DINOSAURS

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L’

EVOLUZIONE DELL’UNIVERSO 8 4,6 miliardi di anni fa si forma la crosta terrestre

20/15 miliardi di anni fa in circa tre minuti avvengono: 1 big bang 2 inflazione 3 nascita delle quattro forze 4 primi nuclei

4,5 miliardi 9 di anni fa si formano i mari e le terre primordiali

12 230 milioni di anni fa compaiono i primi dinosauri 5

300000 anni dopo il big bang si formano gli atomi di idrogeno e di elio

Plateosaurus

Liliensternus Archaeopteryx Allosaurus

Compsognathus


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7 5 miliardi di anni fa si forma il nostro pianeta, la Terra

di orma estre

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1 miliardo di anni dopo il big bang cominciano a formarsi le galassie

11 2,5 miliardi di anni fa si forma l’atmosfera respirabile 10 3 miliardi di anni fa compaiono i primi batteri e le alghe azzurre: nasce la vita

Tyrannosaurus

Argentinosaurus Baryonyx

Triceratops Camarasaurus Giganotosaurus Scipionyx


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INDICE IL NARRATORE

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IL RE

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IN QUESTA STORIA

Per saperne di più Cretaceo

CREPUSCOLO DEGLI DEI

Le badlans nordamericane I Dinosauri del Cretaceo superiore nordamericano Teropodi Ornitischi Altri animali Estinzione L’evento K-Pg Estinzioni di massa Glossario

40 42 42 45 46 49 52 54 55 57 61

International Copyright © 2009 by Editoriale Jaca Book spa, Milano All rights reserved Grafica e impaginazione Marinella Cazzaniga Disegni e sceneggiatura Matteo Bacchin Colori storia a fumetti N.L.C. Srl - Cinisello Balsamo (MI)

ISBN 978-88-16-57354-3 Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma ci si può rivolgere a Editoriale Jaca Book, Servizio lettori via Frua 11, 20146 Milano tel. 02.48561520/29, fax 02.48193361 e-mail: serviziolettori@jacabook.it internet: www.jacabook.it

Probabilmente non c’è nulla di meglio di un fumetto per illustrare i recenti studi effettuati sui dinosauri. I fumetti possono essere un vero agent provocateur, provocateur e mostrare i dinosauri sotto una nuova luce e in ambienti inaspettati, pronti a stimolare l’immaginazione di un giovane pubblico. Il T. rex aveva le piume? In alcuni ambienti nevicava durante il Cretaceo? Ora come ora non possiamo esserne certi ma di sicuro sappiamo che, anche se il Cretaceo aveva un clima prettamente tropicale, tendeva ad averne uno più continentale verso i Poli e sappiamo inoltre che il T. rex era molto simile a un pollo gigante di 7 tonnellate… Non siamo completamenti certi che questo dinosauro vivesse vicino al Polo Nord e che avesse una criniera leonina da rock star ma dopotutto i fumetti esistono proprio per attivare la nostra immaginazione e per stimolare il dibattito. Sembra che i famosi Tirannosauri, risaputi essere del Nord America (Messico incluso), in realtà si siano originati in Europa più di cento milioni di anni fa e che solo più tardi si siano sparpagliati per il mondo. Alla fine del Cretaceo, solo il Tabosauro in Asia e suo cugino, il Tirannosaurus rex nell’America Occidentale, sembrano aver resistito. Il T. rex ha certamente avuto uno scontro alla pari con il Triceratopo, potente dinosauro vegetariano a tre corna (altri erbivori contemporanei come lo Stygimoloch e l’Ornithomimus avevano solo la potenza necessaria nelle zampe per scappare da lui). Per un certo periodo si è parlato del T. rex come di un animale che si nutriva di carogne ma ora sappiamo che quelle gradiose lotte che hanno catturato la nostra immaginazione in così tanti dipinti e film erano vere. Il T. rex era un predatore potente e attivo che si confrontava faccia a faccia con le corna del Triceratopo, e noi abbiamo le sua corna graffiate (e curate) che lo provano! Moti di questi scontri finirono con la scomparsa dei grandi dinosauri, ma i loro resti stimolano ancora la nostra immaginazione e creatività e i loro discendenti diretti (gli uccelli) sono qui per continuare a rendere la vita di questo pianeta piena di colore. Luis V. Rey


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D I N O S A U R I

Disegni e sceneggiatura

MATTEO BACCHIN Testi scientifici

MARCO SIGNORE


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Matteo Bacchin ringrazia, per il loro aiuto e sostegno diretto ed indiretto, le seguenti persone (in ordine sparso): Marco Signore; Luis V. Rey; Francesca Belloni; Sante Bagnoli; Joshua Volpara; i suoi carissimi amici Mac, Stefano, Lorenzo M. , Giorgio e Donato, Lorenzo R., Giacinto. Ma soprattutto ringrazia sua madre, suo padre e Greta, per il loro amore, il sostegno e le critiche incondizionate che gli hanno permesso di realizzare questo sogno. Marco Signore ringrazia i suoi genitori , la sua famiglia, Marilena, Enrico di Torino, Sara, i suoi Chosen Ones (Claudio, Rino, Vincenzo), Luis V. Rey, Matteo Bacchin e tutti coloro che credono in lui.


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D I N O S A U R I

Il Re cretaceo IL CREPUSCOLO DEGLI DEI


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IN QUESTA STORIA:

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1

TYRANNOSAURUS

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EDMONTOSAURUS

8

ANKYLOSAURUS

2

TRICERATOPS

5

ORNITHOMIMUS

9

TROODON

3

QUETZALCOATLUS

6

STYGYMOLOCH

10

LEPTOCERATOPS

7

TOROSAURUS

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CHIROSTENOTES Gli identikit a pagina 40.

3

4

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5 6

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IL NARRATORE

MI PRESENTO: SONO UN SOLE. UN SOLE GIALLO. SEBBENE TRA TUTTI GLI ASTRI IO NON SIA IL MAGGIORE, NE HO VISTE TANTE DI COSE. MOLTE, MOLTE IN PIÙ RISPETTO ALLA MAGGIORANZA DEI MIEI FRATELLI CHE POPOLANO IL COSMO CREATORE. GODO INFATTI DELLA MIA GRANDE FORTUNA: NON È IN SOLITARIO IL MIO ETERNO VAGARE NEL MARE DELLO SPAZIO.

UNA VARIETÀ DI PIANETI È NATA ATTORNO A ME, E MOLTE DIVERSE VITE HO POTUTO OSSERVARE ED ASSISTERE NEL TEMPO FINO AD ORA CONCESSOMI.

ED È PROPRIO UNA STAGIONE GRANDIOSA ED IRRIPETIBILE QUELLO DI CUI VI PORTO LA MEMORIA:

TERRA – IL TERZO – HA SAPUTO FAR FIORIRE

UN PRODIGIO DI VITA CHE LA FERTILE ASTRO E GIOIELLO TRA GLI ALTRI E PROSPERARE.

DI QUESTO PERIODO PORTENTOSO VOI UOMINI AVETE SAPUTO SCOPRIRE I RICORDI PERDUTI, ROCCIA TRA LE ROCCE, TESTAMENTO DI PIETRA DI QUELL’EPOCA TRASCORSA E DELLA STIRPE CHE LA VISSE.

IL TEMPO LI HA RESI SILENTI PIETRE, HA SVUOTATO I LORO PETTI DEL RESPIRO E DEL CALORE.

LE LORO ORBITE VUOTE SEMBRANO ANCORA INDAGARE, PENETRANDO VOI CHE LI CONTEMPLATE NEI SALONI DEI MUSEI, ED IPNOTIZZANDOVI MENTRE CERCATE DI SCRUTARE, ATTRAVERSO QUELLE FINESTRE PIETRIFICATE, I MEANDRI DELLE LORO ERE ANCESTRALI.

ERE LONTANE, LA CUI LEGGENDA ERA DIMENTICATA GIÀ PRIMA DELLE PIRAMIDI E DELLA SFINGE, PRIMA DEL FUOCO, PRIMA DELLE PIETRE TAGLIENTI.

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PRIMA DEGLI DEI, PRIMA CHE L’ESISTENZA DEGLI UOMINI STESSI FOSSE ANCHE SOLTANTO IMMAGINATA, E PERSINO PRIMA DEL PIÙ ANTICO RICORDO DELLE BALENE. ERE DI CUI ESSI FURONO I DOMINATORI, ASSUMENDO LE FORME PIÙ DIVERSE. FURONO CAPACI DI CONQUISTARE OGNI ANGOLO DELLA TERRA, CAMMINANDO SULLA SUA SUPERFICIE COME NESSUNO PRIMA DI LORO; E RIUSCIRONO A VOLARE NEI CIELI COME NESSUNA CREATURA AVEVA MAI FATTO PRIMA, SOLO CON L’AIUTO DI UNA DELICATA PIUMA.

SOTTOMISERO LE ALTRE STIRPI, PAREVANO INVINCIBILI. DAPPRIMA VI HO NARRATO DEL TEMPO DELLE NUOVE ORME E DELLA LUNGA MARCIA.

DELL’ERA DELL’ASCESA HO RICORDATO COME L’ANTICO ALATO DIVENNE MITO, E DI COME IL GIOVANE RIVALE SUCCESSE ALL’ANZIANO CAPO ALLA GUIDA DEL BRANCO DEI TRIARTIGLIATI. DEL TEMPO DEGLI ULTIMI VI HO DETTO DELL’UOVO, DEL CUCCIOLO E DELL’ADULTO, E DELLA STRAORDINARIA QUOTIDIANITÀ DEI TITANI DELLA PATAGONIA. CINQUE STORIE È GIÀ DURATO IL NOSTRO CAMMINO ATTRAVERSO LE ERE CHE VISSERO, E SOLO UNA NE MANCA ALLA FINE DI QUESTO SENTIERO DI MEMORIA. LASCIATE QUINDI CHE VI RACCONTI DEL RE, E DI COME I SUOI OCCHI VIDERO L’INVERNO DEL SUO REGNO E LE CREATURE CHE LO ABITARONO. ESSI SONO GLI ULTIMI CHE NOMINANO QUEST’ERA, E COLORO CHE SOLI CONOSCONO IL SEGRETO DESTINO DELLA LORO RAZZA.

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IO VI PARLERÒ DEI…

DINOSAURI

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Il Re

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FA FREDDO.

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SUL SEMPREVERDE, L’OPOSSUM PREPARA IL LETARGO.

LA PELLICCIA DIFENDE IL SUO CORPO MINUTO DALL’ARIA PUNGENTE.

LA COPPIA DI GERMANI SI ATTARDA NELL’ANSA QUIETA DEL TORRENTE;

ANCHE L’AIRONE INDUGIA, SPERA DI APPROFITTARE DEL TORPORE DEI PESCI INFREDDOLITI.

MA LE ACQUE PRESTO GELERANNO, FORZANDO GLI UCCELLI AD UN LUNGO VIAGGIO VERSO SUD, DOVE LA NEVE NON CADE E DOVE GLI STAGNI NON GHIACCIANO.

LA PRIMA NEVE DA POCO POSATA SULLE CUPE FORESTE DELLA REGIONE, UN MANTO CANDIDO CHE È INEQUIVOCABILE PROCLAMA DIRETTO A TUTTE LE CREATURE: NEL VASTO

NORD

L’INVERNO È GIUNTO.

ALBERI PERDONO LE ULTIME FOGLIE AI MARGINI DEL BOSCO.

SOTTO LA NEVE, L’ERBA INGIALLITA

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S’ADDORMENTA.


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MA QUESTO MONDO COSÌ FAMILIARE, CHE SI PREPARA AL SONNO INVERNALE, NON È QUELLO

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IL PADRONE NORD

DEL VASTO

HA GAMBE LUNGHE E POSSENTI…

DEGLI UOMINI.

…IL CORPO DEL GUERRIERO…

NON È LA TIGRE A DOMINARLO. NON DELL’ORSO, NÉ DEL LUPO, ESSO È IL REGNO.

…IL COLLO PODEROSO E IL CAPO ARCIGNO ARMATO DI STUPEFACENTI ZANNE.

UGIA,

ARE

LITI.

É IL RE, DINOSAURI.

TIRANNO DEI

SOVRANO DI UN REAME MODERNO SEPPUR ANTICO: È IL MONDO AL TERMINE DELL’ERA DEGLI

ULTIMI,

SPETTACOLARE TRAMONTO DELL’IMPERO DELLE TERRIBILI LUCERTOLE, INOPINATO CREPUSCOLO DEGLI

DEI.

