MI CHIAMANO FÙ, COME IL SOFFIO DEL VENTO SUL FUOCO.
DA QUANDO LA TRIBÙ SI È INSEDIATA SULLE RIVE DEL FIUME SERPENTE, LA VITA È TRANQUILLA. GLI UOMINI VANNO A CACCIA. LA CARNE È SAPORITA,
ABBIAMO DELLE NUOVE PELLI PER COPRIRE LE CAPANNE E LA PELLICCIA DELLE RENNE CI RISCALDA.
QUANDO LA STELLA DEL GIORNO SCOMPARE E SI ACCENDONO LE LUCI
DELLA NOTTE, INIZIO A BALLARE CON LE FIAMME E TUTTA LA TRIBÙ
MI GUARDA E SORRIDE. PÀ È ORGOGLIOSO DELLA SUA PICCOLA, ANCHE
MÀ. MA TIZ, MIO FRATELLO MAGGIORE, È SEMPRE PENSIEROSO.
I SUOI OCCHI NON BRILLANO. LE SUE LABBRA NON SI ANIMANO MAI.
DA QUALCHE GIORNO, TIZ SE NE VA MOLTO PRESTO, LUNGO LA SCOGLIERA GRIGIA. PORTA CON SÉ UNA TORCIA DI LEGNO
E STA VIA PER TANTO TEMPO.
ALLA SERA, QUANDO GLI UOMINI RIENTRANO DALLA PESCA, TIZ NON C’È ANCORA. QUANDO DANZO CON IL FUOCO, NON LO VEDO. QUANDO LA TRIBÙ SI ADDORMENTA, LO STIAMO ANCORA ASPETTANDO, PÀ MÀ E IO.
LONTANO DAVANTI A NOI, UNO SPIRITO DELLA NOTTE SI PRECIPITA GIÙ PER LA MONTAGNA. LA SUA LUCE CORRE NELL’OSCURITÀ. COSÌ RADIOSA, COSÌ LEGGERA! SI AVVICINA… NON È LA FIAMMA DI UNO SPIRITO!
È QUELLA DELLA FIACCOLA DI TIZ!
BRILLA ALLEGRAMENTE E LO ILLUMINA…
TIZ ACCENDE UN FUOCO, I RAMI SI CONSUMANO, PROFUMANO L’ARIA. NE PRENDE UNO E TRACCIA
DUE RINOCERONTI. LE LORO CORNA SI SCONTRANO.
PIÙ IN ALTO, DISEGNA DEI CAVALLI, POI DEGLI URI… COSA SOGNANO QUANDO
LA SUA MANO ACCAREZZA LE LORO CRINIERE, SFIORA I LORO MUSI? NELLE CREPE
E SULLE PROTUBERANZE DELLA PARETE, LA VITA SI RACCONTA…
TIZ SOFFIA IL COLORE INTORNO ALLA SUA MANO. LASCIA LA SUA IMPRONTA, COME SEGNO DEL SUO PASSAGGIO.
NÉ PÀ NÉ MÀ CI CHIEDONO DA DOVE VENIAMO, MA NOTANO LE DITA NERE DI MIO FRATELLO, I NOSTRI SORRISI ILLUMINATI DALLA FIACCOLA. ASPETTANO... I GIORNI DORATI ARRIVANO. LE FOGLIE DIVENTANO ROSSE COME LA TERRA, GLI UCCELLI SI PREPARANO A PARTIRE. È TEMPO DI SVELARE IL NOSTRO SEGRETO.
OGNUNO INDOSSA I SUOI ORNAMENTI PER LA FESTA. PIUME E CONCHIGLIE DECORANO I PETTI. GUIDIAMO LA TRIBÙ LUNGO IL SENTIERO.
LE NOSTRE FIACCOLE RISPLENDONO COME STELLE NELLA NOTTE.
INSIEME AL FUOCO NELLA GROTTA, E I DISEGNI DI TIZ MI SEGUONO.
E NELLA LUCE, DAVANTI AGLI SGUARDI INCANTATI, LE STORIE
DANZO
NELL’OMBRA
DEL MIO MAGICO FRATELLO PRENDONO VITA. TUTTI PIANGONO, CANTANO E RIDONO.
I CUORI BATTONO FORTE! TUTTI SENTONO LA MAGIA DENTRO DI SÉ. PÀ STRINGE TIZ
TRA LE BRACCIA. L’ORSO E IL GIUNCO SI RICONGIUNGONO. LO SPIRITO DEGLI ANIMALI
È LÀ, DENTRO DI LORO, DENTRO DI NOI E DENTRO LA MONTAGNA. PER SEMPRE.
