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ATLANTE STORICO DELLA BIBBIA
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ENRICO GALBIATI e FILIPPO SERAFINI
ATLANTE STORICO DELLA BIBBIA prefazione GIANFRANCO RAVASI
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International Copyright © 2004/2015 by Editoriale Jaca Book spa, Milano All rights reserved
La cartografia della presente edizione è stata creata a partire dai modelli elaborati da Aldo Aletti ed eseguita da Graphic srl, Milano ad eccezione di quanto segue: Daniela Blandino: Carta fisica della Terra Santa a pag. 26-27 Ermanno Leso: Tavola 27, carta II; Profilo altimetrico della Terra Santa a pag. 264 Alessandro Bartolozzi: Tavola 1, carta I; Tav. 2, carta I, figura 2; Tav. 4, carta I; Tav. 5, carta I; Tav. 6, figura 6; Tav. 9, carta II; Tav. 14, carta II
ISBN 978-88-16-60523-7 Per informazioni Editoriale Jaca Book Via Frua 11, 20146 Milano Tel. 02/48561520 – fax 02/48193361 libreria@jacabook.it; www. jacabook.it
PREFAZIONE di Gianfranco Ravasi
«Il mondo è come l’occhio: il mare è il bianco, la terra è l’iride, Gerusalemme è la pupilla e l’immagine in essa riflessa è il tempio». Questo suggestivo aforisma della tradizione giudaica illustra in modo folgorante una concezione dello spazio come segnato da una presenza che lo trascende e travalica: nel tempio di Sion, infatti, quel Dio che «i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere» (1 Re 8,27) s’incontra con l’umanità e si colloca nel nostro orizzonte. Similmente la storia non è vista solo come una mera sequenza di eventi, ma come una storia della salvezza, una vicenda santa e, per usare una famosa espressione del poeta Thomas S. Eliot, «il punto di intersezione tra tempo ed eterno». La religione biblica è, dunque, una Rivelazione di tipo storico: essa non è un aerolito piombato dal cielo, non è scoperta decollando dalla realtà, in cui siamo immersi, verso cieli mitici e mistici. È un seme deposto nel terreno del nostro mondo e della nostra storia, è una parola affidata a persone e a eventi situati entro le nostre coordinate spazio-temporali; è poi, col cristianesimo, Verbo divino che si fa carne in un uomo concreto, Gesù di Nazaret. Per questo, la Bibbia si svolge nella storia, s’interessa di scienza, riflette usi e costumi, adotta lingue e stili. Eppure non è un manuale di storiografia, né una cronaca, né un testo di scienza o di pura e semplice letteratura. In essa s’intrecciano, infatti, in modo compatto storia ed eterno, spazio e infinito, carnalità e spiritualità, fisica e mistica, immanenza e trascendenza, uomo e Dio. Ebbene, nelle pagine che seguiranno si cercherà di raccogliere e verificare criticamente i dati storici e geografici che la Bibbia presenta; essi verranno confrontati coi documenti e coi reperti archeologici a noi pervenuti. Sarà come intraprendere un affascinante viaggio in sessanta tappe, partendo da un ambito spaziale delimitato com’è quello della Mezzaluna Fertile, l’area del Vicino Oriente nel cui grembo anche le guide, i re, i profeti, i sapienti ebrei, Gesù e i suoi discepoli vissero e operarono. Certo, Gerusalemme, le cui «pietre sono care ai servi» del Signore—come dice il Salmo 102,15—sarà il centro vitale, ma l’orizzonte spesso s’allargherà, fino a raggiungere Roma e persino «gli estremi confini della terra» (At 1,8). Questo volume non è, perciò, soltanto un atlante cartografico dei territori evocati o connessi con la Bibbia. È anche un vero e proprio itinerario all’interno di una storia particolare e originale. Certo, la geografia sarà in primo piano e sarà perlustrata attraverso innumerevoli mappe e piante molto accurate. Esse, però, costituiranno lo scenario entro il quale si svolge una storia. È per questo che il testo sarà soprattutto una narrazione di eventi politici, militari, religiosi, sociali, culturali, mentre un efficace e multicolore apparato iconografico ricreerà dal vivo proprio quel fondale al cui interno la storia si snoda e lascia le sue impronte. La filigrana tematica e la trama descrittiva sono, però, offerte sempre dal testo biblico. Nella consapevolezza della sua specifica qualità—a cui sopra si accennava—che non è quella di essere un libro di storia in senso stretto, i suoi dati verranno analizzati e verificati e sarà messa in luce anche la prospettiva religiosa scelta dagli autori sacri per vagliare, selezionare, illuminare e interpretare i personaggi e gli eventi storici narrati. Questo è, dunque, un volume a più facce, è un percorso su binari differenti e paralleli che coinvolgono geografia e storia, archeologia e tradizione artistica, storiografia e teologia. Quello che faremo sarà appunto un viaggio in uno spazio e in un tempo colmi di memorie ma anche di sorprese, tra pietre che sono segnate dai passi di uomini e donne e che sono striate dal sangue di guerre, ma sulle quali si sente aleggiare anche una presenza trascendente e divina. Perché, come dice la voce del Signore rivolta alla “casa” e al “luogo” di Sion: «Là sarà il mio Nome!», ossia la mia persona e la mia presenza (1 Re 8,29).
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INDICE
INTRODUZIONE METODOLOGICA I. II. III. IV.
I Libri della Bibbia Le Lingue della Bibbia Cambiamenti di nome per ragioni storiche Criteri seguiti nel presente Atlante
11 12 13 14
INTRODUZIONE STORICA I. II. III. IV. V.
Racconti che non possono essere definiti “storici” Il problema delle origini d’Israele Cronologia dei re di Giuda e d’Israele Documenti storici dell’Antico Oriente relativi ai regni d’Israele e Giuda La storiografia biblica come storia della salvezza
15 15 17 18 22
INTRODUZIONE GEOGRAFICA: DESCRIZIONE FISICA DELLA TERRA SANTA I. Generalità II. Orografia III. Idrografia
23 23 24
ATLANTE Carta fisica della Terra Santa
26
1.
28
2. 3.
Breve sguardo alla storia della Mesopotamia dalla fine del IV millennio a.C. a Hammurabi L’antico Egitto Vicende principali dell’Antico Oriente
32 36
XVII-XIII secolo a.C.
4.
La Tavola dei Popoli
40
(Gn 10)
5.
Prime peregrinazioni di Abramo
44
(Gn 11,26-13,18)
6.
La razzia dei Quattro Re e la distruzione di Sodoma
48
(Gn 14-19)
7.
Dalla nascita di Isacco alla residenza di Giacobbe a Carran
52
(Gn 20-29)
8.
Giacobbe e i figli. Ritorno di Giacobbe in Canaan; vicende di Giuseppe in Egitto; Giacobbe si stabilisce in Egitto con la famiglia
54
(Gn 31-50)
9.
L’Esodo e le peregrinazioni degli Ebrei nel Sinai
58
(Es 1-Nm 19)
10. Da Kades alle steppe di Moab; la conquista della Transgiordania
62
(Nm 20-Dt 34)
11. La conquista della Terra di Canaan (Gs 1-12). I Popoli del Mare 12. La Terra Promessa divisa tra le Dodici Tribù
66 70
(Gs 13-21)
13. Le imprese dei Giudici
72
(Gdc 3-16) 1150-1020 a.C. circa
14. Sansone. Migrazione dei Daniti. Guerra contro Beniamino (Gdc 17-20) 1150-1020 a.C. circa
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15. Eli e Samuele contro i Filistei
76
16. Saul re. Inizi delle imprese di Davide
80
17. Davide al bando, cercato a morte da Saul. Guerra con i Filistei e fine di Saul
84
43. Il regno di Erode il Grande. Avvenimenti principali ed estensione dei suoi territori
18. Il regno di Davide in Ebron. La conquista di Gerusalemme
88
(2 Sam 1-5) 1010-1000 a.C. circa
19. Davide re d’Israele: le guerre contro i popoli vicini Il regno di Salomone (970-931 a.C.)
21. Il regno diviso. Roboamo e Geroboamo
92 94 98
(1 Re 12-14) 921-913 a.C.
22. Roboamo, Abia e Asa in Giuda. Da Geroboamo a Omri in Israele
102
(1 Re 14-16; 2 Cr 11-16) 930-870 a.C.
23. Acab succede a Omri nel regno d’Israele. Il profeta Elia
106
(1 Re 16,29-20,22) 885-835 a.C.
24. Il regno d’Israele dalla morte di Acab al colpo di stato di Ieu. Giosafat, Ioram e Acazia in Giuda
110
44. L’infanzia di Gesù
190
114
(2 Re 16,29-20,22; 2 Cr 18,1-19,3) 841-743 a.C.
26. Gli ultimi anni del regno d’Israele. La guerra siro-efraimita
118
(1 Re 15-17; 2 Cr 27-28; Is 7; 8,1-4.23) 743-721 a.C.
27. Situazione in Palestina all’inizio del regno di Sargon II. Il regno di Ezechia
122
(2 Re 18,20; 2 Cr 29-33; Is 22.36-39) 721-701 a.C.
28. Massima espansione e declino dell’impero assiro. I regni di Manasse, Amon e Giosia
126 130
(2 Re 24-25; 2 Cr 36,9-21) 601-539 a.C.
30. L’impero persiano. La restaurazione della comunità giudaica
134
(Esdra e Neemia) 539-330 a.C.
31. L’impero di Alessandro Magno. Le guerre dei Diadochi. La Palestina sotto i Lagidi. Il dominio di Antioco III
52. Il secondo e il terzo viaggio di Paolo 53. Prigionia di Paolo. Viaggio a Roma e forse in Spagna. Martirio a Roma 54. La Guerra Giudaica. Situazione politica. Il primo anno di guerra 55. Vespasiano inizia la conquista della Galilea 56. Vespasiano conquista la Galilea e la Perea. A Gerusalemme prendono il potere gli Zeloti 57. Vespasiano completa la conquista di tutto il territorio, eccetto Gerusalemme
244
(Guerra Giudaica IV,8-10) marzo 68-luglio 69 d.C.
58. Assedio di Gerusalemme e conquista del terzo e del secondo muro
248
(Guerra Giudaica IV,11, 5; V,1-8) marzo-maggio 70 d.C.
264
252
APPARATI
150 154
Bibliografia di approfondimento
267
Elenco di Toponimi biblici diversamente trascritti nelle versioni italiane e nella Volgata
269
158
Elenco di Nomi biblici di Persona diversamente trascritti nelle versioni italiane e nella Volgata
272
Indice dei Nomi nei Commenti alle Tavole dell’Atlante
273
162 166 170 174
63-55 a.C.
41. Morte di Antipatro. Antigono s’impadronisce del regno con l’appoggio dei Parti. Erode nominato re dai Romani
240
Profilo altimetrico della Terra Santa
76-63 a.C.
40. Etnarchia di Ircano II. Rivolte di Aristobulo II e di suo figlio Alessandro
236
(Guerra Giudaica III,6-10) aprile-agosto 67 d.C.
146
94-76 a.C. circa
39. Regno di Alessandra Salome. Guerra tra Ircano II e Aristobulo II; i Romani pongono fine al regno degli Asmonei
232
(Guerra Giudaica II,2,11-7,10) 66 d.C.
256 260 262
104-94 a.C. circa
38. Guerra civile contro Alessandro Ianneo. Sconfitte con i Nabatei e ultime imprese di Alessandro
228
(At 21,18-28,31) 58-67 d.C.
142
(1 Mac 12,39-13,32) 142-107 a.C.
37. Breve governo di Aristobulo I. Alessandro Ianneo
224
(Guerra Giudaica V,9-13; VI,1-10; VII,6.8) maggio 70-aprile 73 d.C.
(1 Mac 9,58-13,32) 157-142 a.C.
36. Simone e Giovanni Ircano: creazione di uno stato praticamente indipendente
220
(At 11,27-15,35) 41-49 d.C.
60. La diffusione del cristianesimo nel mondo 61. Carta biblica della Terra Santa dalle Origini all’Epoca Persiana 62. Carta biblica della Terra Santa in Epoca Ellenistica e Romana
(1 Mac 7,1-9,57; 2 Mac 14-15) 162-160 a.C.
35. Gionata sommo sacerdote e governatore durante i regni di Alessandro Bala, Demetrio II e Antioco VI
216
(At 2; 8,1-11,26) 36-42 d.C. circa
51. Il regno di Agrippa I. Primo viaggio di Paolo. Il Concilio di Gerusalemme
(1 Mac 3-6; 2 Mac 8-11) 165-162 a.C.
34. Il regno di Demetrio I. Morte di Giuda Maccabeo e prime imprese di Gionata
206 212
59. Distruzione del Tempio di Gerusalemme. Occupazione delle fortezze di Herodium, Macheronte e Masada
(2 Mac 4-7; 1 Mac 1,10-3,26; Dn 11,22-33) 175-166 a.C.
33. Vittorie di Giuda Maccabeo e nuova dedicazione del Tempio. Guerre fuori della Giudea. Inizi del regno di Antioco V
202
138
323-175 a.C.
32. La storia dei Maccabei dall’avvento di Antioco IV alla sconfitta di Seron
194 198
(Guerra Giudaica IV,1-7) autunno 67-marzo 68 d.C.
(2 Re 21-23; 2 Cr 33-35) 687-605 a.C.
29. La fine del regno di Giuda. L’impero neo-babilonese
45. Ritorno a Nazaret. Gesù dodicenne al Tempio. Inizi della vita pubblica di Gesù 46. Prime fasi del ministero di Gesù secondo Giovanni e i Sinottici: la prima Pasqua a Gerusalemme e attività in Galilea 47. La vita pubblica di Gesù dalla seconda Pasqua (Gv 6,4) all’ultimo viaggio verso Gerusalemme 48. La settimana della Passione 49. Appendice agli itinerari di Gesù. La Palestina al tempo del ministero pubblico di Gesù. L’impero romano al tempo di Gesù e degli apostoli 50. Gli Atti degli Apostoli. La Pentecoste. Dalla missione di Filippo alla predicazione di Saulo e Barnaba ad Antiochia
(At 15,36-21,18) 49/50-58 d.C.
(1 Re 21,52-2 Re 10,27; 2 Cr 20-22) 853-841 a.C.
25. Il regno d’Israele da Ieu a Geroboamo II. Amazia e Azaria nel regno di Giuda
43-37 a.C.
186
(Mt 1-2; Lc 1-2) 7-4 a.C.
(1 Sam 18-31) 1015-1010 a.C. circa
20.
182
40-4 a.C.
(1 Sam 11-17) 1030-1020 a.C. circa
(2 Sam 8-12) 1000-990 a.C. circa Ribellione di Assalonne (990-970 a.C circa). (2 Sam 8,3-12; 13-24, 1 Re 11,1)
42. Erode s’impadronisce definitivamente del regno 37-29 a.C.
(1 Sam 1-10) 1080-1030 a.C. circa
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INTRODUZIONE METODOLOGICA
I. I LIBRI DELLA BIBBIA La parola Bibbia deriva dal greco tà biblía che significa “i libri” ed è originariamente un plurale, come la trascrizione latina Biblia. Passando dal latino all’italiano la parola venne intesa al singolare: la Bibbia. In effetti la Bibbia è sì un insieme di libri diversi, una piccola biblioteca potremmo dire, ma è anche un’opera unitaria in quanto tutti questi libri hanno in comune il fatto di essere “ispirati da Dio”. Il Concilio Vaticano II (nella Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione o Dei Verbum al numero 12) parla così dell’ispirazione: «Le verità divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute ed espresse, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici [cioè regola di fede, ndr] tutti interi i libri sia dell’Antico sia del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2 Tim 3,16; 2 Pt 1,19-21; 3,15-16), hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri Sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte. Poiché dunque tutto ciò che gli autori o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, è da ritenersi anche, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente e senza errore la verità, che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere. Pertanto “ogni Scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere, per correggere, per educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia perfetto, addestrato a ogni opera buona” (2 Tim 3,16-17)». La Bibbia comprende 73 libri, 46 nell’Antico Testamento e 27 nel Nuovo Testamento. La parola Testamento ricalca la parola greca diathèke che significa sia “testamento” sia “patto” o “alleanza”: infatti il greco diathèke traduce l’ebraico berît che significa appunto “alleanza”1. Secondo il sistema seguito nelle Bibbie italiane (che ricalca quello in uso nelle Bibbie latine) i libri sono ripartiti in tre serie: libri storici, libri didattici (o sapienziali) e libri profetici; essi sono disposti con un ordine fisso: a) ANTICO TESTAMENTO Libri storici: Pentateuco, cioè Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, 1 In alcune Bibbie o collane bibliche recenti si preferisce evitare il temine Antico Testamento per non dare l’impressione che l’alleanza di Dio con il popolo d’Israele in esso descritta sia stata annullata dalla Nuova Alleanza realizzata da Dio in Gesù Cristo. Infatti l’“antica” alleanza mantiene tutta la sua validità perché, come dice san Paolo nella lettera ai Romani, le promesse di Dio non possono essere annullate (cf. Rm 9-11). Così, pur mantenendo la denominazione “Nuovo Testamento”, si preferisce usare il termine “Primo Testamento” o soltanto “Testamento” al posto di “Antico Testamento”.
Deuteronomio; seguono Giosuè, Giudici, Rut, 1 e 2 Samuele, 1 e 2 Re; 1 e 2 Cronache; Esdra, Neemia; Tobia, Giuditta, Ester, 1 e 2 Maccabei; Libri didattici: Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoelet (o Ecclesiaste), Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide (o Ecclesiastico); Libri profetici: Profeti maggiori: Isaia, Geremia con Baruc e Lamentazioni, Ezechiele, Daniele. Profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. b) NUOVO TESTAMENTO Libri storici: Vangelo di Matteo, Vangelo di Marco, Vangelo di Luca, Vangelo di Giovanni, Atti degli Apostoli. Libri didattici: le 13 lettere paoline (designate in base ai destinatari): Romani, 1 e 2 Corinzi, Galati, Efesini, Filippesi, Colossesi, 1 e 2 Tessalonicesi, 1 e 2 Timoteo, Tito, Filemone; la lettera agli Ebrei; le 7 lettere cattoliche (cioè “universali”, designate in base all’autore): Giacomo, 1 Pietro, 2 Pietro, 1 Giovanni, 2 Giovanni, 3 Giovanni, Giuda. Libro profetico: Apocalisse. La divisione dei libri in capitoli nella Bibbia latina fu introdotta da Stefano Langton, professore all’Università di Parigi, nel 1214; la divisione in versetti fu introdotta invece più tardi: per l’Antico Testamento nel 1528 da Sante Pagnini di Lucca nella sua versione latina dall’ebraico; per il Nuovo Testamento nel 1555 nell’edizione a cura di Roberto Stefano (Etienne). La Bibbia ebraica ha un ordine diverso dei libri: Legge (ebraico Torâ): Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; Profeti (ebraico Nebî’îm) divisi in “Profeti anteriori”, cioè Giosuè, Giudici, Samuele, e Re, e “Profeti posteriori”, cioè Isaia, Geremia, Ezechiele e i 12 profeti minori (nello stesso ordine delle Bibbie italiane); Scritti (ebraico Ketûbîm): Salmi, Giobbe, Proverbi, i 5 rotoli (ebr. megillôt) letti in sinagoga nelle 5 feste principali (cioè Rut, Cantico dei Cantici, Qoelet, Lamentazioni, Ester), poi Daniele, Esdra, Neemia e Cronache. Come si vede, la Bibbia ebraica non contiene gli stessi libri presenti nell’Antico Testamento: alcuni libri, infatti, non furono ritenuti canonici dai dotti ebrei che fissarono l’elenco normativo nel I sec. d.C. Questi libri (Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, Baruc, 1 e 2 Maccabei e alcune parti di Ester e Daniele) vengono chiamati deuterocanonici. I libri deuterocanonici mancano nelle Bibbie protestanti, dove vengono raccolti in appendice e indicati come apocrifi. Per questo motivo a volte le Bibbie ecumeniche o interconfessionali li pongono alla fine dell’Antico Testamento. Si ricordi che in ambito cattolico il termine apocrifi viene usato invece per quei libri religiosi che la Chiesa non ha riconosciuto come ispirati. Invece i libri che i protestanti designano come apocrifi, cioè i deuterocanonici, sono libri canonici e ispirati per la Chiesa cattolica. 11
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INTRODUZIONE METODOLOGICA
INTRODUZIONE METODOLOGICA
1. ALFABETO EBRAICO Lettera1
a
b g d h w z j f y
k˚ l mµ n ˆ s [
pπ x≈ q r c v t
Nome
alef beth ghimel dalet he waw zain kheth tet yod
Traslitterazione scientifica ) b g d h w z h t y
kaf
k
lamed mem nun samekh ‘ain
l m n s (
pe sade qof resh sin shin taw
p s q r ś y t
2. ALFABETO GRECO Pronuncia approssimativa
h muta come italiano “ho” bov g dura (= gh) d o th come ingl. “the” aspirazione vow z aspirazione forte t semivocale come i in “ieri” c dura (= ch) o c spirata, come c toscana l m n s suono profondo prodotto con la gola pof ts q r s sc come italiano “sciare” t o th come inglese “thin”
II. LE LINGUE DELLA BIBBIA Tutto il Nuovo Testamento fu scritto in greco. La maggior parte dell’Antico Testamento fu scritto in ebraico; parte dei libri di Daniele (2,4-7,28) e Esdra (4,8-6,18; 7,12-26) e un versetto di Geremia (10,11) furono scritti invece in aramaico; i libri di Sapienza e 2 Maccabei furono scritti in greco; altri libri (Tobia, Giuditta, Baruc e 1 Maccabei) ci sono giunti in greco, ma si tratta probabilmente della traduzione di originali ebraici o aramaici. Tra il III e il II secolo a.C. in Egitto fu tradotta in greco la Bibbia ebraica: questa versione molto importante è detta dei Settanta (secondo una leggenda, infatti, fu l’opera di 70 traduttori). La Bibbia dei Settan1 Alcune lettere hanno una doppia forma perché se si trovano alla fine della parola hanno una grafia diversa: quella che nella tabella è a destra.
12
Traslitterazione
3. TRASCRIZIONE EBRAICO/GRECO/LATINO
Maiuscole
Minuscole
Nome
Pronuncia
Α Β Γ
α β γ
alfa
a
a
beta
b
b
gamma
g
g dura (= gh); n avanti κ, γ, χ
delta
d
d
Ε Ζ H Θ
δ ε ζ η θ
epsilon
e
e breve
zeta
z
z
eta
ē
e lunga
theta
th
th come inglese “thin”
iota
i
i
kappa
k
c dura (= ch)
lambda
l
l
mi
m
m
ni
n
n
csi
x
cs
omicron
o
o breve
pi
p
p
rho
r
r
sigma
s
s
tau
t
t
ypsilon
y
come u francese
I K Λ Μ Ν Ξ O Π Ρ Σ Τ Υ
ν ξ ο π ρ σ, ς τ υ
Φ Χ
φ χ
phi
ph
f
chi
ch
come c spirata toscana
Ψ Ω
ψ ω
psi
ps
ps
omega
ō
o lunga
ι κ λ
ta fu adottata dai cristiani e nel III secolo d.C. se ne fece una versione latina detta Antica Latina (Vetus Latina). In seguito san Girolamo († 420) tradusse dall’ebraico i libri dell’Antico Testamento scritti in quella lingua e fece una revisione dell’Antica Latina per il Nuovo Testamento. Dall’opera di san Girolamo nacque la Bibbia latina detta Volgata, che divenne la Bibbia ufficiale della Chiesa cattolica latina: essa risulta dall’opera di san Girolamo dall’ebraico (tranne che per i Salmi), dal Nuovo Testamento da lui corretto e da qualche libro (Siracide, Sapienza, 1 e 2 Maccabei) conservato secondo l’Antica Latina. Quanto detto ci serve per introdurre una questione che interessa ogni Atlante biblico: come mai ci sono diversi modi di scrivere i nomi di persona e di luogo che si trovano nella Bibbia? Per chiarire il problema può essere utile vedere rapidamente l’alfabeto ebraico e quello greco (TABELLE 1 e 2).
Ebraico
a b g d h w z j f y k l
m n s [ p x q r c v t
Greco Settanta
Latino Volgata
Versioni moderne
omessa
omessa
omessa o ’
β γ δ
b
bov
g
g
d
d
omessa
h o omessa
omessa o h
υ ζ
v
vow
z
z
χ o omessa τ ι χ λ
h o omessa
kh o ch o h o c
t
t
i
joyoi
kh
k o kh o c o ch
l
l
m
m
ν σ
n
n
s
s
γ o omessa π σ κ ρ σ σ θ
g o omessa
omessa o ‘
p
pof
s
soz
k
koq
r
r
s
s
s
sh o sc
th
t
Come si vede, le lettere dell’alfabeto ebraico sono tutte consonanti; le vocali, infatti, non venivano scritte. A un certo punto nacque l’esigenza di fissare la pronuncia corretta del testo biblico, per evitare che essa venisse dimenticata o si corrompesse. Senza modificare il testo consonantico, furono introdotti dei segni (punti e piccoli tratti) per rappresentare le vocali: tale sistema fu elaborato tra il VI e l’VIII secolo d.C. (quindi molto tempo dopo la stesura dei testi biblici). I grammatici e maestri che introdussero le vocali (e diverse annotazioni a margine per preservare l’integrità del testo biblico) sono chiamati “Masoreti” e il testo ebraico così fissato “Testo Masoretico” (TM o MT). Non tutte le consonanti ebraiche hanno una corrispondenza nell’alfabeto greco e latino, pertanto gli antichi traduttori nel rendere i nomi propri dovevano adattare i suoni ebraici al loro alfabeto. La TABELLA 3 indica, in linea di massima, come operarono i tra-
duttori greci e san Girolamo: si tenga presente che non sempre tali opere sono coerenti, cioè non sempre rendono una lettera ebraica con la medesima lettera greca o latina. Nelle versioni moderne si trovano le stesse difficoltà e ci sono a volte notevoli differenze nella trascrizione di alcune consonanti ebraiche il cui suono non ha corrispondenti nel nostro alfabeto. Per quanto riguarda le vocali (che ricordiamo non si scrivevano anticamente, ma si pronunciavano!), il greco e il latino potevano rendere in maniera abbastanza precisa i suoni ebraici. Però la questione è complicata dal fatto che, come si è accennato, la pronuncia tradizionale del testo biblico in ambito ebraico fu fissata dai Masoreti in un periodo relativamente tardo. Ora non è chiaro quanto le indicazioni dei Masoreti corrispondano all’effettiva pronuncia in uso nell’epoca della stesura dei testi o al tempo di Gesù. In ogni caso è certo che anche per quanto riguarda le vocali molto spesso la pronuncia conservata in trascrizione greca dalla traduzione dei Settanta (sec. III-II a.C.) e da san Girolamo (sec. IV d.C.) è diversa (e a volte forse più vicina all’uso antico) da quella registrata dai Masoreti. La conseguenza di tutto quanto detto è che esistono diverse maniere di rendere in italiano (e nelle altre lingue moderne) i nomi propri di persone e luoghi della Bibbia. Le traduzioni italiane più antiche in campo cattolico (come quella pregevolissima di A. Martini, 1769-1781) si basavano sulla Volgata seguendola anche per la trascrizione dei nomi propri. Le versioni moderne italiane (compresa quella della Conferenza Episcopale Italiana) tendono a riprodurre, con i necessari adattamenti, la grafia dell’ebraico masoretico, tranne per i nomi che sono già entrati da tempo nell’uso comune italiano. Diamo qui qualche esempio delle possibili differenze di trascrizione. L’ebraico H.ās.ôr fu trascritto in greco Asōr e in latino Asor, così nella versione italiana di Martini si trova Asor; chi si rifà al Testo Masoretico scrive piuttosto Hasor o Hazor o Cazor o Casor o Chazor o Chasor. In ebraico masoretico il nome della sorella di Mosè è Miryām, ma il latino e il greco rendendo rispettivamente con Maria e Mariam: così nelle versioni italiane si può trovare Maria o Miriam.
III. CAMBIAMENTI DI NOME PER RAGIONI STORICHE Ai fenomeni descritti si deve aggiungere che le conquiste di Alessandro Magno in Oriente (333 a.C.) portarono alla diffusione della lingua e della cultura greca con conseguenze anche sui nomi di luogo. Si possono distinguere tre casi: a) Nuovi nomi di stampo greco vennero sostituiti ai nomi antichi; così, per esempio, Acco divenne Tolemaide, Bet-Shean divenne Scitopoli, Rabbat-Ammon divenne Filadelfia; b) Una forma greca venne data ai nomi ebraici (talora attraverso la forma aramaica), non ci si limitò cioè a trascrivere il nome, ma lo si adattò alle regole della lingua greca e alle sue desinenze: l’ebraico Yerûšalēm, ad esempio, non venne trascritto in Ierusalem ma trasformato in Hyerosolyma; così Yāfô (Giaffa) diventò Ioppe e Lôd Lidda; c) Ci furono poi città di nuova fondazione come Antiochia di Si13
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INTRODUZIONE METODOLOGICA
INTRODUZIONE STORICA
ria, Cesarea Marittima, Sebaste, ecc. L’altro evento storico che influì sulla toponomastica fu la conquista araba che comportò l’arabizzazione della popolazione locale e l’assunzione di nomi arabi da parte delle località bibliche. Questi nomi arabi entrano in gioco tutte le volte che si tratta di identificare il posto delle antiche località. In molti casi lo stato d’Israele ha fatto rivivere gli antichi nomi ebraici (per es. Bet-Shean, Ashqelon…) ma si deve notare che a volte la località moderna non è esattamente sullo stesso luogo di quella biblica omonima, ma nelle sue vicinanze.
IV. CRITERI SEGUITI NEL PRESENTE ATLANTE Dopo aver segnalato i problemi, indichiamo come sono stati affrontati in questo Atlante. a) Fondamentalmente seguiamo la grafia della versione italiana proposta dalla Conferenza Episcopale Italiana che, come detto, mantiene i nomi già entrati nell’uso comune italiano secondo la grafia abituale derivata dal latino, mentre quelli ritenuti non comunemente noti vengono trascritti direttamente dall’ebraico. Su questo criterio generale conviene fare due osservazioni: * non sempre è facile stabilire quali nomi siano di “uso comune”: la versione CEI accoglie per es. come di uso italiano le forme Gelboe e Engaddi, che compaiono nella tragedia Saul dell’Alfieri (1749-1803), altre versioni, non ritenendo note tali forme, le trascrivono dall’ebraico: Ghilboa e En-Ghedi; * la versione della CEI adatta i nomi trascritti dall’ebraico all’italiano facendo alcune scelte: la z rende zain e sade, la s rende samekh, sin, e shin; la h non viene usata all’inizio di parola per cui in questi casi la he ebraica non viene traslitterata e la khet viene resa con c (tranne nei casi in cui si avrebbero suoni sgradevoli). Soprattutto quest’ultima scelta crea forme differenti rispetto a quelle usate in altre versioni moderne e in alcuni ca-
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si, nei testi a commento delle carte, l’Atlante menziona tutt’e due le forme (quella della CEI e quella di altre versioni moderne). Per aiutare il lettore, negli Apparati finali, l’ELENCO DI TOPONIMI BIBLICI (pag. 269) e l’ELENCO DI NOMI BIBLICI DI PERSONA (pag. 272) forniscono l’equivalenza delle varie trascrizioni italiane e della Volgata. b) Dalla Tavola 31 alla Tavola 59 i nomi propri sono desunti da documenti greci e latini e sono quindi italianizzati secondo le norme tradizionali usate per gli autori classici. Così fa in genere la CEI, anche se a volte preferisce mantenere anche nei testi tradotti dal greco la grafia usata per i testi tradotti dall’ebraico (per esempio Bet-Zur, che rispecchia l’ebraico, invece del greco Betsura) o utilizzare il nome moderno (Giaffa invece di Ioppe). Nelle nostre carte ci sono a volte nomi di località che non ricorrono nella Bibbia e che ricorrono raramente anche in altri documenti: in tali casi non sono stati italianizzati. Si è cercato di indicare l’identificazione delle località designate da un nuovo nome con quelle già note dalle Tavole precedenti sotto un nome differente (per es. Tolemaide = Acco). c) In questo senso, la CARTA BIBLICA DELLA TERRA SANTA FINO ALL’EPOCA PERSIANA (Tavola 61, pag. 261) e la CARTA BIBLICA DELLA TERRA SANTA IN EPOCA ELLENISTICA E ROMANA (Tavola 62, pag. 263) sono un valido strumento offerto al lettore. Esse radunano praticamente tutte le principali località comparse via via nelle precedenti carte; raffrontandole, è possibile cogliere il cambio di nome di una stessa città nelle due epoche storiche considerate; ognuna è corredata dall’elenco dei nomi che vi sono contenuti. d) La CARTA FISICA DELLA TERRA SANTA (pag. 26-27) porta i nomi moderni ebraici e arabi secondo la grafia comunemente usata nelle carte turistiche, grafia che suppone lettori di lingua inglese; per questo motivo differisce talvolta da quella adottata sporadicamente nei testi a commento delle carte in conformità all’uso italiano (per es.: per l’arabo, Jebel corrisponde a Gebel; per l’ebraico, Yarqon corrisponde a Iarkon).
Nell’introduzione metodologica si è indicato come tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento ci siano libri che vengono chiamati “storici”. Il lettore potrebbe aspettarsi che un Atlante storico della Bibbia copra tutta la materia contenuta in questi libri. In realtà non è così, soprattutto per quanto riguarda l’Antico Testamento, perché non tutti i libri storici hanno le stesse caratteristiche e lo stesso genere letterario; inoltre il modo di raccontare la storia in uso nell’antichità era diverso da quello abituale per la storiografia moderna e quindi a volte l’aggettivo “storico” può comportare delle ambiguità.
la volontà divina di mantenere in vita l’uomo e il creato. Qui l’autore biblico dà un’indicazione geografica precisa: l’arca, al termine delle piogge, si ferma sui monti di Ararat, la regione chiamata Urartu nei documenti assiri e che corrisponde all’Armenia, ma ciò non significa che il racconto sia storico e che quindi si possano ritrovare i resti dell’imbarcazione usata da Noè. Anche per questi capitoli, quindi, il lettore non troverà tavole che li illustrino nell’Atlante.
I. RACCONTI CHE NON POSSONO ESSERE DEFINITI “STORICI”
I racconti riguardanti i Patriarchi (Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe), l’Esodo con Mosè e la conquista della Terra di Canaan si presentano come narrazioni circa l’origine e la storia antica d’Israele. Ci sono però alcuni problemi che vanno affrontati per capire il senso e il valore di tali racconti. Presentiamo dapprima alcune teorie sull’origine letteraria di tali testi (quando, da chi e perché furono scritti: critica letteraria) per poi affrontare la questione del loro uso come fonti per ricostruire gli eventi della storia antica d’Israele (critica storica).
Per quanto riguarda il primo punto, cioè la questione dei generi letterari, ci sono due casi che illustriamo brevemente. a) I LIBRI DI TOBIA, GIUDITTA, ESTER Questi libri narrano le gesta di alcuni personaggi dando alle loro vicende una collocazione storica e geografica. In realtà però tali indicazioni non sono accurate e precise (in particolare nel libro di Giuditta) perché il loro intento non è “storico” quanto piuttosto “sapienziale”: si tratta di libri scritti con intento educativo e di edificazione; si potrebbero in qualche modo paragonare ai nostri romanzi storici o alle novelle ambientate in determinate situazioni del passato. Per questo motivo non ci sono tavole riferite a questi libri nell’Atlante. b) LE ORIGINI E LA PREISTORIA BIBLICA I primi tre capitoli della Genesi appartengono a un genere letterario più teologico che storico. Il confronto con altri racconti di creazione dell’Antico Oriente mostra che il loro modo di esprimersi riprende elementi comuni in quell’ambito e in quell’epoca. Descrivendo l’origine del mondo, dell’uomo e della condizione dell’umanità vogliono mettere in evidenza il rapporto con Dio sia del mondo sia dell’uomo. Insistono pertanto sul fatto che il mondo è creato dall’unico Dio; che è “buono e bello” ma non ha in sé niente di divino (contro la concezione comune all’epoca che vedeva negli astri e in altri fenomeni naturali delle divinità). L’uomo e la donna hanno una particolare dignità nel creato (sono “immagine e somiglianza”) e sono destinati a vivere in comunione con il Signore; tale progetto divino è spezzato dal peccato, ma Dio non rinuncia ad attuarlo: per i cristiani la sua piena realizzazione si ha in Gesù Cristo. Detto questo, è ovvio che non si può localizzare su una carta geografica il giardino dell’Eden o “paradiso terrestre”, come si è soliti chiamarlo. Considerazioni analoghe valgono anche per i capitoli 4-11 della Genesi, i quali sono in continuità con i capitoli 1-3 e dove si alternano racconti che mettono in evidenza da una parte il dilagare del peccato e dall’altra gli interventi divini in favore dell’uomo: si pensi in particolare al racconto del diluvio universale (che ha molti tratti in comune con racconti analoghi di origine mesopotamica) e alla sua conclusione con il segno dell’arcobaleno, che indica
II. IL PROBLEMA DELLE ORIGINI D’ISRAELE
a) CRITICA LETTERARIA Per l’origine letteraria del Pentateuco un’ipotesi molto diffusa e ancora oggi usata è quella della cosiddetta teoria documentaria. Si tratta di una teoria esposta per la prima volta da K.H. Graf (1866), poi perfezionata e divulgata in particolare da J. Wellhausen (1876): essa suppone che l’attuale Pentateuco risulti dalla fusione, operata da un redattore-autore, di quattro documenti diversi. I primi tre vengono convenzionalmente designati con i seguenti nomi: fonte Jahvista (sigla J, il nome deriva dal fatto che usa fin dalla preistoria il nome divino JHWH o YHWH), che si suppone sia stato scritto nel regno di Giuda nel X-IX sec. a.C.; fonte Elohista (sigla E, il nome deriva dal termine ebraico Elohim, che significa Dio, perché tale documento preferisce evitare il nome proprio YHWH nei racconti di Genesi e lo usa solo dopo la sua rivelazione a Mosè in Es 3), che si suppone sia stato scritto nel regno d’Israele nel IX-VIII sec. a.C.; fonte Sacerdotale (sigla P dal tedesco Priesterschrift) che si suppone sia stato scritto da alcuni sacerdoti durante l’esilio babilonese (VI sec. a.C.). Tutte e tre queste fonti conterrebbero materiali relativi ai Patriarchi, all’Esodo e alla conquista della Terra Promessa. Il quarto documento corrisponde all’incirca al libro del Deuteronomio (scritto tra il VII e il VI sec. a.C.), che ha un’indole diversa. I libri di Genesi, Esodo e Numeri, quindi, risulterebbero dalla fusione dei tre documenti Jahvista, Elohista e Sacerdotale. In particolare si suppone che dapprima J e E (per molti versi simili) fossero stati fusi da un redattore in un’unica narrazione (e quindi non sempre è possibile distinguere il filo narrativo di E da quello di J); in seguito tale narrazione fu inserita in quella Sacerdotale che fornisce il telaio o la cornice di tutta la narrazione. Tale opera doveva essere già terminata all’epoca di Esdra e Neemia, cioè verso la metà del V secolo. A tale ipotesi si sovrappose poi un altro metodo di ricerca chia15
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INTRODUZIONE STORICA mato Storia delle tradizioni (i rappresentanti più noti sono M. Noth, † 1970, e G. von Rad, † 1971; in campo cattolico importante fu l’opera di R. De Vaux, † 1971): tale metodo cerca di passare dai documenti scritti (J, E, P) alle tradizioni orali più antiche che sono all’origine della loro narrazione, mostrando, in un particolare racconto o episodio, che cosa può essere dovuto all’opera letteraria dell’autore (per es. lo Jahvista) e cosa invece risale alla tradizione che lui ha ripreso. Con questo metodo, quindi, J, E e P non vengono tanto considerati come fonti letterarie ma come raccolte o complessi di tradizioni; inoltre si suppone che si possa risalire indietro nel tempo oltre l’epoca di stesura di tali scritti, quindi oltre il X sec. a.C. La teoria documentaria si è imposta nel corso del XX secolo come soluzione quasi universale al problema della composizione del Pentateuco. Però alcuni studi più recenti, che raccolgono un certo consenso, contestano la possibilità di riconoscere nel Pentateuco una fonte Jahvista e una fonte Elohista; si sostiene che in realtà soltanto due strati letterari siano ben distinguibili all’interno del complesso Genesi-Deuteronomio: una composizione di tipo sacerdotale e una di tipo deuteronomista (cioè ispirata al libro del Deuteronomio). Entrambe queste composizioni vanno fatte risalire all’epoca dell’esilio e dell’immediato periodo post-esilico (VI sec. a.C.) e sarebbero state fuse insieme nel corso del V sec. Gli autori che accolgono questa ipotesi (elaborata in modo particolare da E. Blum, 1990) riconoscono che nel Pentateuco sono riconoscibili materiali e narrazioni più antichi rispetto alle composizioni deuteronomista e sacerdotale, ma ritengono che essi abbiano un carattere limitato e non costituiscano una “fonte” completa che abbraccia i tre ambiti narrativi, cioè quello relativo ai Patriarchi, quello dell’Esodo e quello della conquista della Terra Promessa. Una conseguenza di tale impostazione è l’idea che soltanto in epoca esilica si fosse effettuata una prima raccolta sistematica completa delle tradizioni e dei racconti già esistenti per comporre una storia delle origini d’Israele; secondo la teoria documentaria di Wellhausen, invece, un tale tipo di lavoro era stato fatto già in epoca salomonica da parte dello Jahvista. Al momento, comunque, non c’è uniformità di vedute e neppure un consenso abbastanza ampio sulla composizione del Pentateuco. Da quanto detto però emerge, ai fini della nostra analisi, un aspetto importante: qualunque sia l’ipotesi letteraria sull’origine dei testi, si riconosce sempre il carattere frammentario delle narrazioni sui Patriarchi, sull’Esodo e sulla conquista della Terra Promessa: la tradizione aveva conservato singoli episodi o cicli di racconti che solo in un secondo momento furono messi per iscritto. Di conseguenza non sempre il filo narrativo è continuo e coerente e a volte presenta delle lacune. Si deve inoltre supporre un certo lasso di tempo, in alcuni casi abbastanza consistente, tra l’evento narrato e il momento della sua stesura per iscritto. b) CRITICA STORICA Anzitutto è bene richiamare quanto affermato dall’enciclica Divino Afflante Spiritu (1943) e ribadito dalla Costituzione Dei Verbum del Concilio Vaticano II e cioè che nella Bibbia esistono narrazioni in diversi modi storiche a seconda del loro genere letterario. Ciò significa che dalla verità dogmatica dell’ispirazione non deriva necessariamente che tutto ciò che viene raccontato sui Patriarchi o sull’Esodo debba essere allo stesso modo “storico”: alcuni racconti si presentano infatti come una descrizione epica o puramente religiosa degli eventi. Un secondo aspetto da chiarire riguarda l’aggettivo “storico”: normalmente, nell’uso comune, si tende ad attribuire a tale parola il senso di “realmente accaduto”. 16
INTRODUZIONE STORICA Si dovrebbe precisare però che non sempre noi siamo in grado di sapere cosa è realmente accaduto. Si deve cioè distinguere fra ciò che la scienza storica, la storiografia, è in grado, con i suoi metodi, di conoscere e indagare e ciò che, pur essendo forse accaduto, non ci è dato di conoscere o ricostruire storiograficamente in modo certo. Si deve inoltre tenere presente che i criteri storiografici moderni sono molto diversi da quelli in uso nell’antichità: mentre per es. gli autori antichi davano maggiore importanza alle gesta di singoli personaggi per spiegare la successione degli eventi, i moderni pongono maggiormente l’accento sui fenomeni sociali ed economici più ampi. Nel lavoro di ricostruzione storica si devono valutare le fonti a disposizione utilizzandole in modo critico: nelle cronache antiche, per es., ogni re tende sempre ad esaltare le proprie imprese, ingrandendo le proporzioni delle vittorie e tacendo o minimizzando le sconfitte; di ciò lo storico terrà conto nel ricostruire gli eventi. Un altro problema si pone allo storico quando la fonte a sua disposizione descrive eventi che sono molto lontani nel tempo rispetto all’epoca della stesura scritta: come sapere se la fonte conserva in modo fedele gli eventi o se la distanza temporale li ha distorti? Diventa quindi importante la possibilità di verificare le fonti a disposizione incrociandole con altri dati che possono essere documenti storici di altri popoli o risultati di scavi archeologici. I racconti della Genesi sui Patriarchi presentano, per lo storico, alcuni di questi problemi: anzitutto sono stati certamente scritti in un’epoca molto successiva alle vicende che intendono raccontare; poi hanno una forte preoccupazione ideologica e teologica: essi vogliono mostrare che il paese dove Israele abita è stato a lui concesso da Dio fin da un’epoca molto antica. Inoltre è evidente che in molti casi il loro scopo principale non è di cronaca, ma religioso, cioè ribadire la fedeltà di Dio alle sue promesse e il suo rapporto particolare di alleanza con Israele. I Patriarchi non sono menzionati in nessun altro documento antico, mesopotamico o egiziano, e i tentativi fatti di trovare riscontri alle narrazioni con paragoni ad altri testi antico-orientali e con i risultati di scavi archeologici non hanno portato a risultati certi (questo vale anche per la tesi, abbastanza diffusa, che si possano collocare i Patriarchi nel periodo compreso tra il XVIII e il XV sec. a.C.: i dati non sono sufficienti per sostenere con sicurezza tale ipotesi). La conclusione che se ne può trarre è che, dal punto di vista della scienza storica moderna, non è possibile ricostruire con certezza le vicende dei Patriarchi né collocarle in un preciso contesto storico; sarebbe però scorretto dedurne che quindi Abramo e Giacobbe non sono mai esistiti. È ragionevole, infatti, supporre che i testi biblici conservino una qualche tradizione o memoria antica, che però noi non siamo più in grado di ricostruire nei suoi contorni precisi. Un discorso analogo a quello fatto per i Patriarchi vale anche per i racconti sull’Esodo anche se il quadro è leggermente diverso. In effetti per quanto riguarda l’Esodo il testo biblico conserva un’informazione abbastanza precisa circa la sua epoca, visto che menziona in Es 1,11 la città di Ramses, cioè la residenza del faraone Ramses II (XIII sec. a.C.). Altri aspetti però pongono notevoli problemi; in particolare le indicazioni geografiche sul percorso degli Ebrei che escono dall’Egitto sono di difficile comprensione e rendono incerta ogni ricostruzione dell’itinerario (per cui alcuni studiosi hanno addirittura avanzato l’ipotesi che dietro di esse ci siano due tradizioni, relative a due differenti uscite dall’Egitto). A ciò va aggiunto il carattere frammentario o composito di diversi passi e il tono più teologico che storico di molti brani. Esiste una fonte egiziana che menziona Israele: si tratta delle stele di Merneptah (il successore di Ramses II) che elenca Israele tra i popoli
dell’est ormai sottomessi. Tale fonte però non solo presenta problemi specifici d’interpretazione, ma è anche difficile da combinare con le fonti bibliche a nostra disposizione. Pure qui lo storiografo dovrà rinunciare a scrivere una “storia dell’uscita dall’Egitto”, ma ciò non significa negare che il testo non possa aver conservato la memoria di alcune vicende accadute intorno all’epoca di Ramses II. Anche il problema della conquista della Terra Promessa e quello ad esso collegato del sistema delle dodici tribù d’Israele sono di difficile soluzione. Infatti se leggendo il libro dei Numeri e quello di Giosuè si ha l’impressione di 12 tribù unite che cooperano alla conquista di tutto il territorio d’Israele, il capitolo 1 dei Giudici presenta un quadro diverso con le tribù che prendono l’iniziativa in modo singolo e senza una conquista di tutto il territorio. Abbiamo così due fonti di tipo diverso all’interno della stessa Bibbia: normalmente si ritiene che nel libro di Giosuè la presentazione delle vicende sia stata semplificata e schematizzata perché gli intenti del testo sono soprattutto teologici. Sono state proposte diverse teorie per fare fronte a tale problema e ai dati dell’archeologia, che a volte sembrano essere in contrasto con i racconti biblici, ma anche qui non si è raggiunta una soluzione condivisa e accettata da tutti. Schematicamente si possono indicare tre teorie proposte per cercare di descrivere storicamente la conquista di Canaan da parte d’Israele. a) Alcuni studiosi ritengono che si possa accogliere, nelle sue linee sostanziali, il quadro proposto dal libro di Giosuè: ci fu una presa militare violenta del territorio. La conferma di tale svolgimento degli eventi sarebbe data dagli scavi archeologici che mostrano in alcune città cananee (per es. Azor) segni di distruzione proprio nel periodo storico in cui si dovrebbe collocare la conquista di Giosuè (intorno al 1200 a.C.). Il problema è che altri dati archeologici non sono però compatibili con questa ipotesi: varie città cananee (come Gerico) erano già in rovina all’epoca della conquista o non presentano particolari segni di distruzione per quell’epoca. b) Altri hanno proposto un quadro ispirato piuttosto ai primi capitoli del libro dei Giudici: più che di una conquista rapida e violenta, l’occupazione di Canaan da parte delle tribù sarebbe avvenuta in modo lento e progressivo: si tratterebbe più di un’infiltrazione che di una conquista. In certe circostanze e occasioni si verificarono anche scontri militari, ma in ogni caso si trattò di un processo abbastanza lungo. Inoltre questa teoria dell’infiltrazione suppone che essa sia avvenuta in maniera sparsa con alcune tribù che sarebbero penetrate da sud e altre da est: soltanto in un secondo momento le tribù si sarebbero unificate. Questa ipotesi è quella che ha raccolto maggiori consensi. c) Una terza teoria ritiene che invece di una conquista si debba parlare piuttosto di una rivolta: il sistema politico di Canaan, basato sulle città-stato, crollò sulla spinta di una rivolta delle campagne. Tale rivolta trovò il supporto ideologico e religioso nella nuova fede in YHWH portata da un piccolo gruppo che veniva dall’Egitto. In questo modo si cercano di spiegare i dati archeologici che presentano in alcuni casi distruzioni, ma anche, in molti luoghi, una continuità di insediamenti e di cultura. Tale teoria è in parte influenzata dall’interpretazione marxista della storia e risolve alcuni problemi (come la continuità linguistica che si registra nella regione palestinese nel passaggio dal II al I millennio), ma presenta il grosso problema di contrastare con il dato più volte ripetuto nella Bibbia dell’origine “straniera” di Israele. Ulteriori ricerche potranno forse contribuire a chiarire il quadro: rimane comunque che la tradizione biblica è unanime nel ritenere il possesso della Terra da parte d’Israele come conseguenza di una
conquista sostenuta da Dio; quindi, in definitiva, Israele deve considerare la Terra un dono divino. Il libro dei Giudici sembra presentare una successione ordinata e coerente di alcuni personaggi che governano su tutto Israele (il termine “giudice” indica anche alcune funzioni di governo), ma una lettura attenta del testo mostra che in realtà il quadro unitario è dovuto a una redazione molto successiva, quella della “scuola deuteronomista” (così chiamata perché ispirata dallo stile e dalle idee del libro del Deuteronomio; a tale scuola si attribuisce la redazione dei libri di Giosuè, Giudici, Samuele e Re). Le tradizioni raccolte in tale composizione unitaria e per certi versi schematica sono relative piuttosto a singole tribù o gruppi di tribù: esse ci tramandano il ricordo di alcuni episodi, in particolare scontri militari con i Cananei e altri popoli circostanti, che permettono di farsi un’idea di quel periodo, ma non consentono comunque una ricostruzione precisa degli avvenimenti. Le nostre informazioni sul periodo immediatamente precedente l’istituzione della monarchia sono quindi a carattere frammentario e non permettono la descrizione di un quadro complessivo di tutto Israele. Per questo periodo si deve accennare all’idea della confederazione di tribù, idea proposta da M. Noth nel 1930 e largamente diffusa e condivisa per molto tempo, ma che oggi è sempre più abbandonata. Secondo Noth le 12 tribù d’Israele (il numero ha evidentemente anche un valore simbolico) costituivano un lega il cui centro era il santuario, nel quale era conservata l’arca dell’alleanza. Le tribù si riunivano al santuario per celebrare le feste religiose e per trattare alcune questioni comuni; potevano unirsi tutte o a gruppi per affrontare dei nemici comuni, ma per il resto erano autonome. Tale tesi presenta diversi aspetti molto ipotetici perché non ci sono dati certi, ad esempio, sul fatto che ci fosse un unico santuario centrale in Israele o che ci siano sempre state 12 tribù. Inoltre alcuni passi biblici, che Noth riteneva molto antichi e su cui basava la sua ipotesi, sono ritenuti negli studi più recenti composizioni di epoca tardiva e quindi non utilizzabili per ricostruire la storia d’Israele in epoca pre-monarchica. Ci siamo un po’ dilungati su queste questioni per chiarire il carattere limitato che può avere un Atlante storico della Bibbia per tutto ciò che riguarda il periodo precedente l’inizio della monarchia in Israele. Le tavole relative a Genesi-Giudici presenti nell’Atlante vanno quindi intese come un sussidio geografico per comprendere le narrazioni e non intendono essere una ricostruzione storiografica precisa degli avvenimenti. Ci pare doveroso ricordare però che la conclusione negativa dell’indagine storiografica non significa pronunciare un verdetto negativo sulla “verità” dei testi biblici, ma soltanto dire che le informazioni in esso contenute non sono sufficienti per ricostruire gli eventi secondo i criteri della moderna ricerca storica.
III. CRONOLOGIA DEI RE DI GIUDA E D’ISRAELE Fissare le date in cui si sono svolti alcuni avvenimenti è un compito importante per lo storico che è ovviamente più facile per gli eventi più vicini nel tempo e/o maggiormente documentati, più difficile per quelli più lontani e/o meno documentati. Per stabilire una cronologia della storia d’Israele in epoca monarchica sono importanti le informazioni dei libri di Samuele e in particolare dei Re: questi ultimi infatti riportano gli anni di regno di ogni sovrano e creano anche un sincronismo fra i re d’Israele e i re di Giuda. Ad esempio in 1 Re 16,29 si legge: “Acab figlio di Omri divenne re su Israele nell’anno trentottesimo di Asa re di Giuda. Acab figlio di Omri regnò su Israele in Samaria ventidue anni”; e in 17
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INTRODUZIONE STORICA 1 Re 22,41-42: “ Giòsafat figlio di Asa divenne re su Giuda l’anno quarto di Acab, re di Israele. Quando divenne re, Giòsafat aveva trentacinque anni; regnò venticinque anni in Gerusalemme”. L’autore dei libri dei Re si basava probabilmente su documenti ufficiali dei due regni e il sistema è abbastanza preciso, ciò nonostante ci sono alcuni problemi nel combinare tutti i dati da lui forniti: per esempio se si addizionano separatamente gli anni di regno dei re d’Israele e quelli dei contemporanei re di Giuda il risultato finale non concorda. Proviamo a spiegare da dove nascono tali problemi. Nei sistemi di calcolo in uso nell’Antico Oriente gli anni erano indivisibili: si crea così il problema di computo per l’anno in cui un re muore e sale al trono il suo successore. In Mesopotamia tale anno veniva computato solo per il re defunto; per il nuovo re il calcolo degli anni iniziava con il capodanno successivo alla sua incoronazione: questo sistema è definito della postdatazione. Gli Egiziani invece usavano il sistema detto predatazione: sia l’anno di incoronazione sia l’anno della morte erano computati come anni interi, per cui alcuni anni erano calcolati due volte (una volta per il vecchio re e una volta per il nuovo); inoltre con questo sistema un regno durato pochi mesi poteva anche esser calcolato come due anni, se comprendeva gli ultimi mesi dell’anno vecchio e i primi dell’anno nuovo. Sembra che in Israele fosse in vigore il sistema della predatazione; la stessa cosa vale forse per Giuda nel periodo antico ma certamente a un certo punto, forse per l’influsso assiro, fu introdotto il sistema della postdatazione. A complicare ulteriormente il calcolo sta la questione del capodanno, per il quale i testi biblici lasciano trasparire due usi differenti: l’inizio dell’anno in autunno (come è ancora oggi per gli Ebrei) e l’inizio dell’anno in primavera (come era in Babilonia). Alcuni dati farebbero pensare che nel regno di Giuda l’inizio dell’anno fosse celebrato in primavera e nel regno d’Israele in autunno, ma la questione è controversa. Tenendo conto di ciò, i sincronismi e gli anni di regno forniti dalla Bibbia possono permettere di costruire una cronologia relativa del periodo monarchico, ma non consentono di stabilire una cronologia assoluta, cioè mettere in rapporto quel computo con il nostro modo di calcolare gli anni. Per stabilire la cronologia assoluta è necessario un punto di riferimento esterno che è fornito, in questo caso, dai documenti assiri: la cronologia assira infatti è certa a partire dall’anno 893 a.C. (con lo scarto di un anno che generalmente viene sottinteso); utilizzando i riferimenti a re d’Israele e di Giuda che si trovano nei documenti assiri (vedi paragrafo seguente) si possono così stabilire dei punti di riferimento che permettono di collocare gli eventi di Israele e Giuda secondo il nostro modo di calcolare gli anni. Con questi dati gli studiosi hanno ricostruito la cronologia dei re di Giuda e d’Israele, con una sostanziale concordanza e con lo scarto di pochi anni nei punti meno sicuri. Il presente Atlante segue in genere la cronologia riportata nelle note e in appendice alla Bibbia di Gerusalemme: in altri testi il lettore potrà trovare date diverse, dovute a soluzioni per i problemi sopra accennati diverse da quelle adottate dai curatori della Bibbia di Gerusalemme. In ogni caso si tenga presenta che lo scarto di uno o due anni va comunque considerato “normale”.
