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SACHA GEPNER
CRO-MIGNON PICCOLA STORIA DELLA PREISTORIA
International Copyright © 2012 by Editoriale Jaca Book spa, Milano All rights reserved Prima edizione italiana Settembre 2012 Testo e illustrazioni di Sacha Gepner Copertina e grafica Ufficio grafico Jaca Book Traduzione dall’originale francese Caterina Longanesi
L’UOMO DI CRO-MAGNON Vera star della Preistoria… è il rappresentante ideale dell’uomo preistorico per tutti i bambini! In realtà è, molto semplicemente, un Homo sapiens identificato da un periodo particolare e il cui nome proviene dal riparo di Cro-Magnon, sotto il quale sono stati ritrovati i suoi primi resti… Lo studio delle ossa di questo ominide indica che era piuttosto alto: tra 1,70 e 2 metri! Si ritiene che la durata media della sua vita fosse di 35 anni al massimo. Più o meno aveva un fisico identico al nostro. Cacciava renne, bisonti, mammut, uri, per nutrirsi e anche per fabbricare, con le loro pelli, abiti e tende. Viveva in ripari sottoroccia, in grotte o in tende di pelle. Viaggiava molto. Quando il clima si faceva più rigido (glaciazione), doveva seguire i branchi di animali per lunghe distanze. Partito dal Levante, troviamo tracce della sua presenza in Europa 35.000 anni fa. La prima scoperta risale al 1868, in Francia, a Les Eyzies (Périgord-Dordogna).
ISBN 978-88-16-57369-7 Composizione del testo e selezione delle immagini Graphic srl, Milano Stampa e legatura Grafiche Flaminia, Foligno, Perugia finito di stampare nel mese di Luglio 2012 Per informazioni sulle opere pubblicate e in programma ci si può rivolgere a Editoriale Jaca Book spa, Servizio Lettori via Frua 11, 20146 Milano tel. 02.48.56.15.20/29, fax 02.48.19.33.61 e-mail: serviziolettori@jacabook.it internet: www.jacabook.it
Breve dialogo tra mio figlio Daniel, 12 anni, che brontola quando la mamma gli lava la testa: Mamma: “Smettila di fare il Cro-Magnon…”. Daniel: “No, io faccio il Cro-Mignon…”. Da quella espressione nascerà, qualche decennio più tardi, il titolo di questo libro. Sacha Gepner
PREMESSA Mi chiamo Cro-Mignon. Cro-Mignon? Che nome buffo, mi direte… Bah!, uno si chiama come si chiama, allora perché non Cro-Mignon?
Sono nato nel… A dire il vero, non lo so. Molto tempo fa, moltissimo tempo fa… Migliaia e migliaia d’anni. Sono nato a… A dire il vero, nemmeno questo so. In quel tempo lontano la mia famiglia aveva la mania di muoversi. Sono nato durante uno dei suoi viaggi, nessuno sa dove. I miei genitori vivevano in una tribù che si spostava senza posa, ognuno portava sulle spalle un fardello con tutto quello che possedeva. Ricordo ancora le marce estenuanti nelle tempeste di neve. Io ero piccolo, allora, e tremavo, battevo i denti e inciampavo di continuo. Ma bisognava andare avanti, sempre più lontano, in cerca di un clima meno rigido, e bisognava seguire i branchi di animali che, come noi, fuggivano quel freddo glaciale.
Un giorno la tribù si era fermata davanti a un’imponente massa rocciosa su cui si apriva una cavità buia e profonda… Incuriositi, gli uomini si mettono a discutere, a gesticolare e a guardarsi intorno. Indicano il suolo dove compaiono numerose impronte del passaggio di animali. Poi indicano il cielo azzurro e assolato dove grossi uccelli neri planano in tutte le direzioni. Dopo lunghi discorsi, gli uomini posano i fardelli con un sospiro di sollievo e si affollano nell’apertura della muraglia per esplorare la misteriosa cavità. Di lì a poco ne escono tutti soddisfatti, dandosi vigorose pacche sulla schiena. Sempre parlottando animatamente, disfano i fardelli, piantano in terra dei pali e rizzano le tende. La grotta era accogliente, la regione ricca di selvaggina, il cielo assolato… Così la tribù si era stabilita lì. Fu lì che crebbi. Credevo, in questo modo, di aver raccontato i fatti essenziali della mia vita e non vedo cos’altro avrei potuto aggiungere. Ma ecco che – molti millenni più tardi – uno dei miei lontani discendenti si mette in testa di narrare le peripezie della mia infanzia… E per le esigenze di questo racconto mi battezza Cro-Mignon.