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MAESTOSO È IL PASSO DEL

RE.

IL MUSO SOTTOVENTO, L’ODORATO SENSIBILE DA UN PO’ HA DISTINTO UNA TRACCIA PORTATA DALL’ALITO DELL’INVERNO.

INCEDE SILENTE CONTROLLANDO IL SUO STERMINATO TERRITORIO DI CACCIA.

EGLI NON HA FRETTA, NON TEME IL FREDDO: IL SUO VENTRE NE SCALDA IL FIATO.

IL RE CONOSCE BENE QUESTO ODORE.

NON È QUELLO CORRIDORI,

DEI RAPIDI

CHE POCO DISTANTE SI IRRIGIDISCONO ALLA VISTA DELLA POTENZIALE MINACCIA.

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SLANCIATI E SCATTANTI, FORMANO UNA NERVOSA DOZZINA…

…TRA LE CUI FILA SI ANNODANO SGUARDI PREOCCUPATI.

NON SVEGLI QUANTO VELOCI, QUANDO UNO STARNAZZA LO SGRAZIATO ALLARME…

…TUTTO IL GRUPPO SI PRECIPITA IN FUGA, TRASFORMANDO IL PRIMO STRILLO IN UNA CACOFONIA DI PIAGNISTEI DISPERATI.

NON OGGI, ALMENO. AL TIRANNO NORD, PERÒ, I CORRIDORI NON INTERESSANO.

DEL VASTO

COSÌ I RAPIDI BIPEDI SI ALLONTANANO, DILUENDO IL LORO CHIASSO NEL SILENZIO DELLA FORESTA.


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NONOSTANTE L’INVERNO, LA FORESTA DEL SETTENTRIONE È SMISURATA E FLORIDA.

LA STAGIONE FREDDA LA CALA IN UN SILENZIO MISTERIOSO, E TUTTO APPARE IMMOTO E PIETRIFICATO DAL SINISTRO CANDORE DELLA NEVE.

EPPURE, IL GELO NE RALLENTA L’ATTIVITÀ MA NON L’ARRESTA:

COME UN BIZZARRO INCROCIO TRA UN VERRO COME IN PASSATO, ANCHE NELL’ERA DEGLI

E UN UCCELLO

ULTIMI

IL BOSCO OFFRE RIPARO E RISTORO A MOLTE CREATURE.

IL

TROPICALE, BECCO A UNCINO È TRA QUELLI

CHE NON MIGRANO PER L’INVERNO.

UNA DI ESSE SCAVA IN CERCA DI TUBERI SUCCULENTI.

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COSÌ NON S’AVVEDE DI UNO SPETTRO DELL’ESTATE CHE LO OSSERVA DI NASCOSTO, GOLOSO.

L’AGILE MANO, PIUMATO MANGIATORE DI FRUTTA, NON DOVREBBE TROVARSI QUI.

QUI DOVE L’INTRICO SI FA FITTO IL

BECCO A UNCINO

SI SENTE SICURO.

L’INVERNO LO AFFAMA: I SUOI FRATELLI SONO GIÀ LONTANI MA LUI, INESPERTO, È RILUTTANTE A LASCIARE IL

NORD.

SMANIOSO DEI TUBERI DEL BECCO A UNCINO, PROVA A IMITARLO, MA NON SA SCAVARE: RACCOGLIE UNA PIGNA GELATA, VUOTA DEI SEMI.

INDIGESTA, LA SPUTA E SI ALLONTANA, FORSE FINALMENTE DECISO AD INCAMMINARSI VERSO IL CALDO

SUD.

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…CHE ESSO SEGUE SENZA ESITARE.

IL RE, FERMO, FIUTA L’ARIA. L’ODORE CHE SEGUE SI FA PIÙ DECISO, RANCIDO.

IL DINOSAURO ORIENTA LA TESTA DA LATO A LATO, PER TROVARNE LA FONTE: IL NASO PRECISO E CAPACE DISEGNA UNA STRADA NELLA MENTE DEL CACCIATORE…

LA FORESTA CAMBIA, GLI ALBERI SI FANNO SEMPRE MENO FITTI.

A LEVANTE SI APRE LA LARGA PIANA DEL FIUME; A PONENTE RIPIDA E TAGLIENTE EMERGE DALLA NEVE LA RUPE ROCCIOSA.

UN SOFFIO DI VENTO RISALE IL DECLIVIO PORTANDO AL

RE

UN’ONDA DI TANFO INTENSO.

LA META È VICINA,

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EGLI SI FERMA DI NUOVO E

UNA VOCE

ANNUSA E ASCOLTA…

INASPETTATA LO DISTRAE!


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IN ALTO SUL CRINALE, IMPETTITO COME LO

STAMBECCO…

…IL FOLLETTO DELLE ROCCE INVEISCE CONTRO IL TIRANNO.

ALTRI DUE FANNO ECO AL CORAGGIOSO, RAGLIANDO INSULTI CONTRO IL CARNIVORO SOTTO DI LORO.

SPERICOLATI E ARROGANTI, INFORMANO LA VALLE CON VOCE SICURA CHE LORO NON TEMONO IL

RE!

ALMENO NON FINCHÉ LUI NON PUÒ RAGGIUNGERLI…

IL CACCIATORE LI FISSA CINICO: PER LUI QUEI PICCOLI DEMONI NON HANNO SIGNIFICATO.

PERCHÉ QUELLO CHE LUI BRAMA, ORA LO SA, È LAGGIÙ, NELLA PIANA.


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SCENDE VERSO IL FIUME, IGNORANDO LE VOCI DI DISSENSO.

I SUOI ARTIGLI PERICOLOSI AFFONDANO NELLA NEVE INTONSA, FERENDONE LA SUPERFICIE.

HA FAME, E L’ODORE CHE SENTE SEMPRE PIÙ FORTE GLI METTE APPETITO.

LAGGIÙ C’È VITA, ACCANTO ALLE FRONDE.

MA NON È QUELLA LA FONTE DEL FETORE CHE LO ATTIRA.

COME OGNI CREATURA, ANCHE IL RE È A SUO MODO SAGGIO, E SA CHE I VENTRI CORAZZATI NE RISPETTERANNO IL DOMINIO SULLA REGIONE, SE LUI RISPETTA IL LORO SU QUEL PICCOLO GIARDINO.

PESANTEMENTE PROTETTI E PERICOLOSAMENTE ARMATI, ANNUNCIANO IL LORO DOGMA: VIVI E LASCIA VIVERE.

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IL CACCIATORE RISALE IL TORRENTE SULLA SPONDA IMBIANCATA.

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SULL’ALTRA RIVA LA SCONFINATA MANDRIA DEGLI IMPONENTI

BECCHI D’ANATRA

DISCENDE IL CORSO D’ACQUA.

CHIASSOSI, DIALOGANO TRA LORO MENTRE ALCUNI CERCANO CIBO SOTTO LO STRATO DI GELO.

ESSI VEDONO IL RE POCO LONTANO, EPPURE NESSUNO, ADULTO O GIOVANE, PARE SPAVENTATO.

IL PERCHÉ NON SI VEDE: SI ODORA.

ANCHE I BECCHI D’ANATRA SENTONO IL TANFO CHE FA GOLA AL CARNIVORO.

E INFATTI, FINALMENTE, ECCO LA FONTE DEL SUO INTERESSE.

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SULLA PRODA, COME GOFFAMENTE GETTATO A TERRA, GIACE IL CORPO ESANIME D’UN

BECCO D’ANATRA.

LA NEVE, MISTA A TERRA, SI FA FANGO DOVE I SUOI SIMILI HANNO CALPESTATO A DECINE LA RIVA PER ATTRAVERSARE IL FIUME.

LA PELLE COLORATA DEL VEGETARIANO SPICCA NEL CANDORE DEL SUO SUDARIO DI GELO.

UNA SPARUTA COMPAGNIA DI PICCOLI E ACUTI

DINOSAURI COPERTI DI PIUME, BANCHETTA SULLA TESTA DEL MORTO.

SOPRA DI LORO SERPENTE PIUMATO VELEGGIA, MAESTOSO, FORSE ANCH’ESSO ATTIRATO DALL’ODORE DELLA MORTE. IL

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MALATTIA O SVENTURA, QUALE SIA LA CAUSA DELLA MORTE NON È DATO SAPERE.

MA AL RE QUESTO NON IMPORTA: SI FA SOTTO.

I FINI PIUMATI SI RITIRANO IN SILENZIO COME LADRI, PORTANDOSI A RISPETTOSA DISTANZA.

IL TIRANNO AZZANNA IL MORTO;

E MENTRE IL CACCIATORE INIZIA IL SUO PASTO, NEL SILENZIO IRREALE…

…DAL CIELO LIVIDO SCENDE UNA NEVE TENUE.

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ALCUNI GIORNI DOPO.

LAME D’AZZURRO PENETRANO LA COLTRE DI NUBI INVERNALI.

UN VENTRE CORAZZATO SOLITARIO FA COLAZIONE CON UN CESPUGLIO SEMPREVERDE.

IL FREDDO LO RENDE PIÙ CORIACEO DEL SOLITO…

…MA IL ROBUSTO DINOSAURO BITORZOLUTO NON SEMBRA BADARCI.

ANCHE UNA MANDRIA DI BECCHI D’ANATRA CHE ATTRAVERSA LA VALLE VERSO

SUD

SA DI DOVERSI

TENERE ALLA LARGA DAL

CORAZZATO

E DALLA SUA PICCA D’ACCIAIO.

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AI

MESCOLATO BECCHI D’ANATRA,

ANCHE IL BRANCO

PORTATORI DI SCUDO SUD DOVE L’INVERNO È MITE.

DEI

È IN MARCIA VERSO IL

COME UNA FALANGE DI SOLDATI IN MOVIMENTO ESSI INTONANO CANZONI: POCO PIÙ CHE BRONTOLII PER VOI UOMINI…

…RIME CANTILENOSE E BENE AUGURANTI PER LORO.

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IL SERPENTE PIUMATO SI LIBRA, SOPRAVVISSUTO DELLA STIRPE DELLE

LUCERTOLE ALATE,

ALTO SOPRA I BRANCHI.

INCROCIA SULLA REGIONE OBBEDENDO AD UN ARCANO ISTINTO, LONTANO DAL MARE CHE SAREBBE IL SUO SPAZIO.

SORVOLA IL VASTO NORD, LARGHE PIANE IMBIANCATE DAL GELO, FORESTE TENEBROSE E ALL’ORIZZONTE I MONTI SUI QUALI IL GHIACCIO NON SI SCIOGLIE MAI.

LE SUE ROTTE SONO CAMBIATE FORSE PERCHÉ IL MONDO DELL’ERA DEGLI

ULTIMI

STA MUTANDO ESSO STESSO.

I CONTINENTI SI MUOVONO, LE TERRE DELL’EST SI SPACCANO E SPURGANO FUOCO COME FERITE INFETTE.

NUOVE STAGIONI SOFFIATE DA UN NUOVO MARE RESPIRANO NEL DOMINIO DEI

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DINOSAURI…

…SULLA CUI SEPPUR INTATTA GRANDEZZA ALEGGIA, VAGO E PALLIDO, UN SENTORE DI DECLINO.


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QUI DOVE SIAMO GIUNTI…

…UNA STRAORDINARIA CREATURA CERCA CIBO NELLA NEVE COL BECCO ADUNCO, POTENTE MA SENSIBILE.

FRATELLO DEI PORTATORI DI SCUDO, TRICORNO NE HA UNO EGLI STESSO. FIERO, IRACONDO E SOLITARIO, CONTENDE AL RE IL DOMINIO SUL VASTO NORD.

IL

QUESTO È ANZIANO: SU SCUDO E MUSO LE CICATRICI DEI COMBATTIMENTI CON RIVALI E CACCIATORI.

PERDUTO È L’OCCHIO MANCINO: UNA FERITA HA FATTO INFEZIONE.

SPOSTA LA NEVE, SPOSTA UN TRONCO CADUTO…

…FINO A CHE NON TROVA UN GIOVANE CESPUGLIO.

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MANGIA AVIDAMENTE.

IL SILENZIO DELLA RADURA È TOTALE.

NON DOVREBBE ESSERE COSÌ.

IL TRICORNO SI BLOCCA, ASCOLTA.

ALIENA AL SOMMESSO SUSSURRARE DELL’ARIA TRA LE FRONDE, ERA FORSE L’OMBRA DI UN RUMORE?