IV. DOCUMENTI STORICI DELL’ANTICO ORIENTE RELATIVI AI REGNI D’ISRAELE E GIUDA La presente raccolta di testi, necessariamente limitata, dà la preferenza ai documenti indispensabili per la cronologia, e in genere a 18
INTRODUZIONE STORICA quelli che menzionano espressamente i re o le località d’Israele e di Giuda. Moltissimi inoltre sono i testi che riguardano quei punti della storia dell’Antico Oriente a cui si accenna nella Bibbia non solo nei libri storici, ma anche nei Profeti che commentano alla luce della fede gli avvenimenti politici del loro tempo, come la conquista dell’Egitto da parte degli Assiri (Is 19-20), la caduta di Ninive (Na 2,2-14; 3,1-19; Sof 2,13-15), la campagna di Nabucodonosor contro l’Egitto (Ger 46) e contro Tiro (Ez 26-27), il sorgere della potenza di Ciro (Is 13-14; 47; Ger 50). Tutti i documenti dell’Antico Oriente che illustrano anche solo indirettamente gli avvenimenti della Bibbia si trovano in versione inglese nel pregiato volume curato da J.B. Pritchard, Ancien Near Eastern Texts relating to the Old Testament, Princeton 1950; 3a ed. 1969. Si cita abitualmente quest’opera con la sigla ANET, seguita dal numero della pagina. Sul periodo persiano e i successivi (Seleucidi e Lagidi, Maccabei e Asmonei, Erode e il dominio romano) siamo abbondantemente informati dagli storiografi classici e da Giuseppe Flavio. a) LA STELE DI MESHA RE DI MOAB Scoperta nel 1968 a Dhiban (la biblica Dibon) da F.A. Klein e Ch. Clermont-Ganneau, è ora conservata a Parigi, nel Museo del Louvre. Fu scritta tra l’840 e l’820 a.C. Vedi 2 Re 3,4-27. Introduco le spiegazioni nel testo, tra parentesi e in corsivo (ANET, p. 320). Io sono Mesha, figlio di Chemos- [...] (Kmsh[yt]; forse “Chemosha dato”), re di Moab, il Dibonita. Mio padre aveva regnato su Moab trent’anni, e io regnai dopo mio padre. (Io sono) colui che fece questo alto luogo (di culto) per Chemos (il dio dei Moabiti: 1 Re 11,7) in Quarhoh [...] perché mi ha salvato da tutti i re e mi ha fatto trionfare sopra tutti i miei avversari. Quanto a Omri, re d’Israele, egli umiliò Moab per molti giorni (cioè anni), perché Chemos era adirato contro il suo paese. E il figlio di lui (cioè Acab) lo seguì e anche lui disse: “Umilierò Moab”. Ai miei giorni (cioè: durante il mio regno) egli parlò così, ma io ho trionfato su di lui e sulla sua casa, e Israele è perito per sempre! Omri dunque aveva occupato il paese di Medeba (Madaba) e (Israele) aveva abitato là durante il suo tempo (di regno) e durante metà del tempo di suo figlio (cioè Acab) per quarant’anni: ma Chemos (cioè i Moabiti) vi abitò durante il mio tempo (di regno). E io costruii Baal-Meon, facendo in esso una riserva d’acqua, e costruii Qariaten. E gli uomini di Gad (cioè della tribù israelitica di Gad) avevano sempre abitato nel paese di Atarot, e il re di Israele aveva costruito Atarot per loro; ma io assalii la città e la presi e uccisi tutto il popolo della città come inebriamento per Chemos e per Moab. E strappai di là Arel (oppure Oriel) suo capo e lo trascinai davanti a Chemos in Cheriot, colà feci abitare gente di Sharon e gente di Maharit. E Chemos mi disse: “Va’, prendi Nebo da Israele!”. Allora io andai di notte e combattei contro di essa dal sorgere dell’aurora fino a mezzogiorno, la presi e uccisi tutti, settemila uomini, ragazzi, donne, ragazze e schiave, perché li avevo votati alla distruzione (era il herem o anatema) per (il dio) Ashtar-Chemos. E presi di là gli (arredi?) di Iahvé e li trascinai davanti a Chemosh. E il re d’Israele aveva costruito Iahaz (Iaaz) e vi aveva abitato mentre combatteva contro di me, ma Chemos lo scacciò davanti a me. Presi da Moab duecento uomini, tutti (guerrieri) di prima classe, li posi contro Iahaz e la presi, per unirla (al distretto) di Dibon. Io sono colui che ha costruito Quathoh, il muro dei boschi e il muro della cittadella; io ho costruito le sue porte, io ho costruito le sue torri, io ho costruito la casa del re e io ho fatto ambedue le riserve per l’acqua entro la città. E non vi erano cisterne all’inter-
no della città a Quarhoh, allora dissi a tutto il popolo:“Ciascuno di voi faccia una cisterna per sé nella sua casa”. Io ho tagliato le travi per Quarhoh mediante i prigionieri di Israele. Sono io che ho costruito Aroer e ho fatto la strada nella (valle) dell’Arnon; io ho costruito Bet-Bamot, perché era stata distrutta, io ho costruito Bezer, perché giaceva in rovine, con cinquanta uomini di Dibon, perché tutta Dibon mi era soggetta. Io ho regnato (in pace) su cento città che avevo aggiunto al paese. E io ho costruito [...] Medeba e Bet-Diblaten e Bet-Meon, e vi posi [...] del paese. E quando a Hauronen, vi abitò in esso [...]. E Chemos mi disse: “Scendi e combatti contro Hauronen!”. E scesi e combattei contro la città e la presi e Chemos vi abitò durante il mio tempo (di regno) [...]. b) SALMANASSAR III: LA BATTAGLIA DI QARQAR (854/853 A.C.) Dagli annali. Secondo l’iscrizione del Monolito, conservato al British Museum, pubblicata da H. C. Rawlinson nella collezione The Cuneiform Inscriptions of Western Asia, London 1861-1884, vol. III, p. 7 ss, questa spedizione è del sesto anno di regno (ANET, p. 278). Nell’anno dell’eponimo Daian-Ashur, nel mese di Aiaru, nel giorno 14, io partii da Ninive. Attraversai il Tigri e mi avvicinai alle città di Giammu sul fiume Balikh. Esse ebbero paura della durezza della mia signoria e dello splendore delle mie armi potenti, e uccisero il loro signore Giammu con le proprie mani. Entrai nella città di Shlala e di Til-sha-Turahi e introdussi i miei dèi nei suoi palazzi. Celebrai la festa tashiltu nei suoi palazzi. Aprii il tesoro, esaminai ciò che egli vi aveva riposto; asportai come bottino le sue ricchezze e le portai nella mia città di Ashur. Partii da Sahlala e mi avvicinai a Kar-Shulmanuasharedu (oggi Tell el-Ahmar sull’Eufrate). Attraversai per la seconda volta l’Eufrate in piena su zattere fornite di galleggianti di pelli di capra (gonfiate). Nella città di Ina-Ashur-utir-asbat, che la gente di Hittina chiama Pitru, sull’altra riva dell’Eufrate, sul fiume Sagur, ricevetti il tributo dei re dell’altra riva dell’Eufrate, cioè di Sanagara da Carchemis, di Kundashpi da Commagene, di Arame, uomo di Gusi, di Lalli da Melitene, di Haiani, figlio di Gabari, di Kalparuda da Hattina e di Kalparuda da Gurgum: argento, oro, stagno, rame, recipienti di rame. Partii dalle sponde dell’Eufrate e mi avvicinai ad Aleppo (Halman). Essi temettero di combattere e abbracciarono i miei piedi. Ricevetti argento e oro come loro tributo e offrii sacrifici al dio Adad di Aleppo. Partii da Aleppo e mi avvicinai alle due città di Irhuleni (re) di Hamat. Presi le città di Adennu, Barga e Argana, sua residenza reale. Asportai da esse il suo bottino e le ricchezze dei suoi palazzi. Diedi alle fiamme i suoi palazzi. Partii da Argana e mi avvicinai a Qarqara. Distrussi, demolii e incendiai Qarqara, la residenza del re. Egli (Irhuleni) aveva preso in suo aiuto: 1200 carri, 1200 cavalieri, 20.000 fanti di Adad-idri (Hadadezer, nella Bibbia Ben-Hadad) di Damasco, 700 carri, 700 cavalieri, 10.000 fanti di Irhuleni da Hamat, 2000 carri, 10.000 fanti di Acab Israelita (Ahabbu Sir’ilai), 500 soldati da Que (Cilicia), 1000 soldati da Musri, 10 carri, 10.000 soldati da Irqanata, 200 soldati di Matinu-ba’lu da Arvad, 200 soldati da Usanata, 30 carri, 10.000 (?) soldati di Adunu-ba’lu da Shian, 1000 cammelli di Gindibu dall’Arabia, [...] soldati di Ba’sa, figlio di Ruhubi, da Ammon – questi erano dodici re. Essi insorsero contro di me in battaglia decisiva. Li attaccai con le potenti forze di Ashur, che Ashur, mio signore, mi ha dato, e con le armi forti che Nergal, mio condottiero, mi ha consegnato, e in-
flissi loro una sconfitta tra le città di Qarqara e di Gilazu. 14.000 dei loro soldati uccisi con la spada, abbattendomi sopra di loro come Adad quando fa scendere una tempesta. Disseminai i loro cadaveri, riempii la pianura dei loro soldati dispersi. Nella battaglia feci scorrere il loro sangue lungo il “hurpalu” (?) del distretto. La pianura era troppo piccola per permettere alle loro anime di discendere (nel mondo dei morti). Lo spazio venne a mancare quando si trattò di seppellirli. Con i loro cadaveri io attraversai l’Oriente prima che ci fosse un ponte. Inoltre durante la battaglia catturai i loro carri, i loro cavalli legati al giogo. c) SALMANASSAR III: IV SPEDIZIONE CONTRO DAMASCO (842/841 A.C.) Iscrizione degli annali (ANET, p. 280). Nell’anno diciottesimo del mio governo io attraversai l’Eufrate per la sedicesima volta. Hazael (Haza’ilu) di Damasco confidò nel suo numeroso esercito e radunò le sue truppe in gran numero, stabilendo come sua fortezza il monte Sanir, monte situato di fronte al Libano. Io combattei contro di lui e gli inflissi una sconfitta, uccidendo con la spada 16.000 dei suoi soldati provetti. Gli portai via 1121 carri, 470 cavalli insieme col suo accampamento. Egli fuggì per salvare la sua vita; io l’inseguii e lo assediai in Damasco, sua residenza reale. Io tagliai i suoi giardini (senza espugnare la città). Marciai fino alle montagne dell’Hauran, distruggendo, demolendo e incendiando città senza numero, portandone via un bottino incalcolabile. Marciai (poi) fino alle montagne di Ba’li-ra’si, che è sulla sponda del mare (cioè il promontorio presso la foce del torrente Nahr el-Kelb a nord di Beirut) e vi eressi una stele con la mia immagine regale. A quel tempo ricevetti il tributo degli abitanti di Tiro, Sidone e di Ieu, figlio di Omri (Iaua mâr Humri; si noti che per gli Assiri il regno d’Israele continuò a chiamarsi per un certo tempo bı̂t-Humri, la casa di Omri; “figlio di Omri” equivale a “Israelita”. In realtà Ieu fu il distruttore della dinastia di Omri). d) SALMANASSAR III: IL TRIBUTO DI IEU (842/841 A.C.) Dall’iscrizione del cosiddetto Obelisco nero, conservato al British Museum. L’iscrizione è sopra la figura corrispondente, che mostra Ieu (o un suo rappresentante) prostrato davanti al re alla testa dei portatori del tributo (ANET, p. 281). Tributo di Ieu, figlio di Omri: argento, oro, una coppa d’oro, un vaso d’oro con fondo a punta, bicchieri d’oro, secchie d’oro, stagno, uno scettro per il re, legni di “puruhtu”, da lui ricevetti. e) TIGLAT-PILESER III: MENACHEM FRA I TRIBUTARI (FORSE NEL 738 A.C.) Dagli annali incisi su lastre scoperte a Kalah (Nimrud) e conservate al British Museum (ANET, p. 283). Io ricevetti il tributo di Kushtashpi di Commagene, Rezin di Damasco, Menachem di Samaria (Menihimme Samerinaia), Hiram di Tiro, Sibittibi’li di Byblos, Urikki di Que, Pisiris di Carchemis, I’nil di Hamat, Panammu di Sam’al, Tarhulara di Gurgum, Sulumal di Militene, Dadilu di Kaska, Uassurme di Tabal, Ushhitti di Tuna, Urballa di Tuhana, Tuhamme di Ishtunda, Urimme di Hubishna, Zabibe, regina di Arabia: oro, argento, stagno, ferro, pelli di elefante, zanne di elefante, vesti di lino con guarnizioni multicolori, porpora viola e porpora rossa, ebano, bosso, cose preziose bastanti per un tesoro da re, pecore con la pelliccia tinta di porpora, uccelli del cielo (cioè selvatici) con le ali tinte di porpora viola, cavalli, muli, grosso bestiame, piccolo bestiame, cammelli maschi, cammelli con i loro piccoli. 19
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INTRODUZIONE STORICA f) TIGLAT-PILESER III CREA RE OSEA (732 A.C.) Da un resto annalistico frammentario (ANET, p. 283). ... la città di Hatarikka fino al monte Saua, ... le città: Byblos... Simirra, Arqa, Zimarra, ... Urzu, Siannu, Ri’raba, Ri’sisu, ... le città ... del Mare Superiore (il Mediterraneo) io sottomisi. Sei ufficiali dei miei costituii sopra di loro come governatori. La città di Rashpuna, sulla costa del Mare Superiore, le città ..., Gal’za, Abilakka confinanti con Bît-Humria (cioè Israele) e il vasto territorio di [Nefta]-li, nella totale estensione ho unito all’Assiria. Ufficiali dei miei io costituii sopra di loro come governatori. Quanto a Hanunu di Gaza, che era fuggito davanti al mio esercito e si era rifugiato in Egitto, io conquistai la sua città Gaza... le sue ricchezze personali, [asportai] le sue statue [e collocai] i miei dèi e la mia immagine regale nel suo palazzo... e dichiarai che essi fossero d’ora in avanti gli dèi del loro paese. [Quanto a Menachem, io] lo investii [come una tempesta di neve] ed egli... fuggì come un uccello, solo, [e si prostrò ai miei piedi]. Io lo restituii al suo posto [e gli imposi un tributo]: oro, argento, vestiti di lino con ornamenti multicolori... grandi... io ricevetti da lui. Bı̂t-Humria (cioè Israele)... tutti i suoi abitanti e i loro possedimenti, deportai in Assiria. Essi rovesciarono il loro re Pekach (Paqaha) e io costituii Osea (Ausi’) sopra di loro. Da loro ricevetti 10 talenti d’oro, 1000 (?) talenti d’argento quale loro tributo e li portai in Assiria. g) TIGLAT-PILESER III: ACAZ TRA I SUOI TRIBUTARI (733–732 A.C.) Da un’iscrizione relativa a una costruzione, su argilla, conservata in più copie. Manca la data ma è certamente in connessione con la conquista di Damasco (733-732) che non figura più tra i tributari (ANET, p. 282). Io costutii Idi-bi’li Governatore della Frontiera sui confini di Musur. In tutti i paesi che... io ricevetti il tributo di Kushtashpi di Commagene, Urikki di Que, Sibitti-bi’il di Byblos, ..., Enil di Hamat, Panammu di Sam’al, Tarhulara di Gumgum, Sulumal di Militene, ... Uassurme di Tabal, Ushhitti di Tuna, Urballa di Tuhana, Tuhamme di Ishtunda, ... Matam-bi’il di Arvad, Sanipu di Bı̂tAmman (cioè Ammon), Salamanu di Moab, ... Mitinti di Ascalon, Acaz di Giuda (Iauhazi Iaudaia, da cui risulta che Acaz, in ebr. Ahaz, è la forma abbreviata del nome completo Ieho’ahaz: “YHWH prende”), Kaushmalaku di Edom (Udumaia), Muzri ..., Hanunu di Gaza: oro, argento, stagno, ferro, magnesite, vesti di lino con ornamenti multicolori, vesti del loro paese (fatte) di lana tinta di porpora ... ogni genere di oggetti preziosi prodotti del mare o della terra, prodotti delle loro regioni, tesori dei re, cavalli, muli addestrati al giogo... h) SARGON II ESPUGNA SAMARIA (722 A.C.) Dagli annali, su tavole di pietra e in iscrizioni murali (ANET, p. 284). All’inizio del mio governo ... la città dei Samaritani [assediai, conquistai] (due linee distrutte) ... per il dio che mi ha fatto riportare questo trionfo ... Condussi via come prigionieri 27.290 abitanti di essa e di mezzo a loro armai soldati per equipaggiare 50 carri per il mio corpo reale. [La città] ricostruii migliore di quella che era prima e vi stabilii gente dei paesi che io stesso avevo conquistato. Costituii un ufficiale dei miei come governatore su di loro e imposi loro il tributo (consueto) per i cittadini dell’Assiria. i) SARGON II: SAMARIA E ALTRE IMPRESE (722 A.C.) Riproduciamo la traduzione di un’altra iscrizione, che in parte è parallela alla precedente e ne completa le lacune (ANET, p. 284-285). 20
INTRODUZIONE STORICA Io assediai e conquistai Samaria (Samerina), condussi via come bottino 27.290 abitanti di essa. Formai in mezzo a loro un contingente di 50 carri e ai rimanenti abitanti feci riprendere le loro posizioni (sociali). Costituii su di loro un ufficiale dei miei e imposi loro il tributo del re precedente. Hanunu, re di Gaza e anche Sib’e (nella Bibbia, 2 Re 17,4, è chiamato So, da leggersi forse Seve) turtanu (generalissimo, nella Bibbia “tartan”: 2 Re 18,17; Is 20,17) di Egitto, uscirono da Rapihu (l’attuale Rafah) contro di me per ingaggiare una battaglia decisiva. Io li sconfissi; Sib’e fuggì via, all’udire il rumore del mio esercito, e non lo si vide più. Hanunu, lo catturai personalmente. Io ricevetti il tributo da Pir’u di Musuru, da Samsi, regina d’Arabia e da It’amar di Saba: oro in polvere, cavalli e cammelli. j) SENNACHERIB ASSEDIA GERUSALEMME (701 A.C.) Il lungo episodio è contenuto nel cosiddetto “Prisma di Taylor”, conservato al British Museum e nel Prisma dell’Istituto Orientale di Chicago, che contiene la redazione definitiva degli annali di Sennacherib. Nel leggere l’itinerario dettagliato di questa campagna militare si tenga presente la Tavola 27, carta III; (ANET, p. 287-288). Nella mia terza campagna marciai contro il paese di Hatti (gli Hittiti; a questa epoca il nome designa la Siria occidentale e la Palestina). Luli, re di Sidone, colpito dallo splendore terribile della mia signoria, fuggì lontano al di là del mare e perì. Il tremendo splendore dell’arma di Ashur, mio signore, investì le sua città forti: Sidone la Grande, Sidone Piccola, Bit-Zitti, Zaribtu (la biblica Sarepta), Mahalliba, Ushu (cioè Tiro sul continente), Akzib, Akko, sue città fortificate, murate e fornite di vettovaglie e di acqua per le sue guarnigioni, ed esse si curvarono ai miei piedi in atto di sottomissione. Io insediai Tuba’lu (Etba’al) sul trono per esser loro re e imposi a lui un tributo (dovuto) a me, sovrano, (da pagarsi) ogni anno senza interruzione. Quanto a tutti i re di Amurru (cioè dell’Occidente): Minhimmu da Samsimuruna, Tuba’lu da Sidone, Abdili’ti da Arvad, Urumilki da Byblos, Mitinti da Ashdod, Buduili da Bet-Ammon, Kammusunadbi da Moab e Airammu da Edom, essi mi recarono i loro sontuosi doni e – quattro volte – i loro pesanti regali “tamartu”, e baciarono i miei piedi. Ma Sidqia, re di Ascalon, che non si era curvato al mio giogo, io deportai e mandai in Assiria i suoi beni familiari, lui stesso, sua moglie, i suoi bambini, i suoi fratelli, tutti i maschi discendenti dalla sua famiglia. Insediai Sharruludari, figlio di Rukibtu, loro re precedente, sopra gli abitanti di Ascalon e gli imposi il pagamento del tributo e della regalia “katrû”, (dovuta) a me come alto sovrano – ed ora egli trascina le cinghie (del mio giogo). Nella continuazione della mia campagna assediai Bet-Dagon, Iappû (Giaffa), Banai-Barqa, Azuru, città appartenenti a Sidqia, che non si erano curvate in fretta ai miei piedi; le conquistai e ne asportai le spoglie. Gli ufficiali, i patrizi e il popolo di Accaron (Amqarruna, nell’ebraico tradizionale ‘Eqrôn) – che avevano gettato in catene Padi loro re, (perché) leale verso il giuramento solenne per il dio Ashur (cioè fedele vassallo dell’Assiria), e lo avevano consegnato a Ezechia il Giudeo (Hazaqiau Iaudai) – ed egli lo teneva in prigione illegalmente, come un nemico – avevano avuto paura e avevano chiamato il re d’Egitto e gli arcieri, i carristi e la cavalleria del re di Etiopia (Meluhha), un esercito incalcolabile, e quelli erano venuti in loro aiuto. Nella pianura di Elteke (Altaqû) fu disposto il loro schieramento contro di me e affilarono le loro armi. Confidando in un oracolo di Ashur, mio signore, io combattei contro di loro e inflissi loro una sconfitta. Nella mischia della battaglia io stesso
catturai vivi i carristi degli Egiziani con i comandanti e i carristi del re di Etiopia. Assediai Elteke e Timna (Tamnâ), le conquistai e ne asportai le spoglie. Diedi l’assalto ad Accaron, uccisi gli ufficiali e i patrizi che avevano commesso il crimine (d’infedeltà) e appesi i loro corpi su pali intorno alla città. I cittadini che erano colpevoli di delitti minori, considerai prigionieri di guerra. I restanti di loro, che non erano accusati di crimini e di delitti, rilasciai. Padi, loro re, feci uscire da Gerusalemme (Ursalimmu), lo posi sul trono come signore e gli imposi il tributo (dovuto) a me, alto sovrano. Quanto a Ezechia, il Giudeo, che non si era sottomesso al mio giogo, io posi l’assedio a 46 delle sue città fortificate, dotate di mura, e a innumerevoli borgate nelle loro adiacenze, e le conquistai facendo uso di rampe, arieti accostati (alle mura), attacchi di fanteria, cunicoli, brecce e lavoro di zappatori. Ne condussi fuori 200.150 persone, giovani e vecchi, maschi e femmine, cavalli, muli, asini, cammelli, grosso bestiame, piccolo bestiame senza numero, e li considerai come bottino. Lui stesso (Ezechia), rinchiusi in Gerusalemme, sua residenza regale, come un uccello in gabbia. Costruii intorno a lui un terrapieno per molestare quelli che facevano delle sortite dalle porte della sua città. Le sue città, che avevo saccheggiato, le detrassi dal suo paese e le diedi a Mitinti, re di Ashdod, a Padi, re di Accaron, e a Silbel, re di Gaza, così ho impiccolito il suo paese. Oltre il tributo precedente, da pagarsi da loro ogni anno, io imposi loro un ulteriore tributo e la regalia “katrû” (dovuta) a me come alto sovrano. Egli stesso, Ezechia, che il terribile splendore della mia signoria aveva sopraffatto e che era stato abbandonato dalle truppe irregolari (Urbi) e dalle truppe scelte da lui introdotte in Gerusalemme, sua residenza regale, per rafforzarla, mandò a me, a Ninive, città della mia signoria, insieme con 30 talenti d’oro e 800 talenti d’argento, pietre preziose, antimonio (lo stibio per tingere gli occhi), grandi pezzi di pietra rossa (cornalina), letti (incrostati) d’avorio, seggi “numedu” (incrostati) d’avorio, zanne di elefante, ebano, bosso, ogni genere di tesori preziosi, le sue figlie, le concubine del suo palazzo, musicanti maschi e femmine. Per versare il tributo e fare atto di sudditanza egli inviò il suo ambasciatore. k) SENNACHERIB A LACHIS Epigrafe su una grande scultura, conservata al British Museum, che mostra le fasi della presa di Lachis e i prigionieri che sfilano davanti al re (ANET, p. 288). Sennacherib, re del mondo, re di Assiria, sedette su un trono “nimedu” e il bottino di Lachis (Lakisu) passò davanti a lui. l) ASARHADDON (680-669 A.C.): MANASSE FRA I SUOI TRIBUTARI Dall’iscrizione del Prisma B, conservato al British Museum. (ANET, p. 291). Io mobilitai i re del paese di Hatti e dell’altra sponda del fiume (Eufrate): Ba’lu, re di Tiro, Manasse (Menasî), re di Giuda (Iaudi), Qaushgabri, re di Edom, Musuri, re di Moab, Silbel, re di Gaza, Metinti, re di Ascalon, Ikausu, re di Accaron, Milkiashapa, re di Byblos, Matanba’al, re di Arvad, Abiba’al, re di Samsimuruna, Puduil, re di Bet-Ammon, Ahimilki, re di Ashdod, – 12 re dalla costa del mare; Ekishtura, re di Edi’il (Idalion?), Pilagura (Pitagora), re di Kitrusi (Chytros), Kisu, re di Sillu’ua (Soli?), Ituandar, re di Pappa (Paphos), Erisu, re di Silli, Damasu, re di Kuri (Curium), Atmesu, re di Tamesi, Damusi, re di Qarti-hadasti (Cartagine), Unasagusu, re di Lidir (Ledra), Bususu, re di Nuria, – 10 re da Iadnana (Cipro) in mezzo al mare, in tutto 22 re di Hatti, della costa del mare e delle isole; tutti que-
sti io mandai e feci che trasportassero, in mezzo a difficoltà spaventose, a Ninive, la città della mia signoria, come materiali da costruzione per il mio palazzo: grossi tronchi, lunghe travi e sottili tavole di cedro e di pino, prodotti dei monti Sirara e Libano, che erano cresciuti durante un lungo tempo in alberi alti e folti, (inoltre) dai loro luoghi di creazione (cioè le cave) nelle montagne, statue di Lamassu e di Shedu (divinità tutelari), fatte di pietra “ashnan”, statue di Abzaztu, soglie (per i portali), lastre di arenaria, di pietra “ashnan”, di breccia a grossa e piccola grana, di pietra “alallu” e di pietra “gi-rin-hi-li-ba” (?). m) ASSURBANIPAL (668-625 A.C.): MANASSE FRA I TRIBUTARI Dall’iscrizione contenuta nei frammenti ricomposti del Cilindro C di Assurbanipal, conservato al British Museum (ANET, p. 294). Molti nomi sono identici a quelli della lista dei tributari di Asarhaddon; in alcuni casi vi sono varianti di grafia nel testo assiro o di trascrizione nella versione. Ba’al, re di Tiro, Manasse (Minsie), re di Giuda (Iaudi), Qaushgabri, re di Edom, Musuri, re di Moab, Silbel, re di Gaza, Mitinti, re di Ascalon, Ikausu (è possibile la lettura Ikashamsu), re di Accaron, Milkiashapa, re di Byblos, Iakinlu, re di Arvad, Abiba’al, re di Samsimuruna, Amminadbi, re di Bet-Ammon, Ahumilki, re di Ashdod, Ekishtura, re di Edi’li, Pilagura, re di Pitrusi, Kisu, re di Silua, Ituandar, re di Pappa, Erisu, re di Sillu, Damasu, re di Kuri, Admesu, re di Tamesu, Damusu, re di Qarti-hadasti, Unasagusu, re di Lidir, Pususu, re di Nure, in tutto 12 (così!) re della costa del mare, delle isole e del continente. n) NABUCODONOSOR II (605-562 A.C.) BATTAGLIA DI CARCHEMIS E ACCESSIONE AL TRONO (605 A.C.) Questo documento e il seguente fanno parte della cronaca detta di Wiseman. Le tavole di argilla contenenti la cronaca neo-babilonese si trovano al British Museum, trasportate colà alla rinfusa con moltissime altre nell’Ottocento. Una parte fu scoperta e pubblicata da T.G. Pinches nel 1882 (Cronaca di Nabonide), un’altra parte nel 1923 da C.J. Gadd (Cronaca di Gadd), un’altra infine da N.J. Wiseman nel 1956 ed è appunto la Cronaca di Wiseman, che comprende gli anni 626-623, 608-594 e il 556 a.C. La traduzione si trova solo in parte in ANET, 3a edizione (1969), Supplemento p. 564. Le corrispondenze cronologiche precise che qui poniamo tra parentesi e in corsivo sono prese dagli studi di E. Vogt, Nova chronica babilonica de pugna apud Karkemis et expugnatione Ierusalem, “Biblica” 37 (1956), pp. 389-397; Chronologia exeuntis regni Iuda et exsilii, “Biblica” 38 (1957), pp. 229233. Nell’anno 21° il re di Accad (cioè Nabopolassar, re di Babilonia) rimase nella sua terra. Nabucodonosor, suo figlio maggiore, principe ereditario, mobilitò l’esercito della terra di Accad (Babilonia) e prese il comando supremo del proprio esercito, e partì per Carchemis (oggi è il villaggio turco di Karkamish sulla riva destra dell’Eufrate, presso il confine con la Siria), che è sulla riva dell’Eufrate, contro l’esercito dell’Egitto, che si era stabilito a Carchemis. Attraversò il fiume e... combatterono tra di loro; l’esercito egiziano si ritirò davanti a lui ed egli inflisse loro una sconfitta fino all’annientamento. L’esercito di Accad raggiunse i resti dell’esercito (egiziano) che erano sfuggiti alla sconfitta, in modo che nessun’arma li potesse raggiungere, nella campagna della regione di Hamat, e li sconfisse, così che nessuno poté ritornare nella sua terra (era il giugno del 605, anno 21° di Nabopolassar, anno 4° di Ioakim; vedi 21
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INTRODUZIONE STORICA
INTRODUZIONE GEOGRAFICA: DESCRIZIONE FISICA DELLA TERRA SANTA Ger 46,2). In quel tempo Nabucodonosor espugnò tutta la terra di Hatti (Siria e Palestina). Per ventun anni Nabopolassar esercitò il potere regio di Babilonia. Nel giorno 8 del mese Ab (15/16 agosto) morì. Nel mese di Elul (agosto-settembre) Nabucodonosor ritornò a Babilonia e il giorno 1° di Elul (6/7 settembre del 605) in Babilonia sedette sul trono regale. Nell’anno di accessione (settembre 605-aprile 604) Nabucodonosor ritornò di nuovo nella terra di Hatti e fino al mese di Shebat (febbraio 604) percorse con potenza la terra di Hatti; nel mese di Shebat portò in Babilonia il tributo pesante della terra di Hatti. Nel mese di Nisan (aprile 604) prese la mano del dio Bel e del figlio del dio Bel (cerimonia rituale) e celebrò la festa dell’anno nuovo (con cui comincia il computo dal primo anno di regno). o) PRIMA ESPUGNAZIONE DI GERUSALEMME (597 A.C.) Nell’anno 7° (di regno), nel mese di Kislev (dicembre 598-gennaio 597) il re di Accad (Nabucodonosor) mobilitò il suo esercito e partì per la terra di Hatti. Contro la città di Giuda pose l’assedio e il giorno 2° del mese di Adar (15/16 marzo 597) prese la città. Fece prigioniero il re (cioè Ioiachin) e costituì un re (Sedecia) secondo il suo cuore. Prese il tributo pesante di essa (città) e lo introdusse in Babilonia. Come abbiamo accennato, questa interessantissima cronaca non è completa; arriva solo fino all’anno 11° di Nabucodonosor, mese di Kislev (dicembre 594). La continuazione è perduta, a meno che si trovi in qualche tavoletta di argilla dimenticata nel deposito di qualche museo. Perciò non abbiamo la cronaca neobabilonese della seconda e più radicale devastazione di Gerusalemme. Tuttavia i dati della cronaca superstite qui riferiti permettono un’interpretazione coerente dei dati della Bibbia. Secondo E. Vogt, nel citato articolo sulla cronologia della fine del regno di Giuda, l’inizio dell’assedio di Gerusalemme nell’anno nono di Sedecia, il giorno dieci del decimo mese (2 Re 25,1; Ger 52,4) corrisponde al 4 gennaio 587; l’espugnazione nell’undicesimo anno, il nove del quarto mese (2 Re 25,3; Ger 39,2; 52,6) corrisponde al 19 luglio 586; l’incendio e la distruzione totale il sette del quinto mese nell’anno decimonono di Nabucodonosor (2 Re 25,8; Ger 52,12) corrisponde al 18 agosto dello stesso anno 586.
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V. LA STORIOGRAFIA BIBLICA COME STORIA DELLA SALVEZZA La storiografia, la narrazione cioè in forma letteraria di una serie di avvenimenti appartenenti al passato, sorse in Israele come conseguenza della consapevolezza di esistere come popolo in forza di un rapporto particolare con il proprio Dio. Lo storiografo, per raccontare la storia, deve spiegarla, cioè deve collegare i fatti e fornire le ragioni del loro succedersi: questo però è possibile soltanto se egli ha un’idea direttiva, un insieme di categorie e di valori, che gli permettono di giudicare, interpretare e ordinare gli eventi. La maggior parte della storiografia biblica legge i fatti alla luce del rapporto con Dio che è la categoria interpretativa fondamentale degli eventi: ciò che accade ad Israele viene spiegato in riferimento alla sua relazione con YHWH e, sotto questo aspetto, si notano spesso punti di contatto fra i testi profetici e le opere storiografiche. Per questo motivo si parla spesso della storiografia biblica come “storia della salvezza”; in tale espressione va però precisato il termine “salvezza”. Nella Bibbia la salvezza è sempre operata da Dio e nell’Antico Testamento indica prevalentemente la liberazione da uno stato di miseria o di oppressione (come la schiavitù in Egitto); in altri termini si potrebbe anche dire che la “salvezza” consiste nella salvaguardia dell’identità d’Israele come popolo e delle sue tradizioni religiose in contesti nei quali essa rischiava di sparire (come nel periodo dell’esilio in Babilonia). La salvezza comporta sempre un rapporto con Dio: un rapporto che viene presentato praticamente sempre come un rapporto “ricostruito” e basato sul perdono divino. Infatti la storia dell’uomo e d’Israele nella Bibbia è segnata fin dall’inizio dal peccato inteso come rottura della relazione di comunione e/o di alleanza con Dio; la salvezza si configura come atto di misericordia divina che ristabilisce tale rapporto e fa proseguire la storia dell’uomo (si pensi alla narrazione del diluvio) o d’Israele (liberandolo dalla schiavitù o dalle mani dai nemici). Il Nuovo Testamento sviluppa tale concetto: qui gli antichi fatti salvifici vengono riconsiderati nel loro insieme come un annuncio profetico e un’anticipazione simbolica reale della salvezza totale e definitiva che si ha in Gesù Cristo. In lui si realizza la piena e definitiva comunione con Dio, nella quale tutto l’uomo è salvato sia dalle sue colpe, sia da un destino di caducità, di non senso e di morte.
Nella Carta Fisica della Terra Santa (pag. 26-27) i nomi delle città, monti, fiumi ecc., sono scritti secondo la grafia delle carte ufficiali, che è di tipo inglese per Israele e la Giordania (sh si pronuncia sc come in “sciame”; j lunga, nelle parole arabe come g in “gente”) mentre è di tipo francese per il Libano e la Siria (ou = u, ch corrisponde a sh). Conserviamo, quando è opportuno, nelle lingue originali i termini valle torrentizia (arabo Wadi o Uadi, abbreviato W.; ebraico Nahal), sorgente (arabo ‘Ain, ebraico ‘Ein) e pozzo (arabo Bir; ebraico Be’er). Per il termine monte (arabo Jebel o Gebel, abbreviato J.; ebraico Har) sostituiamo generalmente l’italiano. Rendiamo in italiano anche i nomi già entrati nell’uso comune; ai nomi ebraici, usati nello Stato d’Israele, aggiungiamo nei casi più importanti anche il nome arabo, tra parentesi e in caratteri corsivi.
I. GENERALITÀ I territori che interessano più direttamente la storia biblica non coprono una grande estensione: “da Dan a Bersabea”, secondo l’espressione che designava gli estremi confini abitati da Israeliti, corrono in linea d’aria 240 km, ai quali si aggiungono circa 190 km da Bersabea al golfo di ‘Aqaba, cioè la zona di steppe del Negheb (o Neghev). La larghezza della zona coltivabile dalle rive del Mediterraneo all’orlo del deserto siro-arabico non sorpassa in media i 120 km. In quest’area relativamente modesta si susseguono da ovest a est quattro zone parallele, completamente diverse dal punto di vista orografico e, di conseguenza, climatico: 1) La striscia costiera, da Rosh ha Niqra (Ras en-Naqura) a Khan Yunis, dove comincia la costa mediterranea della penisola del Sinai. Dal Carmelo fino all’altezza di Giaffa viene chiamata Pianura di Sharon (anche nella Bibbia): questa zona, favorita da piogge sufficienti, era fertile fin dai tempi antichi. Più a sud il terreno, coperto di dune e meno favorito dalle piogge, solo in epoca recente mediante opere d’irrigazione si è rivelato adatto alla coltivazione degli agrumi. Appartiene alla parte orientale di questa zona, da Giaffa verso sud, la regione collinosa chiamata Shefela, dalla caratteristica vegetazione mediterranea: vigne, uliveti, mandorli, melograni e anche frumento. La costa è la classica via di comunicazione tra l’Egitto e la Siria; ostruita dalla catena montuosa del Carmelo, essa comunica con la pianura di Esdrelon attraverso la valle di ‘Iron (W. ‘Ara). 2) La zona montagnosa a ovest della depressione centrale è costituita da una serie di massicci montuosi, che dall’alta Galilea si estendono da nord a sud fino a sparire nell’altipiano del Negheb. Questa catena montuosa è interrotta soltanto, tra la Galilea e la Samaria, dalla pianura di Esdrelon che la taglia in direzione nordovest, sud-est. Il clima temperato rende possibili le coltivazioni della collina, ma i boschi ancora esistenti all’epoca biblica sono in gran parte scomparsi. 3) La depressione centrale, incassata tra le pendici ripide e dirupate delle due zone montagnose a ovest e ad est, geologicamente è la continuazione della depressione tra il Libano e 1’Antilibano,
ma raggiunge nel territorio che c’interessa una profondità che ne fa la massima depressione che esista sulla terra. Circa al livello del mare lungo la piana di Hule, scende a 209 m sotto il livello del mare al lago di Tiberiade, e continua a scendere fino ai 395 m sotto il livello del mare alla superficie del Mar Morto, il quale a sua volta raggiunge la profondità di circa 400 m. La depressione continua alzandosi gradualmente fino a 250 m sopra il livello del mare presso la confluenza della valle di Paran, poi ridiscende fino a raggiungere il livello del mare sul golfo di ‘Aqaba. Il tratto che va dal lago di Tiberiade al Mar Morto è chiamato in arabo Ghor, mentre dal Mar Morto ad ‘Aqaba è chiamato ‘Araba. In questa depressione il clima è tropicale e nei punti dove è possibile l’irrigazione, come a Gerico, sorgono delle oasi e vi prosperano i palmizi e oggi la coltivazione delle banane. Ma in molti punti le basse colline biancastre, gessose e salmastre danno al paesaggio un aspetto spettrale. 4) La zona montuosa a est della depressione, scoscesa dalla parte della depressione stessa, va degradando dolcemente verso il deserto; in media è ad un’altezza maggiore della zona montuosa occidentale e capta le nubi piovose provenienti da ovest; terra di pascoli e di foreste, presenta un aspetto e caratteri climatici differenti da quelli dei monti a ovest del Giordano. Da nord a sud vi si distinguono il Golan (arabo Jolan) con monti che passano i 1000 m, attraversato dal fiume Yarmuk (Sherî’at el-Menâdire): corrisponde in parte al biblico Bashan; lo ‘Ajlun, l’antico Galaad, con qualche punta fino ai 1200 m d’altezza, è solcato dallo Yabboq (N. ezZarqa); a sud di questo fiume, fino al fiume Arnon (Seil el-Mujib) si ha la regione detta el-Belqa, dove i monti si abbassano fino a 700-800 m, per poi rialzarsi oltre i 1000-1300 m a sud-est del Mar Morto. Oltre il biblico torrente Zered (W. el-Hasa) la catena montagnosa continua a est della ‘Araba, raggiungendo l’altezza di 1500- 1700 m.
II. OROGRAFIA La struttura delle zone montagnose oltre che offrire le ragioni dei fenomeni climatici rende anche comprensibili le vie di comunicazione, che specialmente nei tempi antichi seguivano il corso delle valli torrentizie e i passi tra le montagne e gli altipiani. Ci limitiamo alla zona montuosa occidentale di maggior importanza nella storia biblica. a) L’Alta Galilea (ebraico ha-Galîl) o Galilea settentrionale geograficamente è una continuazione dell’altopiano libanese: si tratta di una zona in cui sembra che le pendici del Libano degenerino, fino a 600-300 m di altezza, per poi riemergere quasi improvvisamente e raggiungere la vetta più alta nel M. Meiron (arabo J. Jarmaq), m 1208. Invece a nord-est le pendici dell’Hermon continuano nelle montagne del Golan: M. Avital (arabo Abu en-Neda) m 1204, M. Peres (arabo el-Faras) m 929, che appartengono alla zona montuosa orientale. Verso ovest l’alta Galilea va digradando fino alla pianura costiera di ‘Akko. 23
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INTRODUZIONE GEOGRAFICA
b) La Bassa Galilea si stende a sud di una linea che va da ‘Akko all’estremità nord del lago di Tiberiade. Le masse montuose continuano ad una media molto più bassa: M. Hazon m 584, M. ‘Atsmon (arabo ed-Deidhebe) m 548, M. Tir‘an (arabo Tur‘ân) m 548; tra questi due si stende la stretta pianura Biq‘at Beit Netofa (arabo Sahl el-Battôf), dominata a nord-est dal M. Netofa (arabo Krumân) m 526. Più a sud si stendono le colline di Nazaret (punto più alto m 397) che dominano la grande pianura di Esdrelon, in ebraico Yizre‘el (Izreel, arabo Marj Ibn-Amîr). Essa è limitata a sud-ovest dalla catena del M. Carmelo, m 546, mentre a est si chiude tra il Tabor (J. et-Tôr), m 588, e il cosiddetto Piccolo Hermon, in ebraico Giv‘at Ha-More (arabo J. Dahi), m 515. A sud-est la pianura si restringe, comunicando, lungo i Monti Gelboe, (ebraico Gilboa‘, arabo J. el-Fuqû‘a) con la pianura di Bet She’an (arabo Beisan) nella valle del Giordano. Il nome ebraico le deriva dalla città di Izreel (Esdrelon in epoca ellenistica), sul luogo del villaggio arabo Zer‘în. Lungo l’orlo meridionale, a difesa dei monti di Samaria, sorgevano importanti città fortificate: Ioqneam (Tell Qeimûn), Meghiddo, Taanach, Ibleam (Khirbet Bel‘ame, a sud di Jenin). Resa fertilissima in epoca recente, sembra che anticamente la pianura di Esdrelon fosse in parte paludosa; fu il luogo classico delle grandi battaglie. c) I monti di Samaria si mantengono sull’altezza media di 600 m. Dominano nel centro il M. Ebal (J. Islâmîe), m 940, e il M. Garizim (ebraico Gerizzim, arabo J. et-Tôr), m 881, tra i quali sorgeva Sichem (Tell Balâta: presso l’attuale Nablus). La conformazione delle montagne lascia molti spazi pianeggianti, facilitando le vie di comunicazione; inoltre, permettendo un afflusso notevole di nubi piovose, favorisce le coltivazioni: è la fertile “montagna di Efraim”. Dirupata verso est, questa zona montagnosa comunica con la valle del Giordano attraverso l’Wadi Fari‘a (o Far‘a). d) I monti della Giudea sono meno fertili. Incominciano dopo Lubbân (la biblica Lebona) e la valle dell’antica Silo, toccando subito gli 800 m di altezza; raggiungono i 1016 m sull’altopiano di Ba‘al Hatsor (arabo Tell ‘Asûr) rimanendo sulla media dei 700 m (Gerusalemme m 700-750), con i punti salienti di Nebi Samwîl (m 895) e del M. degli Ulivi (m 818). Più a sud l’altezza media sale fino a 900-1000 m: Hebron m 967, Mamre (Râmat el-Khalîl) m 1020. Poi la media scende a 500-600 m nel Negheb centrale, mentre a ovest la pianura costiera si allarga fino a raggiungere Be’er-Sheva. La via di comunicazione principale verso ovest è quella che attraverso la salita di Bet-Oron (Beit-‘Ur) scende poi nella Shefela presso l’antica Emmaus (‘Imwâs). A est la montagna è scoscesa e l’unico facile passaggio verso Gerico era dato dal Wadi el-Qelt. In questa parte orientale le piogge, già scarse sulla montagna, vengono praticamente fermate dalle creste dei monti e l’aridità è quasi completa: è il deserto di Giuda.
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III. IDROGRAFIA II fiume più importante è il Giordano (ebraico Yarden, arabo Urdunn), nasce principalmente dalle sorgenti di Dan (Tell el-Qâdi), m 143 s.l. del mare, di Baniyas, m 329, e raccoglie le acque del Nahr el-Hasbâni. Così formato percorre circa 22 km, scendendo fino al lago di Tiberiade. È il “piccolo Giordano”, che riempiva di paludi la pianura di Hule e formava il piccolo lago omonimo ora prosciugato. Il lago di Tiberiade, lungo 21 km e largo 12 nella parte più ampia, a 209 m sotto il livello del mare, ha sponde ripide, che solo lasciano una zona pianeggiante e fertile a nord-ovest, chiamata pianura di Ginneisar (el-Ghuweir). Uscendo dal lago, il Giordano è facilmente guadabile; dopo la confluenza dello Yabboq diventa più infossato, inutilizzabile per l’irrigazione, striscia serpeggiante di cespugli in un terreno arido e deserto. Il percorso di 104 km in linea d’aria tra il lago di Tiberiade e il Mar Morto è in realtà triplicato (320 km) per i numerosi meandri. Il fiume sfocia nel Mar Morto, lungo 75 km e largo 10-15 km, e diviso in due parti dalla penisola el-Lisan (la Lingua); a nord di essa la profondità raggiunge 400 m, mentre a sud varia tra i 5 e i 10 m, segno di una formazione più recente. È noto l’aspetto tetro di questo grande lago e l’alto grado di salinità della sua acqua, che rende impossibile la vita ai pesci e ad ogni essere vivente. La cresta montagnosa centrale distingue nei due versanti i torrenti che si versano nel Mediterraneo da quelli che si versano nel Giordano e nel Mar Morto. Elenchiamo la doppia nomenclatura (israeliana e araba) dei corsi d’acqua che si versano nel Mediterraneo. Nutriti non solo dai torrenti (asciutti d’estate) ma anche da sorgenti, prendono l’aspetto di piccoli fiumi: Na‘aman (Na‘mein), presso ‘Akko; il biblico Qishon (el-Muqatta‘) che attraversava la pianura di Esdrelon; Tanninim (ez-Zerqa), Hadera (W. el-Khudeira), Alexander (Iskanderûne), Poleg (el-Falîq), Yarqon (Nahr el‘Auja) che scaturisce dalle sorgenti di Rosh ha-‘Ain, presso l’antica Afek, nel quale confluisce l’Wadi Shellâl, chiamato ora Nahal Ayyalon; Soreq (Rûbîn), Lakhish (Sukreir), Shiqma (W. el-Hasi), Besor (W. Ghazze), in cui confluiscono i torrenti Gerar (W. eshSheri‘â), e Be’er-Sheva (W. Bir es-Seba‘) nel Negheb. Dei corsi d’acqua che si versano nel Giordano sono perenni il fiume Harod (Nahr el-Jalûd), che nasce dalla biblica fonte di Harod, e l’Wadi Fari‘a già ricordato come via di comunicazione tra la regione di Sichem e la valle del Giordano. Altri corsi minori: Tavor (cioè Tabor: W. esh-Sharrâr e W. el-Bîre), Bezeq (W. el-Humra), W. el-‘Auja. Si gettano nel Mar Morto il torrente Cedron (ebraico Qidron, arabo W. en-Nar) e altri impraticabili. Ricordiamo a sud di Engaddi il torrente Hever (W. Khabara), famoso per le recenti scoperte di documenti della seconda rivolta anti-romana del 131135 d.C., e lo Tse‘elim (W. Sufeisif). Dei corsi a est del Giordano e del Mar Morto basti quanto abbiamo anticipato nella descrizione della zona montuosa.
ATLANTE
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1. BREVE SGUARDO ALLA STORIA DELLA MESOPOTAMIA DALLA
FINE DEL
IV
MILLENNIO A.C. A
HAMMURABI Impero di Lugalzagghesi Territori dell’impero occupati per breve tempo
I
4
4. Statuetta doppia da Nippur, rappresentante una coppia. Cultura protodinastica, prima metà del III millennio a.C. Museo Nazionale, Baghdad.
1. Rovine del tempio Bianco sulla terrazza elevata, detta la “ziqqurat” di Anu, del dio del cielo a Uruk, 3000 a.C. circa.
La datazione in termini assoluti degli eventi storici nel III e II millennio a.C. è molto difficile e discussa. In questo libro si sceglie di seguire per la Mesopotamia la cosiddetta cronologia corta; altri seguono invece la cronologia media. A titolo di esempio: secondo la cronologia corta il regno di Hammurabi va collocato tra il 1728 e il 1686 a.C.; seguendo la cronologia media, va invece collocato tra il 1792 e il 1750 a.C.
2. Ricostruzione del tempio di Tell Uqair, espressione della città-stato, sito tra il Tigri e l’Eufrate, non distante da Sippar. Cultura di Uruk, 3000 a.C. circa. Secondo J.-D. Forest l’aula del tempio era in realtà una sala di consiglio (disegno di P. e L. Giroux da S. Lloyd e F. Safar). 3. Ricostruzione del tempio Bianco sulla ziggurat di Anu a Uruk. Ospitando al suo interno uno degli organi di potere, era un simbolo di autorità e di civiltà e manifestava agli occhi di tutti la potenza e il successo della città (da E. Heinrich 1937).
CARTA I. I SUMERI DALLA CULTURA DI (CIRCA 3100-2350 A.C.)
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URUK A LUGALZAGGHESI
a) Si può partire, per narrare la storia della Mesopotamia, dalla fine del IV millennio a.C. In questo periodo è fiorente la “cultura di Uruk”, così chiamata dal nome della città più importante, situata nel sud della Mesopotamia, abitata dai Sumeri. Ad essi non solo si deve l’invenzione della scrittura, ma anche la costituzione di una rete commerciale che, raggiungendo anche la parte settentrionale della Mesopotamia, la Siria e l’Anatolia, portò a un’influenza culturale sulla regione, con la diffusione della lingua e della scrittura sumerica. b) All’inizio del III millennio le città della regione di Sumer, nel sud della Mesopotamia, sono organizzate come città-stato, guidate da un ensi che era considerato il rappresentante sulla terra del dio locale, l’unico autentico sovrano della città e del territorio ad
essa circostante. Questa ideologia attribuiva una grande importanza al tempio e assegnava all’ensi l’esercizio sia delle funzioni politiche sia di quelle religiose. Tra le varie divinità, a Enlil, dio di Nippur, veniva riconosciuta una certa supremazia. c) La situazione cambia nel corso del III millennio: sembra prendere sempre più piede un’ideologia che mira a uno stato più ampio, organizzato e centralizzato. Così alcune città cominciano ad estendere il loro predominio su altre e i governanti assumono il titolo di lugal (che forse si può tradurre come “re”). In questo sforzo di accrescere il proprio potere si distinguono le città di Ur, Lagash e Uruk. Tra il 2360 e il 2350 a.C. Lugalzagghesi, originario a quanto pare di Umma, riuscì a prendere il potere a Uruk, a sottomettere Ur e Lagash, per poi farsi riconoscere re a Nippur: essendo questa la città del dio più importante, Enlil, egli legittimava così la sua pretesa di governare su tutta le regione in rappresentanza di tale dio. Nei testi che ci sono pervenuti, egli afferma che il suo dominio si estendeva dal “Mare Inferiore” (il Golfo Persico) al “Mare Superiore” (probabilmente il Mediterraneo) e porta il titolo di “re del mondo, re delle quattro regioni”. Si tratta più di affermazioni ideologiche che di una descrizione storica (è difficile che egli avesse un effettivo controllo sulle regioni dell’attuale Siria): possiamo dire che con Lugalzagghesi entra nella storia dell’Antico Oriente l’idea di un impero universale. 29
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1. BREVE 5. Particolare della testa in bronzo detta di Naram-Sin scoperta a Ninive. Epoca di Akkad, 2200 a.C. circa. Museo Nazionale, Baghdad. 6. La pianura alluvionale nel sud desertico dell’Iraq.
SGUARDO ALLA STORIA DELLA
MESOPOTAMIA
il figlio Shulghi a sconfiggere l’Elam e a porre sotto la sua sovranità la Mesopotamia settentrionale. Tale re fu autore di una vasta opera di riforma e organizzazione dello stato e, seguendo l’esempio di Naram-Sin, si fece considerare un dio (dingir kalam-ma “dio del paese”). Anche altri re di questa dinastia mostrano la tendenza ad attribuirsi caratteri divini. La dinastia di Ur III rappresentò l’ultimo e il più splendido rifiorire della lingua e della cultura sumerica.
CARTA IV. L’EGEMONIA DI BABILONIA CON HAMMURABI (1728-1686 A.C.)
5
La caduta della dinastia di Ur III va attribuita, oltre al conflitto con l’Elam, alla pressione degli Amorriti, una popolazione di Semiti provenienti dall’ovest (dalle regioni fra l’Arabia e la Siria), che cominciarono a stabilirsi nella Mesopotamia all’inizio del II millennio a.C. Tra i diversi re Amorriti si può ricordare Ishbi-Erra che, dapprima vassallo dell’ultimo re di Ur, Ibbi-Sin, si rese indipendente fondando una dinastia con centro Isin; tra i suoi successori è famoso il re Lipit-Ishtar (1875-1865 a.C.) per il codice di leggi a lui attribuito. Un’altra dinastia amorrita di cui si ha notizia fu fondata a Larsa da Kudur-Mabug: uno dei suoi figli, Rim-Sin (1758-1698 a.C.), riuscì a estendere il suo dominio anche su Isin. Altri centri importanti governati dagli Amorriti erano Mari, Assur, Eshnunna e Babilonia (in accadico Babilu e in sumerico Ka-dingira “porta di Dio”). Il sesto re della dinastia di Babilonia, Hammurabi (1728-1686 a.C.), sconfisse Rim-Sin di Larsa, assoggettando la regione di Sumer e l’Elam. Sottomise poi i territori di Eshnunna, Mari e Assiria, spingendosi fino al medio Eufrate e all’alto Tigri. Con il regno di Hammurabi si può parlare di una nuova cultura babilonese, erede di quella sumerica (il sumero rimane come lingua religiosa e in alcune iscrizioni reali) e accadica (la lingua che veniva usata per i testi economici e amministrativi). Famoso è il codice legislativo di Hammurabi, giunto a noi pressoché completo in una grande stele e i cui contenuti sono stati spesso paragonati alle raccolte di leggi presenti nella Bibbia, in particolare a Es 20-23.
7
CARTA II. LA DINASTIA DI AKKAD (CIRCA 2350-2150 A.C.)
8
7. Parte superiore della stele del codice di Hammurabi. Raffigura Shamash, il sole, dio della giustizia, che detta le leggi al re babilonese. Il monolito di diorite, alto 2,25 metri, contiene 282 articoli che ne fanno la raccolta di leggi più vasta, anche se non la prima, dell’antico Vicino Oriente. 8. Resti restaurati della “ziqqurat” di Ur, XXI secolo a.C
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Conquiste di Sargon
Utu-khegal sconfigge Tirigan
Attorno al 2050 il re di Uruk, Utu-khegal, attaccò i Gutei che, forse nello stesso periodo, subirono anche una sconfitta da parte del re dell’Elam. In seguito Ur-Nammu di Ur vinse Utu-khegal, guadagnò il predominio in Sumer e fondò una nuova dinastia. Fu
Conquiste di Naram-Sin
Ur-Nammu sconfigge Utu-khegal
Massima espansione dell’impero di Akkad sotto Naram-Sin
Massima espansione sumerica di Ur III sotto il regno di Shulghi
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CARTA III. LA DINASTIA DI UR III (CIRCA 2050-1955 A.C.)
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Mentre i Sumeri erano stabiliti nella parte meridionale della Mesopotamia, la parte settentrionale era abitata da popolazioni semitiche che, come abbiamo detto, avevano subito l’influsso della civiltà sumerica, di cui avevano adottato la scrittura adattandola alla loro lingua. Originario di Akkad (o Agade), Sargon I iniziò la sua carriera come funzionario del re di Kish: riuscì poi a salire al trono e a sconfiggere Lugalzagghesi, sottomettendo tutto il suo territorio. La capitale del nuovo impero fu Akkad, da cui il termine Akkadi (Accadi) per indicare la dinastia e la popolazione semitica del nord della Mesopotamia. Sargon estese i confini del suo impero sia ad est, verso l’Iran, che a nord e a ovest verso l’Anatolia e la Palestina. Fondò una dinastia che regnò per circa centocinquant’anni. Oltre a Sargon va ricordato il quarto re, Naram-Sin (circa 2190-2155 a.C.) che fu un grande organizzatore dello stato; per consolidare il suo potere egli si fece riconoscere come dio, ponendosi così sopra tutti gli ensi che guidavano le singole città. Dopo Naram-Sin iniziò il declino dell’impero accadico che, indebolito dalle frequenti ribellioni delle città sumeriche del sud (ribellioni che già Naram-Sin aveva dovuto affrontare), non resse alla pressione dei Gutei, una popolazione proveniente dalla zona dei monti Zagros (Luristan). Della caduta dell’impero accadico approfittarono l’Elam, per costituirsi come stato indipendente, e le città del sud che riacquistarono probabilmente una certa autonomia.
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Nippur Isin Uruk
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Babilonia
Hammurabi conquista Larsa e sottomette l’Elam; fine del periodo di Larsa
Susa
Nippur Isin Larsa Ur Eridu
Massima espansione dell’impero babilonese sotto Hammurabi
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2. L’ANTICO EGITTO
2. L’ANTICO EGITTO Nomi attuali di località protostoriche (Calcolitico)
1. La piramide di Chefren a Gize, monumento simbolo dell’Antico Impero.
Sedi delle capitali dei due regni: Alto e Basso Egitto
2. Carta fisica dell’Africa nord-orientale.
Nomi attuali di località preistoriche
Sedi delle dinastie
I Mar Mediterraneo
Pelusium Buto Xois: Din.XIV
Hermopolis Avaris: Din. XV, XVI (Hyksos) Tanis: Din. XXI, XXIV Pi-Ramses
BASSO EGITTO Bubastis: Din. XXII Merimde
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2
ALTO EGITTO Gebelein
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Isola Elefantina I Cateratta
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La carta presenta la posizione geografica delle città che ebbero importanza nella storia politica e religiosa dell’Egitto. Dal punto di vista del territorio, si divideva il Basso Egitto, che corrisponde alla zona del delta del Nilo nel nord, dall’Alto Egitto, che comprende la parte meridionale del paese fino alla prima cateratta del Nilo, all’altezza di Syene (Assuan). Nel presentare la storia dell’Egitto si è soliti suddividere i periodi storici seguendo al successione delle varie dinastie (per questa suddivisione siamo debitori dell’opera storica di Manetone, un sacerdote egiziano del III sec. a.C.). Si possono poi individuare anche delle suddivisioni più ampie che sono quelle di Periodo arcaico, Antico Impero, Primo periodo intermedio, Medio Impero, Secondo periodo intermedio, Nuovo Impero, Epoca Bassa o tarda. I periodi intermedi sono così chiamati perché caratterizzati da una situazione politica meno unitaria, con diverse dinastie che regnano nello stesso
momento in luoghi diversi. Qui di seguito diamo un quadro cronologico generale; alcuni eventi storici importanti del II millennio saranno presentati nella tavola successiva; per i rapporti dell’Egitto con Israele e Giuda si rimanda invece alle tavole che presentano la storia dei due regni. a) Periodo arcaico (I e II dinastia, circa 3000-2778 a.C.). L’inizio della storia egiziana si può collocare intorno all’anno 3000 quando Menes, originario di Thinis presso Abydos, unifica per la prima volta il paese, assumendo la titolatura, che rimarrà fino alle epoche più tarde, di “re dell’Alto e Basso Egitto”. b) Antico Impero (III-VI dinastia, circa 2778-2263 a.C.). In questo periodo la capitale è Menfi; lo splendore dell’epoca è testimoniato dalle grandi opere architettoniche tra cui le famose piramidi. La prima piramide fu costruita per ordine di Gioser (scritto anche Djoser o Zoser) fondatore della III dinastia, a Saqqara; costruita a gradoni, essa non solo è la tomba del faraone ma rap-
O
CARTA I. BREVE SINTESI STORICA
Per-Ptah
Mem Diospolis Abu Simbel (Templi di Ramses II)
N U B I A
presenta la scala mediante la quale il defunto poteva salire al cielo per raggiungere il dio Sole (Rê o Râ). Ai faraoni della IV dinastia appartengono invece le famose piramidi di Gize (Giza), in cui la forma non è più a gradoni, ma di vera e propria piramide. Rimane però il simbolismo legato al sole: gli spigoli della piramide rappresentano i raggi solari, lungo i quali il defunto raggiunge la divinità. c) Primo periodo intermedio (VII-X dinastia, circa 2263-2050 a.C.). Lotte tra diversi principi: a Menfi abbiamo le dinastie VIIVIII e a Heracleopolis le dinastie IX-X. d) Medio Impero (XI-XIII dinastia, circa 2050-1785 a.C.). La capitale è Tebe e l’epoca della XII dinastia è considerata il periodo classico della letteratura e della lingua egiziana. Sono famosi i faraoni: Amenhemhet I (2000-1970); Sesostri III (1888-1850); Amenhemhet III (1850-1800). e) Secondo periodo intermedio (XIV-XVII dinastia, circa 178533
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2. L’ANTICO EGITTO 3. Copia di J.-F. Champollion da un bassorilievo dipinto nel grande tempio ad Abu Simbel, in Nubia. Vi si rappresenta Ramses II sul suo carro. 3
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4. Testa di una regina appartenente a una statua di sfinge. Medio Impero, XII dinastia, 1920-1880 a.C. Museo di Brooklyn, New York. 6. Il grande tempio di File oggi, spostato dal suo isolotto a un altro per non essere sommerso dalla diga di Assuan (Syene) all’altezza della prima cateratta. Dedicato a Iside, è un esempio dell’arte ellenistica dell’Egitto tolemaico.
5. A Tell el-‘Amarna, in una pianura vicina al Nilo, a circa 300 km dal Cairo, sono le rovine della città di Akhet-Aton, che Akhenaton (Amenofis IV) volle come nuova capitale e i cui confini sono segnati da grandi stele scolpite. Il disegno riproduce i rilievi della lunetta di una di esse: vi si vede la famiglia reale in adorazione del disco solare, il dio Aton, i cui raggi, terminanti a forma di mani, trasmettono il segno della vita, l’“ankh”.
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5
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1580 a.C.). Le dinastie che governano a Tebe (XIII e XVII) sono indebolite; ne approfittano gli Hyksos, una popolazione di origine asiatica (semita) per stabilire un regno con capitale Avaris che estende il suo dominio su gran parte dell’Egitto (XV dinastia). Secondo le fonti antiche gli Hyksos effettuarono una vera e propria invasione del paese: questa ipotesi è ancora considerata probabile da studiosi moderni; altri però pensano piuttosto che tale popolazione si fosse già insediata da tempo nella zona e abbia approfittato della debolezza dei faraoni di Tebe per prendere il potere. In ogni caso tale dominio era percepito a Tebe come “straniero”: il re Kamose, della XVII dinastia, cominciò la lotta contro gli Hyksos per riconquistare il controllo dell’Egitto. f) Nuovo Impero (XVIII-XX dinastia, 1580-1085 a.C.). La capitale di queste dinastie è Tebe. Ahmosi (1580-1558) sconfigge definitivamente gli Hyksos; sotto Amenofis I (1558-1530) l’influenza dell’Egitto comincia a estendersi verso la Siria-Palestina. Amenofis IV (Akhenaton o Ekhnaton, 1370-1352) tentò una riforma religiosa, che fu interrotta dal successore, Tutankhamon (1352-1344), famoso per la scoperta della sua tomba intatta. Della
XIX dinastia ricordiamo: Seti I (1312-1298); Ramses II (12981235), Merneptah (1235-1224); in quest’ultimo periodo si colloca abitualmente l’Esodo degli Ebrei dall’Egitto. g) Bassa Epoca (XXI-XXX dinastia, 1085-333 a.C.). È l’epoca corrispondente ai regni di Israele e Giuda ed è caratterizzata dalla poca stabilità del potere dinastico e dal sorgere di dinastie rivali. Il potere dell’Egitto e la sua influenza nella regione diminuiscono: gli Assiri, durante il regno di Taharqa (o Tirhaqa, 689-663, faraone della XXV dinastia), invasero il paese e sottomisero parte dell’Egitto settentrionale. Psammetico I (664-610) liberò l’Egitto dal dominio assiro e fondò la XXVI dinastia. Nel 525 però il paese fu conquistato da Cambise di Persia: la XXVII dinastia è rappresentata infatti dai sovrani persiani. Un debole tentativo di rinascita nazionale (dinastie XXVIII-XXX) non poté resistere al ritorno dei Persiani: Artaserse III nel 341 ristabilì il dominio sull’Egitto (dinastia XXXI). Con la sconfitta dei Persiani da parte di Alessandro Magno (333), l’Egitto passa definitivamente sotto il dominio straniero: prima dei Lagidi (o Tolomei) successori di Alessandro (321-30), poi dei Romani. 35
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3. VICENDE PRINCIPALI DELL’ANTICO ORIENTE
3. VICENDE PRINCIPALI DELL’ANTICO ORIENTE
3. Cittadella medievale ad Aleppo, fatta costruire dal Saladino nel 1189 d.C. L’origine antichissima e le diverse dominazioni cui fu soggetta la città si riflettono nei numerosi monumenti che conserva.
XVII–XIII SECOLO A.C. 3
CARTA II. ESPANSIONE DELL’ANTICO IMPERO HITTITA E DISINTEGRAZIONE DELL’IMPERO BABILONESE (CIRCA 1575-1530 A.C.) a) Gli Hittiti sotto il re Murshili I estesero il proprio dominio sulla Siria, conquistando Aleppo e Carchemis. Il re hittita compì anche un’incursione contro Babilonia, senza tuttavia sottometterla stabilmente (1530). Nel frattempo gli Hurriti avevano creato nella Mesopotamia settentrionale un loro stato, il Mitanni, con capitale Washshukkani (scritto anche Washshuganni), città di cui non sono stati ancora ritrovati i resti. I nomi di alcuni notabili del Mitanni sono chiaramente di origine indo-europea: ciò indica, se non la presenza di una casta indo-ariana, almeno il rapporto degli Hurriti con tali popolazioni. L’impero Babilonese era in grave difficoltà non solo per la presenza del Mitanni a nord: a est subiva la pressione dei Cassiti, mentre a sud, oltre all’Elam che aveva riguadagnato l’antica indipendenza, doveva fare i conti con la rivendicazione di autonomia da parte della “Dinastia del Mare” (il mare è il Golfo Persico) per la regione che corrisponde più o meno all’antico paese dei Sumeri. b) Nello stesso periodo l’Egitto estendeva il suo dominio sulla Nubia con Ahmosi e Amenofis I. Forti legami commerciali allargarono l’influenza dell’Egitto sulla Palestina, fino a Biblos, anche se per questo periodo probabilmente non si può parlare di un controllo politico vero e proprio dei faraoni su tale regione.
2 1
CARTA III. DINASTIA CASSITA A BABILONIA; DECLINO DELL’ANTICO IMPERO HITTITA; SCONTRO TRA EGITTO E MITANNI (CIRCA 1530-1510 A.C.)
Dopo il saccheggio da parte del re hittita Murshili I, il re di Babilonia non riuscì a dominare la situazione: Argum II, re dei Cassiti, conquistò il paese verso il 1520 e iniziò una nuova dinastia. Il re 2. Frammento dell’orlo di un grande vaso di ceramica trovato ad Hattusa/Khattusha, II millennio a.C. Forse rappresenta una parte delle mura cittadine.
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a) Tra il 1800 e il 1600 si formò in Anatolia lo stato degli Hittiti dall’unione dei regni compresi nell’ansa del fiume Halys, nella zona orientale dell’attuale Turchia. La capitale del regno era Khattusha (Hattusa) e i suoi sovrani inizarono ad espandere i propri domini verso sud-est, cioè verso la Siria e la Mesopotamia. Più o meno nello stesso periodo due nuove popolazioni si affacciarono in Mesopotamia. Nella parte settentrionale, provenendo dalla zona del Caucaso, si stabilirono gli Hurriti; la loro lingua non appartiene né al gruppo semitico né a quello indo-europeo. Nella parte meridionale (la zona di Babilonia) si infiltrarono invece i Cassiti (Kashshu) provenienti dai monti Zagros o forse dal Caucaso: il primo re cassita di cui si ha notizia è Gandash, nel XVII sec.: in questo periodo pare che i Cassiti vivessero ai margini del regno babilonese. b) In Egitto, verso il 1580, la XVII dinastia di Tebe iniziò la lotta contro gli Hyksos; dopo le battaglie condotte da Sekenenre e Kamose, Ahmosi, fondatore della XVIII dinastia, li sconfisse ad Avaris (la loro capitale) e poi ancora a Sharuhen nella Palestina meridionale, eliminando definitivamente il loro potere.
GASGA URAR Kushshara TU Khattusha KHAT TI HUR Nesa Kanesh RIT I NA Carchemis T A W CA U Z KI Z Aleppo Assur SS Ugarit IT Terqa Cipro Qatna Eu Eshnunna fra Biblos te E Damasco L ASusa Babilonia Sichem M Larsa Gerico Ur Avaris Eridu Sharuhen
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(CIRCA 1600-1575 A.C.)