PICCOLA STORIA DELLA PREISTORIA
Questa storia risale alla notte dei tempi e, come ognuno sa, in quelle epoche lontane il nostro mondo non era lo stesso. Tutto era diverso. Non esisteva, allora, nessuna delle meraviglie di cui si fa bella la nostra civiltà: televisione, radio, treno, aereo, auto? Mai sentiti… Città, grattacielo, illuminazione, riscaldamento? Tutta roba sconosciuta… Ma allora, che cosa c’era? Ebbene, c’erano desertiche distese di tundre, c’erano steppe ricoperte di arbusti a perdita d’occhio, popolate di mammut, bisonti, homotherium, e altri quadrupedi anche meno mansueti… È tutto? Nient’altro?
No, non è tutto… In questo universo ostile vivevano degli uomini. All’orizzonte della steppa, immersa nella nebbia come una sinistra, grigia quinta di teatro, si profilava una massa rocciosa in cui si aprivano gallerie e profonde caverne: qui aveva trovato rifugio un piccolo gruppo di umani, i Cro-Magnon. Avevano battezzato quel luogo remoto “la Grotta Perduta”. Lì erano al sicuro. Inoltre, per proteggere i loro marmocchi, avevano costruito di fronte alla caverna un muretto di pietre. I bambini non dovevano oltrepassarlo prima di aver imparato a cacciare e a maneggiare la clava.
Maneggiare la clava? Ma perché? Perché non lontano dalla Grotta Perduta si stendeva una foresta in cui si aggirava un feroce predatore, il cui solo nome, Crok’magnon, incuteva un sacro terrore a tutta la tribù. I mammut, i bisonti, i rinoceronti, gli orsi li sentivi arrivare da lontano: li precedevano barriti, muggiti, grugniti, scalpiccìo di passi, e potevi ancora scappare a gambe levate per arrampicarti veloce su un albero. Ma lo spaventoso Crok’magnon nemmeno l’orecchio più fino riusciva a sentirlo. Silenzioso, subdolo, sbucava improvviso dalla boscaglia e… Clap! Era già troppo tardi…
E a proposito di caccia e di clava… Gli abitanti della Grotta Perduta hanno una grossa, grossissima preoccupazione. Si rodono il fegato. Una faccenda seria li tormenta, li assilla: Cro-Mignon, figlio di Cro-Granpapà – il capo della tribù –, si rifiuta di toccare una clava. Detesta la caccia e i cacciatori. Freme quando si parla di selvaggina braccata e catturata. Se un cacciatore si vanta di fronte a lui delle sue prodezze, subito Cro-Mignon batte i piedi per terra, strepita… E piangendo va a nascondersi in un angolo buio della grotta.
Per quei tempi era una vera calamità. Niente caccia, niente cibo… Dove comprare un chilo di mammut, un cosciotto di rinoceronte o un paté di bisonte? Nessuna macelleria, nemmeno l’ombra di una salumeria all’angolo della strada… Per rifornirsi serve una clava, bisogna mettersi alla ricerca di un animale, seguirne le tracce, stanarlo, affrontarlo, ucciderlo, trasportarlo. Poi squartarlo… Certo, Cro-Granpapà spiega pazientemente tutto questo a Cro-Mignon. Gli ricorda che egli è l’erede del capo dei Cro-Magnon, e che a questo titolo dovrà, in futuro, assicurare il loro benessere. Vegliare a che i vecchi, le donne e i bambini della tribù non restino mai senza cibo. Fiato sprecato. Spiegazioni, sermoni, minacce, niente da fare. Cro-Granpapà predica al vento. Cro-Mignon si ostina, si tappa le orecchie e scappa via dichiarando: “No! Non caccerò…”.