NO. SILENZIO.

IL VECCHIO GIRA LA TESTA, CERCA. MA LA SUA VISTA GIÀ DEBOLE È ANCHE PEGGIORATA DALLA PERDITA DELL’OCCHIO.

SI RIMETTE A MANGIARE.

SILENZIO.

EPPURE C’È QUALCOSA LAGGIÙ, NEL BOSCO: IL GUERRIERO SI BLOCCA ANCORA.

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IL MIMETISMO PERFETTO DEL RE TIRANNO LO NASCONDE TRA LE OMBRE…

…FINCHÉ ESSO NON ESPLODE IN CORSA FUORI DALLE FRONDE

O.

CON UNO SCHIANTO

NZIO.

SINISTRO.

É POTENTE, VELOCE, LE SUE FALCATE STRAPPANO LA NEVE DAL SUOLO.

GLI BASTANO ATTIMI A COLMARE LO SPAZIO CHE LO SEPARAVA DAL

TRICORNO…

…CHE SCATTA IN DIFESA CON RITARDO A CAUSA DELLA SUA MENOMAZIONE.

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IL PREDATORE SFERRA UN MORSO BRUTALE AI LOMBI DEL

TRICORNO,

L’IMPATTO È TREMENDO.

LE FAUCI SI SERRANO,

LE ZANNE VIOLANO LE CARNI E ROMPONO L’OSSO.

IL RE ROVESCIA LA SPINTA E FRENA CON FORZA ENTRAMBE LE CICLOPICHE MASSE.

IL TRICORNO, SORPRESO MA BATTAGLIERO, CERCA DI GIRARSI PER CONTRATTACCARE.

MA LA PRESA DEL TIRANNO È SALDA.

IL CARNIVORO STRATTONA CON LA FENOMENALE POTENZA

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DEL SUO COLLO.


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IL RE STRATTONA ANCORA…

…COME VOLESSE SPEZZARE IN DUE LA SUA CORPULENTA PREDA.

IL GUERRIERO VEGETARIANO LOTTA PER LIBERARSI, PREMENDO CON TUTTA LA PRODIGIOSA FORZA DELLE SUE MEMBRA.

LA LOTTA SCONVOLGE IL CANDORE DELLA NEVE.

LO SFORZO È SMISURATO, IL DESIDERIO DI VITA DI MIGLIAIA DI GENERAZIONI INCARNATO IN DUE EROI.

UN FLUSSO DI VOLONTÀ TRASCENDENTE CHE CANCELLA PASSATO E FUTURO, REGNI

C’È SOLO

E DOMINAZIONI.

UN ISTANTANEO, ETERNO QUI E ADESSO.

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UN ALTRO STRAPPO DEL CARNIVORO, E NON SI SA COME IL

TRICORNO È LIBERO.

LE FERITE SONO TERRIBILI.

ANSIMANO, DUE CORPI IMMENSI E VORACI D’ARIA SBUFFANO CONDENSA DALLE BOCCHE SPALANCATE.

IN REALTÀ IL TRICORNO STA CERCANDO DI GIRARSI PER POSIZIONARSI IN ATTACCO,

SEMBRANO

MA LE FERITE LO LIMITANO.

STUDIARSI.

IL RE NON È VIOLENZA INSENSATA…

…HA ATTACCATO IL LATO CIECO DELLA PREDA, QUINDI È IN VANTAGGIO.

IL VEGETARIANO CARICA…

…MA SEMBRA INCIAMPARE.

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UNA NUOVA CARICA…

MA IL RE LO EVITA CON FACILITÀ, POICHÉ LE GAMBE DEL

TRICORNO

NON REGGONO PIÙ: LE ENERGIE DEL GUERRIERO SCORRONO FUORI DALLE FERITE INSIEME AL SANGUE.

NON

ENZA

ATA…

IL VEGETARIANO CEDE. LA NATURA: UN DRAMMA PORTENTOSO CHE SI RIPETE DALL’INIZIO DEI TEMPI, ANTICO…

…OLTRE I LIMITI DELLA COMPRENSIONE, EPPURE SEMPRE NUOVO.

C’È SOLO UN ISTANTANEO, ETERNO QUI E ADESSO.

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IL TIRANNO PIOMBA DI NUOVO SUL

TRICORNO.

UN DRAMMA APPARENTEMENTE IMPIETOSO.

ORA NE ATTACCA LA NUCA, PUNTO VITALE, ESPOSTO PER STANCHEZZA.

MORDE CON TUTTA LA FORZA CHE HA IN CORPO.

STRAPPA.

LA POTENZA DEL RE SI CONCENTRA, LO SPASMO È TALE CHE IL GUERRIERO VIENE SOLLEVATO.

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IL VEGETARIANO ANNASPA, SEMBRA CERCARE UN APPIGLIO…

…COME SE IL SUOLO GELATO

LA SUA

FOSSE LA SUA ANCORA.

VOLONTÀ DI VIVERE NON SI ESAURISCE E NON PUÒ ESAURIRSI:

UN FLUSSO INARRESTABILE NATO PRIMA CHE NASCESSE IL TEMPO STESSO.

IL RE NON MOLLA, ANCH’EGLI PERVASO DALLA STESSA VOLONTÀ INELUTTABILE.

MILLENNI INNUMERABILI, TUTTA L’ESISTENZA DEL COSMO È QUI E ADESSO.

IL TRICORNO SMETTE DI LOTTARE.

IL SUO RESPIRO SI FA DEBOLE.

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IL VEGETARIANO È MORTO.

IL RE TIRANNO ALZA IL CAPO DALLA PREDA.

IL SUO CORPO PERFETTO SFIBRATO DALLA FATICA, RITTO ACCANTO AL CADUTO.

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NON C’È TRISTEZZA O PENTIMENTO, O CRUDELE MALIGNITÀ.


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SOLO VITA NELLA MORTE, MUTAMENTO NELLA STASI.

LA NATURA TUTTO CREA E TUTTO CAMBIA, MA NIENTE DISTRUGGE. ESSA È TUTTO, E MUTA ETERNAMENTE POICHÉ MAI COMPIUTA.

NON C’È SPIEGAZIONE PER L’UOMO CHE OSSERVA UN CAMMINO GIUNTO ALLA FINE, SIA ESSO LA VITA DI UNA SOLA CREATURA

LA NATURA

O DI UNA INTERA,

NON CHIARISCE.

POTENTE STIRPE.

ESISTE.

NON C’È PASSATO, O FUTURO: EONI ED INNUMERABILI ESISTENZE SONO UN FLUSSO INFINITO, CHE NON HA UN INIZIO E QUINDI NON HA FINE.

C’È SOLO UN ISTANTANEO, ETERNO QUI E ADESSO.

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P

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Scelidosaurus

Lesothosaurus

203

Scutellosaurus

1

4

2

11

40

10

7 9

HADROSAURIDAE

IGUANODONTIDAE

175 EUORNITHOPODA

EURYOPODA

TYREOPHORA

ORNITHOPODA

GENASAURIA

NEORNITHISCHIA

227 ORNITHISCHIA DINOSAURIA

CLASSIFICAZIONE CLASSIFICAZIONE

3

8

DRYOSAURIDAE

ANKYLOPOLLEXIA

Pisanosaurus

PERIORE

GIURAS-

154

TRIASSICO MEDIO

TRIASSICO GIURASSICO GIURASSIC SUPERIORE INFERIORE O MEDIO

SICO SU-

135

CAMPTOSAURIDAE

HETERODONTOSAURIDAE

CRETACEO INFERIORE

96

Tenontosaurus

83

HYPSILOPHODONTIDAE

72

ANKYLOSAURIDAE

STEGOSAURIA

65

CRETACEO SUPERIORE

Lo schema evolutivo dei dinosauri (le linee rosse rappresentano i rami evolutivi testimoniati da fossili) mostra i due grandi gruppi (Saurischi ed ornitischi) ed il loro cammino evolutivo nel tempo durante il Mesozoico. Tra i saurischi (a destra) è possibile vedere l’evoluzione dei Sauropodomorpha, probabilmente i più grandi animali mai vissuti sulla Terra, tutti erbivori, e all’estrema destra dello schema, sempre tra i saurischi, troviamo i Theropoda che si differenzieranno abbastanza presto in una linea caratterizzata da code rigide (Tetanurae), e da cui, tramite i Maniraptora, si evolveranno gli uccelli (Aves). Gli ornitischi (a sinistra), che sono tutti erbivori, hanno una storia evolutiva altrettanto complicata, che parte dalle forme basali tipo Pisanosaurus, ma che ben presto si dividerà in Tyreophora (i “portatori di scudi”, cioè anchilosauri e stegosauri) da una parte, e Genesauria (le “lucertole con le guance”) dall’altra, i quali a loro volta daranno origine alle due grandi linee dei Marginocephalia (che includono i Ceratopsia) e degli Euornithopoda, tra i quali gli erbivori di maggior successo del Mesozoico, cioè gli Adrosauri.

NODOSAURIDAE

PALEOGENE

ER SAPERNE DI PIÙ

5 6

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

Tyrannosaurus rex Triceratops horridus Quetzalcoatlus northropi Edmontosaurus regalis Ornithomimus brevitertius Stygymoloch spinifer Torosaurus latus Ankylosaurus magniventris Troodon formosus Leptoceratops gracilis Chirostenotes pergracilis

Saur., Ther., Coelurosauria, Tyrannosauridae Ornitischia, Neoceratopsia, Ceratopsidae Pterosauria, Pterodactyloidea, Azhdarchidae Ornithopoda, Cerapoda, Hadrosauridae Saur., Ther., Coelurosauria, Ornithomimidae Ornitischia, Marginocephalia, Pachycephalosauridae Ornitischia, Neoceratopsia, Ceratopsidae Ornitischia, Tyreophora, Ankylosauridae Theropoda, Deinonychosauria, Troodontidae Ornitischia, Ceratopsia, Leptoceratopsidae Theropoda, Oviraptorosauria, Caenagnathidae


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TRICERATOPS

ORNITHURAE

TROODONTIDAE Archaeopteryx

DROMAEOSAURIDAE

THERIZINOSAUROIDEA

OVIRAPTOSAURIA

TYRANNOSAUROIDEA

ORNITHOMIMOIDEA

SPINOSAUROIDEA

ALLOSAUROIDEA Ornitholestes

NEOCERATOPSIA

CERATOSAUROIDEA

Camarasaurus

Omeisaurus

CORONOSAURIA

TITANOSAURIA

BRACHIOSAURIDAE

CERATOPSIDAE

DIPLODOCOIDEA

Psittacosaurus

PACHYCEPHALOSAURIDAE

Leptoceratops

PROTOCERATOPSIDAE

TYRANNOSAURUS

NEOSAUROPODA EUSAUROPODA

SAUROPODOMORPHA

PARAVES

COELUROSAURIA

NEOTETANURAE

TETANURAE

Eoraptor

SAUROPODA

HERRERASAURIDAE

MARGINOCEPHALIA

TITANOSAURIFORMES Vulcanodon

PROSAUROPODA

CERATOPSIA

COELOPHYSOIDEA

AVES MANIRAPTORA

NEOTHEROPODA THEROPODA SAURISCHIA

LUNGHEZZA

ALTEZZA

PESO

ALIMENTAZIONE

EPOCA

DIFFUSIONE

oltre 12 m oltre 9 m Ap. alare: alare: 12 m oltre 13 m oltre 3,5 m fino a 3 m oltre 7 m fino a 9 m oltre 2 m fino a 1,8 m fino a 2 m

oltre 4 m oltre 3 m

oltre 5 t fino a 10 t sconosciuto oltre 5 t oltre 300 kg fino a 400 kg fino a 6 t oltre 7 t fino a 50 kg fino a 180 kg oltre 50 kg

carne vegetali pesci vegetali onnivoro vegetali vegetali vegetali carne vegetali vegetali?

Cretaceo superiore (Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Campaniano - Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Campaniano - Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Campaniano - Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Maastrichtiano) Cretaceo superiore (Campaniano - Maastrichtiano)

Nord America Nord America Nord America Nord America Nord America Nord America Nord America Nord America Nord America Nord America Nord America

oltre 4 m 2m circa 1 m oltre 2,5 m oltre 2 m circa 1 m oltre 50 cm circa 1 m

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RETACEO

IL CREPUSCOLO DEGLI DEI

Le badlands nordamericane

Uno sguardo d’insieme alle badlands canadesi in un mattino di ottobre. L ’escursione termica in queste zone è davvero incredibile (da -1° alle 8 del mattino a circa 18°C alle 12). Nella foto si notano chiaramente le stratificazioni; i dinosauri sono piuttosto comuni ovunque, mentre la sommità degli strati è stata originata in ambiente marino.