4. Pianta del tempio degli Obelischi a Biblos, XIX-XVIII secolo a.C. (disegno di P. e L. Giroux da M. Dunand).
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CARTA I. HITTITI, HURRITI E CASSITI; LA CACCIATA DEGLI HYKSOS
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1. Veduta di una delle valli con romitaggi e complessi monastici abitate durante secoli in Cappadocia.
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3. VICENDE PRINCIPALI DELL’ANTICO ORIENTE
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1413) ma infine si produsse una situazione di stallo e sotto Tutmosi IV (1413-1405) si stabilì un accordo tra i due stati suggellato dal matrimonio tra il faraone e Mutemuia, figlia del re Artatama I di Mitanni; più tardi Amenofis IV (1367-1350) sposò la figlia del re Tushratta di Mitanni, Tadu-Khepa. Amenofi IV costruì una nuova capitale, Akhet-Aton, i cui resti sono stati ritrovati a Tell el‘Amarna: particolarmente interessante è stata la scoperta dell’archivio diplomatico del faraone, con la corrispondenza inviata ai sovrani vassalli della Siria-Palestina e agli altri regni dell’Antico Oriente. La situazione che emerge dalle lettere di Tell el-‘Amarna mostra che l’autorità dell’Egitto era messa in questione nell’area siro-palestinese, ma tale indebolimento non era dovuto al regno di Mitanni, ma al risorgere della potenza hittita. Anzi il re hittita Shuppiluliuma rese lo stato di Mitanni proprio vassallo, mentre l’Assiria acquistò l’indipendenza con il re Ashur-uballit I che per un breve periodo sembra estendere il proprio dominio anche su Babilonia.
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CARTA V. LO SCONTRO TRA EGITTO E HITTITI; L’ASCESA DELL’ASSIRIA
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5. Altare cananeo al centro di una grande area sacra a Meghiddo, XX-IX secolo a.C. 6. La Porta Nord, cananea, a Meghiddo, si apre sulla pianura di Izreel/Esdrelon. 7. Disegno di un rilievo che ornava il corpo del carro di Tutmosi IV. Mostra il dio della guerra che guida la mano del faraone per colpire guerrieri asiatici. 8. Leone guardiano di una porta di Khattusha/Hattusa, la capitale degli Hittiti. XIV-XII secolo a.C.
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10. Base del tempio della città di Kar-Tukulti-Ninurta, fatta costruire da Tukulti-Ninurta I (1243-1207 a.C.) a 3 km da Assur, per commemorare il suo trionfo sui Babilonesi.
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9. Gli stranieri attaccati nella loro fortezza. Copia di J.-F. Champollion da un bassorilievo dipinto di Abu Simbel.
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CARTA IV. GUERRE TRA MITANNI ED EGITTO; L’EQUILIBRIO DELLE GRANDI POTENZE; CONSOLIDAMENTO DEL NUOVO IMPERO HITTITA Il faraone Tutmosi III (circa 1468-1436) affrontò e sconfisse a Meghiddo una coalizione di principi dell’area siro-palestinese guidata dal principe di Qadesh, acquisendo il controllo della Siria; in seguito (verso il 1456) sconfisse il regno di Mitanni a Carchemis. Lo scontro tra Egitto e Mitanni continuò sotto Amenofis II (1436-
IV
GASGA URAR Kushshara TU A SH A Khattusha KHAT T Y KHA I
De
più famoso di questa dinastia fu Kurigalzu I (verso il 1400), fondatore della residenza reale Dur-Kurigalzu: egli condusse campagne vittoriose contro gli Assiri a nord, contro l’Elam e la “Dinastia del Mare” a sud. In questo periodo l’impero hittita era in declino: dopo il regno di Murshili I, infatti, la sua influenza si ridusse progressivamente. Crebbe invece il potere del Mitanni: con il re Shuttarna (verso il 1500) iniziò un’espansione che portò alla conquista di Carchemis, Aleppo e Nuzu (quest’ultima situata presso l’attuale Kirkuk). L’espansione di Mitanni provocò lo scontro con l’Egitto, che nel frattempo mirava ad estendere sempre più la sua influenza sulla Palestina e la Siria: Tutmosi I compì una spedizione militare che giunse fino all’Eufrate (oltre a rafforzare il controllo sulla Nubia, a sud dell’Egitto).
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La XIX dinastia in Egitto riprese la politica di espansione verso la Siria, dove gli Hittiti avevano occupato Aleppo, Carchemis (e forse Ugarit). Ramses II attaccò gli Hittiti guidati dal re Muwatalli presso Qadesh sull’Oronte. Probabilmente la battaglia non risultò decisiva in un senso o nell’altro (anche se, nei testi egiziani, Ramses II sostiene di aver ottenuto una vittoria) e infine si giunse ad un trattato tra Egitto e Hittiti, stipulato da Ramses II (nel suo ventunesimo anno di regno, circa 1269) e Kattushili III. Nel frattempo gli Hittiti dovettero affrontare l’espansione assira: Adadnirari I (circa 1328-1305) e Salmanassar I (circa 1273-1244) compirono diverse campagne militari per conquistare il regno di Mitanni (alleato degli Hittiti) e la Siria settentrionale (allora sotto controllo hittita). L’obiettivo fu raggiunto da Tukulti-Ninurta I (circa 1243-1207), che sconfisse gli Hittiti a Carchemis e condusse anche una vittoriosa campagna contro Babilonia, che venne saccheggiata. Alla morte di Tukulti-Ninurta I, seguì un periodo di declino dell’impero assiro; più o meno nello stesso periodo scomparve dalla scena anche il regno hittita, mentre l’Egitto doveva affrontare l’invasione dei “Popoli del Mare”.
Napata
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4. LA TAVOLA
GN 10
4. LA TAVOLA
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POPOLI
DEI
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3. Una cerimonia con danza collegata al culto solare. Incisione rupestre di Saimali Tash, Asia centrale (da J. A. Sher, 1980, p. 107).
KUSH
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1. Il Segno dell’alleanza stabilita tra Dio, la terra e tutti gli esseri viventi (Gn 9). Miniatura dal codice chiamato Genesi di Vienna, VI secolo d.C. Nationalbibliothek, Vienna. 2. Stele di Bagnolo I, Valcamonica, nelle Prealpi italiane, periodo calcolitico, 3200-2500 a.C. Si tratta di una statua menhir infissa nel terreno (m 0,80 x 1,10) che rappresenta una figura antropomorfa: il sole, come volto, due asce come
CARTA I. LA TAVOLA DEI POPOLI Dopo il diluvio (Gn 6-9) viene presentata in Gn 10 la discendenza di Noè che ripopola la terra. Si ha così una tavola di popoli che costituisce lo sfondo su cui si collocano poi le vicende di Abramo. I rapporti tra le nazioni sono descritti secondo uno schema genealogico, ma tale parentela non corrisponde a realtà etniche, quanto piuttosto a considerazioni geografiche e politiche; in linea generale abbiamo: i popoli del nord collegati a Iafet; i popoli del sud collegati a Cam; i popoli della zona centrale collegati a Sem. Ovviamente l’autore biblico presenta i popoli a lui conosciuti e i dati che abbiamo ci fanno pensare che tale tavola sia stata composta tra l’VIII e il VI sec. a.C. I nomi menzionati in Gn 10 possono essere in gran parte identificati con quelli che ci sono noti tramite gli annali dei re assiri e l’opera dello storico greco Erodoto (V sec. a.C.); in particolare: 1) I FIGLI DI IAFET Gomer: sono chiamati Gimirrai nei testi assiri e Cimméri in quelli greci; Madai sono i Medi; Iavan indica gli Ioni e in genere i Greci; Tubal: compare come Tibar o Tabal nei testi assiri che li ricordano insieme agli abitanti della Cilicia (sud-est della Turchia), 40
I braccia, i pugnali lungo il petto e una cintura. Da qualche tempo alcuni studiosi, tra cui E. Anati in particolare, danno una lettura cosmologica: cielo (l’astro), terra (i pugnali e le asce) e il passaggio all’altro mondo (il fiume, rappresentato dalle tre linee in basso). Siamo di fronte a una triplice ripartizione, ritrovabile nello stesso periodo dal Caucaso alle Alpi, che è stata letta come possibile radice degli Indoeuropei.
corrispondono ai Tibareni di Erodoto, che li colloca nel Ponto, sulle rive del Mar Nero; Mesech: è Mushku in assiro, Moschi in Erodoto, che li menziona insieme ai Tibareni, presupponendo una loro vicinanza geografica; Tiras non è invece citato altrove, ma il nome potrebbe essere paragonato a uno dei “Popoli del Mare” che i testi egiziani chiamano Tursha e che generalmente si identifica con i Tirreni, cioè gli Etruschi; Magog, che in Ez 38,1; 39,6 compare come il paese di Gog, rimane sconosciuto. I figli di Gomer Askenaz sono gli Sciti (assiro Ashguza, greco Skythoi); Togarma: compare nei testi assiri (Tiulgarimmu) e hittiti (Tegarma), dai quali si deduce che confinavano con la Cilicia e la Cappadocia; Rifat è ignoto: secondo Giuseppe Flavio (storico ebreo del I sec. d.C.) andrebbe collocato nella Paflagonia, tra il Ponto e la Cappadocia. I figli di Iavan Kittim è Cipro mentre gli altri nomi sono discussi: per Dodanim è stata proposta l’identificazione con Rodi; Tarsis è collocata da alcuni nella parte meridionale della Spagna, da altri in Sardegna; Elisa dovrebbe essere un’isola o penisola del Mediteranneo (l’Italia? Cipro? qualche isola dell’Egeo?).
4. Il disco di Festo, datato 1700-1600 a.C. e rinvenuto nel 1908 vicino al palazzo di Festo a Creta, è ora conservato al Museo Archeologico di Iraklion. La scrittura, forse ideografica, si diparte dal segno centrale, identificato con il sole, e si svolge a spirale, continuando sul verso. Non assomiglia ai geroglifici cretesi. L’enigma resta, nonostante vari tentativi di decifrazione.
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5. Sviluppo di un motivo ornamentale raffigurante dei guerrieri. Ceramica dipinta in rosso proveniente da Saint Miquel de Lliria, Valencia, Spagna. Cultura iberica, VII secolo a.C. circa.
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4. LA TAVOLA
DEI
POPOLI
8. Figura di carro volante, Monti Tassili, Sahara algerino. Questo stile particolare si riferisce alla fine del II millennio d.C. (da H. Lothe, 1982, p. 31). 9. Stele in calcare di Naram-Sin alta 2 m. Fu scoperta a Susa, dove era stata trasportata dagli Elamiti. Epoca di Akkad, 2200 a.C. È conservata al Museo del Louvre, Parigi. 10. Truppe assire inseguono degli Arabi montati su cammelli: le incursioni dei nomadi dai confini meridionali erano frequenti nell’impero assiro. Dettaglio di una stele da Ninive, databile al 645 a.C. È conservata al British Museum, Londra. 11. Resti del porto di Khor Rori, sulla costa del Dhofar, nell’estremo est della Penisola Arabica, importante in età preislamica per i traffici attraverso l’Oceano Indiano.
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6. Veduta dei resti dell’antica città di Meroe, capitale del regno di Kush, costruita a ovest del Nilo, nell’attuale Sudan. Si notano le tombe a piramide dei re, databili al III secolo a.C. 8
2) I FIGLI DI CAM Etiopia è la traduzione abituale dell’ebraico Kush che indica le regioni a sud dell’Egitto e quindi anche la Nubia; Egitto e Canaan sono ben noti. Put va cercato probabilmente nella Libia (anche se qualcuno pensa piuttosto alla Somalia). I figli di Etiopia (Kush) sono le popolazioni dell’Arabia meridionale, tra le quali si riconoscono Saba, da collocarsi nello Yemen, e Dedan (collegato con Teima in Is 21,13-14; Ger 49,7-8; Ez 25,13). Avila (o Havila, oggi Khaulan) insieme a Saba è menzionata anche tra i figli di Sem (Gn 10, 28-29), forse in base a una diversa tradizione conservata dall’autore biblico. Ai figli di Etiopia è collegato un excursus sull’eroe leggendario Nimrod, cui è attribuita la fondazione degli imperi assiro e babilonese (Gn 10, 8-12). I figli di Egitto (Mizraim): tra i nomi elencati in Gn 10, 13-14 si possono identificare Patros, che corrisponde all’Alto Egitto e Laab, la Libia. Naftuch potrebbe indicare il delta del Nilo, mentre Caftor è certamente Creta. 42
7. Otto colossali colonne monolitiche appartenenti al tempio di Llmugab, il dio lunare, a Màrib, nella parte sud-occidentale della Penisola Arabica. Il tempio, detto Mahram Bilgis, è il più importante e famoso del periodo sabeo ed è databile al V-I secolo a.C.
I figli di Canaan non sono indicati nella carta; si tratta di città della Siria-Fenicia (Sidone, Arvad, Hamat) e dei popoli che vengono abitualmente menzionati come abitanti della Palestina nella Bibbia. 3) I FIGLI DI SEM Sono ben noti Elam, a est della bassa Mesopotamia, Assur, l’Assiria, e Aram, le popolazioni del deserto siriaco e della Mesopotamia settentrionale. Lud è più incerto ma dovrebbe essere la Lidia, in Asia Minore; Arpacsad è sconosciuto. Come accennato, tra i figli di Sem sono menzionate di nuovo alcune popolazioni arabe indicate precedentemente tra i figli di Etiopia, quali Saba e Avila; a queste si aggiungono altri nomi, tra cui segnaliamo il misterioso paese di Ofir, citato altre volte nella Bibbia per il suo oro, e Azarmawet, che corrisponde all’attuale Hadramaut.
SIGNIFICATO RELIGIOSO La tavola dei popoli di Gn 10 sottolinea, nei limiti delle popolazioni note all’autore biblico, l’unità di tutto il genere umano iscritta nella sua stessa natura e nel piano divino del Creatore. 43
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5. PRIME
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5. PRIME
PEREGRINAZIONI DI
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Terach, Abramo e famiglia Abramo
1. La regione paludosa nel sud dell’Iraq. Le tradizionali costruzioni in canne erano già presenti nel III millennio a.C. 2. Un villaggio iracheno nella zona della steppa umida, ai piedi del Tauro. 3. Modello in argilla di carro coperto, proveniente dalla Siria settentrionale. Seconda metà del III millennio a.C. 44
CARTA I. DA UR DEI CALDEI A CARRAN (GN 11,26-31). DA CARRAN ALLA PALESTINA (GN 12,1-7) La storia di Abramo narrata nella Genesi comincia da Ur, un’antica città sumerica. Gn 11,28, con un anacronismo, la chiama Ur dei Caldei: tale denominazione può essere entrata in uso soltanto a partire dal VII sec. a.C.; ciò significa che l’autore di questo passo (che scriveva probabilmente nel VI sec. a.C., rifacendosi a tradizioni più antiche) identifica la città in riferimento al momento in cui scrive. È impossibile determinare con esattezza l’epoca in cui visse Abramo; una proposta che per un certo periodo ha raccolto il consenso degli studiosi collocava le vicende di Abramo nel XIX sec. a.C., ma tale ipotesi è stata sempre più abbandonata
negli studi recenti perché i racconti della Bibbia, che hanno un interesse più religioso che storiografico, non offrono punti di riferimento precisi per una datazione. Certamente la storia di Abramo e dei suoi viaggi può essere messa in rapporto alle vicende e agli usi di gruppi nomadi e seminomadi che si muovevano nell’area della Mezzaluna Fertile e di cui abbiamo qualche notizia, ma l’esistenza di tali gruppi e usanze si estende per un lungo periodo storico, non permettendo quindi una datazione certa. Da Ur, nella Mesopotamia meridionale, il clan di Terach, padre di Abramo, si sposta, secondo il racconto biblico, a Carran (Harran), nella Mesopotamia settentrionale, seguendo probabilmente il corso dell’Eufrate. La regione di Carran viene indicata come “paese degli Aramei” in diversi passi biblici (Paddan Aram in Gn 25,20; 28,2; Aram Naharaim “paese dei due fiumi”, cioè collocato tra l’Eufrate e il Khabur, in Gn 24,10): anche qui la denominazione fa riferimento piuttosto all’epoca in cui i racconti furono scritti (nei documenti dell’Antico Vicino Oriente il nome Aram appare dal XII sec. a.C. in poi). Su ordine divino, Abramo, con la moglie Sara, il nipote Lot e tutte le sue proprietà, lascia in seguito Carran e il clan del padre per dirigersi in una nuova terra. Gn 12,6 afferma che Abramo arrivò a Sichem (oggi Tell Balâta presso Nablus) senza indicare altre località: l’itinerario segnato sulla cartina va considerato come indicativo. Gli scavi archeologici hanno mostrato che Sichem era una località abitata fin dal IV millennio a.C. 45
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5. PRIME
PEREGRINAZIONI DI
ABRAMO
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lascia a Lot la scelta; costui decide di stabilirsi nella zona del Mar Morto che, dice il testo, allora era molto fertile (una notizia che sembra avere carattere leggendario). Lot si stabilì vicino a Sodoma che va forse collocata a sud del Mar Morto, così come Gomorra. Zoar (chiamata anche Bela) era invece più a sud e segnala nel testo biblico l’estensione del territorio di Lot. Abramo, dopo essersi separato da Lot, si spostò a Mamre, località nei pressi di Ebron (o forse una parte della stessa Ebron).
CARTA II. TRA PALESTINA ED EGITTO (GN 12,8-13,18) Pur essendo arrivato nella terra indicata da Dio, Abramo continua a vivere come un seminomade: si sposta nella zona montagnosa fra Betel (di cui Gn 35,7 ricorda l’antico nome Luz; oggi la località si chiama Beitîn) e Ai (oggi et-Tell). Da qui scende verso il Negheb, nella zona a sud di Ebron (Gn 12,9). Una carestia spinge Abramo verso l’Egitto, il paese fertile in cui spesso i nomadi cercavano rifugio nei periodi difficili, come attestano alcuni documenti egiziani. Il testo biblico narra un episodio che coinvolge il faraone: costui prende Sara come concubina ma deve poi riconsegnarla al marito per l’intervento divino (Gn 12,11-20). Dall’Egitto Abramo ripercorre poi il cammino inverso ritornando nel Negheb e poi verso nord fino al luogo presso Betel in cui si era già accampato (Gn 13,4). Qui Abramo e Lot decidono di separarsi, dato che la disponibilità dei loro beni non permette più di vivere nel medesimo territorio: il racconto mostra Abramo che 46
SIGNIFICATO RELIGIOSO 4. Scena di danza e musica. Incisione rupestre da Wari Harash nel Negheb centrale, databile intorno al 2000 a.C. 5. Veduta del Mar Morto tra Engaddi e Masada. 6. Il cosiddetto altare di Abramo a Mamre.
Con la chiamata di Abramo inizia il rapporto tra Dio e il suo popolo: per questo motivo la vicenda di Abramo assume un valore paradigmatico per tutti i credenti, come ricorderà anche san Paolo (Rm 4; Gal 3). Nel racconto biblico con Abramo la storia del mondo comincia a delinearsi come storia della salvezza, nella quale Dio opera e l’uomo è chiamato a collaborare mediante la fede e l’obbedienza incondizionata. 47
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GN 14–19
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6. LA RAZZIA DEI QUATTRO RE E LA DISTRUZIONE DI SODOMA
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Spedizione dei Quattro Re Sidone
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I cinque re della Valle di Siddim
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3. La Valle dell’Araba, la depressione che collega il Mar Morto al Golfo di Aqaba. 4. L’isola di Graia nel Golfo di Aqaba vista da D. Roberts, 1839. Si pensa che facesse parte del sistema difensivo della vicina El-Paran/Elat.
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6. LA RAZZIA DEI QUATTRO RE
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2. Un’oasi ad Ain Kudeirat che molti studiosi identificano con Kades-Barnea.
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1. Una via della moderna città di Irbid, in Giordania, 7 km a nord-est dell’antica Am, oggi Ham.
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Il racconto di Gn 14 presenta molti problemi. Dei quattro regni indicati nel v. 1, due soli sono riconoscibili: Elam (ad est del Tigri) e Sennaar, che è la regione di Babilonia. Ellasar è sconosciuto e Goim è un nome generico, dato che in ebraico significa “genti”. I nomi dei re di questi quattro paesi possono essere paragonati all’onomastica attestata in altri documenti dell’antico Vicino Oriente, senza però consentire un’identificazione precisa. Sembra che l’autore biblico faccia riferimento a paesi e personaggi storici ma senza preoccuparsi dell’esattezza cronologica e geografica delle sue informazioni: più importante per lui è mettere in rilievo la grandezza e l’importanza di Abramo anche nei rapporti con i grandi re e popoli dell’Antico Vicino Oriente. Tale carattere del racconto è confermato dal fatto che i nomi dei re di Sodoma, Gomorra, Adma e Zeboim, contro cui si dirigono Chedorlaomer re dell’Elam e i suoi alleati, sembrano essere costruiti artificialmente come termini di dispregio (Bera significa “nel male”; Birsa “nella malvagità”; Sinab “colui che odia il padre”; Sember potrebbe significare “il nome è scomparso”). L’itinerario descritto per gli eserciti invasori passa per la Transgiordania, lungo la “via regia”, di grande importanza commerciale. Astarot-Karnaim è segnalata in Gn 14,5 come un’unica località, ma Karnaim nel testo va probabilmente inteso come una spiegazione: Astarot che è vicino a
Karnaim; Astarot corrisponde a Tell ‘Ashtara, in Siria, 6 km a sud est di Tesil; Karnaim a Sheikh Sa‘ad. Am (Ham) potrebbe corrispondere alla località che ancora oggi porta tale nome, pochi chilometri a sud-ovest di Irbid. Kiriataim (Qiryatayim), oggi Khirbet el-Qureiât è menzionata più volte nella Bibbia. I nomi dei popoli sconfitti dai Quattro Re nella Transgiordania (Refaim, Zuzim, Emim e Horim) si ritrovano in Dt 2 (dove gli Zuzim sono chiamati Zamzummim) che li elenca come antichi abitanti della regione: non si hanno però altre notizie su Zuzim e Emim, mentre Gn 36 descrive le tribù degli Horim, che abitavano le montagne di Seir. Per il termine Refaim va notato che esso nella Bibbia designa sia gli abitanti del regno dei morti (cf. Sal 88,11; Is 26,14 dove la versione italiana della CEI traduce l’ebraico refaim con “ombre”), sia un’antica popolazione di guerrieri e giganti (come in Gn 14 e Dt 2). I testi dell’antica Ugarit hanno mostrato che il termine indicava i re e gli eroi morti, spiegando così il suo doppio uso nella Bibbia. Continuando l’itinerario dei Quattro Re descritto in Gn 14, si giunge a El-Paran, l’attuale Elat sul golfo di Aqaba, mentre ‘En-Mishpat (“fonte del giudizio”) è identificata dal testo con Kades-Barnea, attualmente ‘Ain-Kades. Cazazon-Tamar (o Hasason-Tamar, chiamata soltanto Tamara in Ez 47,18-19; 48,28) corrisponde all’attuale ‘Ain Husb. Soltanto a questo punto avviene lo scontro con i re delle cinque città cananee, la cui ribellione aveva provocato, secondo il racconto, la spedizione dei Quattro
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CARTA I. LA SPEDIZIONE DEI QUATTRO RE (GN 14). FUGA DI AGAR (GN 16)
Pozzo del Vivente che vede (Lacai Roi)
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6. LA DISTRUZIONE DI SODOMA 7. Abramo riceve la visita di tre uomini alle Querce di Mamre. Miniatura dall’Ottateuco di Costantinopoli, XI secolo d.C., Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma. L’Ottateuco è la raccolta dei primi otto libri della Bibbia e comprende, oltre al Pentateuco, i libri di Giosuè, dei Giudici e di Rut.
8. Ospitalità di Abramo. Miniatura dall’Ottateuco di Costantinopoli, XI secolo d.C., Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
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5. L’oasi di Avrona a nord di El-Paran/Elat.
Re. Essi catturano anche Lot: per questo Abramo, saputo l’accaduto, interviene con gli uomini del suo clan e con i suoi alleati, raggiungendo la colonna a Dan, nel nord d’Israele (anche questo è un anacronismo, perché secondo Gdc 19,29 la città, prima della sua conquista da parte della tribù di Dan avvenuta dopo l’epoca di Giosuè, si chiamava Lais), libera Lot e recupera i suoi beni inseguendo i nemici fino a Coba (Hoba), località quest’ultima non identificata ma che il testo biblico colloca a nord di Damasco. Di ritorno da questa spedizione Abramo incontra Melchisedek nella valle di Save o dei Re, che va collocata nei pressi di Gerusalemme (qui chiamata Salem). Anche se il racconto non lo dice esplicitamente, esso lascia intendere che Abramo torna poi a stabilirsi presso Ebron, mentre Lot ritorna nei pressi di Sodoma. Visto che non riesce ad avere figli, Sara convince Abramo ad unirsi alla schiava Agar: secondo l’uso del tempo il figlio della schiava 50
6. Aspetto attuale del Mar Morto.
sarebbe stato considerato come figlio della padrona. Agar rimane incinta, ma in seguito si crea un dissidio fra le due donne ed Agar fugge nel deserto, finché una visione presso il pozzo di Lacai Roi (il “Pozzo del Vivente che vede”) la convince a ritornare presso la sua padrona Sara, dove dà alla luce Ismaele. Il testo riferisce che il pozzo di Lacai Roi è situato tra Kades e Bered. Se si identifica Bered col monte Umm el-Bâred (ma l’identificazione non è certa) il Pozzo del Vivente che vede va collocato a sud-est di Kades.
CARTA II. VISITA DEGLI ANGELI E DISTRUZIONE DI SODOMA (GN 18-19) A Mamre il Signore appare ad Abramo mediante la visita di tre personaggi che annunciano la nascita di un figlio a Sara entro l’anno (non è quindi Ismaele, il figlio di Agar, il compimento della promessa di discendenza). Dopo l’incontro i tre uomini si dirigono verso Sodoma e si ha l’episodio di Abramo che intercede per la
9. Distruzione di Sodoma. Gli angeli fanno fuggire Lot e le sue figlie dalla città. La moglie di Lot diventa una statua di sale. Miniatura dal codice chiamato Genesi di Vienna, VI secolo d.C. Nationalbibliothek, Vienna.
città peccatrice, senza però ottenere la sua salvezza perché in essa non ci sono più giusti. Nel frattempo due angeli arrivati a Sodoma intervengono per salvare Lot e la sua famiglia, concedendogli di rifugiarsi a Zoar (Bela). La moglie di Lot, però, muore e Lot con le figlie si trasferisce nella zona montuosa: da loro ebbero origine, secondo il racconto biblico, le popolazioni dei Moabiti e degli Ammoniti. Il racconto della distruzione di Sodoma contiene forse qualche ricordo di eventi catastrofici naturali verificatisi nella zona sud del Mar Morto, ma i tentativi di ritrovare i resti della città non hanno portato a risultati: le notizie intorno a Sodoma hanno assunto, infatti, tratti leggendari stereotipati (l’idea di un territorio un tempo fertile trasformato in una landa desolata si ritrova in molti racconti popolari). L’autore biblico ha ripreso tali tradizioni per mettere in risalto la giustizia divina e il peculiare rapporto di vicinanza e comunione fra Abramo e Dio.
SIGNIFICATO RELIGIOSO Dopo l’ordine iniziale rivolto ad Abramo in Gn 12, le promesse divine sono rinnovate in Gn 15; 17 e 18: i racconti mettono sempre più in evidenza la fede di Abramo e la fedeltà di Dio alla sua promessa, che troverà la sua prima realizzazione nella nascita di Isacco. L’alleanza di Dio con Abramo prelude a quella che sarà l’alleanza stipulata al Sinai, tra il Dio dei padri e il popolo dei discendenti di Abramo, alleanza legata alla promessa della terra di Canaan ma anche ad una salvezza che raggiungerà tutti i popoli della terra.
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7. DALLA
GN 20–29
7. DALLA NASCITA DI ISACCO ALLA DI GIACOBBE A CARRAN
za. Con gli abitanti del territorio di Gerar, che il racconto chiama Filistei (senza preoccuparsi del fatto che i Filistei giunsero in Palestina a partire dal XIII o XII sec. a.C.), si scatenano dei conflitti per l’uso dei pozzi: tra quelli scavati da Isacco si può identificare Recobot (Gn 26,22; il termine significa “spazio ampio”), collocato nel Wadi Ruheybeh, a sud-ovest di Bersabea. La controversia ha termine con un’alleanza fra Abimelech e Isacco che viene stipulata a Bersabea e che richiama quella narrata in Gn 21 tra Abimelech e Abramo.
a) L’inizio di Gn 20 presenta Abramo che lascia Mamre (Ebron) e si stabilisce nel Negheb, tra Kades e il deserto di Sur. Da qui si sposta poi a Gerar che il testo, con un anacronismo, colloca nel paese dei Filistei; questi ultimi giunsero in Palestina soltanto nel XIII o XII secolo a.C. Gerar va collocata tra Gaza e Bersabea: il luogo più probabile è Tell-esh-Sherî‘â, 42 km a sud di Bet-Guvrin, anche se sono state proposte altre identificazioni. Con il re di Gerar, Abimelech, si ha un episodio simile a quello narrato in Gn 12 che coinvolgeva il faraone: egli prende Sara come sua concubina, ma l’intervento di Dio gli impone di restituirla ad Abramo. b) Segue il racconto della nascita di Isacco che sembra avvenire mentre Abramo si trova a Bersabea (che viene menzionata in seguito). La nascita di Isacco riaccende il conflitto fra Sara e Agar e la prima chiede ad Abramo di scacciare la seconda con il figlio, perché Ismaele non contesti un giorno il diritto di eredità di Isacco. Agar viene scacciata, ma un angelo interviene in favore di lei e di suo figlio, promettendo un grande avvenire: il testo biblico riferisce che Ismaele crebbe nel deserto di Paran. c) Si narra poi l’alleanza fra Abramo e Abimelech che serve a dirimere le controversie sull’uso dei pozzi: il racconto è l’occasione per dare una spiegazione popolare del nome Bersabea: “pozzo del giuramento” o “pozzo delle sette (agnelle)”. La Bersabea biblica corrisponde a Tell es-Seba‘, circa 5 km ad est della moderna città israeliana di Beersheva. d) Il racconto del sacrificio di Isacco, in Gn 22, designa il luogo dell’episodio come “il paese del Moria” che 2 Cr 3,1 identifica con il luogo in cui fu edificato il Tempio di Salomone a Gerusalemme.
La nascita di Isacco inizia il compimento delle promesse divine ad Abramo; ma questa parziale attuazione sembra essere subito messa in discussione dal racconto del “sacrificio” di Isacco, che evidenzia ancora una volta l’obbedienza e la fede di Abramo insieme alla misteriosa fedeltà di Dio. Le storie di Isacco e Giacobbe mostrano come la benedizione di Dio si estende da Abramo ai suoi discendenti, passando anche attraverso vicende molto umane, come l’inganno e la gelosia tra fratelli.
1. Il sacrificio di Isacco. Affresco del IV secolo d.C. Catacombe della Via Latina, Roma. 2. Il villaggio di Carran/Harran nell’attuale Turchia. 2
Abramo Servo Isacco Abimelech
1 Abramo
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Agar e Ismaele scacciati
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52
SIGNIFICATO RELIGIOSO
ra
Gli episodi della vita di Isacco narrati in Gn 26 sono paralleli agli episodi che avevano coinvolto Abramo nei capitoli 20-21. Anche Isacco, come suo padre, si reca a Gerar; anche lui, come Abramo, dichiara qui che la moglie Rebecca è sua sorella, per evitare di essere ucciso da qualcuno che volesse sposarla, data la sua bellez-
Giacobbe era il minore dei due figli di Isacco. Il testo biblico offre due spiegazioni del suo viaggio verso Carran: Giacobbe deve evitare l’ira di Esaù, a cui ha sottratto, con l’astuzia e la complicità di Rebecca, la benedizione paterna e i diritti di primogenitura ad essa collegati (Gn 27); inoltre deve cercare una moglie tra le donne del vecchio clan di Abramo, come era accaduto per Isacco suo padre. La cartina riproduce un itinerario verosimile: nel testo biblico del viaggio si narra soltanto la sosta a Betel, dove il Signore appare a Giacobbe e rinnova per lui le promesse fatte ad Abramo. Giunto a Carran, Giacobbe si innamora di Rachele ma, vittima dell’astuzia del padre di lei Labano, è costretto a sposare anche la sorella maggiore Lia e a lavorare per il suocero per parecchi anni. A Carran nascono la maggior parte dei figli di Giacobbe, che sono considerati gli antenati delle tribù d’Israele. Giacobbe ebbe figli da entrambe le mogli e da due loro schiave: forse si conserva in questo modo il ricordo di relazioni particolari fra le tribù che, secondo la tradizione, discendevano dai figli di una stessa donna. Si parla perciò di tribù di Lia (Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon), tribù di Rachele (Giuseppe e
Beniamino, nato più tardi in Canaan, Gn 35,16-20); tribù di Bilha o Bala, schiava di Rachele (Dan e Neftali); tribù di Zilpa, schiava di Lia (Gad e Aser).
f Eu
CARTA III. ISACCO A GERAR E BERSABEA (GN 26)
CARTA IV. VIAGGIO DI GIACOBBE VERSO CARRAN (GN 28,1-30,24)
Giordano
La morte di Sara va collocata a Mamre, dato che la grotta di Macpela, acquistata da Abramo per seppellire la moglie, si trovava presso Ebron. Abramo manda poi il suo servo più anziano a prendere una moglie per il figlio Isacco tra i membri del suo clan rimasti a Carran. Il servo torna con Rebecca, figlia di Betuel, figlio di Nacor fratello di Abramo: l’incontro fra i promessi sposi avviene presso il “Pozzo del Vivente che vede” (Lacai Roi), già menzionato in Gn 16. La storia di Abramo si conclude con la sua morte in Gn 25: egli viene seppellito accanto a Sara nella caverna di Macpela; da notare che il racconto presuppone che siano Isacco e Ismaele insieme a seppellire il padre.
GIACOBBE A CARRAN
RESIDENZA
CARTA I. ABRAMO E ABIMELECH RE DI GERAR. NASCITA DI ISACCO (GN 20-22)
CARTA II. MORTE DI SARA, MATRIMONIO DI ISACCO, MORTE DI ABRAMO (GN 23-25)
NASCITA DI ISACCO ALLA RESIDENZA DI
Oronte
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Mamre Ebron
III
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Giacobbe
Pozzo del Vivente che vede (Lacai Roi)
53
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8. GIACOBBE
GN 31–50
E I FIGLI
8. GIACOBBE E I FIGLI. RITORNO DI GIACOBBE IN CANAAN; VICENDE DI GIUSEPPE IN EGITTO; GIACOBBE SI STABILISCE IN EGITTO CON LA FAMIGLIA
2
1. L’Edom, la zona desertica a sud del Mar Morto, fu la terra di Esaù. 2. Giacobbe passa lo Iabbok con la sua gente. Giacobbe lotta con un “uomo” che lo benedice e lo chiama Israele. Miniatura dal codice chiamato Genesi di Vienna, VI secolo d.C. Nationalbibliothek, Vienna. 3. La valle di el-Fâri‘a, detta anche valle dei Patriarchi, la più facile via di comunicazione tra Sichem e la valle del Giordano. 4. Porta a tenaglia di epoca Hyksos a Sichem/Tel el-Balâta.
1 3
Giacobbe
4
Labano Labano
CARTA I. PROSPERITÀ DI GIACOBBE E SUA FUGA DA CARRAN
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54
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Penuel Iabbok
Aleppo
se
a) Da Mizpa Giacobbe si sposta a una località che chiama Macanaim (ebr. Mahanayim: “due accampamenti”, cf. Gn 32,811; un’altra spiegazione del nome si trova in Gn 32,2-3: “accampamento di Dio”). Macanaim può essere identificata con Tell ed-
Succot
Sichem
Esaù
De
CARTA II. GIACOBBE INCONTRA ESAÙ (GN 32,2-35,29)
Giacobbe
Carchemis
(GN 30,25-32,1)
Nonostante Labano abbia costretto il genero a lavorare per lui, come dono o prezzo per le figlie avute in moglie, Giacobbe riesce ugualmente ad arricchirsi, sia per la sua abilità (Gn 30,37-43) sia per la benedizione divina (Gn 31,10-13). Per evitare controversie con la famiglia del suocero, Giacobbe decide di fuggire con quanto ritiene suo: inseguito da Labano, che pensa di essere stato derubato, viene raggiunto in una località chiamata Mizpa (nome che, significando “luogo di vedetta”, si applica a diverse località e in questo caso non è identificabile). Qui i due raggiungono un accordo e stabiliscono un patto, segnando i confini dei rispettivi territori.
Macanaim Mizpa
Carran
e
b
Punon
Dahab el-Gharbi (Tell Dahab occidentale), a nord dello Iabbok (Nahr ez-Zerqa), sulla riva destra del fiume, o con Khirbet elMahne, circa 20 km più a nord (identificazione presupposta dalla cartina). Da qui Giacobbe invia messaggeri e doni ad Esaù, di cui ancora teme la vendetta. Dopo aver fatto guadare lo Iabbok alla sua famiglia e al bestiame rimane solo e durante la notte lotta con un personaggio misterioso (un angelo, rappresentante di Dio): tale episodio spiega il nuovo nome di Giacobbe, Israele (“vittorioso con Dio”), e quello della località, Penuel (“volto di Dio”). Penuel va identificata con Tell ed-Dahab esh-Sharqi (Tell Dahab orientale), sulla riva sinistra dello Iabbok. b) L’incontro con Esaù ha un esito completamente diverso da quello temuto da Giacobbe, ma quest’ultimo non accetta comunque di unirsi al fratello e i due si separano: Esaù ritorna nella regione di Seir, che sarà la residenza degli Edomiti, di cui EsaùEdom è considerato capostipite (notizie sugli Edomiti si trovano in Gn 36); Giacobbe invece si reca a Succot (Sukkot, che significa “capanne”), da identificare con Tell Deir ‘Alla, 11 km a nordest di ed-Damiya, dove lo Iabbok si getta nel Giordano. Da qui si sposta poi a Sichem; dopo l’acquisto pacifico di un terreno 55
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8. VICENDE
DI
GIUSEPPE. GIACOBBE
SI STABILISCE IN
EGITTO
Giacobbe
6
Giuseppe Dotan
5
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6. Stele che rappresenta Amemhotep, capo del Doppio Granaio dell’Alto e Basso Egitto che prega Atum e Onnofri, manifestazioni del sole e del dio dei morti. Museo Egizio, Torino.
5. Modellino in legno di granaio egizio a pianta quadrata. Periodo dell’Antico Impero.
7. Semiti che recano tributi. Dipinto della tomba di Sobekhotep a Tebe, 1420 a.C. circa. 7
Giuseppe
Fratelli di Giuseppe
Acco
Kinneret
A
D
Inviato dal padre a Sichem, per avere notizie dei fratelli che pascolano il bestiame, Giuseppe viene a sapere che questi si sono spostati più a nord, a Dotan (oggi Tell Dothan, circa 8 km a nord di Sichem). I fratelli, gelosi e invidiosi, lo vendono a una carovana di mercanti (Ismaeliti o Madianiti) che porta Giuseppe in Egitto. Qui dopo parecchi anni e diverse vicende Giuseppe è diventato vicerè: dal racconto si può supporre che la sua residenza fosse ad Avaris, capitale degli Hyksos (vedi tavole 2 e 3). Da lui arrivano i suoi fratelli, spinti dalla carestia, per comprare grano, ma non lo riconoscono. La storia mostra Giuseppe che agisce in modo da far comprendere ai fratelli la gravità del male compiuto, fino al momento del riconoscimento e della riconciliazione finale.
O
IV
Giuseppe venduto in Egitto
Meghiddo Dotan
GA
LA
Sichem
che si trova sul margine orientale del delta del Nilo. b) Giacobbe muore in Egitto, ma il suo corpo imbalsamato viene portato da Giuseppe e dai fratelli nella tomba di Abramo a Macpela. La celebrazione funebre avviene però, secondo il racconto, sull’Aia di Atad, nella località chiamata Abel-Mizraim (“Prato degli Egiziani”, ma il testo gioca sull’assonanza fra ’abel e ’ebel “lutto”, e spiega il nome come “Lutto degli Egiziani”). Tale località non è identificabile e la notazione del testo che la situa “al di là” del Giordano (cioè, secondo il significato abituale dell’espressione nella Bibbia, ad est del fiume) non chiarisce, ma anzi complica le cose perché suppone un itinerario dall’Egitto a Mamre alquanto insolito.
Giaffa Gerico
SIGNIFICATO RELIGIOSO
Gerusalemme Gaza
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Negheb Deserto di Sur
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56
Ezion-Gheber
Heracleopolis
Mercanti ismaeliti
a) La posizione di Giuseppe favorisce la migrazione di Giacobbe e di tutto il suo clan in Egitto: si stabiliscono nella terra di Gosen,
Nilo
I
Menfi
Deserto di Paran
CARTA III. STORIA DI GIUSEPPE (GN 37-45)
CARTA IV. MIGRAZIONE DI GIACOBBE IN EGITTO E SUA MORTE
Kades-Barnea
O
G
(Gn 33,19), un saccheggio e una strage operati da Simeone e Levi, figli di Giacobbe (Gn 34,25-29), pongono il patriarca in difficoltà. Su ordine divino Giacobbe si trasferisce a Betel, dove il Signore gli era apparso all’inizio della sua fuga verso Carran: il viaggio è descritto come un pellegrinaggio, che comporta l’eliminazione di tutte le divinità straniere e la purificazione. A Betel Dio rinnova le sue promesse a Giacobbe. c) Da Betel Giacobbe si sposta vero sud: a Efrata, identificata dal testo con Betlemme, Rachele partorisce Beniamino e muore. Questo spiega la presenza della tomba di Rachele (venerata ancora oggi) presso Betlemme, anche se un’altra tradizione la colloca piuttosto a Rama, a nord di Gerusalemme (Ger 31,15; 1 Sam 10,2). d) Giacobbe giunge infine a Mamre-Ebron dove il testo suppone si trovasse ancora Isacco: si ha quindi la notizia della morte di Isacco sepolto, come Abramo, dai suoi due figli, Esaù e Giacobbe, nei pressi di Ebron.
Punon
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III
Il centro religioso delle vicende di Giacobbe si colloca a Betel: qui riceve le promesse quando è in fuga da solo (Gn 28) e qui gli vengono rinnovate al ritorno con la famiglia e i suoi beni (Gn 35). Particolare rilievo ha dunque la separazione da tutti gli idoli che Giacobbe impone a tutta la famiglia prima di recarsi a Betel (Gn 35,2): si indica così il senso della separazione di Israele dagli altri popoli per venerare soltanto il Signore. La storia di Giuseppe mette in luce la provvidenza divina (dalle sventure del giusto Giuseppe e dall’odio dei fratelli scaturisce alla fine la possibilità di salvarsi dalla carestia) e la necessità di un cammino di conversione da parte degli uomini (quello compiuto dai fratelli di Giuseppe). 57
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ES 1–NM 19
9. L’ESODO E LE PEREGRINAZIONI DEGLI EBREI NEL SINAI
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M. Sinai (Oreb)
II 1. Pittura funeraria che raffigura schiavi, sia africani sia asiatici, che fabbricano mattoni al tempo di Ramses II, Tebe.
3
NOTA GEOGRAFICA E CRONOLOGICA
3 Il deserto del Sinai.
Mosè
4. Il monte Sinai/Gebel-Mûsa.
4
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Mosè con Aronne
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M. Oreb
come già quelle sulle vicende dei patriarchi, non tanto una ricostruzione della storia dell’Esodo (ricostruzione che allo stato attuale delle ricerche appare molto difficile), quanto un sussidio che suggerisce una visualizzazione dell’itinerario descritto nel racconto biblico.
CARTA I. MOSÈ TRA EGITTO E MADIAN (ES 1-4)
A
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58
2. La danza di Maria dopo il passaggio del Mar Rosso. Mosè che conduce il suo popolo verso il deserto. Miniatura dal Salterio Barberini, fine dell’XI secolo d.C. Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
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Il punto di partenza dell’Esodo è abbastanza chiaro sia per la geografia sia per la cronologia: lo possiamo ottenere sulla base della notizia riportata in Es 1,11 secondo la quale gli Ebrei furono costretti a lavorare per l’edificazione delle città di Pitom e Ramses. Pitom va identificata con Tell el-Artabî e Ramses probabilmente con Qantîr, 20 km a sud di Tanis (oggi San el-Hagar: alcuni però pensano che Avaris, l’antica capitale degli Hyksos, Ramses e Tanis possano essere la stessa località). Il nome Ramses della città rimanda al regno di Ramses II (1298-1235 a.C. secondo la cronologia adottata in questo Atlante): l’oppressione degli Ebrei va quindi collocata nella zona orientale del delta del Nilo all’epoca di Ramses II. Le altre indicazioni fornite dal racconto dell’Esodo rimangono invece difficili: i testi biblici, infatti, non solo hanno un interesse principalmente religioso, che quindi mette in secondo piano i dati che uno storico considererebbe essenziali (per es. non si menziona mai il nome del faraone), ma hanno anche una storia letteraria abbastanza complessa. Inoltre le località indicate come tappe dell’itinerario degli Israeliti non sono sempre facilmente identificabili, a cominciare da quella più importante, cioè il monte Sinai (chiamato anche Oreb): la tradizione lo colloca nel sud della penisola omonima, ma si tratta di una tradizione abbastanza tardiva (IV sec. d.C) e sono state proposte anche altre localizzazioni (senza però giungere a nessuna certezza). La complessità della questione ha fatto sorgere diverse ipotesi di spiegazione: qualcuno ha pensato che i testi biblici conservino il ricordo di due “uscite” dall’Egitto da parte di gruppi differenti che avrebbero raggiunto la Palestina mediante itinerari diversi (spiegando così l’incertezza topografica). Stando così le cose, si è scelto di conservare nella cartina la localizzazione tradizionale del monte Sinai, cercando di suggerire una possibile collocazione delle diverse tappe descritte dal testo biblico (in parecchi casi si tratta di luoghi che corrispondono in qualche modo alla logica della narrazione, ma senza nessun’altra possibilità di riscontro e pertanto senza alcuna certezza). Il lettore deve considerare queste carte,
ARABIA
La carta mostra la posizione di Pitom e Ramses, città nelle quali gli Israeliti erano costretti a lavorare per il faraone. Mosè, secondo il racconto un Ebreo adottato alla corte del faraone, interviene in difesa di un suo confratello uccidendo un Egiziano e, per evitare la punizione del re, fugge nel deserto verso la regione abitata dai Madianiti, che va collocata nella zona a nord del golfo di Aqaba. La cartina suppone che Mosè abbia seguito un itinerario
percorso dalle carovane commerciali. A Madian Mosè si sposa ma, mentre pascola il gregge nella zona del monte Oreb, ha una visione divina che lo incarica di liberare il suo popolo. Mosè ritorna quindi in Egitto insieme a suo fratello Aronne che, secondo Es 4,27, gli era venuto incontro presso il “monte di Dio” (cioè l’Oreb).
CARTA II. LE TAPPE DEGLI ISRAELITI DALL’EGITTO AL MONTE SINAI (ES 13-19; NM 33,5-15) E DAL MONTE SINAI A KADES (NM 11-13; 33,16-36) a) L’uscita dall’Egitto (Es 13-14). Succot corrisponde quasi certamente all’egiziano Tjeku, si trova nel Wadi Tumilat, a est dell’attuale Tell el-Maskhuta, poco lontano da Pitom. Da qui gli Israeliti non prendono la via più breve verso la Palestina, quella che corre 59
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9. L’ESODO
5. Mosè fa scaturire le acque. Affresco del IV secolo d.C. Catacombe di San Callisto, Roma. 6. Sarbît el-Khadim nella Penisola del Sinai. Corrisponde all’antica Dofka, una delle tappe dell’Esodo.
5
7. Cristo consegna la legge a Mosè. Mosaico del IV secolo d.C. Abside di Santa Costanza, Roma. 8. L’arca dell’alleanza scolpita nella sinagoga di Cafarnao, IV secolo d.C.
60
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Ebrei Cananei e Amaleciti
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CARTA III. LA MISSIONE DEGLI ESPLORATORI (NM 37-45)
AMMO
Esploratori
Dal deserto di Paran o da Kades (cf. Nm 13,2.26), Mosè invia dodici esploratori nel paese di Canaan. La cartina mostra il loro possibile itinerario, di cui il racconto biblico indica solo due punti: a nord Recob (Rehob) presso l’Hermon, dove si apre il valico per la città siriana di Camat (Hamat), cioè Hama in Siria; Recob indica quindi il confine ideale settentrionale della Terra Promessa; il secondo luogo menzionato dal racconto di Numeri è la zona montuosa di Ebron, nel sud. Il rapporto degli esploratori provoca una rivolta di Israele contro Mosè e Dio, perché sembra impossibile sconfiggere le popolazioni di Canaan: il castigo divino per la ribellione è la decisione di far rimanere Israele a Kades per 38 anni, fino alla scomparsa della generazione uscita dall’Egitto. Un tentativo del popolo di rimediare al peccato commesso porta a una grave sconfitta presso Corma (Horma; Nm 14,39-45).
III
Recob?
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L’esodo rappresenta l’evento fondamentale per la storia e la fede d’Israele. Esso infatti lo costituisce come popolo libero e così liberato può contrarre un’alleanza con YHWH suo liberatore. La liberazione dalla schiavitù mostra l’amore e la misericordia divina verso il suo popolo, anzi rimane l’esempio paradigmatico di tale amore; l’alleanza diventa sempre più, a partire dall’epoca del Deuteronomio, il concetto chiave per interpretare la relazione degli Ebrei con il loro Dio, fino ad essere ripreso come “nuova alleanza” nel Nuovo Testamento. Le grandi feste ebraiche, di origine pastorale (Pasqua) o agricola (Azzimi, Settimane, Capanne), sono state collegate all’Esodo: la Pasqua e gli Azzimi al momento della liberazione dalla schiavitù, come appare già dai testi del libro dell’Esodo; la festa delle Capanne (Sukkot) alla permanenza nel deserto; la festa delle Settimane (Pentecoste) alla stipulazione dell’alleanza al Sinai. Il periodo del deserto, nella tradizione biblica, viene visto sotto due aspetti: come il periodo “ideale” del rapporto tra YHWH e il suo popolo (Ger 2,2; Os 2,14-15) o come il luogo della “prova/tentazione” (Israele mette alla prova Dio, Dio mette alla prova Israele, cf. Dt 8,2-3). Anche le raccolte di leggi, scritte in un’epoca più tarda, furono collegate agli eventi del Sinai e alla rivelazione ricevuta da Mosè perché in tale incontro si riconosceva il momento fondante di Israele come popolo di Dio.
8
7
C
SIGNIFICATO RELIGIOSO
6
D di ese Zi rto n
dente nel racconto che i nomi delle località sono funzionali alla narrazione più che indicazioni geografiche. Cazerot (Haserot o Caserot; Nm 11,35) è probabilmente l’attuale Ain Hudhra. Il deserto di Paran (Nm 12,16) è il nome che la tradizione biblica dà alla zona desertica a sud della Palestina e a nord del Sinai, nome spesso collegato a Kades; ma Kades viene menzionata anche in relazione al deserto di Zin, situato nella zona meridionale della Palestina: forse era considerato più o meno il luogo di confine tra le due regioni (si faccia attenzione che il testo biblico presuppone l’esistenza di un “deserto di Sin”, cf. Es 16, collocato nella parte occidentale del Sinai, che non va confuso con il deserto di Zin, situato nel sud della Palestina). In Nm 33,18-30 si trovano menzionate altre località dell’itinerario degli Israeliti, ma solo per poche si può tentare un’identificazione: Ritma, Rimmon-Perez, Libna, Rissa (Russeit el Negin), Kelata (Kuntilet el-Quraiya), monte Sefer (o Shefer: Gebel ‘Araif en-Naqa), Carada (o Harada, non identificata), Makelot, Mitka, Casmona (o Hasmona: forse ‘ain el-Quseime).
Giordano
presso la costa e che il testo biblico chiama “via dei Filistei” (Es 13,17), ma si dirigono verso Etam che va forse collocata nella zona collinosa tra il lago Timsah e i Laghi Amari. Pi-Achirot si trova nei pressi del “Mare dei Giunchi” (che nella tradizione successiva, a partire dalla versione greca dei LXX, è stato identificato con il Mar Rosso): se quest’ultimo corrisponde al Lago Amaro, Pi-Achirot va cercata sulle sue sponde. Migdol (“fortezza”) e Baal-Zefon non sono identificate con certezza, anche se diversi studiosi concordano nel situare la seconda a nord, presso il lago Sirbonis: questa collocazione, però, rende difficile comprendere l’itinerario descritto (ed è uno dei motivi per cui alcuni pensano a due tradizioni con itinerari diversi, uno a nord e uno a sud del Sinai, che sarebbero state in seguito combinate in un unico racconto). Al “Mare dei Giunchi” avviene l’intervento decisivo di Dio in favore di Israele minacciato dall’esercito egiziano: mentre gli Ebrei attraversano sani e salvi il mare, i carri e i soldati del faraone ne vengono travolti. b) Dal Mare dei Giunchi al Sinai (Es 16-19). Mara (Es 15,22-26) è legata al miracolo di Mosè che rende potabile l’acqua amara; si può collocare nell’attuale oasi ‘Ayun-Mûsa (sorgenti di Mosè) oppure a ‘Ain Hawâra. Elim potrebbe essere la grande oasi oggi chiamata Wadi Gharandel. L’accampamento presso il Mar Rosso, segnalato da Nm 33,10, va cercato nella zona di Ras Abu-Zelîme (o Zenîme). Nel deserto di Sin avviene la prima raccolta della “manna”: tale deserto può corrispondere alla vasta pianura detta Debet er-Ramle (Colline di sabbia). Dofka (Nm 33,12) è spesso collocata invece presso le alture di Sarabît el-Khâdim, dove si trovano i resti delle miniere di turchese degli antichi Egiziani; Alus nella valle Wadi el-‘Eshsh. Refidim, dove secondo Es 17 avviene uno scontro con gli Amaleciti, andrebbe collocata nel Wadi Refayid. Il deserto del Sinai corrisponde all’altopiano er-Raha a nord del massiccio montuoso che il nome, Gebel-Mûsa (monte di Mosè), e tutta la tradizione identificano col monte Sinai o Oreb (Horeb) della Bibbia. Secondo Nm 1,1; 10,11 gli Israeliti rimasero accampati al Sinai per circa un anno. Al Sinai la tradizione biblica pone la promulgazione del Decalogo e delle altre leggi che riguardano la vita civile e religiosa d’Israele; le leggi sono inquadrate nel contesto della stipulazione dell’alleanza fra YHWH e il popolo. c) Dal monte Sinai a Kades (Nm 11,19; 33,16-36). Tabera (Nm 11,1-3) o Kibrot-Taava (Nm 11,4,35) è difficile da localizzare, si potrebbe pensare all’attuale Ruweis el-Eberig: è però evi-
Punon
61
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10. DA KADES ALLA
NM 20–DT 34 3
rente Iabbok, confine settentrionale del regno di Sicon. Tra le città conquistate sono ricordate Dibon e Madaba. Successivamente Israele si scontra con Og re di Basan, la regione a nord dello Iabbok: la battaglia avviene a Edrei e si risolve a favore degli Israeliti che sottomettono così anche quella regione; secondo Dt 3,1-7 Israele distrusse e saccheggiò tutte le città del territorio di Basan. Si chiude così, nel racconto biblico, la prima fase della conquista della Terra Promessa, quella che riguarda i territori ad est del Giordano: questi territori vengono assegnati da Mosè alle tribù di Gad, Ruben e parte di Manasse.
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33,31-42; DT 2,26-3,7)
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4. Le scoscese pareti del Wadi Arnon/Mujib nel versante settentrionale, all’altezza della fortezza di Aroer, fatta costruire dal re moabita Mesha nel IX secolo a.C., come si legge in una stele ritrovata a Dibon nel 1868.
CARTA I. DA KADES ALLA TRANSGIORDANIA (NM 20,14-22,1;
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L’itinerario tracciato nella cartina è ottenuto combinando le informazioni di diversi testi biblici (Nm 20-22; 33; Dt 2-3) che non sempre concordano in tutti i particolari, si aggiunga che la posizione precisa di molte località rimane sconosciuta. L’itinerario, quindi, corrisponde alle grandi linee del racconto, anche se diversi dettagli rimangono incerti. Da Kades Israele si dirige verso il monte Or, nei cui pressi sorgeva Moserot (Nm 33,30b; Mosera in Dt 10,6). Il monte Or si potrebbe identificare con il Gebel Madheira. A Corma (località non identificata con precisione, ma che doveva trovarsi nella parte meridionale di Giuda, nella zona desertica del Negheb) Israele ottiene una vittoria contro il re di Arad. Dal monte Or, invece di dirigersi direttamente verso la Transgiordania, Israele punta verso sud per aggirare il territorio di Edom. Delle tappe riferite da Nm 33,31-35, soltanto Ezion-Gheber è nota e va collocata presso l’attuale Elat, sul golfo di Aqaba. Da qui si deve supporre che gli Israeliti risalirono verso nord: Punon (Nm 33,42) potrebbe corrispondere all’attuale Fenan e per Obot (Nm 21,10; 33,43) si può ipotizzare al coincidenza con ‘Ain el-Weiba. Gli Israeliti giungono così al torrente Zered (oggi Wadi el-Hasa; Nm 21,12) che viene indicato come confine meridionale del territorio di Moab. La menzione di Iie-Abarim (Nm 21,11) come località sul confine orientale di Moab fa supporre un itinerario che evita il territorio di questo popolo, giungendo fino al torrente Arnon (oggi Wadi Mujib) che segnava il confine settentrionale di Moab. Beer e Mattana (spesso identificata con Khirbet elMedeiyineh) vanno poste nei pressi del Wadi eth-Themed; da qui gli Israeliti si spostano verso Nacaliel (Nahaliel, Nm 21,19), sul
Giaffa
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3. Lo sbocco in mare del Wadi Arnon/Mujib, sulla sponda orientale del Mar Morto.
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STEPPE DI MOAB; LA CONQUISTA DELLA TRANSGIORDANIA
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10. DA KADES ALLE
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1. Le rovine della città di Punon/Fenan, nella valle dell’Araba a sud del Mar Morto.
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2. Porta Ovest nella città cananea di Arad, 3000 a.C. Sullo sfondo, una fortezza israelita del X-VII secolo a.C.
Wadi el-Habis, poi a Bamot (Nm 21,19b) per accamparsi infine nelle Steppe di Moab, tra Bet-Iesimot e Abel-Sittim (Nm 33,4849), nei pressi del monte Pisga (Ras es-Syagha), una cima del Nebo (Nm 21,20). Da qui Mosè manda messaggeri al re amorreo Sicon che regnava secondo il racconto sul territorio a nord di Moab (Nm 21,21, ma secondo Dt 2,26 ciò avvenne dal deserto di Kedemot nei pressi dell’Arnon, come parrebbe più logico). Il rifiuto di Sicon di concedere il passaggio a Israele provoca lo scontro che avvenne a Iaaz (Iahaza, Iahsa, forse l’attuale Libb). La vittoria di Israele comporta la conquista dei territori fino al tor-
Punon
Kades
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Cananei Esercito del re Sicon
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10. DA KADES ALLA 7
CONQUISTA DELLA
TRANSGIORDANIA
8
5
II
5. Balaam, sul suo asino, fermato dall’angelo. Affresco del IV secolo d.C., Catacombe della Via Latina, Roma.
Accampamenti israeliti Balaam
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Campi di Zofim
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7. Il monte Nebo.
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6. La valle di ’Uyun Musa a nord del monte Nebo.
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CARTA II. GLI ORACOLI DI BALAAM
8. La valle del Giordano vista dal monte Nebo.
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Nelle steppe di Moab si collocano gli avvenimenti narrati in Nm 22-25; 31: gli oracoli di Balaam; l’infedeltà di Baal-Peor (o Peor); la spedizione contro Madian. Balaam è un famoso indovino che viene convocato da Balak re di Moab per maledire Israele. La residenza di Balaam è posta a Petor (Nm 22,5) da identificare con al Pitru menzionata nei testi assiri, sulle rive dell’alto Eufrate (la località è posta nel “paese dei figli di Amau”, ma l’interpretazione è incerta, forse si dovrebbe tradurre “paese dei figli del suo popolo”). Balaam incontra Balak a Ir-Moab, presso il confine con Ammon, da qui i due si spostano a Kiriat-Cuzot (Qyriat-Husot) per compiere i sacrifici. Poi il re di Moab conduce l’indovino in luoghi differenti (Bamot-Baal, i Campi di Zofim sulla cima del Pisga, Peor), affinché vedendo l’accampamento d’Israele possa maledirlo, ma sempre Balaam pronuncia una benedizione ispirata da Dio. Il famoso veggente Balaam è menzionato anche in un’iscrizione frammentaria dell’VIII sec. scoperta a Tell Deir ‘Alla, nella parte orientale della valle del Giordano (località in genere identificata con la Succot biblica). Le steppe di Moab fanno da sfondo ai discorsi di Mosè raccolti nel libro del Deuteronomio; al termine di tale libro viene narrata la sua morte: a lui infatti non è concesso di entrare nella Terra Promessa, ma può soltanto contemplarla dalla cima del Pisga, sul monte Nebo.
Balak
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Rabbat-Ammon
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SIGNIFICATO RELIGIOSO Il libro del Deuteronomio conclude il Pentateuco con la morte di Mosè e il popolo sulla soglia della terra di Canaan, la Terra Promessa. Questa prima parte della Bibbia corrisponde alla Torah degli Ebrei, la Legge, che è considerata la rivelazione per eccellenza della volontà divina. Essa si chiude sulle rive del Giordano senza che la promessa di possedere la terra, che Dio aveva fatto a più riprese ad Abramo, si sia compiutamente realizzata. Nella lettura cristiana del Pentateuco, non è senza significato che esso si chiuda sulle rive del Giordano con l’incarico a Giosuè di far entrare il popolo nella Terra Promessa: il racconto della vita di Gesù (che porta lo stesso nome di Giosuè!) nel Vangelo di Marco si apre infatti sulle rive del Giordano a suggerire che è in Cristo che le antiche promesse vengono portate a compimento nella loro pienezza. 65
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11. LA
GS 1–12
11. LA CONQUISTA DELLA TERRA I POPOLI DEL MARE 1
CANAAN.
DI
CONQUISTA DELLA
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Come si è già accennato nell’Introduzione Storica, alla quale rimandiamo (pag. 17) il racconto della conquista della Terra di Canaan che si trova in Gs 1-12 descrive gli avvenimenti in modo schematico e idealizzato. Mentre, infatti, leggendo questi capitoli si ha l’impressione di un rapido susseguirsi di campagne militari vittoriose, Gdc 1-3 suggerisce invece una penetrazione lenta, con alterne vicende. La cartina qui proposta consente al lettore di seguire la narrazione di Gs 1-12, ma non può essere considerata una ricostruzione storica degli eventi. a) La conquista del centro montagnoso. La prima città che viene fatta oggetto di un piano di conquista è Gerico, che sorge nella valle del Giordano poco lontana dai valichi montani che conducevano all’altopiano centrale; le rovine della città antica hanno oggi il nome arabo di Tell es-Sultan. Dal campo di Abel-Sittim Giosuè manda due spie a studiare la situazione (Gs 2); il racconto descrive poi il passaggio del Giordano che avviene come una processione liturgica e che richiama il miracolo avvenuto al “Mare dei Giunchi”: anche qui le acque si fermano per consentire a Israele di passare all’asciutto (Gs 3). Il passaggio avviene nella
Gerusalemme
Makkeda
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CARTA I. LA CONQUISTA DI CANAAN (GS 1-9)
Iie-Abarim Zer ed
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zona di Gerico e dopo l’attraversamento le tribù pongono il loro campo a Galgala o Ghilgal, località nei pressi di Gerico la cui esatta localizzazione rimane incerta. La conquista di Gerico è narrata nel cap. 6 con toni epici e appare come l’esecuzione di un’azione liturgica, in cui Dio stesso interviene per far crollare le mura della città. La seconda città attaccata da Giosuè è Ai, nome che significa “rovina” (come quello attuale et-Tell); essa va collocata vicino a Betel. Un primo tentativo di assalto fallisce e il motivo della sconfitta viene trovato nel peccato di un certo Acan che aveva violato il voto di sterminio (vedi sotto) contro Gerico. Dopo il castigo del colpevole, la conquista della città riesce: il racconto, quindi, ha un significato propriamente religioso, mettendo in risalto come sia necessaria la più assoluta obbedienza ai comandi divini. Dal punto di vista storico, invece, crea qualche problema: gli scavi archeologici hanno mostrato che dopo la sua distruzione, avvenuta verso il 2300 a.C., l’antica città di Ai non fu più ricostruita. A questo punto della narrazione si inserisce la notizia di un pellegrinaggio ai monti Ebal e Garizim, a Sichem, per una lettura solenne della Legge e un rinnovo dell’alleanza (si tratta dell’esecuzione di quanto prescritto in Dt 27). Si noti che non si parla, però, di una conquista della città di Sichem.