La tribù non sa come risolvere questo spinoso problema. Cro-Mignon ama gli animali, vuole averli come compagni di giochi. Non vuole braccarli, ucciderli e – orrore! – mangiarli… Allora? Che dire? Che fare? Come guarirlo da quest’idea fissa? I saggi riuniti tengono consiglio, si grattano inutilmente la crapa. Vergogna! ringhia il padre, ferito nell’orgoglio paterno. Accidenti!… mugugnano i sudditi di Cro-Granpapà, sempre più preoccupati per la successione del loro capo. Uh! Uh! ululano beffardi i mocciosi. Breve, è tutto un coro di critiche, lamenti, risolini di scherno e vane minacce. E puntano l’indice su quel “gentile picchiatello amico delle bestie”.
Ma Cro-Mignon non vuole sapere né ascoltare nulla… Preferisce passeggiare nel labirinto oscuro e umido della caverna. Si infila nei varchi angusti, esplora angoli e recessi e si attarda, stupito e ammirato, davanti ai magnifici disegni di animali che ornano le pareti della Grotta Perduta. Prima o poi, si ripromette, li vedrò tutti dal vero. Saranno miei compagni…
Talvolta, quando cala il crepuscolo e si avvicina l’ora di cena, mentre la cuoca della tribù attizza le braci e riaccende il focolare, Cro-Mignon passeggia lungo il muretto che non deve oltrepasssare e assiste, costernato, al ritorno di un gruppo di cacciatori che sbucano dalla foresta, tutti soddisfatti, con il loro bottino di caccia…
Altre volte, accoccolato accanto al muretto con i suoi amici, Cro-Mignon gracchia con Cro-Croa, il capo dei corvi. Con molti particolari lo mette a parte dei suoi progetti futuri: “Quando sarò più grande, attraverserò questo muro, passeggerò nella steppa e nella foresta, vedrò gli animali dipinti nella grotta…”.
E, mentre parla, Cro-Mignon vede se stesso sgambettare in un paesaggio sconosciuto e misterioso, in mezzo a quella foresta di cui scorge da lontano il limitare, in compagnia dei suoi piccoli amici corvi che gli svolazzano attorno.
Con un misto di curiosità e di timore, spera anche d’incontrare il famoso Crok’magnon, questo animale che fa così paura, chissà perché, si domanda Cro-Mignon. Immagina un Crok’magnon mansueto, con il pelo morbido e il muso sorridente. Immagina persino di poterlo montare attraverso la steppa e la foresta… E, sotto i fiocchi di neve, si vede a cavalcioni di Crok’magnon.
Aspettando quei giorni sognati, talvolta Cro-Mignon ascolta le favole che racconta Cro-Vegliardo, il più anziano tra gli anziani della tribù… Il vecchio terrorizza i mocciosi con le sue assurdità che fanno venire la pelle d’oca: “Attenti al dinosauro! È più grande degli alberi grandi, è più pesante di molti branchi di mammut…”. Ma ci vuole ben altro per impressionare Cro-Mignon. Ta-ra, ta-ta! Si può essere grandi, pesanti e… gentili. E poi i dinosauri non esistono più, nessun Cro-Magnon li ha mai visti. E, come ogni giorno, Cro-Mignon sogna a occhi aperti…
Ma oggi ahi, ahi! Basta sognare. Ci sono novità alla Grotta Perduta… Cro-Mignon compie dieci anni, l’età in cui i piccoli Cro-Magnon vengono iniziati all’arte della caccia. Non si discute: la Legge è Legge. Uguale per tutti. Dunque, oggi Cro-Mignon deve prendere la sua prima lezione: “Come maneggiare una clava senza farsi un bernoccolo in testa”. Grave problema: come obbligare Cro-Mignon a impugnare una clava? Come dirglielo? Come blandirlo? Come reagirà? Meglio star zitti? Rallegrarsi? Festeggiare l’avvenimento? Far finta di dimenticare? La tribù è molto imbarazzata… E suo padre, lui, che ne pensa? Ed ecco appunto Cro-Granpapà rivolgersi al figlioletto: “Ehi! Cro-Mignon, vieni qui… più vicino! Tieni, ecco un regalo per il tuo compleanno”. E gli fa scivolare in mano una superba, piccola clava tagliata in bel un ramo robusto. Stringendo le dita sul detestabile dono, Cro-Mignon scuote le testa: “No! Non voglio… Non caccerò…”.
