mike: “Effettivamente ci sono state delle piccole pressioni…tutti si chiedevano come potevamo partorire un album di successo dopo Scenes e tutti ci chiedevano cosa avevamo intenzione di fare…erano tutte belle domande perché anche io sono convinto che ‘Scenes’ sia qualcosa di difficile da superare. Il fatto è che stavolta non volevamo un altro concept album, eravamo concentrati su diverse canzoni ed era anche la prima volta che Jordan partecipava attivamente a questo tipo di composizione. Siamo entrati in studio convinti di fare del nostro meglio, cercando di dare alla musica che stavamo componendo varie direzioni…direzioni estreme. Siamo arrivati ad avere brani lunghissimi, più del nostro solito…e abbiamo scoperto che per battere ‘Scenes’

dovevamo fare qualcosa tipo ‘Six Degrees’…un doppio album (ridendo)” Domanda: “Anche questo album è stato prodotto da te e da John Petrucci…credi che sia meglio avere il controllo totale sulla produzione di un album senza influenze esterne?” Mike: “Certo! Non ci sono dubbi; ho sempre pensato che i Dream Theater siano quel tipo di band che non ha la necessità di un produttore esterno, nonostante la nostra casa discografica spingesse per l’opposto. E’ sempre stato molto frustrante lavorare con persone esterne…persone che non conoscono bene la band e che si spacciano per estremi conoscitori del trend musicale di oggi. E’ frustrante, anche, per ogni artista sentirsi dire ‘io questo lo taglierei’ oppure ‘io modificherei questo riff’. Non siamo una band da MTV, lo abbiamo sempre saputo e ne siamo fieri. Io e John abbiamo creato negli anni un’alchimia perfetta con il resto della band e abbiamo deciso di condurre da soli questa nave.” Domanda: “E’ vero che siete entrati in studio senza nessuna idea, senza demo?” Mike: “Nulla di più giusto. Siamo entrati in studio punto e basta. Abbiamo creato il solito clima tra di noi e speso intere giornate a partorire ciò che potete sentire…solo dopo mesi e mesi ci siamo resi conto che avevamo cosi tanta musica da fare un doppio cd…non volevamo lasciare nulla di incompleto e volevamo rendere partecipi i nostri fans di tutto quello che abbiamo composto durante quei lunghissimi mesi a cavallo della scorsa estate” Domanda: “Mi stai dicendo che tutto quello che avete composto è comparso sui due cd? Che non ci saranno brani inediti?” Mike: “Esatto! Se ci fosse stato dell’altro avremmo sicuramente trovato il posto dove pubblicarlo, visto che su ognuno dei due cd è rimasto dello spazio vuoto (ridendo)” Domanda: “Torniamo ancora al primo brano di questo album…un brano che inizia con la tua voce…” Mike: “Adoro poter cantare; nei Transatlantic ci divertiamo a ripartire le parti vocali tra di noi ma, con i Dream Theater devo fare i conti con James (ridendo). Il fatto è che i demo che registriamo in studio sono tutti strumentali, la parte melodica e le parole vengono dopo e, in tanti casi, mandiamo a James i brani cantati da me o da John


Petrucci. Ovviamente ci sono parti vocali che sono al di fuori del nostro range ma ci sono anche delle armonizzazioni a due parti in cui la mia voce si infila molto bene, vedi ‘The Glass Prison’ che è stato scritto proprio per due voci.” Domanda: “Ho notato che anche dal vivo canti la tua parte, cosi come ti diverti a cantare parti armonizzate durante altre song…” Mike: “Stiamo cercando di portare queste soluzioni anche dal vivo. Ai tempi di Images eravamo tutti impegnati a suonare ma ora vogliamo dare anche spazio all’armonizzazione dei brani che eseguiamo dal vivo. Tutte le mie band preferite utilizzano voci multiple e armonizzazioni vocali sia in studio che on stage.” Domanda: “Si narra che questo primo brano sia un brano autobiografico…Forse è per questo che hai deciso di cantare anche tu…” Mike: “Vero anche questo. Ho scritto un testo che mi ha fatto ripercorrere alcune esperienze vissute in prima persona nell’ultimo paio di anni.” Domanda: “Tre parti…tre capitoli in cui si snocciola la tua storia degli ultimi anni…” Mike: “Si, mi piace questo modo di approcciare un brano e il suo testo… sono stato ispirato da brani storici come ‘Holy wars…’ dei Megadeth e ‘Mouth for war’ dei Pantera. Ho suonato entrambi i pezzi in studio per farli sentire al resto della band in modo da far capire a loro cosa mi passava per la testa. Puoi notare le influenze di questi due gruppi all’interno di tutto il brano, in tutti i suoi quattordici minuti.” Domanda: “Passiamo a ‘Blind Faith’. Sembra di approcciare sonorità già proposte da voi con ‘Falling into Infinity’, quasi a trovarsi davanti ad un brano inedito di quel tempo…” Mike: “Infatti in questo brano risaltano molto le sonorità e l’impostazione vocale di quel tempo… a me ricorda ‘Peruvian Skies’ con qualche inserto del Liquid Tension Experiment” Domanda: “…e se ti dicessi che il brano mi ricorda un po’ anche le ultime sonorità dei Soundgarden?” Mike: “Hai ragione…gli ultimi Soundgarden mi sono piaciuti tantissimo e mi sono rimasti in mente…la parte finale del brano è molto stile Tool ma, ti sei dimenticato le influenze dei King’s X che ci hanno pervaso durante la composizione di tutta la parte centrale. Non saprei cosa dire di

più di questo brano…ci è uscito cosi in pochissimo tempo…La musica, i versi...i cori e tutto il resto…A dire il vero più ci penso più mi ricorda i tempi del Liquid Tension e te ne puoi accorgere dal sesto minuto in poi quando Jordan inizia a fare da padrone” Domanda: “Come ci spieghi il fatto che l’impronta sonora di Jordan in questo album è completamente differente da ogni altra sua composizione solista?” Mike: “Jordan ha capito che fare parte di una band come la nostra implica il fatto di sentirsi parte di un team, un team affiatato in cui lo spazio musicale è di tutti e per tutti. Se senti i suoi album solisti sono (ovviamente) incentrati sul suo strumento sia a livello compositivo che a livello di mix. Penso che lui abbia trovato il suo spazio e il giusto equilibrio all’interno della band. Abbiamo ricevuto molte critiche sul fatto che secondo alcune persone ci piace strafare all’interno dei nostri album. Io credo che il nostro modo di pensare sia completamente l’opposto ovvero, cercando di capire quando qualcosa è di troppo.” Domanda: “Se ti dicessi che il brano che segue, “Misunderstood”, è molto orientato ai Soundgarden e con un intro alla Led Zeppelin?” Mike: “Direi che hai ragione…ricorda moltissimo ‘Ten Years Gone’ oppure ‘The Rain Song’. Il bello è che l’intro doveva essere eseguito da un pianoforte!!! Anche qui ho sottoposto ai ragazzi alcuni intro che aveva preparato Jordan qualche tempo dopo ‘Scenes’; uno in particolare ci piaceva e dava l’idea di ciò che volevamo rappresentare musicalmente con questo brano. Ho suggerito a John Petrucci di provare ad adattarlo per chitarra ed è nato questo intro Zeppeliniano. Il resto del brano è completamente paragonabile all’energia che riuscivano ad esprimere i Soundgarden con un tocco di Radiohead per quanto riguarda la produzione sonora. Come dire, Black Hole Sun con una produzione targata Radiohead” Domanda: “Il brano che mi ha toccato di più e che mi ha sconvolto è il quarto…campionamenti, voci effettate, strani riff di chitarra…mi verrebbe da comparare il tutto con lo stile inconfondibile dei Tool all’interno di ‘The Great Debate’…” Mike: “In ‘The Great Debate’ abbiamo preso tantissimo spunto dai Tool, è una delle mie band preferite…questo brano è un brano in cui Rush e Tool si incontrano”


Domanda: “C’è qualcosa che mi porta a ‘Natural Science’…” Mike: “E’ impossibile scrivere groove del genere, con tempi dispari, senza assomigliare ai Rush. I Tool ci hanno aiutato a dare un tocco moderno a questo brano come le parti di basso, la batteria e i campionamenti…una sorta di jungle sound a cui abbiamo aggiunto la classica voce semidistorta.” Domanda: “L’ultimo brano mi ha portato indietro di tanti anni…in ‘Disappear’ l’ombra di Kevin sembra guardare dall’alto…” Mike: “Tutto è troppo vero…anche per noi è stato come riavere Kevin all’interno della band; una song carica di mistero, di oscurità e depressione…sembra un po’ lo ‘Space Dye Vest’ dei Dream Theater post Moore. Tutto arriva dai Radiohead. Volevamo qualcosa che potesse sembrare una ballad ma non volevamo ripetere ‘Another Day’, ‘The Silent Man’ o qualsiasi altra nostra canzone in questo stile. Abbiamo cercato qualcosa di sperimentale.” Domanda: “Una sperimentazione alla Pink Floyd?” Mike: “Anche…qualcosa che toccasse il cuore ma anche l’udito dell’ascoltatore. Abbiamo puntato sulla psichedelia pura…siamo tornati indietro nel tempo utilizzando attrezzature analogiche. Tutta la produzione mi è stata ispirata da brani tipo ‘Exit Music for a film’ o ‘Karma Police’, è stata una bella impresa da cui ne siamo usciti tutti molto soddisfatti” Domanda: “Cambiamo il cd, mettiamo il secondo e ci troviamo la possibilità di scegliere una delle otto tracce che compongono la title track di questo album…come mai l’idea di suddividere il tutto in otto tracce?” Mike: “Devi partire dal presupposto che questo è un brano unico. Il motivo per cui abbiamo deciso di dividere il tutto in otto tracce è dato da due fatti: il primo per facilitare quell’ascoltatore che volesse sentire solo qualche scorcio di tutta la song. Sarebbe stato veramente brutto non dare la possibilità di ascoltare le parti centrali senza dover per forza starsene li con il telecomando del lettore cd a pigiare il tasto di fast forward… alla lunga chiunque si sarebbe stancato. Il secondo motivo è dato dal fatto che possiamo ricondurre le otto tracce a degli episodi, dei personaggi che vengono presentati all’interno

del brano. Ci è piaciuto separarle per lasciare che l’ascoltatore potesse distinguere e riconoscere i sei personaggi descritti all’interno di “Six Degrees of Inner Turbulence” Domanda: “La prima impressione, ascoltando ‘Overture’ è stata quella di trovarmi a metà tra i teatri di Broadway e il viale centrale di Disneyland…” Mike: “Certamente, in questi primi sette minuti abbiamo dato sfogo ad una nuova vena compositiva…quella più vicina al modo di comporre delle colonne sonore o dei musical. E’ un po’ come trovarsi a vedere ‘West Side Story’ o nel pieno di una battaglia di ‘Star Wars’. John dice che sembra anche di trovarsi in piena Disneyland…un mix di atmosfere sonore che da lontano ti preannunciano dove stai per arrivare…e ti assicuro che è tutto vero perché questa ‘Overture’ contiene un po’ tutti i restanti quaranta minuti del brano. Tutti i temi presentati in maniera fulminea per poi essere riproposti completi ed orchestrati all’interno dell’opera… cosi succede per i film o per il teatro.” Domanda: “Alla stessa maniera di Scenes allora…” Mike: “Più o meno…In ‘Scenes…’ era tutto più metal…qui abbiamo creato un approccio diverso. Tanti spunti presi da John Williams (per chi non lo sapesse John Williams è il creatore di colonne sonore del calibro di ET, Guerre Stellari, Indiana Jones, Jurassic Park, Hook, Lo squalo e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo ! N.d. Petrus). Siamo partiti dalle orchestrazioni di Jordan a cui abbiamo aggiunto batteria, basso e chitarre come abbellimenti, non come riff centrali…un po’ al rovescio di come si sviluppa la parte compositiva di una metal band.” Domanda: “Ascoltando ‘About to crash’ mi sembra di ascoltare qualcosa di già sentito…” Mike: “Finally Free?” (ridendo) Domanda: “Si !!!” Mike: “Direi più che altro un mix tra ‘Finally Free’ e ‘Biaxident’ del LTE. Tutta opera di Jordan… sull’intero brano Jordan ha dato sfogo a tutta la sua creatività. Il primo cd è qualcosa di più sperimentale, di più oscuro… qui siamo alle sonorità stile Dream Theater. Il primo ‘movimento’ si ricollega al settimo, infatti il personaggio presentato in questi sei minuti circa è l’unico di cui si riparla anche in un’altra sezione“


Domanda: “Il tempo scorre e il ritmo si fa più pesante…con ‘War inside my head’ e ‘The test that stumped them all’ riprendiamo melodie stile metal e torniamo alle parti vocali armonizzate…” Mike: “Anche questi sono frutto delle mia mente…e come ti dicevo prima ho voluto scrivere qualcosa con più parti vocali senza però perdere la concentrazione dalla parte cantata principale. Riguardo all’appesantirsi del sound ti posso dire che questa parte centrale presenta i personaggi più ambigui di tutta la song, personaggi arrabbiati, in preda a delle crisi…ecco perché il ritmo diventa sostenuto.” Domanda: “A me sembra di sentire qualcosa di Megadeth…” Mike: “Non male come confronto (ridendo)!!! Ovviamente ti stai riferendo a ‘The test that stumped them all’ che è frutto delle mie influenze teatrali del ‘Rocky Horror Picture Show’ e di quelle musicali dei ‘System of a Down’. Inizialmente le parti corali erano eseguite da me, poi l’idea di farle eseguire a James il quale ha impersonato un dottore e un coro di infermiere. James oltre ad essere un ottimo cantante è anche un bravissimo attore e riesce a trasmettere emozioni e sentimenti con la sua interpretazione. Il nostro gioco è riuscito e tutti gli esperimenti che abbiamo fatto con la sua voce si sono rivelati una scoperta felice.” Domanda: “Godnight Kiss mi riporta ad atmosfere alla Queen…e non solo” Mike: “Molto ‘Queen’ e molto ‘Marillion’. Un brano in cui James da un’interpretazione da pelle d’oca. Il tutto parte con molta calma per poi terminare in un assolo di chitarra memorabile. Penso che questa sezione la si possa considerare anche una delle nostre ballad meglio riuscite…” Domanda: “Veniamo ad un brano che ha suscitato parecchie critiche e velate accuse di plagio da parte del popolo di internet… ‘Solitary Shell’, che ne dici?” Mike: “Ti posso dire che si tratta solo di una coincidenza…è un brano completamente in tempi dispari come ‘The Great Debate’ e tutti lo hanno subito trovato molto uguale a ‘Solsbury Hill’ di Peter Gabriel.” Domanda: “Un brano strano, molto radiofonico…” Mike: “Certamente…in un mondo perfetto un brano del genere potrebbe essere suonato in

radio (ridendo). Un brano molto accessibile ad un pubblico meno esigente, qualcosa di più accogliente sullo stile di ‘Take away my pain’ oppure ‘Through her eyes’. Nulla di nuovo sul fronte Dream Theater, anche noi abbiamo la nostra vena commercial-pop e non ci vedo niente di male” Domanda: “Abbiamo parlato di ‘About to crash’ come qualcosa di già sentito da una band come i Dream Theater…anche questa ‘reprise’ suona molto di Liquid Tension Experiment” Mike: “Ci sono ancora dei cenni al LTE ma, mentre ‘About to crash’ è un brano orientato al pianoforte e ai suoni di tastiera sullo stile di Elton John; nella ‘reprise’ ci siamo voluti cimentare in qualcosa di orientato puramente alla chitarrra sullo stile di Van Halen, tanto per farti un’esempio.” Domanda: “Parlaci di questo ‘Gran Finale’…” Mike: “Questa sezione di ‘Six Degrees…’ risente un po’ di influenze melodiche alla Genesis, Marillion. Nel finale di ‘About to crash (reprise)’ puoi sentire delle orchestrazioni, qualcosa di magistrale. Penso che questo ‘Gran Finale’ sia un po’ la rivelazione musicale di tutto il brano per intero. E’ solo in questo finale che si realizza il tema portante, quel riff che va e viene in tutti i 40 minuti; la prima volta che puoi realizzarlo nella tua mente sentendo parole e musica tutte insieme. La soddisfazione pervade l’ascoltatore il quale riesce a prendere in mano la song nel punto più alto.” Domanda: “Da dove è arrivata questa idea di un ‘Gran Finale’ che riprende e svela tutti i misteri nascosti all’interno del brano?” Mike: “Tutto è iniziato quando ho scritto ‘Stranger in your soul’ con i Transatlantic. Un finale che ti porta a scaricare l’adrenalina accumulata durante il brano…un grande sospiro…felicità… lacrime. Questa è l’atmosfera che si è voluta ricreare con ‘Loosing Time’. L’orchestrazione di tutti i temi che fino a quel momento erano stati ben mascherati all’ascoltatore…tanti piccoli assaggi che nel finale diventano una realtà...come un circolo che si chiude. Domanda: “Siamo arrivati alla fine dell’ascolto e la domanda che ci viene spontanea è di sapere se avete intenzione di suonare tutta la title track per intero o se la spezzerete come ‘A change of Seasons’ o ‘Scenes from a Memory’…cosa mi dici in merito?”