1. La piana di Gerico. Sullo sfondo, i monti della Giudea. 2. Vaso antropomorfo cananeo proveniente da Gerico, 1700 a.C. 3. Uccisione del re di Ai. Miniatura dall’Ottateuco di Costantinopoli, XI secolo d.C., Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma. Ai fu la seconda città attaccata da Giosuè. 4. Le mura di Gerico, 3200-2000 a.C. circa. Gerico fu la prima città conquistata dagli Israeliti nella Terra di Canaan. 5. Scala all’interno della torre circolare, Gerico, 7000 a.C. circa. Testimonia una delle più antiche urbanizzazioni dell’umanità.
Con gli abitanti di Gabaon e di altre città vicine, cioè Chefira, Beerot (forse el-Bire), Kiriat-Iearim (presso Abu Gosh), Giosuè e Israele stipulano un’alleanza, anche se ciò avviene, secondo il racconto, a causa di un inganno dei Gabaoniti che fingono di essere stranieri e non abitanti di Canaan. Il testo biblico comunque precisa la posizione subordinata dei Gabaoniti in questa alleanza. b) La conquista delle regioni meridionali (Gs 10). L’avanzata di Giosuè e l’alleanza tra Israele e Gabaon provocano la reazione del re di Gerusalemme, Adoni-Zedek, che crea una lega con i re di 67
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11. LA
6
CONQUISTA DELLA
TERRA
DI
CANAAN. I POPOLI
DEL
MARE
7
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7. Porta a tre archi nella città cananea di Lais/Dan, XVIII secolo a.C.
Popoli del Mare
A
6. Palazzo cananeo a Ghezer, XX secolo a.C.
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8. Copia di un leone cananeo in basalto da Azor. XIV-XIII secolo a.C. 9. Assonometria del tempio di Bet-Sean, XIII secolo a.C. (disegno di P. e L. Giroux da A. Rowe).
Gaza Sais Ramses
8
10. Ramses III (1182-1131 a.C.) combatte contro i Popoli del Mare. Bassorilievo nel tempio di Medinet-Habi fatto costruire dallo stesso faraone.
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SIGNIFICATO RELIGIOSO Il libro di Giosuè sottolinea che la conquista della Terra avviene grazie all’intervento divino, che mette in potere di Giosuè tutti i nemici. È il Signore il vero conquistatore del paese che viene donato al popolo. In tale contesto deve essere compreso anche il voto di sterminio, cioè la distruzione totale delle città conquistate che viene richiesto di compiere a Israele. Esso risponde più che a una realtà storica a un principio ideologico: Israele deve mantenere la sua identità e specificità, senza mischiarsi con i popoli cananei; tale commistione sarebbe pericolosa perché condurrebbe inevitabilmente il popolo all’idolatria. Per questo la trasgressione del voto di sterminio è considerata una violazione dell’alleanza, cioè del rapporto peculiare tra YHWH e Israele. Il lettore cristiano di oggi deve valutare questo, e altri aspetti della Bibbia, nel quadro complessivo della Rivelazione, che comporta un progressivo dispiegarsi fino al suo compimento definitivo in Cristo.
11
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Ebron, Iarmut (oggi Iarmuk), Lachis (Tell ed-Duweir) ed Eglon (probabilmente Tell el-Hesi) e pone Gabaon sotto assedio. Giosuè interviene in favore dei nuovi alleati, coglie di sorpresa il nemico, lo sbaraglia e lo insegue verso Bet-Oron e Azeka: molti nemici sono uccisi dalla grandine, attribuita all’intervento divino. I cinque re si rifugiano in una caverna a Makkeda: Giosuè ne viene però informato e li fa catturare e giustiziare. Da qui il condottiero di Israele si sposta verso sud conquistando le seguenti città: Libna (Tell-Bôrnat), Lachis, Eglon, Ebron, Debir. Durante questa campagna avviene anche uno scontro con il re di Ghezer. c) La conquista delle regioni settentrionali (Gs 11). Nel capitolo 11 troviamo un’altra lega di re cananei: il re di Azor (Hazor o Cazor, Tell el-Qedah a sud del lago di Hule), il re di Madon (forse Khirbet Madîn, ad ovest di Tiberiade), il re di Simron (Semuniye, ad est di Nazaret), il re di Acsaf o Akshaf (probabilmente TellKeisân a sud-est di Acco), più altri re delle regioni circostanti. Lo scontro con l’esercito di Giosuè avviene alle acque di Merom (Wadi Meirûn): Israele ha la meglio e insegue il nemico in direzione di Sidone. Il testo narra poi la conquista e la distruzione di Azor. Una notizia successiva (Gs 11,17) presuppone una spedizione di Giosuè anche verso Baal-Gad, sotto il monte Hermon.
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Egiziani
II
Hermopolis
CARTA II. INVASIONE DEI POPOLI DEL MARE 9
Più o meno nello stesso periodo in cui Israele si insedia in Canaan, nell’area del Medio Oriente si affacciano i Popoli del Mare, provenienti dalle coste del Mar Egeo, dell’Ionio e da Creta. La loro pressione si fece sentire in Asia Minore, dove contribuì al collasso dell’impero hittita, e sulla Siria-Palestina, dove attaccarono le città fenice e cananee (Ugarit, Biblos, Meghiddo, Beisan o Bet-Sean). Si scontrarono più volte con gli Egiziani sia sotto Merneptah sia sotto Ramses III (a questo scontro si riferisce la cartina); alla fine il faraone riuscì a impedire il loro ingresso in Egitto, ma dovette acconsentire all’insediamento di alcuni gruppi
11. Il dio Baal, stele di Amrit, Fenicia, VI secolo a.C. L’iconografia del tempo mostra il dio su un piedistallo rappresentato da un animale, un bovide o, come qui, un leone. Anche il popolo ebraico, nel Sinai, costruì un vitello d’oro, piedistallo e simbolo divino comune a molti popoli dell’Antico Oriente.
in Siria-Palestina. In seguito all’invasione dei Popoli del Mare il controllo dell’Egitto sull’area siro-palestinese diminuì notevolmente. Altri gruppi dei Popoli del Mare si stanziarono in zone del Mediterraneo; diamo qui i loro nomi riportati dai testi egiziani: Peleshet (sono i Filistei della Bibbia), che si insediarono lungo la costa della Palestina meridionale; Theker o Zeker, che abitarono la regione di Dor, presso il Carmelo; Shardana che occuparono la Sardegna; Danuma, nome che va collegato con Adana, sulla costa sud dell’Anatolia; Teresh, da identificare con i Tirseni o Etruschi che si stanziarono in Italia; Shekelesh o Siculi che troviamo poi in Sicilia; Luka, che va forse collegato con la Licia; Akaivasha. 69
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12. LA TERRA PROMESSA
GS 13–21
DIVISA TRA LE
DODICI TRIBÙ
12. LA TERRA PROMESSA DIVISA TRA LE DODICI TRIBÙ
Città levitiche
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Città di rifugio
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2. La tribù di Levi. Marc Chagall, maquette definitiva per la vetrata della sinagoga dello Hadassah Medical Center di Gerusalemme. La tribù sacerdotale non aveva territorio, ma proprie città presso le altre tribù.
M
Ir-Moab Arnon
C 1. Una veduta del sito di Bersabea. La terra occupata dalle tribù di Israele andava da Dan a Bersabea (Gdc 20,1; 1 Sam 3,20; 2 Sam 3,10).
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La divisione della Terra Promessa mediante la sorte mette in evidenza che il vero padrone della terra è Dio stesso: per questo motivo la legge prevedeva che la proprietà fondiaria non doveva passare da una tribù all’altra né da una famiglia all’altra. A questo principio corrisponde l’istituto del Giubileo, previsto da Lv 25: ogni cinquant’anni le terre vendute dovevano tornare ai proprietari di prima (rimane incerto se tale legge sia mai stata realmente applicata). In relazione all’idea che la terra è un dono di Dio sono da connettere anche l’offerta delle primizie e il pagamento delle decime (Dt 26).
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SIGNIFICATO RELIGIOSO
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tribù di Simeone, che vanno collocati invece nella parte meridionale di Giuda, verso il Negheb (la città più importante assegnata a Simeone è Bersabea). Si noti che i confini di Giuda comprendono la pianura costiera abitata dai Filistei, riflettendo anche in questo caso una situazione ideale. Le città levitiche all’interno di Giuda vengono assegnate ai discendenti di Aronne e sono: Ebron, Libna, Iattir, Estemoa, Debir, Colon (Holon), Asan, Bet-Semes; Ebron è città di rifugio. 5) Efraim: il territorio di questa tribù è descritto in maniera abbastanza confusa; va collocato nella parte montuosa centrale della Palestina, ma i confini con il territorio di Manasse a nord e di Beniamino a sud non sembrano ben definiti. Città levitiche sono Kibzaim, Bet-Oron inferiore, Ghezer; Sichem è città di rifugio. 6) Beniamino: è stretta tra Giuda e Efraim; all’interno del suo territorio si trova Gerusalemme che, secondo 2 Sam 5 fu conquistata da Davide che la strappò ai Gebusei. Le città levitiche di Beniamino, assegnate ai discendenti di Aronne, sono Gabaon, Gheba, Anatot, Almon. 7) Simeone: abita all’interno del territorio di Giuda (vedi sopra). 8) Zabulon: comprendeva le regioni intorno al monte Tabor, le colline di Nazaret e parte della pianura di Izreel. Le città levitiche sono: Iokneam, Karta, Naalal, Tabor, Rimmon (Dimna). 9) Issacar: si colloca ad ovest del Giordano, immediatamente a sud del lago di Genesaret; le città levitiche sono Kision, Daberat, Iarmut, En-Gannim. 10) Aser: si estendeva lungo il mare dalla zona del monte Carmelo verso nord; il confine ideale è rappresentato dalla città di Tiro, territorio fenicio. Le città levitiche sono Miseal (Mashal), Abdon, Chelkat, Recob. 11) Neftali: occupa il territorio ad ovest del Giordano, dal lago di Genesaret fino a Lais (cioè Dan). Le città levitiche sono Kedes, Cammat (Hammat), Kartan; città di rifugio è Kedes. 12) Dan: ha confini difficilmente precisabili; d’altronde Gdc 18 conserva il ricordo di una migrazione di questa tribù che dalla zona centrale della Palestina si spostò a nord, occupando la città di Lais a cui diede il nome Dan (vedi tav. 14). Città levitiche: Elteke, Ghibbeton, Aialon, Gat-Rimmon (non identificata).
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Anche la seconda parte del libro di Giosuè, come la prima, ha un carattere schematico e idealizzato. Essa presenta la divisione ideale del paese fra le dodici tribù: vengono combinati dati storici sulla presenza delle tribù nei diversi territori, con prospettive ideali, sia per l’ampiezza dei territori sia per il numero delle tribù (alcune delle quali sembrano infatti essere scomparse abbastanza presto). Poiché i testi biblici parlano della divisione del regno in dodici distretti per motivi fiscali sotto Salomone (vedi tav. 20), alcuni studiosi pensano che la descrizione dei confini delle tribù possa riflettere più una situazione dell’epoca monarchica che quella del periodo immediatamente successivo all’insediamento in Canaan. La cartina presenta qui la divisione del territorio come si trova in Gs 13-21; la tribù di Levi non ha territorio, perché si tratta di una tribù sacerdotale: ai suoi membri vengono assegnate alcune città all’interno dei confini di ogni tribù. Tra queste “città levitiche” alcune vengono scelte come “città di rifugio”, dove cioè il colpevole di omicidio involontario (non premeditato) poteva rifugiarsi per sfuggire alla vendetta dei parenti della vittima. L’istituto delle città levitiche e delle città di rifugio è discusso, perché sembra corrispondere più a un quadro ideale che a un’istituzione effettivamente operante in qualche momento della storia d’Israele (la difficoltà è mostrata dal fatto che per queste liste di città sono state proposte datazioni che vanno dall’epoca di Davide, il X sec. a.C., a quella di Giosia, fine del VII sec. a.C.). 1) Ruben: il suo territorio, a est del Giordano, comprende diverse località che altri testi biblici (per es. Is 15-16 e Ger 48) menzionano come città di Moab: tali territori furono occupati solo per un certo periodo da Israele (tra il X e il IX sec. a.C; vedi tav. 19 e tav. 22). Le città levitiche in Ruben sono: Mefaat, Chesbon, Bezer, Kedemot, Iaaz; città di rifugio è Bezer. 2) Gad occupa la regione intorno al fiume Iabbok, a est del Giordano; la parte settentrionale del territorio di Gad è il Galaad, più volte menzionato nella Bibbia. Le città levitiche sono RamotGalaad, Macanaim, Iazer. Città di rifugio è Ramot-Galaad. 3) Manasse: metà di questa tribù occupa la parte nord della Transgiordania; il confine settentrionale descritto in Giosuè è chiaramente ideale più che storico, dato che si estende fino ai territori di Ghesur e a Maaca presso l’Hermon. Le città levitiche sono Golan e Astarot; città di rifugio è Golan. All’altra metà della tribù viene assegnato un territorio ad ovest del Giordano, nella zona a sud della pianura di Izreel; qui le città levitiche sono Taanach, Gat-Rimmon, Ibleam. 4) Giuda: i suoi confini sono descritti con grande precisione, un riflesso della grande importanza di questo territorio nella storia d’Israele. La tribù occupa la zona compresa tra il Mar Morto e il Mediterraneo, estendendosi nel Negheb a sud. All’interno del territorio di Giuda si collocano anche i possedimenti del clan di Caleb intorno ad Ebron (che vengono menzionati a parte) e della
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Per ordine di Debora, profetessa che giudica Israele risiedendo “sotto la palma di Debora”, tra Rama e Betel, Barak di Kedes, della tribù di Neftali, a dir il vero abbastanza riluttante e timoroso, organizza un esercito per combattere Sisara, generale delle truppe di Iabin re di Azor (Cazor o Hasor). Sisara risiedeva a Caroset-Goim (Horshet-Goim) presso il Carmelo nella pianura di Izreel. Nonostante i nemici fossero dotati di temibili carri da guerra, lo scontro presso il torrente Kison, vicino a Meghiddo e Taanach, si risolve a favore d’Israele. Il generale nemico Sisara si rifugia nella tenda di Giaele, moglie di un certo Eber (Heber), un Kenita. Giaele però uccide Sisara nel sonno. Da un punto di vista storico la battaglia si spiega per l’importanza strategica che aveva il controllo della fertile pianura di Izreel.
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CARTA I, 2. BARAK E DEBORA VINCONO I CANANEI DI AZOR
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2. Testa ornata dalla corona di Osiride, proveniente dalla cittadella di Amman. 950-549 a.C. Museo Archeologico di Amman.
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1. Nel periodo dei Giudici le tribù di Israele devono fronteggiare le popolazioni pagane in mezzo alle quali si erano stanziate. L’angelo del Signore annuncia sventure ad Israele se seguirà gli idoli di quelle genti. Solo il ritorno alla fedeltà religiosa provoca il sorgere di capi carismatici, i Giudici, che guideranno il popolo di Israele. L’angelo di Dio parla agli Israeliti (Gdc 2,1-5). Miniatura dall’Ottateuco di Costantinopoli, XII secolo d.C. Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
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Di fronte alla minaccia degli Ammoniti, gli anziani di Galaad si rivolgono a Iefte, un fuoriuscito che aveva organizzato una propria banda nella zona di Tob. Iefte accettò l’incarico, a patto di diventare il capo dei Galaaditi, e attaccò gli Ammoniti partendo da Mizpa e sconfiggendoli da Aroer (diversa dall’omonima città sull’Arnon) fino a Minnit ed Abel-Cheramin: sono città che vanno cercate nella zona di Rabbat-Ammon (oggi Amman), ma che non si possono identificare con precisione. Come era accaduto per Gedeone, anche Iefte ha un contrasto con gli uomini di Efraim che, stando al racconto biblico, volevano affermare la propria egemonia sul Galaad: la vittoria nella battaglia avvenuta presso Zafon (Safon), nella valle del Giordano, arride a Iefte.
Giordano
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Insediamento israelita Conquista moabita Soldati moabiti Eud Armati israeliti
CARTA I, 4. IEFTE VINCE GLI AMMONITI NEL GALAAD (GDC 11-12)
(GDC 4-5)
Il re di Moab Eglon, che si suppone risiedesse nella capitale di Moab Kir-Moab (anche se il racconto non dà indicazioni in proposito), aveva occupato parte del territorio attribuito a Ruben e Gerico (la “città delle Palme”); gli Israeliti (ma il racconto sembra riferirsi soprattutto alla tribù di Beniamino) erano sottoposti al tributo. Dopo anni di dominio moabita, Eud si recò dal re di Moab con la delegazione che portava il tributo: con uno stratagemma e approfittando della sua capacità di maneggiare la spada con la mano sinistra (cosa che gli permetteva di nasconderla senza destare sospetti), riuscì a uccidere il re di Moab. Ritornato in territorio israelita, radunò un esercito per battere i Moabiti scossi dalla perdita del re, occupando saldamente i guadi del Giordano.
1
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PREMESSA
CARTA I, 1. EUD VINCE I MOABITI (GDC 3,12-30)
L’interpretazione religiosa del periodo dei Giudici è fornita dal redattore finale del libro, il quale raccoglie gli episodi secondo uno schema che mette in evidenza il cammino che dal peccato (si tratta sempre dell’idolatria e quindi della trasgressione dell’alleanza) conduce al castigo, dal castigo al pentimento, alla conversione e alla preghiera, dalla preghiera alla liberazione operata per intervento di Dio.
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1
GIUDICI
SIGNIFICATO RELIGIOSO
a) Gli avversari di Gedeone sono i Madianiti che provenendo da est compivano scorrerie in Israele. Con pochi uomini (soltanto trecento, selezionati secondo il racconto mediante un segno indicato da Dio alla sorgente di En-Carod o Harod, presso il colle di More) Gedeone organizza un’imboscata notturna, nella quale riesce a far credere al nemico di essere accerchiato da forze superiori, gettandolo nel panico e provocandone la rotta. I Madianiti in fuga si dirigono verso Abel-Mecola (Mehola), mentre gli uomini di Efraim, avvisati da Gedeone, bloccano i guadi, catturando i capi di Madian. Gedeone continua invece l’inseguimento oltre il Giordano, passando per Succot e Penuel. Il racconto si conclude con l’offerta degli Israeliti di incoronare come re Gedeone, che però rifiuta. b) Uno dei figli di Gedeone, Abimelech, dopo aver sterminato a Ofra i suoi settanta fratelli, riesce invece a diventare re di Sichem con l’appoggio dei “signori” di quella città; egli aveva la sua dimora ad Aruma. Il regno di Abimelech, però, non durò a lungo: gli stessi notabili della città che l’avevano appoggiato gli si ribellarono contro: dopo aver distrutto Sichem e il santuario di El Berit, Abimelech marciò contro Tebez (oggi Tubas a sud est di Nablus), ma durante l’assedio fu colpito da una pietra gettata da una donna e si fece uccidere dallo scudiero per non subire l’onta di morire per mano femminile. Il racconto mostra una forte vena antimonarchica.
CIRCA
L’ebraico shofetîm, abitualmente tradotto con Giudici, ha un senso più ampio di quello della parola italiana: indica infatti il leader che governa una tribù o un gruppo di tribù e le guida in battaglia (tale significato è attestato anche dai paralleli con altre lingue semitiche). Le gesta dei Giudici d’Israele sono narrate nel libro omonimo che conserva tradizioni antiche, ma la cui redazione finale va collocata nell’epoca dell’esilio, ad opera della cosiddetta “scuola deuteronomista”: tale redazione offre una cornice schematica delle varie imprese e una loro interpretazione religiosa. A motivo di tale struttura del racconto, è impossibile stabilire una cronologia e una successione esatta dei vari Giudici, anche perché l’azione di ognuno di loro appare limitata ad alcune zone d’Israele e quindi potrebbero anche essere considerati contemporanei. Di sei Giudici chiamati “maggiori” vengono narrate in modo episodico le imprese; di altri sei detti “minori” vengono solo dati i nomi e qualche dato schematico. Nel libro dei Giudici si vede come il conflitto con i Cananei si è protratto per un periodo abbastanza lungo; appaiono inoltre dei nuovi nemici, i Filistei. Le cartine (vedi anche Tav. 14) presentano le imprese di cinque Giudici maggiori: Eud, Debora (Barak), Gedeone, Iefte e Sansone. La tradizione su Otniel (presente in Gdc 3,1-7) è di difficile interpretazione dal punto di vista storico e topografico e perciò viene omessa.
MADIANITI (GDC 6-8). IL REGNO
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CARTA I, 3. GEDEONE VINCE I DI ABIMELECH (GDC 9)
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14. SANSONE. DANITI. BENIAMINO
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tendo da Zorea ed Estaol, vanno in cerca di un territorio adatto per la loro tribù. Giunti al santuario domestico di Mica, chiedono al Levita di consultare il Signore per loro, ottenendo un auspicio favorevole. Gli esploratori proseguono il loro viaggio e individuano nel territorio di Lais, nel nord del paese, una regione di facile conquista. Così tornano alla loro tribù e organizzano la migrazione: nel viaggio si fermano al santuario di Mica, rubano gli oggetti sacri e convincono il Levita a seguirli, per diventare sacerdote della loro tribù. I Daniti proseguono il loro viaggio, conquistano Lais e la chiamano con il nome della loro tribù, Dan: qui fondano anche un santuario con gli oggetti sacri sottratti a Mica. La conclusione mostra così l’intento polemico del racconto che tende a screditare il santuario di Dan e il suo sacerdozio.
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14. SANSONE. MIGRAZIONE DEI DANITI. GUERRA CONTRO BENIAMINO
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1. Sansone mette in fuga i Filistei. IV secolo d.C. Affresco nelle catacombe della Via Latina, Roma. 2. La tribù di Dan ha avuto la missione di rendere giustizia (Gn 30,6). La vetrata celebra questa missione: il maestoso candelabro che si eleva verso l’alto, la vipera del deserto che vi si attorciglia intorno e il leone che brandisce la spada. Chagall, maquette definitiva della vetrata della sinagoga dello Hadassah Medical Center di Gerusalemme.
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Sansone più che un “giudice” fu un eroe individuale e la narrazione delle sue imprese mostra parecchi tratti differenti rispetto a quelle degli altri Giudici. I suoi nemici sono i Filistei e la sua storia si svolge tra il loro territorio e quello di Giuda. Il carattere particolare della narrazione, con tratti popolari e leggendari come la forza eccezionale dell’eroe, rende difficile una valutazione di tipo storico. La cartina presenta le località che fanno da sfondo alle imprese di Sansone per le quali si rimanda alla lettura di Gdc 13-16. Sulle difficoltà di Dan relative all’insediamento nel proprio territorio ci informa Gdc 1,34: possiamo immaginare che queste difficoltà e la presenza minacciosa dei Filistei spinsero la tribù a cercare un’altra regione dove vivere. Il racconto di tale migrazione si trova in Gdc 17-18, ma l’interesse del narratore sembra essere più di tipo religioso, legato al famoso santuario di Dan (si veda 1 Re 12,29-30), che storiografico. La prima parte del racconto, infatti, è dedicata alle vicende di un certo Mica, residente nella regione montuosa di Efraim, che si costruisce un santuario personale con oggetti di culto. Mica aveva preso come sacerdote per il suo santuario un Levita proveniente da Giuda. Nella seconda parte entrano in scena gli esploratori della tribù di Dan che par-
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CARTA I. LE IMPRESE DI SANSONE CONTRO I FILISTEI (GDC 13-16). LA MIGRAZIONE DEI DANITI
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Nei capitoli 19-20 del libro dei Giudici si narra la guerra tra la tribù di Beniamino e le altre tribù d’Israele. La causa dello scontro viene individuata in una grave colpa degli abitanti di Gabaa (forse da identificare con l’attuale Geba) che non solo avevano rifiutato l’ospitalità a un Levita (accolto infine da uno straniero lì residente), ma avevano anche abusato della sua concubina (il racconto presenta analogie con quello di Gn 19 dove i protagonisti sono gli abitanti di Sodoma). Il Levita chiamò le tribù d’Israele a vendicare tale orribile delitto: i guerrieri d’Israele si radunarono in Mizpa e la battaglia avvenne presso Gabaa: per due volte i Beniaminiti ebbero la meglio, al terzo scontro vennero però sconfitti: i pochi superstiti si rifugiarono sulla Roccia di Rimmon. Prima di ogni battaglia gli Israeliti andavano a consultare il Signore alla “casa di Dio”: può essere un riferimento a Betel (che in ebraico significa appunto “casa di Dio”), ma forse anche a Silo, come sembra suggerire Gdc 20,27 che menziona la presenza dell’arca (che i primi capitoli del libro di Samuele collocano appunto a Silo). Il capitolo 21 presenta un’appendice a tale racconto dai toni popolari (CARTA II BIS): gli Israeliti avevano giurato di non dare più le loro figlie in moglie a membri della tribù di Beniamino, a causa della guerra, ma l’idea della scomparsa di una delle tribù crea costernazione e angoscia: per risolvere il problema si ricorre dapprima a una razzia contro gli abitanti di Iabes-Galaad, che non avevano partecipato alla campagna contro Beniamino: le ragazze vergini di quella città vengono catturate e vengono date agli uomini di Beniamino asserragliati nella Roccia di Rimmon, con i quali si giunge ad un accordo di pace. Poiché le donne non sono sufficienti per tutti, si adotta uno stratagemma che evita di rompere il giuramento: i Beniaminiti rapiscono alcune fanciulle durante una festa a Silo e ottengono poi di tenere come proprie spose le ragazze. Così nessun Israelita ha violato il giuramento (le ragazze sono state “rapite” e non “date”) e lo scopo di evitare la scomparsa di una tribù è raggiunto.
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CARTA II. LA GUERRA CONTRO BENIAMINO
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15. ELI E SAMUELE
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15. ELI E SAMUELE 1080–1030 A.C.
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5. Sarcofago filisteo di terracotta con volto umano modellato, ritrovato a Tirza. Età del Ferro. Manufatti simili sono stati rinvenuti anche a Bet-Sean.
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QUADRO STORICO
Samuele
1. Importante centro cananeo fin dal II millennio a.C., Ascalon con l’occupazione filistea ne divenne una delle maggiori città. Dopo la conquista di Alessandro Magno, la località divenne un fiorente centro ellenistico. Qui i resti della sala del consiglio cittadino.
Armati filistei Armati israeliti Viaggio dell’Arca
2. Veduta aerea di Bet-Sean. Gli scavi hanno rivelato ben 18 strati di insediamenti umani a partire dal 3500 a.C.
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3. La città di Silo e la Tenda del convegno (1 Sam 2,22). Miniatura dall’Ottateuco di Costantinopoli, XII secolo d.C. Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma. kon
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4. La preghiera di Anna, madre di Samuele, che, sterile, chiede al Signore un figlio, facendo voto di offrirlo per il servizio del santuario di Silo. Miniatura della prima metà del X secolo. Bibliothèque Nationale, Parigi.
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CARTA I. NASCITA E GIOVINEZZA DI SAMUELE. SCONFITTA D’ISRAELE PRESSO AFEK (1 SAM 1-6) (CIRCA 1080-1050 A.C.)
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Israele, i figli del sacerdote Eli morirono e l’arca venne catturata dai Filistei. Il racconto biblico critica implicitamente una fiducia di tipo “magico” nella presenza del Signore in mezzo a Israele (si veda Ger 7). La notizia della morte dei figli provocò anche la morte del vecchio Eli: il suo ruolo di guida sarà assunto in seguito da Samuele. c) L’arca in mano ai Filistei era un segno del castigo divino su Israele, ma non poteva essere interpretata come una vittoria dei falsi dèi su YHWH. Per questo 1 Sam 5-6 narra le diverse disgrazie che la presenza dell’arca provocò tra i Filistei, fino a quando essi non decisero di rimandarla nel territorio israelita, seguendo la procedura suggerita dai loro sacerdoti. L’arca giunse a Bet-Semes, ma vi rimase per poco tempo: gli abitanti di tale città, infatti, non si comportarono secondo le regole religiose necessarie davanti a un oggetto così “santo” e vennero colpiti da un castigo divino. Per questo chiesero che essa fosse presa in consegna dagli abitanti di Kiriat-Iearim: lì l’arca sarebbe restata fino a quando Davide non avrebbe deciso il suo trasferimento.
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a) La patria di Samuele era Ramataim, detta anche Rama, nella parte occidentale della zona montuosa di Efraim; all’epoca del Nuovo Testamento la città era chiamata Arimatea (corrisponde all’attuale Rentis). Fin da piccolo Samuele era stato portato nel santuario di Silo, da Eli, per adempiere il voto fatto dalla madre, Anna, che aveva promesso di consacrare il figlio al Signore. La Bibbia presenta Samuele sia come profeta sia come giudice. b) Secondo il testo biblico, verso l’anno 1050 ci fu uno scontro fra Filistei e Israeliti tra Afek e Eben-Ezer: la posizione precisa di quest’ultima località è incerta (vedi anche carta II). La battaglia si svolse tra il confine settentrionale della zona occupata dai Filistei e la regione di Efraim. Il primo scontro si risolse in una pesante sconfitta di Israele, che gli anziani del popolo attribuirono al mancato sostegno del Signore. Per garantirsi il suo aiuto, decisero allora di far venire nell’accampamento l’arca dell’alleanza, considerata il segno della presenza di Dio in mezzo al popolo. L’arrivo dell’arca non capovolse le sorti della battaglia: nello scontro successivo i Filistei inflissero una dura sconfitta a
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I Filistei, che si erano stanziati sulla costa palestinese (cf. Tav 12), occupando anche la Shefela, miravano ad espandersi nel territorio palestinese: da qui i conflitti con gli Israeliti narrati nei libri di Samuele. La Bibbia menziona cinque principati filistei: Gaza, Ascalon, Asdod, Gat e Accaron. Ogni città era indipendente, ma insieme formavano un’alleanza o lega, per affrontare le minacce esterne. I loro re erano chiamati seren (plurale: serenim), un termine forse collegato al greco tyrannos (da cui deriva l’italiano tiranno). Secondo il racconto biblico, gli Israeliti avevano il loro santuario centrale a Silo, dove era custodita l’arca dell’alleanza: sacerdote capo di tale santuario era Eli. La Bibbia riferisce della superiorità militare dei Filistei, i quali detenevano il monopolio della lavorazione del ferro (1 Sam 13,19-21), forse perché erano stati loro a introdurre tale tecnologia in Palestina.
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15. ELI E SAMUELE. SAUL
RE D’ISRAELE
6. Melchisedek, Abramo e Isacco, Mosè, Samuele e Davide, rappresentati come i precursori della redenzione nella porta centrale del portale nord della cattedrale di Chartres. Samuele è raffigurato con la testa e le spalle coperte dallo scialle da preghiera e con un agnello e un coltello in mano (1 Sam 1,9). 7. Le pietre sacre (betili) sono conosciute fin dai tempi più antichi e in tutto il mondo, nelle culture e nelle religioni più diverse. Pietre e pilastri di pietra occupano un ruolo importante anche nella storia biblica. Erigere un betilo sancisce un patto e rinnova l’alleanza e in 1 Sam 7,12 il Signore è pietra di soccorso. Nell’illustrazione una pietra eretta nei pressi della montagna di Har Karkom, a nord del deserto di Paran.
CARTA III. SAUL DIVENTA RE D’ISRAELE (1 SAM 8-10) Nei capitoli 8-12 del primo libro di Samuele si narrano gli inizi della monarchia. In essi si trovano tracce di due tradizioni: una che giudica negativamente la richiesta di Israele di avere un re, considerandola come un rifiuto della regalità di YHWH; l’altra che vede la monarchia come il compimento di un piano divino per Israele. Si può immaginare che una spinta per l’organizzazione monarchica d’Israele venisse dalla necessità di fronteggiare i Filistei e gli altri popoli vicini. La consacrazione di Saul come re avvenne in segreto, in seguito a un incontro apparentemente casuale con Samuele: Saul, della tribù di Beniamino, partì dalla sua città, Gabaa, alla ricerca di alcune asine sperdute e giunse a Ramataim, dove decise di interpellare il famoso “veggente” (o profeta) che abitava lì. Il racconto biblico ci svela però che tale incontro rientrava nei piani di Dio (1 Sam 9,1-10,16). In seguito si narra una seconda volta la nomina di Saul come re, questa volta pubblicamente: Samuele convocò tutto il popolo a Mizpa e lì procedette al sorteggio per tribù e per famiglia, fino a quando la sorte non cadde su Saul (1 Sam 10,17-27). Gettare la sorte era un modo per interpretare la volontà divina: anche in questo caso, quindi, Saul viene presentato come scelto da Dio. Questi eventi vanno collocati tra il 1030 e il 1020 a.C.
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Saul in cerca delle asine
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Il ribaltamento della situazione per Israele viene narrato nel cap. 7. Il racconto ha una forte impronta religiosa: dapprima si presenta l’invito alla conversione da parte di Samuele, a cui il popolo aderì eliminando le false divinità. Si organizzò poi una celebrazione penitenziale a Mizpa. I Filistei decisero di attaccare gli Israeliti, ma questi, grazie anche all’intercessione di Samuele, riuscirono a sconfiggerli inseguendoli fino a Bet-Kar, località che si trovava nei pressi di Bet-Oron (o Bet-Horon; secondo alcuni BetKar sarebbe un nome alternativo per quest’ultima località). Per celebrare la vittoria si eresse, nel luogo dello scontro, una pietra, denominando la località: Eben-Ezer, “pietra dell’aiuto”. È lo stesso nome che l’autore biblico aveva usato in 1 Sam 4,1 narrando della grave sconfitta subita dal popolo ad opera dei Filistei. Sembra evidente un intento religioso: creare un’opposizione fra i due episodi, per sottolineare la necessità che il popolo sia sempre fedele a Dio. Anche per questo è difficile stabilire se le due menzioni di Eben-Ezer si riferiscono a due località o a una soltanto.
Samuele
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CARTA II. LA VITTORIA DI SAMUELE (1 SAM 7,12-17) (CIRCA 1030 A.C.)
SIGNIFICATO RELIGIOSO
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Come si è già accennato, i racconti su Eli, i suoi figli e l’inizio dell’attività di Samuele sono intessuti di riflessioni sulla fedeltà di Dio a Israele. Essi sono paragonabili a quelli collegati al periodo della distruzione di Gerusalemme (586 a.C.): allora il profeta Ezechiele avrà la visione della Gloria di Dio che abbandona il Tempio (Ez 8-10), e c’è un’analogia tra l’esperienza di quel profeta e le parole della nuora di Eli in 1 Sam 4,21-22. Tale situazione non è definitiva: se Israele si converte, può ancora vivere nell’alleanza con Dio ed essere liberato dai suoi nemici (1 Sam 7). Le due tradizioni sulla monarchia, quella che la vede come “rifiuto” di Dio e quella che la considera realizzazione del piano divino, non vanno considerate come “contraddittorie” ma come espressione della complessità del rapporto tra YHWH e il suo popolo, un rapporto d’alleanza e di elezione che fa sempre i conti con l’infedeltà e il peccato. Emerge però l’idea che Dio non abbandona Israele.
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16. SAUL
1 SAM 11–17
16. SAUL 1030–1020 A.C.
RE. INIZI DELLE IMPRESE DI
RE. INIZI DELLE IMPRESE DI
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CARTA I. L’IMPRESA DI SAUL CONTRO GLI AMMONITI (1 SAM 11) La prima impresa militare di Saul narrata dal testo biblico è lo scontro contro gli Ammoniti a Iabes-Galaad, ad ovest del Giordano. Ricevuta la richiesta di aiuto dalla città, assediata dal re 80
ammonita Nacas (o Nahash), Saul raccolse Israele in armi a Bezek, al di qua del Giordano, a metà strada tra Sichem e Bet-Sean. Dopo aver attraversato il fiume durante la notte, attaccò di sorpresa gli Ammoniti, sconfiggendoli. Per celebrare l’impresa e inaugurare il regno si celebrò una festa a Galgala. A questo punto del racconto, il testo biblico inserisce il ritiro di Samuele dal suo ruolo di giudice in Israele: il compito di guidare il popolo è affidato a Saul, anche se Samuele non sparisce dalla storia, ma continua ad agire come profeta.
CARTA II. LA PRIMA GUERRA DI SAUL CONTRO I FILISTEI. ALTRE CAMPAGNE MILITARI. LA SPEDIZIONE CONTRO GLI AMALECITI (1 SAM 13-15)
a) La prima guerra condotta da Saul contro i Filistei si svolge nella zona tra Betel, Micmas e Gheba ed è narrata in 1 Sam 13-14. L’azione militare cominciò con l’attacco di un gruppo guidato da Gionata, figlio di Saul, al presidio filisteo di Gheba. Tale località, che ancora oggi conserva il nome Geba, si trova di fronte a Micmas (oggi Mukhmash), da cui è separata dalla profonda valle detta Wadi Suweinit. Nel racconto di 1 Sam 13-14 Gheba non è sem-
pre ben distinta da Gabaa (Ghibea), la città di Saul, forse si tratta della stessa città cui si danno due nomi leggermente differenti. In ogni caso all’azione di Gionata, i Filistei rispondono radunandosi in forze a Micmas. La tattica di Israele era quella della guerriglia: invece di affrontare i Filistei in campo aperto, si dispersero in nascondigli nelle montagne, mentre Saul radunò una truppa a Galgala. Qui Saul ebbe uno scontro con Samuele, che lo rimproverò di mancanza di fede in Dio e disubbidienza ai suoi comandi; il profeta annunciò al re che il regno gli sarebbe stato sottratto. Da qui Saul ritornò a Gabaa con la sua truppa di circa 600 uomini. La situazione militare si sbloccò in favore d’Israele grazie a un audace colpo di mano di Gionata, che attaccò l’accampamento filisteo, confidando nell’aiuto del Signore. L’azione di Gionata creò lo scompiglio nel campo filisteo: Saul, allora, lanciò i suoi uomini al-
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1. Ricostruzione di un baldacchino usato da un giudice o un re. Nella foto vediamo parte della sua struttura lignea addossata ai grossi massi che formavano la torre nord della porta principale della città di Dan, IX secolo a.C.
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Ricostruire sul piano storico il regno di Saul è abbastanza difficile, perché non sempre il testo biblico è chiaro al riguardo: un grosso problema è dato dalla disparità fra 1 Sam 13,1, dove si dice che il regno di Saul durò soltanto due anni, e l’insieme del racconto che sembra presupporre un periodo molto più lungo. Un’ipotesi di soluzione a questo riguardo è quella di ritenere che il testo originale di 1 Sam 13,1 parlasse di vent’anni e l’attuale numero due sia frutto di un errore nella copiatura del testo. Su quest’ipotesi si basa la cronologia qui seguita. La residenza di Saul era a Gabaa, che però non divenne una vera capitale d’Israele. Gabaa è stata identificata con Tell el-Fûl dove sono stati trovati resti di una torre che potrebbero risalire ad opere di fortificazione dell’epoca di Saul. Studi più recenti pensano piuttosto che Gabaa e Gheba (cf. sotto, carta II) siano la stessa città, da identificare con l’attuale Geba.
Giordano
QUADRO STORICO
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2. La valle del Giordano. Sullo sfondo, i monti del Galaad. 81
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l’attacco e gli Israeliti inseguirono i Filistei in rotta fino ad Aialon. b) Una breve nota in 1 Sam 14,47-48 riferisce di guerre di Saul contro Moab, Ammon, Edom, Amalek e il regno di Zoba (Soba), quest’ultimo collocato nell’estremo nord della Palestina, oltre le sorgenti del Giordano. Solo le campagne contro Ammon (per liberare Iabes-Galaad, cf. 1 Sam 11) e contro Amalek (1 Sam 15) sono narrate con qualche dettaglio nel testo biblico. Circa le guerre contro gli altri popoli confinanti con Israele non sappiamo nulla e rimane il dubbio che la nota dell’autore biblico sia una semplificazione o abbellimento retorico per sottolineare il valore militare di Saul. c) 1 Sam 15 narra la campagna contro gli Amaleciti: la Bibbia ricorda diversi episodi di ostilità tra Israele e questo popolo (Es 17,8-16; Nm 14,43-45; Dt 25,17-19; Gdc 3,13). Per ordine di
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Samuele, Saul raduna un esercito a Telaim, nel Negheb (la localizzazione precisa di Telaim—detta anche Telem—è sconosciuta). Da lì Saul attacca la “città di Amalek” (che si pensa possa corrispondere al sito di Tel Mesos, non lontano da Bersabea) e gli altri centri o accampamenti nemici, catturando il re Agag e un ricco bottino. Secondo l’idea religiosa propria del periodo, il bestiame catturato avrebbe dovuto essere sterminato, per riconoscere che esso apparteneva soltanto a Dio, il vero vincitore della guerra. La trasgressione di tale comando di sterminio (kherem o herem) provoca l’aspro rimprovero di Samuele a Saul e l’affermazione che Dio ha rigettato Saul come re.
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3. Saul, a Galgala, offre sacrifici di comunione; Samuele lo rimprovera per averlo fatto al suo posto. Miniatura dal Libro dei Re, Costantinopoli, XI secolo d.C. Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
Israeliti
GOLIA
Dopo la dichiarazione di ripudio di Saul da parte di Dio, il testo biblico presenta l’unzione segreta a re del giovane Davide. La prima impresa narrata del futuro re è il famoso scontro con Golia. La scena della battaglia presenta i Filistei accampati tra Soco e Azeka (oggi Tell-Zakarya) in una posizione detta Efes-Dammim, da dove dominavano la valle del Terebinto (oggi Wadi es-Sant). L’esercito d’Israele era accampato di fronte a loro nella medesima valle, in una località che si può identificare con l’attuale villaggio di BetNettif. La sfida tra Davide e Golia è un esempio di sfida fra due campioni degli opposti schieramenti, come si trovano nell’Iliade di Omero. La vittoria del piccolo e giovane Davide è presentata dal testo biblico come una vittoria del Signore; la caduta di Golia provocò la rotta dell’esercito filisteo inseguito dalle schiere israelite fino a Gat ed Accaron. Dopo questo episodio Davide entrò a far parte della truppa scelta di Saul. 83
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17. DAVIDE AL
1 SAM 18–31
17. DAVIDE AL BANDO, CERCATO A MORTE DA SAUL. GUERRA CON I FILISTEI E FINE DI SAUL 1015–1010 A.C.
BANDO
1. Il deserto di Giuda visto dal monte Scopus. 2. Rovine dell’antica Zif. 3. Resti di un tempio del periodo calcolitico a Engaddi. Sullo sfondo, il Mar Morto. 4. Fauna selvatica nella riserva di Engaddi.
CIRCA
5. Beduino che prepara il pane nel deserto del Negheb.
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La narrazione degli ultimi capitoli del secondo libro di Samuele è incentrata sulla contrapposizione di due figure: Davide e Saul. Il lettore sa che Davide è già stato consacrato re da Samuele, ma di fatto è ancora Saul a regnare su Israele. Come s’è detto Davide era entrato a far parte della truppa scelta di Saul dopo la vittoria su Golia (1 Sam 17). Un’altra tradizione suggerisce che Davide entrò invece a corte come musico per alleviare le crisi depressive del re (1 Sam 16,14-23). Il racconto biblico ci dice che, dopo la vittoria sui Filistei, Davide sposò una figlia di Saul, Mikal, e diventò amico di Gionata. Messo a capo di un gruppo di guerrieri, Davide ebbe diversi successi nelle scorrerie contro i Filistei e la sua popolarità crebbe, suscitando l’invidia di Saul, che tentò di ucciderlo. Sentendosi minacciato, il futuro re decise di fuggire, con l’aiuto di Gionata e Mikal, dandosi alla macchia. Seguendo le linee tracciate sulla cartina possiamo descrivere i movimenti di Davide in questo periodo. Per chiarezza espositiva dividiamo gli spostamenti in due fasi. a) Da Gabaa alla caverna di Adullam. Fuggito da Saul, Davide cercò rifugio presso Samuele a Ramataim (Rama). Da qui i due si trasferirono a Naiot (località di identificazione incerta, forse il termine indica un insediamento appena fuori Ramataim). Un tentativo di Saul di catturare Davide fallì e quest’ultimo incontrò segretamente Gionata (forse nei pressi di Gabaa), il quale tentò un intervento presso il padre, Saul, per distoglierlo dall’intento di uccidere Davide. La mediazione di Gionata non ebbe esito e Davide si recò al santuario di Nob, che si pensa fosse poco lontano da Gerusalemme (l’identificazione precisa della località è incerta, forse era sul monte Scopus, a nord del monte degli Ulivi). Qui ottenne dal sacerdote Achimelech cibo e la spada di Golia, che era custodita nel santuario. Si recò a Gat, sperando di ottenere rifugio, ma venne riconosciuto come nemico; per evitare danni Davide si fin-
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se pazzo, riuscendo poi a fuggire fino alla caverna di Adullam, nel territorio di Giuda. Saul, nel frattempo, venuto a sapere dell’appoggio di Achimelech a Davide, fece uccidere tutti i sacerdoti di Nob, che appartenevano alla famiglia di Eli. Solo Ebiatar (o Abiatar) scampò al massacro, rifugiandosi presso Davide. b) Da Adullam a Ziklag. Ad Adullam, Davide fu raggiunto dai suoi familiari e si radunò introno a lui una banda di fuoriusciti (persone, cioè, che avevano lasciato le proprie città o villaggi per sfuggire alla morsa dei creditori o per problemi con la giustizia o anche perché avevano perso tutti i loro averi). Una breve nota ci informa che Davide decise di mettere al sicuro i suoi genitori presso il re di Moab (a Mizpa di Moab, località non identificata). Tornato in territorio israelita, si spostò da Adullam alla foresta di Cheret. Intervenne poi contro un gruppo di Filistei che aveva attaccato Keila. Da qui, per sfuggire a Saul, si spostò nel deserto di Zif (ancora oggi il nome Tell Zif è dato a una località 7 km a sud di Ebron), a Corsa (o Horsa, corrispondente probabilmente all’odierna Khirbet Khoreisa). Dopo vari spostamenti nella zona, per sfuggire a Saul scese più a sud nel deserto di Maon (oggi Tell Ma‘in) e poi nei pressi del Mar Morto. Nella zona delle “rocce degli stambecchi” (o “dei caprioli”), Davide ebbe la possibilità di uccidere Saul, ma lo risparmiò (1 Sam 24). Un episodio simile si ripeté in seguito a Hachila (Cachila) sempre nella regione di Zif in cui Davide era ritornato, dopo essere passato di nuovo nella regione di Maon (1 Sam 26). Tra i due episodi, l’autore biblico riferisce la notizia della morte di Samuele. A questo punto, secondo il racconto, Davide decise di tornare da Achis re di Gat con i suoi uomini: riuscì a convincerlo di essere ormai un nemico di Saul e divenne suo vassallo; così il re filisteo concesse a Davide la piccola città di Ziklag (Siklag), a sud di Gat (1 Sam 27,1-6). Come signore di Ziklag, Davide si impegnò soprattutto contro gli Amaleciti e altri nomadi che facevano scorrerie provenendo dal deserto del Negheb, ma evitò lo scontro con i Giudei.
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CARTA I. GLI SPOSTAMENTI DI DAVIDE CERCATO A MORTE DA SAUL
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17. GUERRA
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7. I monti Gelboe, dove i Filistei trovarono il cadavere di Saul.
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Nella contrapposizione tra Saul e Davide emerge il tema dell’elezione e del rifiuto divino. Saul è stato “rigettato” da Dio (che pure l’aveva scelto), mentre Davide è il nuovo eletto che non sarà rigettato. I peccati di Saul possono apparire al lettore moderno “veniali” e lo stesso Davide si macchierà di gravi colpe. Perché allora Saul è rigettato da Dio? La risposta sta nell’atteggiamento di fondo: Saul è un re incapace di affidarsi a Dio e di comprendere il proprio ruolo all’interno del rapporto di alleanza tra Dio e Israele. Questo peccato fondamentale di disubbedienza e di orgoglio lo portò alla rovina. Non si tratta quindi di un arbitrio divino, ma della conseguenza dell’agire di Saul, incapace di fidarsi di Dio.
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CARTA III. VITTORIA DEI FILISTEI SUI MONTI GELBOE; MORTE DI SAUL E DEI SUOI FIGLI (1 SAM 28; 31) Intanto al nord, da Afek l’esercito filisteo si era spostato nella fertile piana di Esdrelon (o Izreel); lo scontro con Saul avvenne nei pressi di Izreel (oggi Zer‘in). La battaglia si volse a favore dei Filistei, i figli di Saul morirono e lo stesso re, per non cadere vivo in mano ai nemici, si gettò sulla sua spada. I Filistei, trovato il cadavere sul monte Gelboe, portarono via come trofeo la testa di Saul, mentre il suo corpo venne appeso alle mura di Beisan (Bet-Sean). La notte seguente gli uomini di Iabes-Galaad asportarono il cadavere del re e lo seppellirono.
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Il testo biblico racconta in dettaglio una battaglia con gli Amaleciti in 1 Sam 30. Davide e i suoi uomini avevano lasciato Ziklag per seguire l’esercito di Achis (come vassallo Davide era obbligato a fornire truppe al suo re). I Filistei infatti stavano concentrando le truppe ad Afek, per attaccare Israele e Saul, ma quando videro Davide con i suoi uomini, gli altri re filistei ingiunsero ad Achis di rimandarlo indietro: temevano infatti un suo tradimento in battaglia. Davide riuscì così a evitare di dover combattere contro Israele, ma rientrato a Ziklag con i suoi uomini scoprì la città razziata e incendiata dagli Ameleciti. Con il favore divino, Davide inseguì e raggiunse i nemici liberando i prigionieri e recuperando il bottino. In questa occasione ci viene riferito che parte delle ricchezze sottratte agli Amaleciti furono mandate da Davide agli uomini di Giuda, per guadagnarsi il loro appoggio.
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CARTA II. SPEDIZIONE CONTRO GLI AMALECITI (1 SAM 29-30)
6. La fertile piana di Esdrelon (o Izreel) nei cui pressi avvenne lo scontro tra i Filistei e Saul. La battaglia volse a favore dei primi.
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so per mano di Ioab che voleva vendicare la morte del fratello; poi l’uccisione di Is-Baal da parte di due suoi ministri, che ritenevano di guadagnarsi così il favore di Davide. Secondo il racconto biblico, Davide condannò entrambi gli omicidi, ma non si può negare che essi gli spianarono la strada verso il trono d’Israele. c) Davide re di tutto Israele. Morto Is-Baal, gli anziani delle tribù che prima sostenevano la dinastia di Saul vennero a Ebron e stabilirono un’alleanza con Davide, riconoscendolo come loro re. Così Davide riunì nella sua persona due sovranità, quella su Giuda e quella sulle tribù centrali e settentrionali.
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CARTA I. IL RICONOSCIMENTO DI DAVIDE COME UNICO RE DI TUTTO ISRAELE (2 SAM 1,1-5,5) SITUAZIONE GENERALE Dopo la morte di Saul e Gionata, l’erede al trono è il quarto figlio, Is-Baal, il cui nome è stato cambiato in Isboset nel libro di Samuele dagli scribi che hanno copiato i manoscritti, per evitare la menzione del dio cananeo Baal: al posto di tale termine essi utilizzarono l’ebraico boshet, che significa “vergogna”; il nome IsBaal si trova però in 1 Cr 8,33; 9,39. L’uomo forte del regno, la cui capitale era Macanaim al di là del Giordano, era Abner, il capo dell’esercito di Saul. Poiché Davide venne riconosciuto re dalla tribù di Giuda in Ebron, si creò un contrasto tra i partigiani di Davide e quelli della dinastia di Saul. Davide si affermò poi come unico re, stabilì la sua nuova capitale a Gerusalemme e sconfisse i Filistei, consolidando il suo regno. 88
a) Da Ziklag a Ebron. La narrazione biblica presenta Davide che, appena ritornato dalla vittoria sugli Ameleciti (vedi carta II, tavola precedente), riceve la notizia della sconfitta d’Israele e della morte di Saul e Gionata. La reazione di Davide è la proclamazione dello stato di lutto e la composizione di un lamento funebre molto bello in onore di Saul e Gionata. Davide si spostò poi ad Ebron, dove venne proclamato re dalla tribù di Giuda. b) L’eliminazione dei partigiani della dinastia di Saul. Uno scontro fra i sostenitori di Is-Baal, guidati da Abner, e i guerrieri di Davide, comandati da Ioab, avvenne presso Gabaon. La battaglia volse in favore degli uomini di Davide, ma durante la fuga Abner uccise Asael, fratello di Ioab, riuscendo poi a rientrare a Macanaim. Non fu però la battaglia a segnare la svolta a favore di Davide, ma altri due episodi: dapprima il dissidio fra Abner e Is-Baal, che portò il primo a passare dalla parte di Davide, finendo però ucci-
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2. Davide re. Miniatura dal Libro dei Re, Costantinopoli, XI secolo d.C. Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
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1. Veduta di Ebron moderna. In questa città Davide venne proclamato re dalla tribù di Giuda.
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18. LA
CONQUISTA DI
GERUSALEMME
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6. La regione della Shefela, tra Bersabea e Gerusalemme, fertile e ricca di pascoli, era occupata dai Filistei. 7. Calendario agricolo su pietra calcarea rinvenuto a Ghezer, 900 a.C. È considerato la più antica testimonianza di scrittura ebraica.
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Il testo biblico non consente di chiarire l’esatta successione cronologica delle imprese di Davide; le presentiamo quindi raggruppate secondo i nemici che i suoi eserciti affrontarono, cominciando da quella che viene narrata per prima nel testo biblico, cioè la conquista di Gerusalemme. a) Conquista di Gerusalemme. Gerusalemme era una città-stato abitata dai Gebusei. Dalla narrazione di 2 Sam 5,6-9 e 1 Cr 11,4-9
5. Gerusalemme raffigurata in un mosaico del V secolo d.C. Arco trionfale della basilica di Santa Maria Maggiore, Roma.
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GERUSALEMME E LE GUERRE CONTRO
4. La sorgente di Ghicon rappresentava il rifornimento idrico più importante della città di Gerusalemme, cui era collegata da pozzi e gallerie (di cui vediamo una parte nella foto) che consentivano l’approvvigionamento di acqua anche in caso di assedio.
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CARTA II. LA CONQUISTA DI I FILISTEI (2 SAM 5)
3. Resti di una casa dell’epoca di Davide e struttura terrazzata cananea del XIV-XIII secolo a.C. Città di Davide, Gerusalemme.
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risulta che la conquista fu possibile perché Ioab, con un drappello di uomini, riuscì a penetrare nella città attraverso i pozzi e le gallerie (in ebraico sinnôr) che servivano per l’approvvigionamento d’acqua in caso d’assedio, collegando l’interno della roccaforte con la sorgente Ghicon situata all’esterno delle mura. Davide fece portare l’arca da Kiriat-Iearim a Gerusalemme (2 Sam 6), che divenne così il centro religioso di Israele. Iniziò inoltre l’organizzazione dello stato, con un esercito regolare comandato da Ioab, una milizia mercenaria e un corpo di funzionari con diverse mansioni (2 Sam 8,15-18; 20,23-25; 1 Cr 18,14-17). b) Sconfitta dei Filistei (2 Sam 5,17-25; 1 Cr 14,8-16). Il testo biblico narra due scontri contro i Filistei che in entrambi i casi avevano occupato la valle di Refaim, a sud-ovest di Gerusalemme, minacciando la città. Un primo scontro avvenne nella località detta Baal-Perazim (“Il signore delle brecce”), situata a nordovest di Gerusalemme, presso l’attuale Lifta. Questa vittoria non fu decisiva, perché l’esercito filisteo ritornò ad accamparsi nella valle di Refaim. Seguendo le istruzioni del Signore, Davide aggirò i Filistei piombando su di loro dalle Cime di Bekaim (cioè “Cime dei Balsami” o, secondo altri, degli “Alberi Piangenti”) e li mise in fuga inseguendoli fino a Ghezer passando per Gabaon (cf. 1 Cr 14,16 che sembra più attendibile di 1 Sam 5,25 che menziona Gabaa). In 2 Sam 8,1 (= 1 Cr 18,1) si riferisce che, successivamente, Davide conquistò la città filistea di Gat, ribaltando così i rapporti di forza: da vassallo divenne signore. Dei buoni rapporti tra Filistei e Davide (con quest’ultimo in posizione di forza) è testimone il fatto che tra le truppe mercenarie del re d’Israele le più fedeli erano i guerrieri di Gat (2 Sam 15,18-23), oltre ai Cretei e ai Peletei (2 Sam 8,18; 15,18; 20,7.23; 1 Re 1,38.44), anch’essi di origine filistea.
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L’epoca di Davide è un punto importante della storia d’Israele. Essa rappresenta il momento di maggior espansione territoriale, segnando quindi i confini ideali della Terra Promessa da Dio ai patriarchi. Inoltre la figura del re e la capitale (con l’arca e il Tempio costruito da Salomone) sono, da questo momento in poi, punti di riferimento essenziali per l’identità del popolo anche dal punto di vista religioso. Il discendente di Davide promesso da Natan, il Messia (cf. 2 Sam 7,8-16), e Sion-Gerusalemme diventeranno nelle epoche successive sempre più segni della salvezza divina non solo per Israele, ma per tutti i popoli fino al compimento della promessa che noi cristiani vediamo realizzata in Gesù Cristo (Lc 1,32-33).
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2. La piana di Madaba, nei cui pressi avvenne lo scontro tra Ioab e gli Ammoniti.
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3. Davide danza e suona l’arpa, accompagnando i salmi. Miniatura dalla Prima Bibbia di Carlo il Calvo, circa 846 d.C. Bibliothèque Nationale, Parigi.
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1. Il monte Hermon in primavera.
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Le diverse campagne di Davide permisero di rafforzare e consolidare il suo regno. a) La conquista della città cananee. Anche se il libro di Samuele non dice niente in proposito, sembra verosimile che nei primi anni del suo regno Davide riuscì a sottomettere le città-stato cananee che, secondo Gs 17,11-13 e Gdc 1,27-28, non erano state conquistate dalle tribù d’Israele, in particolare Bet-Sean, Taanach e Meghiddo, indicate nella cartina. b) Una guerra contro Moab viene ricordata in 2 Sam 8,2: i Moabiti divennero tributari di Davide. Il testo biblico non offre però dettagli geografici su tale impresa e quindi essa non compare nella cartina. c) La guerra contro Ammon (2 Sam 10,1-14; 11,1; 12,26-31; 1 Cr 19, 1-15; 20,1-3) dura più anni e si divide in due fasi. Secondo la narrazione biblica la guerra iniziò per una provocazione degli Ammoniti contro gli ambasciatori di Davide (2 Sam 10,1-5): consci della propria inferiorità essi assoldarono mercenari aramei dei regni della regione dell’Hermon (nella catena dell’Antilibano) e dell’Hauran: Zoba, Bet-Recob (o Bet-Rehob), Maaca e Tob. Un primo scontro avvenne presso Madaba (cf. 1 Cr 19,6); l’esercito d’Israele era guidato da Ioab che divise le truppe in due parti: una schiera per affrontare gli Aramei, l’altra per affrontare gli Ammoniti. Lo scontro si accese prima con le truppe aramee, che vennero sconfitte: l’esercito ammonita si ritirò allora all’interno della città e gli Israeliti non insistettero nell’assedio. Una seconda campagna iniziò l’anno successivo (2 Sam 11,1) e si concluse con la conquista della capitale Rabbat-Ammon: Ioab, dopo aver preso la parte bassa della città (la “città delle acque”, 2 Sam 12,26) fece
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intervenire Davide per la conquista della cittadella fortificata, in modo che l’impresa potesse essere attribuita al re. d) La guerre contro gli Aramei. Nel testo biblico vengono narrate due battaglie contro Adad-Ezer re degli Aramei di Zoba (Soba): una in 2 Sam 8,3-13 e una in 2 Sam 10,15-19, all’interno del racconto della guerra contro gli Ammoniti nella quale, come abbiamo visto, erano stati coinvolti anche gli Aramei. È difficile stabilire i rapporti tra i due racconti e fornire un’esatta successione cronologica degli eventi. Da 2 Sam 8,3-13 non risultano chiaramente né l’occasione né il luogo dello scontro, da cui Davide uscì vincitore. Secondo il racconto, in tale occasione Davide sottomise come vassallo anche il regno arameo di Damasco, in Siria, e rafforzò i legami di amicizia e di alleanza con il re di Tiro (cf. 2 Sam 5,11; 1 Re 5,15-31). Indicazioni geografiche più precise si hanno in 2 Sam 10,15-19: lo scontro qui narrato avvenne a Chelam (o Helam, probabilmente oltre i confini di Galaad nell’Hauran), dove Davide affrontò vittoriosamente l’esercito di una coalizione aramea messa in piedi da Adad-Ezer. In entrambi i racconti il testo biblico afferma che gli Aramei furono sottomessi a Davide, diventando suoi tributari. e) Guerra contro gli Edomiti (2 Sam 8,13-14). Lo scontro con questa popolazione araba avvenne nella “valle del Sale”, a sud del Mar Morto: la vittoria permise a Davide di stabilire guarnigioni nel territorio degli Edomiti. A questa guerra vanno forse riferite anche le notizie presenti in 1 Re 11,15-17 dove si afferma che Ioab si trattenne sei mesi nel territorio di Edom per spegnere ogni forma di resistenza. D’altra parte sembra che già all’epoca di Salomone Edom avesse riacquistato una certa indipendenza (1 Re 11,14.25).
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CARTA I. GUERRE CONTRO MOAB, AMMON, ARAM E EDOM
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20. IL
2 SAM 8,3–12; 13–24; 1 RE 11,1
20. RIBELLIONE DI ASSALONNE 990–970 IL REGNO DI SALOMONE 970–931 . .
REGNO DI
SALOMONE
1. Il lago di Genesaret. A.C. CIRCA
2. Il profeta Natan che favorì la successione di Salomone. Particolare di una miniatura del Salterio di Costantinopoli, prima metà del X secolo. Bibliothèque Nationale, Parigi.
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3. La carta mostra l’estensione dei domini di Davide alla sua morte.