L’era dei dinosauri si avvicina alla sua fine. Sarà una fine gloriosa, forse una fine consumata nelle fiamme di colossali eruzioni vulcaniche, o forse alla mortale luce di uno o due impatti meteorici. Ma prima di parlare della fine (e prima di scoprire che in realtà non è stata proprio una fine), vale la pena soffermarsi sull’ultima parte del regno dei “rettili terribilmente grandi”. Il Cretaceo superiore nordamericano è senza dubbio il periodo del Mesozoico che ha visto i dinosauri più famosi e conosciuti, e questo grazie ad animali che sono diventati vere e 42

Il cartello che indica l’inizio del sentiero “turistico” attraverso le badlands.

proprie icone anche per chi non ama la paleontologia. Nomi come Tyrannosaurus o Triceratops sono noti praticamente a tutti, e basta anche solo aver letto da piccoli un qualunque libro sui dinosauri per ricordarsi di Ankylosaurus, Ornithomimus, e forse persino Torosaurus. In più, i media hanno letteralmente glorificato molti degli animali ritrovati negli strati del Cretaceo superiore nordamericano. Basti pensare di nuovo aTyrannosaurus che è divenuto sinonimo di Jurassic Park, ma anche di qualcosa di enorme e pericoloso.


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Andiamo quindi a vedere dove si svolge la nostra storia e com’è il mondo alla fine di quella che forse è stata la più epica delle sue ere. Siamo nel Cretaceo superiore, cioè alla fine del Mesozoico. Il mondo, lo vedremo tra poco, è estremamente simile a quello attuale. Oltre ai “rettili terribilmente grandi” sul pianeta avremmo visto molti animali come quelli odierni, ma i dominatori sono ancora loro, i dinosauri. Le loro forme sono varie come non mai, le loro dimensioni ancora notevoli, per quanto non si avvicinino più ai record dei titani del passato. Ed uno dei posti migliori per cercare dinosauri alla fine del Cretaceo è proprio il Nord America, l’area che è oggi tra Canada e Stati Uniti (la nostra storia è collocata nell’attuale Canada). Fin dagli inizi del XX secolo queste zone spesso prendono il nome di “badlands” (maleterre) a causa sia delle condizioni fisiche che climatiche. Queste zone arse dal sole e spaccate dal gelo, spesso attraversate da corsi d’acqua più o meno imponenti, sono veri e propri cimiteri di dinosauri. Molto spesso, le badlands derivano da sedimenti accumulatisi lungo enormi valli fluviali o nei pressi del mare, luoghi perfetti per conservare le ossa dei giganti, ma un po’ meno per preservare gli scheletri di animali piccoli. E tuttavia la storia della paleontologia dei dinosauri è stata costruita anche qui, dove generazioni di paleontologi famosi si sono alternate nello strappare alle maleterre le ossa di

Gorgosaurus sorveglia l’ingresso del Royal Tyrrell Museum of Palaeontology. Il montaggio di questa statua è reso più suggestivo dall’ambiente che circonda l’edificio, uno dei più importanti musei al mondo.

creature che sembrano uscite dalla leggenda. Il più famoso di tutti è probabilmente il Tyrannosaurus rex, l’unico animale ad avere nel mondo degli uomini il privilegio di essere chiamato con il nome specifico: Tyrannosaurus è infatti il nome del genere, laddove Tyrannosaurus rex è il nome della specie (il nome scritto in minuscolo, “rex”, viene definito dagli scienziati “nome triviale”). L’epitomo dei dinosauri, il dinosauro per eccellenza, ilTyrannosaurus ha avuto l’onore di essere presente in maniera massiccia nella cultura quotidiana, dai primi film dell’inizio della storia del cinema, alle storie a fumetti, ai racconti letterari, fino a diventare addirittura una rock band (ad onor del vero pure Deinonychus ha il suo gruppo musicale). Lasciandosi alle spalle la frontiera con gli USA, si entra nel Canada. In particolare, seguendo le orme degli antichi dominatori del pianeta, si passa più o meno al centro del Nord America, e si entra in una pianura estesa, sconfinata, disseminata di enormi campi di grano, a perdita d’occhio. Il sole tramonta e dall’altra parte del cielo si vede già la luna, tanto è sconfinato l’orizzonte. A perdita d’occhio la pianu43


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ra corre fino a toccare il cielo al di là dei campi coltivati. E poi all’improvviso le prime colline basse e brulle, la vegetazione si fa sempre più rada, e si entra nelle badlands. Il nome senza dubbio evoca un territorio non proprio piacevole, ed infatti per una persona che per la prima volta si trova in questo strano terreno le badlands appaiono proprio come terre quasi maledette: pochissima vegetazione, terreno brullo, escursioni termiche notevoli (anche di 15 gradi e più durante la giornata). Eppure per un appassionato di dinosauri questo è uno dei posti più paradisiaci al mondo. Non si può fare un passo senza imbattersi in qualche indizio, qualche elemento di storie passate; e ritrovare resti di invertebrati o di vertebrati qui è praticamente la norma. Le badlands sono il risultato dell’erosione su strati sedimentari di differente natura, di origine continentale e sormontate da sedimenti marini; forse uno dei più spettacolari luoghi dove poterle osservare è attorno a Drumheller, in Canada. Questa piccola città è letteramente cresciuta grazie ai doni del sottosuolo: nata come stazione carbonifera, è diventata uno dei posti più famosi per gli appassionati e gli studiosi di dinosauri, grazie anche all’imponente e ricco museo locale, il Royal T yrrell Museum of Palaeontology , che ospita quella che è probabilmente la più grande collezione di fossili in Canada. Il museo è costruito direttamente sulle badlands e molti scheletri quasi completi sono stati ritrovati entro poche decine di metri dalle sale espositive. Ed è in ambienti come questi che si ritrovano le tracce delle gigantesche valli fluviali come quella in cui si svolge la nostra

L’ingresso al Royal Tyrrel Museum of Palaeontology, situato nelle badlands presso la piccola cittadina di Drumheller (Alberta, Canada).

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storia. Se fosse possibile tornare indietro nel tempo restando fermi sull’ingresso del Tyrrell Museum, ci si troverebbe catapultati in una gigantesca vallata ricca di depositi alluvionali, in cui avremmo visto le scene che ora vediamo nel racconto fattoci dal Sole sulla fine dell’epoca dei dinosauri. Gli ultimi giganti hanno chiuso qui la loro saga, nel loro momento di maggior prosperità, in una vera e propria esplosione finale di gloria, per non ornare mai più il nostro mondo. Anche le badlands d’inverno si tingono di bianco: anzi la neve di frequente è abbondante e le temperature estremamente rigide. Così doveva essere anche all’epoca dei dinosauri durante gli inverni vicini ai circoli polari, tanto è vero che la nostra storia è ambientata in un inverno nevoso. Non si sa molto sugli adattamenti dei dinosauri al freddo; possiamo ipotizzare che alcuni di loro si spostassero intraprendendo vere e proprie migrazioni stagionali, mentre altri restavano a cercare di nutrirsi ed a combattere per la propria vita un po’ come succede oggi negli stessi territori tra lupi, orsi, caribù e lepri delle nevi. Sappiamo che alcuni dinosauri avevano orbite molto grandi, e questo potrebbe essere un segno di una loro capacità visiva adattata alla luce fioca dei lunghi inverni polari, ma purtroppo la maggior parte degli adattamenti contro il freddo (almeno nei moderni animali) sono di origine metabolica o comunque riscontrabili solo nei tessuti molli, perciò possiamo solamente immaginare che i dinosauri si comportassero un po’ come i grandi mammiferi odierni alle prese con il freddo e la neve.

Una volta un centro minerario e poi una colonia penale, oggi Drumheller è una delle destinazioni preferite per gli amanti dei dinosauri.


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I Dinosauri del Cretaceo superiore nordamericano Durante l’ultimo periodo dell’era dei Dinosauri, il Nord America era una zona di vaste pianure attraversate da fiumi che costeggiavano mari epicontinentali. In queste pianure transitavano tantissimi dinosauri, e non è un caso che normalmente chi pensa alla paleontologia dei dinosauri pensa automaticamente ai deserti del Nord America. I più famosi giganti del passato sono stati infatti ritrovati qui.

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In alto: l’aspetto del nostro pianeta alla fine del Cretaceo. I continenti hanno praticamente assunto l’assetto moderno, tranne che per l’India che sta terminando il suo viaggio in rotta di collisione con l’Eurasia; dallo scontro nascerà l’Himalaya. L’Australia è alla deriva da molto tempo, ormai, e la sua fauna infatti manterrà caratteri di unicità fino ad oggi. Divisione stratigrafica del Cretaceo superiore. Il piano finale, Maastrichtiano (durante il quale si svolge la nostra storia), prende nome dalla città olandese di Maastricht, dove affiora in facies marina. Maastricht ha avuto una parte piccola, ma famosa, nella storia della paleontologia, quando Napoleone Bonaparte ordinò il recupero dello scheletro di un mosasauro, che fu “ritrovato” in cambio di qualche barile di vino.

CRETACEO

DAMERICA

SU

CRETACEO SUPERIORE

A

CREATACEO INFERIORE

NORD AMERICA

MAASTRICHTIANO

72-65 m.a.f.

CAMPANIANO

83-72 m.a.f.

SANTONIANO CONIACIANO TURONIANO

87-83 m.a.f. 88-87 (85?) m.a.f. 92-88 m.a.f.

CENOMANIANO

96-92 m.a.f.

ALBIANO

108-96 m.a.f.

APTIANO

113-108 m.a.f.

BARREMIANO

117-113 m.a.f.

HAUTERIVIANO

123-117 m.a.f.

VALANGINIANO

131-123 m.a.f.

BERRIASIANO

135-131 m.a.f.

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Teropodi Il protagonista assoluto della nostra storia è quindi Tyrannosaurus «1. Il nome di questo gigantesco carnivoro significa “rettile tiranno”, e la sua specie, “rex”, si traduce con “re”. Quando nel 1905 il grande paleontologo Henry Fairfield Osborn descrisse i resti di questa magnifica creatura, coniò per l’appunto il nome più magniloquente che potesse trovare, per chiarire senza ombra di dubbio cheTyrannosaurs non avrebbe mai avuto eguali sulla terra, che era appunto “il re” dei dinosauri. La ragione è tutt’oggi semplice da capire: questo colossale predatoTyrannosaurus insieme a uno degli autori (M.B.). Da questa angolazione è apprezzabile la massiccia testa, che doveva essere l’arma principale di questo gigantesco carnivoro. Le zampe posteriori sono chiaramente costruite per fornire una potente spinta al corpo dell’animale.