Mike: “Sicuramente la suoneremo per intero.. abbiamo già schedulato il nostro tour in modo da poter proporre delle serate chiamate ‘An evening with Dream Theater’ senza nessun supporto di altri gruppi. Durante il primo tour europeo abbiamo deciso di proporre brani solo dal primo cd per far si che il pubblico potesse digerire un album appena uscito. Sicuramente nel tour estivo e poi in quello invernale torneremo a proporre tutti i 40 minuti di ‘Six Degrees’ insieme a delle scalette completamente rinnovate rispetto al passato febbraio.” Domanda: “Oltre a questo tour cosa bolle nella pentola di Mike Portnoy?” Mike: “Solo i Dream Theater. Sono stati due anni di fuoco questi ultimi sia per me che per tutta la band: un DVD con i Dream Theater, un DVD didattico, un disco e un tour con i Transatlantic, un tour con il G3 di Joe Satriani. Non contiamo tutto il lavoro attorno a ‘Six Degrees’: le registrazioni, il mixaggio, l’artwork, la promozione, la merchandise e il cd per i fan club…è in uscita un DVD live con i Transatlantic e Neal vorrebbe fare un terzo capitolo del nostro progetto. Al momento penso che questo progetto aspetterà, nei tempi di pausa tra un tour e l’altro credo che dedicherò il massimo del mio tempo disponibile alla mia famiglia “ Con queste parole si chiude questa parte dedicata all’ascolto di “Six Degree of inner Turbulence”. INSPIRATION CORNER I Dream Theater sono soliti portare con loro in studio alcuni cd per prendere spunti musicali e stilistici durante la composizione dei loro album. Tutti questi cd vengono messi su un banco all’interno dello studio e si viene a creare un piccolo angolo per l’ascolto. L’inspiration corner di questo album : Sound Garden: SuperUnknown Nine Inch Nails: Downwar Spiral TOOL: Aenima Metallica: Master of Puppets Pantera: Far Beyond Driven Megadeth: Rust in Peace King’s X: Faith Hope Love Alice in Chains: Dirt Kevin Gilbert: Thud Rage Against The Machine: Battle of LA …e ancora Radiohead, Galactic Cowboys, Bartòk e Chopin



The Glass Prison (Mike Portnoy)

La Prigione Di Vetro (Mike Portnoy)

I. Reflection Cunning, baffling, powerful Been beaten to a pulp Vigorous, irresistible Sick and tired and laid low Dominating, invinsible Black-out, loss of control Overwhelming, unquenchable I’m powerless, have to let go I can’t escape it It leaves me frail and worn Can no longer take it Senses tattered and torn

I. Riflessione Astuta, sconcertante, potente Mi lascia con le ossa rotte Vigorosa, Irresistibile Stanco morto e depresso Dominante, invincibile Black out, senza controllo Devastante, insaziabile Sono impotente, devo mollare la presa Non posso sfuggirle Mi lascia debole e sfinito Non posso più resistere I miei sensi sono sfiniti

Hopeless surrender Obsession’s got me beat Losing the will to live Admitting complete defeat

Resa disperata L’ossessione mi ha battuto Perdendo la voglia di vivere Ammettendo una sconfitta totale

Fatal descent Spinning around I’ve gone too far To turn back round

Caduta fatale Girandoci intorno Mi sono spinto troppo in là Per poter tornare indietro

Desperate attempt Stop the progression At any length Lift this obsession

Un tentativo disperato Di fermare l’avanzamento Pronto a tutto Per liberarmi da questa ossessione

Crawling to my glass prison A place where no one knows My secret lonely world begins

Striscio nella mia prigione di vetro Un posto dove nessuno sa Che inizia il mio mondo segreto e solitario

So much safer here A place where I can go To forget about my daily sins

Molto più al sicuro qui Un posto dove posso andare A dimenticare i miei peccati quotidiani

Life here in my glass prison A place I once called home Fall in nocturnal bliss again

La vita nella mia prigione di vetro Un posto che una volta chiamavo casa cade di nuovo nell’estasi notturna

Chasing a long lost friend I no longer can control Just waiting for this hopelessness to end

Inseguendo un amico perso da tempo che non posso più controllare Attendo solo che questa disperazione finisca

II. Restoration Run – fast from the wreckage of the past A shattered glass prison wall behind me Fight – past walking through ashes A distant oasis before me

II. Ristabilimento Corri – velocemente dalle rovine del passato Il muro crollato di una prigione di vetro dietro me Combatti – il passato avanza attraverso le ceneri Un’oasi all’orizzonte


Cry – desperate crawling on my knees Begging God to please stop the insanity Help me – I’m trying to believe Stop wallowing in my own self pity

Piango - strisciando disperatamente in ginocchio Implorando Dio di fermare questa pazzia Aiuto - Sto provando a credere E smettere di autocommiserarmi pietosamente

“We’ve been waiting for you my friend The writing’s been on the wall All it takes is a little faith You know you’re the same as us all” Help me – I can’t break out this prison all alone Save me – I’m drowning and I’m hopeless on my own Heal me I can’t restore my sanity alone

“Ti stavamo aspettando, amico mio La scritta era sul muro Non ci vuole altro che un pò di fede Lo sai che sei uguale a tutti noi” Aiutatemi - Non posso evadere da questa prigione da solo Salvatemi - Sto affondando e sono disperatamente solo Guaritemi - Non posso rinsavire da solo

Enter the door Desperate Fighting no more Help me restore To my sanity All this temple of hope

Varco la soglia Disperato Senza più combattere Aiutatemi a restituire Alla mia integrità mentale Questo tempio di speranza

I need to learn Teach me how Sorrow to burn Help me return To humanity I’ll be fearless and thorough To enter this temple of hope

Devo imparare Insegnatemi come Bruciare la disperazione Aiutatemi a tornare All’umanità Sarò impavido e scrupoloso Per entrare in questo tempio di speranza

Believe Transcend the pain Living the life Humility Opened my eyes This new odyssey Of rigorous honesty

Credo Trascendo il dolore Vivendo la vita L’umiltà Mi ha aperto gli occhi Questa nuova odissea Di onestà rigorosa

Serenity I never knew Soundness of mind Helped me to find Courage to change All the things that I can

Una serenità Che non ho mai conosciuto La sanità mentale Mi ha aiutato a trovare Il coraggio di cambiare Tutto ciò che posso

“We’ll help you perform this miracle But you must set your past free You dug the hole, but you can’t bury your soul Open your mind and you will see”

“Ti aiuteremo a compiere questo miracolo Ma devi liberarti del tuo passato Ti sei scavato la fossa, ma non puoi seppellirci la tua anima Apri la mente e vedrai”

Help me – I can’t break out this prison all alone Save me – I’m drowning and I’m

Aiutatemi - Non posso evadere da questa prigione da solo Salvami – sto affondando e sono


hopeless on my own Heal me I can’t restore my sanity alone III. Revelation Way off in the distance I saw a door I tried to open I tried forcing with all of my will and still The door wouldn’t open

disperatamente solo Guaritemi - Non posso rinsavire da solo III.Rivelazione Molto lontano ho visto una porta Ho provato ad aprirla Ho provato a forzarla con tutta la mia volontà Ma ancora la porta non si apriva

Unable to trust in my faith I turned and walked away I looked around, fell a chill in the air Took my will and turned it over

Incapace di credere nella mia fede Mi sono voltato e me ne sono andato Mi son guardato intorno e ho sentito un gelo nell’aria prendere la mia volontà e frenarla

The glass prison which once held me is now gone A long lost fortress Armed only with liberty And the key of my willingness

La prigione di vetro che una volta mi tratteneva è scomparsa Una fortezza sparita da tempo Armato solo della mia libertà E della mia forza di volontà

Fell down on my knees and prayed “Thy will be done” I turned around, saw a light shining through The door was wide open

Sono crollato in ginocchio e ho pregato “Sia fatta la tua volontà” Mi sono voltato e ho visto un bagliore La porta era spalancata

Blind Faith (James LaBrie)

Fede Cieca (James LaBrie)

Hear me, speaking Asking why I even bother Tell me, how you Live from day to day

Sentimi parlare, Chiedendomi perchè me ne preoccupo Dimmi come vivi Col passare dei giorni

Take your time and look around Is this utopia you’ve found

Prenditi il tuo tempo e guardati intorno E’ questa utopia che hai trovato?

Sick of all of this The suffering and we just carry on Isn’t it time when we care and lose the hate Understand our fears

Stufo di tutto questo La sofferenza, e noi tiriamo avanti Non è tempo che ci preoccupiamo e Abbandoniamo l’odio capendo le nostre paure?

But we do all that we can Justify the mean to an and Sorry you must excuse me I’ve painted my own Mona Lisa She’s fixed everywhere Now I’m spoiled beyond my wildest dreams

Ma facciamo tutto il possibile Quando il fine giustifica i mezzi Mi dispiace, devi scusarmi Ho dipinto la mia Monna Lisa E’appesa ovunque Ora sono rovinato oltre i miei sogni più fervidi

Blind faith we have in you Invisible Which direction do we choose Predictable

Fede cieca che abbiamo in te Invisibile Che direzione prenderemo? Prevedibile


Take the streets, the beaten path Our system works for whom I ask Yeah I have it all The bigger house An iron fence to keep you out

Imbocco il sentiero, quello battuto Mi chiedo per chi funziona il nostro sistema Ho tutto La casa più grande Con un cancello per tenervi fuori

When did we all let you down So come Messiah show us how Our human spirit drowns Don’t think you hear me now No sign of you around What is it you hope to see

Quando mai ti abbiamo deluso? Messia mostraci come Il nostro spirito umano affonda Ma non penso che adesso tu mi stia sentendo Non c’è alcun segno di te intorno Cos’è che speri di vedere?

Blind faith we have in you Invisible Which direction do we choose Predictable Give us something we can use Desirable Cause you’ve done all you can do Regrettable

Fede cieca che abbiamo in te Invisibile Che direzione prenderemo? Prevedibile Dacci qualcosa che possiamo usare Desiderabile Perchè hai fatto tutto quello che potevi Deplorevole

And still life pushes on With or without you Our will, will guide us to A place where we belong Know there lies the truth I am the believer who gives purpose on to you

E comunque la vita continua Con o senza di te La nostra volontà ci guiderà Fino al posto in cui stiamo bene Dove sappiamo che c’è la verità Io sono il credente che ti da uno scopo

I don’t think we let you down So come Messiah show us how how Throw us a pure lifeline I hope that you hear me Too proud to be around There’s more to us than we see now

Non penso che ti abbiamo deluso Quindi Messia, mostraci come, come Gettaci una pura corda di salvataggio Spero che tu mi senta Troppo orgoglioso per farti vedere C’è di più per noi di quello che vediamo adesso

Blind faith we have in you Invisible Which direction do we choose Predictable Self ignorance, abuse Desirable Cause you’ve done all you can do Incredible

Fede cieca che abbiamo in te Invisibile Che direzione prenderemo? Prevedibile Ignoranza, abuso Desiderabile Perchè hai fatto tutto quello che potevi Incredibile

Misunderstood (John Petrucci) Waiting In the calm of desolation Waiting to break From this circle of confusion

Frainteso (John Petrucci) Aspettando Nella calma della desolazione Aspettando di uscire Da questo circolo di confusione


Sleeping In the depths of isolation Trying to wake From this daydream of illusion

Dormendo Nelle profondità dell’isolamento Provando a svegliarmi Da questo sogno visionario a occhi aperti

How can I feel abandoned Even when the world Surrounds me How can I bite the hand that feeds the strangers All around me How can I know so many Never really knowing anyone

Come posso sentirmi abbandonato Anche quando il mondo Mi circonda? Come posso voltare le spalle agli estranei che mi stanno intorno? Come posso conoscere così tanta gente Senza conoscere veramente nessuno?

If I seem superhuman I have been Misunderstood

Se sembro sovraumano Vuol dire che sono stato Frainteso

It challenges the essence of my soul And leaves me in a state of disconnection As I navigate the maze of self control

Sfida l’essenza della mia anima E mi lascia in uno stato di disconessione Mentre attraverso il labirinto dell’autocontrollo

Playing a lion being led to a cage I turn from a thief to a beggar From a god to God save me

Facendo il leone condotto in una gabbia Mi trasformo da ladro a mendicante Da dio a Dio salvami

How can I feel abandoned Even when the world Surrounds me How can I bite the hand that feeds the strangers All around me How can I know so many Never really knowing anyone

Come posso sentirmi abbandonato Anche quando il mondo Mi circonda? Come posso voltare le spalle agli estranei che mi stanno intorno? Come posso conoscere così tanta gente Senza conoscere veramente nessuno?

If I seem superhuman I have been Misunderstood

Se sembro sovraumano Vuol dire che sono stato Frainteso

Playing a lion being led to a cage I turn from surreal to seclusion From love to disdain From a thief to a beggar From a god to God save me

Facendo il leone condotto in una gabbia Passo dal surreale alla solitudine Dall’amore al disprezzo Da ladro a mendicante Da dio a Dio salvami

How can I feel abandoned Even when the world Surrounds me How can I bite the hand that feeds the strangers All around me How can I know so many Never really knowing anyone

Come posso sentirmi abbandonato Anche quando il mondo Mi circonda? Come posso voltare le spalle agli estranei che mi stanno intorno? Come posso conoscere così tanta gente Senza conoscere veramente nessuno?

If I seem superhuman I have been Misunderstood

Se sembro sovraumano Vuol dire che sono stato Frainteso


The Great Debate (John Petrucci)

Il Grande Dibattito (John Petrucci)

What if someone said Promise lies ahead Hopes are high in certain scientific circles Life won’t have an end You could walk again

Cosa succederebbe se qualcuno dicesse Che la promessa sta arrivando Le speranze sono alte in certi circoli scentifici La vita non avrà fine Potrete camminare ancora

What if someone said Promise lies ahead They’ve uncovered something highly controversial The right to life is strong Can’t you see it’s wrong

Cosa succederebbe se qualcuno dicesse Che i problemi stanno arrivando Hanno scoperto qualcosa che è molto Controverso Il diritto alla vita è forte Non vedi che è sbagliato?

Human kind has reached a turning point Poised for conflict at ground zero Ready for a war Do we look to our unearthly guide Or to white coat heroes Searching for a cure

L’umanità è arrivata a una svolta Preparata per un conflitto a livello zero Pronta per una guerra Stiamo forse cercando una guida soprannaturale O eroi dai camici bianchi Che cercano una cura?

Turn to the light Don’t be frightened of the shadows it creates Turn to the light Turning away would be a terrible mistake

Voltati verso la luce Non aver paura delle ombre che crea Voltati verso la luce Allontanarsene sarebbe un terribile errore

Anarchistic moral vision Industries of death Facing violent opposition Unmolested breaths

Visione morale anarchica Industrie della morte Affrontano una violenta opposizione Respiri indisturbati

Ethic inquisitions breed Antagonistic views Right wing sound bite premonitions In a labyrinth of rules

Inquisizioni etiche nutrono Punti di vista opposti Il rumore dell’ala destra morde le premonizioni In un labirinto di regole

Are you justified Are you justified Are you justified Justified in taking Life to save life Life to save life Taking life to save life

Siete giustificati? Siete giustificati? Siete giustificati? Giustificati a prendere Una vita per salvare la vita? Vita per salvare altra vita? A prendere una vita per salvare la vita?

This embryonic clay Wrapped in fierce debate Would be thrown away or otherwise discarded

Questa cellula embrionale Avvolta in un acceso dibattito Sarebbe buttata via o comunque ignorata

Some of us believe It may hold the key To treatment of disease And secrets highly guarded

Alcuni di noi credono Che potrebbe essere la chiave di volta Per curare le malattie E segreti ben custoditi


Are you justified Are you justified Are you justified Justified in taking Life to save life Life to save life Life to save life

Siete giustificati? Siete giustificati? Siete giustificati? Giustificati a prendere Una vita per salvare la vita? Una vita per salvare la vita? Una vita per salvare la vita?

Human kind has reached a turning point Poised for conflict at ground zero Ready for a war Do we look to our unearthly guide Or to white coat heroes Searching for a cure

L’umanità è arrivata a una svolta Preparata per un conflitto a livello zero Pronta per una guerra Stiamo forse cercando una guida soprannaturale O eroi dai camici bianchi Che cercano una cura?

Turn to the light Don’t be afraid of the shadows it creates Turn to the light Turning away would be a terrible mistake

Voltati verso la luce Non aver paura delle ombre che crea Voltati verso la luce Allontanarsene sarebbe un terribile errore

We’re reaching But have we gone too far

Ci stiamo arrivando Ma non ci saremo spinti troppo avanti?