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CARTA I. ULTIMO VENTENNIO DI DAVIDE; ESTENSIONE DEL REGNO QUANDO SALOMONE SALE AL TRONO (970 A.C.) a) La rivolta di Assalonne (2 Sam 13-19). La vicenda di Assalonne, uno dei figli di Davide che, lo ricordiamo, ebbe diverse mogli e concubine (cf. 2 Sam 3,2-5), inizia con l’omicidio del fratellastro Amnon, primogenito di Davide: Assalonne lo fece uccidere per vendicare la violenza inflitta alla sorella Tamar. Dopo l’omicidio, Assalonne, per evitare le conseguenze del suo gesto, fuggì presso il re di Ghesur (a nord-est del lago di Genesaret), paese d’origine di sua madre. Dopo tre anni, Ioab, il capo dell’esercito di Davide, riuscì a convincere il re a perdonare Assalonne e a farlo rientrare in patria. Assalonne, però, si diede da fare per attirare le simpatie del popolo e ottenere l’appoggio per una rivolta, finché si fece incoronare re a Ebron per poi marciare con un esercito contro Gerusalemme. Davide allora fuggì con i suoi fedeli, rifugiandosi al di là del Giordano, a Macanaim nella regione di Galaad. Qui ebbe il tempo di riorganizzare un esercito e quando Assalonne giunse con i suoi uomini per la battaglia decisiva fu sconfitto: Ioab, no94
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nostante l’ordine di Davide che intendeva risparmiare il figlio, uccise Assalonne. Davide poté così rientrare a Gerusalemme, dopo aver trattato con i notabili che avevano appoggiato la ribellione. b) La secessione di Seba (2 Sam 19,42-20,22). Il ritorno del re verso Gerusalemme fu però accompagnato da un dissidio fra gli uomini di Giuda e i rappresentanti delle tribù settentrionali. Esso sfociò in una rivolta capeggiata da un certo Seba della tribù di Beniamino. Ioab assediò la città di Abel-Bet-Maaca, nell’estremo nord del territorio israelita a ovest di Dan, dove Seba si era rifugiato con i suoi sostenitori. Di fronte all’assedio, gli abitanti della città accettarono di consegnare la testa del ribelle. c) La successione di Salomone al trono (1 Re 1,1-2,12). Gli intrighi familiari scandirono anche gli ultimi istanti della vita di Davide. Adonia, il più anziano dei superstiti figli di Davide, cercò di farsi incoronare re con l’appoggio di Ioab e del sacerdote Ebiatar. Ma il profeta Natan, il sacerdote Zadok e il capo delle guardie del corpo di Davide, Benaia, appoggiarono Salomone, il figlio di Davide e Betsabea, per il quale ottennero l’esplicita designazione come successore da parte del vecchio re infermo e l’appoggio popo-
3
lare. Adonia allora fuggì, rifugiandosi in un santuario (luogo in cui “aggrappandosi ai corni dell’altare” si poteva evitare la vendetta e la punizione); riuscì così a salvare la propria vita. Davide morì poco più che settantenne, dopo quarant’anni di regno, circa l’anno 970. Secondo il testo biblico, il suo dominio diretto si estendeva dal golfo di Aqaba (Edom) fino alla regione dell’Hermon e di Damasco; i Filistei, sulla costa del mare, erano suoi vassalli così come, ad oriente, i regni di Moab e di Ammon; i Fenici di Tiro erano suoi alleati.
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20. IL
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REGNO DI SALOMONE
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Salomone rimase proverbiale per la sua sapienza (1 Re 3,16-28; 5,9-14), che la narrazione biblica presenta come un dono divino (1 Re 3,4-15). Tale qualità del re è al centro anche dell’incontro, narrato in 1 Re 10, con la regina di Saba, paese che si identifica abitualmente con l’attuale Yemen. Il racconto di questa visita ha toni leggendari: se può essere ricondotta a un evento storico fu forse l’occasione per instaurare rapporti commerciali proficui per ambedue le parti.
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CARTA III. LA REGINA DI SABA AMMIRA LA SAPIENZA DI SALOMONE
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I 40 anni di regno di Salomone furono un periodo di pace. Secondo la narrazione biblica Salomone sposò la figlia del re d’Egitto (1 Re 3,1), ricevendo come dote la città di Ghezer (in precedenza abitata dai Cananei: 1 Re 9,16). Si può ritenere che il faraone con cui Salomone strinse tale alleanza sia Psusennes II, l’ultimo della XXI dinastia, che aveva come capitale Tanis. Sotto Salomone, l’organizzazione della corte e dell’amministrazione dello stato continuò secondo il sistema introdotto da Davide: il modello di tale organizzazione era la corte dei faraoni. La novità più importante dovuta a Salomone fu la divisione di tutto il regno, ad eccezione di Giuda, in dodici distretti amministrativi, ai quali sovrintendeva un funzionario del re incaricato di riscuotere i tributi. Il sistema era a rotazione: ogni distretto provvedeva per un mese all’anno al mantenimento della corte e alle spese per le grandi opere pubbliche realizzate da Salomone. Oltre all’edificazione del Tempio di Gerusalemme e del palazzo reale (1 Re 5,15-7,51), il testo biblico menziona anche la fortificazione di Gerusalemme, Azor, Meghiddo e Ghezer (1 Re 9,15).
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8. I resti delle chiuse della diga di Marib, capitale del regno di Saba, nell’attuale Yemen.
CARTA II. I DISTRETTI AMMINISTRATIVI (1 RE 4) V
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5. Resti della Porta Nord a Meghiddo, una delle città fortificate da Salomone. Metà del X secolo a.C.
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7. Sono visibili i resti della scalinata monumentale del tempo di Erode. Dalla scalinata si accedeva alla spianata del Tempio di Gerusalemme.
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4. Vasca di pietra in uno dei sei locali di una porta di Ghezer, X secolo a.C. La città fu data in dote a Salomone dal faraone Psusennes II.
6. Canale per lo scorrimento delle acque a Ghezer. X secolo a.C.
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REGNO
SIGNIFICATO RELIGIOSO Il nome di Salomone rimane legato alla magnificenza e alla ricchezza del suo regno (1 Re 5,1-8; 10,14-29) nonché alla sua sapienza. Il giudizio finale su di lui da parte dell’autore biblico è però negativo a causa delle pratiche idolatriche di cui riferisce in 1 Re 11: agli occhi dello scrittore sacro si tratta di una grave infedeltà a YHWH.
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1 RE 12–14
21. IL
REGNO DIVISO.
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1. La piana di Sichem è dominata dai monti Ebal e Garizim che hanno avuto una notevole importanza nella storia più antica del popolo ebraico: davanti ad essi si svolse un rito di rinnovazione dell’alleanza (Dt 27-28).
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2. Rovine di un tempio cananeo a Tirza, la città che Geroboamo elesse capitale del regno di Israele.
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3. Veduta aerea di Gerusalemme. Giordano
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4. Piazza pavimentata e muraglia in pietra a Dan, X-IX secolo a.C. La città era sede, con Betel, di un santuario ufficiale del regno di Israele in contrapposizione al Tempio di Gerusalemme.
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a) La divisione del regno è preannunciata, nel racconto biblico, dall’oracolo profetico di Achia di Silo, che promette a Geroboamo, funzionario al servizio di Salomone, il dominio sulle tribù settentrionali (1 Re 11,29-39); in seguito a tale oracolo Geroboamo dovette però fuggire in Egitto per evitare di essere ucciso da Salomone. Alla morte del re i rappresentanti delle tribù settentrionali si riunirono a Sichem, dove invitarono anche il nuovo sovrano, Roboamo, per trattare le condizioni del regno. Si deve ricordare che Davide era stato eletto re prima dalla tribù di Giuda e solo in un secondo momento gli anziani delle tribù settentrionali lo avevano riconosciuto come loro sovrano, stipulando con lui un patto (2 Sam 5,1-5). Roboamo, però, non volle trattare con gli anziani d’Israele, che chiedevano una diminuzione dei tributi e dei lavori obbligatori che erano stati pesanti sotto Salomone. Si giunse così allo scisma politico: le tribù settentrionali si rifiutarono di ricono-
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CARTA I. LA DIVISIONE DEL REGNO (1 RE 11,26-40)
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Con l’inizio del I millennio a.C. la cronologia diventa più sicura, perché i contatti di Israele con l’Assiria offrono alcuni punti di riferimento. Poiché, però, nel testo biblico la datazione avviene in riferimento agli anni di regno di ogni sovrano, ci possono essere alcune incertezze a seconda se l’anno in cui avveniva una successione era attribuito al vecchio o al nuovo re (oppure a entrambi!). Si veda l’Introduzione Storica: III. Cronologia dei re di Giuda e d’Israele.
scere l’autorità di Roboamo e proclamarono loro re Geroboamo figlio di Nebat, che nel frattempo era rientrato dall’Egitto. Il racconto biblico sottolinea che la divisione del regno corrisponde alla volontà divina mediante un altro oracolo profetico: Semeia ordina a Roboamo di non muovere guerra alle tribù ribelli (1 Re 12,22-24). Veniamo di seguito informati che Geroboamo pose la sua prima capitale a Sichem (1 Re 12,25); più avanti nel racconto, però, risulta che la sua famiglia risiedeva a Tirza, che divenne la nuova capitale (1 Re 14,17). Inoltre Geroboamo rese Betel e Dan santuari ufficiali del regno, in contrapposizione al Tempio di Gerusalemme, legato al re di Giuda: lo scisma politico ebbe così conseguenze anche sul piano religioso (su questo si vedano le osservazioni più sotto). b) Il regno d’Israele, benché più grande e ricco, mostrò minor coesione politica del regno di Giuda: in quest’ultimo si mantenne la successione dinastica davidica, mentre al nord vi furono, nei suoi circa 200 anni di storia, nove colpi di stato con la relativa soppressione della dinastia regnante.
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OSSERVAZIONI GENERALI
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REGNO DIVISO.
ROBOAMO E GEROBOAMO
SIGNIFICATO RELIGIOSO
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8. Statuetta del dio Amon ritrovata a Karnak. XXII dinastia, circa 900 a.C. Metropolitan Museum of Art, New York.
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CARTA II. I CONFINI DEI DUE REGNI E LA SPEDIZIONE DI SISACH (1 RE 14,25-28; 2 CR 12,2-12)
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Sisach
a) Il confine tra i due regni (regno di Giuda al sud, regno d’Israele al nord) seguiva una linea ideale che partiva da Bet-Araba, a nord del Mar Morto (Gs 15,6 pone tale località presso Bet-Cogla o Bet-Hogla, l’attuale Ain Hagla) e s’inerpicava a ovest sulla montagna attraverso la spaccatura del Wadi el-Qelt e del Wadi Suweinit. Sulla montagna il confine passava a nord di Gheba, che restava una roccaforte di Giuda, e a sud di Bet-Oron, scendendo a nord di Aialon, pure di Giuda, e terminando nel territorio dei Filistei (che, secondo quanto si deduce da 1 Re 15,27, occupavano Ghibbeton). b) La Bibbia ricorda un attacco del faraone Sisach contro Gerusalemme, ma l’impresa del re egiziano fu molto più vasta, come veniamo a sapere dall’elenco di città siro-palestinesi da lui conquistate scolpito sul muro meridionale del tempio di Amon a Karnak. Tra le città menzionate in tale iscrizione vi sono Taanach, Meghiddo (dove è stato anche trovato un frammento d’iscrizione con il nome di Sisach), Bet-Sean, il Negheb. La spedizione di Sisach non fu comunque una vera conquista, ma una dimostrazione militare che assicurò per alcuni decenni un certo influsso dell’Egitto su queste regioni.
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Berytos
Nei libri dei Re il “peccato di Geroboamo” ha un peso teologico molto importante e costituisce il metro di giudizio dell’autore biblico nei confronti di tutti i re d’Israele: in ultima analisi essi sono da condannare perché non si sono allontanati dal peccato di Geroboamo. In cosa consiste tale peccato? Due sono gli aspetti messi in evidenza: l’aver costituito un culto ufficiale a Betel e a Dan, in contrapposizione al culto di Gerusalemme, e l’aver favorito i sacerdoti delle “alture”. Non si deve dimenticare che l’autore biblico esprime il suo giudizio nell’epoca intorno all’esilio babilonese e con una prospettiva abbastanza polemica nei confronti del regno del nord. Da un punto di vista storico non sembra che Geroboamo possa essere accusato di idolatria in senso stretto per aver posto due “vitelli” a Betel e Dan. Come risulta anche dalle parole del re in 1 Re 12,28 per lui si trattava sempre del culto al Dio che aveva fatto uscire Israele dall’Egitto. Sappiamo che tra i Cananei il dio Baal veniva rappresentato in piedi su un toro, simbolo della forza e della fecondità. Ponendo due tori (l’uso del termine “vitello” da parte dell’autore biblico è polemico e segno di disprezzo) Geroboamo voleva probabilmente rappresentare soltanto il piedistallo di YHWH, il suo trono, evitando appunto di offrire una raffigurazione di Dio. Interpretato alla luce del decalogo (Es 20,4 = Dt 5,8) e delle prescrizioni del Deuteronomio (Dt 4,12-19), il comportamento di Geroboamo è però contrario al comandamento divino, che proibiva di realizzare qualunque immagine, per evitare il pericolo di cadere nell’idolatria. Dal punto di vista dell’autore del libro dei Re, quindi, il culto promosso da Geroboamo è un culto idolatrico e per questo egli collega i santuari di Betel e Dan ai sacerdoti delle “alture”, che vanno intese come santuari pagani.
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5. Il Wadi-el Qelt, nel deserto della Giudea, segnava il confine tra il regno di Israele e quello di Giuda. 6. Veduta panoramica del Mar Morto.
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7. Il nome del faraone Sisach su una stele rinvenuta a Meghiddo. Deserto di Paran Ezion-Gheber
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1 RE 14–16; 2 CR 11–16
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22. ROBOAMO, ABIA E ASA IN GIUDA. DA GEROBOAMO A OMRI IN ISRAELE
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a) Roboamo regnò dal 931 al 913: in 2 Cr 11,5-12 si ricordano i lavori di fortificazione da lui ordinati; nella cartina sono indicate le città che furono oggetto di tali lavori: vanno notate le dimensioni abbastanza ridotte del territorio che viene così controllato. b) A Roboamo succedette Abia (913-911) che ebbe uno scontro militare con Geroboamo (2 Cr 13): il racconto biblico attuale presenta lo svolgimento della battaglia con una forte interpretazione religiosa e sottolinea come fu Dio stesso a sconfiggere l’esercito d’Israele. Gli uomini di Giuda inseguirono il nemico fino a Betel, Iesana e Efron (o Ofra, l’attuale et-Taiyibe); non sembra, però, che riuscirono ad occupare in modo stabile tali città.
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CARTA I. LE FORTIFICAZIONI DI ROBOAMO. ABIA DI GIUDA CONTRO GEROBOAMO (2 CR 11,5-12; 13)
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SGUARDO COMPLESSIVO
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4. Il sito di Maresa, dove avvenne lo scontro tra Asa e Zerach il Kushita.
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1. La città di Damasco.
Per sessant’anni, fino al tempo cioè di Giosafat re di Giuda, i rapporti tra i due regni furono di inimicizia che di tanto in tanto scoppiava in aperta ostilità con scontri militari. Da qui anche le opere di fortificazione nella zona di frontiera ricordate dalla Bibbia. Per quanto riguarda i popoli vicini sembra molto verosimile che i Filistei, Moab, Ammon e forse anche Edom avessero riacquistato una loro indipendenza; il vicino più minaccioso in questo periodo divenne lo stato arameo di Damasco.
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3. Dettaglio della statua di Adad, re di Bit Bahiani, uno dei tanti regni aramei. X secolo a.C. Museo Nazionale, Damasco.
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2. Rovine di Zif. La città fu fortificata da Roboamo.
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Città fortificate
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CARTA II. REGNO DI ASA IN GIUDA. MORTE DI GEROBOAMO IN ISRAELE; BREVE REGNO DI NADAB; REGNO DI BAASA (1 RE 15,9-34) a) Alla morte di Abia sul trono di Giuda salì il figlio Asa che regnò dal 911 all’870 a.C. Durante il suo regno ci fu un’invasione di nomadi guidati da un certo Zerach il Kushita (nella traduzione italiana CEI si ha “l’Etiope”, perché Kush indica la regione a sud dell’Egitto, che però sarebbe più precisamente la Nubia, cioè il Sudan; è stata anche avanzata l’ipotesi che qui il termine Kush indichi il territorio dei Madianiti, nel Sinai). Lo scontro avvenne a Maresa, ove Asa riportò la vittoria e inseguì i nemici fino a Gerar. b) In Israele alla morte di Geroboamo salì al trono il figlio Nadab, che regnò poco più di un anno (910-909 a.C.): infatti, mentre assediava Ghibbeton, occupata dai Filistei, Baasa, della tribù di Issacar, congiurò contro di lui, lo uccise e divenne re al suo posto. Per rafforzare il suo potere Baasa fece anche uccidere tutti i discendenti maschi di Geroboamo: in questa strage l’autore biblico vede il compimento della profezia che annunciava il castigo di Geroboamo per lo scisma religioso da lui operato (1 Re 14,4-18; 15,28-30). c) Baasa attaccò Giuda e riuscì ad occupare Rama, a meno di dieci chilometri da Gerusalemme. Di fronte a questo grave pericolo, Asa inviò doni e tesori al re di Damasco, Ben-Hadàd, affinché intervenisse contro Israele. Il re arameo attaccò Israele sul confine settentrionale, occupando Iion, Abel-Bet-Maaca, Dan e parte dei territori intorno al lago di Genesaret. Baasa dovette così abbandonare Rama per affrontare la nuova minaccia e Asa di Giuda ne approfittò per rioccuparla e fortificare Gheba e Mizpa (1 Re 15,16-22). 103
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22. ROBOAMO, ABIA E ASA
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GIUDA. DA GEROBOAMO A OMRI
IN ISRAELE
5. Colline di Samaria, la nuova capitale del regno di Israele. 6. Fortificazioni del palazzo di Omri e Acab a Samaria, IX secolo a.C. 7. Due pietre miliari della Via Nuova Traiana erette tra Charach Mouba e Madaba. Sullo sfondo, i monti del Moab.
7
8. Sulla stele di Mesa re dei Moabiti, datata 840 a.C., si legge che Omri occupò diverse città del nord del Moab intorno all’880 a.C. 9. Statua di Assurnasirpal II (883-858 a.C.), che iniziò l’espansione assira verso il Mediterraneo e costruì a Kalkhu (Nimrud), sua capitale, il primo grande palazzo. British Museum, Londra.
5
BAASA; L’AVVENTO DI OMRI
A Baasa succedette il figlio Ela che regnò meno di due anni (886885 a.C.): un generale, Zimri, congiurò contro di lui e lo uccise durante un banchetto, si proclamò re e sterminò la sua discendenza. Ma le truppe che stavano assediando Ghibbeton dei Filistei proclamarono invece re il proprio comandante Omri, che marciò su Tirza dove Zimri, vedendosi perduto, incendiò la fortezza della reggia lasciandosi avvolgere dalle fiamme. Una breve nota del testo biblico ci informa dell’esistenza di un altro pretendente al trono, Tibni figlio di Ginat, appoggiato da una parte del popolo, ma in breve Omri prevalse e si affermò come sovrano d’Israele. Omri regnò quasi dodici anni (885-874); una delle sue decisioni più importanti fu l’edificazione di una nuova splendida capitale, Samaria, dove trasferì la sede del regno nell’880/879 a.C. Politicamente significativa risultò anche l’alleanza con il re di Tiro, EtBaal, la figlia del quale Gezabele (Izebel) sposò Acab figlio di Omri: i buoni rapporti con i Fenici erano già stati una prerogativa dei regni di Davide e Salomone. Dopo le guerre tra Asa e Baasa, anche i rapporti con Giuda dovettero essere di alleanza; anzi, sembrerebbe quasi che Giuda fosse in una situazione di vassallaggio nei confronti di Israele. I buoni rapporti tra i due regni sono attestati dal matrimonio fra Atalia (figlia o nipote di Omri, il testo biblico non è del tutto chiaro) con Ioram, figlio di Giosafat re di Giuda. L’importanza della dinastia di Omri anche sul piano internazionale è testimoniata dal fatto che ancora nell’842-841 l’iscrizione del re assiro Salmanassar III menziona il regno d’Israele come la “casa di Omri” (anche se essa non regnava più su Israele!). Il testo biblico non parla di imprese militari di Omri: dalla stele di Mesa (o Mesha; vedi Introduzione Storica: IV. Documenti dell’Antico Oriente, a) sembra di capire che fu Omri a occupare diverse città nel nord di Moab intorno all’880 a.C., costringendo i re di quel paese a pagare un tributo. 104
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La cartina ricostruisce un possibile svolgimento della campagna militare di Omri contro Moab, sulla quale, comunque, non abbiamo informazioni dettagliate.
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CARTA III. FINE DELLA DINASTIA DI (1 RE 16,1-28)
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23. ACAB
1 RE 16,29–20,22
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Elia e Acab Sarepta
885–835 A.C.
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5. Elia rimprovera Acab. Miniatura della Bibbia del patrizio Leone. Costantinopoli, circa 940 d.C. Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
3. Basamento della cittadella del IX secolo a.C. con resti di luogo di culto del periodo dei Giudici ad Azor. 4. Il tunnel per l’approvigionamento idrico fatto costruire dal re Acab a Meghiddo.
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6. Veduta aerea del monte Carmelo, sul quale avvenne la sfida tra Elia e i profeti di Baal.
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2. Mura dell’epoca di Geroboamo e Acab a Dan.
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1. Rovine del palazzo di Omri e Acab a Samaria, IX secolo a.C.
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Elia era originario di Tisbe (oggi le rovine dette Khirbet el-Istib); da qui si muove presumibilmente verso la capitale per un oracolo contro Acab (che aveva preso il posto del padre Omri e regnò dall’874 all’853), in cui annuncia anche il segno della punizione: una grave siccità. Elia deve però fuggire e, seguendo le istruzioni divine, si rifugia dapprima presso il torrente Kerit (da identificar-
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CARTA I. LE VICENDE DI ELIA (1 RE 16,29-19,21)
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NEL REGNO D’ISRAELE.
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23. ACAB SUCCEDE A OMRI IL PROFETA ELIA
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si con l’Wadi Iabis) e poi nel territorio di Sidone a Sarepta (o Zarepta, oggi Sarafand). Da qui, dopo un periodo di quasi tre anni, Elia ritorna nei territori d’Israele, sempre per ordine divino, e propone ad Acab una sfida con i profeti di Baal sul monte Carmelo. Si tratta di una specie di “giudizio di Dio” che dovrà dimostrare chi è un vero profeta e chi, fra YHWH e Baal, è il vero Dio. Il racconto biblico associa la diffusione del culto di Baal in Israele all’azione della regina Gezabele, moglie di Acab, la quale era di origine fenicia. Nella sfida al Carmelo il segno del cielo (un fulmine) dà ragione a Elia: YHWH è Dio (questo è anche il significato del nome del profeta); i profeti di Baal vengono sterminati e una 106
forte pioggia mette fine alla siccità. Elia però è costretto a scappare una seconda volta per sfuggire alla vendetta di Gezabele: si reca allora in pellegrinaggio al monte Oreb (il Sinai), dove ha una visione divina. Va segnalato che l’itinerario indicato sulla cartina è soltanto “verosimile”: l’unica tappa indicata dal testo biblico è Bersabea e la collocazione del Sinai, come già detto a proposito dell’Esodo, è comunque incerta. Ritornando in Israele dal monte Oreb (anche qui l’itinerario tracciato è ipotetico) Elia incontra Eliseo, che risiedeva ad Abel-Mecola (o Abel-Mehola, da localizzarsi probabilmente a sud di Bet-Sean), e lo chiama ad essere suo discepolo e successore.
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Possibile località di sosta di Elia
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7. Baal che brandisce i fulmini raffigurato su una stele del XVII-XV secolo a.C. Museo del Louvre, Parigi.
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8. Bassorilievo del basamento del trono di Salmanassar III (858-824 a.C.). Museo di Baghdad. Particolare del re con un servo.
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9. Il fiume Oronte sulle cui rive, a Qarqar, avvenne lo scontro tra Salmanassar III e la lega antiassira.
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Coalizione antiassira
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10. Statua di un principe arameo in piedi su uno sgabello da preghiera. IX secolo a.C. Museo di Aleppo.
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I capitoli 20 e 22 del primo libro dei Re presentano tre campagne di Acab contro Aram e il suo re Ben-Hadàd. Questi testi pongono alcune difficoltà allo storico perché non sembrano combaciare con le altre informazioni che si hanno sul regno di Acab che,
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CARTA III. GUERRE TRA ISRAELE E ARAM ALL’EPOCA DI ACAB
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Dagli annali assiri veniamo a conoscere un evento importante della storia del regno d’Israele di cui la Bibbia non fa menzione. L’Assiria, dopo il periodo di declino seguito alla morte di TukultiNinurta I (vedi tav. 3, carta V), riprese ad avere un peso politico sul piano internazionale con Tiglat-Pileser I (1112-1074 a.C.) e i suoi successori Adad-nirari II (909-889) e Assurnasirpal II (883-858): questi ultimi organizzarono diverse campagne contro gli Aramei e i Fenici, per espandersi verso ovest. Contemporaneo di Acab fu Salmanassar III (858-824 a.C.) il quale, dopo aver conquistato il regno di Bit-Adini e quello di Carchemis, mirava a spingersi a sud verso la regione palestinese. Il re di Damasco, Hadad-Ezer, Acab e il re di Camat organizzarono allora una lega antiassira e affrontarono in battaglia Salmanassar III a Qarqar, lungo il fiume Oronte. Secondo gli annali del re assiro (vedi Introduzione Storica: IV. Documenti dell’Antico Oriente, b) fu quest’ultimo a riportare la vittoria sul campo, ma non sembra che sia riuscito a trarne vantaggi politici immediati; anzi il re afferma di aver combattuto contro la stessa coalizione ancora negli anni successivi (849, 848 e 845 a.C.). In parte, quindi, Acab e i suoi alleati raggiunsero lo scopo di rallentare l’espansione dell’impero assiro.
Israele
come visto sopra, appare alleato del re di Damasco contro Salmanassar III. Pertanto alcuni hanno ipotizzato che tali racconti si riferissero in origine all’epoca di Ioas (798-783 a.C.) e siano poi stati attribuiti all’epoca di Acab. Purtroppo, però, non abbiamo elementi che ci consentano di superare l’incertezza, per cui presen-
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CARTA II. LA LEGA ANTIASSIRA E LA BATTAGLIA CONTRO SALMANASSAR III A QARQAR (835 A.C.)
Berytos
tiamo qui le vicende narrate nei testi che concludono i racconti biblici sul regno di Acab. a) Nella prima campagna l’iniziativa fu del re di Aram, Ben-Hadàd, che cinse d’assedio Samaria. Acab sembrava disposto ad arrendersi, ma le condizioni poste dagli Aramei erano inaccettabili. Così, seguendo le indicazioni di un profeta che annunciava la vittoria per intervento del Signore, Acab organizzò una sortita e sbaragliò il nemico, inseguendolo fin oltre il Giordano. b) L’anno successivo gli Aramei organizzarono una seconda campagna e lo scontro con Israele avvenne ad Afek (attualmente Fiq) a oriente del lago di Genesaret. Anche questa volta la vittoria arrise, come annunciato da un profeta, a Israele e lo stesso BenHa-dàd venne portato davanti ad Acab. Il re d’Israele accettò l’atto di sottomissione del re di Damasco e lo lasciò in vita, stipulando un patto sui confini e sui commerci. c) La terza campagna vede coinvolto anche il re di Giuda Giosafat che accettò l’invito di Acab di attaccare Ramot-Galaad, occupata dagli Aramei. Questa volta la parola profetica di Michea, in contrapposizione a quella di altri 400 profeti, annuncia la sconfitta e la morte del re. Acab, però, ascoltò il consiglio dei 400 profeti che promettevano vittoria e attaccò battaglia, trovandovi la morte. 109
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24. DA ACAB A IEU
1 RE 21,52–2 RE 10,27; 2 CR 20–22
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CARTA I. GUERRA DI GIOSAFAT CONTRO MOAB, AMMON E I MEUNITI (2 CR 20,1-37)
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2 Cr 20 riferisce di una guerra del re di Giuda Giosafat contro una coalizione di popoli comprendente oltre a Moab e Ammon anche i Meuniti: questi ultimi vanno localizzati nella zona a sud del Mar Morto, ma non è del tutto chiara la loro relazione con gli Edomiti (erano una tribù di Edom? oppure vanno considerati un popolo distinto?). Il nemico, provenendo quindi da sud, aveva raggiunto Cazazon-Tamar (o Hasason-Tamar) che, secondo 2 Cr 20,2, era nei pressi di Engaddi. Mentre Engaddi è ben nota, rimane l’incertezza per la prima località: di solito è identificata con la bizantina Tamara, a sud-ovest del Mar Morto, che però non è vicino a Engaddi: o si tratta di un’altra località o l’autore delle Cronache, che scrisse nel IV sec. a.C., ha male interpretato la sua fonte. Come spesso accade nel libro delle Cronache, più che una battaglia l’autore descrive una funzione liturgica al culmine della quale il Signore interviene distruggendo il nemico: questa forte interpretazione religiosa degli eventi rende difficile la loro ricostruzione storiografica.
Libna
A E
a) Alla morte di Acab, salì sul trono d’Israele il figlio Acazia che regnò per soli due anni (853-852 a.C.). Di lui la Bibbia non riferisce imprese politiche e militari, ma soltanto il suo peccato d’idolatria, per il quale ricevette un oracolo dal profeta Elia che ne annunciava la morte. Al suo posto salì al trono il fratello Ioram (852-841 a.C.). L’oracolo contro Acazia è anche l’ultimo intervento di Elia: 2 Re 2 descrive il pellegrinaggio finale del profeta insieme ad Eliseo: da Galgala si recarono a Betel, poi a Gerico e poi oltre il Giordano, dove Elia venne rapito al cielo e Eliseo ne raccolse l’eredità spirituale. Eliseo poi ritornò, passando per Gerico e Betel, al monte Carmelo. b) Sotto il regno di Ioram il re di Moab, Mesa, si ribellò al dominio del regno d’Israele, di cui era vassallo. Il racconto di 2 Re 3 mostra Ioram, re d’Israele, che organizza una spedizione contro Moab, insieme al re di Giuda Giosafat, che già era stato alleato di suo padre Acab; alla spedizione partecipa anche il re di Edom (come vassallo o alleato di Giuda). Alcuni studiosi hanno però dei dubbi sul nome del re di Giuda, per questioni legate alla cronologia degli eventi: sembra che i fatti siano da collocare durante il regno del figlio di Giosafat, Ioram (848-841 a.C.), omonimo del re d’Israele. Di questa guerra abbiamo due versioni: una israelita, conservata dalla Bibbia, e una moabita, conservata nella stele di Mesa (o Mesha) re di Moab, che celebra le proprie imprese (vedi Introduzione Storica: IV. Documenti dell’Antico Oriente, a). Entrambe le versioni tendono a sottolineare le vittorie dei propri eserciti, ma concordano sul risultato finale: gli Israeliti dovettero abbandonare il campo e Moab riacquistò la propria indipendenza. La Bibbia attribuisce tale esito alla violenta ira divina scatenatasi contro Israele dopo che il re moabita, assediato nella capitale Kir-Careset, aveva deciso di sacrificare il proprio figlio primogenito al dio nazionale Camos (o Kemosh).
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CARTA II. BREVE REGNO DI ACAZIA. ELIA RAPITO AL CIELO. GUERRA CONTRO MOAB (1 RE 21,52-2 RE 3,27)
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2. L’ascensione di Elia. Affresco del IV secolo d.C. Catacombe della via Latina, Roma.
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1. Giosafat raffigurato in un affresco del monastero di Notre-Dame di Balamand, Libano.
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REGNO D’ISRAELE DALLA MORTE DI AL COLPO DI STATO DI IEU. GIOSAFAT, IORAM E ACAZIA IN GIUDA
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24. DA ACAB A IEU Israele
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GIOSAFAT, IORAM E ACAZIA
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CARTA III. IORAM RE DI GIUDA (2 RE 8,16-24; 2 CR 21,4-17) Durante il regno di Ioram in Giuda, Edom si ribellò e acquistò l’indipendenza. Il racconto biblico riferisce che ci fu una battaglia a Zeira (o Seira) dove il re Ioram riuscì a rompere l’accerchiamento e mettersi in salvo, evitando quindi una sconfitta di proporzioni maggiori. Zeira rimane sconosciuta, si può pensare che corrisponda a Zoar, menzionata in alcuni testi biblici insieme a Sodoma e quindi da localizzare a sud del Mar Morto. Anche la città di Libna, nella regione collinosa di Giuda, si ribellò all’autorità del re. A queste notizie del secondo libro dei Re, le Cronache aggiungono l’ostilità dei Filistei e la descrizione di una razzia da parte di popolazioni arabe provenienti dalla zona ad est del golfo di Aqaba: esse sarebbero giunte fino a Gerusalemme saccheggiando la reggia e rapendo alcuni membri della famiglia reale; sull’esattezza di queste informazioni del Cronista permangono non pochi dubbi. Alla morte di Ioram salì al trono Acazia, il quale regnò meno di un anno (841 a.C.).
Arad
CARTA IV. IL COLPO DI STATO DI IEU E LA FINE DELLA DINASTIA DI OMRI (2 RE 8,7-15; 9-10) Nel racconto biblico i profeti Elia e Eliseo sono indicati come ispiratori di due colpi di stato, uno a Damasco e uno a Samaria (1 Re 19,15-16; 2 Re 8,7-15; 9,1-10). A Damasco Hazael (Cazael) uccise il re Ben-Hadàd e ne prese il posto; ciò avvenne mentre in Israele regnava Ioram. Anche un testo assiro menziona Hazael come un usurpatore. Il cambio di sovrano a Damasco va forse collegato alla decisione di Ioram di attaccare gli Aramei nei pressi di Ramot-Galaad; alla campagna partecipò anche il re di Giuda Acazia. Secondo il testo biblico il re Ioram, ferito, si ritirò a Izreel, lasciando le truppe che proseguivano la campagna. Mentre anche il re di Giuda, Acazia, era in visita a Izreel, il generale Ieu si fece proclamare re dall’esercito e si recò a Izreel dove uccise Ioram e sua madre Gezabele. Acazia tentò la fuga, ma fu raggiunto e colpito a Ibleam: ferito gravemente, si rifugiò a Meghiddo dove morì. Ieu fece uccidere anche tutti i parenti dei due re e tutti i profeti di Baal, distruggendo il tempio che era stato edificato in onore di tale divinità da Gezabele. Nel frattempo in Giuda Atalia, madre di Acazia, assunse la reggenza e sterminò tutti gli eredi al trono per rafforzare la sua posizione; tra i figli di Acazia, però, il piccolo Ioas fu sottratto alla strage e tenuto nascosto per sei anni.
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5. Sovrano arameo del IX-VIII secolo a.C. Statuetta in avorio proveniente da Hadatu, Museo del Louvre, Parigi. Secondo alcuni potrebbe raffigurare Hazael.
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4. Il sito di Avdat, a sud del Mar Morto.
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3. Monti intorno a Sodoma.
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2 RE 16,29–20,22; 2 CR 18,1–19,3
25. IL REGNO D’ISRAELE DA IEU A GEROBOAMO II. AMAZIA E AZARIA NEL REGNO DI GIUDA 841–743 A.C.
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(2 RE 11-12; 2 CR 23-24; 2 RE 10,28-36; 13,1-9; 6,8-7,20)
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1. Stele di Adad-nirari III (879-782 a.C.), il re assiro che organizzò una serie di campagne contro Damasco. Museo di Baghdad.
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2. Gli avori lavorati facevano spesso parte dei tributi o dei bottini di guerra che i sovrani assiri traevano dalle città siro-fenicie. Quello riprodotto, raccolto a Kalkhu (Ninive), rappresenta un nubiano che ha sulle spalle un leone. Museo di Baghdad.
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4. Resti di mura e perimetri di abitazioni dell’VIII secolo a.C. Città Vecchia, Gerusalemme.
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3. La valle di Pella in Transgiordania. Betel Aialon•
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5. Geni che sostengono lo sgabello da preghiera e le ali del disco solare. Bassorilievo arameo riutilizzato nel palazzo di Kapara a Guzana (Tell Halaf), IX secolo a.C. 6. Divinità femminile, cultura aramea. Carchemis, VIII secolo a.C. Museo di Ankara.
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Nel periodo di circa un secolo che viene qui preso in considerazione la storia d’Israele e Giuda è caratterizzata dagli scontri con il regno arameo di Damasco e dai rapporti con l’Assiria. Tra la metà e la fine del IX sec. a.C., i re di Damasco misero in grave difficoltà Israele e Giuda, che si trovavano in condizioni di inferiorità e furono più volte sconfitti. A partire, però, dall’806 a.C. il re assiro Adad-nirari III organizzò una serie di campagne verso la Siria e la Palestina, che costrinsero i re di Damasco a rinunciare alle guerre contro Israele per difendersi dall’invasore. Alla fine gli Assiri riuscirono a sottomettere il regno arameo (797 a.C.), che fu incorporato nell’impero assiro. Ioas re d’Israele (798-793 a.C.) fu costretto a diventare vassallo dell’Assiria, ma poiché i re assiri dovettero in seguito concentrare le loro energie su altre regioni dell’impero, la prima metà dell’VIII sec. a.C. fu un periodo di tranquillità e prosperità per Israele.
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SITUAZIONE GENERALE
CARTA I. FINE DEL REGNO DI ATALIA E REGNO DI IOAS IN GIUDA. HAZAEL DI DAMASCO CONTRO IEU E IOACAZ D’ISRAELE a) Nel settimo anno di regno di Atalia, il sacerdote Ioiada organizzò nel Tempio di Gerusalemme un colpo di stato facendo riconoscere come re Ioas, figlio di Acazia che era scampato alla strage organizzata da Atalia quando si era impadronita del potere. La regina fu uccisa e la Bibbia riferisce che Ioiada concluse un’alleanza fra il re e il popolo. Del regno di Ioas (835-796 a.C.) si narrano le iniziative prese per i restauri del Tempio; il libro delle Cronache racconta, però, che Ioas fece uccidere il profeta Zaccaria, figlio del sacerdote Ioiada, perché gli rimproverava alcune pratiche idolatriche: a questo episodio accennano gli evangelisti (Mt 23,25; Lc 11,51). Ioas dovette affrontare l’invasione di Hazael di Damasco, come è indicato nella cartina (2 Re 12,18-22; 2 Cr 24,23-25): quest’ultimo conquistò Gat e si diresse contro Gerusalemme. Il re di Giuda riuscì a salvare la città soltanto versando al nemico un forte tributo prelevato dai tesori del Tempio e della reggia. Ioas fu ucciso in una congiura dei suoi ufficiali e al suo posto divenne re il figlio Amazia (796-781 a.C.). b) Secondo 2 Re 10,32-33, già all’epoca di Ieu, Hazael di Damasco aveva occupato praticamente tutti i territori israeliti collocati in Transgiordania. La situazione, come ci riferisce 2 Re 13,1-7, peggiorò sotto il successore di Ieu, Ioacaz (814-798 a.C.), e in questi anni si devono forse collocare gli episodi della vita di Eliseo che vengono narrati in 2 Re 6,8-7,20. 115
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25. IL
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REGNO D’ISRAELE DA IEU A
GEROBOAMO II. AMAZIA E AZARIA
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CARTA II. IOAS D’ISRAELE SCUOTE IL GIOGO DI DAMASCO. MORTE DI ELISEO. REGNO DI AMAZIA IN GIUDA (2 RE 13,10-25;
CARTA III. GEROBOAMO II IN ISRAELE E AZARIA IN GIUDA
14,1-22; 2 CR 25)
a) Il regno di Geroboamo II dovette essere un periodo di grande prosperità e potenza per Israele, sul quale però la Bibbia ci dà poche notizie: viene soltanto riferito che egli ristabilì i confini d’Israele, riconquistando tutti i territori che erano passati agli Aramei e spingendosi fino all’“ingresso di Camat”, cioè oltre la regione dell’Antilibano. La notizia di una sua conquista di Damasco (2 Re 14,28) è incerta. Per quanto riguarda il sud della Transgiordania, la Bibbia menziona come confine il mare dell’Araba, cioè il Mar Morto, il che fa pensare che Geroboamo riuscì a riprendere il controllo su parte del territorio di Moab. b) Anche in Giuda in questo periodo si registra un periodo di prosperità: il re Azaria (o Ozia) ricostruì il porto di Elat sul Golfo di Aqaba, ripristinando i confini meridionali del regno a spese di Edom e riprendendo il controllo di importanti vie commerciali. Secondo il libro delle Cronache egli combatté vittoriosamente contro i Filistei, i Meuniti (una tribù del territorio di Edom) e gli Arabi della regione del Negheb, che furono sconfitti presso GurBaal (forse l’attuale Yagur). All’epoca di Azaria vengono attribuite alcuni resti di fortificazioni scoperte dagli scavi archeologici condotti nel deserto del Negheb; quella situata più a sud si trova a Kades-Barnea. Mettendo insieme i due regni, si giunge quindi in quest’epoca a un’estensione di confini paragonabile a quella del dominio di Davide. Azaria/Ozia fu poi colpito dalla lebbra (pro-
a) Il successore di Ioacaz in Israele fu Ioas (798-783 a.C.), che, approfittando probabilmente della situazione creata dalle campagne militari del re assiro Adad-nirari III, riuscì a sconfiggere il re di Damasco e a riconquistare le città che erano state perse durante il regno di Ioacaz (il testo biblico non precisa ulteriormente di quali città e/o territori si tratti). Queste imprese furono compiute seguendo la profezia fatta da Eliseo in punto di morte al re Ioas. b) In Giuda Amazia (796-781 a.C.) riuscì a sconfiggere gli Edomiti nella “valle del Sale”, che alcuni pongono ad est di Bersabea, ma che probabilmente corrisponde alla valle a sud del Mar Morto, detta comunemente ‘Araba e collocata nel territorio di Edom. Secondo la Bibbia, Amazia conquistò la capitale di Edom, Sela (che significa “roccia”), dandole il nome di Iokteel. Questa Sela è da alcuni identificata con Petra; altri invece pensano alla moderna Sela, pochi chilometri a nord di Bozra (si vedano le due ipotesi sulla cartina). c) Amazia volle anche muovere guerra contro Israele, ma fu duramente sconfitto da Ioas a Bet-Semes; da qui il re d’Israele giunse a Gerusalemme ove abbatté un tratto di mura e saccheggiò i beni del Tempio e della reggia. Dopo altri 15 anni di regno, Amazia fu vittima di una congiura e venne ucciso a Lachis, dove aveva cercato di rifugiarsi. Al suo posto divenne re Azaria, che il libro delle Cronache chiama Ozia (o Uzziya, 781-740 a.C.).
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(2 RE 14,23-15,7)
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babilmente non la malattia oggi nota con questo nome, cioè il morbo di Hansen, ma una qualche malattia della pelle contagiosa ma non mortale): non poté più esercitare il suo ministero e fu posto in isolamento; la reggenza fu assunta dal figlio Iotam. Se questo fu un periodo di pace e grande potenza politica per i due regni, è anche vero che i testi profetici di Amos e di Osea ci fanno conoscere altri aspetti della vita di quell’epoca: essi denunciano le ingiustizie sociali, con l’impoverimento di parte della popolazione a vantaggio dei ceti aristocratici che accrescono le loro proprietà, la diffusione della corruzione e la promozione di un culto sincretista.
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7. Foto satellitare con il Mar Morto. Si distingue anche la valle dell’Araba, che dal sud del Mar Morto arriva fino al Golfo di Aqaba.
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1 RE 15–17; 2 CR 27–28; IS 7; 8,1–4.23
26. GLI
26. GLI ULTIMI ANNI DEL REGNO D’ISRAELE. LA GUERRA SIRO-EFRAIMITA
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cronologia non è del tutto certa); il nome viene dalla coalizione fra i siri di Damasco e il regno d’Israele, in cui Efraim era la tribù più importante. Il re d’Israele Pekach e il re di Damasco Rezin avevano infatti condotto trattative per costituire una lega contro l’Assiria a cui volevano far partecipare anche il regno di Giuda. Sia Iotam (740-736 a.C.) sia il suo successore Acaz (736-716) rifiutarono però di unirsi a tale impresa. Durante il regno di Acaz, Pekach e Rezin tentarono allora di mettere sul trono di Giuda un loro alleato, un certo “figlio di Tabeel” (Is 7,6) e strinsero d’assedio Gerusalemme. Nel frattempo Giuda era sottoposto anche agli attacchi di Edom, che riconquistò il porto di Elat sul Golfo di Aqaba, e dei Filistei, che occuparono Bet-Semes, Aialon, Ghederot (situata a sud di Lod), Ghimzo (a est dell’attuale Ramle), Soco e Timna. A questo punto Acaz mandò un tributo al re d’Assiria chiedendo il suo intervento: il re assiro non si fece certo pregare e attaccò Israele e Damasco che dovettero rinunciare all’assedio di Gerusalemme.
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a) A Geroboamo II succedette sul trono di Samaria il figlio Zaccaria, che regnò soltanto sei mesi (743 a.C.). Fu ucciso da un certo Sallum, il quale fu a sua volta eliminato dopo poche settimane da Menachem, che represse crudelmente ogni tentativo di opposizione. Durante il suo regno, nel 738 a.C., una prima campagna di Tiglat-Pileser III verso la Siria costrinse Israele a versare un forte tributo, diventando vassallo dell’Assiria. Secondo gli annali assiri in questa occasione fecero atto di sottomissione anche i regni di Camat (Hamat), Damasco e Tiro (vedi Introduzione Storica, IV.e). A Menachem succedette il figlio Pekachia (738-736 a.C.), in seguito spodestato e ucciso da Pekach (737-732 a.C.). b) Prima o dopo la campagna assira del 734 (vedi carta II) vanno collocati gli eventi noti con il nome di guerra siro-efraimita (la
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CARTA I. FINE DELLA DINASTIA DI IEU. LA GUERRA SIRO-EFRAIMITA (2 RE 15,8-16,20; 2 CR 27-28)
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L’Assiria, con l’avvento al trono di Tiglat-Pileser III (745-727 a.C.)—chiamato Pul nella Bibbia dal nome Pulu, che assunse al momento dell’intronizzazione—, iniziò una nuova politica espansionistica. Diversamente dal passato, quando ci si limitava ad imporre tributi e a stipulare trattati di vassallaggio con gli stati sconfitti, la politica di Tiglat-Pileser prevedeva anche la loro incorporazione nell’impero, con la trasformazione in province e la perdita di qualsiasi indipendenza; inoltre parte della popolazione veniva deportata in altre regioni per prevenire future ribellioni.
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SITUAZIONE GENERALE
ULTIMI ANNI DEL REGNO D’ISRAELE
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1. Il re Tiglat-Pileser III e il suo seguito, particolare. Copia di una pittura murale in un palazzo reale assiro di Til Barsip (Tell Ahmar), VIII secolo a.C. Museo del Louvre, Parigi. Deserto di Paran
2. Assonometria del tempio di Nabu a Kalkhu (Nimrud), capitale dell’Assiria. VIII secolo a.C. In azzurro l’area dedicata al dio, protettore degli scribi. Tiglat-Pileser III si interessò particolarmente degli uffici per gli scribi e degli archivi (disegno di P. e L. Giroux da M. Mallowan). 3. La valle di Petra (Sela?), così come apparve al paesaggista e viaggiatore inglese David Roberts il 6 marzo 1839.
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26. GLI
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4. Azor, basamento della cittadella del IX secolo a.C., del periodo del re Acab, distrutta da Tiglat-Pileser III nel 732 a.C.
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5. Il re Sargon II, che negli annali assiri si attribuisce la conquista di Samaria, capitale del regno d’Israele. Bassorilievo su calcare proveniente dal palazzo di Sargon a Khorsabad (Dur Sarrukin). VIII secolo a.C. Museo Egizio, Torino.
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CARTA III. DALLA FINE DEL REGNO DI DAMASCO ALLA CADUTA DI SAMARIA (2 RE 17)
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La cartina mostra la situazione creatasi con le vittorie di Tiglat-Pileser III nella sua campagna militare degli anni 734-732 a.C. Alcuni regni rimasero indipendenti come vassalli: Edom, Moab, Ammon, diverse città stato della Fenicia, Giuda e ciò che restava del regno d’Israele, con territorio ridotto a una piccola area attorno a Samaria. Delle province direttamente annesse all’impero, che prendevano il nome dalla città capoluogo, i documenti assiri ricordano per questo periodo: Damasco, Karnaim, Ramot-Galaad, Acco, Dor, Meghiddo. Alla morte di Tiglat-Pileser III, avvenuta nel 727 a.C., salì al trono il figlio Salmanassar V (726-722). Approfittando del cambiamento, il re di Samaria, Osea, sospese il pagamento del tributo e cercò l’aiuto dell’Egitto per una ribellione contro l’Assiria. In quel momento l’Egitto era però diviso tra vari sovrani, perché la XXV dinastia etiopica non era ancora riuscita a prevalere: non si può dunque identificare con precisione il “So, re d’Egitto” contattato dal re Osea (2 Re 17,4); si tratta forse di un generale o di un re che governava nella zona del Delta, più vicina alla Palestina. In ogni caso l’Egitto
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Dopo quella del 738 a.C., un’altra campagna assira in Palestina avvenne nel 734 a.C. e investì soprattutto la Filistea: Gaza fu sottomessa e gli Assiri giunsero fino al confine con l’Egitto. In questa occasione probabilmente Israele perse alcuni territori settentrionali, nella zona di Azor, di Abel-Bet-Maaca e di Dor, il Galaad, la Galilea e tutto il territorio di Neftali (2 Re 15,29). Non è del tutto chiaro se l’intervento richiesto da Acaz coincida con questa spedizione, riferita dagli annali assiri (come suppone la nostra cartina), o sia una nuova campagna nel 733-732 a.C. Di certo nel 732 a.C. gli Assiri conquistarono Damasco, il cui regno fu ridotto ad una provincia assira: a Damasco Tiglat-Pileser ricevette il tributo di Acaz (2 Re 16,10) e di altri sovrani tra cui Ammon, Moab e Edom. Nel frattempo a Samaria una congiura eliminò Pekach e sul trono salì Osea (da non confondere con l’omonimo profeta), che fu riconosciuto come re vassallo dall’Assiria, anche se con un territorio ridotto soltanto all’altopiano centrale della Palestina.
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CARTA II. L’INTERVENTO DELL’ASSIRIA (734-732 A.C.)
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Regno d’Israele
ULTIMI ANNI DEL REGNO D’ISRAELE
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non era certo in grado di sostenere una ribellione contro l’Assiria, che era all’apice della sua potenza: Salmanassar V intervenne nel 724 a.C., catturò Osea, che aveva tentato all’ultimo momento un atto di sottomissione per salvare il trono, e lo tenne prigioniero. La capitale Samaria resistette altri tre anni e poi fu conquistata: secondo il racconto biblico ciò fu opera di Salmanassar, ma negli annali assiri è il suo successore Sargon II (721-705 a.C.) ad attribuirsi l’impresa. Per stroncare sul nascere ogni tentativo di ulteriore ribellione, il re assiro fece deportare gli abitanti di Samaria (soprattutto le classi dirigenti e i militari); inoltre colonizzò il territorio con popolazioni provenienti da altre parti dell’impero: 2 Re 17,24 menziona Babilonia, Kuta (oggi Tell-Ibrahîm, 30 km a nord-est di Babilonia) e alcune città della Siria, tra cui Camat. Per la Bibbia questa situazione provocò un sincretismo religioso, in cui il culto di YHWH era accostato a quello di divinità pagane. Il regno d’Israele cessò d’esistere e il suo territorio fu trasformato in una provincia dell’impero assiro. 2 Re 17 dà l’interpretazione religiosa di questa fine, collegandola al peccato d’idolatria e alla rottura dell’alleanza con Dio. 121
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2 RE 18–20; 2 CR 29–33; IS 22.36–39
27. LA PALESTINA
27. SITUAZIONE IN PALESTINA ALL’INIZIO DEL REGNO DI SARGON II. IL REGNO DI EZECHIA
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SARGON II. EZECHIA
1. Il fiume Oronte vicino a Camat. 2. Assedio di una città. Bassorilievo dalla sala del trono di Assurnasirpal II a Kalkhu (Nimrud). IX secolo a.C. British Museum, Londra.
721–701 A.C.
3. La piscina di Siloe a Gerusalemme. Ezechia, tra le opere per rafforzare la difesa della città, fece costruire un tunnel sotterraneo che convogliava l’acqua dalla sorgente di Ghicon, fuori le mura, alla piscina di Siloe.
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4. Iscrizione in caratteri cananei antico-ebraici, scoperta nel 1880 su una parete del tunnel sotterraneo di Siloe. In essa si descrive il momento in cui si incontrarono le due squadre di scavatori provenienti da direzioni opposte. L’iscrizione è conservata nel Museo Archeologico di Istanbul.
CARTA I. TENTATIVI DI RIVOLTA E REPRESSIONE ASSIRA NELL’AREA SIRO-PALESTINESE A
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a) Approfittando del vuoto di potere creatosi in Assiria con la successione tra Salmanassar V e Sargon II (quest’ultimo era infatti un usurpatore) nel 721 a.C., Merodach-Baladan si proclamò re di Babilonia e riuscì a conservare l’indipendenza fino al 709 a.C. Anche nell’area siro-palestinese ci furono tentativi di ribellione: tra i membri di questa lega anti-assira troviamo il regno di Camat, sull’Oronte, Arpad, Damasco e Simirra (città presso il mare, a sud di Arwad, oggi Ruad), oltre al re di Gaza e alla popolazione di Samaria; Giuda, invece, con il re Acaz non partecipò alla rivolta. La ribellione contava anche sull’appoggio di un generale egiziano, un certo Sib’e. Gli Assiri ebbero però la meglio nello scontro armato che si svolse a Qarqar, a nord di Camat, nel 720 a.C.: le province ribelli furono di nuovo sottomesse e ci furono nuove deportazioni. L’esercito assiro scese poi verso Gaza e si scontrò con le truppe egiziane a Rafia, a sud della città filistea, riportando la vittoria; il re di Gaza fu imprigionato e deportato; anche le popolazioni della regione di Samaria subirono una deportazione in tale occasione. b) Una seconda ribellione si ebbe negli anni 713-711 a.C., sostenuta ancora dall’Egitto dove regnava il faraone Shabaka, fondatore della XXV dinastia. Il centro della rivolta fu Asdod, che coinvolse altre città filistee, Edom e Moab. La partecipazione di Ezechia (che era succeduto ad Acaz nel 716 a.C.) a tale ribellione è incerta, nonostante un riferimento a Giuda negli annali assiri. La repressione fu guidata da un turtanu (in ebraico tartan), cioè un generale comandante in capo dell’esercito assiro: Asdod fu distrutta e annessa, mentre gli altri stati della coalizione riuscirono a salvare la loro indipendenza, probabilmente ritirando il loro appoggio alla ribellione prima di essere travolti dagli Assiri. A questi eventi si collegano Is 20,1-6 e diversi passi dei capitoli 17-22 in cui il profeta annuncia la sconfitta dell’Egitto contestando chi confidava nell’aiuto di quel paese per ribellarsi all’Assiria.
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II CARTA II. PRIMA FASE DEL REGNO DI EZECHIA: L’ACQUEDOTTO SOTTERRANEO DI SILOE (2 RE 18,1-12; 20,20-21; 2 CR 29-31) Il regno di Ezechia (716-687 a.C.) è caratterizzato da una prima fase in cui il re continua la politica filo-assira del padre, mantenendosi estraneo alla ribellione del 720 e probabilmente anche a quella del 713-711 a.C. 2 Re 18,8 ci informa che Ezechia sconfisse i Filistei di Gaza, ma non dà indicazioni cronologiche per tali imprese. Il re dedicò particolare attenzione alla capitale, Gerusalemme, rafforzando le fortificazioni (cf. 2 Re 20,20; Is 22,9-11) e facendo scavare un canale sotterraneo che dalla sorgente di Ghicon, collocata fuori dalle mura, conduceva l’acqua alla piscina di Siloe, all’interno della città. In tale canale (ancora oggi funzionante) fu scoperta nel 1880 un’iscrizione che descrive il momento dell’incontro delle due squadre di operai che avevano iniziato lo scavo dalle opposte estremità. Ezechia favorì anche l’immigrazione in Giuda di parte degli abitanti del regno d’Israele, ormai annesso all’Assiria. I racconti biblici a lui dedicati, in particolare nel libro delle Cronache, insistono soprattutto sulla sua attività di riforma religiosa: il re viene presentato come un fedele osservante della Legge che si adoperò per eliminare i riti idolatrici e favorì la centralizzazione di tutte le forme di culto a Gerusalemme, in modo da evitare i pericoli di sincretismo che erano frequenti nei santuari di provincia. In tale operazione religiosa si può scorgere anche un messaggio politico: Gerusalemme doveva ridiventare, come all’epoca di Davide, il centro di riferimento per tutto Israele. Per questo alcuni studiosi hanno visto un collegamento fra la riforma religiosa di Ezechia e la sua ribellione all’Assiria negli anni 705-701 a.C. 123
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5. Isaia condivideva con Ezechia gli ideali di rinnovamento religioso, e la ricerca di una fede più genuina. Per la salvezza di Gerusalemme fu sempre contrario al ricorso alle alleanze terrene, confidando solo nell’aiuto del Signore. Marc Chagall, Isaia, particolare della vetrata del Palazzo delle Nazioni Unite, New York, 1963-1964.
6. Sennacherib assiste all’assedio e alla conquista di Lachis. Il re, inspiegabilmente, non conquistò Gerusalemme, ma rientrò a Ninive, che aveva eletto sua capitale. Secondo la Bibbia l’esercito assiro che assediava Gerusalemme fu colpito da una pestilenza suscitata dall’angelo del Signore. Particolare di un bassorilievo dal palazzo di Sennacherib a Ninive. VII secolo a.C. British Museum, Londra.
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Alla morte di Sargon II salì al trono assiro Sennacherib (705-681) che si trovò subito ad affrontare una serie di ribellioni nell’impero. In Babilonia era infatti riapparso Merodach-Baladan che riuscì a riprendere il trono per un breve periodo (fino al 703 a.C.). Egli inviò un’ambasciata a Ezechia re di Giuda, probabilmente per cercare di concertare un’azione comune contro l’Assiria. D’altra parte gli stati palestinesi contavano, nella loro rivolta, sull’appoggio dell’Egitto e sembra che a capeggiarli fosse proprio il re di Giuda. Sennacherib, eliminata la resistenza babilonese, si diresse nel 701 verso la Fenicia e la Palestina. Dopo aver occupato Sidone e Tiro, scese verso la Filistea, espugnò Accaron (il cui re, forse contrario alla ribellione, era stato spodestato e consegnato ad Ezechia, quale capo della rivolta), Ascalon, Giaffa, Bene-Berak, Bet-Dagon e Iazur. A questo punto avvenne ad Altaqû o Elteke uno scontro con l’esercito egiziano, che fu sconfitto, e Sennacherib poté invadere il territorio di Giuda: nei suoi annali viene menzionata la conquista di 46 città; solo Lachis e Gerusalemme resistono all’assedio.
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CARTA IV. LA PRESA DI LACHIS E LA LIBERAZIONE DI GERUSALEMME La ricostruzione della parte conclusiva della campagna di Sennacherib è incerta perché le fonti bibliche e assire non sono facilmente accordabili e diversi particolari rimangono difficili da spiegare. Secondo il racconto biblico da Lachis alcuni alti ufficiali di Sennacherib giungono a Gerusalemme, portando l’invito alla resa. Di fronte alle parole degli Assiri, il profeta Isaia assicura la protezione divina e gli ambasciatori tornano da Sennacherib che, lasciata Lachis conquistata, stava assediando Libna. Sennacherib manda una seconda ambasciata con una lettera, invitando ancora alla resa; 2 Re 19,9 collega questa decisione di Sennacherib alla notizia che una nuova spedizione egiziana, guidata da Tirhaqa (faraone che regnò dal 689 al 664 a.C., ma che prima era stato generale dell’esercito), sta dirigendosi verso la Palestina. Questa notizia ha fatto pensare che il racconto biblico non si riferisca più alla campagna del 701, ma a una successiva spedizione di Sennacherib da collocarsi tra il 689 e il 681 a.C.: non ci sono però certezze su questo e sembra più semplice ipotizzare un’unica campagna. In ogni caso non viene narrato nessuno scontro con Tirhaqa, né Ezechia dovette rispondere all’ambasciata perché in quella stessa notte l’esercito assiro venne distrutto per l’intervento dell’angelo di YHWH. Gli annali assiri confermano che Gerusalemme non fu catturata, ma ovviamente non menzionano una sconfitta del proprio esercito; non si possono quindi fare ipotesi sulla natura della piaga che colpì gli Assiri, anche se alcuni l’hanno collegata all’episodio narrato dallo storico greco Erodoto che riferisce dell’esercito di Sennacherib disarmato da un’invasione di topi (portatori della peste). In ogni caso è certo che Ezechia, pur conservando l’indipendenza, dovette versare a Sennacherib un forte tributo e riconfermare il rapporto di vassallaggio. 125
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2 RE 21–23; 2 CR 33–35
28. ESPANSIONE
28. MASSIMA ESPANSIONE E DECLINO DELL’IMPERO ASSIRO. I REGNI DI MANASSE, AMON E GIOSIA
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CARTA I. L’ESPANSIONE DELL’IMPERO ASSIRO La cartina mostra in rosa i confini dell’impero assiro alla morte di Sargon II, avvenuta nel 705 a.C. Ricordiamo che nel 709 Sargon era riuscito a sconfiggere Merodach-Baladan e a farsi proclamare re di Babilonia. A Sargon II succedette Sennacherib (705-681 a.C.) di cui abbiamo ricordato nella tavola precedente le campagne contro la Palestina. Sennacherib fu assassinato nel 681 a.C. da qualcuno dei suoi figli (cf. 2 Re 19,36-37; 2 Cr 32,21; Is 37,38), probabilmente per motivi legati alla lotta per la successione. Da questa emerse vincitore Asarhaddon (680-669 a.C.). Egli intervenne nel 677 a.C. contro Sidone, che si era ribellata, sottomettendola; ma la sua impresa militare più notevole fu la campagna contro l’Egitto: nel 671 a.C. sconfisse in due (o tre) battaglie il faraone Tirhaqa e saccheggiò Menfi. Il re assiro non riuscì, però, a stabilire un controllo effettivo e duraturo sull’Egitto, tant’è vero che nel 699 dovette organizzare un’altra campagna contro Tirhaqa, ma morì lungo il viaggio. Lo scontro con l’Egitto fu ripreso dal successore Assurbanipal (668-626 a.C.) che sconfisse Tirhaqa nel 667 a.C.; una nuova campagna assira nel 662 a.C., contro Tamutamon, figlio di Tirhaqa, si concluse con il saccheg126
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I gio di Tebe. Assurbanipal dovette poi intervenire nel 652 a.C. contro il re di Babilonia, suo fratello Shamash-shum-ukin (Assarhaddon, infatti, aveva diviso il regno fra i due figli) che, alleatosi con l’Elam, voleva rompere i legami di vassallaggio verso l’Assiria. Shamash-shum-ukin fu definitivamente sconfitto nel 648, mentre la guerra contro l’Elam si protrasse fino al 639 e terminò con la sconfitta degli Elamiti che furono annessi all’impero. Assurbanipal è noto non solo per le sue imprese militari, ma anche per la costituzione di una grande biblioteca di testi letterari nel suo palazzo di Ninive. Quando Assurbanipal morì, nel 626 o nel 630 a.C., per l’impero assiro era già cominciato il declino: in Egitto il principe di Sais, Psammetico I (664-610 a.C.), era riuscito ad unificare nelle proprie mani tutto il territorio nazionale e già verso il 650 le truppe assire di presidio avevano dovuto lasciare l’Egitto. In Giuda il successore di Ezechia, Manasse (687-642 a.C.), rimase sottomesso all’Assiria, nei cui annali appare come un vassallo fedele, così come il figlio Amon (642-640 a.C.). L’indipendenza di tali sovrani era notevolmente ridotta e probabilmente nel territorio di Giuda erano dislocati presidi di truppe al comando di uffi-
1. Scena di caccia del re Assurbanipal. Particolare di un bassorilievo dal palazzo di Assurbanipal a Ninive. VII secolo a.C. British Museum, Londra. 2. Il dio Ammon raffigurato come un ariete, protettore della dinastia dei re nubiani. 3. Deportazione degli Elamiti sconfitti ed annessi all’impero assiro. Bassorilievo dal palazzo di Assurbanipal a Ninive. VII secolo a.C. British Museum, Londra.
ciali assiri, come quello di cui si ha notizia a Lachis. In questo quadro la notizia di 2 Cr 33,11 che descrive Manasse imprigionato e presuppone un tentativo di ribellione, sembra molto dubbia; è più facile pensare che un viaggio verso la Mesopotamia del re fosse motivato dalla necessità di portare all’imperatore il tributo annuale. Il giudizio dei testi biblici su Manasse e Amon è del tutto negativo, perché questi re favorirono culti a divinità pagane e riti idolatrici. Il re Amon fu ucciso in un complotto dei suoi ufficiali; il popolo insorse contro i congiurati e mise sul trono Giosia, figlio di Amon, che aveva appena otto anni. 127
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28. DECLINO
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7. Ricostruzione della Porta di Ishtar a Babilonia. Inizio del VI secolo a.C. Museo di Berlino.