ARTE RUPESTRE
LA GROTTA CHAUVET DI PONT D’ARC
PANNELLO DEI LEONI
Questa sezione rappresenta una scena di caccia al bisonte da parte di un branco di leoni: leonesse e leoni si sono uniti, proprio come fanno oggi quando trovano delle grosse prede.
Il leone maschio delle caverne che viveva a quell’epoca non aveva una criniera. Su questo pannello si ritrovano le tecniche utilizzate allora nella grotta: preparazione con raschiatura per far risaltare il contorno nero su fondo bianco, colori sfumati all’interno, per dare l’idea di profondità. La composizione ben ponderata di questa scena di caccia, realizzata probabilmente da un solo artista, è un esempio unico nella pittura rupestre.
PANNELLO DEL GUFO
PANNELLO DEI CAVALLI
Si tratta di una delle rappresentazioni più spettacolari della grotta per la composizione della scena e per la qualità della pittura. Le quattro teste di cavallo sono state realizzate probabilmente in un solo momento e dallo stesso artista: per prima, quella di sinistra e per ultima quella che mostra più dettagli e che si trova in basso a destra. La parete è stata preparata con la tecnica della pulitura per cancellare le incisioni preesistenti. L’artista, mescolando il carbone con l’argilla ha realizzato uno sfumato con le dita per rendere l’idea del volume. Ha definito i contorni con la tecnica della raschiatura e l’effetto del bianco, dando rilievo ai soggetti rappresentati.
PANNELLO DEI RINOCERONTI
La rappresentazione di questo gufo reale è interessante: la testa è rappresentata di fronte e il corpo con le ali è visto da dietro. Questo uccello ha la caratteristica eccezionale di poter girare il capo di 180 gradi. Le linee ampie delle ali sono state incise con il dito sulla superficie tenera, pulita in precedenza con la tecnica della raschiatura.
Si tratta di un disegno realizzato con carbone che rappresenta un gruppo di diciassette rinoceronti. Per rendere l’idea di un branco di rinoceronti uno di fianco all’altro, l’artista ha introdotto un effetto di prospettiva invertita: le corna sono state aggiunte nella parte anteriore e dorsi tracciati parallelamente a quello dell’animale centrale. La dimensione delle corna, che diminuisce via via, e la sovrapposizione degli animali rendono l’idea della prospettiva.
Questo bell’orso è ridotto a una sagoma di profilo, ma i dettagli del contorno, tracciato con i pigmenti rossi, fanno intuire che si tratta dell’orso delle caverne e non dell’orso bruno. Un leggero sfumato colora il muso e la spalla. Gli orsi hanno lasciato diverse tracce che testimoniano il loro passaggio nella grotta: quando si rizzano su due zampe sono alti tre metri e mezzo e graffiano le pareti. Siccome gli orsi trascorrevano l’inverno nella grotta, gli uomini dovevano approfittare dell’estate per occupare questi luoghi.
IMPRONTE DI MANI
I dipinti di questa sezione sono stati disegnati con pigmenti minerali di ossido di ferro. L’artista si ricopriva la mano di colore prima di applicarla sulla parete per creare delle figure: impronte di dita, mani positive (foto in basso). La mano negativa, a sinistra, è stata realizzata grazie alla tecnica dello stampo, soffiando il colore su una mano appoggiata alla parete con le dita aperte. Il colorante liquido veniva soffiato direttamente con la bocca o forse con una cerbottana.
PERCHÉ LA GROTTA DECORATA DI PONT D’ARC SI CHIAMA “GROTTA CHAUVET”?
La grotta Chauvet è stata scoperta nel 1994 nell’Ardèche, nella Francia sud-orientale, dallo speleologo e fotografo Jean-Marie Chauvet, che le ha dato il nome e da Éliette Brunel e Christian Hillaire, che hanno dato il loro nome a due sale della grotta. Si tratta di una caverna decorata con pitture e incisioni che risalgono a 36000 anni fa, ma frequentata fino 28000 anni fa. La grotta divenne inaccessibile 21500 anni fa a causa di una frana. Gli uomini non abitavano dentro alla grotta ma in accampamenti all’esterno. Queste pitture parietali, nell’ordine di un migliaio, sono fra le più famose del mondo. Nelle sale e nelle gallerie, sono stati contati 1000 soggetti di cui 435 rappresentano animali, appartenenti a 14 specie differenti. Gli artisti hanno utilizzato le curve delle pareti per dare tridimensionalità, il disegno nero con il carbone del legno e la pittura rossa applicata con le mani o soffiata. Hanno riprodotto più volte lo stesso animale mentre compie gesti leggermente diversi per suggerire il movimento.