Harvesting existence Only to destroy Carelessly together We are sliding

Raccogliere l’esistenza solo per distruggerla Stiamo scivolando Con noncuranza

Someone else’s future Four days frozen still Someone else’s fate We are deciding

Il futuro di qualcuno Congelato per giorni Il futuro di qualcuno Lo stiamo decidendo adesso

Miracle potential Sanctity of life Faced against each other We’re divided

I potenziali di un miracolo La santità della vita Messi l’uno contro l’altro Siamo divisi

Should we push the boundaries Or should we condemn Moral guilt and science Have collided

Dobbiamo spingere avanti i limiti O dobbiamo condannare La colpa morale e la scienza Si sono scontrate

Turn to the light We defy our own morality these days Turn to the light Pay attention to the question we have raised

Voltati verso la luce In questi giorni sfidiamo la nostra mortalità Voltati verso la luce Presta attenzione alla domanda che abbiamo posto


Disappear (James LaBrie)

Scomparire (James LaBrie)

Why, tell me the reason why Try, still I don’t understand Will I ever feel this again Blue sky, I’ll meet you in the end Free them, free the memories of you Free me, and rest ‘til I’m with you

Perchè, dimmi qual è il motivo Provaci,ancora non riesco a capire Proverò ancora queste sensazioni? Il cielo blu, è lì che ti incontrerò alla fine Liberali, libera i ricordi di te Liberami, e riposa finchè non sarò con te

A day like today My whole world has been changed Nothing you say Will help ease my pain

In un giorno come oggi, Il mio intero mondo è cambiato Niente di quello che dici Mi aiuterà ad allievare il dolore

Turn, I’ll turn this slowly round Burn, burn to feel alive again She, she’d wanted me to move on See me, this place I still belong Give chase, to find more than I have found And face, this time now on my own

Gira, girerò lentamente intorno Brucia, bruciare per sentirsi vivi ancora Lei, lei voleva che andassi avanti Guardami, il mio posto è ancora qui Insegui, per trovare più di quel che ho trovato E affronta, questa volta sono da solo

Days disappear And my world keeps changing I feel you here And keeps me sane

I giorni spariscono E il mio mondo continua a cambiare Ti sento qui E questo mi impedisce di impazzire

So I’m moving on I’ll never forget As you lay there and watched me Accepting the end I knew you were scared You were strong I was trying I gave you my hand I said it’s okay letting go to leave here And I’ll carry on The best that I can without you here beside me Let him come take you home

Quindi sto andando avanti Non dimenticherò mai Quando eri lì stesa a guardarmi Accettando la fine Sapevo che avevi paura Tu eri forte ed io provavo ad esserlo Ti ho dato la mia mano Ho detto “va bene mollare, è tempo di partire” E tirerò avanti Meglio che potrò senza di te al mio fianco Lascia che venga e ti porti a casa

Six Degrees Of Inner Turbulence

Sei Gradi di Turbolenza Interna

I. Overture (Instrumental)

I. Overture (Strumentale)

II. About To Crash (John Petrucci)

II. Sul Punto Di Crollare (John Petrucci)

She can’t stop pacing She never felt so alive Her thoughts are racing Set on overdrive It takes a village This she knows is true

Lei non riesce a star ferma Non si è mai sentita così viva I suoi pensieri corrono A tutta birra Crescere un figlio Lei sa che questo è vero


They’re expecting her And she’s got work to do

La stanno aspettando E lei ha del lavoro da fare

Her helplessly stands by It’s meaningless to try As he rubs his red-rimmed eyes He says I’ve never seen her get this bad

Il suo impotente far niente Non ha senso provare Mentre lui si strofina gli occhi arrossati Dice “Non l’ho mai vista conciata così male”

Even though she seems so high He knows she can’t fly And when she falls out of the sky He’ll be standing by

Anche se lei sembra così serena Lui sa che è col morale a terra E quando crollerà Lui sarà lì a sostenerla

She was raised in a small Midwestern town By a charming and eccentric loving father She was praised as the perfect teenage girl And everyone thought highly of her

Lei è cresciuta in una piccola città del Midwest Con un padre premuroso, affascinante ed eccentrico Era considerata la ragazza perfetta E tutti la tenevano in grande considerazione

And she tried everyday With endless drive To make the grade Then one day She woke up to find The perfect girl Had lost her mind

E tentava ogni giorno Con sforzi immani A migliorare E poi un giorno Si svegliò per scoprire Che la ragazza perfetta Aveva perso la testa

Once barely taking a break Now she sleeps the days away She helplessly stands by It’s meaningless to try All she wants to do is cry No one ever knew she was so sad

Una volta quasi non si fermava Ora passa i giorni a dormire Lei sta lì senza far niente Non ha senso provare E non vuole far altro che piangere Nessuno sapeva che fosse così triste

Cause even though she gets so high And thinks she can fly She will fall out of the sky But in the face of misery She found hopefulness Feeling better She had weathered This depression

Perché anche se lei sembra così serena E pensa di poter volare Precipiterà dal cielo Ma di fronte alla diperazione Ha trovato la fiducia Sentendosi meglio E’sopravvissuta a questa depressione

Much to her advantage She resumed her frantic pace Boundless power Midnight hour She enjoyed the race

A suo grande vantaggio Ha ripreso il suo passo frenetico Un potere sconfinato Mezzanotte Si è goduta la vita

III. War Inside My Head (Mike Portnoy) Napalm showers Showed the cowards We weren’t there to mess around

III. La Guerra Nella Mia Testa (Mike Portnoy) Le bordate di Napalm Han mostrato ai codardi Che non eravamo lì a perdere tempo


Through heat exhaustion And mind distortion A military victory mounted on innocent ground

Attraverso esalazioni bollenti e distorsione della mente Una vittoria militare su un campo innocente

Hearing voices from miles away Saying things never said Seeing shadows in the light of the day Waging a war inside my head

Sentendo voci lontane Che dicono cose mai dette Vedendo le ombre alla luce del sole Combattendo una guerra nella mia testa

Years and years of Bloodshed and warfare Our mission was only to get in and kill

Anni e anni di spargimenti di sangue e conflitti La nostra missione era solo di entrare e uccidere

A free vacation Of palmtrees and shrapnel Trading innocence for permanent psychotic hell

Una vacanza gratis Di palme e shrapnel Scambiando l’innocenza con un inferno psicotico

Hearing voices from miles away Saying things never said Seeing shadows in the light of the day Waging a war inside my head

Sentendo voci lontane Che dicono cose mai dette Vedendo le ombre alla luce del sole Combattendo una guerra nella mia testa

Feeling strangers staring my way Reading minds never read Tasting danger with each word I say Waging a war inside my...

Sentendo estranei guardare verso di me Leggendo pensieri mai letti Assaggiando il pericolo con ogni parola che dico Combattendo una guerra nella mia...

IV. The Test That Stumped Them All (Mike Portnoy)

IV. Il Test Che Li Sconcertò Tutti (Mike Portnoy)

Standing in the darkness Waiting for the light The smell of pure adrenaline Burning in the night

In piedi al buio Aspettando la luce L’odore di adrenalina pura Che brucia nella notte

Random blinding flashes Aiming at the stage Intro tapes begins to roll Igniting sonic rage

Bagliori casuali Che puntano la scena L’intro registrato comincia Accendendo la furia sonora

Still they keep me between these hollow walls Hoping to find in me The answers to the test that stumped them all

Ancora mi trattengono tra queste mura vuote Sperando di trovare in me Le risposte al test che li sconcertò tutti

“The boy is just simply crazy Suffering from delusions We honestly think that maybe He might need an institution

“Il ragazzo è semplicemente pazzo Soffre di allucinazioni Onestamente pensiamo che Dovrebbe stare in un manicomio

He lives in a world of fiction And really could use some help We have just the place to fix him To save him from himself”

Vive in un mondo di finzione E davvero avrebbe bisogno di aiuto Abbiamo il posto dove curarlo E salvarlo da se stesso”


Curled up in darkness Searching for the light The smell of stale sweat and shit Steaming trough the night

Raggomitolato al buio Cercando la luce La puzza di sudore e di merda Aleggia nella notte

Random urine testing Pills red, pink and blue Counseling and therapy Providing not a clue

Esami delle urine casuali Pillole rosse, rosa e blu Consulti medici e terapie Senza scoprire niente

Still they keep me between these hollow walls Hoping to find in me The answers to the test that stumped them all

Ancora mi trattengono tra queste mura vuote Sperando di trovare in me Le risposte al test che li sconcertò tutti

“We can’t seem to find the answer He seemed such a clear cut case We cannot just let him leave here And put all this work to waste

“Sembra che non riusciamo a trovare la risposta Sembrava un caso così lampante Non possiamo proprio lasciarlo qui E buttare via tutto questo lavoro

Why don’t we try shock treatment It really might do some help We have just the tool to fix him To save him from himself”

Perchè non proviamo le terapie d’urto Potrebbe veramente aiutarci Abbiamo i mezzi per aiutarlo E salvarlo da se stesso”

V. Goodnight Kiss (Mike Portnoy)

V. Bacio Della Buonanotte (Mike Portnoy)

Goodnight kiss in your nightgown Lavender in your bed So innocent as you lay down Sweet dreams that run through your head

Bacio della buonanotte nella tua camica da notte La lavanda nel tuo letto Così innocente quando ti sdrai Dolci sogni che scorrono nella tua mente

Are you lonely without your Mommy’s love? I want you to know I’d die for that moment You’re just a poor girl Afraid of this cruel world Taken away from it all

Ti senti sola senza l’amore della mamma? Voglio che tu sappia che morirei per quel momento Sei solo una povera bimba Impaurita da questo mondo crudele Strappata via da tutto

It’s been 5 years to the day and My tainted blood’s still the same I can’t help acting this way and Those bastard doctors are gonna pay

Sono passati cinque anni da allora E il mio sangue contaminato è ancora lo stesso Non posso fare a meno di comportarmi così e Quei bastardi di dottori la pagheranno

I’m so lonely without baby’s love I want you to know I’d die for one more moment I’m just a poor girl Afraid of this cruel world Taken away from it all

Sono così sola senza l’amore della mia bimba Sappi che morirei per avere ancora un istante Sono solo una povera ragazza Impaurita da questo mondo crudele Strappata via da tutto

VI. Solitary Shell (John Petrucci) He seemed no different from the rest Just a healthy normal boy His mama always did her best And he was his daddy’s pride and joy

VI. Guscio Solitario (John Petrucci) Non sembrava diverso dagli altri Solo un ragazzo normale in buona salute Sua mamma ha sempre fatto del suo meglio Ed era la gioia e l’orgoglio del padre


He learned to walk and talk on time But never cared much to be held And steadily he would decline Into his solitary shell

Ha imparato a camminare e a parlare presto Ma non gli è mai interessato tanto di essere preso in braccio E piano piano si sarebbe rinchiuso Nel suo guscio solitario

As a boy he was considered somewhat odd Kept to himself most of the time He would daydream in and out of his own world But in every other way he was fine

Da ragazzo era considerato un po’ strano Se ne stava per i fatti suoi la maggior parte del tempo Continuava a sognare ad occhi aperti Ma sotto ogni altro aspetto stava bene

He’s a Monday morning lunatic Disturbed from time to time Lost within himself In his solitary shell

Lui è un lunatico del lunedì mattina Talvolta strano Perso in se stesso Nel suo guscio solitario

A temporary catatonic Madman on occasion When will he break out Of his solitary shell

Saltuariamente catatonico Occasionalmente pazzo Quando mai uscirà Dal suo guscio solitario?

He struggled to get through his day He was helplessly behind He poured himself onto the page Writing for hours at time

Lui lottava per arrivare alla fine del giorno Non aveva nessuno su cui contare Tirava fuori quello che aveva dentro Scrivendo per ore e ore

As a man he was a danger to himself Fearful and sad most of the time He was drifting in and out of sanity But in every other way he was fine

Come uomo era un pericolo per se stesso Pauroso e triste la maggior parte del tempo Vagava dentro e fuori la lucidità Ma sotto ogni altro aspetto stava bene

He’s a Monday morning lunatic Disturbed from time to time Lost within himself In his solitary shell

Lui è un lunatico del lunedì mattina Talvolta strano Perso in se stesso Nel suo guscio solitario

A momentary maniac With casual delusions When will he be let out Of his solitary shell

Un maniaco momentaneo Con allucinazioni casuali Quando uscirà Dal suo guscio solitario?

VII. About To Crash (Reprise) (John Petrucci)

VII. Sul Punto Di Crollare (Reprise) (John Petrucci)

I’m alive again The darkness far behind me I’m invincible Despair will never find me

Sono viva di nuovo L’oscurità è alle spalle Sono invincibile La disperazione non mi troverà mai

I feel strong I’ve got a new sense of elation

Mi sento forte Avverto una nuova sensazione di estasi

Boundless energy

Energia a non finire


Euphoria fixation

Un’euforia permanente

Still it’s hard to just get by It seems so meaningless to try When all I want to do is cry Who would ever know I felt so sad

E’ ancora difficle tirare avanti Sembra inutile provarci Quando non vorrei far altro che piangere Chi avrebbe mai detto che ero così triste?

Even though I get so high I know I will never fly And when I fall out of the sky Who’ll be standing by

Perchè anche se vado così in alto So che non volerò mai E quando cadrò dal cielo Chi mi aspetterà?

Will you be standing by

Ci sarai tu vicino a me?

VIII. Losing Time / Grand Finale (John Petrucci)

VIII. Perdendo Tempo / Gran Finale (John Petrucci)

She dresses in black everyday She keeps her hair simple and plain She never wears makeup But no one would care if she did anyway

Lei si veste di nero ogni giorno Tiene i suoi capelli semplici e sciolti Non si trucca mai Ma anche se lo facesse nessuno lo noterebbe

She doesn’t recall yesterday Faces seem twisted and strange But she always wakes up Only to find she’d been miles away

Non si ricorda di ieri Le facce sembrano strane e contorte Ma si sveglia sempre Solo per scoprire quanto è stata lontana

Absence of awareness Losing time A lapse of perception Losing time

Assenza di consapevolezza Perdendo tempo Un errore di percezione Perdita di tempo

Waiting to escape She had created a way to survive She learnt to detach from herself A behaviour that kept her alive

Aspettando di fuggire Ha trovato il modo di sopravvivere Ha imparato a staccarsi da se stessa Un comportamento che l’ha tenuta in vita

Hope in the face of human distress Helps us to understand the turbulence deep Inside That takes hold of our lives Shame and disgrace over mental unrest Keeps us from saving those we love The grace within our hearts And the sorrow in our souls Deception of fame Vengeance of war Lives torn apart Losing oneself Spiralling down Feeling the walls closing in A journey to find The answers inside Our illusive mind

La speranza sul volto della sofferenza umana Ci aiuta a comprendere la turbolenza interiore Che si impadronisce delle nostre vite Vergogna e disgrazia sopra l’inquietudine mentale Ci trattiene dal salvare quelli che amiamo La grazia nei nostri cuori E il dolore nelle nostre anime L’inganno del successo La vendetta della guerra Le vite distrutte Perdendo se stessi In una spirale negativa Sentendo le mura crollarci addosso Un viaggio per trovare Le risposte dentro La nostra mente ingannevole







Dopo la pubblicazione dei testi tradotti per intero non c’è nulla da fare che spiegarvi nel dettaglio cosa è passato per la testa dei nostri cinque amici newyorkesi durante i mesi di composizione delle liriche.

internet facendo incazzare John e facendo fare una brutta figura allo Staff Ernie Ball/Music Man vittima di una mancata organizzazione locale a livello di sicurezza. Grazie di cuore al solito fenomeno da baraccone!!!

Come tutti dovreste già sapere, il metodo di composizione musicale dei Dream Theater segue un filo logico: prima la parte musicale e melodica; solo dopo arriva il testo che viene adeguato per la melodia già composta.

Dei fatti accaduti al concerto di Roma abbiamo già parlato ampiamente in Metropolzine 13 e, dopo l’appuntamento fissato con John giorni prima dei concerti, mai e poi mai mi sarei sognato che l’intervista potesse avere luogo vista l’aria tagliente che si respirava in quel di Bologna il 16 febbraio 2002.

Tutto è nato nei primi anni ’90 quando la band, orfana del cantante, aveva composto una miriade di brani strumentali a cui venne poi unito un testo per poi farli uscire in “Images and Words”. La strana composizione di “immagini” sonore seguite dalle “parole” è continuata nel tempo fino a questo ultimo album. Le persone più indicate per parlare di testi sono i due produttori: John Petrucci e Mike Portnoy. La maggior parte di delucidazioni in merito alle liriche le abbiamo avute da John Petrucci il quale è stato disponibilissimo durante il tour a scambiare quattro chiacchiere con noi. Per parlare con John in merito al nuovo album non è bastata la miriade di contrattempi durante il tour del G3, neanche i mancati appuntamenti in internet. A rendermi il tutto più difficile ci si mette prima l’impegno con un clinic serale in un day off, poi il comportamento stupido del solito ‘coglione’ (passatemi il termine ma, tale persona è stata intimata più volte di fermare il nastro dall’artista quando la security locale non è intervenuta) che munito di una telecamera si è messo a registrare il clinic per poi rivenderselo in

John si è dimostrato una persona splendidamente corretta, puntuale e onesta…poco prima del concerto dei Pain of Salvation in quel di Bologna arriva il tour manager che mi invita a prendere la via dei camerini dove il chitarrista dei Dream Theater mi aspetta. Il clima è rilassatissimo anche se il sottoscritto è malaticcio a causa dei 4 giorni passati dentro un camper; John versa del tè per entrambi ed il dialogo comincia. Parte di questo dialogo compare qui di seguito a spiegazione dei testi, un’altra parte apparirà nella descrizione della chitarra di John mentre la restante parte rimarrà per sempre impressa nella mia mente (il nastro è stato spento all’occorrenza) come una vera chiacchierata tra amici che si rilassano e discutono di fatti di vita privata. L’intervista, per ovvi motivi, è stata scomposta per dare un filo logico e seguire i brani per come si presentano sull’album e ad ogni pezzo sono stati aggiunti commenti per meglio definire il contesto del brano. A completare l’opera anche gli interventi di Mike Portnoy e James LaBrie.


Domanda: “Che ci dici riguardo ‘Glass Prison’…” John: “E’ un brano che cerca di descrivere una battaglia personale…” Domanda: “…questa ‘prigione’ è la mente della persona o anche altro?” John: “Si, è la mente, non ci sono altri significati anche se ci sono diversi doppi sensi…ma si tratta più che altro di una battaglia fisica, qualcosa di intimo. Mike ha deciso di scrivere questa canzone per descrivere alcuni suoi stati d’animo e emozioni dell’ultimo paio di anni; qualcosa di molto autobiografico; credo che abbia avuto un grandissimo coraggio a scrivere di se davanti a tutti i fans.” Domanda: “Un brano scritto dopo una scarica di adrenalina data dal concerto dei Pantera della sera prima…“ John: “Si, anche, ma, ti assicuro che volevamo già fare qualcosa di molto heavy a priori. Certo che Phil Anselmo e Max Cavalera ci sono venuti incontro; la sera prima è stato un delirio musicale, abbiamo visto Pantera e Soulfly insieme…è stata quasi una coincidenza.” Domanda: “Molte persone si chiedono come mai un brano cosi lungo…” John: “Spesso me lo chiedo anche io ma, è nato cosi e non volevamo modificarlo o accorciarlo. E’ il brano che ci è uscito più spontaneamente… e lo abbiamo mixato per tutti i suoi 14 minuti. Penso che saranno tante le critiche…” Domanda: “Una nota curiosa è l’inizio di questo brano…il rumore di un disco alla fine, le campane…” John: “Il brano inizia la dove eravamo rimasti con Scenes from a Memory…”

Associando la parola ‘prison’ ovvero ‘prigione’ ne verrebbe fuori un significato che lega questo titolo all’alcolismo: schiavo del bicchiere. Come molti di voi sapranno, Mike, negli ultimi due anni ha deciso di smettere completamente di bere e il testo approccia questa tematica presa da un punto di vista mentale, a livello di dipendenza. Alcuni hanno trovato delle somiglianze tra “The Mirror” e questo brano, in entrambi i pezzi sono ripetute molte parole. Le prime parole ‘cunning, baffling, powerful’ sono espressioni estratte da un famoso libro pubblicato dall’Associazione Anonimi Alcolisti di cui Mike è membro: “…fino a due anni fa passavo le mie serate a bere con gli amici nel bar vicino a casa. Ora queste serate sono sostituite dai meeting con l’Associazione Alcolisti Anonimi. Sono un ‘recovering alcoholic’ (termine tecnico per definire chi è in cura dalla dipendenza data dall’alcolismo N.d.Petrus) e mantenere il mio stato di persona sobria è la più grande sfida in questo momento. Quando non sono in tour vado ai meeting quasi ogni sera e questi incontri mi hanno cambiato completamente lo stile di vita, al punto che quando entro in un bar non mi sento più a mio agio e scappo via immediatamente. Le parole di questo brano sono state scritte riguardo alla battaglia per la cura dalla dipendenza dell’alcool. Si basano sulle prime tre fasi della cura, cosi come dettate dall’Associazione Alcolisti Anonimi.” Non servono commenti a queste parole di Mike

Dentro la “Prigione”

Reflection (Riflessione):

Questo brano potrebbe essere interpretato in diversi modi, infatti ‘Glass Prison’ si potrebbe anche tradurre in una sorta di metafora, in quanto ‘glass’ significa anche ‘bicchiere’.