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5. Pianta del palazzo di Nabopolassar e Nabucodonosor a Babilonia. VII-VI secolo a.C. La stratigrafia ha messo in evidenza presenze paleo-babilonesi, cassite, assire, neo-babilonesi, persiane e seleucidi. La porta di Ishtar (a) è in alto a destra, il palazzo achemenide (b) è a sinistra (disegno di P. e L. Giroux da R. Koldewey e F. Wetzel).
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a) Durante il regno di Giosia, la potenza assira declinò rapidamente. Nel 625 a.C. il caldeo Nabopolassar conquistò Babilonia, rendendola definitivamente indipendente dall’Assiria. Alleato con Ciassare, re dei Medi, Nabopolassar mise in grave difficoltà gli Assiri, fino alla distruzione della capitale Ninive nel 612 a.C. Approfittando della debolezza assira, Giosia attuò una riforma religiosa e politica (gli inizi della riforma sono posti nel dodicesimo anno del regno da 2 Cr 34,3, mentre 2 Re 22,3 parla del diciottesimo anno di regno): la riforma prevedeva l’eliminazione di tutti i riti pagani e la centralizzazione di ogni forma di culto a Gerusalemme. A tale riforma è collegato il ritrovamento nel Tempio di Gerusalemme di un “libro della Legge di Mosè”, che viene in genere messo in relazione con l’attuale libro del Deuteronomio. La riforma aveva anche una valenza politica e infatti venne estesa ad alcuni territori che erano appartenuti al regno d’Israele, presupponendo quindi un ingrandimento del regno di Giuda. b) Dopo la caduta di Ninive, l’ultimo re assiro, Assur-uballit, aveva organizzato la resistenza intorno a Harran (Carran). In suo soccorso decise di muoversi il faraone Necao (610-595 a.C.) che era succeduto al padre Psammetico I. La decisione di Necao, per quanto sorprendente data la precedente ostilità fra Assiria e Egitto, era probabilmente motivata dal desiderio di contrastare la nascente potenza babilonese. Le truppe egiziane dovevano attraversare la Palestina e Giosia decise di opporsi all’avanzata di Necao, forse per difendere il proprio territorio o forse perché riteneva necessaria la caduta dell’Assiria per avere piena libertà in Palestina. Lo scontro avvenne nel 609 a.C. a Meghiddo, dove Giosia trovò la morte. A lui succedette il figlio Ioacaz, ma Necao, che non era riuscito a sostenere gli Assiri ma aveva comunque imposto il suo dominio sull’area siro-palestinese, lo imprigionò dopo tre mesi, mettendo sul trono un altro figlio di Giosia, Eliakim, a cui cambiò il nome in Ioiakim. Giuda divenne così vassallo dell’Egitto a cui dovette pagare un forte tributo.
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(2 RE 22-23; 2 CR 34,1-36,4)
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4. Il palazzo di Nabopolassar e Nabucodonosor a Babilonia con i resti della Porta di Ishtar, la dea che “annienta il nemico”.
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CARTA II. ESPANSIONE DEL TERRITORIO CONTROLLATO DA GIOSIA. LO SCONTRO CON NECAO. INVASIONE DI NABUCODONOSOR
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6. Tavoletta delle Cronache Babilonesi per gli anni 605-594 a.C. Riporta la vittoria di Nabucodonosor, figlio di Nabopolassar, sugli Egiziani di Necao a Charchemis nel 605. British Museum, Londra.
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c) Tale situazione durò pochi anni, perché nel 605 a.C. una spedizione babilonese, guidata dal figlio di Nabopolassar, Nabucodonosor, sconfisse Necao a Carchemis sull’Eufrate (presso l’odierna Gerablus), vanificando le pretese egiziane sull’area. La morte di Nabopolassar costrinse però Nabucodonosor a sospendere le operazioni militari e a rientrare a Babilonia per prendere possesso del trono. L’effettiva sottomissione della Palestina, e quindi anche di Ioiakim, al dominio babilonese avvenne un paio di anni più tardi, con una campagna che investì dapprima la costa, per poi raggiungere Gerusalemme e da qui ritornare verso la Siria.
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29. LA FINE DEL REGNO DI GIUDA. L’IMPERO NEO-BABILONESE
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1. Vita degli esuli a Babilonia. Copia di un bassorilievo. Tower of David Museum of the History of Jerusalem, Gerusalemme.
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CARTA II. LA FINE DEL REGNO DI GIUDA (2 RE 24,17-25,21; 2 CR 36,11-21; GER 21,1-4; 27,3; 34,6-7; 44,30; 37; 52; EZ 21,24-32; 29,1-16; 30,20-26)
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2. Della prima deportazione a Babilonia (597 a.C.) faceva parte anche il profeta Ezechiele, che esercitava la sua attività tra gli esiliati. Visione delle ossa aride (Ez 37,1-14), ridisegnata da una miniatura della Bibbia catalana di Roda conservata nella Bibliothèque Nationale di Parigi.
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CARTA I. RIBELLIONE DI IOIAKIM E PRIMA DEPORTAZIONE Tra il 601 e il 600 a.C. un tentativo babilonese di conquista dell’Egitto fu fermato dal faraone Necao. Fu forse questo parziale insuccesso di Nabucodonosor ad incoraggiare il partito anti-babilonese di Gerusalemme e il re Ioiakim decise la sospensione del tributo, contando sull’aiuto dell’Egitto. Contrario alla rivolta era il profeta Geremia, che predicava invece la necessità di rimanere sottomessi a Babilonia per evitare la catastrofe nazionale. La campagna di repressione di Nabucodonosor scattò nel 598 a.C. e si avvalse anche delle truppe fornite da Ammoniti, Moabiti e Aramei (o forse Edomiti). Il re Ioiakim morì durante l’assedio di Gerusalemme e a lui succedette il figlio Ioiachin o Ieconia che dovette ben presto arrendersi: Nabucodonosor fece man bassa dei tesori del Tempio e della reggia, deportò la famiglia reale, una parte della classe dirigente nonché gruppi di artigiani. Di questi deportati faceva parte anche il profeta Ezechiele. Sul trono di Giuda il vincitore pose un altro figlio di Giosia (quindi zio di Ioiachin), Mattania, a cui mutò il nome in Sedecia (nel 598 o nel 597 a.C).
In Egitto a Necao succedette Psammetico II (595-589 a.C.), alla morte del quale salì al trono Hofra (589-570). Contando sul suo appoggio, un gruppo di stati della Palestina organizzò una rivolta contro Babilonia: oltre a Giuda, ne facevano parte Ammon, Moab, Tiro, Sidone e in un primo momento anche Edom (che però si schierò con i Babilonesi non appena divenne chiaro che la rivolta non avrebbe avuto successo). A Gerusalemme il profeta Geremia continuava, inascoltato, a sostenere la necessità di rimanere sottomessi ai Babilonesi. L’intervento di Nabucodonosor fu deciso: pose il suo quartier generale a Ribla, sul fiume Oronte, e si impadronì prima della Fenicia (solo Tiro riuscì a resistere per tredici anni all’assedio), poi diresse le truppe verso la Filistea e da qui attaccò il regno di Giuda. All’inizio del 588 a.C. resistevano ormai soltanto Azeka, Lachis e Gerusalemme. Le truppe egiziane intervennero, ma furono sconfitte dai Babilonesi e dovettero ritirarsi. Gerusalemme resistette per 18 mesi, poi cadde: il re Sedecia tentò la fuga, ma fu catturato e condotto a Ribla davanti a Nabucodonosor, che uccise i suoi figli e lo fece accecare. La città fu devastata e il Tempio distrutto; diverse personalità in vista (sacerdoti, ufficiali e nobili) furono uccise a Ribla e un’altra parte della popolazione fu deportata in Babilonia.
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3. Il profeta Geremia alla drammaticità degli avvenimenti che lo avevano coinvolto contrappone un animo delicato e una spiritualità personale che sbocca nell’annuncio della nuova alleanza. Miniatura dal Libro dei Profeti, Costantinopoli, XI secolo d.C. Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze. 4. Veduta del porto di Sidone. 131
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29. LA
FINE DEL REGNO DI
GIUDA. L’IMPERO
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NEO-BABILONESE
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6. Re in adorazione del dio Nanna. Particolare della stele di Ur-Nammu, XXII secolo a.C. University Museum, Filadelfia. Il culto di Nanna o Sin, il dio Luna, fu introdotto a Babilonia da Nabonide, che, trascurando il culto di Marduk, si inimicò la classe sacerdotale, che appoggiò Ciro. 8
CARTA IV. GLI ESULI DI GIUDA DURANTE L’IMPERO NEO-BABILONESE I Giudei deportati in Babilonia vivevano attorno alla capitale e nella zona di Nippur: la loro situazione, dapprima assai dura, andò pian piano normalizzandosi e alcuni giunsero ad avere grande prosperità economica e incarichi a corte. Tra gli esuli svolse il suo ministero profetico Ezechiele che, deportato già nel 597 a.C., aveva dapprima denunciato come illusorie le speranze di un rapido ritorno a Gerusalemme, annunciando anzi l’imminente rovina della capitale e del Tempio. Dopo la caduta di Giuda nel 587 a.C., il tono della sua profezia cambiò, diventando un’esortazione alla speranza e alla
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Della caduta di Giuda sembrano aver approfittato gli Edomiti che occuparono il Negheb e alcune città meridionali di Giuda. I Babilonesi adottarono una politica diversa rispetto a quella degli Assiri: invece di colonizzare il territorio con nuove popolazioni, distribuirono le terre ai ceti più poveri del paese (cf. 2 Re 25,12; Ger 39,10) che non erano stati deportati; a capo di questa popolazione rimasta in Giuda posero Godolia, come governatore. Godolia fu però ucciso dopo poco tempo a Mizpa, dove aveva posto la sua sede, da un certo Ismaele, membro della famiglia reale, probabilmente perché considerato un “collaborazionista”. Temendo la rappresaglia babilonese, parte della popolazione, trascinando con sé il profeta Geremia, si rifugiò in Egitto verso Tafni, Migdol (forse presso il confine) e Menfi. Sembra che l’azione di Ismaele fosse connessa a un piano di rivolta di Ammoniti e Moabiti: da Giuseppe Flavio sappiamo che questi regni furono attaccati e politicamente annientati da Nabucodonosor nel 582 a.C. e in quell’occasione il re babilonese deportò anche gruppi di Giudei ritenuti conniventi con i ribelli (cf. Ger 52,30).
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CARTA III. UCCISIONE DI GODOLIA E FUGA IN EGITTO DI ALCUNI GIUDEI; TERZA DEPORTAZIONE A BABILONIA (2 RE 25,22-24;
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5. Drago-serpente, animale-attributo del dio Marduk, patrono della città, che ornava la Porta di Ishtar a Babilonia. Mattoni rivestiti in pasta vitrea policroma. Inizio del VI secolo a.C. Museo di Baghdad.
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8. Stele con l’effigie di Nabonide. British Museum, Londra. Nabonide, ultimo re di Babilonia, lasciò la reggenza al figlio Belshar-usur e si ritirò per un certo periodo a Teima, in Arabia.
7. Assonometria del recinto sacro di Ur. Sono evidenziati il tempio di Nanna con la “ziqqurat” (ocra) e la cinta neo-babilonese (azzurro) (disegno di P. e L. Giroux da C.-L. Woolley).
fiducia in YHWH che certo non avrebbe dimenticato il suo popolo. Su questa linea si muovono anche le parole di un altro profeta, autore dei capitoli 40-55 del libro di Isaia e convenzionalmente detto Deutero (o Secondo) Isaia, che negli anni tra il 550 e il 539 a.C. annunciò la prossima fine dell’esilio presentando il ritorno a Gerusalemme come un nuovo Esodo. Durante l’esilio la religione israelitica attraversò un momento di crisi, ma anche di profondo rinnovamento: iniziò un processo di rilettura delle antiche tradizioni per approfondire il senso della fede in YHWH. Fu il momento decisivo per il processo di formazione dell’Antico Testamento. L’impero neo-babilonese non ebbe lunga durata. Dopo il lungo e splendido governo di Nabucodonosor (605-562 a.C.) salì al trono Evil-Merodach (562-560) che la Bibbia menziona perché liberò Ioiachin e lo ammise alla sua corte (2 Re 25,27-30; Ger 52,31-34). Evil-Merodach fu assassinato e al suo posto regnò Neriglissar (560556). Il figlio di costui, Labashi-Marduk, poté regnare solo pochi mesi, perché fu ucciso dai sostenitori di Nabonide (555-539 a.C.). Quest’ultimo sovrano lasciò per un certo periodo il regno al figlio Bel-shar-usur (in ebraico Belshassar) ritirandosi in Arabia, nell’oasi di Teima. La fine dell’impero fu provocata dall’invasione dei Persiani guidati da Ciro, che, dopo aver sconfitto l’esercito di Nabonide nella battaglia di Opis sul Tigri, entrò in Babilonia senza trovare resistenza. Anzi, egli ebbe anche l’appoggio della classe sacerdotale, perché il culto di Marduk, tradizionale dio di Babilonia, era stato trascurato da Nabonide in favore del culto del dio lunare, Sin. 133
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CARTA I. L’IMPERO PERSIANO I Persiani erano un popolo di lingua indo-europea, che si era stabilito nella regione ad oriente dell’Elam a cui dovettero essere per un certo tempo sottomessi. Le nostre notizie sulla loro storia prima del VI sec. sono poche e vaghe: essi avevano conquistato l’Elam, trasportando la loro capitale da Pasargade all’antica Susa, sotto il regno di Teispe, figlio o discendente di Achemene, da cui la dinastia prese il nome di Achemenidi. Dopo di lui regnarono Ciro I e Cambise I (tra il 640 e il 560). Il creatore della potenza persiana fu Ciro II, il Grande (559-529) che nel 552 prese Ecbatana, capitale della Media, vincendo il re Astiage (figlio di Ciassare che aveva contribuito a porre fine alla potenza assira) e annettendo il paese al suo regno (infatti nella Bibbia si parla di regno dei Medi e dei Persiani, cf. Dn 5,28). Nel 546 Creso, re di Lidia (allora grande potenza di tutta l’Anatolia), fu sconfitto da Ciro, che poté conquistare tutta la zona dell’attuale Turchia. Con la sconfitta di Creso, che era stato suo alleato, la posizione di Nabonide divenne difficile: una volta sconfitto l’esercito babilonese a Opis (nella regione dell’attuale Baghdad) fu facile per Ciro entrare a Babilonia. Si costituiva così un nuovo grande impero, nel quale Ciro adottò una politica benevola e rispettosa verso le tradizioni nazionali dei popoli sottomessi. Esponiamo qui brevemente la cronologia dei vari sovrani nella storia successiva dell’impero. Cambise II (529-522 a.C.) vinse Psammetico III e conquistò nel 525 l’Egitto. A lui succedette, dopo aver domato la ribellione di un certo Gaumata, Dario I (522-486 a.C.) a cui si deve la divisione dell’impero in 20 satrapie (a loro volta divise in province) e la costruzione di Persepoli. Serse I (486-465) morì in una congiura e gli succedette Artaserse I Longimano (465-423 a.C.). Dopo di lui Serse II (423) regnò per poche settimane: fu assassinato e al trono salì Dario II (423-404). All’inizio del regno
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1. Uno degli arcieri in alta uniforme, allineati in lungo corteo, che decoravano il palazzo di Dario I a Susa. Mattoni rivestiti in pasta vitrea policroma. V secolo a.C. Museo del Louvre, Parigi. 2. Testa di soldato persiano scolpita nel calcare grigio e trovata in una delle colline che circondano Persepoli.
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di Artaserse II (404-358 a.C.) l’Egitto riacquistò la sua indipendenza. Artaserse III (358-338) riconquistò l’Egitto nel 341, ma fu avvelenato in una congiura di palazzo. Il successore Arses o Oarse (338-336) fu anch’egli vittima di un complotto che portò sul trono Dario III Codomano (336-330 a.C.), l’ultimo re persiano, sconfitto da Alessandro Magno.
3. La delegazione elamita (sopra) e quella armena (sotto) sfilano portando i loro doni al re. V secolo a.C. Persepoli, bassorilievo sulla facciata del basamento dell’“apadana”. Questa era una vasta sala colonnata destinata alle udienze e alle cerimonie solenni, tipica dell’architettura monumentale achemenide. 4. Resti del palazzo del governatore persiano a Lachis. 135
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30. L’IMPERO
PERSIANO.
LA
RESTAURAZIONE DELLA COMUNITÀ GIUDAICA 12
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Esdra dal re persiano era previsto che la “legge di Dio” valesse anche come “legge del re” cioè legge dello stato: la torâ divenne così il punto di riferimento essenziale per la comunità giudaica e doveva essere già molto simile al nostro Pentateuco (i primi cinque libri della Bibbia). 446 a.C.: missione di Neemia con autorità di governatore. Neemia fece completare la ricostruzione delle mura di Gerusalemme e operò una serie di riforme sociali e religiose. La sua missione terminò nel 433 a.C. (Ne 1-6; 10-13,3), ma è seguita, nello stesso anno o nel successivo, da una seconda missione (Ne 13,4-31). Su questa cronologia del testo biblico ci sono diversi dubbi, perché il quadro offerto non è del tutto coerente; l’autore biblico, infatti, ha ordinato il materiale non in base a criteri storici, ma in
6 5
CARTA II. LA RESTAURAZIONE DELLA COMUNITÀ GIUDAICA; GERUSALEMME AL TEMPO DI NEEMIA
III
6. La torah divenne il punto di riferimento essenziale per le comunità giudaiche. Nella foto: rotolo della torah nella Sinagoga di Madrid. 7. Ciro il Grande, dopo la conquista di Babilonia—il cui racconto è qui inciso in caratteri cuneiformi su un cilindro d’argilla scoperto a Babilonia e datato 536 a.C.—, ripristinando gli antichi culti, con un proprio editto permetteva il ritorno in patria dei popoli assoggettati. L’editto è ricordato anche da Esdra 1,1-4.
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CARTA III. LE CITTÀ DEL DISTRETTO DI GERUSALEMME (NE 11,20-36)
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5. Lo scriba Esdra lavora alla redazione della Bibbia. La lettura solenne delle Scritture, fatta di fronte a tutto il popolo dei rimpatriati, segna la nascita del giudaismo. Miniatura del Codex Amiatinus, fine del VII secolo d.C. Biblioteca Medicea Laurenziana, Firenze.
8. Gerusalemme in un particolare della Carta Musiva di Madaba. Il mosaico decora parte del pavimento della Chiesa Nord nella città della Transgiordania. Il mosaicista del VI secolo volle raffigurare la Terra Promessa che Mosè vide dal Monte Nebo, non lontano da Madaba.
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a) Le fonti per la storia di Giuda in epoca persiana sono essenzialmente i libri di Esdra e Neemia, che presentano però alcuni problemi cronologici e di interpretazione. Ecco uno schema degli eventi narrati: 538 a.C.: in base a un editto proclamato da Ciro (che si inquadra nella politica di rispetto delle tradizioni nazionali e mira così ad ottenere l’appoggio delle popolazioni), un gruppo di esuli ebrei, guidati da Sesbassar, ritornò a Gerusalemme (Esd 1,1-2,70). Venne ricostruito l’altare e si ripresero i sacrifici. Sembra che Sesbassar avesse l’incarico di governatore della Giudea, una provincia più o meno autonoma all’interno della regione dell’Oltrefiume (Abar-Nahara), compresa tra il fiume Eufrate e il Mediterraneo. 520 a.C.: sotto la guida del governatore Zorobabele e del sommo sacerdote Giosuè, con l’incoraggiamento dei profeti Aggeo e Zaccaria, vengono intrapresi i lavori di ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, ultimato nel 515 a.C. A quanto pare sotto Serse e Artaserse I i lavori di ricostruzione della città rimasero bloccati, per l’opposizione dei notabili di Samaria (Esd 4,6-7.23-24). 458 a.C.: missione di Esdra (Esd 7-10; Ne 7,72-9,37) con un nuovo scaglione di rimpatriati (si noti il salto di circa cinquant’anni che ci fanno fare le nostre fonti). Nella missione affidata a
base ai suoi interessi teologici e religiosi. Diversi studiosi hanno proposto di porre la missione di Esdra dopo quella di Neemia; di questi alcuni ritengono che invece del settimo anno di Artaserse I (cioè il 458 a.C.), Esdra sarebbe giunto a Gerusalemme nel settimo anno di Artaserse II (398 o 397 a.C.); altri pensano a un errore nella copiatura dei testi, per cui Esdra sarebbe giunto a Gerusalemme nel trentasettesimo anno di Artaserse (428 a.C.) e non nel settimo. Si tratta però di ipotesi che avrebbero bisogno di ulteriori conferme e allo stato attuale della ricerca non ci sono certezze in proposito. b) La cartina rappresenta una ricostruzione probabile di quanto descritto in Ne 2,11-15; 3,1-32; 12,27-43. I numeri corrispondono alle porte menzionate da Neemia nel seguente ordine: 1. Porta del Gregge (o Probatica), 2. Porta della Sorveglianza, 3. Porta Orientale, 4. Porta dei Cavalli, 5. Porta delle Acque, 6. Porta della Fontana, 7. Porta dei Cocci, 8. Porta del Letame, 9. Porta e Torre dell’Angolo (o dei Forni), 10. Porta di Efraim, 11. Porta dei Pesci, 12. Torre di Cananeel. Si tenga presente che sull’estensione di Gerusalemme all’epoca di Neemia non c’è consenso fra gli archeologi e gli storici, a causa dei dati insufficienti in nostro possesso e secondo diversi autori la città era più piccola di quanto qui raffigurato; alcuni studiosi ritengono che la parte ad ovest del Tyropoeion (vedi carta 27,II) non fosse compresa nelle mura di Neemia, altri ritengono invece che solo una parte di essa, quella meridionale, fosse all’interno della cinta fortificata. Ne 11,20-36 presenta una lista di città e villaggi della Giudea ripopolati dopo l’esilio. Tale lista presenta alcuni caratteri che fanno pensare a una mescolanza di dati reali sul ripopolamento con l’ideale di una nuova conquista: ci sono infatti notevoli somiglianze con Gs 15,21-47; è quindi difficile collocarla storicamente. La cartina che presentiamo qui facilita l’identificazione delle località comprese nel distretto di Gerusalemme. 137
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31. L’IMPERO
31. L’IMPERO DI ALESSANDRO MAGNO. LE GUERRE DEI DIADOCHI. LA PALESTINA I LAGIDI. IL DOMINIO DI ANTIOCO III
DI
ALESSANDRO MAGNO. LE
GUERRE DEI
DIADOCHI
CARTA II. I DIADOCHI E LE LOTTE PER IL CONTROLLO DELL’IMPERO
SOTTO
Alla morte di Alessandro Magno, l’impero fu diviso tra i suoi ufficiali, che assunsero il titolo di “Diadochi” cioè “Successori”. Praticamente subito, però, scoppiarono le lotte fra i Diadochi per il controllo dell’impero o per l’estensione delle proprie sfere di influenza: esse durarono circa quarant’anni, fino al 281 a.C., quando il territorio rimase diviso in tre regni. A tali guerre accenna brevemente 1 Mac 1,9. Qui non presentiamo tutti i particolari ma soltanto alcune fasi che possono essere considerate importanti per la storia della Palestina. Il primo accordo tra i Diadochi saltò ben presto e una nuova sistemazione dei territori venne concordata nel 321 a.C.: la Celesiria (che comprendeva la Palestina) fu assegnata a Tolomeo (figlio di Lago, da cui il nome di “Lagidi” per la sua dinastia) governatore sull’Egitto. Nel periodo seguente emerge la figura di Antigono, che controllava gran parte della Siria. Nel 306-305 egli assunse il titolo di re e così fecero anche gli altri successori di Alessandro nei loro territori: la massima espansione dei domini di Antigono si ha verso il 303 a.C., periodo in cui anche l’Asia Minore e la Palestina fanno parte del suo regno: a tale epoca si riferisce la cartina. Poco dopo però Tolomeo lo sconfisse e riprese il controllo della Celesiria; Antigono morì in battaglia nel 301 a.C. Seguono altri scontri finché nel 281 a.C. si possono considerare terminate le guerre dei “Diadochi”. La sistemazione dei territori era: Demetrio Poliorcete (figlio di Antigono) in Macedonia; Tolomeo II in Egitto, con la Celesiria; Seleuco I nella parte orientale dell’impero, Mesopotamia, Alta Siria e buona parte dell’attuale Turchia; la capitale del suo regno era Antiochia.
3
323–175 A.C. CARTA I. L’IMPERO DI ALESSANDRO MAGNO Le discordie continue dei piccoli stati della Grecia avevano facilitato le mire di Filippo II, re di Macedonia, che nell’anno 338 a.C. divenne sovrano di tutta la Grecia. A lui succedette nel 336 a.C. il figlio Alessandro Magno che riprese il progetto del padre di una spedizione contro i Persiani. Nel 334 a.C. entrò nell’Asia Minore e nel 333 a.C. sconfisse l’esercito di Dario III a Isso, nella Cilicia orientale. Da qui diresse le sue truppe verso Damasco e verso la Fenicia e la Palestina, arrivando fino in Egitto. Sottomesso l’Egitto, ritornò verso la Mesopotamia e si scontrò di nuovo con l’esercito di Dario a Gaugamela, 30 km a nord-est dell’attuale Mossul. Qui la potenza militare persiana fu definitivamente distrutta e Alessandro poté conquistare la parte orientale dell’impero, giungendo fino al fiume Indo. Alessandro morì a Babilonia nel 323 a.C. Nella Bibbia viene menzionato soltanto in 1 Mac 1,17 dove si riassumono brevemente le sue imprese. Lo storico giudeo Giuseppe Flavio racconta che Alessandro, durante la sua
1. Ritratto di Alessandro Magno, avorio di piccole dimensioni alto 3,4 cm, che ornava il letto di legno nella tomba di Filippo a Vergina in Macedonia. Lo sguardo verso l’alto e l’espressione sognante e affascinata sono elementi caratteristici dell’iconografia tradizionale del personaggio. 2. 3. Tetradramma d’argento di Demetrio Poliorcete. Commemora la vittoria navale di Demetrio su Tolomeo I d’Egitto davanti a Salamina nel 306 a.C. 1
campagna di conquista, si recò a Gerusalemme con propositi ostili, ma ammonito da un sogno e onorato dal sommo sacerdote Iaddo, fece offrire sacrifici nel Tempio e concesse privilegi ai Giudei che abitavano nel territorio dell’impero. Importante fu il risultato delle conquiste di Alessandro: con lui incomincia una nuova epoca in cui la cultura greca si fonde con quelle orientali, dando luogo a un nuovo fenomeno chiamato ellenismo. Veicolo di questa nuova cultura sono le città, sia quelle di nuova fondazione, tra cui spicca Alessandria d’Egitto, sia quelle già esistenti che trasformano la loro struttura e architettura per imitare le polis (città) dell’antica Grecia.
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CARTA IV. LA GIUDEA SOTTO ANTIOCO III Dopo il breve regno di Seleuco III (226-223) sul trono della Siria salì Antioco III detto il Grande (223-187 a.C.). Nel 219 a.C. iniziò le ostilità contro Tolomeo IV (221-203 a.C.) riconquistando alcuni territori che erano stati persi dai Seleucidi in precedenza. Nel 218 occupò la Palestina, che fu però riconquistata dai Tolomei nel 217 a.C. (di questi fatti parla Dn 11,10-12). Seguì un
Ponto 1 Bitinia 2 Paflagonia 3 Galazia 4 Pergamo 5
5. 6. L’influsso ellenistico in Palestina è testimoniato anche dalla presenza di numerose monete dell’epoca. Nell’illustrazione, moneta di Tolomeo I trovata a Bet-Zur.
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CARTA V. DOPO LA SCONFITTA DI MAGNESIA E LA PACE DI APAMEA V
(188 A.C.)
Dopo la sconfitta di Magnesia, il trattato di pace di Apamea (188 a.C.) impose ad Antioco III, tra l’altro, una riduzione dei suoi confini occidentali (che, come illustra la cartina, comportò una nuova sistemazione dell’Asia Minore), la consegna di ostaggi e il pagamento di forti somme come riparazioni di guerra. Antioco morì nel 187 a.C., mentre tentava di impadronirsi dei tesori di un tempio di Bel in Elimaide (Elam; il tentativo era probabilmente legato alla necessità di raccogliere il denaro per pagare i Romani). Gli succedette Seleuco IV (187-175), che cercò di requisire, tramite il ministro Eliodoro, i tesori del Tempio di Gerusalemme (2 Mac 3,1-4,6) mentre era sommo sacerdote Onia III. A parte questo episodio, sembra che sotto Antioco III e Seleuco IV la situazione per i Giudei non subisse notevoli cambiamenti rispetto all’epoca dei Tolomei: Antioco III aveva riconosciuto alcuni privilegi alla comunità ebraica e per lui e il suo successore venivano offerti sacrifici nel Tempio di Gerusalemme.
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4. A Panion (Banyas), in epoca ellenistica, era venerata come sacra al dio Pan la grotta dalla quale scaturiva la sorgente maggiore del Giordano. Nella foto, il recinto sacro con la grotta di Pan e le colonne del tempio di Giove.
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La linea di confine fra il territorio della Celesiria, governato dai Tolomei, e la Siria superiore, governata dai Seleucidi, andava dalla foce del fiume Eleutero (oggi Nahr el-Kebîr) fino alla valle dell’Oronte, a sud di Ribla. I conflitti tra i due regni scoppiarono a più riprese: un primo scontro tra Antioco I (280-261 a.C.) e Tolomeo II (285-246) si risolse con la vittoria di quest’ultimo (271 a.C.); tra il 260 e il 253 Tolomeo II dovette affrontare gli attacchi di Antioco II (261-246): la pace nel 253 fu suggellata dal matrimonio tra Antioco II e Berenice, figlia di Tolomeo II. Alla morte di Antioco II, però, Berenice fu uccisa con suo figlio e sul trono fu posto un altro figlio di Antioco II, Seleuco II (246-226). Tolomeo III (246-221) mosse allora guerra a Seleuco II (a questi eventi allude Dn 11,6-9), riuscendo a invadere la Siria fino all’Eufrate: con la pace del 241 a.C. il regno dei Lagidi raggiunse la sua massima estensione; a questa situazione si riferisce la cartina. Durante il dominio dei Lagidi la situazione della comunità ebraica in Giudea doveva essere abbastanza buona, con una larga autonomia amministrativa. A tale epoca si devono anche far risalire gli inizi della traduzione in greco dell’Antico Testamento, fatta probabilmente ad Alessandria d’Egitto e detta dei “Settanta”.
periodo di pace, ma le ostilità ripresero nel 202, dopo l’ascesa al trono di Tolomeo V (203-181 a.C.) e nel 199 Antioco III ottenne una vittoria decisiva a Panion (oggi Banyas, presso le sorgenti del Giordano); la Celesiria passò definitivamente sotto il controllo dei Seleucidi, che annettevano così pure la Giudea (anche a questi fatti accenna Dn 11,13-17). In seguito, estendendo i suoi domini nell’Asia Minore e verso la Tracia e la Macedonia, Antioco III si scontrò con i Romani: fu sconfitto a Magnesia (oggi Minisa) nel 189 a.C. (echi di ciò si trovano in 1 Mac 8,6-8; Dn 11,18-19).
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CARTA III. LA PALESTINA GOVERNATA DAI LAGIDI; LA MASSIMA ESPANSIONE SOTTO TOLOMEO III (241 A.C.)
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32. LA
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32. LA STORIA DEI MACCABEI DALL’AVVENTO DI ANTIOCO IV ALLA SCONFITTA DI SERON
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2. Arad, torre ellenistica del III-II secolo a.C. costruita su una fortezza israelita del X-VII secolo a.C. 3. L’influenza ellenistica si avvertì in tutta l’area, come è evidente a Petra nella facciata del Khazne (Tesoro) che, pur essendo più tardo (100 d.C.), racchiude canoni tipici del “barocco” macedone. Nella foto, particolare della facciata.
Gerasa
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Iamnia
Ascalona
1. Bet-Sean in età ellenistica venne chiamata Scitopoli perché nel VII secolo a.C. fu invasa dagli Sciti. La città ellenistica, di cui vediamo gli scavi, fu probabilmente voluta e realizzata da Tolomeo II nel 254 a.C.
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a) Alla morte di Seleuco IV salì al trono il fratello, Antioco IV. Dal nuovo re si recò Giasone, fratello del sommo sacerdote Onia, che offrì denaro in cambio dell’appoggio regale per ottenere la carica di sommo sacerdote, presentando anche nel contempo un progetto politico ispirato all’ellenizzazione della città. Antioco accettò e, fatto senza precedenti, Onia III fu deposto per intervento regale e costretto in esilio a Dafne. Durante il ministero di Giasone, Antioco fece una visita a Gerusalemme (la data di questo viaggio è però incerta). b) Dopo tre anni dalla nomina, Giasone inviò ad Antioco, per alcune questioni, un certo Menelao; costui, promettendo forti somme da prelevare dal tesoro del Tempio, riuscì a ottenere la nomina a sommo sacerdote. Marciò quindi su Gerusalemme, da dove Giasone riuscì a fuggire; Menelao però non fu in grado di mantenere le promesse fatte al re. c) Menelao compì in seguito un secondo viaggio ad Antiochia, dove, approfittando dell’assenza del re, convinse il reggente Andronico ad uccidere Onia III, che, pur esiliato, denunciava gli abusi e la malversazioni che avvenivano in Gerusalemme. Quando Antioco IV fu informato della decisione di Andronico, lo fece uccidere, mentre Menelao riuscì a non subire conseguenze.
•Hippos
Sycaminos
d) Nel 169 a.C. Antioco organizzò una campagna contro l’Egitto per prevenire le azioni dei Tolomei che non avevano rinunciato alle loro pretese sulla Palestina. Mentre scendeva verso l’Egitto, a Tiro, fu raggiunto da una delegazione di abitanti di Gerusalemme che accusavano Menelao; costui, però, fece pervenire al re una grossa somma e fu quindi assolto, mentre i suoi accusatori furono giustiziati. e) La campagna in Egitto si risolse favorevolmente per Antioco che però non poté occupare militarmente l’Egitto; nel viaggio di ritorno verso la Siria entrò a Gerusalemme portando via diversi tesori.
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Con Antioco IV inizia un’epoca di persecuzione per gli Ebrei. Le ragioni di tali avvenimenti sono molteplici. Ovviamente non vanno sottovalutati la diffidenza e i pregiudizi che potevano essere suscitati nelle altre popolazioni dalla diversità delle tradizioni ebraiche e dalla loro resistenza all’assimilazione. Importanti, però, sono anche fattori economici (la necessità di Antioco IV di rimpinguare le casse dello stato per pagare i debiti a Roma e per sostenere le sue campagne militari spiega l’interesse per i tesori del Tempio di Gerusalemme, così come per quelli di altri templi) e politico-militari (per i Seleucidi era necessario avere una situazione sociale e politica stabile, con una popolazione fedele, ai confini con il tradizionale nemico, l’Egitto). A ciò si aggiunge la presenza in Giudea di un partito filo-ellenista che intendeva promuovere un’integrazione del mondo giudaico nella cultura dominante, in parte per convinzione ideologica, in parte per trarne vantaggi personali sul piano economico e politico. Proprio i personaggi di questo “partito” favorirono, come vedremo, l’intervento di Antioco IV e lo scatenarsi della persecuzione religiosa. Le fonti per questo periodo sono costituite dai libri dei Maccabei e dalle opere di Giuseppe Flavio; agli avvenimenti di quest’epoca fa riferimento anche Dn 11. Le numerose date che si trovano nei libri dei Maccabei seguono il computo dei “Greci”, cioè l’era dei Seleucidi, iniziata nel 312 a.C.
CARTA I. ANTIOCO IV SUCCEDE A SELEUCO IV. INTRIGHI DI GIASONE E DI MENELAO. PRIMA CAMPAGNA DI ANTIOCO IV CONTRO L’EGITTO (2 MAC 4-5; 1 MAC 1,16-28; DN 11,20-28) (175-169 A.C.)
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32. LA
STORIA DEI
MACCABEI
DA
ANTIOCO IV ALLA
SCONFITTA DI
SERON
4. Moneta su cui è ritratto Antioco IV Epifane, il grande persecutore del popolo di Dio. 5. Durante la persecuzione di Antioco IV Epifane il Secondo libro dei Maccabei (cap.7) racconta il martirio dei sette fratelli arrestati con la madre e morti professando la loro fede. La Chiesa ha sempre venerato questi fratelli, come i primi sette martiri, e i loro sepolcri ad Antiochia. Particolare di una miniatura della Bibbia di Manerius, XII secolo, Bibliothèque Sainte-Geneviève, Parigi.
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altare è definito nei testi biblici l’“abominio della desolazione” (1 Mac 1,54; Dn 9,27; 11,31); sorte analoga toccò al tempio dei Samaritani sul Garizim, che fu dedicato a Giove Ospitale. Anche l’osservanza di norme fondamentali della Legge (quali il sabato, la circoncisione, le prescrizioni alimentari) venne proibita.
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a) Nel 168 a.C. Antioco IV organizzò una nuova campagna contro l’Egitto; mentre le operazioni militari volgevano a suo favore, l’ambasciatore di Roma intervenne per intimargli di lasciare l’Egitto. Antioco IV fu costretto ad obbedire e ritirò le sue truppe. b) Mentre Antioco era in Egitto, si diffuse la voce che fosse morto. Giasone ne approfittò per lasciare il suo rifugio al di là del Giordano e marciare contro Gerusalemme, che riuscì ad occupare. Saputo, però, che Antioco IV stava rientrando dall’Egitto, Giasone fuggì e abbandonò la città, finendo, secondo 2 Mac 5,9, in esilio a Sparta. c) Ritornando dall’Egitto, Antioco IV reagì considerando gli eventi di Gerusalemme come un tradimento: assaltò e saccheggiò la città, eliminò gli oppositori e depredò a fondo il Tempio. L’anno successivo (167 a.C.) mandò un esercito guidato da Apollonio il Misarca a completare l’opera: costui smantellò in parte le mura e costruì una fortezza, chiamata Akra, con un presidio permanente di truppe; lui stesso si stanziò poi a Samaria. Anche se la collocazione precisa della fortezza non è nota, è molto probabile che sorgesse nei pressi del Tempio, sul colle nord-occidentale di Gerusalemme. Antioco IV emanò una serie di provvedimenti diretti ad ottenere l’ellenizzazione forzosa della Giudea: il Tempio di Gerusalemme fu dedicato a Giove Olimpio, il cui
Antioco IV
M o r t o
CARTA II. SECONDA CAMPAGNA DI ANTIOCO IV CONTRO L’EGITTO. GIASONE OCCUPA GERUSALEMME. DURA REPRESSIONE DI ANTIOCO (2 MAC 5,1-7,42; 1 MAC 1,29-64; DN 11,28-39) (168-167 A.C.)
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III 6. Iscrizione greca con nomi di sacerdoti pagani del periodo seleucide ritrovata a Bet-Sean. 7. L’imponente torre ellenistica di Samaria ha un diametro di 13 m. Edificata verso il IV-III secolo a.C., è una delle più belle costruzioni del periodo conservate in Palestina.
CARTA III. INIZIO DELLA RIVOLTA: MATTATIA E GIUDA MACCABEO. PRIME VITTORIE DEI GIUDEI (1 MAC 2,1-3,36) (167-166 A.C.) Tali provvedimenti dovettero incontrare l’ostilità di diversi gruppi della popolazione giudaica, ma la scintilla della rivolta scoppiò a Modin (situata 12 km a est di Lidda, o Lod, presso l’attuale Modi‘im). Qui un funzionario del re cercava di convincere gli abitanti ad aderire alle nuove pratiche religiose. Un autorevole abitante del luogo, il sacerdote Mattatia, intervenne uccidendo un Ebreo che stava compiendo un rito pagano e il funzionario reale. Mattatia si diede poi alla fuga con i suoi figli, Giovanni, Simone, Giuda, Eleazaro, Gionata, rifugiandosi nei territori più impervi del deserto di Giuda come altri gruppi di oppositori. Alcuni di questi oppositori si rifiutarono di combattere in giorno di sabato e furono massacrati: Mattatia e i suoi stabilirono perciò che ci si poteva difendere in caso di attacco anche il sabato (1 Mac 2,2941). La ribellione si estese e alla morte di Mattatia (166 a.C.) la guida passò a suo figlio Giuda, detto Maccabeo (da cui il nome Maccabei che si estese a tutta la famiglia). Giuda uscì vittorioso da un primo scontro con Apollonio il Misarca, che rimase ucciso in battaglia. Allora Seron, comandante delle forze militari della Celesiria, radunò un esercito per schiacciare la rivolta. Gli uomini di Giuda, inferiori di numero e come armamenti, organizzarono un’imboscata nei pressi di Bet-Oron, approfittando della conformazione del territorio (che essi ben conoscevano) e costrinsero l’esercito alla fuga verso la regione dei Filistei. 145
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1 MAC 3–6; 2 MAC 8–11
33. VITTORIE
33. VITTORIE
DI GIUDA MACCABEO E NUOVA DEDICAZIONE DEL TEMPIO. GUERRE FUORI DELLA GIUDEA. INIZI DEL REGNO DI ANTIOCO V
2. Vasca per bagno rituale vicino al muro del monte del Tempio a Gerusalemme.
DI
GIUDA MACCABEO
E NUOVA DEDICAZIONE DEL
TEMPIO
3. La festa di Hanukkah‚ o festa delle luci, ricorda la riconsacrazione del Tempio profanato e dura otto giorni. Il suo simbolo è il candelabro a otto bracci, su cui viene accesa una candela al giorno. Durante la festa, che si svolge nel mese di dicembre, si fanno doni ai bambini. Nell’illustrazione, un candelabro a otto bracci, trecentesco, di origine italiana. Museo di Israele, Gerusalemme.
165–162 A.C.
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a) Nel 165 a.C. Antioco IV, partendo per le province orientali del regno, affidò al reggente (o viceré) Lisia il compito di eliminare la resistenza di Giuda Maccabeo. Lisia organizzò un esercito comandato da Nicanore e Gorgia che si accampò a Emmaus (l’odierna ‘Imwâs). Giuda riuscì ad attaccare di sorpresa le truppe di Nicanore separate da quelle di Gorgia, ebbe la meglio nello scontro e le mise in fuga verso la Filistea dove, vista la situazione, si ritirarono anche le truppe di Gorgia. b) Lisia decise allora di intervenire personalmente e nel 164 a.C. mosse contro Giuda. La battaglia avvenne a Bet-Zur e nessuno dei due eserciti riuscì a prendere il sopravvento; si giunse quindi a
Deserto di Giud a
2 MAC 8,8-29.34-36; 10,1-23; CF. 2 MAC 11,1-12) (165-164 A.C.)
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una specie di armistizio in cui si riconosceva ai Giudei il diritto di seguire le proprie leggi e consuetudini religiose (a questi fatti dovrebbero riferirsi 2 Mac 11,13-21.27-33). c) Giuda si recò allora a Gerusalemme, occupando la città e costringendo il presidio siriano a rimanere chiuso nella fortezza Akra. Egli restaurò il Tempio profanato e lo purificò, riprendendo le celebrazioni cultuali legittime. Per ricordare questa nuova Dedicazione, avvenuta il 25 Kislev (Casleu) del 164 a.C. (cioè nel mese di dicembre), fu istituita la festa di Hanukkah (Dedicazione), menzionata anche nel Vangelo di Giovanni (10,22) e tuttora celebrata dagli Ebrei. d) Per rafforzare la propria posizione e per allargare il sostegno alla rivolta, Giuda organizzò anche una serie di campagne nei territori circostanti la Giudea, soprattutto dove abitavano Ebrei che volevano mantenersi fedeli alle tradizioni e al culto di Gerusalemme. Costoro, infatti, secondo quanto riferiscono i libri dei Maccabei, subivano persecuzioni e minacce da parte delle popolazioni elleniste delle città. Una prima serie di spedizioni è riferita in 1 Mac 5,1-8: Giuda si mosse contro gli Idumei (cf. anche 2 Mac 10,15-23), gli abitanti dell’Acrabattene, la zona intorno ad Acrabatta (oggi ‘Aqraba, 13 km a sud-est di Sichem), contro l’Ammanitide, abitata dagli Ammoniti, intorno a Iazer e contro tribù nomadiche chiamate “figli di Bean”.
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Giuda
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SAMARIA
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CARTA I. VITTORIE DI GIUDA E NUOVA DEDICAZIONE DEL TEMPIO. SPEDIZIONI NELL’ACRABATTENE E NELL’AMMANITIDE (1 MAC 3,27-5,8;
1. Miniatura con cui inizia il Primo libro dei Maccabei nella Bibbia del Pantheon, Roma o Italia centrale, 1125-1130 d.C., conservata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
Giordano
Come si è accennato, le fonti principali per l’epoca dei Maccabei sono costituite dai due libri biblici con lo stesso nome. Non tutti i particolari degli avvenimenti e il loro ordine cronologico sono chiari, perché la presentazione dei due libri non sempre coincide. Alcuni punti di quanto segue sono, pertanto, frutto d’ipotesi che tentano ragionevolmente di ricostruire i fatti sulla base dei dati in nostro possesso.
3
Zoara Tamara
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4. Zona desertica nei pressi di Gerico. 147
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33. GUERRE
FUORI DELLA
GIUDEA. INIZI
DEL REGNO DI
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CARTA II. AZIONI MILITARI IN GALAADITIDE, IN GALILEA E IN GIUDEA (1 MAC 5,9-54; CF. 2 MAC 12,10-21) Altre due spedizioni a sostegno degli Ebrei che abitavano al di fuori di Giuda avvennero in Galilea e nella Gaaladitide (l’antico territorio di Basan, poi chiamato Batanea). La spedizione in Galilea fu guidata da Simone, fratello di Giuda, che costrinse i nemici a ritirarsi verso Tolemaide, liberando così le popolazioni ebraiche; molti di costoro seguirono Simone trasferendosi a Gerusalemme e nella Giudea. Giuda, invece, con il fratello Gionata, intervenne in Transgiordania, in soccorso degli Ebrei rifugiatisi a Datema. Durante il tragitto ebbe un incontro con i Nabatei (incontro pacifico secondo 1 Mac 5,25-27; scontro armato secondo 2 Mac 12,11-12, che comunque segnala la stipulazione di un accordo al termine della battaglia) che fornirono informazioni utili ai Maccabei. Giuda attaccò dapprima Bozra (Bosora) e poi raggiunse Datema, sorprendendo l’esercito asse-
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(1 MAC 5,65-6,63; 2 MAC 12,32-13,26)
Madaba Libna
III
CARTA III. SPEDIZIONI IN IDUMEA E FILISTEA. NUOVO INTERVENTO DI LISIA DOPO LA MORTE DI ANTIOCO IV
Abila
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diante che era guidato da Timoteo. Da lì Giuda mosse per altre incursioni, sconfiggendo una seconda volta l’esercito di Timoteo presso Rafon; le truppe battute si ritirarono verso Karnaim, che però fu conquistata da Giuda. Anche qui le popolazioni ebraiche furono raccolte e condotte in Giudea; un’ultima battaglia avvenne sulla via del ritorno con gli abitanti di Efron, ma anche questa si risolse in favore di Giuda. Durante queste spedizioni di Simone e di Giuda, il comandante delle truppe giudaiche a Gerusalemme, un certo Giuseppe, organizzò una spedizione contro la città di Iamnia, ma fu sconfitto.
a) Una nuova spedizione contro gli Idumei è narrata in 1 Mac 5,63-67 e 2 Mac 12,32-45: Dopo un attacco vittorioso a Ebron, una battaglia a Maresa contro Gorgia non risultò favorevole a Giuda che ripiegò verso Odollam (Adullam). Da qui si diresse verso Asdod (o Azoto) e il territorio filisteo, compiendo scorribande e saccheggi, per poi tornare a Gerusalemme. b) Nel frattempo Antioco IV era morto durante la spedizione in Persia e al trono era salito Antioco V, di cui Lisia era stato fino ad allora tutore; morendo, però, Antioco IV aveva nominato come nuovo tutore del figlio l’amico Filippo. A Gerusalemme la situazione fra i Giudei e il presidio siriano nell’Akra si fece tesa; alcuni Ebrei filo-ellenisti intervennero per sollecitare un’azione del nuovo re: Lisia e Antioco V decisero perciò di organizzare una spedizione militare contro Giuda. Questa volta il Maccabeo fu sconfitto nella battaglia che si svolse a Bet-Zacaria (oggi el-‘Azar, una decina di chilometri a sud-ovest di Gerusalemme). Ritiratosi a Gerusalemme, fu posto sotto assedio, mentre l’esercito siro vinceva anche la resistenza del presidio di Bet-Zur. Giunse però la notizia che Filippo, con l’esercito rientrato dalle province orientali, era giunto davanti alla capitale Antiochia, rivendicando il diritto alla reggenza in base alle disposizioni di Antioco IV. Lisia, allora, decise di stipulare un trattato di pace con Giuda, garantendo la completa libertà di coscienza e di culto: a questi fatti sembra riferirsi 2 Mac 11,22-26. Va segnalato che nel frattempo Menelao era stato fatto uccidere da Lisia (2 Mac 13,3-8) e la carica di sommo sacerdote risultava vacante.
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7. La località di Maresa è nominata più volte nella Bibbia e nei libri dei Maccabei per diversi episodi di guerra. Il luogo è caratterizzato da numerose, grandi caverne, presumibilmente già abitate prima dell’arrivo degli Israeliti e poi utilizzate come cimiteri anche in epoca cristiana. Quelle della foto fanno parte di un cimitero del III-II secolo a.C.
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6. Resti di un forte nabateo nel Negheb.
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5. Il porto di Tolemaide (Acco), anche oggi uno dei principali approdi della Palestina.
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1 MAC 7,1–9,57; 2 MAC 14–15
34. IL
REGNO DI
DEMETRIO I. MORTE
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34. IL REGNO DI DEMETRIO I. MORTE DI GIUDA MACCABEO E PRIME IMPRESE DI GIONATA
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1. Apamea, a sud di Antiochia (v. tav. 32, carta I), fu in epoca ellenistica la base militare dell’esercito seleucide. Del periodo seleucide sono state recuperate le fondamenta del muro di cinta. La città fu distrutta dal terremoto nel 115 d.C. e la ricostruzione durò per tutto il II secolo d.C. Nella foto, i resti di una imponente arteria d’epoca successiva, larga 37,5 m e lunga 1800.
CARTA I. DEMETRIO I DIVENTA RE E NOMINA ALCIMO SOMMO SACERDOTE. SPEDIZIONE DI BACCHIDE IN GIUDEA (1 MAC 7,1-50; CF. 2 MAC 14,1-15,36) (162-160 A.C.)
a) Giuda Maccabeo era riuscito a ottenere un buon accordo di pace, raggiungendo l’obiettivo della rivolta, cioè la possibilità di vivere secondo le proprie leggi e tradizioni. Tale accordo fu però rotto a causa dell’avvento sul trono di Siria di un nuovo re, Demetrio I (162-150). Costui era figlio di Seleuco IV ed era rimasto per 150
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un lungo periodo ostaggio a Roma, dopo le sconfitte subite dai Seleucidi ad opera dei Romani: riuscito a rientrare in Siria, poté far valere i suoi diritti sul trono grazie all’appoggio dell’esercito. Essendo la carica di sommo sacerdote vacante, un certo Alcimo, del partito ellenista, si presentò al nuovo re per ottenere la nomina. Il re accolse la richiesta e inviò Alcimo a Gerusalemme come sommo sacerdote, accompagnato da un esercito al comando di Bacchide, governatore della Celesiria. Anche qui si vede come
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l’intervento del re di Antiochia fosse collegato agli intrighi di potere di alcuni notabili di Gerusalemme. L’arrivo di Alcimo creò una divisione tra coloro che avevano appoggiato la rivolta dei Maccabei, perché alcuni ritenevano che, essendo Alcimo discendente di Zadok e quindi un pretendente legittimo al sommo sacerdozio, la sua nomina non fosse in conflitto con la Legge e le tradizioni. Ben presto però iniziarono atti di repressione nei confronti degli Ebrei osservanti, mentre Giuda con i suoi ritornava alla macchia. Secondo 1 Mac 7,19 Bacchide trasferì l’accampamento dell’esercito da Gerusalemme a Bet-Zait continuando da quella sede le azioni di repressione. b) Anche se le fonti non sono chiare in proposito, pare che Alcimo si trovasse a un certo punto in difficoltà, dovendo chiedere un nuovo intervento del re Demetrio. Giunse quindi in Giudea un esercito comandato da Nicanore. Dopo una serie di scontri non risolutivi nella zona a nord di Gerusalemme (il testo biblico menziona quelli di Dassau, località ignota, e Cafarsalama, nei pressi di Gabaon) la battaglia decisiva avvenne ad Adasa (CARTA I BIS). Qui si trovava l’accampamento di Giuda Maccabeo, mentre Nicanore era accampato a Bet-Oron, dove aveva ricevuto alcuni rinforzi. Nella battaglia di Adasa (8 km a nord di Gerusalemme) Nicanore fu ucciso, l’esercito sbaragliato e inseguito fino a Ghezer. A questo punto del racconto, il primo libro dei Maccabei inserisce la notizia sulle trattative intavolate da Giuda Maccabeo con i Romani: in questo modo la ribellione dei Giudei si inseriva nello scenario della politica internazionale.
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2. La città di Arbela, sull’itinerario che Bacchide percorse verso Gerusalemme nella sua seconda spedizione.
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GIUDEA
CARTA II. LA SECONDA SPEDIZIONE DI BACCHIDE: MORTE DI GIUDA MACCABEO (1 MAC 9,1-22) La vittoria contro Nicanore non garantì un periodo di pace: una nuova spedizione comandata da Bacchide si diresse verso la Giudea, attraversando la Galilea. Dopo aver occupato Gerusalemme, Bacchide pose l’accampamento a Berea, che corrisponde all’attuale Bir-Zeit (ebraico Beer-Zêt, “pozzo dell’ulivo”), circa 20 km a nord di Gerusalemme. L’accampamento di Giuda si trovava nella stessa zona, ad Elasa. La superiorità militare e numerica di Bacchide rese inevitabile la sconfitta; nella mischia Giuda Maccabeo morì e i suoi uomini si dispersero. 151
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34. PRIME
IMPRESE DI
GIONATA MACCABEO
6
4
3. Zona desertica a sud-est di Betlemme. 4. 5. L’acqua corrente dei fiumi è spesso usata per la purificazione e i riti di guarigione fanno parte di quelli di purificazione. Nella prima foto, il Giordano, che conserva ancora oggi la reputazione di fiume di guarigione; nella seconda, una donna che si bagna nel Gange durante il Kumbha Mela, il più importante pellegrinaggio indiano, esempio dell’attualità e dell’universalità di tali riti.
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Seleucia
6. Veduta panoramica degli scavi a Bet-Zur, una delle città fortificate da Bacchide, a sud-ovest di Betlemme.
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a) La morte di Giuda diede spazio al partito filo-ellenista di Gerusalemme, mentre i fratelli Gionata e Simone riorganizzavano le bande armate nei luoghi deserti. Il comando passò a Gionata, che si ritirò nel deserto di Tekoa, a sud di Betlemme, nella località detta Asfar (oggi Bir ez-Za‘farân). Da qui Gionata incaricò il fratello Giovanni di trasferire persone e beni presso i Nabatei con cui c’erano buoni rapporti. Gli abitanti di Nadabat, a sud di Madaba, attaccarono e depredarono la carovana, uccidendo Giovanni; Gionata organizzò allora una spedizione punitiva contro Nadabat, vendicandosi duramente. Saputa la cosa, Bacchide intervenne per cercare di bloccare Gionata oltre il Giordano, ma quest’ultimo con i suoi uomini riuscì a forzare il blocco. b) 1 Mac 9,50-53 offre un elenco di località fortificate da Bacchide, che intervenne sui punti chiave della Giudea: Bet-Zur, l’Akra a Gerusalemme, poi le località che controllavano gli accessi al territorio: ad ovest Ghezer ed Emmaus; ad est Gerico; a nord Bet-Oron, Betel, Tamnata (l’antica Timnat-Serach, oggi Khirbet Tibne), Faraton (Piraton, a sud-ovest dell’antica Sichem), Tefon (l’antica Tappuach, sempre a sud-ovest di Sichem). Dopo queste opere di fortificazione e la morte di Alcimo, nel 159 a.C. Bacchide ritenne conclusa la sua missione in Giudea e rientrò ad Antiochia.
Pella
Ginaea
Giovanni
Deserto
I Maccabei
Giordano
CARTA III. PRIME MOSSE DI GIONATA MACCABEO. MORTE DI ALCIMO E PARTENZA DI BACCHIDE (1 MAC 9,23-57) (160-159 A.C.)
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7. Stele tombale trovata nella regione nordoccidentale dell’Arabia, proveniente da al-’Ula o da Teima, importanti tappe sulla via che collegava l’Arabia con il Mediterraneo.
CARTA IV. NUOVO INTERVENTO DI BACCHIDE (1 MAC 9,58-73) 1 Mac 9,58-73 riferisce di una nuova spedizione di Bacchide, da collocare qualche tempo dopo la morte di Alcimo, forse nel 157 a.C. (si noti, tra l’altro, che non era stato nominato un nuovo sommo sacerdote). Anche questa volta l’intervento fu sollecitato dal partito degli ellenisti, che avevano organizzato un complotto per la cattura di Gionata. Costui, però, venne informato della trama e radunò i suoi uomini nella fortezza di Bet-Basi (l’odierna Beit-Basa a sud-est di Betlemme). Qui lasciò il comando al fratello Simone, mentre con altri uomini batteva il deserto di Giuda contrastando gruppi di nomadi arabi (il testo biblico menziona “Odomera con i suoi fratelli e i figli di Fasiron”). Bacchide pose l’assedio a Bet-Basi, ma non riuscì a prenderla; anzi, in una sortita Simone riuscì ad infliggergli un duro colpo. Il generale siro decise allora di ritirarsi vista l’inutilità della spedizione; Gionata gli inviò dei messaggeri e si giunse ad un accordo per lo scambio di prigionieri. Pur non essendo decisivi, questi eventi consentirono a Gionata di consolidare le proprie posizioni: secondo 1 Mac 9,73 egli stabilì la sua residenza a Micmas, cominciando a estendere la propria influenza. 153
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35. GIONATA
1 MAC 9,58–13,32
35. GIONATA
SOMMO SACERDOTE E GOVERNATORE DURANTE I REGNI DI ALESSANDRO BALA, DEMETRIO II E ANTIOCO VI
SOMMO SACERDOTE E GOVERNATORE
Apollonio Gionata contro Apollonio
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157–142 A.C.
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3 2 Apollonia
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2. Pergamo, con Alessandria, è l’emblema della civiltà ellenistica. Il disegno ricostruisce l’altare a Zeus, uno dei monumenti più importanti dell’arte ellenistica, oggi distrutto, probabilmente fatto erigere da Eumene II tra il 197 e il 159 a.C.
CARTA I. GUERRA TRA ALESSANDRO BALA E DEMETRIO I. GIONATA SOMMO SACERDOTE E GOVERNATORE (1 MAC 10,1-66) (152-150 A.C.) 1
1. La fortezza fatta costruire nel XV secolo d.C. dal sultano Kait Bey sui resti del Faro di Tolomeo I ad Alessandria. Gionata Truppe siriache
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Città fortificate
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L’ascesa di Gionata Maccabeo a un sempre maggior potere si deve in gran parte alla sua abilità diplomatica: egli seppe inserirsi con profitto nelle lotte di potere tra i vari pretendenti al trono seleucide. Nel 152 a.C. Alessandro Bala, che si dichiarava figlio naturale di Antioco IV, sbarcò a Tolemaide, con l’appoggio di Attalo II re di Pergamo e di Tolomeo VI re d’Egitto. Demetrio, dovendo affrontare il nuovo avversario, offrì a Gionata condizioni di pace favorevoli, ritirando praticamente tutte le truppe dalla Giudea (rimasero solo i presidi di Bet-Zur e dell’Akra). Gionata poté così spostare la sua sede a Gerusalemme e iniziò a ricostruire le mura della città. Anche Alessandro Bala cercò l’appoggio di Gionata: gli offrì la nomina a sommo sacerdote, il titolo di “amico del re” e un’ampia autonomia. Gionata scelse di appoggiare Alessandro e nella festa delle Capanne (o dei Tabernacoli) del 152 a.C. venne consacrato sommo sacerdote e insediato nel Tempio. Pur essendo di stirpe sacerdotale, Gionata non era discendente di Zadok, la famiglia a cui erano appartenuti fino ad Onia III i sommi sacerdoti: la sua nomina non rispettava quindi la tradizione; comunque la carica di sommo sacerdote rimase ereditaria nella famiglia dei Maccabei fino all’epoca di Erode. Nel 150 a.C. Alessandro Bala sconfisse definitivamente Demetrio I e sposò Cleopatra Tea, figlia di Tolomeo VI; Gionata si trovava a riunire in sé a Gerusalemme il potere religioso e quello politico: fu nominato infatti “meridarca”, cioè governatore di una parte del regno.
3. Il frammento di un rotolo proveniente da Qumran, sul Mar Morto, riporta il Salmo apocrifo 154 e la preghiera di Gionata. La comunità degli Esseni di Qumran si costituì forse in opposizione alla nomina, contraria alla tradizione, di Gionata a sommo sacerdote nel 152 a.C. Questo frammento ha sollevato molti dubbi tra gli studiosi sull’identità del Gionata che vi compare. La tesi più accreditata è quella che si tratti di Gionata Maccabeo e che la preghiera sia un’invocazione per il suo ravvedimento e il ripristino della tradizione.
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4. Ascalona ha sempre rappresentato una tappa obbligata sulla strada che costeggiando il mare scende in Egitto. Nella foto, resti di un grande edificio pubblico di epoca erodiana.
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CARTA II. SPEDIZIONE DI APOLLONIO E VITTORIA DI GIONATA NELLA REGIONE DI AZOTO. DEMETRIO II CONFERMA L’AUTORITÀ DI GIONATA (1 MAC 10,67-11,37) (146-145 A.C.) Nel 147 a.C Demetrio II, figlio di Demetrio I, organizzò una rivolta per salire al trono; ebbe l’appoggio del generale Apollonio e di Tolomeo VI. Nelle guerre che ne seguirono perirono sia Alessandro Bala sia Tolomeo VI e Demetrio II rimase padrone del regno nel 145 a.C. Nella prima fase della rivolta, Gionata si era mantenuto fedele ad Alessandro e aveva affrontato la spedizione di Apollonio, mandato ad occupare la Celesiria per conto di Demetrio II. Lo scontro si svolse nella piana costiera: dapprima Gionata occupò Ioppe (cioè Giaffa) poi si diresse verso Azoto dove si erano spostate le truppe di Apollonio. Accerchiato, Gionata riuscì a resistere con i suoi fino all’arrivo delle riserve guidate dal fratello Simone che gli permisero di sconfiggere il nemico e occupare, oltre ad Azoto, anche Ascalona. Quando Demetrio II rimase padrone della situazione, Gionata, nonostante il precedente appoggio ad Alessandro, riuscì a farsi confermare nei suoi privilegi in un incontro con lui a Tolemaide. Secondo 1 Mac 11,34 furono aggiunte alla Giudea anche le tre “toparchie” (circondari) di Aferema (Efraim, oggi et-Taiyibe a nord-est di Betel), di Ramataim (oggi Rentis) e di Lidda (Lod).
Gerusalemme Azoto Betlemme Odollam Ascalona
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155
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III 5. Il porto di Ioppe (Giaffa) oggi.
