Pasqua
La Settimana Santa
Testi di Inos Biffi
Illustrati da Franco Vignazia
Parole di Gesù in croce
“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23, 34)
“Donna, ecco tuo figlio” (Giovanni 19, 26)
“Ecco tua madre”
(Giovanni 19, 27)
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
(Matteo 27, 46)
“Ho sete”
(Giovanni 19, 28)
“Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”
(Luca 23, 46)
“Tutto è compiuto” (Giovanni 19, 30)
inizio della settimana santa
Ingresso a Gerusalemme
Tra tutte le settimane dell’anno una in particolare è chiamata “Santa”, quella che commemora la Pasqua di Cristo: la sua passione, morte e resurrezione. Si apre gioiosamente con la Domenica delle Palme o degli Ulivi, in ricordo dell’ingresso di Gesù nel tempio di Gerusalemme. Lo accompagna, seduto su un puledro, una folla numerosissima e festante, che sulla sua strada distende mantelli e fronde di albe-
ri, lo saluta come il re mansueto e benedetto che “viene nel nome del Signore”. Tuttavia, l’allegria di quel giorno si accompagna a un pianto: il pianto di Gesù, che di fronte alla città non trattiene le lacrime al pensiero che, a causa della sua incredulità, Gerusalemme un giorno non lontano verrà assediata e rasa al suolo insieme ai suoi
abitanti. Di lì a poco lo stesso applauso si sarebbe trasformato in clamorosa e insensata richiesta di condanna: dopo la via del trionfo, la via della croce.
La preparazione del cenacolo
Per gli ebrei la festa pasquale è la celebrazione più solenne: in essa rivivono la liberazione dalla schiavitù del faraone, la miracolosa uscita dall’Egitto e il cammino verso la terra promessa, seguito da Dio amorevolmente e con ogni sorta di grazia.
Anche Gesù ogni anno prende parte alla cena pasquale: quella che ora sta per celebrare è l’ultima della sua vita. È sicuramente la più desiderata: in essa ormai il pane senza lievito sarà sostituito dal suo Corpo e la coppa del vino da quella del suo Sangue.
Lui stesso, al posto dell’agnello antico, diventerà: “L’Agnello di Dio, che toglie il peccato dal mondo” (Gv. 1, 29).
Occorre che per quei riti tutto sia pronto: se ne occupano due discepoli, che su ordine di Gesù preparano per il banchetto una grande stanza, arredata con divani, messa a disposizione al piano superiore di una casa da un signore che il Maestro conosceva. Ma vedremo che anche un altro discepolo, Giuda, non era rimasto inattivo, ma tramava il tradimento.
La lavanda dei piedi
Prima della cena, Gesù si cinge i fianchi con un asciugatoio e assolve l’umile servizio di lavare i piedi ai suoi discepoli, come fosse uno schiavo. Quel gesto suscita sconcerto e contrarietà. A nome di tutti reagisce Pietro, ma Gesù lo avverte: rifiutare la lavanda dei piedi significherebbe rifiutare l’umiliazione della croce da cui solo viene la salvezza. Anzi, gli stessi discepoli dovranno imitare il comportamento del Maestro: si metteranno a servizio gli uni degli altri, scegliendo come lui l’ultimo posto.
L’ultima cena
l’ultima volta che Gesù si raccoglie con i suoi discepoli a spezzare il pane non lievitato, a bere il vino dalla coppa e a consumare l’agnello, insieme alle erbe amare, in ricordo della liberazione pasquale.
Ma anche per loro l’antica Pasqua è giunta alla fine. Con le parole: “Prendete, mangiate: questo è il mio Corpo”; “Bevetene tutti, questo è il mio Sangue dell’alleanza versato in remissione dei peccati” (Mt. 26, 26-27), Gesù istituisce come Pasqua nuova l’Eucarestia. Quando la celebriamo, obbedendo al suo mandato: “Fate questo in mia memoria” (Lc. 22, 19), vi ritroviamo il sacrificio compiuto da Gesù sulla croce, riceviamo il suo amore immenso per tutti gli uomini e rinnoviamo la speranza della sua venuta. L’Eucarestia è la Pasqua della Chiesa. A essa è dedicato il Giovedì Santo.