Il capo digrigna i denti, la barba gli trema, lo sguardo si fa minaccioso. La tribù trattiene il respiro. Gli anziani fingono di sonnecchiare. I grandi pretendono di guardare per aria o di fissare il pavimento. I piccoli incassano la testa nelle spalle e non osano prendere fiato… C’è tempesta nell’aria… si mette male…
“Ah, dunque non vuoi cacciare? No??? Lo vedremo…”. Furibondo, Cro-Granpapà con una mano afferra il suo randello, con l’altra la mano del bambino e con la potenza incontenibile e devastatrice di un’eruzione vulcanica, tutto travolgendo al suo passaggio, schizza fuori dalla caverna e scavalca il muretto. Si lancia verso la foresta e si avventa sotto la volta scura degli alberi…
Allarmato per la piega inattesa e violenta dei fatti, Cro-Croa suona l’allarme e raduna la sua squadriglia di corvi. Subito questa si leva in volo. Dall’alto delle nubi segue discretamente la corsa sfrenata del capo dei Cro-Magnon che si butta a capofitto nella foresta, galoppando a perdifiato, con Cro-Mignon che rotea nell’aria appeso al suo braccio. Deve trovare una preda. Subito. Una qualsiasi, orso, rinoceronte, mammut, bisonte, uro, cinghiale…
Ma niente… niente di niente… Neanche l’ombra di un topolino. Sfinito dalla folle corsa, col fiato mozzo, Cro-Granpapà si ferma e si lascia cadere ai piedi di un albero. Sempre tenendo con una mano il randello e con l’altra il bambino, piomba di colpo in un sonno profondo… Piano piano, con cautela, Cro-Mignon si libera dalla stretta paterna. Eccolo in piedi. Senza nemmeno rendersene conto, stringe ancora la piccola clava, il regalo di compleanno che il padre gli ha cacciato in mano a forza. Il cuore che gli batte, si allontana alla chetichella in punta di piedi. Impressionato dal silenzio della foresta, si guarda intorno, scruta a destra… a sinistra… davanti… Quando improvvisamente…
Quando improvvisamente… Da dietro un cespuglio spunta un muso sinistro. Aiuto! È proprio lui, Crok’magnon! È un bel pezzo che non ha mangiato e cerca disperatamente una preda… Ecco che si avvicina, si avvicina ancora… Oh, altro che il gentile compagno di cui fantasticava Cro-Mignon, questo è l’animale terrificante che tutti descrivono: scheletrico e famelico, costole sporgenti, pelo ispido fauci spalancate munite di zanne minacciose e… occhio ingordo che rivela una ben sinistra intenzione. Già la belva si acquatta… Prende lo slancio… Sta per balzare… Spicca il salto…
Ma dalla cima degli alberi veglia la provvidenza… La squadriglia di corvi volanti guidati da Cro-Croa si è silenziosamente dispiegata sui grandi rami di un albero e ora aspetta, ben nascosta tra lo spesso fogliame. In un batter d’occhio Cro-Croa vede il pericolo e…
…e con uno schiocco imperativo del becco ordina l’attacco… Subito la squadriglia si lancia in volo in un frullìo ovattato di battere d’ali. Ogni uccello si stacca a turno dal gruppo, plana su Crok’magnon e, con un gracchiare guerriero, sgancia con precisione sul bersaglio mobile proiettili semiliquidi di calibro più o meno grosso. L’ attacco prosegue con un volo in picchiata: tuffandosi in successione sull’obiettivo, ogni corvo gli affibbia una beccata, sulla groppa, sui fianchi, sulla testa, sul muso, sulle orecchie… Crok’magnon ha le vertigini. Pazzo di dolore, gira su se stesso, lancia le zampe in tutte le direzioni. Accecato, imbrattato, crivellato di colpi e sanguinante, apre e chiude le fauci a destra, sinistra, davanti, dietro, ma le mascelle mordono il vuoto, afferrando solo qualche piuma. Missione compiuta, gli assalitori risalgono sparati verso le cime…
Quanto a lui, Cro-Mignon non sta con le mani in mano. Suo padre aveva dunque ragione: Crok’magnon è davvero feroce! Bocca spalancata e artigli sguainati, fa dei balzi giganteschi per cercare di afferrare i piccoli salvatori discesi opportunamente dal cielo, i quali, per soccorrere lui, non hanno esitato un istante a gettarsi nelle fauci del lupo… “Niente paura!”, ruggisce brandendo il provvidenziale dono del padre. “Arrivo!”, e la piccola clava si abbatte sul muso impiastricciato di Crok’magnon. E pan, e pan! giù botte…
Alla fine il combattimento si chiude per mancanza di un contendente: Crok’magnon, il famoso, ferocissimo lupo che faceva tremare i Cro-Magnon, scappa via alla chetichella, zoppicando.