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6. 7. Moneta di Simone Maccabeo. Seleucia La sua particolarità è costituita dal fatto che presenta caratteri cananei antico-ebraici in un’epoca in cui gli Ebrei avevano già Posideion elaborato un’altra scrittura derivandola da quella aramaica. Laodicea
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CARTA III. GIONATA PASSA DALLA PARTE DI ANTIOCO VI. SCONTRO CON GLI ESERCITI FEDELI A DEMETRIO II. OPERAZIONI MILITARI DI SIMONE LUNGO LA COSTA (1 MAC 11,38-66; 12,24-38)
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CARTA IV. TRIFONE FA PRIGIONIERO E POI UCCIDE (1 MAC 12,39-13,32) (143-142 A.C.)
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8. Sycaminos (Bascama, Haifa) in una litografia del 1839 del paesaggista inglese David Roberts, dettaglio. 9. Il monumento funebre detto Tomba di Assalonne nella valle di Giosafat a Gerusalemme, esempio dell’architettura funeraria ellenistica in Palestina. I secolo a.C.
Tolemaide
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(145-114 A.C.)
a) Durante il regno di Demetrio II (145-138 a.C.) un certo Trifone riuscì a prendere sotto tutela il figlio di Alessandro Bala, lo fece proclamare re con il nome di Antioco VI e, con l’appoggio di parte dell’esercito, si oppose a Demetrio II. Trifone non ebbe il sopravvento e il regno si trovò così diviso tra i sostenitori di Demetrio e quelli di Antioco VI. Gionata, non riuscendo ad ottenere da Demetrio l’eliminazione dei presidi siri da Bet-Zur e dall’Akra di Gerusalemme, decise di passare dalla parte di Antioco VI che lo costituì governatore della Celesiria (fino al fiume Eleutero a nord), mentre il fratello Simone fu nominato “stratega” (governatore di una provincia) della Paralia, cioè della zona costiera dalla Scala dei Tiri (promontorio a sud di Tiro) fino al confine con l’Egitto. b) Gionata e Simone organizzarono quindi spedizioni per far riconoscere l’autorità di Antioco VI. Dopo aver occupato Ascalona e Gaza, Gionata percorse le regioni settentrionali fino a Damasco. Nella zona tra Azor (Hazor) e Kedes di Galilea ebbe uno scontro con i generali fedeli a Demetrio II, uscendo vittorioso dalla battaglia; da qui rientrò a Gerusalemme. Nel frattempo Simone si era impadronito della fortezza di Bet-Zur. A questo punto del racconto, 1 Maccabei inserisce le notizie relative ai rapporti diplomatici di Gionata con Roma e Sparta. c) In seguito, informato di un progetto di attacco contro di lui, Gionata mosse incontro ai generali di Demetrio II ai confini settentrionali della provincia di Celesiria, poco a sud del fiume Eleutero. Visto che non erano riusciti a coglierlo di sorpresa, i nemici rinunciarono all’attacco; Gionata allora piegò verso Damasco eliminando alcune bande di Arabi che infestavano la regione; da Damasco rientrò poi a Gerusalemme. Simone nel frattempo aveva percorso la costa e domato la resistenza di Ioppe (Giaffa) facendovi riconoscere la propria autorità in nome di Antioco VI.
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GIONATA
Visto l’ampio potere di Gionata, Trifone ritenne che poteva diventare pericoloso per i suoi progetti; allora, fingendo un incontro pacifico, lo convocò a Beisan e da qui si fece riaccompagnare a Tolemaide, dove lo fece prigioniero. Con l’esercito mosse poi verso la Giudea, e Simone, che si era fatto riconoscere pieni poteri dal popolo, gli si fece incontro ad Adida. Trifone finse di intavolare trattative per il rilascio di Gionata: ottenuto il pagamento di cento talenti d’argento, non liberò il prigioniero ma continuò la sua marcia verso sud, con Simone che ne seguiva le mosse. A causa anche delle avverse condizioni climatiche, Trifone non riuscì ad entrare in Gerusalemme per portare sostegno al presidio militare dell’Akra e, percorrendo la valle del Giordano, ritornò verso la Galilea. Giunto a Bascama, cioè Sycaminos sul posto dell’attuale Haifa, uccise Gionata e poi s’imbarcò per Antiochia dove eliminò Antioco VI e si proclamò re. Simone fece trasportare il corpo di Gionata a Modin dove eresse per lui, per il padre e per i fratelli un monumento funebre; poi tornò a Gerusalemme. 157
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1 MAC 12,39–13,32
36. SIMONE E GIOVANNI IRCANO Simone
Ginaea
Antioco VII con Giovanni Ircano
Gephyra
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S A M A R I A Samaria
142–107 A.C.
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CREAZIONE DI UNO STATO PRATICAMENTE INDIPENDENTE
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36. SIMONE E GIOVANNI IRCANO:
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CARTA II. ASSASSINIO DI SIMONE. GIOVANNI SCONFITTO DA ANTIOCO VII (1 MAC 16,11-24) (134-129 A.C.)
(1 MAC 13,34-15,36) (142-136 A.C.)
a) Nel 134 il genero di Simone, Tolomeo figlio di Abubo governatore della regione di Gerico, organizzò un complotto (forse ispirato o comunque ben visto dal re Antioco VII). Invitato Simone nella fortezza di Dok, le cui rovine si trovano sull’attuale Monte della Quarantena a Gerico, lo uccise con i figli Giuda e Mattatia. Mandò poi alcuni sicari a Ghezer, per uccidere anche Giovanni: questi però riuscì a sventare l’insidia e si fece proclamare capo dal popolo e dall’esercito a Gerusalemme. Giovanni pose l’assedio alla fortezza di Dok, ma Tolomeo fuggì a Filadelfia (attuale Amman): con questi eventi finisce la narrazione biblica di 1 Maccabei. Per il periodo storico seguente, la fonte principale sono le opere di Giuseppe Flavio. b) In quello stesso anno Antioco VII organizzò una spedizione in Palestina (CARTA II BIS): dopo aver riconquistato Ioppe (Giaffa) e Ghezer, pose l’assedio a Gerusalemme. Giovanni fu costretto ad arrendersi, ottenendo condizioni di pace abbastanza favorevoli: rimase sovrano della Giudea e degli altri territori conquistati, ma fu sottoposto ai tributi anche per gli anni precedenti. Inoltre Giovanni dovette partecipare, assieme a un contingente militare, alla guerra contro i Parti, nella parte orientale dell’impero seleucida; proprio in questa guerra Antioco VII trovò la morte, nel 129 a.C.
a) Dovendo affrontare Trifone, Simone si rivolse a Demetrio II, offrendogli i suoi servizi: il re concesse l’esenzione dai tributi e proclamò la pace. Simone fu riconosciuto dal popolo come sovrano e da quel momento si computò «l’anno primo di Simone il Grande, sommo sacerdote, stratega e capo dei Giudei»: era il 142 a.C. Simone conquistò Ghezer (o Gazara) e riuscì a eliminare il presidio siriano dell’Akra a Gerusalemme, demolendo la fortezza (141 a.C.); rinnovò anche l’alleanza con Roma e gli Spartani. b) Nel 138 a.C. Demetrio II rimase prigioniero del re dei Parti; gli subentrò il fratello minore, Antioco VII, che sconfisse Trifone. Secondo il testo biblico, mentre Antioco VII assediava Trifone a Dora, i rapporti con Simone si deteriorarono: il re pretendeva infatti che lasciasse le città di Ioppe (Giaffa) e Ghezer; inoltre gli rimproverava la distruzione dell’Akra. Simone non volle cedere alle richieste del re, che inviò allora il generale Cendebeo, nominandolo stratega della zona litoranea. Costui pose il quartier generale a Iamnia e iniziò azioni ostili contro la Giudea. Simone organizzò un esercito affidando il comando ai due figli, Giovanni e Giuda; lo scontro con Cendebeo avvenne presso Ghezer (136 a.C.?). Giuda fu ferito, ma Giovanni sconfisse i nemici, batté coloro che si erano rifugiati a Kedron e dopo averli inseguiti fino ad Azoto tornò a Gerusalemme.
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CARTA I. DEMETRIO II PROCLAMA LA PACE CON SIMONE. CONQUISTA DELL’AKRA. INIZI DEL REGNO DI ANTIOCO VII
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Giovanni Ircano con Giuda
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3. Testa in terracotta del I secolo a.C. raffigurante un re dei Parti, Museo del Louvre, Parigi.
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2. Resti di un’area residenziale del periodo asmoneo, II-I secolo a.C., nella città vecchia di Gerusalemme, demolita da Erode il Grande.
P A R A L I A
Antioco VII
1. La zona degli scavi e la costa verso nord di Cesarea Marittima. Il porto fenicio era chiamato dai Seleucidi Torre di Stratone; Erode il Grande lo battezzò Cesarea in onore di Cesare.
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36. CREAZIONE
DI UNO STATO PRATICAMENTE INDIPENDENTE
CARTA IV. GIOVANNI IRCANO ASSEDIA E DISTRUGGE SAMARIA (108-107 A.C.) Antioco VIII regnò senza problemi fino al 114 a.C., quando il cugino Antioco IX gli si ribellò riuscendo ad occupare Antiochia nel 113 a.C. Ma Antioco VIII riprese la capitale nel 111 a.C. e il regno si divise in due: Antioco VIII dominava in Siria e nelle regioni orientali, mentre Antioco IX governava la Fenicia e la Celesiria con Damasco come capitale. Approfittando di queste divisioni, Giovanni pose l’assedio a Samaria. Nonostante alcuni tentativi di Antioco IX di intervenire in aiuto della città, essa fu presa dopo un anno di assedio e distrutta: durante le operazioni i Giudei, guidati dai due figli di Giovanni, Antigono e Aristobulo, occuparono anche Scitopoli (Beisan). Giovanni morì nel 104 lasciando il sommo sacerdozio al figlio Aristobulo e il potere civile alla madre e agli altri figli. SITUAZIONE POLITICA Con Giovanni Ircano inizia una vera e propria dinastia che si definisce abitualmente “asmonea” (Asmoneo era il padre del sacerdote Mattatia, iniziatore della rivolta maccabaica). Benché Maccabei e Asmonei possano essere due designazioni della stessa famiglia, si tende a usare il primo termine per il periodo della rivolta e il secondo per l’epoca in cui si ha praticamente un regno indipendente, che assume sempre più connotati simili agli altri regni ellenisti. L’impero seleucida, infatti, si era ormai scisso in due regni, spesso in guerra tra di loro, diventando sempre più debole: questo permise agli Asmonei di muoversi liberamente. Del declino del potere seleucida approfittarono anche i Nabatei, popolazione araba che si era arricchita con i commerci tra lo Yemen (l’Arabia Felice) e le città del Mediterraneo orientale. I Nabatei costituirono un regno in Transgiordania e nel sud della Palestina, nel territorio precedentemente abitato dagli Idumei (Edomiti), con capitale Petra.
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Giovanni rientrò in Giudea dopo la sconfitta di Antioco VII: forse da quel momento prese il soprannome di Ircano (l’Ircania era una regione a sud del Mar Caspio, abitata dai Parti). Sul trono di Antiochia era ritornato Demetrio II, liberato dai Parti, che regnò fino al 125. In quell’anno fu sconfitto da Alessandro Zabina, presunto figlio di Alessandro Bala sostenuto da Tolomeo VII d’Egitto. I figli di Demetrio, prima Seleuco V (che regna per un breve periodo perché avvelenato in un complotto di corte) e poi Antioco VIII, si opposero ad Alessandro che venne battuto nel 123 a.C. In questi anni Giovanni Ircano allargò i suoi confini: dapprima fece una spedizione in Transgiordania, per contrastare i Nabatei che estendevano il proprio dominio, occupando Madaba e, più a nord-est, Samega. Poi si rivolse contro i Samaritani: prese Sichem e distrusse il tempio sul monte Garizim. Combatté poi contro gli Idumei, impadronendosi di Adora (oggi Dura, 8 km a sud-ovest di Ebron) e di Maresa (Maresha, oggi Tel Sandahanna). Padrone dell’Idumea, Giovanni costrinse la popolazione a passare al giudaismo, imponendo la circoncisione.
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CARTA III. CONQUISTE DI GIOVANNI IRCANO FINO AL REGNO DI ANTIOCO VIII (129-123 A.C.)
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5. Tempio nabateo nel Negheb. 6. Il palazzo asmoneo a Gerico è caratterizzato dalla presenza di vasche rituali che testimoniano il carattere religioso della dinastia asmonea.
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7. 8. 9. I Samaritani sono una popolazione nata dalla fusione di Israeliti e coloni assiri dopo la caduta del regno di Israele ad opera di Sargon II. I Giudei rientrati da Babilonia consideravano i Samaritani etnicamente non puri. Nel 332 a.C. i Samaritani costruirono il loro tempio sul monte Garizim (9).Gli studi sui manoscritti del Mar Morto di Qumran (8) hanno evidenziato che le aggiunte ad alcuni passi dell’Esodo rispetto alla tradizione ebraica, non sono altro che integrazioni di versetti da secoli contenuti nel Pentateuco samaritano (7). 161
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37. ARISTOBULO I. ALESSANDRO IANNEO Cipro
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4. La valle di Hule come si presenta oggi dopo gli interventi di bonifica.
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1. Il sito di Qumran sulla costa nord-occidentale del Mar Morto, luogo di insediamento di una consistente comunità di Esseni nel II secolo a.C.
2. Giara in argilla che conteneva il Rotolo del Tempio, uno dei numerosi manoscritti ritrovati a Qumran.
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3. La “Colonna di Pompeo”, ad Alessandria d’Egitto, rende bene, con la vicina sfinge, il misto culturale dell’epoca. È ubicata tra i resti del tempio di Serapis, costruito da Tolomeo III (246-221 a.C.) e rimaneggiato in età romana, anche con materiali dell’Egitto faraonico. La colonna è di epoca dioclezianea, I sec. a.C.
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37. BREVE GOVERNO DI ARISTOBULO I. ALESSANDRO IANNEO
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SITUAZIONE RELIGIOSA Al tempo di Giovanni Ircano si erano ormai costituiti due partiti rivali: i Farisei e i Sadducei. I primi erano continuatori degli Asidei, cioè di quei gruppi che già all’epoca di Antioco IV si erano opposti agli ellenisti in nome della legge e della tradizione. I Farisei erano osservatori zelanti della Legge e delle tradizioni orali che a quella si erano aggiunte; appartenevano al ceto medio e avevano molto ascendente tra il popolo; fra di loro vi erano gli scribi, cioè i maestri della Legge. I Sadducei continuavano, sia pure in forma moderata, l’apertura verso la cultura ellenista e appartenevano alle famiglie aristocratiche, comprese quelle sacerdotali; non riconoscevano la tradizione orale e rifiutavano alcune dottrine non chiaramente contenute nel Pentateuco, come per esempio la resurrezione dei morti. In un primo momento Giovanni Ircano era stato vicino ai Farisei, ma in seguito passò ai Sadducei perché i primi, più rigidi e coerenti, erano contrari alla concentrazione del potere civile e religioso in una sola persona; inoltre non potevano accettare gli atteggiamenti dispotici da sovrano ellenista, più che 162
da sommo sacerdote, tipici di Giovanni. Nello stesso periodo doveva essere ormai organizzata la corrente che potremmo definire “secessionista” di Qumran: i manoscritti scoperti in tale località ci fanno sapere che essi rifiutavano i sommi sacerdoti asmonei (perché non erano discendenti di Zadok) e ritenevano pertanto illegittimo il culto del Tempio di Gerusalemme. La loro dottrina è caratterizzata da un marcato dualismo tra bene e male e dalla convinzione che le azioni dell’uomo dipendano in modo determinate dalla volontà divina. A Qumran si trovano anche elementi che sono comuni nella corrente “apocalittica”, così chiamata perché si presenta attaverso opere che si definiscono “rivelazioni” (greco apokalypsis) sul futuro d’Israele. Questa corrente, che si ritrova anche nel libro biblico di Daniele, sottolinea la guida divina negli avvenimenti storici e contrappone al presente giudicato negativamente un futuro di salvezza in un mondo totalmente rinnovato dall’irruzione del regno di Dio. Queste nuove idee che, pur non essendo presenti nell’Antico Testamento, si diffondono tra i Giudei a partire dall’epoca maccabaica sono presupposte e/o riprese nel Nuovo Testamento.
CARTA I. BREVE GOVERNO DI ARISTOBULO I. PRIME FASI DEL REGNO DI ALESSANDRO IANNEO: LA CAMPAGNA DI TOLOMEO VIII a) Alla morte di Giovanni Ircano, Aristobulo I (104-103), che era stato designato sommo sacerdote, fece morire la madre e imprigionò i fratelli per impadronirsi del potere. Durante il suo breve governo (o forse prima) furono annesse al territorio giudaico tutta la Galilea e anche la parte meridionale dell’Iturea, nelle regioni del lago di Hule e delle sorgenti meridionali del Giordano: gli abitanti furono circoncisi e considerati Giudei. b) Alla morte di Aristobulo I, la vedova Alessandra Salome liberò i cognati prigionieri; il maggiore, Alessandro Ianneo (103-76 a.C.), prese il potere e la carica di sommo sacerdote. Alessandro prese il titolo di re e sposò Alessandra Salome; entrambi questi atti non potevano essere ben visti dai Farisei: il primo perché la regalità spettava ai discendenti di Davide (e Alessandro non lo era), il secondo perché contrastava con la norma di Lv 21,13-14 che proibiva al sommo sacerdote di sposare una vedova. Ciò si aggiunse alla diffidenza verso i sovrani asmonei che i Farisei aveva-
no già maturato ai tempi di Giovanni Ircano, accrescendo così la loro opposizione. c) Durante le prime fasi del regno, Alessandro si trovò ad affrontare la spedizione di Tolomeo VIII Latiro (CARTA I). Costui, scacciato dal trono d’Egitto dalla madre Cleopatra III, si era rifugiato a Cipro. Approfittando della richiesta di aiuto degli abitanti di Tolemaide, assediata da Alessandro, Tolomeo intervenne in Palestina. In una prima fase Alessandro si ritirò, lasciando che Tolomeo occupasse la zona costiera fino a Gaza (ma non Tolemaide i cui abitanti, avendo cambiato idea su di lui, si opposero al suo ingresso in città subendo l’assedio). In un secondo momento Tolomeo VIII, informato che Alessandro Ianneo trattava con Cleopatra III, decise di invadere i territori giudaici (CARTA I BIS). Dopo aver conquistato Asochis in Galilea, sconfisse Alessandro ad Asofon, oltre il Giordano, costringendolo a rifugiarsi a Gerusalemme: gli eserciti di Tolomeo ebbero campo libero per compiere scorrerie in Giudea e per conquistare Tolemaide dopo averla nuovamente assediata. 163
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37. ALESSANDRO IANNEO
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a) In seguito Alessandro si diresse contro le città costiere che avevano sostenuto Tolomeo VIII. Assalì e prese Rafia (oggi Rafah) e Anthedon, nei pressi di Gaza; dopo un anno di assedio anche Gaza cedette. Tranne Ascalona, tutta la zona costiera, l’antica regione dei Filistei, era in mano ad Alessandro. b) In questo periodo va collocata una sommossa contro Alessandro Ianneo durante la festa delle Capanne (o dei Tabernacoli): la scintilla della contestazione fu, secondo le nostre fonti, qualche errore compiuto da Alessandro mentre officiava come sommo sacerdote, ma la rivolta fu duramente repressa dalle truppe mercenarie. c) Alessandro Ianneo organizzò altre spedizioni in Transgiordania, occupando Madaba e sottoponendo a tributo la regione dei Moabiti e, più a nord, la Galaaditide. Presso Gaulane (città da cui la regione prendeva il nome di Gaulanitide, oggi Golan) subì però una dura sconfitta da parte del re nabateo Oboda: Alessandro riuscì a stento a salvare la vita e a rientrare a Gerusalemme.
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CARTA III. ALESSANDRO IANNEO SOTTOMETTE LA ZONA COSTIERA. SPEDIZIONI IN TRANSGIORDANIA E SCONFITTA AD OPERA DEI NABATEI (CIRCA 95-94 A.C.)
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6. Statua in granito di un generale dell’esercito tolemaico. Circa 80 a.C. Staatliche Museen, Berlino.
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5. Tombe rupestri monumentali nabatene rispettivamente, da destra, dei secoli I a.C. e I d.C. Si trovano a Meda’in Salih, a sud di Teima (v. tav. 31, carta II), nella regione di Madian, oggi nel nord dell’Arabia Saudita.
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I successi di Tolomeo VIII in Palestina, che poteva facilmente diventare una base di partenza per una riconquista dell’Egitto, spinsero Cleopatra III a intervenire. Le fasi della campagna militare non sono del tutto chiare: a quanto pare dopo una prima spedizione in Palestina via terra e via mare di Cleopatra III, Tolomeo VIII cercò di portare il contrattacco in Egitto, giudicandolo sguarnito di truppe; alla fine comunque Cleopatra ottenne la vittoria, e Tolomeo fu costretto a ritornare a Cipro, da dove era partito. Conquistata Tolemaide, Cleopatra era praticamente padrona della Palestina, ma preferì riconsegnare i territori all’autorità di Alessandro Ianneo, stipulando con lui un’alleanza a Scitopoli (Beisan). Alessandro poté così organizzare spedizioni contro le città ellenistiche di Gadara (a sud-est del lago di Genesaret) e Amathus (o Amatunte, oggi ‘Amanta) a est del Giordano.
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CARTA II. INTERVENTO DI CLEOPATRA III IN PALESTINA CONTRO TOLOMEO VIII (103-95 A.C.)
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7. Le alture del Golan nell’attuale Siria. 165
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38. GUERRA Berytos
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38. GUERRA CIVILE CONTRO ALESSANDRO IANNEO. SCONFITTE E ULTIME IMPRESE DI ALESSANDRO
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1. Tombe rupestri monumentali presso Meda’in Salih. Risalgono al periodo dell’insediamento nabateno nell’area, dal I secolo a.C.
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2. 3. 4. Monete (da sinistra a destra) di Alessandro Ianneo, prima e seconda rivolta rinvenute a Qumran.
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CARTA I. LA GUERRA CIVILE CONTRO ALESSANDRO IANNEO. INTERVENTO DI DEMETRIO III E RIVINCITA DI ALESSANDRO. SPEDIZIONE DI ANTIOCO XII CONTRO I NABATEI (95-85 A.C.)
5. Testa in bronzo del II secolo d.C. che raffigura Odoba II, re-dio nabateno, figlio di Areta III. British Museum, Londra.
a) Tornato a Gerusalemme dopo la sconfitta nella guerra contro i Nabatei nel Golan, Alessandro dovette affrontare una rivolta armata che si protrasse per sei anni. Gli oppositori, tra cui molti Farisei, chiesero l’intervento di Demetrio III, un Seleucide che aveva fondato un proprio regno a Damasco. La situazione si era così ribaltata completamente rispetto all’epoca di Giuda Maccabeo: questa volta erano i gruppi più legati alla Legge e alla Tradizione a chiedere l’intervento straniero per contrastare l’ellenismo e la tirannia di un discendente di Giuda! Verso l’anno 88 a.C. Demetrio sconfisse Alessandro presso Sichem, ma di fronte alla possibilità di ritornare sotto il dominio straniero, molti oppositori di Alessandro ritirarono il loro appoggio a Demetrio. Costui decise allora di rientrare a Damasco e il campo rimase libero per Alessandro: gli ultimi ribelli furono sconfitti a Bethome (forse l’attuale Betuni, 7 km a nord-ovest di Gerusalemme o forse Mithiliya a sud di Genin).
6. Particolare dell’ingresso alle tombe nabatene di Meda’in Salih (v. tav. 37, figura 5) con la tipica aquila reale nabatena.
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La vendetta del re fu feroce: centinaia di oppositori furono crocifissi e il terrore suscitato fece cessare ogni opposizione aperta. b) Verso l’anno 85 Antioco XII Dioniso, che aveva occupato il regno di Damasco al posto di Demetrio III, organizzò una spedizione verso il sud della Palestina per opporsi ai Nabatei. Alessandro tentò di ostacolare la sua avanzata con fortificazioni a Cafarsaba, a nord di Ioppe, che furono però distrutte da Antioco XII. La spedizione del re siro si risolse in una sconfitta e i Nabatei, guidati dal re Areta III, poterono occupare Damasco.
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38. SCONFITTE
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a) Con la conquista di Damasco i Nabatei accerchiavano i territori asmonei: Areta organizzò anche una spedizione in Giudea, sconfiggendo Alessandro ad Adida; dopo questa battaglia, però, non proseguì nella campagna e trattò un accordo. b) Forse per ostacolare la pressione dei Nabatei, tra l’83 e l’80 a.C., Alessandro decise di conquistare alcune città in Transgiordania, a est e a sud del lago di Genesaret: Pella, Gerasa, Dium, Gaulane, Seleucia, Gamala. c) L’ultima campagna di Alessandro fu quella contro Ragaba (oggi Ragib) a est di Amathus, campagna che intraprese già minato dalla malattia. A Ragaba morì nel 76 a.C. e il suo corpo fu portato a Gerusalemme. Alla sua morte il dominio degli Asmonei aveva raggiunto la sua massima estensione. Inoltre in questo periodo molta popolazione della Giudea si trasferì in Galilea che, nonostante la vicinanza dei “Gentili” (cioè dei pagani), divenne una componente importante della comunità giudaica.
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CARTA II. ATTACCO DI ARETA III CONTRO ALESSANDRO IANNEO. CAMPAGNE DI QUEST’ULTIMO A EST DEL GIORDANO (85-76 A.C.)
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8. Veduta primaverile di una zona della Galilea.
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La cartina mostra, con differenti colori, l’estensione del territorio su cui i Maccabei e poi gli Asmonei riuscirono a esercitare il proprio dominio; mentre per Giuda e Gionata si trattò di una certa autonomia all’interno del regno seleucide, da Simone in poi si ebbe uno stato praticamente indipendente.
7. Veduta panoramica della zona di Pella, città conquistata da Alessandro Ianneo per rafforzare i confini della Transgiordania e contrastare la minaccia costituita dai Nabatei di Areta III.
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CARTA III. TERRITORI CONQUISTATI DAI MACCABEI E DAGLI ASMONEI
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39. REGNO
39. REGNO DI ALESSANDRA SALOME. GUERRA TRA IRCANO II E ARISTOBULO II; I ROMANI PONGONO FINE AL REGNO DEGLI ASMONEI
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5. Mosè con le tavole della legge. Miniatura dalla Bibbia di Rabbi Mose, 1422. Mentre i Farisei riconoscevano anche l’autorità della legge orale, i Sadducei, sostenitori di Aristobulo, si attenevano unicamente alle leggi scritte nel Pentateuco.
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4. Interno dell’attuale sinagoga Stieblach a Gerusalemme.
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3. Uno dei due partiti costituitisi al tempo di Giovanni Ircano era quello dei Farisei (v. tav. 37, Situazione Religiosa). L’istituzione più duratura dei Farisei era la sinagoga. Nella foto: rovine della sinagoga di Cafarnao, secoli II a.C. e IV d.C.
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2. Vegetazione palustre sulle rive del lago di Urmia, nell’Armenia iraniana.
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1. Soldati romani in tenuta da combattimento. Bassorilievo di una colonna romana. Römisch Germanisches Zentralmuseum, Magonza.
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CARTA I. IL REGNO DI ALESSANDRA SALOME (76-67 A.C.). ARISTOBULO II SI SOSTITUISCE A IRCANO II (67-66 A.C.) Alla morte di Alessandro Ianneo il trono passò alla moglie Alessandra Salome, mentre il figlio maggiore, Ircano II, era sommo sacerdote. Seguendo il consiglio datole dal marito prima di morire, Alessandra Salome seguì una politica favorevole ai Farisei. Nel frattempo il regno dei Seleucidi giunse alla fine: l’ultimo re, Antioco XIII, si rifugiò a Roma, mentre Tigrane, re di Armenia, s’impadroniva di tutta la Siria e della Celesiria, giungendo fino a Tolemaide (negli anni 83-69). Qui lo incontrò la regina Alessandra per ottenere che riconoscesse e rispettasse il regno dei Giudei. Tigrane non proseguì oltre, anche perché doveva affrontare gli eserciti 170
romani che dall’Asia Minore si stavano muovendo verso est: i Romani avevano infatti sconfitto Mitridate, re del Ponto (regione sulle coste meridionali del Mar Nero, nell’attuale Turchia) e alleato del re armeno. Il regno di Alessandra Salome fu quindi pacifico e prospero: alla sua morte divenne re Ircano II, già sommo sacerdote, ma nella sua carica durò solo tre mesi. Infatti l’altro figlio di Alessandro Ianneo, Aristobulo II, con l’appoggio dei Sadducei, dell’esercito e di quanti avevano sostenuto la politica del padre, mosse dalla sua fortezza di Alexandreion, sconfisse Ircano II presso Gerico e lo assediò in Gerusalemme. Ircano si arrese e depose ogni carica, mentre Aristobulo II (67-63) assunse il doppio titolo di sommo sacerdote e di re.
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39. I ROMANI CARTA II. L’INTERVENTO DI ANTIPATRO E ARETA III. SCAURO, DELEGATO DI POMPEO, RICONOSCE ARISTOBULO COME
CARTA III. IRCANO SOLLECITA L’INTERVENTO DI POMPEO. ARISTOBULO TENTA DI CONSERVARE IL REGNO MA POI TRATTA LA RESA. ASSEDIO DI GERUSALEMME E FINE DELL’INDIPENDENZA PER LA GIUDEA (63 A.C.)
LEGITTIMO SOVRANO (65 A.C.)
Antipatro, un Idumeo giudaizzato, governatore dell’Idumea per conto degli Asmonei, si ribellò al potere di Aristobulo II e persuase Ircano II a muovere alla riconquista del regno; per far questo si alleò con Areta III, re dei Nabatei, che risiedeva a Petra. Antipatro e Areta III sconfissero Aristobulo II e lo assediarono poi in Gerusalemme. A questo punto per risolvere la situazione di stallo che si era creata nelle operazioni militari, i due contendenti, Ircano II e Aristobulo II, si rivolsero ai Romani. Infatti questi ultimi, dopo aver sconfitto Tigrane d’Armenia, avevano rimesso sul trono di Siria per un breve periodo Antioco XIII (69-65). In seguito a nuovi disordini e guerre nella regione, però, il console Pompeo decise di annettere la Siria all’impero romano nel 64 (la regione fu poi organizzata come provincia nel 62). Ircano e Aristobulo si rivolsero quindi a Scauro, il luogotenente di Pompeo, che si trovava a Damasco. Scauro si pronunciò in favore di Aristobulo e costrinse Areta e Antipatro a ritirarsi col loro protetto Ircano. Quando i Romani se ne furono andati, Aristobulo inseguì gli avversari Ircano e Areta e inflisse loro una grave sconfitta in una località chiamata Papyron, la cui ubicazione sembra doversi collocare nell’antico territorio di Moab: Papyron sarebbe la traduzione greca dell’ebraico Suf, che appare in Nm 21,14 e Dt 1,1.
Contro la decisione di Scauro, Ircano si appellò a Pompeo in persona (nel 64). A Damasco si presentarono i due contendenti e anche una delegazione di Giudei stanchi dell’uno e dell’altro, che prospettavano il passaggio della Palestina alla sovranità romana, con il governo interno affidato però ai sacerdoti di Gerusalemme. Pompeo lasciò in sospeso la questione, perché voleva prima condurre una spedizione contro i Nabatei: Aristobulo lo accompagnava. Quando la spedizione giunse a Dium, Aristobulo abbandonò Pompeo e si rifugiò nella fortezza di Alexandreion. I Romani considerarono tale mossa un atto ostile: Pompeo occupò Pella e, passato il Giordano, Scitopoli (Beisan) e più a sud Coreae, non lungi dalla vetta su cui era costruito l’Alexandreion (oggi Qarn Sartabe). Aristobulo fuggì a Gerusalemme, mentre Pompeo proseguendo la marcia occupava Gerico. Infine Aristobulo trattò 1a resa, ma la capitale rifiutò di arrendersi e sostenne l’assedio per tre mesi. Poi i Romani diedero l’assalto definitivo: Pompeo rispettò gli edifici sacri e il tesoro, ma fece un’ispezione nel Santo
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dei Santi trovandolo vuoto, perché Israele rifiutava il culto delle immagini, affermando la trascendenza di Dio. Pompeo riconobbe Ircano sommo sacerdote ed etnarca (capo della nazione), ma non re. Inoltre distaccò dal territorio che era stato degli Asmonei le regioni mai completamente giudaizzate: tutta la costa dal confine dell’Egitto al Carmelo (incorporata nella provincia romana di Siria), la Samaria e i distretti di Scitopoli, di Pella e delle altre città della Transgiordania. Rimasero sotto l’etnarchia di Ircano la Giudea, con la parte orientale dell’Idumea, la Galilea e quella che fu detta Perea (cioè la regione “al di là” del Giordano), limitata a una striscia di territorio dal sud di Pella fino alla fortezza di Macheronte e al torrente Arnon. Aristobulo fu condotto prigioniero a Roma con i figli. Da questo momento anche la Giudea, direttamente o indirettamente, farà parte del dominio romano.
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6. 7. Su una moneta commemorativa Scauro, luogotenente di Pompeo, fece raffigurare Areta III, re dei Nabatei, accanto a un cammello, in ginocchio e con un ramo d’ulivo in mano.
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9. Il monte sulla cui sommità sorgeva la fortezza di Macheronte, confine meridionale in Transgiordania dei territori controllati da Ircano II, nominato etnarca da Pompeo.
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8. Ruderi nel sito di Aristobulo, nelle vicinanze di Zif (v. tav. 22, carta I), che prende il nome dai due re asmonei Aristobulo I e II.
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40. ETNARCHIA
40. ETNARCHIA DI IRCANO II. RIVOLTE DI ARISTOBULO II E DI SUO FIGLIO ALESSANDRO
DI IRCANO
1. Resti del quartiere residenziale ebraico, secoli I a.C.-I d.C., a Sefforis, città della Galilea il cui territorio costituiva una delle cinque toparchie create da Gabinio, governatore romano della Siria, dopo la sconfitta di Alessandro.
63–55 A.C.
2. Veduta dall’alto della fortezza di Macheronte. 1 Conquista romana
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ALESSANDRO
In Giudea Antipatro acquistò sempre più potere: trattava gli affari come un vero primo ministro con piena autorità, approfittando anche del carattere debole di Ircano. Nel 57 Alessandro, il figlio di Aristobulo II sfuggito a Pompeo, riuscì a organizzare un esercito dichiarando guerra ai sostenitori dei Romani. Conquistò le fortezze principali: Alexandreion, Hyrcania e Macheronte. A sostenere l’esercito organizzato da Ircano e Antipatro intervenne il nuovo governatore romano della Siria, Gabinio, con il suo luogotenente Marco Antonio. Lo scontro, avvenuto presso Gerusalemme, fu disastroso per Alessandro, che si rinchiuse nell’Alexandreion, assediato da Marco Antonio e da Gabinio. Infine Alessandro si arrese e Gabinio ordinò che le fortezze fossero parzialmente distrutte, in modo da renderle inservibili per una futura ribellione. Il Romano risparmiò Alessandro, ma praticamente esautorò
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Ircano, creando cinque toparchie, governate ciascuna da un sinedrio dotato di pieni poteri sotto il controllo del proconsole della Siria: erano i territori di Gerusalemme, Ghezer e Gerico in Giudea, di Amathus (Amatunte) in Perea, di Sefforis in Galilea.
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CARTA I. I LIMITI DELL’ETNARCHIA DI IRCANO E LA PARTENZA DI POMPEO (63 A.C.). IL PRIMO TENTATIVO DI RIVOLTA DI ALESSANDRO (57 A.C.) La cartina mostra i territori lasciati da Pompeo all’etnarchia di Ircano II. Oltre alla Giudea, ormai unita con la parte orientale dell’Idumea, essa comprendeva la striscia di territorio al di là del Giordano chiamata Perea, che si estendeva dall’Arnon fino al sud di Pella (città libera), e la Galilea, esclusa la costa marittima. Pompeo lasciò Gerusalemme e s’imbarcò per Roma, portando con sé come prigionieri Aristobulo e i suoi figli Alessandro e Antigono; Alessandro però riuscì a fuggire durante il viaggio.
CARTA II. TENTATIVO DI RIVOLTA DI ARISTOBULO II (56 A.C.) L’anno seguente (56 a.C.) Aristobulo II riuscì a fuggire da Roma col figlio Antigono, e subito trovò sostenitori in Giudea. Dapprima iniziò la ricostruzione dell’Alexandreion, poi con i suoi seguaci si diresse a Macheronte. Ma Gabinio intervenne e gli inflisse una sconfitta decisiva lungo il cammino. Aristobulo riuscì a fuggire nella fortezza rovinata di Macheronte, ma qui venne ben presto catturato col figlio Antigono e ricondotto a Gabinio che lo rimandò a Roma: Aristobulo rimase prigioniero, i figli Antigono e Alessandro, invece, per decreto del Senato romano vennero lasciati liberi. 175
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DI IRCANO
II. RIVOLTE
cercò rifugio in Egitto, ma appena sbarcato venne fatto uccidere da Tolomeo XII. Durante le prime fasi del conflitto, Cesare aveva liberato Aristobulo II mandandolo in Giudea per creare difficoltà ai pompeiani, ma questi, avvertiti da Antipatro, l’avevano avvelenato durante il viaggio; anche Alessandro, il figlio di Aristobulo che si trovava ad Antiochia, era stato ucciso per ordine di Pompeo. b) Cesare, ormai unico signore dello stato romano, arrivò in Egitto (CARTA IV BIS) e sostenne contro Tolomeo XII il diritto al trono della famosa Cleopatra VII. I partigiani di Tolomeo assediarono allora Cesare in Alessandria per sei mesi. Cesare poté avere ragione degli avversari grazie all’aiuto delle truppe inviate da Mitridate, re di Pergamo, a cui si era aggregato, con un piccolo contingente, anche Antipatro, che si era accorto che il partito di Pompeo, da lui precedentemente appoggiato, avrebbe avuto la peggio. Secondo Giuseppe Flavio, Antipatro e le sue truppe si distinsero particolarmente nelle operazioni in Egitto, contribuendo al successo di Cesare che mise sul trono Cleopatra nel 47 a.C. Passando poi attraverso la Giudea per raggiungere l’Asia Minore, Cesare ristabilì Ircano II come etnarca, abolendo i distretti amministrativi (toparchie) creati da Gabinio e aggiungendo Ioppe al territorio giudaico. Nominò Antipatro “procuratore” della Giudea, rendendo ufficiale il potere che già di fatto esercitava. Lasciò invece a mani vuote Antigono, l’altro figlio di Aristobulo II, nonostante il padre e il fratello fossero stati uccisi in quanto suoi sostenitori.
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a) Le vicende in Giudea sono sempre più legate allo sviluppo degli eventi a Roma, dove il regime repubblicano si stava avviando alla fine. Reduce dall’Oriente, nel 60 Pompeo con Crasso e Giulio Cesare costituì il primo triumvirato, che emanò leggi agrarie favorevoli ai veterani e alla plebe. Nel 55 Crasso morì nella guerra contro i Parti (popolazione orginaria del nord-est dell’Iran che aveva costituito un vasto impero tra l’Eufrate e l’Indo, contribuendo alla caduta del regno seleucide) e incominciò la tensione tra i due triumviri Pompeo e Cesare. La scintilla per lo scoppio della guerra civile si ebbe nel 49 a.C. quando Cesare trasgredì l’ordine del Senato e passò con l’esercito il Rubicone. Pompeo fu costretto a fuggire e riparò a Durazzo oltre l’Adriatico, mentre Cesare sconfisse i pompeiani in Spagna. Poi Cesare sbarcò in Epiro e vinse Pompeo a Farsalo in Tessaglia (anno 48); quest’ultimo
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CARTA IV. GUERRA CIVILE A ROMA: ANTIPATRO PASSA DALLA PARTE DI CESARE. DECRETI DI CESARE IN FAVORE DI IRCANO E ANTIPATRO
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5. Testa marmorea di Pompeo, Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen.
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4. Testa marmorea di Giulio Cesare, Musée Saint-Raymond, Tolosa.
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Nel 55 Gabinio si recò in Egitto per rimettere sul trono Tolomeo X, scacciato da una ribellione popolare. Antipatro lo accompagnò con alcune truppe, fornendo vettovaglie e danaro. Approfittando di questa campagna che impegnava i Romani, Alessandro organizzò di nuovo i suoi sostenitori e attaccò il presidio romano lasciato in Giudea, assediandolo sul monte Garizim. Dopo che Gabinio fu tornato in Siria e dopo un tentativo di Antipatro di far cessare la rivolta, lo scontro fra i ribelli e le truppe romane avvenne presso il monte Tabor (Athabyrium o Ithabyrium): Alessandro fu sconfitto e portato prigioniero ad Antiochia; qui sarà ucciso nel 49.
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3. La valle del Giordano e il monte Tabor, nelle cui vicinanze avvenne la definitiva sconfitta di Alessandro, dopo il suo secondo tentativo di rivolta contro Roma.
CARTA III. SECONDO TENTATIVO DI RIVOLTA DI ALESSANDRO (55 A.C.)
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41. MORTE
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41. MORTE DI ANTIPATRO. ANTIGONO S’IMPADRONISCE DEL REGNO CON L’APPOGGIO DEI PARTI. ERODE NOMINATO RE DAI ROMANI 43–37 A.C.
1. Statua in bronzo di un principe dei Parti, dettaglio, II secolo a.C. Museo Archeologico, Teheran.
2. L’incontro con i popoli persiani determinò anche il diffondersi in tutto l’impero romano, soprattutto ad opera dei soldati, dei misteri di Mitra, divenuto ormai una divinità autonoma dallo Zoroastrismo, in cui era un inviato della potenza del bene. L’uccisione del toro primordiale dà origine alla vita: pittura murale nel Mitreo di Marino, Roma, fine del II secolo d.C.
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3. Palazzo di Erode con magazzini nella fortezza di Masada.
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A Roma, sconfitti definitivamente i pompeiani, Cesare instaurò un regime dittatoriale. Il 15 marzo del 44 fu ucciso nella congiura di Cassio Longino, Giunio Bruto e Decimo Bruto. Ne scaturì un conflitto tra Marco Antonio, esponente del partito cesariano, e i congiurati, sostenuti dal partito repubblicano e dal Senato. In una prima fase, il potere in Oriente fu assunto da Cassio; Antipatro mostrò subito il suo appoggio al nuovo dominatore dandosi da fare per raccogliere un tributo di 700 talenti. Tale operazione creò parecchio malcontento e Antipatro fu vittima di un complotto, morendo avvelenato. Uno dei figli di Antipatro, Erode, prese il controllo della situazione, vendicò il padre e ne continuò la politica (anno 43). Per rafforzare la sua posizione all’interno, Erode s’imparentò con la dinastia asmonea, fidanzandosi a Mariamme, nipote di Ircano II per parte di madre e di Aristobulo II per parte di padre. Nello stesso anno 43 Antonio, ritornato padrone di Roma, costituì il secondo triumvirato con Lepido e il giovane Ottaviano, figlio adottivo di Giulio Cesare. Nel 42 Antonio vinse a Filippi in Macedonia gli eserciti riuniti di Giunio Bruto e di Cassio: ad Antonio fu affidato il governo dell’Oriente. Dopo la vittoria di Antonio a Filippi, Erode si presentò tempestivamente al vincitore riuscendo ad ottenere la nomina a “etnarca” della Giudea, insie-
me al fratello Fasaele, mentre Ircano rimaneva sommo sacerdote. Ma nell’anno 40 i Parti, guidati dal re Pacoro, superarono l’Eufrate, che segnava il confine fra i due imperi, romano e parto, e occuparono la Siria e la Fenicia; Pacoro pose il quartiere generale a Ecdippa (l’antica Aczib, a un terzo di strada tra Tolemaide e Tiro) mentre il satrapo Barzafrane avanzava in Galilea. Antigono, il figlio di Aristobulo II, si assicurò l’appoggio dei Parti e marciò contro Gerusalemme, occupandola e assediando Erode con Ircano nella reggia degli Asmonei. I Parti, anche con l’inganno, fecero prigionieri Fasaele e Ircano, portandoli a Ecdippa; Erode invece fuggì (CARTA I BIS), con i suoi familiari e Mariamme, mettendoli al sicuro nella fortezza di Masada; proseguì poi la sua fuga prima nel territorio dei Nabatei e poi in Egitto, da dove si imbarcò per Roma. Antigono, divenuto ormai re, mutilò le orecchie di Ircano, per renderlo inabile al sommo sacerdozio (secondo il libro del Levitico, infatti, non poteva esercitare il sacerdozio chiunque avesse una qualche malformazione o mutilazione fisica). Ircano poi rimase prigioniero dei Parti, mentre Fasaele si suicidò in carcere. Giunto a Roma, Erode intendeva far valere contro Antigono i diritti di Aristobulo III, il giovane fratello di Mariamme. Invece Antonio persuase il collega Ottaviano e il Senato a creare Erode re dei Giudei, con il compito di conquistarsi il regno e di cooperare con i Romani nella guerra contro i Parti.
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CARTA I. MORTE DI ANTIPATRO A CUI SUCCEDE ERODE. L’INVASIONE DEI PARTI E LA CONQUISTA DEL REGNO DA PARTE DI ANTIGONO (43-40 A.C.)
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41. ERODE 4
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Durante l’inverno del 39-38 a.C. Erode sottomise l’Idumea. Messi al sicuro i suoi familiari a Samaria, si portò in Galilea, contro i presidi di Antigono. Si impadronì di Sefforis, poi si diresse contro quelli che Giuseppe Flavio chiama “briganti”, cioè i nazionalisti antiromani che si erano fortificati nelle caverne, in vicinanza di Arbela, presso il lago di Genesaret. Erode li vinse e li inseguì fino al Giordano; poi lasciò riposare le sue truppe. Tornato in Samaria, la rivolta si riaccese contro Tolomeo, il comandante delle truppe lasciate in Galilea: Tolomeo fu ucciso, ma la rappresaglia fu pronta e spietata: molti ribelli furono uccisi e i punti fortificati caddero tutti nelle mani di Erode, che poi si ritirò in Emmaus (l’odierna ‘Imwâs).
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4. Resti di terme con “frigidarium” rotondo nel palazzo nord di Erode a Gerico.
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5. Rovine del tempio di Augusto a Samaria, secoli I a.C.-II d.C.
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CARTA II. ERODE RITORNA IN PALESTINA. PRIME OPERAZIONI MILITARI (39 A.C.)
All’inizio del 39 a.C. Erode lasciò Roma e si imbarcò per la Palestina; sbarcato a Tolemaide, l’attuale Acco (San Giovanni d’Acri), organizzò un esercito in Galilea, e di lì si portò a Ioppe (Giaffa) conquistandola. Si preoccupò poi di liberare i familiari assediati nella fortezza di Masada. Dopo di che si unirono a lui truppe romane al comando di Silone: posto l’accampamento a ovest di Gerusalemme, iniziarono gli attacchi alla città; tuttavia Silone accettava denaro da Antigono per evitare lo scontro decisivo. In questo periodo Erode fece arrivare vettovaglie per le truppe da Samaria a Gerico; qui forze armate di Antigono prepararono un’imboscata, ma Erode le sbaragliò, mentre i Romani di Silone saccheggiarono Gerico. Poi le truppe romane abbandonarono la zona di guerra e si recarono a svernare in Idumea, Samaria, Galilea, mentre una parte alloggiò a Lidda, col favore di Antigono.
7
(38-37 A.C.)
IV
Durante il 38 a.C. i Parti furono definitivamente scacciati dalla Siria e Ventidio Basso, comandante in capo delle truppe romane, inviò a Erode mille cavalieri e due legioni al comando di Machera. Agli inizi del 37 a.C., Erode, muovendo da Tolemaide, affrontò i ribelli della Galilea che di nuovo si erano organizzati e ne espugnò la fortezza in un luogo imprecisato. Poi scese a Gerico, se ne assicurò il controllo e salì verso la Giudea. Antigono aveva inviato un esercito, comandato da Pappo, per attaccare Machera: Erode affrontò Pappo nel villaggio di Iesana (oggi ‘Ain Sinya) e lo sconfisse. Venuta la primavera (37 a.C.), Erode mosse contro Gerusalemme e pose l’accampamento sotto le mura della città.
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CARTA IV. ERODE SCONFIGGE DI NUOVO I RIBELLI DELLA GALILEA E SI SCONTRA VITTORIOSAMENTE CON L’ESERCITO DI PAPPO
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CARTA III. ERODE SCONFIGGE I RIBELLI DELLA GALILEA (39-38 A.C.)
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6. Resti del quartiere ebraico a Sefforis, I secolo a.C. Sullo sfondo, la cittadella dei crociati. 7. Il monte Arbela nei pressi del lago di Genesaret. Dentro le sue caverne si rifugiarono i nazionalisti antiromani.
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42. ERODE S’IMPADRONISCE
DEFINITIVAMENTE DEL REGNO
3
42. ERODE S’IMPADRONISCE DEFINITIVAMENTE DEL REGNO 37–29 A.C.
Regno di Erode Re Erode
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Re Erode con i legionari romani
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CARTA I. ERODE CON L’AIUTO DEI ROMANI ESPUGNA GERUSALEMME (37 A.C.)
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Territori ceduti a Cleopatra
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Dall’assedio di Gerusalemme Erode si recò a Samaria e celebrò le nozze con Mariamme. Nel frattempo Sosio, il nuovo comandante romano in Siria, inviò una parte dell’esercito verso la Giudea per le strade dell’entroterra, mentre egli stesso guidava l’altra parte lungo la costa. Erode ritornò da Samaria e le forze armate si ricongiunsero attorno a Gerusalemme; dopo tre mesi di assedio, ci fu la resa. Antigono fu fatto prigioniero da Sosio; Erode con un indennizzo e ricchi doni riuscì a far partire al più presto le truppe romane evitando un lungo saccheggio. Eliminò i principali sostenitori di Antigono e ottenne poi da Antonio che anche costui fosse decapitato ad Antiochia.
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4. Un’oasi nel deserto nei pressi di Gerico. Nel 34 a.C. Antonio cedette a Cleopatra l’oasi di Gerico, insieme alla regione di Ioppe.
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3. Resti di una grande piscina rituale nel palazzo asmoneo di Gerico, I secolo a.C.
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1. 2. Recto e verso di una moneta erodiana coniata a Samaria nel 37 a.C.
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CARTA II. ERODE SOPPRIME ARISTOBULO III. ANTONIO GLI TOGLIE ALCUNI TERRITORI PER DARLI A CLEOPATRA (35-34 A.C.) Il regno di Erode era ormai al sicuro da nemici esterni, ma il nuovo re aveva timore che qualcuno dei restanti Asmonei potesse avanzare rivendicazioni. Perciò fece tornare a Gerusalemme Ircano II, vecchio e inabile al sacerdozio; costui, infatti, era stato liberato dal re dei Parti ed era circondato dalla venerazione dei Giudei di Babilonia. Cedendo alle insistenze di Alessandra, la madre di Mariamme e di Aristobulo III, si decise a nominare quest’ultimo sommo sacerdote, ma fu tanto ingelosito dal favore popolare per il giovane asmoneo, che, fingendo una disgrazia, lo fece affogare in una piscina di Gerico (nel 35 a.C.). Lo stesso anno Antonio sposò Cleopatra, la quale aveva delle mire sui territori di Erode. Nel 34 quest’ultimo, per ordine di Antonio, dovette cedere a Cleopatra quella parte della costa che gli apparteneva (Ioppe e la regione circostante) e l’oasi di Gerico. Per continuare a tenersi Gerico Erode si impegnò a versare un canone d’affitto e si assunse anche l’obbligo di farsi garante di un analogo tributo che Malico (o Malko) re dei Nabatei doveva versare a Cleopatra per i territori a lei assegnati da Antonio. 183
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42. ERODE S’IMPADRONISCE
DEL REGNO
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CARTA IV. DOPO LA BATTAGLIA DI AZIO ERODE SOPPRIME IRCANO II E SI SOTTOMETTE A OTTAVIANO. L’UCCISIONE DI MARIAMME E DI ALESSANDRA (30-29 A.C.) 5
5. Frammento di un rilievo architettonico raffigurante Dioniso, trovato a Petra e ivi conservato nel Museo Archeologico. Dioniso viene assimilato a Dusara, il dio principale del pantheon nabateno. 6. Moneta nabatena con l’effigie del re Malico I.
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9. Colonnato del portico ovest nel foro romano di Samaria, II-I secolo a.C. Dopo la conquista di Alessandria, Ottaviano restituì a Erode, riconfermato re, i territori che Antonio aveva donato a Cleopatra. Gli assegnò inoltre i territori della costa e le città di Gadara, Hippos e Samaria.
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8. Rovine di Hippos sulle alture del Golan.
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7. Navi romane. Particolare di una pittura murale della Casa dei Vettii a Pompei, vicino a Napoli.
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Nabatei
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Le grandi concessioni territoriali fatte a Cleopatra indicavano che Antonio si considerava il padrone dell’Oriente e che aveva mire espansionistiche dalle quali non erano esclusi anche i territori italiani. Per questo Ottaviano, che aveva riportato vittorie nell’Illiria e nella Dalmazia ed era padrone incontrastato dell’Italia, nel 32 dichiarò guerra a Cleopatra e indirettamente ad Antonio e ai suoi sostenitori. La battaglia navale di Azio (2 settembre 31) decise le sorti della guerra in favore di Ottaviano. Antonio, con Cleopatra e un terzo della flotta, riuscì a fuggire, riparando in Alessandria. Nel frattempo Erode, sempre per ordine di Antonio, aveva dovuto muovere guerra a Malico, re dei Nabatei, perché questi non pagava più il tributo sui territori assegnati a Cleopatra. La prima azione militare di Erode presso Diospoli (probabilmente Dium) fu vittoriosa. Allora i Nabatei radunarono grandi forze presso Canatha nell’Auranitide aspettando l’attacco di Erode: in questo secondo scontro l’esercito giudaico fu messo in fuga. Una terza azione militare ebbe luogo nei pressi di Filadelfia (Amman). Erode raccolse nuove forze, passò il Giordano e attaccò: dopo un primo scontro a lui sfavorevole, riuscì alla fine a mettere in fuga i nemici; a questo punto i Nabatei chiesero la pace. Impegnato in tali operazioni, Erode non partecipò alla guerra di Antonio contro Ottaviano.
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CARTA III. GUERRA DI OTTAVIANO CONTRO ANTONIO E GUERRA DI ERODE CONTRO I NABATEI (32-31 A.C.)
Giordano
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Compreso da che parte stava il vincitore, Erode decise di incontrare al più presto Ottaviano per mettersi al suo servizio. Prima però fece processare Ircano II accusandolo di complottare con il re dei Nabatei e lo fece morire: non voleva, infatti, che Ottaviano potesse pensare di assegnare il potere al vecchio etnarca. L’incontro con Ottaviano a Rodi ebbe esito favorevole ed Erode fu riconfermato re. L’incontro era avvenuto mentre il Romano si apprestava a raggiungere l’Egitto dove si erano rifugiati Antonio e Cleopatra. Erode sostenne Ottaviano fornendogli vettovaglie per l’esercito e 800 talenti. Dopo la conquista di Alessandria, Ottaviano restituì a Erode i territori che Antonio aveva dato a Cleopatra, in più tutto il litorale e le città di Samaria, Hippos e Gadara. Il regno di Erode era ormai consolidato ma i rapporti familiari divennero difficili: nel 29 a.C. accusò la moglie Mariamme di infedeltà e la mise a morte; ma per l’amore che le aveva portato cadde in una grave depressione. In seguito contrasse anche la peste e fu in pericolo di vita: la madre di Mariamme, Alessandra, tentò di impossessarsi della fortezza del Tempio, in vista d’una possibile successione. Ma Erode si riebbe e Alessandra pagò con la vita la sua ambizione (nel 28). Va ricordato che nel gennaio del 27 a.C. il Senato romano attribuì a Giulio Cesare Ottaviano il titolo di Augusto e cominciava per Roma l’età imperiale. Il regno di Erode visse, come tutto l’impero, un periodo di pace e tranquillità.
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43. IL
REGNO DI
ERODE
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GRANDE
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43. IL REGNO DI ERODE IL GRANDE. AVVENIMENTI PRINCIPALI ED ESTENSIONE DEI SUOI TERRITORI 40–4 A.C. 1
2
4
40-37 Guerre per la conquista del regno. 37 Matrimonio con Mariamme. Conquista di Gerusalemme. Uccisione di Antigono, ultimo re asmoneo. 35 Uccisione di Aristobulo III, fratello di Mariamme e sommo sacerdote. 34 Deve cedere qualche territorio a Cleopatra. 31 Guerra contro Malico, re dei Nabatei. 30 Dopo la battaglia di Azio e la vittoria di Ottaviano su Antonio, fa uccidere Ircano II, ex etnarca asmoneo. A Rodi si sottomette a Ottaviano. 30 Dopo la conquista di Alessandria, Ottaviano restituisce a Erode i territori ceduti a Cleopatra: Gerico, la costa con Gaza, Anthedon, Ioppe, Torre di Stratone. In più gli dona Gadara, Hippos, Samaria. 29 Uccisione della moglie Mariamme. 28 Malattia di Erode. Uccisione di Alessandra, la madre di Mariamme. 27-18 Periodo di grandi costruzioni. A Gerusalemme (dal 27) teatro, anfiteatro (la fortezza Antonia a nord-ovest del Tempio era già stata costruita prima del 31); il palazzo reale sul colle occidentale, con le tre torri Ippico, Fasael, Mariamme (nel 24), il secondo muro di cinta della città. Nel 20-19 inizio dei lavori del Tempio, continuati fino al 10-9. Le opere più importanti al di fuori di Gerusalemme sono la ricostruzione di Samaria col nome di Sebaste (cioè Augusta, tra il 27 e il 26) e la costruzione di Cesarea sul posto della Torre di Stratone (22). Altre città ricostruite: Antipatride sul posto dell’antica Afek; Agrippeion sul posto di Anthedon. Splendidi palazzi sono costruiti nell’interno delle fortezze antiche (come Masada) e nuove, come Fasaelide, Kypros (in onore della madre) presso Gerico, 186
Herodium presso Betlemme, dove Erode si fa preparare la tomba. 23 Invia a Roma i figli di Mariamme, Alessandro e Aristobulo, per essere educati. 23 Augusto dona a Erode la Batanea, l’Auranitide, la Traconitide; in queste regioni l’autorità di Erode era impegnata a sorvegliare le vie di comunicazione dalle frequenti incursioni dei predoni e dalle mire espansionistiche dei Nabatei. 20 Augusto, in visita nella Siria, trasferisce a Erode la parte meridionale dell’Iturea, attorno alla città di Panion, della regione del lago di Hule (anticamente Semachonitis) detta Ulata, e della Gaulanitide (oggi Golan). Ferora, fratello di Erode, viene nominato tetrarca della Perea. La città libera di Ascalona col suo territorio resta, invece, collegata con la provincia di Siria, e così Scitopoli (Beisan) con le città libere oltre il Giordano chiamate poi Decapoli. 18 Erode riconduce da Roma i due figli di Mariamme, Alessandro e Aristobulo. 12 Ad Aquileia Erode accusa i due figli davanti ad Augusto chiedendo la pena di morte, ma l’imperatore ottiene la riconciliazione. 12-11 Erode cade in disgrazia presso Augusto per la guerra mossa contro Oboda II, re dei Nabatei. La questione si risolve dopo la morte di Oboda, a cui succederà il famoso Areta IV dal lunghissimo regno (9 a.C.-40 d.C.). 7 Erode, esasperato contro i due figli di Mariamme, domanda ad Augusto il permesso di metterli a morte. Augusto esige prima un processo a Berytos (Beirut) dove non ci sarà però possibilità di difesa per Alessandro e Aristobulo, che saranno strangolati a Sebaste.
1. Edificio erodiano con ampie cisterne e bagni rituali per i pellegrini del Tempio a Gerusalemme. I secolo a.C. 2. Resti di edifici nella parte alta dell’Herodium. 3. Veduta aerea dell’Herodium, la fortezza fatta costruire da Erode a sud-est di Betlemme. 4. Pavimento del “calidarium” nelle terme del palazzo di Erode a Masada. 187
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43. IL Territorio all’inizio del regno di Erode
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6. Muro prospiciente il mare di epoca crociata, costruito con il riuso di colonne romane, Ascalona.
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5. Resti di terme pubbliche e vie colonnate a Scitopoli. Sullo sfondo, i monti del Galaad.
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Territorio di Ascalona: parte integrante della provincia Siro-Fenicia
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Seconda espansione: territori donati da Ottaviano nel 23 a.C.
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Prima espansione: territori donati da Ottaviano dal 30 al 27 a.C.
Esteriormente rispettoso della religione giudaica nel suo territorio, Erode si comportò al di fuori di esso come un principe ellenistico, servitore fedele di Roma e magnifico per le costruzioni. Il suo territorio era esente da tributi e da guarnigioni romane; aveva un proprio esercito e pieni diritti di amministrare la giustizia (tranne che verso i figli), ma la politica estera dipendeva da Roma e perfino le disposizioni testamentarie sulla successione al regno dovevano avere il beneplacito dell’imperatore.
ERODE
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CIRCA NELL’ANNO 7 AVANTI L’ERA VOLGARE NASCE A BETLEMME GESÙ CRISTO. 5 Antipatro, figlio della prima moglie Doride, già designato per testamento come successore di Erode, organizza un intrigo con Ferora, fratello del re, per accelerare l’evento. Antipatro viene imprigionato nell’attesa che da parte di Augusto venga il permesso di procedere contro di lui. 5-4 Malattia dolorosa e mortale di Erode. 4 Arriva da Roma l’atteso permesso e Antipatro viene messo a morte. Pochi giorni dopo Erode muore: la sua morte va collocata tra la metà di marzo e la metà di aprile di quell’anno. Fu sepolto nell’Herodium, presso Betlemme.
REGNO DI
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44. L’INFANZIA
MT 1–2; LC 1–2
GESÙ
7–4 A.C.
CARTA I. DALL’ANNUNCIAZIONE ALLA PRESENTAZIONE DI GESÙ AL TEMPIO (LC 1,26-2,38)
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2. La grotta dell’Annunciazione, inserita in epoca crociata nella basilica dell’Annunciazione a Nazaret. Come le altre cavità naturali del complesso, fu abitata dall’età del ferro all’epoca romana.
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1. Veduta panoramica di Nazaret con la basilica dell’Annunciazione.
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in un locale adibito a stalla (greco phatne, latino praesepium, una mangiatoia). La tradizione antica indica una grotta, il che è verosimile, dato che le grotte servivano non solo da stalla, ma spesso anche da abitazione. d) La circoncisione (all’ottavo giorno: Lc 2,21) avveniva nell’abitazione del bambino, oppure se questa era troppo misera, nella sinagoga del paese. L’operatore era una persona esperta, eventualmente il padre stesso. e) Luca descrive la visita al Tempio di Gerusalemme da parte della Sacra Famiglia dopo 40 giorni dalla nascita di Gesù. Maria e Giuseppe dovevano adempiere due doveri previsti dalla Legge: il riscatto del primogenito (con 5 sicli d’argento: Es 13,2; Nm 18,15-16) e la purificazione della puerpera mediante il sacrificio di due colombi o due tortorelle (Lv 12,2-8).
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Lo sfondo della cartina rappresenta il regno di Erode nei suoi ultimi anni. a) L’annunciazione è collocata a Nazaret, piccola città sulle pendici dei monti di Galilea, a nord della pianura di Esdrelon. Non è mai nominata nell’Antico Testamento; il nome “Nazaret” significa probabilmente “la (città) fiorita”. b) La “Città di Giuda” posta nella regione “montuosa” (Lc 1,39) è, secondo la tradizione dal VI sec., Ain-Karim, 7 km a ovest di Gerusalemme. La cartina segnala il percorso più breve tra le due località, attraverso la pianura di Esdrelon e le colline della Samaria. c) Dopo alcuni mesi, per ubbidire al bando del censimento, Maria, con Giuseppe divenuto suo sposo, rifece il percorso, di poco più lungo perché Betlemme è a 9 km a sud di Gerusalemme. Per le circostanze indicate da Lc 2,7, la nascita di Gesù avvenne
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M.