L’orto degli ulivi
Dopo la cena pasquale e l’istituzione dell’Eucarestia Gesù con i suoi apostoli lascia il cenacolo per trascorrere la notte in preghiera al monte degli ulivi. Egli sa che la sua morte è imminente e, invaso dall’angoscia, esclama: “L’anima mia è triste fino alla morte” (Mt. 26, 38). Il suo dolore è così grande da fargli sudare sangue, ma la sua preghiera diventa sempre più intensa: invoca il Padre che lo liberi dalla morte, tuttavia affidandosi totalmente a lui: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice – questa morte –; però non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mt. 26, 39).
Stanno accanto a lui Pietro, Giacomo e Giovanni che si sono addormentati e un angelo viene dal cielo a confortarlo. Quando ogni uomo è impaurito dalla morte Gesù gli si avvicina. Facciamo memoria della sua agonia tra il Giovedì e il Venerdì Santo.
la via crucis - IV STAZIONE
Gesù cade la prima volta
n questa terza stazione il nostro sguardo si rivolge a Gesù che, non reggendo, cade una prima volta lungo il cammino. Di cadute il Vangelo non ne parla, ma a ragione noi pensiamo che siano avvenute davvero, tanto il legno della croce era opprimente e tanto l’agonia e le percosse avevano debilitato Gesù. Questa caduta rappresenta e conforta tutti gli uomini oppressi dalla sofferenza.
Gesù incontra sua madre
Ai piedi della croce, sul Calvario, troveremo Maria. Ma lei non ha lasciato solo suo figlio neppure nel doloroso viaggio: se i discepoli, paurosi, lo hanno abbandonato, la madre gli è invece vicina con la sua tenerezza. Già da quando Gesù era stato presentato al tempio, Simeone aveva predetto a Maria che una spada le avrebbe trapassato il cuore. La pena di ogni uomo è sempre consolata dalla presenza di Maria. Questa quarta stazione ci assicura che nelle sofferenze avremo sempre accanto Maria.
la via crucis - VII STAZIONE
Gesù cade la seconda volta
Gesù cade ancora, sfinito. Non è esausto solo nel corpo che non lo sorregge più: soprattutto lo umiliano e lo abbattono i nostri peccati, che gravano sulla sua anima. In questa settima stazione meditiamo su Gesù Agnello di Dio che porta su di sé il peccato del mondo e chiediamo perdono per aver contribuito anche noi, con le nostre colpe, a far cadere Gesù sulla strada del Calvario.
la via crucis - VIII STAZIONE Le pie donne
Molte donne seguono Gesù lungo la Via della Croce.
Si battono il petto e si dolgono per lui. Gesù, tuttavia, le invita a versare lacrime non per lui ma per loro stesse e per i loro figli e per le grandi sventure, che in un tempo non lontano si sarebbero abbattute sul suo popolo. I romani avrebbero raso al suolo Gerusalemme e tanti ebrei sarebbero morti. Per noi quelle parole sono un ardente richiamo a piangere per le nostre colpe e a essere pronti ad accogliere il dono della salvezza.
Il mattino di Pasqua
Passato il sabato, le donne vanno di buon mattino al sepolcro con aromi per compiere accuratamente l’unzione del corpo di Gesù, eseguita in fretta la sera della sepoltura. Ma il sepolcro viene trovato vuoto. Lo veglia un angelo che dice loro: “So che cercate Gesù, il crocifisso: non è qui; infatti è risuscitato come aveva detto. Venite, vedete il luogo dove giaceva” (Mt. 28, 5-6). Prese da timore e stupore ma anche traboccanti di gioia, quelle donne si affrettano a dare notizia del lieto avvenimento ai discepoli, ma lungo la via Gesù in persona
va incontro a loro. Le donne gli prendono i piedi e si prostrano dinanzi a lui;
Gesù le invita alla gioia: “Gioite, non temete”. Maria di Magdala tra tutte è la più ardente e afflitta: convinta che il corpo di Gesù sia stato rubato, lo cerca affannosamente, in lacrime, non accorgendosi che sotto le sembianze di un giardiniere Gesù stesso le è vicino. Ma una volta chiamata per nome, lo riconosce, lo abbraccia, poi corre dagli apostoli ad annunciare: “Ho visto il Signore” (Gv. 20, 18).