Il soggetto è sicuramente la schiavitù mentale e fisica da qualcosa che potrebbe essere sicuramente ricondotto all’alcol. Ci sono parecchi passaggi in questa prima parte che ci


fanno capire il punto focale della riflessione:

anonimi amici è la sua unica speranza rimasta.

“Sick

Seguono 4 versi che ci descrivono ancora di più la mente rinchiusa nella prigione di vetro fino all’ultimo verso in cui gli anonimi spiegano al protagonista come uscire dalla prigione:

and tired and laid down

dominating, invisible

black-out, loss of control”

“I’m powerless, have to let go I can’t escape it It leaves me frail and worn”

“We’ll

il significato di una sensazione di impotenza è facile da capire in queste frasi! “Life

You dug the hole, but you can’t Open your mind and you’ll see”

I

once called home”

Perfette indicazioni del fatto di non riuscire più a sbarazzarsi da una certa dipendenza fino alla dichiarazione finale di impotenza: “Chasing a long lost friend I no longer can control Just waiting for this hopelessness

to end”

Restoration (Restituzione): Sono le prime parole di ogni frase della prima strofa a darci la chiave di lettura di questa “restituzione” ovvero la richiesta di aiuto esterno: “Run, Fight, Cry, Help

bury your soul

Revelation (Rivelazione):

here in my glass prison

a place

help you perform this miracle

you might set your past free

me”

E certo l’incontro con degli ‘amici’ che sono già nella stessa situazione da tempo (riferimento assoluto all’Associazione anonimi Alcolisti): “We’ve been waiting for you my friend The writing’s been on the wall All it takes is a little faith You know you’re the same as us all” …e l’esasperata richiesta di un aiuto: “Help me – i can’t break out this prison all alone Save me – I’m drowing and I’m hopeless on my own Heal me – I can’t restore my sanity alone” Il protagonista ci descrive il suo stato mentale e la lotta infinita che si è venuta a creare nella sua mente, una prigione. Secondo lui non è possibile uscire da questa sorta di dipendenza da solo, l’aiuto di questi

Questi ultimi versi ci spiegano come è avvenuta l’uscita dalla prigione, ci rivela i vani tentativi: “I

tried forcing with all of my will and still

the door wouldn’t open”

ci parla della mancata fede iniziale: “Unable to trust my faith I turned and walked away” fino ad arrivare allo sfogo finale, al momento dell’uscita dalla prigione: “ ’Thy will be done’ I turned around, saw a light The door was wide open” Note

shining through

finali:

Guardando sul booklet viene indicato che il brano è dedicato a “Bill W. e tutti i suoi amici”. Si tratta di Bill Wilson; infatti, nel 1935, due alcolisti: Bill Wilson e il Dott. Robert Smith, riconobbero che il proprio disturbo (l’alcolismo) era più forte della volontà individuale e che solo mettendo in comune le forze era possibile un miglioramento. Si formò quindi la prima rete di gruppi di mutuo aiuto denominata “Alcolisti Anonimi”. Non solo l’alcolismo non era un problema morale ma una malattia insidiosa e l’anonimato garantiva dai pregiudizi moralistici dei “benpensanti”.


“Questa canzone vuole spiegare come la società di oggi ha portato le persone all’isolamento e all’auto-assorbimento. Al giorno d’oggi non abbiamo più il senso della ‘comunità’ e, quando questa cosa esiste ancora, la troviamo solo in zone molto rurali.” James LaBrie esordisce con queste parole alla mia richiesta di una spiegazione di questo brano. “Il secondo elemento contenuto nella storia è l’interrogativo sulla fede e sull’esistenza di Dio; su cosa Egli stia cercando e su cosa stia attendendo prima di rivelarsi di nuovo al mondo e ricompensare tutti noi per la fede che abbiamo avuto credendo nei Suoi progetti e nel fatto che Lui esiste!” “…Know there lies the truth I am the believer who gives purpose

on to you”

“La nostra fede si scontra con il fatto che noi tutti, l’umanità, dobbiamo credere o seguirlo prima che Dio faccia giustizia e ponga termine al Suo mistero.” “Blind faith we have in you Invisible Which direction do we choose Predictable…” “(Dio) È rimasto a lungo silenzioso, è ormai tempo che riveli la verità a questa nostra vita, alla nostra esistenza.“ “When did we all let you down So come Messiah show us how Our human spirit drowns…” “E’ giunta l’ora che si faccia finalmente trovare, stanchi ormai di questo mondo materialista e diviso in classi sociali. Che cosa ci fa realmente essere ciò che siamo? Liberandoci dalla sensazione di essere delle cose o posseduti da qualcosa, condizione che ci ha dato un senso distorto dell’essere e dei veri valori.” “So come Messiah show Throw us a pure lifeline

us how how

I hope that you hear me Too proud to be around There’s more to us than we

see now”

Una richiesta molto chiara a Dio, quasi provocatoria che ci pone davanti ad uno dei più grossi misteri della vita, sia per i credenti che non! La fede in Dio da parte del cantante dei Dream Theater traspare sia nel testo della canzone sia nelle parole pronunciate per spiegarcene il significato.


Domanda: “Uno dei brani più sperimentali di questo album è proprio ‘Misunderstood’ che, a quanto pare, può sembrare lo sfogo interiore di un personaggio famoso…” John: “Infatti questo brano parla di persone famose: rock stars, atleti, personaggi dello spettacolo e tutti coloro che dopo un’esibizione si trovano in uno spogliatoio, un camerino, chiusi in se stessi…le luci sono spente, il pubblico se ne è andato e loro si ritrovano circondati dalla solitudine; uno stato d’animo che riesce a sopraffare anche la fama e i soldi. Ma se fai attenzione c’è anche un altro significato tra le righe…si parla di Gesù, di religione, di tentazione.”

Lo stato di incomprensione e di solitudine è evidentissimo nelle strofe riportate qui sopra; chiaro segno di persona che vede attorno a se tantissima gente (grazie a interviste, conferenze, incontri dopo concerto etc…) che però realmente non conosce e di cui non sa niente. Uno stato di imbarazzo che lo porta alla conclusione in cui ripete a se stesso che non è possibile sentirsi soli, non è giusto sentirsi in questo stato proprio quando attorno si ha un mondo che continua a vivere giorno dopo giorno.

Domanda: “…spiegati meglio…” John: “Lo spunto per le parole di questo brano è stato preso dal film ‘L’ultima tentazione di Cristo’ che racconta di come Gesù, una volta in Terra, abbia avuto la tentazione, nonostante il seguito di fedeli e adoratori, di vivere la sua vita come vero uomo e non come figlio di Cristo; una tentazione che lo portò a desiderare beni terreni e l’amore di una donna.”

“playing a lion being lead to a cage I turn from surreal to seclusion

Domanda: “Per caso c’è anche qualcosa di autobiografico?” John: “No, assolutamente ! Dal mio canto, vivere il successo che stiamo riscuotendo con i Dream Theater mi ha cambiato, non posso negarlo ma non fino al punto descritto in questo brano. Non puoi più essere aperto con tutti come vorresti; ti ritrovi ai concerti con migliaia di persone che vorrebbero anche solo stringerti la mano e spesso e volentieri ti ritrovi impossibilitato a farlo. Per il resto la mia vita familiare non è assolutamente cambiata; quando non sono in tour dedico più tempo possibile alla casa, a mia moglie e ai miei bambini e giro tranquillamente nei posti e nei locali dove ho sempre girato” I

due significati:

1- Le parole della super star: “How can i know so many never really knowing anyone” “How can I feel abandonedeven when the world surrounds me”

2- Le parole del Gesù tentato: “how can i bite the hand that feeds the strangers all around me”

…. from god to

“If I seems I’ve been

God

save me”

superhuman

misunderstood”

Anche qui le parole delle strofe riportate sono chiarissime. Un Gesù che non può tradire (“bite the hand”) le aspettative dei suoi fedeli (“strangers” = “stranieri”) che lo adorano e lo seguono ma che deve stare attento a non finire additato come “leone” ed essere messo in “gabbia” in quanto pericoloso. Un giovane Dio che chiede aiuto al Padre (“from god to God save me”) perché incompreso da tutti quelli che lo credono solamente un’essere sopra ogni altro umano, capace solo di dare sfoggio delle sue qualità. Questo modo di dire è spesso usato quando ci si trova davanti ad una persona con delle ottime qualità e che, per questo, viene messa in disparte o addirittura condannata dagli altri, a volte, purtroppo, ingiustamente. Riferimento non casuale al fatto che Gesù (“if i seems superhuman”) è stato messo in croce da persone gelose, condannato a morte incolpevole e incompreso (“I’ve been misunderstood”).


“Il

Parte

prima

vero dibattito”

(fonte: LE CELLULE STAMINALI: PROBLEMATICHE E PROSPETTIVE TERAPEUTICHE)

La ricerca sulle cellule staminali e sulle loro possibili applicazioni terapeutiche sta suscitando crescenti aspettative sia a livello scientifico sia presso l’opinione pubblica. Appare infatti ragionevole attendersi dallo studio di queste cellule, che sono presenti con diversi assetti fisiologici sia nell’embrione, sia nel feto, sia nell’adulto, importanti informazioni sui meccanismi di controllo genetico ed epigenetico dello sviluppo, che potrebbero rendere attuali trattamenti terapeutici per gravi malattie degenerative come il Parkinson, il diabete, l’Alzheimer, l’infarto, il cancro, inimmaginabili sino a pochissimi anni fa. L’interesse dei ricercatori è concentrato innanzitutto sull’obiettivo di riuscire a controllare il differenziamento delle cellule staminali nell’adulto, come quelle del sangue o del tessuto nervoso o di altre nicchie tissutali, con lo scopo di ottenere cellule differenziate in uno qualsiasi dei tessuti di volta in volta necessario per fini terapeutici. Negli ultimissimi anni l’attenzione della ricerca internazionale è stata attratta da due importanti eventi, oltre che dalla scoperta che quasi in ogni tessuto dell’organismo adulto sono presenti cellule staminali: a) lo sviluppo di tecniche efficaci per il trasferimento dei nuclei cellulari dei mammiferi; cioè di tecniche cosiddette di clonazione che consentono di trasferire il nucleo di una cellula somatica in uno zigote o in un ovocita enucleato e di far quindi sviluppare la cellula così ottenuta in un organismo adulto; b) la messa a punto di tecniche efficaci di coltivazione di cellule staminali embrionali umane in vitro. L’applicazione di queste tecniche avrebbe senza alcun dubbio straordinarie ricadute sul piano conoscitivo e delle strategie terapeutiche. Per esempio, consentirebbe di creare delle linee cellulari staminali da utilizzare per scopi terapeutici rese del tutto compatibili geneticamente con il ricevente. Ovviamente la ricerca sulle cellule staminali apre prospettive non solo per la terapia cellulare, ma anche per quella genica. Tuttavia, proprio gli sviluppi più recenti dell’ingegneria delle cellule staminali sono stati e continuano a essere oggetto di importanti controversie etico-religiose, a partire dalla necessità di tutelare l’embrione da abusi sperimentali. Alcuni paesi hanno superato in modi diversi, positivamente, questi problemi introducendo vincoli o definendo rigidamente le procedure per operare con cellule staminali embrionali. Altri, in particolare l’Italia, hanno cercato di aggirare gli ostacoli etici, per esempio con il Documento della Commissione Dulbecco sulle cellule staminali, che propone di studiare una tecnica che consentirebbe di produrre cellule staminali geneticamente compatibili senza che questo implichi la creazione di embrioni.


“La

Parte parola di

seconda

John Petrucci”

Il 9 agosto 2001 il presidente americano George W. Bush ha dato la disponibilità a utilizzare fondi federali per la ricerca su cellule staminali embrionali, imponendo però molti limiti. I fondi potranno essere utilizzati soltanto per le ricerche su 60 linee di cellule staminali creati da embrioni umani già distrutti nel processo, sui quali cioè la decisione tra la vita e la morte è già stata compiuta. Al tempo della decisione del presidente i Dream Theater erano nel pieno della composizione dei testi per questo album… Domanda: “Un brano che mi piace tantissimo è ‘The great debate’, forse il brano più sperimentale in tutta la carriera dei Dream Theater. Personalmente adoro i Tool e ci trovo delle grandi influenze…” John: “Effettivamente c’è tanto dei Tool in questo brano ma, a mio avviso, i brani più strumentali in questo album sono ‘Ouverture’, ‘Misunderstood’ e ‘Disappear’, questione di punti vista ;-)” Domanda: “…ho letto il testo molto attentamente… non hai preso una tua personale posizione riguardo la ricerca sulle cellule staminali…” John: “…non a caso il brano contiene la parola ‘debate’ (dibattito)…per questo non ho preso nessuna posizione. Ho solo esposto gli argomenti cosi come sono nella realtà, coprendo entrambe le due correnti di pensiero, praticamente la religione contro la scienza. E infine ho utilizzato alcune strofe per porre delle domande…” Domanda: “C’è qualcosa di personale?” John: “No, assolutamente impersonale! Quando scrissi le parole di questo brano in America l’attenzione dei Media era incentrata su questo tema. Il presidente non aveva ancora deciso bene che posizione prendere e come finanziare la ricerca sulle cellule staminali con i soldi del governo. Tutti i telegiornali concentravano l’attenzione su ciò che stava accadendo a ‘Ground Zero’ a quel tempo.” Domanda: “…inizialmente questo brano aveva un altro titolo infatti…” John: “Si, si doveva chiamare ‘Conflict at ground zero…“

Domanda: “…stai parlando di quel Ground Zero? Quello che tristemente conosciamo noi per via degli eventi dell’undici settembre ?” John: “Certo ma, molti hanno fatto confusione. Il termine “Ground Zero” viene da una situazione che indica uno stato di conflitto; era il nome che era stato dato alla zona delle Twin Towers perché era li che si svolgeva il dibattito per la ricerca sulle cellule staminali. Una coincidenza macabra data dal significato di “Ground Zero” (“Piano Zero”) e dalla frase che segue, nel testo della canzone, che dice “Ready for a war” (“Pronti alla guerra). Nulla che abbia a che fare con gli eventi tragici dell’undici settembre ma, proprio tali fatti ci hanno fatto cambiare il titolo della canzone in ‘The great debate’ per non creare ulteriore confusione nella mente degli ascoltatori, visto che dallo stesso ‘Ground Zero’ pare sia cominciata anche un’altra guerra, purtroppo!”. Il campionamento iniziale ci mette subito


Parte terza “I Campionamenti” Parte fondamentale di questo brano sono i campionamenti iniziali; atti a toccare direttamente al cuore l’ascoltatore e a condurlo all’interno delle trame che vengono a tessersi in tutti questi quasi 14 minuti di musica. Li abbiamo ascoltati, trascritti e tradotti e per farvi accedere meglio alla parafrasi che li segue. Campionamenti

iniziali

(stereo min. 00:24) ”A Gallup snapshot poll taken immediately after President Bush’s speech on funding embryonic stem cell research last night shows that half of Americans approve of his decision, 25% do not, and still another 25% aren’t sure…what to think.” (canale sinistro min. 00:42) ”Most people don’t even know what stem cells are.” (stereo min. 00:48) ”Who’s going to scream the loudest, will it be the right- to- life’ers or will it be the scientists? And now what’s going to happen is that there will be a tremendous amount of lobbying in Washington D. C. - scientists, entertainers, people who want to see this research will be coming forth…”

“Un sondaggio lampo della Gallup effettuato subito dopo il discordo del presidente Bush sul finanziamento di una ricerca sulle cellule staminali degli embrioni ieri sera mostrava che metà degli americani sono d’accordo con la decisione presa, il 25% è contrario e il restante 25% non sa cosa pensare…” “la maggioranza della gente nemmeno sa cosa siami le cellule staminali” “chi farà la voce più grossa? Quelli per il diritto alla vita o gli scienziati? Ecco cosa succederà, ci saranno un sacco di pressioni a Washington D.C. – scienziati, comici, gente che vorrà che questa ricerca prosegua”

(canale destro min. 01:08) ”I’m concerned about it, Christopher Reeves is concerned about it, everyone is concerned about it, but the big question is, do the ends justify the means? And when we talk about research, yes we can cure a lot things speculatively, but where’s the proof?”