Svegliato da tutto quel baccano, Cro-Granpapà balza in piedi e si sfrega gli occhi… È un sogno? No, non sta sognando! No, è proprio sveglio… Non c’è dubbio: Cro-Mignon ha cominciato la prima lezione di caccia… Che portamento, che coraggio, che stile. È fiero di suo figlio. Ah, la vita è bella, la luce, gli alberi, la verzura… Allora, alzando il randello verso il cielo, il capo dei Cro-Magnon lancia un lungo ululato di trionfo: “Yaahhooo!”. Come il fragore di un tuono, l’eco rimbomba fino alla Grotta Perduta, dove tutta la tribù riunita tira un immenso respiro di sollievo. Capisce che Cro-Mignon ha superato con successo la difficile prova dei dieci anni e che, in futuro, il figlio del capo dei Cro-Magnon sarà un grande, abile, vero cacciatore… Uno vero… Come suo padre.
Ecco! È una vecchia storia. Accaduta molto tempo fa, migliaia e migliaia di anni fa…
Lapide nel riparo sottoroccia di Les Eyzies de Tayac: “Riparo di Cro-Magnon qui furono scoperti nel 1868 gli Uomini di Cro-Magnon da François Berthoumeyrou”.
BREVE NOTIZIA In Francia l’anno 1868 segna una data importante. Nei dintorni di Les Eyzies, in Dordogna, alcuni operai intenti a riparare una strada per caso portarono alla luce una grotta. Qui si scoprirono le vestigia di una civiltà primitiva, scomparsa dalla notte dei tempi: a livello del suolo, ossa, utensili e armi rudimentali in selce tagliata, vasellame in terraglia e, sulle pareti delle grotte vicine, superbe pitture raffiguranti la fauna che viveva nella regione in quell’età remota. La scoperta fece grande scalpore, sollevò passioni, mobilitò gli scienziati, suscitò discussioni e controversie; ne emergeva che in una data incerta tra il 20.000 e il 30.000 avanti Cristo, non si sa con precisione, si era prodotto qualcosa di eccezionale, che aveva segnato la civiltà umana: si pensò che si trattasse dell’inizio, nientemeno, della grande avventura dell’Umanità e della comparsa del nostro Antenato sulla scena della Storia dell’Uomo. All’epoca infatti non si aveva il senso di quanto l’uomo fosse antico: oggi sappiamo che ha più di 2,5 milioni di anni, ma allora si pensava a poche migliaia. A partire dal cranio e dalle ossa fossilizzati, antropologi e paleontologi ricostruirono la morfologia e i tratti probabili del nostro lontano progenitore, concludendone che… il suo aspetto non fosse molto dissimile dal nostro. Gli affibbiarono un nome strano, Cro-Magnon. Perché? Perché la sua grotta era situata sulle terre di un certo signor Magnon, e perché, come tutti sanno, una grotta è una cavità (creux, in francese), e nella lingua occitana creux si pronuncia cro. Di qui “Cro-Magnon”. L’ Uomo di Cro-Magnon è molto semplicemente un Homo sapiens.
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