QUANDO SONO STATI REALIZZATI QUESTI CAPOLAVORI?
LA GROTTA CHAUVET
CHI SONO GLI
UOMINI CHE HANNO
DISEGNATO QUESTI CAPOLAVORI?
Questi uomini appartenevano alla specie Homo sapiens. Vivevano nel Paleolitico e appartenevano alla cultura aurignaziana. Abitavano in accampamenti all’aperto e in ambienti sotto ripari di roccia o all’entrata delle grotte. Vivevano principalmente di caccia, pesca e raccolta. L’altezza dei disegni sulla parete lascia ipotizzare che queste persone fossero degli uomini adulti, alti all’incirca 1,80 m, ma altre ipotesi più recenti fanno pensare che alcuni di questi artisti fossero donne.
Sarebbero entrati nella grotta per compiere riti sacri: la particolare disposizione di certi crani dipinti mostra una forte dimensione simbolica, probabilmente con caratteristiche magiche. Forse, disegni erano il modo con cui quegli uomini e quelle donne cercavano di combattere le loro paure, elaborando un mondo sotterraneo ordinato e strutturato; ma anche un modo per appropriarsi della forza di questi animali. Si potrebbe pensare perciò che queste grotte decorate fossero dei santuari, dei luoghi sacri, luoghi per racconti mitici che venivano raffigurati sulle pareti.
La maggior parte delle opere sono state realizzate 36000/28000 anni fa durante il periodo aurignaziano, identificato grazie alla datazione dei disegni con il carbone di legna, ma anche ai focolari e ai frantumi di carbone di legna dispersi ovunque nella grotta. Poi, un secondo periodo di utilizzo della grotta, il gravettiano, compreso tra 28000 e 22000 anni fa, è rappresentato dalle quattro smoccolature delle fiaccole: traccia lasciata da una fiaccola sfregata contro una parete per togliere la parte carbonizzata che impediva alla fiamma di ardere. La smoccolatura della sala Hillaire, per esempio, è presente su uno strato di calcite, a sua volta sovrapposto a una delle pitture del pannello dei cavalli.
Tra le 435 raffigurazioni di animali classificate, mammut, felini, rinoceronti e orsi rappresentano quasi il 65% delle specie individuate. Questi animali feroci diventeranno, dopo l’aurignaziano, soggetti marginali nelle rappresentazioni artistiche. Le altre specie che vengono disegnate sono: cavalli, bisonti, uri, stambecchi, cervi, renne, più raramente buoi muschiati, e un gufo e una pantera. Si aggiungono punti, tratti, cerchi, linee che risultano però difficili da interpretare. Ci sono inoltre delle mani rosse, positive e negative, realizzate con il palmo coperto di pittura. Questi “punti-palma” rappresentano uno degli elementi più originali della grotta. Le mani si fondono con gli animali come se ci fosse un’armonia, composta da due tipi di rappresentazione: una figurativa e l’altra astratta (segni). Gli artisti hanno utilizzato il carboncino per realizzare i disegni neri, gli ossidi di ferro per quelli rossi e le schegge di selce, i bastoni o le dita per incidere sulla parete. La tecnica utilizzata è prova di una grande innovazione. Per prima cosa hanno raschiato la parete per prepararla. Con la tecnica dello stampo hanno sfumato i colori. Hanno reso l’idea del volume corporeo degli animali profilando i contorni con la selce. Anche la ricerca della prospettiva è prova di grande originalità.
Sul sito della Grotta Chauvet si può fare anche un’affascinante visita virtuale della grotta! http://archeologie.culture.fr/chauvet/en
NELL’ATELIER DEGLI AUTORI
Questo gioiello presenta quattro caratteristiche che raramente si ritrovano insieme: l’antichità, la qualità della conservazione, la ricchezza e l’abbondanza di rappresentazioni artistiche (1000 disegni). Il bestiario della grotta con le sue 14 specie differenti, tra cui una maggioranza di animali feroci che non vengono cacciati dall’uomo (orsi delle caverne, rinoceronti lanosi, mammut, felini, ecc.), non ha precedenti nell’arte paleolitica, ad esempio per le due figure uniche di una pantera e di un gufo. Le rappresentazioni dell’aurignaziano costituiscono delle opere originali che mostrano la riuscita magistrale della trasposizione del mito nella creazione plastica.
È POSSIBILE VEDERE
QUESTE OPERE ANCORA OGGI?