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re, dotato di arti anteriori minuscoli e provvisti di due sole dita «2, ricorda molto da vicino uno squalo con le zampe. Le sue zampe posteriori sono piuttosto robuste e, nonostante sia in realtà quasi impossibile avere stime precise sulla velocità dei dinosauri, possiamo assumere che la spinta dei suoi muscoli fosse notevole «3. Però senza dubbio chi guarda uno scheletro di tirannosauro resta impressionato dalla testa. Il cranio diTyrannosaurus è semplicemente gigantesco, costruito per devastare. I denti lunghi anche 15 cm sono seghettati ed appuntiti, e le mascelle sono profonde e danno l’impressione della potenza «4. Di volta in volta, alcuni paleontologi (principalmente Jack Horner ed i suoi studenti) hanno dichiarato la loro personalissima


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guerra contro il “rettile tiranno”, sostenendo che questo colossale predatore fosse in realtà un avvoltoio troppo cresciuto, e che si nutrisse esclusivamente di cadaveri, essendo troppo lento e debole per cacciare. Naturalmente queste ipotesi sono basate sul sensazionalismo, sul “momento di notorietà”, dato che esistono prove di attacchi di tirannosauri ad animali poi sopravvissuti ai loro morsi; esistono prove del fatto che questi animali cacciassero attivamente ed infine – a parte proprio gli avvoltoi – nessun tetrapode è esclusivamente necrofago. T uttavia, come spesso amo dire, nessuno rifiuterebbe una pizza gratis, e così quasi certamente il Tyrannosaurus mangiava una carcassa quando la trovava: era cibo gratuito! «5 Nonostante Tyrannosaurus sia stato ritrovato esclusivamente negli USA, in Canada ci sono altri tirannosauridi, poco più piccoli, come Albertosaurus o Gorgosaurus. Tutti sono accomunati dalle piccole braccia didattile, e dalla forma e struttura del cranio. Ma di recente gli studiosi hanno scoperto che i primi tirannosauri erano più piccoli e più simili agli altri dinosauri carnivori. Mei long, il “drago dormiente”, ritrovato in Cina poco tempo fa, ha dimostrato che i piccoli tirannosauri primitivi erano probabilmente coperti di piume, mentre un altro ritrovamento affascinate, Proceratosaurus, ha dato alla fine del 2009 un’immagine inconsueta dei primi tirannosauri: animali non troppo grandi, con uno strano e finora inesplicabile corno sul naso. T irannosauri “standard” sono però stati ritrovati anche al di fuori del Nord America: il più famoso è senza dubbio Tarbosaurus, che in passato è stato anche identificato con Tyrannosaurus, e per un breve periodo è stato dedicato a Gengis Khan. Nelle pianure del tardo Cretaceo, Tyrannosaurus poteva essere il più grande dei carnivori, ma certamente non l’unico. Nella nostra storia ci sono altri tre teropodi, due dei quali con ogni probabilità erano onnivori o addirittura erbivori. Cominciamo guardando da vicino il più piccolo predatore della nostra storia: il suo nome èTroodon «6, “dente che ferisce”, perchè il primo ritrovamento di questo piccolo carnivoro consisteva proprio in alcuni denti seghettati; in seguito ad altri ritrovamenti si è potuto dare un aspetto completo al Troodon, e si sono fatte scoperte interessanti. Per esempio il primo dito delle zampe anteriori poteva essere, secondo al-

cuni studiosi, parzialmente opponibile alle altre due dita «7. Le orbite sono molto grandi, e forse Troodon aveva qualche adattamento da predatore notturno, forse era un cacciatore di mammiferi. Molte speculazioni sono state fatte sul volume del suo cervello, tanto che negli anni ’80 del XX secolo il paleontologo Dale Russell ideò e costruì un modello del “dinosauroide”, cioè di quello che sarebbe potuto diventare Troodon se si fosse evoluto in maniera simile a noi. Curiosamente da quando questa statua strana è comparsa nei musei e nei libri, è nato il mito degli alieni rettiliani... ma questa è un’altra storia. Il piccolo Troodon aveva anche un’altra caratteristica: come nei dromeosauri, anche nei troodontidi l’artiglio del secondo dito del piede è più sviluppato degli altri, e

Tyrannosaurus; si può apprezzare la profondità della mandibola, che permetteva a questo predatore di avere uno dei morsi più potenti in natura. I denti gli fornivano un’arma in più, oltre alla pressione delle mascelle, permettendogli di tagliare con un morso muscoli, tendini ed ossa. Dettaglio della zampa posteriore in cui è possibile vedere la particolarissima condizione ossea: il metatarsale centrale è “compresso” dai due laterali. Questa condizione, detta “arctometatarsale”, ha permesso di classificare Tyrannosaurus ed i suoi parenti in un gruppo diverso dagli altri carnosauri.

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veniva probabilmente usato come come quelli quellidei deiratiti attuali, cioè per prendere a calci (letteralmente) eventuali aggressori. aggressori.Uno Unostruzzo struzzomoderno moderno puòpuò facilfacilmente uccidere un uomo a calci, quindi è probabile che Troodon sapesse difendersi bene. Gli altri altri due dueteropodi teropodidella dellanostra nostra storia storia sono sono davvero singolari. Il primo è Ornithomimus «1. Il suo nome, che significa “imitatore “imitatore di di uccelli”, uccelli”,venne venne concepito da Marsh nel 1890 perché lo scheletro di questo grazioso graziosoteropode teropodericorda ricorda quello quello di uno di uno struzzo. Abbiamo già incontrato ornitomimidi nelle nostre storie, come il Pelecanimimus del quarto volume, e la forma forma generale generale del delgruppo grupporesta restasempre semprelala stessa: collo collo lungo, lungo,testa testapiccola, piccola,braccia braccialunghe lunghe e e polsi relativamente deboli. In effetti Ornithomimus sembra proprio uno struzzo con la coda. Come già accennato, in realtà ii paleontologi paleontologi non non sono sonoancora ancora concordi sulla dieta di questi animali. Pur essendo sdentati ed a quanto pare dotati di lamelle lamelle nel nel becbeccomprende bene benecosa cosamangiassero, mangiassero, co «2, non si comprende ma in generale sisipensa pensaall’onnivoria. all’onnivoria.Probabilmente Probabilmente Ornithomimus viveva in gruppi gruppi numerosi numerosiper perevitare evitare i piccoli ee grandi grandipredatori predatoridell’epoca. dell’epoca.L’altro L’altro teropode particolare della nostra storia è Chirostenotes «3, il cui nome significa “mano stretta”. Una delle delle cose cose curiose di questo questo animale animaleèèche cheèèstato statoritrovato ritrovatoe ededescritto a pezzi. Prima le mani ( Chirostenotes Chirostenotes), ), poi ii piedi (Macrophalangia), ed infine le mascelle (Caenagnathus). Poi si è scoperto che questi “tre animali” altro non erano che parti di un unico animale. Questo tipo di “errori” in paleontologia è davvero comune, come abbiamo visto nei volumi precedenti. Fatto sta che oggi si conosce la parentela di Chirostenotes, un oviraptoride – con Oviraptor, un altro teropode bizzarro e della cui dieta ancora non si sa praticamente nulla. Un Citipati ritrovato accucciato sulle sue uova per proteggerle con il piumaggio delle braccia.

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Il dinosauroide in un’ottica più moderna rispetto alla statua di Russell e Seguin degli anni ‘80. Per quanto si tratti di un’ipotesi assai curiosa, è altamente improbabile che un teropode si potesse evolvere in una forma tanto simile ai mammiferi primati. Cranio di un oviraptoride. Ogni genere di questo gruppo ha un cranio differente, ma sono tutti caratterizzati da un becco corto e massiccio, mancanza di denti (tranne due piccoli denti nel palato), ed una cresta alta sul cranio. Tutti i crani conosciuti sono massicciamente perforati, pieni di aperture, probabilmente per alleggerire la struttura.

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Ornitischi Come d’altronde succede per le faune moderne a mammiferi, anche all’epoca dei dinosauri gli erbivori superavano i carnivori in numero e varietà. Peraltro questa somiglianza tra i due tipi di faune è stata considerata da molti ricercatori come prova indiretta del fatto che i dinosauri fossero omeotermi. In realtà mancano gli strumenti di confronto, ma siccome ormai sappiamo dell’omeotermia dei dinosauri grazie ad altre prove già discusse, la somiglianza tra le composizioni faunistiche potrebbe essere ben più di una coincidenza. Così nel Cretaceo superiore nordamericano ritroviamo moltissimi ornitischi, tutti estremamente interessanti e curiosi, e molti ormai affermate star dei fans dei dinosauri. Cominciamo dal più “vecchio” in termini di origine. Recentemente la stampa statunitense ha riportato la notizia di un nuovo dinosauro corazzato scoperto in USA, definendolo “lo Sherman dei dinosauri”. La cosa fa sorridere sia i paleontologi che gli esperti di tank, dato che lo Sherman era uno dei carri armati peggio corazzati della storia; al contrario, gli anchilosauri sono animali la cui corazzatura è impressionante, e sarebbe stato più giusto paragonarli al tedesco Pzkpfw VI, più noto come “Tigre”, o al T34 sovietico. Ankylosaurus «4, l’animale che da’ il nome al gruppo, è appunto un vero carro armato vivente. La corazzatura ossea che si portava appresso era spessissima, in alcuni casi

Testa di Ankylosaurus Ankylosaurus.. Si noti la totale assenza di aperture (eccetto ovviamente naso ed occhi). In realtà il cranio degli anchilosauri presenta le stesse aperture di tutti gli altri dinosauri, ma ricoperte da piastre ossee, in modo che la difesa di queste fortezze mobili fosse assolutamente completa ed impenetrabile.

fino a 10 cm, ed era assolutamente impervia a qualsiasi predatore privo di missili anticarro «5. Come i suoi parenti, Ankylosaurus non aveva solo difese passive, ma portava l’inspessimento osseo alla fine della coda (che abbiamo visto nel 4° volume) simile alla mazza ferrata di un cavaliere medioevale «6. Ankylosaurus era quindi libero di passeggiare (molto lentamente) nelle pianure del Cretaceo, praticamente ignorando i predatori; ma come per i tank odierni probabilmente doveva evitare zone di terreno molle o inzuppato d’acqua. Tuttavia i suoi denti erano primitivi, quindi la sua alimentazione, basata su vegetali, non doveva essere particolarmente ricercata. Al contrario, i due gruppi che possiamo davvero chiamare dominatori della fine del Cretaceo, esibi-

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Gli adrosauri, appartenenti alla sottofamiglia degli adrosaurini, come Edmontosaurus Edmontosaurus, non hanno creste, ma passaggi nasali enormi e molto sviluppati; questo ha portato ad ipotizzare che gli adrosaurini avessero tasche “gonfiabili” (un po’ come le rane attuali) con le quali comunicare con i loro simili. (foto Ballista, W ikimedia)

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Famosa mummia di Edmontosaurus. È possibile osservare, in questi resti, la pelle, parte delle strutture interne come muscoli e tendini e persino, in una mummia ritrovata di recente, la lingua ed il probabile grasso sottocutaneo.

scono un’evoluzione dentaria notevole, come abbiamo visto nei volumi scorsi. Si tratta degli Hadrosauridae da una parte, e dei Marginocephalia dall’altra. Gli adrosauri sono probabilmente i dinosauri più diffusi al mondo; si trattava di erbivori di grandi dimensioni (abbiamo visto nei precedenti volumi che avevano anche “inventato” la masticazione), ed i paleontologi li dividono in due gruppi, a seconda che siano provvisti di passaggi nasali complessi e di creste (Lambeosaurinae) oppure no (Hadrosaurinae). Nella nostra storia troviamo l’adrosaurino Edmontosaurus «1, dalla tipica struttura di questo gruppo: massiccio, quadrupede (ma probabilmente bipede facoltativo), dotato di un curioso becco d’anatra e di ampie camere nasali «2. Questo animale èmolto ben conosciuto, grazie al fatto che di lui si sono ritrovate non solo le ossa, ma vere e proprie mummie fossili, da cui gli specialisti hanno potuto estrarre dati importantissimi che vanno dal sistema nervoso all’apparato digerente, ai muscoli, alla pelle. Edmontosaurus era un erbivoro capace di masticare, di dimensioni considerevoli, fino a 13 m di lunghezza; alcuni paleontologi sono convinti che Anatotitan, “anatra titanica”, il più

grande degli adrosauri, sia in realtà lo stesso genere di Edmontosaurus. Gli adrosauri erano capaci di riprodursi molto efficacemente e potevano mangiare quasi qualsiasi vegetale. Per questo essi, assieme ai Ceratopsia che vedremo tra poco, sono i veri dominatori del Cretaceo superiore, gli animali più diffusi sul pianeta all’epoca. Tuttavia, per quanto ne sappiamo, Edmontosaurus aveva una sola forma di difesa: il gruppo. Questo enorme animale non presenta difese né passive né attive, e possiamo immaginarlo come una mucca gigantesca sulle erbose pianure del Cretaceo. I Marginocephalia fanno invece delle difese uno dei loro marchi di fabbrica, sebbene non siano così specializzati come gli anchilosauri e gli stegosauri. In questo gruppo ci sono due grandi linee evolutive, i Pachycephalosauridae (“rettili dalla testa pesante”) ed i Ceratopsia (“volti cornuti”). Come rappresentante dei primi nella nostra storia vediamo Stygimoloch «3 (“demone dello Stige”, Moloch è infatti una divinità legata al fuoco in molte religioni mediorientali). Questo piccolo animale bipede ha il corpo tipico degli ornitischi bipedi, ma è la testa il suo “punto di forza”: spine e borchie la ricoprono quasi compleTriceratops, uno dei più grandi (e potenzialmente pericolosi) erbivori del Cretaceo. (foto di V. Santaniello) Due Stegoceras in duello. Non c’è evidenza conclusiva a favore o contro i duelli “a craniate” tra pachicefalosauri; si sa che osteologicamente presentano adattamenti di irrobustimento di cranio e colonna vertebrale, ma qualche paleontologo sostiene che immaginarli come capre moderne è distante dalla realtà. Di certo il cranio massiccio, rinforzato ed ornato di spine doveva servire ad un’attività non proprio pacifica, e forse era usato anche contro i predatori.