“sono preoccupato, Christopher Reeves è preoccupato, tutti lo sono, ma il grande interrogativo è, il fine giustifica il mezzo? E quando parliamo di ricerca, certo possiamo curare un sacco di cose in linea teorica, ma dov’è la prova certa?”

(canale sinistro min. 01:22) ”These developing human beings that they’re talking about, these embryos were produced in an artificial scientific environment - In Vitro Fertilization is not God’s will.”

“questi esseri umani in via di sviluppo di cui parlano, questi embrioni che furono prodotti in un ambiente scientifico – la fecondazione in vitro non è conforme al volere di Dio”

(canale destro min. 01:34) ”That doesn’t make them any less human though, after that happens.”

“comunque ciò non li rende meno umani, dopo che accade”

(stereo min. 01:39) ”We’re on a road where we really don’t know where we’re going as far as what’s next, we’re talking about harvesting embryos,

“abbiamo imboccato un sentiero che non sappiamo dove conduca o a che cosa porti, stiamo parlando di coltivare embrioni, ecco


we’re talking about that, we’re talking about that, what is the cost?” (canale sinistro min. 01:52) ”How could we possibly abandon the research?”

di cosa, è di questo che stiamo parlando, ma a che prezzo?” “come potremmo ragionevolmente abbandonare la ricerca?”

”Well that’s right, it’s the old question, I mean if you think the research is good, of course you’d have no problem at all with it. It’s only if you think the research involved is something evil, then you get the question of ‘Is it okay to [.]? ‘ And the truth of the matter is that we do that all the time with organ transplants, I mean with people that are killed or murdered or people who’re just victims of automobile accidents, abandoning all [.] We do take their organs and we look to try to save other lives. We try to [.] all the time. [.] kill someone [.]”

“d’accordo è la vecchia domanda, cioè, se pensi che la ricerca sia una cosa buona, vuol dire che non ci hai avuto mai a che fare. È solo se pensi che ci sia qualcosa di malefico che poi ti viene da chiederti ‘è giusto [.]?’ e la verità è che noi che facciamo trapianti d’organi continuamente, con deceduti o assassinati o vittime d’incidenti stradali, abbandonando tutte [le polemiche???]. prendiamo i loro organi e speriamo di salvare altre vite, proviamo a [salvare vite????] in continuazione. [non farlo ci sembrerebbe come se ?????] uccidessimo qualcuno.

“And I’d like to mention that we don’t have the answers yet. We need to put the money into something that’ll hopefully get those answers in the future. Listen, we’re out of time.”

“e vorrei sottolineare che non abbiamo ancora le risposte, e dobbiamo investire denaro in qualcosa che speriamo dia quelle risposte in futuro. Senta siamo ancora fuori tempo”

(canale destro min. 01:58) ”And in this country there is a great…”

“e in questo paese c’è un grande…”

Campionamenti

finali

(canale sinistro min. 11:34) ”...research, scientific advancement. And I know we’re going down a road that we may not know where we end, but that’s exactly what science is all about. I’m very sorry, but I. you know I do feel sympathy for people who. whose spines have uh. have been severed. There’s a possibility we might be able to cure them. I am concerned about a cure for juvenile diabetes. And if these types of scientific advancements can cure these diseases, then quite candidly I think there ought to be at least, what President has said, some limited research.” ”I have a 28- year- old son. her grandson. that. that uh. is. uh. paraplegic. And if there is a small chance that my son would be able to have any feeling and be able to walk, I am for it.” (canale destro min. 11:34) ”One of the… one of the big questions that still remains for me though is that all of these embryos that are. are set. or. uh. being discarded for example. um. is this worse than just throwing those away?”

“[ricerca] scientifica, avanzamento scientifico. E lo so che il cammino che portiamo avanti non sappiamo dove ci porta, ma il fatto è che la scienza è questo. Lo sapete che provo affetto per quella gente la cui spina dorsale si è gravemente danneggiata. C’è una possibilità che più avanti saremo in grado di curarli, sono preoccupato per una cura del diabete precoce. E se questo tipo di progresso scientifico potrà aiutare a curarli, posso augurarmi che ci siano in futuro almeno, come ha detto il presidente, delle ricerche regolamentate.” “ho un figlio di, ehm, 28 anni, suo nipote, è paraplegico. E se ci fosse una minima possibilità che quel ragazzo potesse avere qualche sensibilità o potesse camminare, certamente sarei a favore.” “uno dei…uno dei grandi interrogativi che rimane dopotutto è che quegli embrioni sono messi…o…scartati per ipotesi…non sarebbe peggio che semplicemente buttarli via?”


”We don’t know if they ’re going to be discarded. All of a sudden, I mean, we’re going to say, uh. we started with the ones that are going to be discarded. Then all of a sudden, we’re going to have people being solicited to donate parts of their. their anatomy. to harvest parts of, like, a part of what have you. I mean that’s how’s it starts.” ”Even though if they start soliciting, women and men in fertility clinics have extra embryos.” ”Stem cells come from developing human beings and that they shouldn’t be. uh. experimented on in a way that doesn’t make sense or that is unethical, but at the same time there is great promise.” “...a human body having evolving for tens of thousands of years and we’re just injecting cells from embryos into people’s brains, and. and how do we come to. to do something like that?”

“non sappiamo se verranno scartati. All’improvviso, voglio dire, vedremo, ehm, abbiamo cominciato da quelli che stanno per esser rifiutati. Poi saltiamo su a incoraggiare la gente a donare parti del loro…della loro anatomia, a coltivare una parte di…qualcosa che hai. Quello che intendo è che è così che comincia” “anche se cominciano ad incoraggiare, uomini e donne hanno embrioni in più nelle cliniche della fertilità.” “le cellule staminali vengono da esseri umani in via di sviluppo e non dovrebbero essere sperimentate inutilmente o in modo non etico, ma allo stesso tempo sono una grande promessa” “[il nostro è???] un corpo umano che s’è evoluto per decine di migliaia d’anni e noi iniettiamo cellule embrionali nel cervello delle persone, mi domando come, come possiamo pensare di fare una cosa simile?”

Parte quarta “La parafrasi” Il campionamento iniziale ci mette subito davanti ad una scelta, ci pone subito la questione principale prendendo i riferimenti di un sondaggio televisivo fatto all’epoca dei fatti (agosto 2001). I campionamenti in stereo servono per dare una panoramica sui fatti e sul dibattito mentre, quelli sui singoli canali (destro e sinistro) servono proprio a distinguire le opinioni dei “pro” e dei “contro” alla ricerca sulle cellule staminali. Non è stata fatta, però, un’associazione tra il canale in cui il campionamento viene trasmesso e una opinione. Diversamente da altri brani dei Dream Theater con campionamenti (è il caso di “home” fra tutti) non c’è questa associazione per cui l’ascoltatore si trova ancora più proiettato all’interno del dibattito sentendo campionamenti “favorevoli” e “contrari” sia sul canale destro che su quello sinistro. Una sorta di confusione viene creata all’interno della mente di chi ascolta a partire dal terzo minuto di questo brano, quando sui due

canali vengono sparati campionamenti diversi, impossibili da capire, se non usando a dovere la rotellina del balance. Una confusione che porta ad un culmine con la frase “Listen, we’re out of time”. Il brano inizia con due strofe di significato divergente con la stessa prefazione “What if someone said…” “Hopes are high in certain Life won’t have an end You could walk again”

scientific circles

che ci indica la soluzione scientifica del caso, mentre, “They’ve

uncovered

something

h i g h ly

controversial

The right to life is strong Can’t you see it’s wrong” che ci pone davanti al problema etico della questione. Si prosegue arrivando a fare il punto della situazione:


“Human kind has reached a turning Poised for conflict at ground zero Ready for a war Do we look to our unearthly guide Or to white coat heroes Searching for a cure”

point

…il genere umano ha raggiunto un punto di svolta con l’applicazione di nuove scienze e nuove tecnologie. Ci si pone davanti al problema di un conflitto, della possibilità di una guerra (quella fra religiosi e scienziati). E’ meglio la speranza in qualcosa di ultraterreno (“unearthly guide”) o le cure di dottori (“White coat heroes”)? Il ritornello è una richiesta a tutte le persone coinvolte in questo dibattito… “Turn to the light Don’t be frightened of the shadows it creates Turn to the light Turning away would be a terrible mistake” Fate chiarezza (“Turn to the light”), trovate un consenso, una via di uscita, una luce; non affrontatevi in mezzo alle ombre che sono attorno a voi. Desistere sarebbe un errore stupidissimo (“…a terrible mistake”). La traduzione quasi letterale del ritornello ci fa capire ancora di più che John Petrucci non ha preso una sua posizione all’interno del dibattito e sembra quasi una sua richiesta personale ad una maggiore chiarezza da parte delle persone coinvolte in questa battaglia scientifica, etica e morale. Il brano prosegue con un’altra coppia di quartine (da 04:26 a 04:45) che ci pone il problema dell’opposizione alla ricerca da un punto di vista politico (“right wing” è usato per definire la “destra” americana), una sorta di inquisizione contro quelle che sono chiamate le “cliniche della morte” (“Industries of death”). “Anarchistic moral vision Industries of death Facing violent opposition Unmolested breaths” “Ethic inquisitions breed Antagonistic views Right wing sound bite premonitions In a labyrinth of rules”

Un intermezzo (da 04:48 a 05:07) ci fa tornare alla neutralità e alle solite domande che si pone l’artista: “Are you justified Are you justified Are you justified Justified in taking Life to save life Life to save life Taking life to save

life”

È giusto prendere una vita per salvarne un’altra? Se le prime due quartine di questa sezione erano una sorta di inquisizione, ora (da 05:09 a 05:33) ci troviamo dalla parte dei difensori della clonazione… “This embryonic clay Wrapped in fierce debate Would be thrown away or

otherwise discarded

Some of us believe It may hold the key To treatment of disease And secrets highly guarded” coloro che ci spiegano come “l’argilla embrionale”, ovvero ciò che ha scagionato il dibattito (“wrapped in fierce debate”), sarebbe utilissima: la chiave di svolta (“it may hold the key”) per il trattamento di diverse malattie (“The treatmen of disease”). Pochi secondi strumentali e ancora i dubbi dell’artista: “Are you justified Are you justified Are you justified Justified in taking Life to save life Life to save life Life to save life” Dopo il ritornello e un piccolo riff strumentale rientriamo ancora nel dibattito con la stessa tecnica delle parti precedenti, due quartine per i “contro” (da 07:40 a 08:09): Un cambio di intonazione vocale di James e due quartine per i “pro” (da 08:12 a 08:41):


E, sul finale, ancora si ripresenta il dibattito: “Turn to the light We defy our own morality these days Turn to the light Pay attention to the question we have

raised”

Tutti i giorni l’uomo sfida la sua moralità,

Tutti noi abbiamo diversi tipi di rapporti con gli altri esseri umani ma, il rapporto che di solito si predilige, quello che ci rende più soddisfatti e passionali, è il rapporto con il partner (fidanzata, fidanzato, marito o moglie) Questa particolare canzone racconta di due giovani innamorati che hanno appena cominciato un percorso di vita insieme ma; purtroppo, questa coppia è colpita da tragedia in quanto a uno di loro (la ragazza) è diagnosticata una malattia terminale. “A day like today My whole world

has been changed”

Il ragazzo avrà a che fare con questa situazione e deve mettere tutto sotto una nuova prospettiva. Deve ammettere a se stesso che tutto ciò che (loro) avevano pianificato non si realizzerà mai. “Days disappear And my world keeps

changing

(Il ragazzo) Non ha più idea di come possa tirare avanti o di che motivo possa avere per provarci, su che futuro possa basare il resto della propria esistenza quando la sua donna, che doveva esserne parte integrante, inevitabilmente non potrà più parteciparvi. “So I’m moving on I’ll never forget As you lay there and

watched me….”

Deve trovare la forza dentro di sé per

l’ascoltatore viene pregato dall’artista di pensare bene alle domande che sono state poste durante il brano. NOTE: essendo stato scritto in agosto, questo brano, ha solo anticipato ciò che è successo il 25 novembre 2001, ovvero la prima clonazione umana a scopo terapeutico!!!

sostenere la ragazza morente e continuare a vivere fino al loro ultimo addio. Inizialmente crede proprio di non potercela fare ma, all’improvviso, in maniera impensabile, questa forza nasce dentro di lui e si manifesta. Il ragazzo userà questa nuova ed inaspettata energia per affrontare questo periodo buio e superarlo, per continuare a vivere sebbene privato del suo dono più prezioso. “See me, this place I still belong Give chase, to find more than I have found And face, this time now on my own” Lui sa che non sarà più la stessa cosa senza di lei, ma ora sa o intuisce quale sia il senso di questo travaglio. Ha capito che c’è sempre qualcosa di più grande, o qualcosa che va al di là di ciò che riusciamo a comprendere (“Why, tell me the reason why / Try, still I don’t understand…”), ma grazie a questa esperienza, seppur terribile, sa che d’ora in avanti sarà più forte. “I feel you here And keeps me sane” “And I’ll

carry on

the best that

I can without you here beside me…”

Note: James LaBrie in persona ha voluto scrivere questo lungo pensiero, intervallato da parti del testo, per farci comprendere a fondo il significato di questa canzone.


Domanda: “Parlando della title track, ci spieghi perché questo titolo ?” John: “L’idea basilare è quella di descrivere sei personaggi, sei personalità diverse e contrastanti… il tema principale è l’instabilità interiore che può comportare problemi mentali, sovraemozioni, solitudine, e tutti i problemi correlati che ci possono essere in queste situazioni. Il brano è ambientato all’interno di quella che vuole essere una struttura per persone che soffrono di tali malattie e i sei personaggi sono la rappresentazione di alcuni di questi stati.”

orchestrato l’idea di base e il resto della band ha musicato le parti rimanenti.“

Domanda: “…ma il brano, a livello musicale, come è nato…. è stato concepito tutto in una volta?“ John: “A dire il vero lo abbiamo scritto in parti spezzettate e poi abbiamo creato delle connessioni tra una parte e l’altra e le abbiamo ordinate…non è stato composto tutto in una volta.”

ABOUT TO CRASH

Domanda: “Come mai un’inizio strumentale, sullo stile di ‘Scenes from a Memory’?” John: “Overture’ praticamente è un mix di tutte le musiche e le melodie che sono presenti in tutto il brano…” Domanda: “…sembra un brano dalle atmosfere molto Disneyane…chi ha avuto l’idea iniziale?” John: “E’ frutto della mia mente e della mente di Mike(ridendo). Volevamo qualcosa che assomigliasse all’inizio di un film. Ero a Disney World quando mi venne l’idea, quando entri in questi parchi tematici ti trovi in un viale dal quale puoi accedere a tutte le attrazioni ed è li che senti i suoni e i rumori di tutto ciò che stai per vedere. Hai presente quando guardi Star Wars? Quando scorrono i titoli iniziali e senti il tema principale che poi ti accompagnerà per tutto il fim….questa è l’idea che volevamo dare, abbiamo perso diverso tempo in studio per comporre insieme questi, complicati, sette minuti, prima alla tastiera con Jordan e poi unendo tutti gli altri strumenti.” Domanda: “E gli altri pezzi sono stati composti da tutti? “ John: “Più o meno…certi pezzi li abbiamo scritti insieme…in altri Jordan ha composto e

Domanda: “Sono otto parti quelle che compongono il brano…Come hai appena detto i personaggi che vengono descritti sono sei…considerando la prima che è strumentale dobbiamo dedurre che due parti parlano della stessa persona…” John: “Esatto…la stessa persona viene presentata due volte, nel brano ‘About to Crash’ e nella sua ‘About to crash reprise’…“

“Io ho scritto ‘about to crash’ che è un brano che parla di depressione maniacale (più conosciuta con il termine inglese ‘Maniac Depression’); di una persona che vorrebbe fare tante cose, che vorrebbe migliorare di giorno in giorno e sul punto più alto ricade nel baratro…una depressione data da uno stato di stress” Domanda: “A giudicare dal testo pare che si parli di un personaggio femminile…lo si capisce nella prima delle due parti…” John: “Certo, è una ragazza, una ragazza del Midwest dei nostri giorni…” Domanda: “Ma c’è qualcuno che la descrive in ‘About to crash’…” John: “Giusto…nella prima delle due parti la ragazza viene presentata, vengono presentati i suoi problemi depressivi e il suo personaggio; in ‘About to crash reprise’, invece, la ritroviamo nei suoi pensieri, nelle sue sconfitte; davanti alle sue tristi verità.” ____________ Una ragazza che tutti considerano una ragazza modello, con un padre che si è sempre preso cura di lei e che desidera il massimo dalla figlia. “She

was raised in a small

Midwestern

town

by a charming and eccentric teenage girl she was praised as the perfect teenage girl and everyone thought highly of her”

La ragazza, però, non potrà mai volare, non potrà mai raggiungere il punto più alto, nonostante l’energia che sente in corpo,


perché, come già lei sa benissimo, quando il punto più alto sarà vicino lei crollerà di nuovo, tipico di chi soffre di depressione maniacale. “…and

thinks she can fly

she will fall out of the sky…”