Si possono vedere queste opere nella “Caverna del Pont d’Arc”. Di fronte all’impossibilità tecnica di ricostruire integralmente la grotta com’era in origine, la Caverna riproduce gli elementi più significativi della grotta stessa. Questo luogo permette di vedere disegni e incisioni. La grotta non può essere visitata per ragioni legate alla conservazione delle opere e alla fragilità dell’ambiente circostante. Una frequentazione eccessiva della grotta porterebbe al degrado del luogo. La Grotta di Lascaux ne è stato un esempio sfortunato. Il calore del corpo dei visitatori, l’emissione di anidride carbonica durante la respirazione, l’apporto di un inquinamento che viene dall’esterno, sono tutti elementi non trascurabili, così come gli scatti fotografici e le riprese con videocamere che possono mettere in pericolo la grotta, sconvolgendo il suo equilibrio interno. Gruppi di studiosi effettuano regolarmente le analisi del tasso di inquinamento che può alterare l’equilibrio della grotta, allo scopo di assicurare la conservazione delle opere e della grotta stessa. Il 22 giugno 2014, la grotta decorata Pont d’Arc, detta «Grotta Chauvet» è stata inserita nel patrimonio artistico mondiale dell’UNESCO.
Le ricerche scientifiche sono sempre in corso e le informazioni possono variare.
COME SONO NATI FÙ E TIZ?
Nella grotta Chauvet di Pont d’Arc sono state ritrovate delle piccole impronte che potrebbero essere quelle di un bambino di circa otto anni. Si è mosso con prudenza ed è anche scivolato sul terreno melmoso! Inoltre, ci sono delle smoccolature di fiaccole relativamente in basso, appena al di sopra delle tracce dei passi. Pensando a questo bambino, ho inventato Fù, la figlioletta. Mi piaceva l’idea che fosse lei ad addentrarsi in questo luogo magico! Sulla parete della grotta Chauvet, ci sono molti segni di interpunzione (punti rossi fatti con il palmo della mano). Chi ha dipinto, prima ha iniziato accovacciato, poi si è alzato in piedi. Sappiamo che era alto circa un metro e ottanta centimetri. Ha lasciato anche delle impronte di mani, negative e positive, con un dito leggermente storto. Così mi è venuto in mente Tiz, esile e alto come un giunco, che aveva la mano gelata! Non dimentichiamo che gli uomini dell’aurignaziano vivevano durante l’era glaciale! In realtà, le pitture al carbone di questa grotta sono state realizzate dopo i puntini, ma mentre si inventa una storia, ci si può anche permettere di sognare… Perciò mi piaceva immaginare questo ragazzino mentre dipingeva e poi firmava a modo suo… C.A.
PERCHÉ PARLARE DI ANIMALI CHE DANZANO?
Tutti gli animali che Tiz dipinge esistono davvero sulle pareti della grotta Chauvet. Per esempio, il piccolo mammut che trema sembra vero, un altro dipinto rappresenta un bisonte con otto zampe: suggeriscono l’idea del movimento. E le pareti straordinarie con i rinoceronti, nella sala in fondo alla grotta Chauvet, ci danno l’illusione di un branco di animali che galoppano uno accanto all’altro. Una sorta di protocinema! Gli artisti hanno anche sfruttato i rilievi rocciosi della grotta per dare prospettiva e movimento alle loro opere. Illuminavano le pareti con torce di legno resinoso… Alla luce delle fiamme, gli animali dipinti sembravano danzare e le ombre degli uomini si mescolavano alle figure e si muovevano insieme a loro. Tutto questo doveva essere magico! C.A.
COME ILLUSTRARE QUESTA STORIA?
Trovavo piuttosto incredibile l’idea di illustrare un libro per bambini che parlasse del “primo illustratore” di tutti i tempi. Ho cercato di trovare un equilibrio, anche se fragile, tra l’illustrazione narrativa e le immagini più astratte, più pittoriche. In tutte le scene all’interno della grotta, le mie immagini sono più grezze, più libere. Ho tentato di ritrovare una sorta di forza primaria nella resa degli animali, alle volte un po’ goffi, ma molto espressivi. Dopo i primi schizzi, ho voluto lavorare anche sulla luce. Differenziare in modo evidente le scene che avvengono di giorno, con una luce dolce, invernale, dalle scene all’interno della grotta illuminata dal bagliore della fiaccola. È questa luce particolare che può dare l’impressione che gli animali danzino sulle pareti rocciose. Buona lettura e buon viaggio nel tempo! B.