ARABIA CRISTIANA
DALLA PROVINCIA IMPERIALE AL PRIMO PERIODO ISLAMICO
IntroduzIone pag. 9
La fondazIone deLLa ProvIncIa arabIa pag. 29
La comunItà crIstIana pag. 57
santuarI e monacI In arabIa pag. 81
Gerasa crIstIana pag. 115
madaba e I suoI mosaIcI pag. 139
GLI arabI crIstIanI deLLa ProvIncIa pag. 191
La fIne dI una ProvIncIa e dI una comunItà pag. 219
bIbLIoGrafIa raGIonata pag. 254
IndIce deI nomI pag. 257
Le principali vie commerciali tra Mediterraneo e oceano Indiano nell’Antichità (da G. F. Hourani, Arab Seafaring).
le navi ritornavano cariche d’oro, d’argento, di avori, di scimmie e di babbuini».
In epoca ellenistica, le tribù arabe dei Nabatei, che vivevano nel sud del paese, fondarono la loro fortuna sul controllo di questo commercio redditizio e sempre più ricercato dalla società raffinata del periodo, creando un vero impero politico commerciale con centro a Petra e stazioni nell’interno del deserto arabico e sulla costa del Mar Rosso, nel Negev palestinese, nel Sinai e sulla costa del Mediterraneo. Le merci arrivavano via mare dall’Etiopia, dalla costa somala, dall’India e dall’isola di Ceylon, e proseguivano a dorso di cammello verso Damasco nel nord, e verso Gaza a nord-ovest attraversando l’Araba e il Negev, dove trovavano punti di appoggio nelle stazioni di Mampsis, di Oboda e di Elusa.
Diodoro che racconta il fatto, afferma che solo 50 cavalieri si salvarono dalla strage.
Recuperato il bottino, si affrettarono a inviare dei messaggeri ad Antigono per raccontare il fatto e dare la colpa di tutto ad Ateneo, così che il re dovette riconoscerne il diritto di legittima difesa. A evitare un altro tranello i capi nabatei misero delle sentinelle su tutte le cime della regione.
Antigono infatti ci riprovò, inviando un’altra spedizione che affidò al figlio Demetrio. Avvistato l’esercito greco, Nabatei misero al sicuro tutti loro beni sulla Roccia (Sel’a, Rekem, nome semitico di Petra), e diedero ordine alla popolazione di disperdersi nel deserto con i loro greggi.
Wadi Mughara (valle delle miniere) nell’altopiano centrale del Tih, nella penisola sinaitica.
La prima guerra politico-commerciale contro questo monopolio fu sferrata dal nord dai re greci di Siria. Nel 312, Antigono, generale di Alessandro Magno che aveva ereditato un immenso territorio dalla Mesopotamia al confine con l’Egitto, decise di annettere anche il territorio meridionale controllato dalle tribù nabatee. L’impresa fu affidata a Ateneo, forte di 4.000 fanti e 600 cavalieri, che approfittò dell’elemento sorpresa per occupare Petra, razziare le merci incustodite negli empori e il tesoro che ammontava a 500 talenti di argento. A loro volta, mercanti nabatei assenti al momento della razzia inseguirono i greci attaccandoli di notte e facendone strage. Lo storico
Vano fu l’assedio e il re dovette acconsentire a siglare un patto con gli assediati che riconoscevano l’autorità greca a condizione di restare liberi nei loro commerci. Un ulteriore tentativo di sfruttare il bitume del Mar Morto, provocò la reazione degli Arabi che distrussero la flottiglia greca nelle acque del Mar Rosso.