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tamente, rendendola un’arma di difesa e di attacco «4. Come venisse usata realmente questa testa armata nei pachicefalosauri non lo sappiamo di preciso, ma la diffusione e l’evoluzione del gruppo testimoniano la bontà del disegno. Tuttavia, la struttura dei pachicefalosauri è davvero particolarmente intrigante e peraltro piuttosto conservativa, vale a dire che nei vari generi lo scheletro postcraniale si somiglia molto, tanto è vero che Horner ed il suo gruppo hanno ipotizzato che Stygimoloch sarebbe solo una forma giovanile del più grande Pachycephalosaurus. Come vedremo tra poco, non è l’unica ipotesi osteologica che potrebbe portare un altro po’ di confusione nel mondo dei paleontologi dei dinosauri. L’altro gruppo di marginocefali è quello dei Ceratopsia. Leptoceratops «5 (“piccolo volto cornuto”), il piccolo bipede della nostra storia, appartiene ad un gruppo di ceratopsi che include pochi generi, tutti di dimensioni contenute, e probabilmente veloci nei movimenti. In comune coi loro cugini più grandi, gli animali come Leptoceratops mantengono però il becco da pappagallo, la dentatura, ed il collare osseo «6. Leptoceratops era un piccolo erbivoro che probabilmente non veniva nemmeno impensierito dai grossi predatori, ma che doveva essere una preda possibile per animali come Troodon. E tuttavia è coi suoi cugini grossi che il Nord America letteralmente tremava. Triceratops «7 (“volto con tre corna”), uno dei dinosauri più famosi del mondo, era un colosso provvisto di un collare osseo ridotto, tre corni di cui due lunghi sugli occhi ed uno più corto sul naso. Era un erbivoro quadrupede, capace di mangiare molti tipi di vegetali, che tagliava a pezzi col becco da pap-

pagallo e poi masticava con le possenti batterie dentarie. Normalmente lo immaginiamo tipo rinoceronte, molto irascibile. Di certo era pericolosissimo una volta arrabbiato. Eppure abbiamo evidenze di Triceratops attaccato da Tyrannosaurus, tanto è vero che la lotta tra i due è stata un’icona della paleoarte per decenni. Nonostante le dimensioni, probabilmente Triceratops non era il più pericoloso del suo gruppo, perchè il suo collare osseo è piuttosto piccolo. T ra i ceratopsi con collare lungo (abbiamo visto un modello di come potevano difendersi nel quarto volume) senza dubbio Torosaurus «8 è il più peculiare. Il suo nome non significa “rettile toro”, come molti credono, bensì “rettile perforato”, perchè il suo lunghissimo collare osseo è praticamente costituito da due enormi buchi. Anche Torosaurus possiede tre corna, ed il suo cranio è somigliante aTriceratops, tanto è vero che nel settembre 2009 ancora Horner ed il suo gruppo (in una serie di validi lavori di osteologia) vorrebbero che Torosaurus fosse in realtà un Triceratops anziano. Per ora l’ipotesi non ha trovato conferma, ma in paleontologia tutto è possibile.

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Altri animali Ovviamente le faune faunedel delCretaceo Cretaceosuperiore superioreamericaamericano non sono esclusivamente composte da dinosauri. Nonostante il grandissimo successo evolutivo dei teropodi aviani (gli uccelli come aironi e anatre«1), gli pterosauri continuano continuanoad adesistere, esistere,con con unauna chiara chiara tendenza all’aumento delle dimensioni, probabilmente per competere appunto appunto coi coi nuovi nuovivolatori. volatori.IlIl Nord America è stato il primo primo luogo luogo in incui cuisono sonostati stati trovati resti di pterosauri giganteschi, come Pteranodon (che raggiungeva gli gli 88metri metrididiapertura aperturaalare). alare). Senza dubbio però uno dei più grandi è quello che vediamo nella nostra storia: Quetzalcoatlus «2. Il suo nome èè lalalatinizzazione latinizzazionedidiquello quellodidiuna unadivinità divinità azteca, Quetzalcoatl,, il “serpente piumato”. piumato”. NonoNonostante sia ilil più piùfamoso famosorappresentante rappresentantedella dellafamifamiglia degli degli Azhdarchidae, Azhdarchidae,pterosauri pterosauridididimensioni dimensioni estreme, di Quetzalcoatlus si conosce ancora ancora relarelativamente poco: aa causa causadelle dellesue suedimensioni dimensionie e della natura delle ossa degli pterosauri (cave e tratrabecolate), i resti fossili identificati con certezza ed attribuiti a questo animale sono infatti relativamente pochi e mal conservati. Sappiamo che poteva raggiungere un’apertura alare di circa 12-14 metri, che non è poco e sappiamo che era sprovvisto di denti ma dotato di un lungo collo. Negli anni ’80 del XX secolo fu ipotizzato che Quetzalcoatlus fosse uno pterosauro-avvoltoio, che volteggiava sulle pianure alluvionali in cerca di carcasse da mangiare; invero al giorno d’oggi questa ipotesi non è più molto supportata, e si pensa che anche il “serpente piumato” (che, per la cronaca, non è imparentato coi serpenti e non ha piume...) fosse principalmente piscivoro. Ed è verso la fine del Cretaceo che, a causa di questa

Particolare del cranio di Pteranodon longiceps. È possibile vedere la cresta allungata, e la mandibola profonda. Il ritrovamento di resti di pesci posizionati subito sotto la mandibola ha fatto pensare alla presenza di una sacca golare un po’ come quella dei moderni pellicani.

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Pteranodon sternbergi. La sua apertura alare poteva superare i 7 metri ee sisi pensa pensa che che questi questi enormi enormivolatori volatorifossero fossero in grado di allontanarsi anche oltre 1000-1500 chilometri dalla costa, passando in volo buona parte della loro vita, come fanno i moderni albatross. Le bizzarre creste degli pterosauri sono tutt’oggi ancora prive di una spiegazione valida. Arto anteriore di Quetzalcoatlus. Benché conosciuto solo da resti frammentari, si tratta sicuramente di uno dei più grandi animali volatori della storia, forse il più grande. I suoi resti sono stati ritrovati anche distanti dall’acqua, anche se non sappiamo quanto tempo passasse lontano dalla costa.

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concorrenza spietata dei dinosauri “glorificati”, gli pterosauri cercano soluzioni al limite dell’ingegneria: dimensioni incredibili, adattamenti da racconti mitologici, ricerca forse degli ambienti meno colonizzati dagli uccelli; mentre i loro concorrenti provvisti di piume e denti cacciavano sulla riva, i grandi volatori tra gli pterosauri si spingevano sempre più al largo, sfidando venti e correnti, fino a giungere a centinaia di miglia dalla costa, ben lontano dai luoghi più estremi dove le ali dei primi uccelli potevano giungere. Alcuni pterosauri si evolvono verso altre forme di alimentazione (frutta, insetti, forse altri animali), mentre gli uccelli rapidamente colonizzavano una nicchia ecologica dopo l’altra. Già nel Cretaceo abbiamo uccelli non volatori, simili agli struzzi (e probabilmente loro parenti), capaci di vivere sulla terraferma, mentre Ichthyornis pattugliavano i cieli, simili a gabbiani coi denti, edHesperornis riuscivano ad immergersi in profondità manovrando abilmente nelle acque marine per cacciare pesci e sfuggire a più di una mascella affamata. I mari si stavano ritirando dalle terre emerse, eppure la fauna marina è più che mai florida. Gli ittiosauri erano ormai spariti dai mari, ma gli ultimi plesiosauri dal collo allungatissimo cercavano disperatamente di reggere la concorrenza di nuovi, micidiali predatori: lucertole adattate perfettamente alla vita marina, chiamate mosasauri, di dimensioni colossali, armate con denti aguzzi e mascelle potenti, capaci di spezzare conchiglie ed ossa con la stessa facilità. Gli squali, dopo un periodo incerto, danno origine alle più micidiali macchine da predazione mai comparse: i neoselaci, con forme molto simili ai grandi squali bianchi attuali. Questi feroci predatori potevano all’occorrenza nutrirsi anche di cadaveri, come testimoniano alcune ossa di dinosauro con evidenti segni di denti di squali.

La vita non era semplice nemmeno nelle acque continentali: giganteschi coccodrilli tendevano agguati ai dinosauri nelle acque basse delle paludi (come abbiamo visto nel volume 5), e grosse tartarughe si riscaldavano al sole del Cretaceo. Anche i mammiferi diventano piuttosto diffusi: non già i primi incerti animali di piccole dimensioni, ma mammiferi a tutti gli effetti, capaci di partorire prole e di allattarla «3. Alcuni studiosi, per esempio, basandosi sulla particolare morfologia di alcune falene, hanno ipotizzato che i pipistrelli si siano evoluti già nel Cretaceo superiore. Questo perchè le falene fossili studiate sembrano essere capaci di “contromisure sonore” per evitare il sonar di caccia di qualche altro animale, e gli unici volatori insettivori che conosciamo capaci di cacciare col sonar sono proprio i pipistrelli. O forse si trattava di pterosauri col radar? Purtroppo non abbiamo evidenze fossili che possano dimostrare o negare questa ipotesi, e fino al prossimo ritrovamento, non possiamo far altro che immaginare. Immaginare un pianeta completamente cambiato in cui – paradossalmente – gli animali di maggior successo (i dinosauri) stavano inconsapevolmente lottando col futuro, impegnati in una “battaglia” che avrebbero presto perduto. Ma perchè l’abbiano persa, è tutt’oggi motivo di accesi dibattiti. Addentriamoci dunque nel mondo della “biologia della morte”, il mondo delle estinzioni. Cretoxyrhina, con i suoi 7 metri di lunghezza, era uno dei più pericolosi «3 predatori dei mari del pagina 14 Cretaceo. Come squalo vignetta 2 moderno, doveva essere equipaggiato con tutti i sensi “aggiuntivi” degli squali, il che lo poneva in posizione di enorme vantaggio rispetto ai suoi concorrenti quali mosasauri e coccodrilli marini.

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Estinzione

Con tutta la loro incredibile varietà di forme, ad un certo punto della loro storia i dinosauri sono scomparsi. Come è stato possibile? L’estinzione del Maastrichtiano, 65 milioni di anni fa (chiamata anche “limite K-T” o più di recente “limite K-Pg”) è probabilmente l’evento scientifico che ha ottenuto più visibilità in assoluto. Scienziati di qualsiasi disciplina si sono sentiti in dovere di dire la loro sull’estinzione dei dinosauri, ed ovviamente mancando a molti di loro qualsiasi background paleontologico, le ipotesi formulate molto spesso hanno dell’incredibile. Prima di vedere cosa è successo 65 milioni di anni fa, ed i modelli correnti più accettati (o meglio, i meno criticati), è curioso e divertente citare qualche ipotesi tra quelle pubblicate e discusse. Innanzitutto, la maggior parte delle ipotesi prende il via dal fatto che si sono estinti i dinosauri. E basta. Cioè: l’estinzione di molti altri gruppi animali è passata per lo più sotto silenzio. E quindi abbiamo visto scienziati perorare la loro idea di malattie della pelle che avrebbero sterminato i dinosauri; altri, invece, rifiutando questa ipotesi, hanno invocato la stitichezza congenita, mentre i loro detrattori hanno “chiaramente dimostrato” che i dinosauri sono invece morti annegati nei loro stessi escrementi. Qualcuno ha messo in giro l’idea che i dinosauri si siano suicidati tutti, per una sorta di noia di vivere ante litteram, laddove altri veramente poco attenti hanno addirittura invocato una guerra nucleare tra Atlantide e Mu, o addirittura l’intervento alieno! Per fortuna fin dall’inizio ci sono state anche ipotesi più scientifiche, per quanto improbabili: per esempio l’idea che i 54

Il limite K-Pg nelle badlands presso Drumheller. Si noti il netto distacco tra le rocce del Cretaceo, più chiare, e quelle successive, più scure. Contatti simili sono noti da diverse parti del mondo, ed in Italia (nella Gola del Bottaccione, vicino Gubbio) c’è lo strato su cui è stato definito il limite ed è stata studiata l’anomalia dell’iridio.