WAR INSIDE MY HEAD “Questo brano ci pone di fronte ad un veterano del Vietnam; una persona sui cinquant’anni che ancora nutre dentro di se una forte rabbia per la guerra che ha combattuto. Sono solito a scrivere liriche molto arrabbiate, e questo è uno dei tanti casi” Mike Portnoy ci introduce a questo brano che descrive la mente di una persona che rivive ogni giorno il dramma di una guerra vissuta da protagonista. Un veterano del Vietnam e il suo sfogo contro una guerra per servire la patria (“A military victory mounted on innocent groud”), una strage senza senso e un’astio verso i crimini perpetrati verso innocenti. Gli spargimenti di sangue, le bombe utilizzate e il fine delle missioni di guerra (“Our mission was only to get in and kill ”) sono voci e allucinazioni che ricorrono nella mente del protagonista di questo brano (“Hearing voices from miles away”); rimorsi che non gli daranno mai pace (“Waging a war inside my head”). THE TEST THAT STUMPED THEM ALL Domanda: “Continuando in questa descrizione di personaggi con problemi di mente ci troviamo di fronte ad un personaggio strano…” Mike: “Questa parte è la più complessa e la più convulsa tra le otto…ci troviamo davanti ad un ventenne dei nostri tempi con la falsa illusione di essere famoso” Domanda: “Un personaggio circondato da quelli che sembrano dottori, tutti interpretati da James…” John: “…i cori che puoi sentire sono i commenti degli infermieri che cercano di curare il protagonista di questi 5 minuti di tensione. Inizialmente i cori dovevano essere armonizzati in maniera differente; poi Mike ha chiesto a James perché non provare a farli tutti con la sua voce dando

la sua interpretazione…quello che senti è il risultato di un lavoro impressionante eseguito da James.” ____________ Delusione, illusione, schizofrenia sono alla base di questo brano. Un ragazzo giovane e illuso che vede la sua mente proiettata in una vita che non è la sua. A giudicare dalle parole delle prime due strofe, che descrivono un palco e la classica situazione di buio prima di un concerto, “Standing in the darkness… …Burning in the night Random blinding flashes… …ingniting sonic rage” e dall’urlo di una folla esultante, tale personaggio si sente una sorta di rockstar. Infermieri e dottori si interrogano sulle possibili cure (“He might need an institution…we have just the place to fix him, to save him from himself”), sulle possibili terapie e medicine (“Pills red, pink and blue”) e sulle risposte ad un caso cosi tanto da manuale per cui ancora non è stata trovata una soluzione (“We can’t seem to find the answer…”). GOODNIGHT KISS Domanda: “Con questo brano ci troviamo di fronte a delle liriche struggenti, cariche di sofferenza; una sofferenza che viene alla mente anche ascoltando un fantastico assolo di chitarra…” Mike: “Il brano parla di una donna sui trent’anni che vive il suo dolore di essere separata dalla figlia a causa della sua malattia.” L’interpretazione di questo brano è molto facile. Le prime due strofe sono riferite al passato, alla nascita di una bambina (“Lavender in your bed”) all’amore che le vorrebbe dedicare la madre (“I want you to know i’d die for that moment”) e al dramma che si preannuncia (“You’re just a poor girl…take away from it all”). Dopo lo stacco di pianoforte di Jordan la prima strofa ci porta ai giorni nostri e ci mette davanti al dramma che si è consumato


cinque anni prima, subito dopo la nascita della bambina (“It’s been 5 years to the day…”); il motivo di tale dramma (“My tainted blood’s still the same…”) e la sofferenza mista a rabbia della madre (“Those bastard doctors are gonna pay”) che si ritrova da sola, senza il suo unico motivo di vita (“I want you to know i’d die for one more moment”): una figlia da amare strappata via dalla sua vita (“I’m just a poor girl…taken away from it all”). NOTE: Le voci che sentite all’inizio sono di Max, Melody e Marlene Portnoy. I campioni finali cercano di proiettare l’ascoltatore all’interno della clinica in cui è stata pensata l’ambientazione del brano. SOLITARY SHELL Un caso abbastanza comune, tra le malattie mentali, è la chiusura in se stessi, l’auto isolamento. In questo brano incontriamo una persona, un uomo chiuso nel suo stesso guscio (dal titolo: “Solitary shell”), una situazione che viene descritta nel tempo; dall’adolescenza (“…just a healthy normal boy…And he was daddy’s pride and joy…”), quando sembrava essere un normale ragazzo, forse solo un pò troppo timido, a volte strano e con la testa nel suo mondo (“As a boy he was considered somewhat odd…but in every way he was fine”) ma per il resto una persona a posto come tutte le altre. Dall’adolescenza veniamo proiettati nella maturità di questo personaggio, un uomo senza nessuno su cui contare (“He was helplessly behind”), una persona che cerca di vivere e mantenersi (“He struggled to get through his day”); una persona che passa il tempo a scrivere raccontandosi (“He poured himself onto the page”). Una persona spaventata e triste ma allo stesso tempo a posto, chiuso saltuariamente nel suo guscio solitario. ABOUT TO CRASH (REPRISE) Ancora la ragazza del Midwest in questa ‘reprise’. Questa volta non c’è una parte narrata ma le parole dirette della protagonista che ci esterna i suoi pensieri e le sue sconfitte. Parole che esprimono volontà e invincibilità iniziali

“I’m live again, the darkness far behind me…” “I feel strong, I’ve got a new sense of elation...” ma, con la piena coscienza che non ci sarà mai l’arrivo alla sospirata metà poiché la depressione è sempre in agguato “Even though I get so high I know I will never fly And when I fall out of the sky Who’ll be standing by” LOSING TIME / GRAND FINALE LOSING TIME Il personaggio di questa ultima parte è una vedova (“She dresses in black everyday…she never makeup, but no one would care if she did anyway”), una persona che non si cura più come una volta, che vive sola lontano dalle sue ombre del passato. Non ricorda il passato, o non vuole ricordarsene (“She doesn’t recall yesterday”), vive in un mondo tutto suo con le sue amnesie (“A lapse of perception, loosing time”) e con la voglia di scappare da questo mondo che l’ha resa infelice. GRAN FINALE (da 02:15) “La speranza sul volto dell’angoscia umana ci aiuta a capire la turbolenza nella profondità interiore che impugna le nostre vite” Con questa frase inizia il gran finale, un finale sullo stile usato per il primo brano strumentale. Qui non ricorrono i temi musicali di tutti i pezzi che compongono questi quaranta minuti ma, ci sono frasi che ci riportano alla mente tutti e sei i personaggi di questa suite. a- “Deception of fame”: “The test that stumped them all” b- “V engeance of war ”: “War inside my head” c- “Lives torn apart”: “Goodnight kiss” d- “Losing oneself”: “Losing time” e- “Spiralling down”: “About to crash” f- “Feels the wall closing in”: “Solitary Shell” “Un viaggio per trovare le risposte dentro le nostre menti ingannevoli”.



Parte prima La preparazione Il quarto capitolo di questa lunga fanzine ci porta sul palco con i Dream Theater. Ormai il tour è in stato avanzato: i Dream sono tornati in Europa e a metà luglio li avremo di nuovo in Italia, le ‘Evening…’ americane di marzo hanno riscosso un notevole successo e la band tornerà sul territorio casaligno a stelle e strisce in agosto con Joe Satriani e i King’s X; anche l’Asia è stata toccata e siamo in pieno clima di Mondiali 2002. Un palco che ci ha regalato emozioni, sensazioni e sofferenze per i più deboli di cuore, un palco da cui cinque personaggi cercano di trasmettere ciò che sentono dentro, la loro musica. I concerti sono sempre stati per tutti i gruppi la prova del nove. Si dice sempre che in studio puoi essere bravo quanto vuoi ma, che se sul palco non tiri fuori le palle rimarrai sempre dietro a tutti gli altri. C’è una band che mi da sempre la conferma di tutto questo; si chiama Premiata Forneria Marconi…anni, decenni di carriera e sul palco si vedono ancora gli artigli che escono dalle mani di questi musicisti italiani. I Dream Theater non sono mai stati da meno… hanno sempre peccato in scenografia ma, sono sempre stati ineccepibili per quanto riguarda l’impatto sonoro e musicale. Le note dolenti non sono mancate, ricordiamo il triste Monster of Rock del 1998, il concerto dell’Idroscalo di Milano nel luglio 2000 con un impianto sottodimensionato e lo show di Bologna a febbraio di quest’anno ma, questa band è sempre riuscita ad infiammare anche il pubblico più esigente, quello che più li ama, che più li odia, che più li incita, che più li critica ma, che è sempre li in prima fila ad ogni concerto facendo scattare sempre il tutto esaurito…il pubblico italiano. In queste pagine che seguono e che compongono questo capitolo cercherò di spiegarvi dalle parole della band come avviene l’approccio con lo stage, come viene preparato un concerto e come viene ‘confezionata’ la strumentazione di ogni membro.

Sono anni che scambio chiacchiere con il gruppo in merito a questo argomento e, questa volta, è venuto in mio aiuto un articolo apparso su una nota rivista americana in cui tutti i miei discorsi con la band sono stati riuniti sotto un’unica campana. Un punto di riferimento per il sottoscritto che si tiene sempre tutto a mente dimenticando le parti più salienti al momento della scrittura degli articoli della fanzine. ;-)))) “Ogni volta che ci ritroviamo per le prove dei concerti ognuno di noi sa perfettamente quale è la sua parte cosi tutto è molto più semplice. Ognuno di noi ha fatto la sua parte sul disco, sappiamo cosa è importante portare dal vivo e in una settimana riusciamo ad essere pronti con una scaletta completa.” Questa frase di Jordan è la prima che mi viene in mente riguardo alle preparazioni di un concerto. “Il modo in cui si sviluppa un concerto cambia di giorno in giorno e cresce con noi nelle nostre menti. Ogni volta che eseguiamo una nuova improvvisazione, oppure ogni volta che notiamo un pubblico poco convinto al termine di un pezzo facciamo dei cambi nella scaletta o nel modo di eseguire il brano stesso. Non a caso ‘Live Scenes from New York’ contiene il concerto culmine del nostro precedente tour. Dopo tantissimi concerti sapevamo cosa volevamo, sapevamo che sul palco dovevano accadere determinate cose che erano un po’ il frutto di tutti i nostri pensieri durante i dieci mesi di tour già trascorsi. Un tour è una cosa che cresce con noi.” Le parole di Mike ci portano a capire quando sia importante la complicità tra i membri della band e la disponibilità a riflettere insieme su quanto e su cosa proporre al pubblico. Il cambio di scalette del primo tour, il proporre tutta la title track del nuovo album nel tour americano e in quello estivo in Europa ci conferma queste parole. Domanda: “I vostri dischi sono spesso molto complessi e ben orchestrati. Quando siete in studio a comporre pensate mai che questi brani dovranno essere suonati dal vivo?” Mike: “Quando componiamo un brano, solitamente, non viene composto tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine. Ci sono


lunghe pause di riflessione, le prove di diversi arrangiamenti e anche le varie riprese di tutti gli strumenti vengono spezzate in più parti. Ovviamente dentro di noi sappiamo che quel pezzo che stiamo registrando in quella maniera dovremo anche suonarlo dal vivo; sappiamo sempre che fuori ci aspetta un pubblico e per noi è sempre bello potersi ritrovare giorni prima della partenza del tour a suonare i brani dall’inizio alla fine.” Domanda: “Considerando questo metodo di composizione, come arrivate all’arrangiamento finale del brano?” Jordan: “Tutte le nostre idee entrano nella testa di Mike e ne esce il brano (ridendo). Davvero, è cosi…di solito si parte con un’idea di qualcuno, la prima parte viene composta da me con la tastiera mettendo insieme melodia e accordi. Poi vengono i riff di chitarra e le linee di basso; tutto convoglia nella mente di Mike che assimila tutto e partorisce il brano completo. Spesso e volentieri è Mike ad unire le varie parti che vengono suonate, è sempre lui che propone dove inserire un nuovo riff che ci piace o quale parte suona male all’interno del brano…è una mente !” Domanda: “Che importanza date al suono e all’orchestrazione all’interno di un brano?” Jordan: “In studio spendiamo gran parte del tempo nella ricerca di suoni. Dal mio canto io uso una tastiera (la Kurweil K2600) che mi da una varietà di suoni praticamente infinita. E nel caso che nei suoi 128 mega di memoria RAM non ci sia il suono che voglio, allora me lo faccio partendo da zero!!!” Domanda: “Come vi preparate per un tour?” Petrucci: “Prima di tutto cerco di memorizzare tutte le parti che in studio sono state composte; mi esercito tantissimo perché spesso in studio lavoro al massimo e in una situazione live invece tutto deve risultare naturale e mai sforzato. Sembra una cosa da poco ma spesso in studio registro cose che non so fare, ovvero, cose che arrivano al massimo delle mie potenzialità…ma dal vivo non ho modo di riprovarle più volte finchè non mi riescono… durante un concerto tutto deve venire fuori spontaneo. Dopo tutto questo mi faccio una lista di tutti i suoni che mi servono in base alle parti che devo eseguire, cerco di ricordarmi

che suoni ho usato in studio e insieme al mio tecnico iniziamo a programmare gli effetti che compongono il mio rack” Domanda: “Quanto tempo vi porta via il processo di creazione dei suoni che avete usato nel CD?” Rudess: “Tantissimo, infatti è la cosa più difficile da fare. Quando siamo in studio possiamo avere la libertà di suonare parti diverse in tempi diversi…dal vivo questo lusso non ci è concesso e non ci piace fare uso di sequencer o computer vari. Preferisco passare giornate intere a crearmi suoni sulla mia tastiera riguardando un po’ tutti quelli che ho precedentemente usato in studio.” Petrucci: “Spesso, prima delle prove per i concerti, mi siedo davanti al mio rack e mi programmo i suoni da solo; altre volte chiedo aiuto al mio tecnico. Ai tempi del tour di ‘Scenes from a Memory’ sono stato aiutato da alcuni ragazzi di Eventide che mi hanno programmato parecchi suoni che emulavano quelli che avevo usato in studio. Mi capita sempre più spesso di chiedere consigli a tecnici specializzati, ai ragazzi di Mesa/Boogie mi rivolgo per gli amplificatori e via via arrivo a tutti i tecnici delle ditte che producono gli effetti che uso. Cerco sempre di spiegare loro a quali situazioni vorrei arrivare e di capire quali migliorie posso apportare al mio rack o anche alla mia chitarra. Dal tour di ‘Scenes from a Memory’ ho iniziato a fare uso di una chitarra elettrica con un sistema a piezo sul ponte per riprodurre fedelmente il suono di una chitarra acustica” Domanda: “Quanto è importante per voi arrivare ad avere sul palco delle sonorità uguali disco?” Mike: “Sicuramente è importante questa cosa, a livello sonoro però…non a livello compositivo… quello che adoro in una situazione live è il poter improvvisare. Dal canto mio non mi piacerebbe vedere una band che sul palco suona uguale al disco. Ho sempre amato band come Led Zeppelin e Fish, molto spontanee sul palco e piene di improvvisazione. Di contro, come Dream Theater, abbiamo il fatto che i nostri brani devono seguire dei canoni e non sempre ci è possibile fare deliberatamente ciò che ci piace, per questo abbiamo introdotto in scaletta parecchi medley e tante variazioni sui temi principali delle canzoni.”


Parte seconda L’esecuzione Domanda: “Quale è la cosa più impegnativa per poter realizzare live ciò che avete composto in studio?” Petrucci: “Dal canto mio ci sono due parti molto difficoltose. La prima è quella che coinvolge il fisico: per suonare dal vivo quello che in studio realizzi in più riprese è necessario avere una buona resistenza. A volte poi mi trovo a dover eseguire parti che in studio sono composte da più overdubs e per questo è necessario fare tanta pratica e riuscire a sincronizzare i movimenti. Poi c’è sempre l’impatto ‘live’, ovvero il dover suonare davanti ad un pubblico a cui devi comunicare qualcosa” Portnoy: “Io, ad esempio, faccio un uso spropositato di overdubbings; una cosa che molti batteristi non tengono in considerazione, ed invece è un vero e proprio vantaggio. In situazioni live è difficilissimo riuscire a riprodurre tutto. Poi, dai tempi di ‘Falling into Infinity’ ho iniziato ad usare due batterie in studio; una grande e una più piccola sullo stile di Ringo Starr o John Bonham. Mi è successo di usarle in brani separati ma ultimamente anche di fare parti di un brano con una e altre parti con un’altra. Da qui l’idea di portarmi in tour il “Siamese Monster”; praticamente due kit in uno da cui posso avere tutta la varietà di suoni che ho usato anche in studio. Per quanto riguarda la parte delle percussioni invece, abbiamo deciso di delegare il compito a James creando un angolino di percussioni tutto suo…e pare che si diverta tantissimo” Domanda: “Spesso ci sono tanti strati all’interno di una canzone…più strumenti che si sovrappongono creando il mix finale…come fate dal vivo a ricreare queste situazioni?” Jordan: “Una delle prime cose che facciamo prima di andare live è quella di ascoltare il cd e di capire dove si ferma l’orecchio. In una sezione di un brano io potrei aver suonato anche dieci strumenti diversi: armoniche, clarinetti, tromboni, archi ma, l’orecchio riesce a percepire solo parte di questi suoni in quanto sono mixati uno con l’altro. A volte preferisco suonare solo uno di questi strumenti e altre volte riesco a creare un ottimo mix anche all’interno della mia tastiera e il gioco è fatto.” Petrucci: “La cosa segue un po’ il discorso che facevo prima…qui non parliamo di overdubbings

con parti diverse ma di suoni e timbri diversi. Più o meno mi comporto nello stesso modo, cercando di riuscire a coprire entrambe la parti, magari con un tipo di suono che è un mix dei due usati oppure cercando di adattare il più possibile la mia parte live alla parte principale suonata nel disco.” Domanda: “John, per la tastiera è facile fare questa cosa ma, come fa un chitarrista a riprodurre delle parti con due toni differenti, ad esempio una parte ritmica con un suono da chitarra acustica che fa da base ad un solo distorto?” Petrucci: “Quando non posso avere un suono che combina entrambe le parti mi comporto in due modi: il primo è quello di concentrarmi a suonare la parte solista, come ti ho appena detto, sacrificando la parte ritmica. Secondo, invece, quando la parte ritmica è importante allo stesso livello di quella solista, allora mi rivolgo a Jordan e cerchiamo di vedere se lui riesce in qualche modo a coprire quella sezione. In alcune situazioni ho fatto uso di un Harmonizer, vedi il caso di ‘Blind Faith’; in questo pezzo ho fatto uso di due chitarre diverse, una baritona e una sei corde standard. Per ora mi sono sempre arrangiato usando degli Harmonizer ma, la Ernie Ball/Music Man mi è venuta incontro realizzando per me una chitarra a due manici, una baritona e una sei corde standard.” Domanda: “Come tieni in forma i muscoli e i nervi delle tue braccia e mani con un repertorio musicale cosi complicato e consistente?” Petrucci: “Quando sono in tour la mia routine di solito consiste nel fare pratica delle sezioni più difficili da suonare all’interno di ogni brano, sia che si tratti di un solo, di un riff o di un lick. Uso sempre una drum machine o un metronomo e inizio a riprodurre il mio riff o il mio solo prima a velocità minima per poi progredire fino alla velocità reale. Faccio pratica ogni sera prima del concerto; a volte qualche decina di minuti, altre volte arrivo anche a un’ora cercando sempre di non stancarmi soprattutto in un tour impegnativo come questo. Mi ricordo quando abbiamo composto “The Glass Prison”, alla fine della composizione, a brano quasi finito mi sono sempre chiesto come avrei fatto ad eseguirlo dal vivo; quattordici minuti senza staccare, una maratona fatta di riff potentissimi e complicati e di soli velocissimi. Passo anche un po’ di tempo a fare stretching per evitare pericoli di crampi dovuti


