Ranocchietta?Dov'è finita
cacciatore di ! ! !
Pericolo Pericolo ranocchiette un
Senza nemmeno fiatare, Antonietta la ranocchietta si infila tra
gli iris e scompare sott’acqua.
Taci tu, brontolona! gracida un rospo.
Non c’è da aver avere paura
Il signore disegna i fiori del parco, non gli interessano le zampette delle ranocchiette.
Fiori fiori Avete detto ? ?
Antonietta esce dal suo nascondiglio e si incanta a guardare il suo riflesso tra le onde.
– Questa volta, sono io il soggetto giusto. Guardate un po’ se non ho ragione, ho tutto quello che ha una ninfea! Sono solo un po’ verde… Con la coda dell’occhio, sbircia il signore in mezzo ai papaveri.
Monsieur Claude…
Barba bianca e pennelli, cavalletto e cappello.
Sembra stia facendo la posta, è un cacciatore insaziabile di fiori.
Ahi! Ahi! Antonietta sta per crollare quando…
Le campane di mezzogiorno iniziano a suonare.
Finalmente libera, si stiracchia, la poverella zoppica fino al ponte per andare a guardarsi.
Ranocchietta? dov’ è finita
Mille gamberetti , nuotano come furbetti Verde su verde, il mio colore qui si perde!
Alcuni giorni dopo, sotto un vecchio salice l’uomo dai capelli bianchi osserva le ninfee.
Appollaiata su un ramo Antonietta si muove e si dondola in base al vento Ma …
Proprio così, potrei mangiarti in un sol boccone
Vieni qua, ti voglio abbracciare, Antonietta si lancia verso il suo ritratto che le sta a guardare. Prende la rincorsa, si getta sulla tela e…
! P LOU F
Finisce tutto in acqua: cavalletto e pennelli, ranocchietta e quadro.
Antonietta non è più tornata.
Anche monsieur Claude non si sa dove sia finito. E da proprio capolavoro allora è il sparito …
Claude Monet
(1840-1926)
pagina 7
Iris
1914-1919, olio su tela 200 x 200,7 cm
Art Institute, Chicago, Stati Uniti
pagina 10
Il giardino delle ninfee, armonia verde 1899, olio su tela 89,5 x 100 cm
Musée d’Orsay, Parigi
pagina 9
Viale del giardino di Monet, Giverny 1902, olio su tela 100 x 81 cm
Osterreichische Galerie, Vienna, Austria
pagina 13
Ninfee, effetto sera 1897, olio su tela 73 x 100 cm Musée Marmottan, Parigi
cielo e l’acqua Il
Chi monsieur Claude è ?
Nato a Parigi nel 1840, Claude Monet inizia a diventare famoso quando si stabilisce a Giverny nel 1883. Vivrà lì fino alla morte nel 1926 e diventerà uno dei grandi maestri dell’impressionismo.
Come Renoir, Manet, Pissarro e altri, cerca di cogliere l’istante e i giochi di luce più che il soggetto in sé. Del resto è proprio il suo Impressione, levar del sole che ha dato poi il nome al movimento pittorico nel 1874.
Verso il 1850 l’invenzione dei tubetti di pittura a olio cambia completamente la vita dei pittori. Pratici e leggeri, così come i nuovi cavalletti, questi tubetti che si possono chiudere, consentono agli artisti di uscire dai loro atelier per andare a lavorare «sul campo», all’aperto. La natura diventa un immenso atelier, traboccante di colori vivaci e scintillanti. Come il suo amico Eugène Boudin, Monet pianta il suo cavalletto ovunque gli piaccia: in campagna, sulle scogliere della Normandia, in riva al mare…
Nebbia, grigiore o sole limpido: i riflessi della luce sull’acqua sono uno dei soggetti preferiti da questi pittori che non cercano di rappresentare una cosa vista dagli occhi, ma l’impressione che le cose suscitano negli osservatori in ciascun istante. Monet osserva il cielo che cambia e si riflette sulle onde –La Manneporte, riflessi sull’acqua (1885-1886), La Spiaggia di Sainte-Adresse (1867) –, l’ombra delle foglie sullo specchio d’acqua fermo del suo laghetto a Giverny, la luce bianca in inverno sulla Senna ghiacciata o la luminosità del sole d’estate che catturata dalla sua barca-atelier ad Argenteuil.
Giverny,tanto sognato l’atelier
Sì! Qui la natura non è più selvaggia. Qui viene creata da Monet in tutto e per tutto e compone il paesaggio dei suoi quadri. Nel suo giardino, fa nascere perciò quello che lui vuole dipingere: fiori scelti e coltivati da più giardinieri, acqua che sgorga dalla ruscello vicino per alimentare lo stagno che fa scavare non lontano da casa. Pittore-giardiniere, ama alla follia questo luogo. «La porta si apre su un paradiso», dice uno dei suoi amici. Monet ha creato questo tipo di scenario; e qui pianterà il suo cavalletto ogni giorno dell’anno o quasi, fino alla fine della sua vita.
tavolozza Una fiori di
vera
... e di colori. Iris, nasturzi, rose, dalie, peonie… le varietà sono infinite. Canne di bambù e ponti giapponesi armonizzano il tutto. La tavolozza di Monet varia in base al tempo e alle stagioni. Si alza presto la mattina e ci lavora per ore, cogliendo ogni tonalità di luce, in giornate differenti, accanto all’acqua. La sua vera tavolozza, conservata al museo Marmottan, assomiglia un po’ al suo stagno.
Come dipinge nella immerso natura