mammiferi mangiassero tutte le uova dei dinosauri. Poi, un giorno, fu scoperta una anomalia negli strati che segnano il confine tra il Cretaceo (K) ed il Paleogene (Pg). Questi strati contenevano una quantità notevole di iridio. L’iridio non è un elemento comune sulla crosta terrestre, ma lo è nello spazio, e nelle profondità degli abissi di magma. Negli anni ’80 del XX secolo un astrofisico – sponsorizzato dal programma di scudo spaziale missilistico USA – perorò la causa di un devastante impatto meteorico, un asteroide all’epoca chiamato “classe Apollo”, di almeno 10 km di diametro, che avrebbe centrato il pianeta Terra in qualche punto. Questa ipotesi spiegava bene la presenza dell’anomalia di iridio. Ulteriori ricerche finalmente trovarono anche quella che gli inglesi chiamano “the smoking gun”, cioè la “pistola fumante”, l’arma del delitto: un cratere di vaste dimensioni nel Golfo del Messico, sulle coste della Penisola dello Yucatan, denominato Cratere Chicxulub. La sequenza degli eventi letta dai geologi in questo cratere sembrò far trionfare definitivamente l’ipotesi Alvarez (dal nome dell’astrofisico che l’aveva proposta). Tuttavia i paleontologi dubitavano. Le analisi ulteriori hanno messo in luce una quantità di punti deboli nell’ipotesi Alvarez tale che, alla fine degli anni ‘90 del XX secolo, la ricerca di un modello plausibile era ripartita da zero. L’iridio, infatti, non è solo di origine


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extraterrestre, ma anche – come accennato prima – intracrustale, cioè può essere portato sulla superficie terrestre dalle eruzioni vulcaniche. Alla fine del XX secolo gli studiosi erano riusciti ad identificare dei vulcani di dimensioni apocalittiche, chiamati appunto “supervulcani”, le cui immani eruzioni avrebbero causato disastri tali da provocare l’evento K-Pg. Alla fine del 2009, però, l’ipotesi meteorite ha ripreso forza quando Chatterjee, un paleontologo americano, ha dichiarato di aver trovato un altro cratere, ben più grande del Chicxulub, in India. Chatterjee parla di un asteroide o di una cometa di quasi 50 km di diametro che avrebbe creato il Bacino Shiva, di più di 600 km di ampiezza e completamente sommerso dall’Oceano Indiano. In questi tempi di sensazionalismo paleontologico, tuttavia, lo scetticismo è d’obbligo, e solo ulteriori ricerche proveranno valida o meno questa teoria. Nel frattempo, cerchiamo di capire cosa è successo alla fine dell’era dei Dinosauri. La cometa di Halley, la più famosa tra le comete “periodiche”, cioè quelle che intersecano l’orbita terrestre con un periodo prevedibile (Halley passa ogni 76 anni). Queste foto furono scattate durante il suo ultimo passaggio, nel 1986. La Halley è ben nota, ed è stata sempre considerata foriera di disastri. Appare persino nel famoso Arazzo di Bayeux, dove è rappresentata l’invasione normanna dell’Inghilterra.

L’evento K-Pg Cosa è accaduto esattamente 65 milioni di anni fa? Non si sa con certezza. Quello che si sa è che man mano che ci si avvicina al limite K-Pg, i fossili diminuiscono. L’estinzione di massa ha interessato un numero di forme di vita incredibile, ed infatti questo evento è secondo, come gravità, solo alla grande estinzione permiana. I dinosauri sono il gruppo di animali più famoso interessato dall’estinzione, ma durante l’evento K-Pg si estinguono tantissime altre forme di vita, come molti foraminiferi planktonici, le ammoniti, quasi tutti i rettili marini, gli pterosauri, diversi altri invertebrati, ed ovviamente moltissime piante. Con questo rateo di estinzione la catastrofe deve essere stata certamente enorme, e deve aver inciso su un punto vulnerabile dell’ecosistema, per esempio le reti alimentari. In genere, il modello proposto è un qualche evento catastrofico di durata praticamente istantanea, che avrebbe oscurato la luce del sole, un fatto che a sua volta avrebbe provocato l’estinzione di molte piante superiori. Stando al record fossile, in corrispondenza con l’evento K-Pg si registra un aumento notevole delle spore di felci,

Il Meteor Crater, in Arizona (USA), in una foto satellitare. Questo famosissimo cratere, con un diametro di circa 1200 metri, è stato provocato dall’impatto con un meteorite di soli circa 20 metri di diametro (più o meno 49.000 anni fa).

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L’eruzione del Monte St. Helens, negli Stati Uniti (1980). Eruzioni simili possono causare danni per chilometri e chilometri, come dimostrano Pompei ed Ercolano in Italia. La potenza dei vulcani porta in superficie anche elementi normalmente non presenti sulla crosta terrestre, come l’iridio. (foto: U.S. Geological Survey) Foto satellitari del Lago Toba, in Indonesia. Si tratterebbe dei resti di un supervulcano che ha avuto l’ultimo ciclo eruttivo circa 74.000 anni fa.

mentre c’è un crollo dei pollini delle piante superiori. É possibile che i danni a livello della flora si siano fatti sentire anche per il fitoplankton, e questo avrebbe ovviamente provocato undisastro nei mari; mancando la colonna portante delle reti alimentari marine, la vita nel mare sarebbe diventata quasi insostenibile, e l’estinzione sarebbe stata ovvia. Sulla terra la cosa si è sentita pure di più, perchè la terra è dipendente dall’ecosistema marino ed anche dalle piante, e quindi gli effetti si sarebbero amplificati. In pratica, con la scomparsa della flora, la fauna è andata scomparendo man mano, ed alla fine si è in56

nescata una serie di effetti che ha portato alla scomparsa di quasi il 50% delle forme di vita sulla terra (mentre l’estinzione permiana ha cancellato secondo alcune stime il 93% delle forme viventi dalla terra). Questo è quanto sappiamo; ma quello che ancora manca per avere un quadro almeno di massima dell’evento è la causa, o più probabilmente le cause. Se andiamo a rivedere cosa è successo alla fine del Cretaceo in realtà ci accorgiamo che un’estinzione in quelle circostanze è abbastanza probabile: si aprì l’Oceano Atlantico, e questo significò un radicale cambiamento dei climi; comparve la stagionalità


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più spinta (invece dell’alternarsi di stagione secca ed umida si ebbero primavera, estate, autunno, ed inverno); la flora terrestre cambiò sensibilmente, con la comparsa e la proliferazione non solo delle piante con fiori ma anche delle graminacee (le er be «1); ci furono immani cicli di eruzioni vulcaniche (per esempio l’intera cintura di fuoco del Pacifico, i supervulcani, l’alluvione di lava del Deccan con la collisione tra India ed Asia); l’asse terrestre si rovesciò; si sollevarono alcune catene montuose (p.es. le Alpi e l’Himalaya); infine ci fu almeno una catastrofe “aliena”, cioè almeno un impatto con un corpo extraterrestre (due, se l’ipotesi di Chatterjee è giusta). Con tutti questi disastri un’estinzione era quasi obbligata. Quindi non c’è stata una sola causa, come normalmente si cerca di far credere, ma più probabilmente un’interazione tra cause; questa è la norma nei fenomeni naturali, ed è difficile avere una causa sola per un disastro di tali proporzioni. Per comprendere perchè l’interazione delle cause sia una ragione più probabile di una sola causa dobbiamo però approfondire il discorso sulle estinzioni.

Estinzioni di massa Finora abbiamo parlato di estinzioni, ed abbiamo nominato l’estinzione di massa. Adesso cerchiamo di capire cosa sono le estinzioni e cos’è un’estinzione di massa. In genere, si parla di “estinzione” quando una linea filetica termina, cioè quando una linea evolutiva finisce senza lasciare discendenti. Per portarla sul pratico, è come se dipanassimo un lungo gomitolo di spago, che poi ad un certo punto tagliamo. Il taglio rappresenta l’estinzione (un po’ come nella religione degli antichi Greci e dei V ichinghi, in cui ci sono delle simpatiche donne il cui compito è tagliare il filo della vita umana quando arriva al compimento del suo tempo). Un’estinzione, come si dice, è per sempre – questo vuol dire che una forma estinta non torna più. Per quanto però sia un fatto terribile, la scomparsa di una sola linea filetica non comporta danni irreparabili per il pianeta. L’estinzione di una linea viene definita “estinzione di fondo” (background extinction) ed è un fenomeno talmente comune da essere addirittura necessario per l’evoluzione. Però sulla T erra ci sono

Una presunta immagine di un “moderno dinosauro” che mangia un ippopotamo. Queste immagini sono frequenti tra gli appassionati di fantazoologia, ma i criptozoologi seri normalmente scartano l’idea di dinosauri sopravvissuti all’estinzione. (fonte: L. Rossi)

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stati eventi catastrofici, almeno 6, che hanno causato ben più che qualche estinzione di fondo. Quando un’estinzione è “istantanea” in termini geologici (cioè dura qualche migliaio di anni o anche un paio di milioni), coinvolge molte specie simultaneamente, e si verifica su almeno la metà del globo terracqueo, viene definita “estinzione di massa” (mass extinction), ed allora siamo davanti ad un problema… un po’ più grave. La Terra ha visto molte estinzioni di massa, ed a seconda della loro entità gli scienziati le dividono in Major, Intermediate, e Lesser (estinzione maggiore, estinzione intermedia, estinzione minore). A tutt’oggi conosciamo un solo evento classificato come Major, ed è ilcitato evento della fine del Permiano. Capirete che, comportando essa la scomparsa quasi totale della vita, l’estinzione permiana ben si merita l’appellativo di Major. Ci sono poi almeno 5 estinzioni di grado Intermediate ed una di queste, la più grande, è proprio l’evento KPg. Poi ci sono diverse estinzioni di massa minori (per esempio quella che ha coinvolto le faune glaciali alla fine delWurm in Europa, circa 10.000 anni fa, è un evento minore). 57


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LIMITE K-Pg

CRETACEO

Come si fa a capire dal record geologico se c’è stata un’estinzione di massa o si tratta solo di alcune estinzioni di fondo? La risposta non è facilissima da dare, perchè esiste un fenomeno particolare (che ho sempre trovato difficile da spiegare agli studenti), che si chiama “Effetto Signor-Lipps”. In pratica, sappiamo che c’è un’estinzione di fondo quando troviamo il fossile X in alcuni strati, e negli strati successivi non lo troviamo più. Se invece del fossile X noi stiamo “seguendo” un’intera comunità fossile, cioè un insieme di fossili (gli anglosassoni usano giustamente il termine “assemblage”), già diventa meno facile scoprire un’estinzione perché, magari, alcuni dei componenti della comunità sono più fragili, o sono cambiate le condizioni ambientali, per cui alcuni di loro spariscono. In genere comunque, man mano che ci si avvicina ad un evento di estinzione, i fossili tendono a diminuire in quantità. Il problema però è proprio questo: se scaviamo in 10 metri di terra, troveremo una data quantità di fossili, ma se scaviamo in un solo metro di terra, troveremo sempre la stessa quantità o ne troveremo di meno? La risposta, ovviamente, è “di meno”, perchè essendo diminuita la quantità di sedimento in cui scaviamo, le possibilità di trovare un fossile diminuiscono. Questo è per l’appunto l’effet-

PALEOGENE

Il tilacino (lupo marsupiale australiano), di cui questa è una delle rare immagini, è uno dei tanti animali estinti a causa dell’uomo. I meccanismi di estinzione naturali sono stati alterati e sotto certi aspetti accelerati dall’operato indiscriminato dell’uomo. Il risultato è la scomparsa pressocchè quotidiana di specie animali e vegetali. Anche le tigri, una volta diffuse dall’Africa alla Cina all’Indonesia, sono ora confinate in pochissimi areali, essendo state oggetto di spietata caccia da parte degli esseri umani. Amuleti, pellicce, trofei, hanno portato la maestosa tigre sull’orlo dell’estinzione.

Schema dell’effetto Signor-Lipps. Man mano che ci si avvicina ad un limite, la quantità di sedimento in cui scavare diminuisce, e quindi anche i fossili. Questa diminuzione è ovviamente graduale, e quindi qualsiasi evento di estinzione ci sembra tale. In realtà non sapremo mai quanto rapide o lente siano state le estinzioni di massa.