soprattutto alla grandezza maggiore del manico della sette corde rispetto alla sei.” Domanda: “Hai appena accennato a delle scalette molto stressanti dal punto di vista del fisico…come vi raffrontate con questa realtà?” Petrucci: “Per noi è come un match sportivo…è molto diverso, e lo ribadisco ancora, suonare in casa seduti da soli rispetto a suonare davanti a migliaia di persone che da te si aspettano sempre il meglio.” Portnoy: “Questo è vero…per eseguire un brano dopo l’altro senza dover forzare il fisico è necessaria tanta preparazione…io faccio sempre una buona mezzora di stretching per le braccia e per le gambe. Fortunatamente non ho mai avuto problemi di mal di schiena o slogature durante dei concerti (forse Mike non ricorda il polso slogato a Monaco, la sera prima del concerto di Milano 1997!!! N.d. Petrus). Anche il nostro cantante si prende cura del suo fisico, è sempre il primo ad andare a dormire e sempre molto presto; non effettua il sound check per non sforzare la voce,

non beve, non fuma e fa qualche esercizio di pratica giusto qualche minuto prima del concerto solo per scaldare la voce.” Domanda: “Che consigli potete dare ai ragazzi che oggi hanno i primi approcci con il palco per diventare dei bravi esecutori in situazioni live?” Petrucci: “Come dico spesso durante i miei clinic, tutto deve essere frutto dell’esperienza. Professionisti, bravi musicisti si diventa, non si nasce! Se si è giovani ed un concerto non va come dovrebbe la prima cosa da fare è analizzarlo, cercare di capire cosa è andato storto; capire se si era stanchi, se per caso si era nervosi, o se l’impianto sonoro o quello delle spie non era a punto. Poi bisogna capire se ogni membro della band conosceva bene le parti da suonare. Spesso consiglio ai giovani di registrare ogni loro concerto, per poi risentirlo a freddo ed analizzarlo. Procedendo cosi si arriva ad un buon livello di analisi e criticità musicale e tutto verrà più naturale e spontaneo concerto dopo concerto.”


Parte terza La Strumentazione Per i Dream Theater, suonare i loro pezzi dal vivo è solo la metà di una battaglia. La strumentazione è l’altra metà! Oltre all’approccio creativo e alla difficoltà nell’armonizzazione e nell’esecuzione di un brano è necessario disporre anche di una notevole strumentazione per poter riprodurre fedelmente i suoni creati in studio. Abbiamo esaminato da vicino, per voi, tutta la strumentazione da palco dei Dream Theater, cercando di cogliere anche i minimi particolari, vediamoli: JOHN PETRUCCI John Petrucci è uno dei chitarristi più conosciuti sul piano mondiale, non solo per la sua tecnica ma anche per la sua infinita strumentazione. “C’è un lavoro immenso dietro al mio sound; cerco sempre di modellare il suono al fine di avere una migliore resa sonora dei brani anche dal vivo.” LE CHITARRE:

Dal 2000 la Music Man può vantare tra i musicisti della sua scuderia anche John Petrucci, e non c’è voluto molto tempo perché la casa Americana fondata da Leo Fender realizzasse un’intera serie di strumenti “signature” per il chitarrista dei Dream Theater. Analizziamo la chitarra: I legni: il corpo è costruito con il Basswood (Tiglio), che infonde alla chitarra un suono abbastanza brillante, mentre il manico è costituito da Acero selezionato e la tastiera è in Palissandro. Il ponte, dotato del tremolo, è un modello realizzato dalla casa Ernie Ball in collaborazione con John e a quanto pare dovrebbe fornire ampie possibilità con la leva, senza però incorrere negli svantaggi che colpiscono i classici Floyd Rose; le corde, poi, non sono bloccate all’altezza della paletta, come accade con molti sistemi mobili, ma per garantire la stabilità dell’accordatura la chitarra è stata dotata di meccaniche Schaller M6-IND con l’autobloccaggio.

Si può inoltre optare per una versione di questo ponte dotato del sistema Piezo, che consente la riproduzione del suono di una chitarra acustica. Elettronica: anche per quanto riguarda i Pick-Up Petrucci è stato puntiglioso: i due Humbucking presenti sui suoi modelli “signature”, infatti, sono stati realizzati dalla DiMarzio in base a sue precise richieste. Per la scelta del Pick-Up è stato montato un selettore a tre livelli: la funzione della posizione centrale non è prestabilita ma può essere decisa dall’utente. Sono inoltre presenti un controllo del volume ed uno dei toni. Come segna tasti sono stati utilizzati degli scudetti, il primo dei quali di dimensione notevole ed inciso con le iniziali “JP”. La firma di John è anche presente sulla paletta. La chitarra Music Man JP Model è disponibile sia in versione a sei corde che a sette corde ed in vari colori.


Oltre alla nuova linea di chitarre Ernie Ball/ Music Man signature, John può contare su un arsenale di amplificatori effetti e casse, ecco nello specifico: AMPLIFICATORI/PREAMPLIFICATORI:

Mesa/Boogie: Mark IIC+, TriAxis preamp, 2:90 power amp, Mark IV, Formula, Dual Rectifier, Heartbreaker, e Nomad. CASSE:

Mesa/Boogie Rectifier Traditional 4+12 con coni Celestion Vintage 30 MONITOR:

Mesa/Boogie Custom 2+12 wedge (passati in disuso con l’utilizzo del sistema “in hear”) EFFETTI:

Tutti gli effetti sono organizzati in uno o più rack (in base al tour) disegnato da Mark Snyder il tecnico personale di John Petrucci: Boss NS-2 Noise Suppressor; Bradshaw Pedal Board, dbx compressor/gates, Dunlop 535 Wah, Dunlop Rack Mount Cry Baby Wah, Ernie Ball Volume Pedals, Eventide GTR4000, a Korg Digital Delay, Korg Toneworks tuner, Lexicon MPX 1, Lexicon MPX G2, Lexicon PCM 70, Lexicon PCM 80, TC Electronic 2290. “Il mio sistema e’ un animale in continua evoluzione. Il concetto base, comunque, rimane

un suono pulito che esce dritto da un ampli ed un suono effettato che esce dall’altro, cosi posso miscelare bene il tutto. L’uscita “slave” dall’ampli principale e’ dedicata ai differenti effetti, in questo modo, con il mio pedale d’espressione, posso controllare la quantita’ d’effetto da mandare alle casse. Di solito uso il tempo a disposizione nel soundcheck per controllare che tutto funzioni bene. Dopo un concerto mi segno che suono mi e’ piaciuto e quale no, ed, il giorno dopo, sempre al soundcheck, regolo quello che non va, sono proprio un maniaco di queste cose!. La tecnica ha un ruolo importante nel controllo del suono, qualche volta, quando suono vicino al ponte della chitarra, mi piace lavorare con il pedale del volume per dare piu’ o meno gain, mi piace pensare al mio rack come ad un leone indomabile!” JORDAN RUDESS A differenza di altri tastieristi che si presentano live con tantissime tastiere, Jordan Rudess utilizza solo una Kurzweil K2600X sul palco. Ovviamente parte dei suoi suoni sono caricati all’interno di questa tastiera mentre altri suoni, campioni e synth provengono da librerie caricate in altri due rack K2600 e un rack Korg Triton che sono dislocati sul palco dietro a Jordan. Dal tour di “Six Degrees of Inner Turbulence” Jordan porta sul palco, nascosta dietro i rack, una


Korg Karma dalla quale prende gli inimitabili synt creati da questa marca di tastiere. Tutte le tastiere passano attraverso un mixer Makie 1604-VLZ Pro “Le tastiere Kurzweil danno un controllo profondo del mezzo e della creazione dei suoni. Come ben sapete collaboro con questa ditta per lo sviluppo delle loro tastiere in modo da essere ancora più coinvolto nel lavoro che faccio. Tutto ciò che puoi fare per costruire i suoni, con l’architettura di queste tastiere, è semplicemente fantastico.” MIKE PORTNOY Definire la batteria di Portnoy è impossibile per chiunque. Anche qui ci troviamo di fronte ad una sorta di piccolo mostro in costante crescita. Dai tempi di una batteria a 360 gradi di Awake siamo arrivati al doppio set-up unito in uno e portato sul palco. Cercando di emulare i due kit utilizzati in studio già dai tempi di “Falling into Infinity”, Mike ha deciso di creare, dapprima in studio con i suoi pezzi, e poi, aiutato dalla Tama di cui è Endorser, un kit chiamato “Siamese Monster”. “Sul lato sinistro prende posto un kit a doppia cassa sullo stile dello Starclassic che ho sempre avuto, sulla destra invece ho un kit molto più sperimentale con una cassa da 20”, octobans e tom. Negli ultimi anni saltavo da un kit all’altro durante le registrazioni in studio e poi avevo problemi per riprodurre gli stessi suoni dal vivo, cosi ho deciso di realizzare questo doppio kit e di portarmelo anche sul palco.” Inizialmente esisteva un solo kit “Siamese Monster” il quale, dopo il concerto di New York al BB King è stato spedito in Inghilterra e da li ha seguito tutta la prima parte del tour. Al momento (come per tutti gli altri vecchi kit di Mike) esistono tre set differenti localizzati in tre diversi continenti: Europa, America e Asia. Mike Portnoy, oltre ad essere Endorser ufficiale di Tama, utilizza piatti Sabian (tra cui i suoi “signature”), bacchette Pro -Mark e pelli Remo. Guardiamo il “Mostro” da vicino:

PIATTI:

(da sinistra a destra guardando il kit da dietro) 15 “ HHX Studio Crash 18” HHX Chinese 18” HHX Studio Crash 14” AAX Stage Hats 7” Max Splash 9” Max Splash 10” Medium Max Stax (con 7” TB Radia Cup Chime al di sopra) 18” AA Medium Thin Crash 22” HH Rock Ride 20” HHX Chinese 12”/14” Low Max Stax 19” HHX Fierce Crash 13” HHX Groove Hats 7 “ Max Splash 11” Max Splash 17” HH Thin Crash 8” High Max Stax sopra una 12” Ice Bell 20” HH Chinese 8” Max Stax cymbal bottoms X 2 (piazzato come Hi-Hat sotto gli Octobans di destra) Triple Hat composto da due 14” e un 10” AA 16 “ HHXtreme Crash 20” Sabian Zodiac gong (piazzato sopra un flight case dietro Mike) MP ha appena firmato, alla fine di gennaio, un contratto di endorsement con una ditta di nome “Slicknut”, la quale produce dei fermi per i piatti a sgancio rapido che rimpiazzano il feltrino e la vite sopra al piatto, sull’asta. Gli Slicknut sono a misura di qualsiasi asta per piatto, eccetto per le combinazioni: 10” Medium Stax/Cup chime e per l’8” High Stax/12” Ice Bell. In questi due casi non avanza abbastanza ‘gambo’ per fissarci gli Slicknut, quindi Mike usa le normali viti ferma-piatto di plastica della Tama. TAMBURI

2 casse da 22” x 18” (kit grande) 1 cassa da 20” x 18” (kit piccolo) 4 Octobans sul lato sinistro in alto (kit grande) - per le sessions ai Beartracks studios c’erano solo 2 octobans sul lato sinistro del kit 2 Octobans a destra in alto (kit piccolo)


1 Timbalito “Tito Puente” sopra il timpano da 16” (kit grande) 3 Toms montati a rack, da 8”, 10”, 12” (kit grande) 2 Toms montati a rack da 13” e 10” (kit piccolo) 1 rullante MP1455 Melody Master 14” (kit grande) 1 rullante MP125 Melody Master 12” (kit piccolo) 1 Gong Bass Drum 20” (su gambe fisse, non sul solito sostegno con le ruote - anche se ai Beartracks ne aveva uno montato su sostegno con ruote...) 1 Tymp Tom 10” con doppie pelli, fatto artigianalmente (posto tra i due kits) con viti non fissate al fusto. PELLI:

Le pelli battenti dei tom sono ora delle Remo Emperor, eccetto per il Tymp-Tom che ha una Pinstripe. Le Diplomat sono invece sul lato riflettente di tutti i tom. Le tre casse hanno tutte delle PowerStroke3, con i Remo Falam Slam come protezione nella zona del battente (ce n’è uno sempre singolo anche sulla cassa da 20” col doppio pedale).

Le Coated CS Ambassador sono montate sui rullanti, col Black Dot di rinforzo sul lato opposto. La versione 12” non è un modello a stock in Inghilterra, ma presumibilmente è disponibile negli Stati Uniti. PEDALI:

Pedali Tama Iron Cobra, incluso gli Hi-Hats (standard e ‘remote’, cioè rinviati col cavo) e doppio pedale Power-Glide montato sul kit piccolo. Mike è passato ora agli Iron Cobra, e praticamente non usa più nessun pedale di marca DW... L’asta del Triple-Hat di Sabian, è montata e controllata con un pedale a cavo all’estrema sinistra del kit; più a destra abbiamo il pedale che comanda, sempre a cavo, il Groove-Hats da 13” sul kit piccolo (non c’era abbastanza spazio per montare un’asta reggi Hi-Hat per ognuno di questi due); di seguito troviamo il pedale sinistro del doppio pedale PowerGlide, del kit piccolo; gli 8” Custom Hi-Hats sono comandati da un


normale stand IronCobra (la parte superiore dell’asta che solitamente avanza dai piatti è stata tagliata per sistemarlo più comodamente sotto gli Octobans di destra). PERCUSSIONI:

1 LP Barchimes da 35 elementi alla sinistra di Mike (kit grande) 1 LP Barchimes da 25 elementi alla destra di Mike (kit piccolo) LP Granite Blocks (sopra il Gong Bass Drum) (kit piccolo) 1 Tambourine LP Cyclops, alla sinistra dell’HiHat 14” (kit grande) 1 Tambourine LP Cyclops sotto l’HH Thin Crash 17” 1 Lp Ridge Rider Cowbell (kit piccolo).

Entrambe i rullanti sono fissati a supporti attaccati al rack (niente stand Air-Ride) Tutti i toms (eccetto gli Octobans) hanno le placchette metalliche ‘Starclassic’ al posto della consueta grafica (le placchette metalliche sono normalmente usate sui kit Starclassic “Performer”, in betulla). Il simbolo grafico “Majesty” è su tutti i tamburi (eccetto l’MP125, il quale ha già di serie questa grafica). E’ nella versione standard in bassorilievo sul rullante da 14” e in color porpora ‘brillante’ su tutti gli altri. Dei reggi-bibite sono disposti in giro per il kit, e c’è un tavolino per bibite e bacchette sulla sinistra del timpano da 16”.


Tutte e tre le pelli riflettenti delle casse hanno differenti grafiche di SDOIT. Le borse per le bacchette sono fissate al timpano da 16” (kit grande) ed al Gong Bass Drum (kit piccolo). C’è anche un reggi-bacchetta Pro-Mark (una sorta di ’tubo’) appena al di sotto del Tymp Tom 10”, che starebbe alla destra di Mike dietro al kit grande. Un normale reggibacchette Pro-Mark è fissato allo stand dell’Hi-Hat del kit grande, come lo era prima sul vecchio ”monster”. Tutti i tamburi sono sorretti da un sistema Rack di Tama; i due Octobans più piccoli sono sorretti da braccetti di fattura artigianale (identica soluzione dei precedenti kits Porpora/Rosso/Verde). Gli altri quattro sono fissati su dei normali Tama HW119 (fissati anch’essi al rack). Tutte le posizioni sono registrate con delle ‘memorie’ meccaniche ed anche buona parte dei microfoni sono fissati sempre al sistema a Rack, in modo da evitare problemi di posizionamento dovuti all’incrociarsi delle gambe delle varie aste... I toms sul rack hanno microfoni “clip-on”, cioè con la clip di fissaggio (i microfoni sopra le pelli, tra l’altro, sono cambiati tra la parte europea e quella americana del “World Tourbulence Tour”). JOHN MYUNG Sono ormai 5 anni che John Myung è endorser ufficiale Yamaha, e da cinque anni che il nostro bassista suona sempre lo stesso basso, lo YAMAHA RBX6JM Signature.