I Tolomei d’Egitto provarono con la concorrenza. Armarono una loro flotta commerciale nel Mar Rosso con una testa di ponte sulla costa dell’Arabia, nel porto di Leuke Kome, all’altezza dell’attuale Medina. Aprirono un canale che univa il golfo di Suez al corso principale del Nilo, e assicurarono agevolazioni fiscali alle merci che transitavano per l’Egitto. Vittima illustre della tensione scatenata da questa concorrenza spietata nelle acque del Mar Rosso, fu la regina Cleopatra braccata dai soldati di Ottaviano dopo la
Wadi Ram, uno dei più tradizionali e frequentati luoghi di passaggio tra il sud della Provincia Arabia e la parte occidentale della penisola Arabica.
battaglia di Azio. La regina tentò di abbandonare l’Egitto e di fuggire verso le Indie facendo trasbordare le sue navi dal Mediterraneo al Mar Rosso a dorso di cammello. Fu fermata in questa fuga avventurosa dal pronto intervento del re Malco di Petra che ne fece incendiare le navi.
La conquista romana e l’organizzazione politica dell’Oriente
Nella politica espansionistica ed imperialistica della Roma repubblicana è ricordato l’episodio che le aprì le porte dell’Asia e dell’Oriente. Nel 133 Attalo III re di Pergamo, lasciò in testamento al senato e al popolo romano il suo regno. Nello stesso anno Mitridate v, re del Ponto, divenne amico e alleato di Roma. L’uccisione del re del Ponto, seguita dalle guerre mitridatiche combattute per contenere a ovest l’espansionismo territoriale di Mitridate vI che alleatosi con Tigrane di Armenia, con Parti e con gli Iberi, era riuscito a creare lo stato più importante dell’Asia, condussero nella regione orientale i migliori generali di Roma, Silla dall’87 all’84, Lucio Lucullo nel 67, e Gneo Pompeo nel 66, il generale che dopo le campagne di Numidia e di Spagna, l’anno precedente si era brillantemente comportato nella guerra contro i pirati nel Mediterraneo orientale (Lex Gabinia de piratis persequendis). Una legge speciale votata per l’occasione (Lex Manilia) dava a Pompeo poteri eccezionali: fu confermato alto ammiraglio della flotta, governatore della Cilicia e della Bitinia, imperatore contro re del Ponto e dell’Armenia, con l’incarico di estendere la potenza di Roma in profondità. Al termine della massiccia campagna militare, il Ponto divenne provincia romana, il re dei Parti alleato di Roma fu tenuto sotto controllo, Tigrane, re dell’Armenia, fu incluso tra gli amici di Roma ma dovette cedere territori da lui annessi in Cappadocia, Cilicia e Siria dove furono inviati generali Afranio e Aulo Gabinio, seguiti da Marco Scauro e poi dallo stesso Pompeo che cambiando anche la Siria in provincia romana pose fine al lungo protettorato romano sui re seleucidi di Antiochia e di Damasco iniziato con la sconfitta di Antioco III nel 187 a.C. a Magnesia.
In realtà, il territorio dipendente direttamente dal governatore romano con sede ad Antiochia era ristretto alla cosidetta Tetrapoli lungo il corso dell’Oronte comprendente la capitale, il porto di Seleucia, e le città di Laodicea e di Apamea. Il resto del territorio siriano fu lasciato sotto il controllo degli staterelli della Commagene nel nord e della Giudea nel sud, e dei principati sacerdotali di Damasco, di Emesa e della Calcide o Iturea, separati dalle città autonome della costa fenicia e dell’interno siro-palestinese note come ‘città greche’ facenti parte della Regio Decapolitana. A sud, seguiva il regno nabateo di Petra che inizialmente riuscì a fronteggiare le mire di Roma. Nella steppa nord-orientale siriana aveva una propria autonomia la città di Palmira tramite del commercio tra le due zone di influenza romana e persiana sulle sponde dell’Eufrate.
La romanizzazione dell’immenso nuovo territorio da una parte continuò l’opera di ellenizzazione iniziata e perseguita dai re seleucidi e tolemaici con la creazione di città
Tombe monumentali scavate nella roccia a Mada’in Salih, ai margini meridionali del regno nabateo, oggi nel nord dell’Arabia Saudita.