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to Signor-Lipps, cioè quanto più ci avviciniamo alla linea di un evento di estinzione, tanto più diminuiscono i fossili, sempre, indipendentemente dal fatto che ci sia stata o meno un’estinzione di massa. Semplicemente perchè quanto più ci avviciniamo alla linea di un evento, diminuisce il sedimento da scavare. Questo effetto complica le cose in maniera notevole per noi poveri paleontologi alle prese con un’estinzione, o meglio con la sua ricerca. T uttavia esistono circostanze in cui, nonostante l’effetto Signor-Lipps, diventa davvero difficile confondere la mancanza di terreno con un evento catastrofico. Per esempio, se man mano che ci avviciniamo all’evento K-Pg spariscono non solo i dinosauri – tutti i dinosauri – ma pure gli pterosauri, i plesiosauri, i mosasauri, le ammoniti, le globotruncane, le globorotalie (questi ultimi due sono gruppi di foraminiferi)… allora beh, decisamente c’è qualcosa che non va. Se poi scopriamo che tutte queste scomparse si verificano contemporaneamente su quasi tutto il pianeta, allora è chiaro che siamo davanti ad un’estinzione di massa, ed anche di notevoli proporzioni. Bene, abbiamo trovato un’estinzione di massa. La cosa però non finisce qui, anzi il “divertimento” è appena iniziato. Adesso vediamo cosa succede in

Talvolta un’eruzione vulcanica, ed oggi molto più spesso l’inquinamento, possono causare piogge acide. Queste hanno effetto immediato e disastroso sulla flora, e possono provocare l’estinzione locale anche della fauna. Probabilmente avremmo visto uno scenario simile anche durante l’evento K-Pg.

un’estinzione di massa “generica”. La prima cosa che accade è il crollo delle reti alimentari, come abbiamo accennato. Questo succede perchè alcuni taxa fondamentali, che fanno da sostegno ad altri taxa, si estinguono. Per esempio, immaginiamo una morte in massa del fitoplankton attuale; tutto lo zooplankton che utilizza il fitoplankton come cibo si estingue subito dopo, semplicemente perchè non ha più nulla da mangiare. A questo punto succedono due cose: da una parte quello che si chiama reclutamento (cioè il ricambio generazionale) viene a mancare, perchè nello zooplankton vivono moltissimi pesci allo stadio larvale; morendo, questi ovviamente non arriveranno ad essere adulti e quindi non si riprodurranno. Dall’altra parte, tutti i grossi animali che vivono di zooplankton – per esempio le balene o gli squali filtratori – non avendo più cibo muoiono di fame. Solo con tre passaggi abbiamo causato danni inimmaginabili alle reti alimentari marine. E siamo solo all’inizio: di zooplankton non vivono solo i gros59


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si cetacei, ma moltissime specie di pesci, le quali sono a loro volta cibo per altre specie di pesci. Il mare comincia a svuotarsi. La situazione può ancora peggiorare: tutti gli uccelli costieri che si nutrono di pesce non trovano più cibo, e cominciano ad estinguersi; tutti i predatori terrestri degli uccelli costieri sono costretti all’estinzione. E come se non bastasse, la scomparsa del fitoplankton provoca una diminuzione importante dei livelli di ossigeno nell’aria, quindi molte piante terrestri soffrono, e la loro scomparsa, va da sè (avete capito il meccanismo) provoca la scomparsa degli erbivori che, guarda caso, danneggerà i carnivori in maniera irreparabile. Questo è, in estrema sintesi, quanto accade normalmente durante una crisi biologica di portata planetaria, ed il tutto porta ad un’estinzione di massa. In realtà le cose sono ancora più complesse. Per esempio, due specie lottano per una risorsa in esaurimento: una specie vince, l’altra viene quindi distrutta; ma ecco sopravvenire una terza specie che a sua volta distrugge la specie precedentemente vincitrice, mentre le risorse diminuiscono ulteriormente e danneggiano pure questa “new entry”. Questi cicli autoalimentati sono meccanismi ben noti non solo in natura, ma anche nell’economia umana, e sono autoalimentati perchè i danni che causano mantengono, per così dire, in moto il ciclo, provocando quindi altri danni che continuano ad alimentare questo stesso ciclo. Al di fuori di queste “certezze”, in realtà nessuno è ancora sicuro sul come e perchè funzionano le estinzioni. Esistono diversi modelli che cercano di spiegare il funzionamento generale e la causalità di un’estinzione. Per esempio Darwin sosteneva che la competizione diretta è la prima causa di estinzione; secondo lo studioso Van Valen invece, la possibilità di estinzione in un dato gruppo resta costante nel tempo, cioè ci sono sempre le stesse possibilità di estinguersi per tutti i gruppi viventi; in più V an Valen propose il modello della Regina Rossa (quella di Alice nel paese delle meraviglie, per intenderci): l’equilibrio in natura mantiene le cose funzionanti, e se si altera l’equilibrio, il sistema naturale va in pezzi e quindi si verifica un’estinzione. Altri autori sono convinti che le estinzioni abbiano esclusivamente cause abiotiche. Infine alcuni pensano che esista un meccanismo di competizione tra gli organismi, per cui la comparsa di forme nuove provoca l’estinzione delle vecchie, e le nicchie ecologiche vengono rioccupate solo se la specie che la occupava prima viene spazzata via da fattori esterni. Insomma, sappiamo che le catastrofi accadono, ma non sappiamo ancora bene come funzionano. 60

Dal punto di vista paleontologico la mancanza del quadro completo non fa che complicare la situazione. Abbiamo visto nei volumi precedenti che in realtà quello che il paleontologo vede nel record fossile è solo una minima parte dell’ecosistema preistorico, perchè manca la maggior parte degli animali e delle piante – quelli che non si fossilizzano. Di conseguenza comprendere del tutto le dinamiche di un’estinzione non è assolutamente una cosa facile. Per esempio, riguardo alla crisi di fine Cretaceo, uno dei più grandi interrogativi è l’estinzione dei mosasauri (lucertole marine gigantesche adattate alla predazione): perchè mai si sono estinti? Alcune forme mangiavano le ammoniti, e quindi estinte loro si sono estinti pure i loro mangiatori. Ma i mosasauri che mangiavano pesce, che fine hanno fatto, visto che i pesci non si sono estinti? La cosa si complica quando vediamo che non solo gli squali, ma anche altri rettili marini piscivori, come i Dyrosauridae (coccodrilli marini) passarono tranquillamente la crisi. Allora perchè i mosasauri sì e gli altri no? Problemi di questo tipo vengono riproposti continuamente man mano che le nostre conoscenze aumentano. Come dire, sembra di risolvere un quesito… ma se ne aprono altri tre. Come disse una volta un paleontologo, il problema con le estinzioni di massa non è sapere chi si è estinto, ma perchè sono sopravvissuti gli altri. In conclusione, cosa è accaduto alla fine del Cretaceo forse non lo sapremo mai, però sappiamo che non c’è stata una sola causa per una delle più grandi


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L’esplosione di una bomba H sperimentale nell’atollo di Eniwetok, nel 1952. Gli esseri umani sono dei veri e propri artisti dell’estinzione, e sono arrivati a costruire armi (ed anche applicazioni “civili”) capaci di distruggere in pochi secondi milioni di vite – animali o vegetali. L’olocausto nucleare, spauracchio della fine del secolo XX, ormai accompagna la vita quotidiana di tutti noi. Gli sforzi fatti per distruggere parte degli arsenali nucleari non hanno portato grandi risultati, e la minaccia di un’esplosione nucleare oggi è quanto mai presente.

estinzioni di massa della storia del pianeta. E grazie agli studi sulle estinzioni, sappiamo anche che gli scenari che la natura ci pone davanti non sono mai semplici e lineari, ed anzi sono essi stessi il risultato di complesse interazioni di strutture a loro volta complesse, come gli esseri viventi, gli ambienti, gli ecosistemi. Comunque, piaccia o no, alla fine di tutto i signori dell’evoluzione, i dinosauri, si estinguono. Spariscono, non certo senza lasciare tracce, ma lasciandosi alle spalle un grande vuoto. Il tempo cambia, il mondo cambia, nuove creature si affacciano alla vita, e cercano via via di approfittare di questo enorme vuoto. I primi a farlo saranno gli stessi dinosauri, ormai uccelli a tutti gli effetti, che si adatteranno a vivere sulla terra, come i loro gloriosi antenati. Predatori di corsa, abbandonato il cielo, si evolvono in forme gigantesche capaci di portare il terrore tra i branchi dei primi mammiferi. Ma anche loro dovranno arrendersi all’ultima forza dell’evoluzione, a queste creature che fino a qualche milione di anni prima correvano all’ombra dei grandi dominatori: i mammiferi. E questa, come si dice, è davvero un’altra storia. Una storia che in un lungo cammino ci ha portati a raccontare tutte le storie, a cercare anzi di dipanare i gomitoli della storia delle storie. E chissà, in un futuro molto vicino ci si incontrerà di nuovo, attorno ad un fuoco virtuale, per raccontare ancora. Dopotutto, il viaggio più lungo è quello che si compie con la mente.

G

LOSSARIO

C

Cause abiotiche: cause che non dipendono da esseri viventi, ma dipendono esclusivamente da fenomeni fisici, chimici o geologici.

P

Piante superiori: per piante superiori i botanici intendono le piante con fiori (Angiosperme) e le Conifere (Gimnosperme).

R

Ratiti: famiglia di uccelli corridori a cui appartengono lo struzzo ed il casuario.

T

Trabecolate: dicesi di ossa cavità interne, le cui pareti sono sorrette da “travi” ossee all’interno delle cavità stesse.

W

Wurm: l’ultimo evento glaciale, circa 10.000 anni fa, in Europa. Il nome è preso da un affluente del Danubio.

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D I N O S A U R I

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LA MARCIA Triassico Nuove orme su Pangea Il ciclo migratorio dei Plateosaurus Plateosaurus:: seguiamo il cammino del grande branco dal mare popolato di Ittiosauri, attraverso il deserto e le montagne fino ai luoghi di cova, sotto cieli solcati dallo pterosauro Eudimorphodon e guardandoci dai predatori Liliensternus Liliensternus.. Scopriamo la nascita dei Dinosauri e la vita sul nostro pianeta nel periodo Triassico.

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IL DELITTO Giurassico Impararono a volare

Cosa ha ucciso l’Archaeopteryx l’ Archaeopteryx dalle piume colorate? Cerchiamo il colpevole tra gli animali che popolano la laguna giurassica, come il piccolo predatore Juravenator,, lo pterosauro Pterodactylus Juravenator Pterodactylus,, i coccodrilli e i pesci preistorici. E sullo sfondo una grande tempesta tropicale… Scopriamo come i Dinosauri si sono diffusi in tutto il mondo nel Giurassico ed hanno imparato a volare e come un paleontologo interpreta i fossili.

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IL BRANCO Giurassico Dominavano la terra La vita nel branco di Allosaurus Allosaurus,, guidato da un enorme ed anziano maschio: cacciano in gruppo i mastodontici Camarasaurus ed i corazzati Stegosaurus,, accudiscono i loro piccoli, lottano. Stegosaurus Ma un giovane e possente Allosauro insidia l’harem del vecchio capo. Come finirà lo scontro? Scopriamo il più spettacolare ecosistema della storia della Terra: quello della Morrison Formation del Nord America.


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IL PICCOLO Cretaceo Nascita, vita e morte Nella famiglia di Scipionyx si dischiudono le uova. Seguiamo la difficile infanzia del piccolo carnivoro nell’Italia del Cretaceo, e vediamo come i genitori accudivano i loro figli, tra gli Adrosauri nani ed il pericoloso Baryonyx pescatore. Scopriamo, in questo volume speciale, il comportamento ed i segreti dei Dinosauri.

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I TITANI

Cretaceo Mai più così grandi Come vivevano gli Argentinosaurus Argentinosaurus,, i più grandi animali mai esistiti? Sicuramente dovevano guardarsi dall’enorme carnivoro Giganotosaurus Giganotosaurus.. La vita dei titani nelle pianure dell’Argentina del Cretaceo, tra gli strani sauropodi corazzati Saltasaurus e gli uccelli primitivi Patagopteryx Patagopteryx.. Scopriamo la diversificazione dei Dinosauri durante il Cretaceo, verso l’apice finale.

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IL RE

Cretaceo Il crepuscolo degli dei

In un mondo non dissimile dal nostro, il grande predatore Tyrannosaurus pattuglia il suo territorio. Solitamente caccia gli Adrosauri Edmontosaurus Edmontosaurus,, ma questa volta si imbatte in un vecchio Triceratops con un corno rotto. Ha luogo lo scontro più epico nella storia animale. All’apice della loro evoluzione, i Dinosauri si estinsero. Cerchiamo di scoprire il perché.



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