Lo strumento viene prodotto in due soli colori, rosso rubino a cui John è affezionato per i tour europei e blu turchese, che possiamo vedere in azione durante il Dvd di “Live Scenes…”. Il corpo ha una forma classica, la serie RBX è nota per il taglio a doppia spalla, si appoggia in modo naturale sul corpo del musicista ed ha, sostanzialmente, un buon bilanciamento, cosa utile nel caso si deve suonare per molto tempo in piedi. Il ponte dorato da un tocco di classe all’estetica, mentre il manico, nonostante abbiamo di fronte un sei corde, rimane compatto ed estremamente veloce. Il top del manico è in ebano sul quale spunta il simbolo dell’infinito disegnato con punti incastonati di abalone, il disegno parte dal 12° tasto ed è stato progettato ai tempi di “Falling…”. Il confort è eccellente, il peso totale si avvicina a quello di un Fender Jazz Bass a 4 corde. Suonato unplugged, la cosa che salta subito all’orecchio è il suono cristallino ed il lungo sustain. Ricordando che nelle sellette del ponte è posizionato un pick up piezo, attacchiamo il jack all’ampli e ci troviamo di fronte ad una miriade di suoni possibili. John utilizza una linea di amplificatori e casse della Mesa/Boogie tra cui dei preamplificatori a rack TriAxis, un Bass Amp 400+, uno Strategy 500 power amp e delle casse Powerhouse 1516 1x15+4x10. Sul suo sito personale (www.johnmyung.com) risultava atttivo il nuovo endorment per ampli e casse SWR e successivamente con un costruttore artigianale di preamplificatori. Abbiamo chiesto lumi durante l’ultimo tour e John ci ha risposto che il nuovo materiale sarà disponibile nel corso dell’anno.


Dream of Puppets I Dream Theater sono conosciuti per essere una band composta da fans dei Metallica. In diversi show già dal 1995 hanno presentato cover dei Four Horsemen, la più famosa fino al 19 febbraio 2002 era l’esecuzione di “Damage Inc.” insieme a Barney Greenway dei Napalm Death durante il concerto di cover al Ronnie Scott’s Jazz Club di Londra nel gennaio 1995. Durante il tour “Waking up the World ‘95” ancora “Damage Inc.” poi, nel “Touring into Infinity ‘98” è stata la volta di “Enter Sandman” suonata per alcune battute all’interno di “Peruvian Skies” finendo poi con il ritornello di “Master of Puppets” che terminava gli assoli di Petrucci nelle date finali del “Metropolis 2000 Tour”. Ancora qualche accenno nelle prime date del “World Turbulence Tour 2002” con una “Master of Puppets” suonata per intero anche davanti ai 5000 spettatori in quel di Milano il giorno di San Valentino. Ma proprio il 19 febbraio (e successivamente il 16 marzo a Chicago e il 28 marzo a New York)

a Barcellona, in concomitanza con l’ultimo show del primo ‘leg’ europeo del tour di “Six Degrees of Inner Turbulence”, i Dream Theater hanno deciso di dare il massimo tributo ad una band (i Metallica), purtroppo, in via di estinzione musicale. Dopo la solita scaletta di circa 2 ore propria del tour i Dream hanno effettuato una pausa di 20 minuti e poi si sono ripresentati sul palco con tanto di magliette dei ‘Tallica per eseguire uno dei tre concerti (per ora ma, speriamo non per sempre) che resteranno nella storia della nostra band preferita. Un logo con la scritta “Dream Theater” sullo stile “Metallica” (cosi come potete vedere apparire nella foto; dietro la batteria di Mike) la diceva lunga sulle intenzioni di quella sera e di quel concerto che era stato annunciato come “Very special show” ma di cui non erano stati svelati i particolari. Un album, “Master of Puppets”, che era stato portato in studio ed inserito nell’inspiration corner, ovvero l’angolo in cui venivano raccolti tutti i cd musicali portati dai cinque membri della band per prendere spunti musicali durante la composizione dei loro album.



Anche la copertina e il relativo booklet seguono un po’ il trend di rinnovamento presente nel sound di questo album. Colori pastello, toni contrastanti ed inserti particolari che accompagnano alla perfezione la musica presente nei due cd. Grazie a degli amici francesi autori di un ottimo sito internet andiamo ad esplorare le sedici pagine di questo piccolo libretto riportando le cose più curiose che i cugini d’oltralpe hanno trovato durante le loro lunghe notti insonni. Prima di prendere in mano il booklet: a- Six Degrees of Inner Turbulence è il primo disco dei Dream Theater in cui non ci sono immagini che rappresentano qualcosa di reale; b- Guardando la confezione di lato notiamo che la banda con il nome dell’album non è nera o grigia come tutti gli altri lavori della band; c- Le pagine a colori sono la metà, mentre le altre sono in bianco e nero; smontando il booklet possiamo notare che ogni foglio (da cui derivano le pagine) è stampato da un lato in bianco e nero e dall’altro a colori; d- Su ogni pagina in bianco e nero è presente un’immagine che rappresenta sei cerchi concentrici divisi a torta in altrettante sei parti; e- Su ogni pagina a colori (escluse le due di copertina) sono rappresentati i membri della band (esclusa la prima in cui è presente una foto della band al completo). Ogni membro del gruppo è presentato in ordine di importanza: Portnoy, Petrucci, LaBrie, Myung, Rudess ed è rappresentato a fianco di un numero che rappresenta l’ordine alfabetico (LaBrie = 1; Myung = 2; Petrucci = 3; Portnoy = 4; Rudess = 5). La foto del gruppo riporta il numero 6; f- Lo strumento suonato (in ogni pagina relativa ai membri del gruppo) è preceduto dal simbolo ° che rappresenta i gradi; g- Su ogni pagina con le foto si intravedono parti dei manoscritti originali dei testi delle canzoni.

Foto 1

COPERTINA a- Solo sulla copertina compare (quasi nascosto) il simbolo Majesty, che troviamo, solamente, anche nella pagina con la foto del gruppo (foto 1); b- Il logo dei Dream Theater è presente al centro della copertina. (Abbandonato solo su “Falling into infinity”) e compare anche sui cd e sulle bande laterali della confezione; c- Il font utilizzato è Flyerfonts Hardcore; d- Il numero 6 è rappresentato con cinque stanghette verticali tagliate da una orizzontale (come quando si contano i giorni in prigione) e lo si vede appena sopra le lettere “GRE” della scritta “Degrees” (Foto 2);

e- Appena sotto la parola “Six” notiamo (molto sfumata) le parole “lenght of D…”. La frase completa è “Variation of the lenght of days and nights” e la si ritrova in alto nella pagina con la foto del gruppo; f- Il disordine e la varietà dei colori, contranti tra loro, vogliono esprimere l’idea di “Instabilità”; g- In basso a destra troviamo un cerchio diviso in sezioni con la scritta “Division of the circle in degrees”; questa immagine è presente su tutte le pagine (la scritta sovrastante solo su quelle a colori); PAGINA 3: FOTO DI GRUPPO a- La prima cosa che balza all’occhio è il numero 6 b- In alto troviamo subito la scritta “Variation of the lenght of day”; c- Il simbolo Majesty è presente in alto a sinistra; d- La scritta “Dream Theater” è riportata non con il logo originale ma usando il font della scritta “Six Degrees of Inner Turbulence” di copertina; e- Non compare il cerchio diviso in sezioni; f- La figura a sinistra della lettera “T” di Dream Theater a centro pagina a sini-


stra è proiettata ai concerti durante il brano “Misunderstood”; g- Tra le teste di James e John Petrucci troviamo ancora il 6 rappresentato con le cinque stanghette verticali chiuse da una orizzontale; h- A metà pagina, nel centro, due figure che rappresentano una persona da dietro e un orecchio, le ritroveremo nelle pagine dedicate rispettivamente a James e John Petrucci; i- John Petrucci indossa, nella foto, una maglia con la scritta “Hell’s Kitchen”, il quartiere di New York dove si trova l’Avatar Studio, sede delle registrazioni di “Falling into Infinity”; j- Sparse sulla pagina le parole manoscritte di “War inside my head”. MIKE PORTNOY : a- Il numero rappresentato in questa pagina è il 4; b- Le parole manoscritte sparse sulla pagina

sono quelle di “The Glass Prison” (Foto 3); c- Il cerchio diviso in sezioni compare a centro pagina e sinistra; d- Alla destra del cerchio l’illustrazione (in rosso) di un viso di una ragazza di profilo con evidenti fasciature; e- Tra le due foto di Mike ci sono delle figure che rappresentano diversi “tagli” di carne di bue; f- Il font della scritta “Mike Portnoy” è sempre Flyerfonts Hardcore. JOHN PETRUCCI : a- Il numero rappresentato in questa pagina è il 3; b- Le parole manoscritte sparse sulla pagina sono quelle di “Misunderstood”; c- Il cerchio diviso in sezioni compare, molto nascosto, a centro pagina a sinistra della “P” di Petrucci; d- A sinistra in rosso l’orecchio raffigurato anche nella pagina della foto di gruppo;

e- John Petrucci è l’unico di cui non compare una foto del viso (Foto 4);

f- Il font della scritta “John Petrucci” è sempre Flyerfonts Hardcore. JAMES LABRIE : a- Il numero rappresentato in questa pagina è il 1; b- Le parole manoscritte sparse sulla pagina sono quelle di “Disappear”; c- Il cerchio diviso in sezioni compare in alto a destra sotto la scritta “Division of the circle in Degrees” (Foto 5);

d- In alto, al centro, potete notare un disegno raffigurante “Batman”, altri disegni indecifrabili sono presenti in tutta la pagina in diverse grandezze; e- A destra della pagina ritroviamo la figura della persona di schiena; f- Il font della scritta “James LaBrie” è sempre Flyerfonts Hardcore. JOHN MYUNG : a- Il numero rappresentato in questa pagina è il 2; b- Le parole manoscritte sparse sulla pagina sono quelle di “War inside my head”; c- Il cerchio diviso in sezioni compare in alto a destra con la scritta completa “Division


of the circle in Degrees”; d- Sotto il numero 2 è raffigurata quella che può sembrare una struttura molecolare; e- Sopra la scritta “Bass Guitar” possiamo notare uno scorcio del simbolo di “Air Indonesia” (Foto 6);

f- Il font della scritta “John Myung” è sempre Flyerfonts Hardcore. JORDAN RUDESS : a- Il numero rappresentato in questa pagina è il 5; b- Le parole manoscritte sparse sulla pagina sono quelle di “Loosing time / Grand Finale”; c- Il cerchio diviso in sezioni compare in basso a sinistra; d- A sinistra dell’occhio di Jordan ritroviamo le immagini dei “tagli” di carne di bue già visti nella pagina di Mike (Foto 7);

ULTIMA DI COPERTINA: a- A centro pagina il disegno raffigurante una bambina e il sole, apparso anche nella pagina della foto del gruppo (Foto 8);

b- In alto a destra il numero di catalogo dell’album: 7559-62742-2; c- Il numero rappresentato in questa pagina è il 6; d- Sopra il disegno della bambina ancora il numero 6 formato dalle cinque stanghette verticali chiuse da una orizzontale; e- Le parole manoscritte sparse sulla sinistra della pagina sono quelle originali (con diverse correzioni fatte a mano) di “Loosing Time / Grand Finale”. INTERNO DELLA CONFEZIONE: a- A tutta pagina la figura della mano con sei dita, riferimento assoluto al titolo dell’album; b- Su tutta la pagina descrizioni dei vari muscoli della mano raffigurata. RETRO DELLA CONFEZIONE: a- Al centro della pagina la track list dei due cd; b- Il numero che appare a centro pagina, molto sfumato nella sua parte superiore, è il 6; c- Il sesto numero è un 6 !!! (Foto 9) Anche questa piccola esplorazione è finita.

e- Tra il grande 5 e l’occhio di Jordan ritroviamo una vignetta raffigurante una persona che cerca di strozzarne un’altra; del tutto sconosciuto il significato; f- Il font della scritta “Jordan Rudess” è sempre Flyerfonts Hardcore.


Mai e poi mai avrei pensato che questa serie di interviste e chiacchierate con la band e con altre persone potesse diventare uno speciale dell’Italian Dreamers da fare uscire come una Metropolzine extra interamente dedicata a ‘Six Degrees of Inner Turbulence’. Dal canto mio avevo deciso, dopo i concerti di febbraio, di prendermi qualche mese di pausa dalle attività del Fan Club; ognuno di noi dello staff ha un suo lavoro, una famiglia ed una sua casa. Il Fan Club è solo una passione che coltiviamo nel poco tempo libero di ogni nostra giornata. Avevo bisogno di un po’ di tempo per sistemare quella che sarà la mia nuova casa, la mia famiglia e il mio lavoro aveva iniziato a portarmi via più tempo del solito e, le motivazioni ad andare avanti con il Fan Club, dopo quanto successo al concerto di Roma (vedi Metropolzine 13), erano fortemente calate.

Durante una delle mie lunghe notti davanti al portatile ho avuto lo spunto per realizzare questo articolo; avevo le idee chiare ed il materiale per fare tutto. La band è sempre stata disponibilissima con me anche per i chiarimenti dell’ultimo momento; Mike mi ha anche aiutato girandomi interviste che gli avevano già fatto dove c’erano le risposte ad alcune mie domande, qualcuno tra gli altri Fan Club aveva già affrontato questi temi ma non cosi a fondo. Le informazioni hanno cominciato ad affluire sul mio disco rigido da diverse fonti ed il lavoro per metterle insieme è iniziato quasi da subito. Non ci sono volute poche ore per curare questo ‘speciale’, anzi, queste pagine sono state partorite in più di tre mesi: ascolti e riascolti del nuovo album, analisi comparata di testi e musica, scansioni a fondo del booklet per cogliere i minimi particolari e tonnellate di mail a Mike e soci.


Tutto ciò è servito a me per riprendere una certa motivazione a fare quello che sto facendo con il Fan Club e servirà a voi per avvicinarvi e criticare in maniera più costruttiva quest’opera che rimarrà per lungo tempo la più discussa nella discografia dei Dream Theater.

e ve lo consiglio come sana lettura al fine di comprendere al meglio quanto ci proporranno i Dream Theater il 10, 11 e 12 luglio in Italia. Spero che la lettura sia stata piacevole e rilassata.

Doveva essere un articolo all’interno della fanza che sarebbe stata fatta dopo il tour di Luglio insieme alle recensioni dei concerti ma, col tempo mi sono reso conto che di materiale ce n’era tanto, tantissimo; l’articolo cresceva a dismisura notte dopo notte, e allora perché non fare uscire una fanzine solo per questo nuovo album? E’ bastata una cena cinese tra me e Simone quando, alla terza grappa di legno, abbiamo deciso sul da farsi. Abbiamo deciso insieme di non fermarci, i lavori per Metropolzine 13 erano appena terminati e noi, invece di concederci una pausa di qualche mese, abbiamo ricominciato subito a produrre. Riceverete questo speciale prima dei concerti Se sono riuscito ad arrivare sano e salvo alla fine di questo lavoro è un merito anche di: Mike Portnoy, John Petrucci, Jordan Rudess, John Myung, James LaBrie per la massima disponibilità dimostrata nel darmi tutte le informazioni possibili. John Kotzian, George Vallee per gli spunti sulle loro interviste; NiKro@The Dance Of Eternity per buona parte della sezione relativa alla copertina; Julien Demotte per le foto delle chitarre e dei rack di John; Sebastien Demay per l’incoraggiamento e gli spunti su “The Great Debate”; Romeo Galleni per la traduzione dei testi; “On Stage Magazine” per il report sulla strumentazione; Alan Muirden e Viviano Crimella per il drum set di Mike; Marco Poderi per l’articolo sulla chitarra di Petrucci; Elio Bordi per gli incoraggiamenti e la lettura delle prime bozze; Virgilio.it per l’articolo sulle “cellule staminali” trovato alle 04.00 di mattina; Dario e gli Astra per l’ospitalità a Roma durante il concerto al Radio Londra; Anneke e i The Gathering, Pink Floyd, Ligabue, Alanis Morrisette per la compagnia musicale durante la stesura degli articoli; Roberto Gualdi per l’ospitalità e i pass al concerto di Dalla, gli incoraggiamenti e la frase “…ma poi avete fatto pace con la band?” inviata in sms alle 02.00 di mattina; ristorante “Il Canevone” di Rimini per le cene di sostegno morale e per i rum&cola migliori del mondo; Stefano Tappari per le sue discese a Rimini e le cene di incoraggiamento; Titta Tani per aver mancato la sua festa di compleanno (ti vogliamo bene lo stesso ma, la prossima volta la torta non te la portiamo!!!); la mia Peugeot 206 e i suoi primi 100.000 chilometri; Gianni Andreotti di East/West Italia; Valentino Rossi perché non lo prende nessuno; Elio e le Storie Tese e la ricetta dei perfetti tortellini di Mangoni; Jay & Silent Bob. Simone Fabbri, Emiliano Maiello, Iapo, Pode, Berlo, Pivo e tutta la cricca per il supporto fisico, morale, per gli apporti in alcune sezioni e per la pazienza nelle correzioni. Special Thanks to : Assessore alle “varie ed eventuali” Palmiro Cangini di Roccofritto per il motto “Fatti e non Pugnette” e per aver battuto “Balasso” alle elezioni. A Rimini è arrivata l’estate, è quasi tempo di concerti e poi, il meritato riposo…ci risentiamo tutti a fine settembre!!! Chi passa da queste parti faccia un fischio…


Metropolzine14 Edizione Speciale - Inside The Turbulence Metropolzine è un periodico dell’Associazione Culturale “Italian Dreamers” Via Galvani, 54 21015 Lonate Pozzolo VA Tiratura: 2000 copie Finito di Stampare: Luglio 2002 Italian Dreamers Staff: Simone Fabbri Marco Petrini Collaboratori: Emiliano Maiello Ivan Iapichella Viviano Crimella Marco Poderi Filippo Berlini Presidente ad Honorem: Matteo Santoro Sede Legale ed Iscrizioni: Italian Dreamers Via Galvani, 54 21015 Lonate Pozzolo VA

Redazione Fanzine: Italian Dreamers Casella Postale 161 47838 Riccione Centro RN Internet Home Page: www.italiandreamers.net Internet Help Desk: info@italiandreamers.net Photo Credits: Simone Fabbri Six Degrees... Tourbook Julien Demotte Mike Portnoy Marco Petrini www.glassprison.net On Stage Magazine Sebastien Demay Mattias Karnahl Ken Schles Gemmj Narciso Stampa: Tipolito Tuttostampa Rimini - Tel. 0541.23393 Fotolito: R & R - Rimini


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