“Vangeli dell’infanzia” sono chiamati i primi due capitoli di Matteo e di Luca. Essi coincidono nell’affermazione della concezione verginale di Gesù, nella sua nascita a Betlemme al tempo di Erode, nel nome di Maria e di Giuseppe, nella definitiva residenza a Nazaret; per il resto dipendono da due tradizioni distinte e mostrano di non conoscersi a vicenda. Queste narrazioni possono certamente rifarsi a qualche ricordo e/o tradizione sulla nascita di Gesù, ma l’intenzione teologica è prevalente: Luca, mediante gli annunci degli angeli e le parole profetiche dei personaggi illuminati dallo Spirito Santo, mette in evidenza le caratteristiche umane e divine Gesù, creando un parallelo con Giovanni Battista, parallelo che però lascia chiaramente trasparire la superiorità del Cristo. In Mt 1-2, oltre alle citazioni esplicite dell’Antico Testamento, è continuamente sot-
5. La basilica della Natività a Betlemme.
FE
PREMESSA SUL GENERE LETTERARIO DEI VANGELI DELL’INFANZIA
4. Grotta naturale ad Ain-Karim che si ritiene facesse parte dell’abitazione di Zaccaria. È posta sotto al santuario di San Giovanni Battista, in cui si venera la nascita del Precursore.
O-
Matteo 2,1 e Luca 1,5 concordano nella notizia che Gesù nacque al tempo di Erode. Erode morì all’inizio della primavera del 750 di Roma, che corrisponde al 4 a.C. Per dare spazio agli avvenimenti che Mt 2 inserisce tra la nascita di Gesù e la morte di Erode (preceduta da una malattia durata sei mesi), si deve porre la nascita di Gesù nel 6 o più probabilmente nel 7 a.C. La nostra era è dunque in ritardo di 6 o 7 anni sulla vera data della nascita di Gesù. Ciò è dovuto ad un errore di calcolo di Dionigi il Piccolo, il monaco che nel VI sec. iniziò l’uso di contare gli anni dalla nascita di Cristo: egli riteneva che Gesù doveva essere nato nel 754-753 di Roma.
tinteso un confronto con la storia di Mosè e con altri particolari biblici; ciò che avviene attorno a Gesù bambino, adorato dagli stranieri ma cercato a morte da Erode e occasione del martirio degli innocenti, raffigura il destino di Gesù adulto e della Chiesa primitiva perseguitata fino al martirio. Quindi una lettura storica delle due narrazioni, pur non impossibile, non corrisponde all’intenzione primaria dei testi: le carte geografiche di questa tavola servono quindi a chiarire il contesto in cui gli evangelisti hanno ambientato i loro racconti spiccatamente teologici.
SIR
PREMESSA SULLA CRONOLOGIA DELLA NASCITA DI GESÙ
GESÙ
3. La fontana della Vergine a Nazaret, nei cui pressi, secondo i vangeli apocrifi, l’Arcangelo sarebbe apparso una prima volta alla Madonna. La fontana sgorga sotto la chiesa greco-ortodossa di San Gabriele.
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44. L’INFANZIA
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Itinerario di Maria Itinerario della Sacra Famiglia Regno di Erode il Grande Territori della Decapoli Ascalona: territorio a statuto speciale della provincia di Siria
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44. L’INFANZIA 7. Veduta panoramica dei dintorni di Betlemme. 8. Natività e adorazione. Pannello ligneo inserito nella recinzione dell’iconostasi nella chiesa di San Sergio (Abu Sarga), il Cairo Vecchio. 9. Pianta della chiesa di San Sergio (Abu Sarga) con la cripta della Sacra Famiglia. Il Cairo Vecchio. È una delle più antiche chiese egiziane: il nucleo originario risale al V secolo d.C.
CARTA IV. LA FUGA IN EGITTO E IL RITORNO A (MT 2,13-23; CF. LC 2,39-40)
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NAZARET
Berytos
Itinerario della Sacra Famiglia
6. I Magi che portano in dono focacce a forma di sole. Pittura murale del X-XI secolo d.C. Valle di Peristrema, Cappadocia, Turchia.
GESÙ
a) Matteo narra la fuga “di notte” (Mt 2,13) di Giuseppe con Maria e il bambino per sfuggire a Erode. L’itinerario può essere soltanto immaginato: forse si diressero verso Bersabea, per poi seguire la via ai margini del deserto, oppure verso Gaza, dove passava la via che conduceva più direttamente in Egitto lungo la costa mediterranea. Un’antica tradizione indica il soggiorno della Sacra Famiglia sul luogo dove sorge la chiesa copta di Abu Sarga, al Cairo Vecchio. Il luogo è molto vicino ad una sinagoga. Un’altra tradizione, non attestata prima del XIII sec., indica a Matariye, 8 km a nord del Cairo, non lungi dall’obelisco di Eliopoli, un decrepito sicomoro che avrebbe dato ristoro alla Sacra Famiglia. Il soggiorno in Egitto poté durare diversi mesi o anche più di un anno, fino alla primavera del 4 a.C. b) Secondo Matteo 2,19-23, alla morte di Erode, Giuseppe ricondusse la famiglia “nella terra d’Israele”; passando probabilmente per la via della costa (Via Maris) e da Cesarea, raggiunse la Galilea e tornò a stabilirsi a Nazaret. Regno di Erode il Grande
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DI
Tiro Paneas
Tolemaide
CARTE II-III. L’ITINERARIO DEI MAGI (MT 2,1-12)
Nazaret
Nell’episodio dei Magi, narrato da Matteo, vi sono continue allusioni all’Antico Testamento dove si descrivono i sovrani stranieri che portano i loro doni al re messianico (1 Re 10: la regina di Saba; Sal 72,10.15: i re di Arabia e di Saba; cf. anche Is 60,6). Il luogo di provenienza dei Magi è lasciato nel vago: dall’Oriente. Il nome “magi” (cioè maghi) fa subito pensare alla casta sacerdotale persiana, che professava la dottrina di Zoroastro; ma all’epoca ellenistica tale nome si era generalizzato per indicare gli astrologi e gli indovini, numerosi in Babilonia e in altre regioni dell’Oriente.
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Possibile itinerario dei Magi
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Probabile itinerario dei Magi
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45. RITORNO A NAZARET. GESÙ
45. RITORNO A NAZARET. GESÙ DODICENNE AL TEMPIO. INIZI DELLA VITA PUBBLICA DI GESÙ
DODICENNE AL
TEMPIO
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3. Copia di un’iscrizione, rinvenuta a Cesarea Marittima, in cui è nominato Ponzio Pilato, procuratore romano della Galilea e della Samaria, che governò dal 26 al 36 d.C., durante gli anni della vita pubblica di Gesù. L’originale si trova nell’Israel Museum a Gerusalemme.
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Sarepta
1. 2. In un capitello di Lubersac, Francia, IX-X secolo d.C., è raffigurato il giovane Gesù seduto su un trono, con la corona regale, tra due dottori della legge che computano sulle dita le sue argomentazioni. Sul lato dello stesso capitello è raffigurata Maria in atteggiamento stupito.
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CARTA I. SITUAZIONE POLITICA DOPO LA MORTE DI ERODE (4 A.C.). GESÙ DODICENNE A GERUSALEMME (LC 2,41-52) a) Il regno di Erode fu diviso tra i suoi figli come appare nella cartina. Ad Archelao fu attribuito il governo della Giudea (con l’Idumea) e della Samaria, con la dignità di etnarca e non di re come suo padre. Erode Antipa col titolo di tetrarca (sovrano di una quarta parte del regno) ebbe il governo della Galilea e della Perea. Filippo fu il tetrarca della Batanea, con l’Auranitide, la Traconitide, una parte dell’Iturea (la regione di Paneas e del lago di Hule) con la Gaulanitide. Per volontà di Augusto le città di Hippos, Gadara e Gaza, con i rispettivi territori, ritornarono libere. Così le città libere di Hippos, Gadara, Filadelfia (Amman), Gerasa, Pella, Abila, Dium, Scitopoli (Beisan), Canatha e probabilmente Rafon formarono la regione a statuto speciale chiamata Decapoli, alla quale si aggiunsero, almeno per un certo periodo, Adraa e Damasco. Alla sorella di Erode, Salome, Augusto concesse in dote personale i territori di Fasaelide, Iamnia e Azoto, che alla sua morte passarono a Livia, moglie di Augusto e successivamente a Tiberio come possesso personale dell’imperatore. Mentre Antipa e Filippo governarono il loro territorio per tutto il 194
tempo della vita di Gesù ed oltre, Archelao dopo dieci anni di governo contrassegnato da ribellioni e repressioni crudeli, nel 6 d.C. fu destituito da Augusto. Il suo territorio fu annesso alla provincia di Siria ma governato da un procuratore, il quale risiedeva abitualmente a Cesarea (col titolo di Praefectus Iudaeae). Durante la vita pubblica di Gesù il procuratore era Ponzio Pilato che governò dal 26 al 36 d.C. b) Luca riferisce un episodio che colloca nel periodo in cui Gesù aveva dodici anni. Secondo la Legge ogni Ebreo doveva recarsi al Tempio di Gerusalemme nelle tre feste principali (Pasqua, Pentecoste o Festa delle Settimane, e Festa delle Capanne in autunno, cf. Es 23,14-17; 34,18-23; Dt 16,16). Per chi abitava lontano, come i Galilei, si riteneva sufficiente il pellegrinaggio una volta l’anno: su questo sfondo si colloca l’episodio narrato da Lc 2,41-52 e ambientato durante la Pasqua. La cartina suppone il percorso più breve tra Nazaret e Gerusalemme, che passava per la Samaria; a volte però, per evitare problemi con i Samaritani, con cui i rapporti non erano buoni, i pellegrini giudei provenienti dalla Galilea preferivano scendere nella valle del Giordano e poi salire a Gerusalemme da Gerico.
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45. INIZI
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6. Pianta generale di Cafarnao, dai rilievi della campagna di scavo del 1986: a) chiesa ottagonale costruita sul luogo della casa di Pietro; b) sinagoga. 7. Veduta aerea del sito archeologico di Betsaida, dove probabilmente avvenne la vocazione di Filippo.
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5. Il monte della Quarantena, nei pressi di Gerico.
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Membri del Sinedrio
Giordano
Lc 3,1 dà un’indicazione importante per stabilire la cronologia della vita pubblica di Gesù: l’inizio del ministero del Battista è datato nell’anno 15 dell’impero di Tiberio, successore di Augusto. La morte di Augusto avvenne il 19 agosto del 767 di Roma, 14 d.C.: è probabile che Luca segua il modo di contare gli anni in uso nelle regioni orientali dell’impero, secondo il quale il primo anno va dall’inizio del regno al 30 settembre, ultimo giorno dell’anno in Oriente; con l’1 ottobre incominciava quindi il secondo anno di regno. Perciò l’anno 15 di Tiberio andrebbe dall’1 ottobre del 27 al 30 settembre del 28. Dopo qualche mese di attività del Battista, il battesimo di Gesù si collocherebbe agli inizi dell’anno 28. Il genere letterario proprio dei Vangeli rende praticamente impossibile ricostruire l’ordine cronologico degli avvenimenti riportati dagli evangelisti; essi infatti hanno operato una scelta di episodi ritenuti importanti e hanno disposto le narrazioni secondo uno schema semplificato, che trascura molti particolari degli itinerari di Gesù. Tuttavia risultano abbastanza chiare le linee principali degli spostamenti di Gesù e del suo campo di azione; inoltre alcuni gruppi di episodi si mostrano naturalmente collegati tra loro. Lo scopo delle tavole qui offerte è dunque quello di rendere evidenti sulla carta molti luoghi menzionati dai vangeli e gli spostamenti da essi descritti, in modo da offrire al lettore una possibilità di comprendere meglio i loro racconti. L’ordine in cui esse sono disposte corrisponde a quello suggerito con maggiore o minore evidenza dal confronto dei vangeli, ma non ha la pretesa
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4. Battesimo di Cristo. Icona nel monastero di Santa Caterina del Sinai in Egitto.
SUL SIGNIFICATO DELLE CARTE
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LA VITA PUBBLICA DI GESÙ: PREMESSA CRONOLOGICA E PRECISAZIONI
Giudea Procuratoria
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a) Dal deserto di Giuda (Lc 1,80) Giovanni si portò sul Giordano predicando l’imminenza del Regno di Dio e impartendo il battesimo di penitenza. b) Da Nazaret Gesù andò al luogo dove Giovanni battezzava (che secondo la tradizione si trova nel punto più favorevole per il guado del fiume, quindi in un luogo di passaggio abbastanza frequentato) e ricevette egli stesso il battesimo. c) Dopo il battesimo, Gesù si portò nel deserto dove fu tentato da Satana. La tradizione (seguita dalla cartina) indica come luogo delle tentazioni la montagna detta Gebel Qarantal (monte della Quarantena) che domina a occidente la pianura di Gerico. d) Secondo Gv 1,28, il Battista si portò a battezzare nella località detta Betania al di là del Giordano. Questa Betania è difficile da identificare: si è proposto Tell Medesh sull’Wadi Nimrîn, 3,5 km al di là del Giordano; una tradizione del V sec. indica invece l’Wadi Kharrar, 5 km più a sud di Tell Medesh; è stata anche avanzata l’ipotesi che Giovanni intenda indicare la regione nota con il nome di Batanea (Basan nell’Antico Testamento) e quindi non una località, ma la zona di attività del Battista. In ogni caso in questa Betania Giovanni ricevette la delegazione mandata dal Sinedrio (Gv 1,19-28). e) A Betania oltre il Giordano Giovanni rende testimonianza a Gesù davanti ai suoi discepoli; di questi, Andrea e l’anonimo “discepolo” del IV Vangelo (tradizionalmente identificato con lo
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CARTA II. LA PREDICAZIONE DI GIOVANNI IL BATTISTA; IL BATTESIMO DI GESÙ; LE TENTAZIONI (MT 3,1-4,11; MC 1,2-13; LC 1,80; 3,1-4,13; CF. GV 1,19-34). L’INCONTRO DI GESÙ CON I PRIMI DISCEPOLI (GV 1,35-51) E LA RESIDENZA A CAFARNAO. LE NOZZE DI CANA (GV 2,1-12)
GESÙ
stesso Giovanni) iniziano a seguire Gesù, coinvolgendo anche Simone-Pietro (Gv 1,29-42). f) Seguendo il racconto di Giovanni, Gesù con questi tre discepoli si reca in Galilea (Gv 1,41) passando da Betsaida; tale località doveva trovarsi sulla riva a est del Giordano all’imbocco del lago, vicino al luogo dove il tetrarca Filippo costruì la città di Iulias (Giuliade). Qui va forse collocato quanto narrato in Gv 1,43-51. g) Gesù si portò poi a Cana di Galilea per partecipare a una festa di nozze. Fu qui che avvenne il primo miracolo (“segno”) di Gesù (Gv 2,1-12). Cana dev’essere identificata con la borgata chiamata Kafr Kanna, 10 km a nord-est di Nazaret, dove vi sono le fondamenta di edifici bizantini e un’iscrizione aramaica del IV secolo. h) Dopo l’episodio di Cana Gesù si recò a Cafarnao (Tell Hum), sulla riva nord-ovest del lago di Tiberiade. Cafarnao rimarrà il centro di tutta l’attività di Gesù in Galilea.
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di costituire una ricostruzione biografica dettagliata della vita di Gesù, cosa che sarebbe non solo impossibile, ma contraria all’intenzione dei Vangeli.
DELLA VITA PUBBLICA DI
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46. PRIME
FASI DEL MINISTERO DI GESÙ SECONDO GIOVANNI E I SINOTTICI: LA PRIMA PASQUA A GERUSALEMME E ATTIVITÀ IN GALILEA Il Vangelo di Giovanni ricorda tre feste di Pasqua collegate al ministero pubblico di Gesù, mentre i Sinottici ne considerano una sola, quella durante la quale Gesù viene messo a morte. Tentando di coordinare i racconti evangelici (ma senza, lo ripetiamo, voler proporre una “vita” di Gesù) presentiamo qui prima gli episodi narrati in Gv 1-5 per poi passare alla narrazione dei Sinottici.
CARTA I. GESÙ A GERUSALEMME PER LA PRIMA PASQUA. GESÙ INCONTRA LA SAMARITANA E RITORNA IN GALILEA; IN SEGUITO RITORNA A GERUSALEMME PER UNA FESTA (GV 2,13-5,47) a) Seguendo il racconto di Giovanni, vediamo Gesù che da Cafarnao si porta a Gerusalemme con i primi discepoli per la Pasqua. Qui scaccia i venditori dal Tempio, un fatto che i Sinottici riferiscono in occasione della terza Pasqua (Mt 21,12-13; Mc 11,15-17; Lc 19,45-46). Nella discussione che segue (Gv 2,18-21) vi è un particolare che conferma la nostra cronologia: i Giudei ricordano che il Tempio di Gerusalemme era in ricostruzione da 46 anni e da Giuseppe Flavio sappiamo che l’inizio di tale ricostruzione avvenne nel 18° anno del regno di Erode, cioè nel 20-19
a.C.; contando 46 anni da tale data si arriva all’anno 27-28 d.C., in cui, basandoci su Lc 3,1, abbiamo collocato l’inizio della predicazione di Gesù. A Gerusalemme ebbe luogo anche l’incontro notturno con Nicodemo (Gv 3,1-21). b) Da Gerusalemme Gesù si reca in un luogo indeterminato della Giudea, dove i suoi discepoli battezzano (notizia riferita solo da Giovanni); si può immaginare che ciò avvenisse lungo il Giordano a est di Gerico. Contemporaneamente il Battista predicava e battezzava a Ennon (Ainon, “Sorgenti”) presso Salim, località non identificata ma che nel IV sec. veniva indicata circa 12 km a sud di Scitopoli (Beisan). c) Gesù si dirige verso la Galilea passando per la Samaria. Qui avvenne l’incontro con la Samaritana presso il pozzo di Sichar (Sychar) cioè l’antica Sichem, che, come risulta dagli scavi, era abitata al tempo di Gesù. Il pozzo, profondo 35 m, esiste ancora: sul luogo domina la vetta del Garizim, il “monte” a cui allude la Samaritana (Gv 4,20). d) Da Sichar Gesù si sposta a Cana, dove avviene l’incontro col funzionario del re (cioè del tetrarca Erode Antipa) che implora la
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2. In primo piano, gli scavi della piscina situata nel quartiere settentrionale di Gerusalemme detto Bezetha. In secondo piano, la chiesa di Sant’Anna.
guarigione del figlio, ottenendola (Gv 4,46-54). e) Dalla Galilea Gesù si porta a Gerusalemme per “una festa dei Giudei” (Gv 5,1) che può essere Pasqua, Pentecoste (Festa delle Settimane) o la Festa delle Capanne: queste erano infatti le tre feste in cui gli Ebrei per la celebrazione dovevano recarsi al Tempio di Gerusalemme. A Gerusalemme Gesù guarisce il paralitico nella piscina situata nel quartiere settentrionale detto Bezetha (o Betzata) presso la Porta Probatica cioè Porta delle Pecore. Il luogo è stato messo in luce dagli scavi presso la chiesa crociata di Sant’Anna.
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(MC 1,14; 6,17-18; LC 3,19)
Forse nello stesso periodo, Giovanni Battista si presentò a Erode e lo rimproverò per il suo adulterio con Erodiade: Erode mise in carcere il profeta. Sappiamo da Giuseppe Flavio che il luogo della prigionia fu la fortezza di Macheronte, a est del Mar Morto. I Sinottici (Matteo, Marco e Luca) fanno iniziare la predicazione di Gesù in Galilea subito dopo l’arresto di Giovanni (Mc 1,14; cfr. Mt 14,3; Lc 3,19-20).
(MC 1,16-3,19; LC 4,31-7,17; MT 4,13-8,17; 10,1-4)
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CARTA II. GIOVANNI BATTISTA IN CARCERE
CARTA III. GESÙ NELLA SINAGOGA DI NAZARET (LC 4,16-22). PREDICAZIONE A CAFARNAO ED EPISODI AD ESSA COLLEGATI
1. Il pozzo della Samaritana a Sicar. 1
3. Il monte delle Beatitudini nelle vicinanze di Cafarnao.
III
a) Secondo Lc 4,16-22a l’insegnamento in Galilea iniziò con la visita di Gesù a Nazaret e la spiegazione di Is 61 nella sinagoga. Un episodio analogo è narrato dagli altri due Sinottici (Mt 13,5458; Mc 6,1-6), ma non al principio del ministero di Gesù: o si suppongono due visite, oppure (come sembra più probabile) Luca ha modificato l’ordine degli episodi per chiarire meglio sin dall’inizio il senso universale della missione di Gesù. b) Mc 1,21-34, seguito da Matteo e Luca, illustra in modo esemplare l’attività di Gesù in una specie di “giornata tipo” a Cafarnao dove si vede il maestro insegnare, guarire i malati, scacciare i demoni e infine ritirarsi in solitudine a pregare. L’attività di Gesù si estende poi anche ai dintorni. c) A Cafarnao va collocato l’episodio della pesca miracolosa riferito da Luca e da lui collegato alla chiamata dei discepoli (Lc 5,111, cf. Mc 1,16-20; Mt 4,18-22). d) A questo punto Mc 2,1-3,6, seguito da Luca (Matteo ha i paralleli in un altro contesto), presenta i cinque conflitti con i Farisei anch’essi localizzabili a Cafarnao (tranne l’episodio delle spighe, Mc 2,23-28 che presuppone una collocazione fuori paese, nei campi coltivati). e) Nei dintorni di Cafarnao si situano in seguito la scelta dei 12 apostoli e le “Beatitudini”, unite a un discorso programmatico (detto “della montagna”, Mt 5-7: l’evangelista raccoglie diversi insegnamenti di Gesù non necessariamente pronunciati tutti nella stessa occasione). Tornato a Cafarnao, Gesù guarisce il servo del centurione. Nello stesso periodo possiamo immaginare che in un giro di predicazione Gesù si sia recato a Nain (o Naim, oggi Nein), dove avvenne la risurrezione di un morto, figlio di una donna vedova, riferita da Lc 7,11-17. 199
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46. PRIME
FASI DEL MINISTERO DI
GESÙ
E ATTIVITÀ IN
GALILEA
CARTA IV. LA DOMANDA DEL BATTISTA SULL’IDENTITÀ DI GESÙ E ALTRI EPISODI A CAFARNAO. TRAVERSATA DEL LAGO ED ESORCISMO NEL TERRITORIO DELLA DECAPOLI. GESÙ RESPINTO DAI CONCITTADINI DI NAZARET. MISSIONE DEGLI APOSTOLI (MT 8,23-34; 9,18-26; 9,35-10,16; 11,2-19; 13,54-58; MC 4,1-6,11; LC 7,18-9,5)
a) A Cafarnao due discepoli di Giovanni interrogano Gesù da parte del loro maestro: la domanda riguarda l’identità messianica di Gesù (Lc 7,18-30; cf. Mt 11,2-19). Subito dopo Luca pone l’episodio della peccatrice pentita, delle donne che seguivano Gesù, della madre e dei parenti di Gesù (Lc 7,36-8,3; 8,19-21). b) Sempre a Cafarnao, Gesù per parlare alle folle si scosta dalla riva del lago sulla barca di Pietro: a questo punto si introducono le parabole del regno, che Matteo raccoglie tutte nello stesso discor-
7
8
Giordano
Betsaida Monte delle Beatitudini
Cafarnao Magdala Gergesa (Kursi) Mare di Galilea
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E
8. Cristo scacciato dalla sinagoga. Affresco. Lambach, Austria.
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C A P O L I D E
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7. Resti di Cafarnao (I-IV sec. d.C.) con la Sinagoga del IV sec. 6
Hippos
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5. Resti di una barca da pesca di Tiberiade del I secolo d.C. 200
Corazin
I
4. Il Mare di Galilea.
Rama
L
6. La pesca miracolosa. Mosaico, V secolo d.C. Battistero di San Giovanni in Fronte, Napoli.
Giscala
A
5
Azor
G
so (Mt 13,1-52; cf. Lc 8,4-18; Mc 4,1-22). c) Dopo il discorso sulla barca, verso sera (Mc 4,35) Gesù diede ordine di passare all’altra riva; la traversata venne turbata da una improvvisa bufera, poi miracolosamente calmata da Gesù. L’altra riva, sulla sponda orientale del lago, è chiamata da Marco e Luca “il paese dei Geraseni”, da Matteo “il paese dei Gadareni”. Gadara e ancor più Gerasa, due città della Decapoli, erano molto lontane da quella riva; forse gli evangelisti indicano la regione con il nome della città da cui essa dipende. Una tradizione antica, presente anche in alcuni manoscritti greci del Vangelo, legge, invece di Gadara o Gerasa, Gergesa, che corrisponde a Kursi, di cui ancora sussistono le rovine. È quindi probabile che nei pressi di Kursi sia avvenuta la guarigione dell’indemoniato (Mc 5,120; Lc 8,26-39; secondo Mt 8,28-34 erano due indemoniati). Ritornato a Cafarnao, Gesù guarisce la donna sofferente di emorragia mentre si dirige verso la casa di Giairo, il capo della sinagoga, di cui risuscita la figlia dodicenne (Mt 9,19-26; Mc 5,21-43; Lc 8,40-56). d) A questo punto, seguendo Mc 6,1, si pone la visita di Gesù a Nazaret culminata con un rifiuto. e) Tornato da Nazaret e compiute altre peregrinazioni, Gesù invia i dodici in missione a due a due per predicare nei villaggi e nelle città della Galilea.
Giordano
4
Viaggi di Gesù
IV 201
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47. VITA
PUBBLICA DI
GESÙ
47. LA VITA
PUBBLICA DI GESÙ DALLA SECONDA PASQUA (GV 6,4) ALL’ULTIMO VIAGGIO VERSO GERUSALEMME 1. Trabeazione dipinta con scene della vita pubblica di Cristo. Ai lati: il battesimo, la trasfigurazione, la resurrezione di Lazzaro e l’ingresso a Gerusalemme. La scena al centro rappresenta la “deesis”, cioè la preghiera che Maria e Giovanni Battista rivolgono senza sosta a Gesù, tipica dell’iconografia della Chiesa orientale. Monastero di Santa Caterina del Sinai, XII-XIII secolo d.C.
2
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Gesù e gli apostoli; Gesù cammina sulle acque
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Sidone
Viaggi di Gesù
Leo
MOLTIPLICAZIONE DEI PANI (MT 14,1-33; MC 6,14-54; LC 9,7-17; GV 6). DISCUSSIONI A CAFARNAO. VIAGGIO IN FENICIA E NELLA DECAPOLI. RITORNO IN GALILEA (MC 7,1-8,26; MT 15,1-16,12)
a) Il martirio del Battista, che doveva essere avvenuto qualche tempo prima, è narrato da Matteo e Marco nel contesto della missione degli apostoli (Mt 14,1-12; Mc 6,14-29). Quando gli apostoli ritornarono, Gesù li condusse all’altra riva del lago, in un luogo deserto a sud-est di Betsaida. Ma la folla lo seppe e camminando lungo la costa, arrivò sul posto prima di Gesù. Per tutto il giorno Gesù predicò a quella gente e verso sera avvenne la moltiplicazione dei pani. Poi salì sul pendio montuoso a pregare, mentre gli apostoli si diressero con la barca verso Betsaida. Sul finire di una notte tempestosa, apparve Gesù che camminava sulle acque, entrò nella barca e calmò la tempesta (Mt 14,28-31 introduce l’episodio di Pietro che tenta di camminare sulle acque). La barca degli apostoli approdò con Gesù non a Betsaida ma nella fertile pianura di Genesaret (Mt 14,34; Mc 6,53); poi Gesù si recò a Cafarnao. Qui nella sinagoga si può collocare il discorso sul Pane di vita, riferito in Gv 6; in questa occasione, secondo Gv 6,60-71, gran parte della folla e perfino molti suoi discepoli si rifiutarono di accettare la testimonianza che Gesù dava di se stesso. b) A Cafarnao si svolge la discussione su alcuni aspetti dell’insegnamento dei Farisei (Mc 7,1-23; Mt 15,1-20). Gesù esce poi dai confini della Galilea (CARTA I BIS), passando forse per Safed (oggi Tsefat) e Giscala (el-Gish), ed entra nella regione di Tiro e Sidone, dove guarisce la figlia di una donna pagana (Mc 7,24-30; Mt 15,21-28). c) Dalla regione di Sidone Gesù si porta a est del lago di Tiberiade, nel territorio della Decapoli, dove, in un luogo imprecisato, guarisce un sordomuto (Mc 7,31-37); a questo punto Matteo e Marco raccontano una seconda moltiplicazione dei pani. d) Attraversando il lago Gesù giunge in una località che Mt 16,39 chiama Magadan e Mc 8,10 Dalmanutha: sembra trattarsi di Magdala. Poi Gesù si porta a Betsaida, dove guarisce un cieco (Mc 8,22-26).
I BIS
Viaggi di Gesù
S I R O - F E N I C I A
CARTA I. MARTIRIO DI GIOVANNI BATTISTA; LA PRIMA
3
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1
Filadelfia
CARTA II. CONFESSIONE DI FEDE DI PIETRO A CESAREA DI FILIPPO (MC 8,27-9,1; MT 16,13-28; LC 9,18-27). LA TRASFIGURAZIONE ED EPISODI COLLEGATI (MC 9,2-29; MT 16,28-17,21; LC 9,28-43). RITORNO A CAFARNAO ED EPISODI COLLEGATI (MC 9,30-50; MT 17,22-23; 18,1-10; LC 9,43-48). IL DISCORSO ECCLESIOLOGICO (MT 18). IL TRIBUTO PER IL TEMPIO (MT 17,24-27). RIMPROVERO ALLE CITTÀ INCREDULE (MT 11,20-24; LC 10,13-15) a) Da Betsaida, Gesù si reca a Cesarea di Filippo, la città costruita dal tetrarca Filippo presso il luogo di un santuario di Pan, l’antica Panion (oggi Banyas). Qui Pietro confessa la fede in Gesù come Messia e Figlio di Dio a nome di tutti gli apostoli. Dopo tale professione di fede Gesù annuncia la propria passione e resurrezione. b) Segue l’episodio della trasfigurazione che, secondo la tradizione, avvenne sul Tabor (588 m sul livello del mare), monte isolato nella pianura di Esdrelon. c) Ancora nell’ambiente della Galilea Gesù predice per la seconda volta la sua passione. Ma i discepoli discutono su chi di loro debba essere il primo. d) A Cafarnao ha luogo l’episodio, riferito solo da Mt 17,24-27, del pesce in cui Pietro trova lo statere (una moneta d’argento del valore di quattro dramme, l’equivalente di un siclo) con cui paga il tributo per il Tempio (che il testo greco indica con il termine didramma: due dramme). Di seguito Mt 18 inserisce il “discorso ecclesiologico”, o meglio “pastorale”, sulla responsabilità dei capi della Chiesa. e) In procinto di lasciare la Galilea, Gesù rimprovera le città di Cafarnao, Betsaida, Corazin (sulle pendici a nord di Cafarnao), perché in definitiva si erano rifiutate di credere (Mt 11,20-24; Lc 10,13-15). 2. La danza di Salome. Miniatura dall’Evangeliario di Liuthar, X secolo d.C., Aquisgrana. 3. Il monte Tabor dove, secondo la tradizione, avvenne la trasfigurazione. 203
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47. VITA
PUBBLICA DI
GESÙ
6. La guarigione del cieco, pittura murale nella chiesa di Ravanica in Moravia, 1387 d.C. 7. Deserto sulla strada che da Gerico porta a Gerusalemme.
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4
4. Veduta panoramica di Betania oggi.
Viaggi di Gesù
III
Kedasa
IV
L. di Hule
5. La resurrezione di Lazzaro. Miniatura di un tetravangelo, 1179-1180 d.C. Bibliothèque Nationale, Parigi.
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CARTA IV. LA RISURREZIONE DI LAZZARO (GV 11,1-53). A GERICO GUARIGIONE DEL CIECO BARTIMEO E CONVERSIONE DI ZACCHEO (MC 10,46-52; MT 20,29-34; LC 18,35-19,10). RITORNO VERSO GERUSALEMME (GV 12,1)
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204
Gadara
GALILEA
CARTA III. GESÙ A GERUSALEMME PER LA FESTA DELLE CAPANNE E DELLA DEDICAZIONE (GV 7,1-10,39). IL “GRANDE VIAGGIO” DI GESÙ SECONDO LUCA (9,57-13,9). SPOSTAMENTI DI GESÙ NELLA PEREA E TRA LA GALILEA E LA SAMARIA (GV 10,40-42; MT 19-20; MC 10,1-12; LC 14-17) a) Ritornando al racconto di Giovanni, siamo informati che dalla Galilea Gesù si recò a Gerusalemme per la festa delle Capanne (o dei Tabernacoli), dal 15 al 22 di Tishri (settembre-ottobre). Gerusalemme è lo sfondo dei capitoli 7-10 di Giovanni. b) Tornando ai Sinottici, in particolare a Luca, si deve ipotizzare che Gesù abbandoni Gerusalemme e si porti nei dintorni e nella regione di Betania. Qui si potrebbe collocare l’insieme degli episodi di Luca 9,57-13,9, uniti solo dal fatto che avvengono mentre Gesù è in viaggio. Il più importante è la missione dei 72 discepoli, che manifesta una ripresa dell’attività di evangelizzazione in un ambiente diverso dalla Galilea (Lc 10,1-20). Gli episodi di Marta e Maria (Lc 10,38-42) ci portano a Betania, e così l’insegnamento del “Padre Nostro” (Lc 11,1-4, cf. Mt 6,9-13), che secondo la tradizione sarebbe avvenuto sul monte degli Ulivi, dove sulla grotta degli insegnamenti di Gesù nel IV secolo sorse la basilica dell’Eleona (cioè nell’Uliveto). c) Gesù è a Gerusalemme per la festa della Dedicazione il 25 Kislev (novembre-dicembre) secondo Gv 10,22. Dopo la festa Gesù si reca al di là del Giordano (Gv 10,40). Anche Mt 19,1 ricorda che Gesù lasciata la Galilea si porta in Giudea e in Perea. A questo periodo si possono riferire gli insegnamenti di Gesù narrati da Lc 14-17; l’episodio dei dieci lebbrosi (Lc 17,11-19) ai confini tra la Galilea e la Samaria suppone che Gesù fosse ritornato in Galilea, e di lì stesse per scendere nella valle del Giordano per recarsi in Perea. In Perea può essere localizzata la serie degli episodi di Mt 19-20 (e paralleli).
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Cafarnao
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Viaggi di Gesù
Callirrhoe Macheronte
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6
a) Mentre Gesù è in Perea gli giunge la notizia della malattia di Lazzaro, ma solo dopo tre giorni Gesù si dirige verso Betania dove avviene la risurrezione dell’amico (Gv 11). b) Secondo Gv 11,54-57 Gesù si ritira a Efraim (o Efrem) che corrisponde all’attuale et-Taiyibe, 20 km a nord-est di Gerusalemme, quasi sul crinale della montagna che va digradando verso la valle del Giordano. I Sinottici presuppongono invece che Gesù passi da Gerico—era la Gerico erodiana, un mucchio di case alla periferia di costruzioni sontuose, residenza invernale di Erode il Grande—, dove guarisce il mendicante cieco Bartimeo (Mc 10,4652; Lc 18,35-43; secondo Mt 20,29-34 i ciechi sono due) e, ospite in casa di Zaccheo, converte quel ricco pubblicano (Lc 19,1-10). c) Da Gerico Gesù prende la strada deserta che sul percorso di circa 25 km supera il dislivello di circa 1000 metri, e si porta a Gerusalemme. Secondo Giovanni si ferma a Betania, sulle pendici del monte degli Ulivi, in casa di Lazzaro, in attesa di dare inizio all’ultima predicazione nella città santa (Gv 12,1). 205
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48. LA
48. LA
SETTIMANA DELLA
PASSIONE
SETTIMANA DELLA
PASSIONE
4
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1
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1. Quadrante solare in pietra calcarea rinvenuto a Qumran, inciso con tacche per i calcoli astronomici. 2. Veduta aerea della cittadella di Gerusalemme. 3. L’arco dell’Ecce Homo a Gerusalemme. 3
CARTA I. LA CENA DI BETANIA (MT 26,6-13; MC 14,3-9; GV 12,1-11). L’INGRESSO DI GESÙ IN GERUSALEMME (MT 21,1-17; MC 11,1-11;
5. L’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Affresco nella chiesa di San Michele a Debra Salam, in Etiopia.
LC 19,29-45; GV 12,12-36)
A Betania (oggi el-’Azariye, cioè “Lazzaria”) a circa 3 km dalle mura di Gerusalemme sul fianco est del monte degli Ulivi, a casa di Simone il “lebbroso”, ha luogo la cena nella quale Maria, sorella di Lazzaro, onora Gesù con l’unguento prezioso. Matteo e Marco spostano la narrazione di questa cena in modo da farne un’introduzione alla passione. Giovanni indica invece una data precisa: sei giorni prima di Pasqua, cioè la sera del sabato. All’indomani (Gv 12,12), nel giorno che noi chiamiamo la domenica delle Palme, Gesù si recò con una certa solennità in Gerusalemme. Da Betania scelse la via che passa
PREMESSA CRONOLOGICA
Porta Orientale
Tempio Altare Atrio delle Donne Cortile dei Gentili
Getsemani 1
Fortezza Antonia
PREMESSA TOPOGRAFICA
3 2 4
1 2 3 4
BETFAGE Porta dei Cavalli Pinnacolo
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Palazzo degli Asmonei
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Palazzo di Erode Casa di Anna e Caifa
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Rimane un dubbio sulla localizzazione del Pretorio di Pilato. Da Giuseppe Flavio sappiamo che, quando il procuratore romano si recava a Gerusalemme (la sua residenza abituale era a Cesarea Marittima), alloggiava nel palazzo che era stato di Erode, sul posto dell’attuale Cittadella (o “Torre di Davide”). Invece la tradizione di origine medievale, che si esprime ancor oggi nella Via Crucis percorsa dai pellegrini, suppone che il Pretorio fosse la Torre Antonia, a nord-ovest della spianata del Tempio, presso il cosiddetto arco dell’Ecce Homo (cf. Gv 19,5; tale struttura è però del II sec. d.C.). Non è impossibile che in occasione della festa Pilato, arrivato da Cesarea per prevenire tumulti, abbia preferito porre la sua residenza nella Torre Antonia, che dominava il Tempio, ma i tentativi di sostenere tale argomento con riferimenti archeologici non sono risultati conclusivi. La carta III segue comunque questa tradizione.
Discepoli di Gesù
Monte degli Ulivi
4
Piscina Amygdalon
I
Itinerario di Gesù
poe
206
per il dorso del monte degli Ulivi. Giunto in vicinanza di Betfage (“Casa dei fichi”), un casale sul versante orientale del monte, vi mandò due discepoli a prendere in prestito un asinello, cavalcando il quale si diresse in mezzo alla folla esultante alla volta di Gerusalemme. Seguendo probabilmente la via più diretta, dopo aver disceso e poi risalito la stretta valle del Cedron, entrò dalla Porta Orientale (allora detta “Bella”), oggi chiusa e chiamata impropriamente Porta Aurea. A questo punto i Sinottici pongono la cacciata dei venditori dal Tempio (Mt 21,12-13; Mc 11,15-17; Lc 19,45-46) che Gv 2,13-17 aveva riferito all’inizio del ministero pubblico di Gesù. In questo primo giorno a Gerusalemme vanno collocati Mt 21,15-16 e, forse, Gv 12,20-35. Poi Gesù ritornò a Betania.
Piscina di Bethesda
Tyro
I Sinottici concordano con Giovanni nel porre la morte di Gesù in giorno di venerdì (parasceve, greco paraskeuè, “preparazione” del sabato). Per i Sinottici il giovedì era “il giorno degli azzimi, quando si immolava la Pasqua” (Mc 14,12). Gli agnelli venivano immolati nel Tempio nel pomeriggio del 14 Nisan (marzo-aprile); la sera stessa veniva celebrata la cena pasquale; il 15 Nisan era il giorno di Pasqua. Quel venerdì, dunque, per i Sinottici era il giorno di Pasqua. Invece per il IV Vangelo quel venerdì era la vigilia di Pasqua (cf. Gv 18,28 e 19,31). Per questo Giovanni può stabilire un parallelo tra la morte di Gesù e l’immolazione degli agnelli pasquali che avveniva in quella stessa ora (Gv 19,36). Secondo i calcoli astronomici risulta che dall’anno 28 al 33 per due volte un venerdì coincise con il 14 Nisan: il 7 aprile del 30 (data da noi preferita) e il 3 aprile del 33; mai invece coincise col 15 Nisan. Giovanni ci trasmise dunque la vera data, e ciò fa sorgere il problema: come mai Gesù celebrò la Pasqua il 13 Nisan invece che il 14 (perché la cena riferita dai Sinottici è senz’altro la cena pasquale)? Si può spiegare soltanto ammettendo che Gesù abbia anticipato la celebrazione. Alcuni sostengono un’altra ipotesi: Gesù avrebbe seguito il calendario della comunità di Qumran, basato sul computo di un anno di 364 giorni in cui le feste cadevano sempre nello stesso giorno della settimana (Capodanno, Pasqua, Capanne sempre in mercoledì, Pentecoste in domenica): in tal caso l’ultima cena sarebbe stata celebrata il martedì, nella notte avrebbe avuto luogo la cattura e il mercoledì il processo al Sinedrio; passata la notte nella prigione del Sinedrio, Gesù sarebbe stato condotto da Pilato il giovedì, restando nelle carceri del procuratore la notte tra il giovedì e il venerdì. Questa ipotesi spiegherebbe parecchie cose, ma gli argomenti su cui si appoggia sono fragili. Riteniamo comunque probabile che la settimana della passione sia da collocare agli inizi di aprile dell’anno 30.
Cenacolo
Fonte di Ghicon
Monte dello Scandalo
Piscina di Siloe G
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Cedron
4. A Gerusalemme, la Porta Bella (o Aurea) consentiva l’accesso al Tempio a chi veniva dal monte degli Ulivi.
BETANIA
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48. LA Piscina di Bethesda Porta Orientale
Tempio 1 Atrio delle Donne 3
Monte degli Ulivi
1. Fortezza Antonia 2. Portici 3. Portico di Salomone 4. Portico reale (Basilica) 5. Cortile dei Gentili 6. Balaustrata 7. Atrio delle Donne 8. Atrio dei Sacerdoti 9. Santuario 10. Ponte (Arco di Wilson) 11. Scalinata (Arco di Robinson) 12. Porte di Hulda 13. Porta di Susa (oggi Aurea) 14. Porta Bella 15. Porta di Nicanore 16. Atrio degli Israeliti 17. Altare degli olocausti
Getsemani 1
Fortezza Antonia
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Palazzo degli Asmonei
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Monte dello Scandalo
Cedron
Piscina di Siloe
PASSIONE
a. b. Pianta approssimativa del Tempio di Gerusalemme ricostruito da Erode, elaborata in base alla descrizione di Giuseppe Flavio e della “Mishna”, trattato “Middot” (Misure del Tempio).
Itinerario di Gesù
Piscina Amygdalon
SETTIMANA DELLA
18. Rampa dell’altare 19. Conca delle abluzioni 20. Luogo delle macellazioni 21. Vestibolo 22. Santo 23. Santo dei Santi 24. Camera del Santuario 25. Camera dei lebbrosi 26. Camera della legna 27. Camera dei Nazirei 28. Camera degli olii 29. Altre camere 30. Portici 31. Porte
6
6. Modello del Tempio di Gerusalemme. Holy Land Hotel, Gerusalemme.
BETANIA
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7. Gerusalemme vista dal monte degli Ulivi in una litografia del 1839 del paesaggista inglese David Roberts. Particolare.
II
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CARTA II. DISPUTE NEL TEMPIO E DISCORSO ESCATOLOGICO 14
(MT 21,18-25,46; MC 11,20-13,37; LC 19,47-21,38)
Gesù scese in città anche nei giorni successivi: l’episodio della maledizione del fico si colloca naturalmente sulla strada tra Betania e Gerusalemme. Mc 11,27-12,44 sembra porre al martedì i discorsi svoltisi tra Gesù e i suoi oppositori. L’ultimo episodio, l’obolo della vedova (Mc 12,41-43; Lc 21,1-3), lascia supporre che Gesù non si limitò a predicare nei portici del grande cortile detto dei Gentili, perché vi potevano accedere anche i pagani, ma entrò anche nel cosiddetto cortile (o atrio) delle Donne, dove si trovava la camera del Tesoro. Gesù predisse anche la distruzione del Tempio e pronunciò il “discorso escatologico”, sulla caduta di Gerusalemme e la fine del mondo (si può immaginare che questo discorso sia stato pronunciato sul monte degli Ulivi, davanti al panorama della città). In questo contesto Matteo aggiunge altri discorsi di argomento affine (Mt 25). Nel frattempo (di mercoledì?) Giuda prese accordi con i capi dei sacerdoti (Mt 26, 1-5.14-16; Mc 14,1-2.10-11; Lc 22,1-6).
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48. LA
CARTA III. DALL’ULTIMA CENA ALLA MORTE DI GESÙ (MT 26,17-27,61; MC 14,12-15,47; LC 22,7-23,56; GV 13,1-19,42) a) Da Betania Gesù manda Pietro e Giovanni a Gerusalemme a preparare la cena pasquale: è il pomeriggio di giovedì. La sera, Gesù con gli apostoli lascia Betania ed entra in Gerusalemme forse per la Porta della Fontana, presso la piscina di Siloe; di qui sale alla Città Alta (in quella parte che impropriamente si chiama il colle di Sion) ed entra nella casa, dove al piano superiore (cenacolo) celebra la Pasqua. L’identificazione del luogo risale al IV-V Piscina di Bethesda
Itinerario di Gesù Porta Orientale
1
PASSIONE
sec., quando fu costruita la basilica detta “la Santa Sion”: oggi si possono vedere parte dei muri dell’epoca bizantina in un rifacimento del XIV secolo. b) Dal Cenacolo Gesù esce di nuovo dalla città, costeggia la valle del Cedron, passa il torrente e si inoltra in un giardino detto Getsemani (“Torchio per l’olio”), dove prega a lungo nelle ore della notte. Sempre di notte giunge Giuda con i servi del sommo sacerdote e le guardie che i Romani mettevano a disposizione dell’autorità religiosa. Gesù viene arrestato e condotto da Anna e poi
Fortezza Antonia Porta di Efraim Santo Sepolcro
SETTIMANA DELLA
Tempio 1
Monte degli Ulivi
Getsemani
Calvario
9. William Congdon, “Crocefisso n. 2”, 1960. 10. La Vergine bacia la mano del Cristo morto. Particolare di una Deposizione romanica, Lascaux, Dordogna, Francia. 11. La basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
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III 8. Il rinnegamento di Pietro. Affresco del IV secolo d.C., catacombe di Commodilla, Roma.
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da Caifa, che probabilmente abitava nello stesso palazzo. Il luogo era nella Città Alta; esso è indicato nell’attuale quartiere armeno (chiesa di San Salvatore) presso la Porta di Sion e il Cenacolo. c) Il Sinedrio si riunisce forse nella casa stessa. Non è chiaro se la comparsa di Gesù davanti al Sinedrio, riferita dai Sinottici, sia un vero e proprio processo: in ogni caso, secondo il racconto, ne scaturisce la decisione di mettere a morte Gesù. Nel cortile della stessa casa Pietro quella notte nega di conoscere il maestro. d) Il venerdì mattina Gesù viene condotto da Pilato. Il solo Luca riferisce che Pilato fece condurre Gesù da Erode Antipa, presente per la Pasqua nel palazzo degli Asmonei, di cui ora non sussiste nulla, ma che sorgeva oltre la valle detta “Tyropoeion”, a ovest, sulle pendici della Città Alta. Da qui Gesù è ricondotto nel pretorio, dove è flagellato e deriso dai soldati romani. e) Caricato della croce, Gesù esce dal pretorio verso la Porta di Efraim, dove incontra il Cireneo che l’aiuta a compiere l’ultima parte del tragitto. Il luogo del Calvario, cioè “il Teschio”, era una sporgenza rocciosa. L’identificazione del luogo, come anche del sepolcro nel vicino giardino, è certa e oggi vi sorge la Basilica del Santo Sepolcro. Negli anni 41-44 fu incluso dentro le mura di Agrippa I, che corrispondevano all’incirca all’attuale muro settentrionale di Gerusalemme vecchia, ma all’epoca di Gesù era fuori dalle mura. In quel luogo si compì l’atto supremo della Redenzione.
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49. APPENDICE AGLI
49. APPENDICE AGLI ITINERARI DI GESÙ. LA PALESTINA AL TEMPO DEL MINISTERO PUBBLICO DI GESÙ. L’IMPERO ROMANO AL TEMPO DI GESÙ E DEGLI APOSTOLI
1
1. Zona archeologica di Qubêbe a 11 chilometri da Gerusalemme, uno dei luoghi in cui è stata identificata la Emmaus del Vangelo. L’altro luogo, ‘Imwâs, è a 32 chilometri da Gerusalemme.
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Dalla “sala alta” come dice la parola greca hyperoon (cioè con ogni probabilità dallo stesso luogo in cui era stata celebrata l’ultima cena), dove Gesù si era manifestato per l’ultima volta, il gruppo degli apostoli accompagna il Risorto sul monte degli Ulivi. Il punto del monte degli Ulivi, che si mostra oggi come luogo dell’Ascensione, è il più alto di tutta la cresta; in realtà le indicazioni dei due passi che narrano l’Ascensione sono più generiche: Lc 24,50 ha “verso Betania”; At 1,12 “dal monte degli Ulivi, alla distanza di cammino di un sabato da Gerusalemme”.
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Emmaus (Qubêbe): probabile itinerario di Gesù
4. L’edicola dell’Ascensione, costruita sul monte degli Ulivi a Gerusalemme in epoca crociata, era contenuta in una chiesa anch’essa ottagonale. La cupola fu aggiunta dopo la vittoria di Saladino nel 1187 d.C. 3
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Emmaus (‘Imwâs): possibile itinerario di Gesù
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3. L’Ascensione. Icona dei primi del XV secolo. Galleria Tret’jakov, Mosca.
2. Gesù e i pellegrini di Emmaus. Bassorilievo romanico da Santo Domingo di Silos, Spagna.
CARTA I. IL VIAGGIO DA GERUSALEMME A EMMAUS (LC 24,13-35) La narrazione di Luca lascia un punto oscuro: dov’era situato il villaggio chiamato Emmaus e distante 60 stadi da Gerusalemme? La questione è complicata dal fatto che alcuni codici manoscritti antichi hanno 160 stadi. Una Emmaus ben nota, dall’Antico Testamento (1 Mac 3,40.57) e da Giuseppe Flavio, si trova nella pianura in direzione di Ghezer e di Lidda (Lod); fu chiamata Nicopoli nel III secolo, ed esiste ancora con l’antico nome di Amuás (‘Amwâs o ‘Imwâs). Essa si trova a 32 km da Gerusalemme, che all’incirca può corrispondere ai 160 stadi indicati da alcuni codici. I critici però ritengono che la cifra più attendibile per il testo lucano sia 60 stadi e quindi Amuás non è l’Emmaus del Vangelo. Alle indicazioni di Luca potrebbe corrispondere l’odierna Qubêbe, 11 km a ovest nord-ovest di Gerusalemme, cioè alla distanza di 64 stadi, ma la tradizione non è antica, risalendo al tempo dei Crociati. Un altro luogo indicato come possibile localizzazione di Emmaus è il villaggio di Abu-Gosh.
ITINERARI DI
II
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.
Tempio Altare Atrio delle Donne Cortile dei Gentili Pinnacolo Torre Ippico Torre Fasael Torre Mariamme Porta Probatica
10. Porta Orientale 11. Porta dei Cavalli 12. Porta delle Acque 13. Porta della Fontana 14. Porta dei Cocci 15. Porta degli Esseni 16. Porta dei Giardini 17. Porta di Efraim 18. Porta di Beniamino
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Questa carta è complementare alla carta I di Tav. 45. a) La Giudea con l’Idumea e la Samaria nel 6 d.C. divenne una provincia procuratoria, cioè dipendente dall’imperatore e governata da un procuratore. Il procuratore della Giudea era subordinato al governatore della provincia imperiale della Siria. Di questi ultimi ricordiamo Publio Sulpicio Quirinio (che rivestì l’incarico circa il 12-9 a.C. e una seconda volta nel 6 d.C.), che è menzionato in Lc 2,2 e fu l’esecutore dei due primi censimenti romani in Siria e Palestina. Tra i procuratori della Giudea ricordiamo Valerio Grato (15-26), che depose il sommo sacerdote Anano, che gli evangelisti chiamano Anna, e dopo due altri successori fece eleggere Caifa (Kaiáfa), il genero di Anna; e Ponzio Pilato, 26-36, procuratore al tempo di Gesù che Giuseppe Flavio descrive come crudele nelle repressioni. Per aver ordinato una strage di Samaritani, fu sospeso da Lucio Vitellio, governatore della Siria, e deferito dall’impe-
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CARTA III. DIVISIONE AMMINISTRATIVA DELLA PALESTINA DAL 6 AL 37 D.C.
ratore, che lo condannò all’esilio o forse al suicidio. Nel 41 la Giudea venne data al re Agrippa I (vedi Tav. 51). b) La Galilea e la Perea furono governate dal tetrarca Erode Antipa dal 4 a.C. al 37 d.C. Antipa fortificò Sefforis (oggi Tsippori) e nel 18 costruì ex novo la città di Tiberiade sulla riva occidentale del lago di Genesaret. Ricostruì Betharamtha in Perea chiamandola Livias, dal nome della moglie di Augusto, Livia. Una guerra con il re dei Nabatei Areta IV (9 a.C.-40 d.C.), si risolse per Antipa in una sconfitta e lo mise in cattiva luce presso i Romani. Quando Caligola diede ad Agrippa I il titolo di re sui territori già governati da Filippo, Antipa chiese una dignità analoga, ma la reazione dell’imperatore fu negativa, anzi decise di esiliarlo a Lione. c) La tetrarchia di Filippo fu governata pacificamente dal 4 a.C. al 33-34 d.C.; Filippo costruì Iulias (Giuliade) presso Betsaida in onore della figlia di Augusto, poi ingrandì Panion (o Paneade, oggi Banyas), chiamandola Cesarea. Alla sua morte la sua tetrarchia fu annessa alla Siria fino all’avvento di Caligola, che nel 37 la diede ad Agrippa I. d) Salome alla sua morte (circa 12-15 d.C.) lasciò i suoi territori (Iamnia, Azoto, Fasaelide) a Livia, moglie di Augusto; passarono poi all’imperatore Tiberio. Oltre Ascalona, anche le città della Decapoli continuarono ad avere uno statuto speciale.
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Per Otone, Vitellio e Vespasiano i periodi di regno si sovrappongono perché furono proclamati imperatori nello stesso anno. Alla fine tra i pretendenti si impose Vespasiano.
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La Giudea sotto Ponzio Pilato
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b) Situazione dei Giudei nell’ambito dell’impero In Giudea, come nelle altre province, il compito principale del governatore, dopo quello di mantenere l’ordine, era quello di pronunciare le sentenze capitali, a lui riservate, e di esigere i tributi. Per il resto restavano in vigore le amministrazioni locali, in primo luogo il Sinedrio, la cui autorità nel campo civile era limitata alla sola Giudea, mentre nel campo religioso si estendeva su tutti i Giudei anche fuori del territorio. Il Sinedrio aveva a disposizione un corpo di guardie, per il mantenimento della sicurezza pubblica. Tutto ciò analogamente a quanto avveniva nelle altre province, dove organi amministrativi locali operavano con una certa autonomia. Ma i Giudei godevano di privilegi loro propri: anzitutto l’esenzione dal culto dell’imperatore e dal servizio militare. Inoltre non erano chiamati in giudizio dalla sera del venerdì a tutto il sabato (per rispetto al riposo sabbatico); non venivano introdotte nel territorio le insegne militari (con figure proibite dal giudaismo); era riconosciuta la pena di morte per i pagani che entrassero nel cortile interno del Tempio e il diritto del Tempio a ricevere tributi e offerte libere. I Giudei erano comunque obbligati al giuramento di fedeltà all’imperatore e a lasciare le vesti e gli ornamenti liturgici del sommo sacerdote in custodia nella Torre Antonia, richiedendoli tre volte all’anno per le feste principali; tale prassi fu seguita fino al regno di Agrippa I, dopo la cui morte il legato di Siria Cassio Longino si adoperò perché Claudio concedesse che essi rimanessero in mano ai Giudei. A ciò si aggiunga che i procuratori (come già Erode) potevano deporre e sostituire il sommo sacerdote.
a) Divisione amministrativa dell’impero Il territorio metropolitano comprendeva solo l’Italia (senza le isole); il resto dell’impero era suddiviso in province di tre categorie: Provincia senatoria, dipendente dal Senato e governata da un proconsole (cioè ex console); Provincia imperatoria, dipendente direttamente dall’imperatore e governata da un legato (luogotenente) di Augusto propretore (cioè ex pretore); Provincia procuratoria, più piccola, di recente conquista e/o di difficile governo, affidata a un procuratore. Tale era la Giudea. Nella cartina è indicata l’estensione dell’impero con i nomi di molte province e delle rispettive capitali, dove risiedeva il governatore romano. L’impero romano, oltre che alle province, si estendeva anche ai regni vassalli, come ad esempio quello di Erode, l’autonomia dei quali era limitata dal potere centrale. Lo stesso valeva per le città libere o autonome, come quelle della Decapoli.
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CARTA IV. DESCRIZIONE DELL’IMPERO ROMANO
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5. Gerusalemme (“E AGIA POLIS”, La Santa Città). Particolare dai mosaici ritrovati negli scavi del complesso di Santo Stefano a Umm al-Rasas, a sud-est di Madaba, in Giordania.
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CARTA II. PREDICAZIONE DEL DIACONO FILIPPO. CONVERSIONE DI SAN PAOLO A DAMASCO E SUO VIAGGIO A GERUSALEMME (AT 8,1-9,30; CF. 22,5-16; 26,10-18; GAL 1,12-17) (CIRCA 36-39 D.C.)
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3. 4. San Paolo. Incisione su una gemma di anello ritrovata a Kastron Mefaa, a nord di Madaba.
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L’elenco riportato dagli Atti non si riferisce direttamente ai popoli, ma ai paesi dai quali provenivano i “Giudei e proseliti” in pellegrinaggio o comunque residenti in quei giorni a Gerusalemme. Per comprendere la narrazione degli Atti, si deve tenere presente il fenomeno della Diáspora (in greco: Dispersione) degli Ebrei. Già all’epoca del ritorno da Babilonia (VI sec. a.C.) molti nuclei giudaici restarono nella Mesopotamia e in Persia. Ma specialmente durante e dopo il regno di Alessandro Magno gli Ebrei si diffusero nelle città principali dei regni ellenistici; nacquero così comunità giudaiche in tutto il bacino del Mediterraneo, generalmente organizzate attorno alla sinagoga e sempre in comunicazione con Gerusalemme. I Giudei propagandavano le loro concezioni religiose e tra i pagani vi furono dei convertiti, che accettarono la circoncisione e l’osservanza della legge religiosa ebraica; essi erano detti proseliti (in greco: “sopravvenuti”). Altri abbracciavano il monoteismo ebraico e le leggi morali, senza osare aggregarsi con la circoncisione; erano chiamati “timorati di Dio”. Quando la predicazione cristiana uscì dalla Giudea, si rivolse in primo luogo ai Giudei della diaspora e ai proseliti.
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CARTA I. I POPOLI PRESENTI ALLA PENTECOSTE (AT 2,5-11)
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2. La lapidazione di santo Stefano. Miniatura dell’Evangeliario Siriaco Medievale, Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma.
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1. La Pentecoste. Smalto, XII-XIII secolo d.C. Museo di Arte Georgiana, Tbilisi. Il vecchio re nell’emiciclo simboleggia l’insieme dei popoli e delle nazioni.
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50. GLI ATTI DEGLI APOSTOLI. LA PENTECOSTE. DALLA MISSIONE DI FILIPPO ALLA PREDICAZIONE DI SAULO E BARNABA AD ANTIOCHIA
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a) I primi avvenimenti narrati dagli Atti degli Apostoli (capitoli 1-7) si svolgono tutti nella città di Gerusalemme. La persecuzione suscitata dopo il martirio di Stefano fu l’occasione per il primo espandersi del cristianesimo fuori della Giudea: dovendo lasciare Gerusalemme, i cristiani cominciarono a predicare anche fuori dalla città. In particolare Filippo (non l’apostolo, ma uno dei “sette” comunemente indicati come “diaconi”, cf. At 6,5) evangelizzò con buoni risultati una città della Samaria (Sebaste o forse Sichar). Dopo questo successo e i primi battesimi, gli apostoli Pietro e Giovanni si recarono in quella città e imponendo le mani conferivano lo Spirito Santo ai battezzati. In questo quadro Luca riferisce l’episodio di un certo Simon Mago, che voleva comperare il potere di conferire lo Spirito Santo (da qui il termine “simonia”,
per indicare la compravendita di cose sacre e cariche ecclesiastiche). Molti villaggi della Samaria furono evangelizzati (At 8,25). b) Filippo scese poi sulla strada che, dirigendosi verso sud, da Gerusalemme portava a Gaza. Su questa strada Filippo ebbe modo di battezzare un Etiope (Ebreo o proselito), ministro della regina Candace: il luogo tradizionale di tale battesimo è ‘Ain Dirwe, ricca fonte di fronte al sito dell’antica Bet-Zur. Dopo questo atto Filippo si trovò in Azoto (l’antica Asdod), da dove raggiunse Cesarea Marittima predicando il Vangelo in tutte 1e città del litorale. c) Forse verso il 36 Saulo (Paolo), uno dei persecutori di Stefano (At 7,58; 8,1), si diresse a Damasco per imprigionare e condurre a Gerusalemme i cristiani che vi si trovavano. Ma presso le porte di quella città ebbe la visione di Gesù risorto e si convertì. Battezzato da Anania, iniziò a predicare la sua nuova fede, poi si ritirò nel deserto siro-arabico (Gal 1,17). Ritornato a Damasco e cercato a morte dai Giudei, fuggì dalla città (2 Cor 11,32-33). 217
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50. SAULO E BARNABA AD ANTIOCHIA 5. I santi Pietro e Paolo in un bassorilievo conservato nel Museo Paleocristiano di Aquileia. 6. Acquedotto romano a Cesarea.
7
8
7. San Pietro resuscita Tabita. Capitello medievale nella basilica dell’Annunciazione a Nazaret.
8. L’entrata alla grotta in cui, secondo la tradizione, si ritirò san Pietro, primo vescovo di Antiochia, città oggi in Turchia.
Apamea
CARTA V. MINISTERO DI SAULO E (AT 11,19-26) (40-42 D.C.)
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CARTA III. SAULO A GERUSALEMME E A TARSO (AT 9,26-30; GAL 1,18-24) (39-40 D.C.)
Canatha
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Ioppe Filadelfia Gerusalemme
218
Saulo
Passati tre anni dalla conversione, Saulo si recò a Gerusalemme, dove si consultò con Pietro (Cefa) e con Giacomo, parente di Gesù. Accolto con gioia, ma anche con una certa circospezione, fu poi accompagnato a Cesarea, dove s’imbarcò e raggiunse Tarso in Cilicia, il luogo dov’era nato e cresciuto.
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BARNABA AD ANTIOCHIA
I cristiani dispersi dalla persecuzione scatenatasi con il martirio di Stefano, essendo in gran parte di lingua greca, trovarono facile evangelizzare gli Ebrei della Fenicia e della Siria. Alcuni, giunti ad Antiochia, predicarono anche ai non Ebrei, ottenendo buoni risultati. Naturalmente i credenti ricevevano il battesimo. La cosa si seppe a Gerusalemme e Barnaba fu mandato in qualità di “visitatore apostolico”, come diremmo con linguaggio ecclesiastico odierno. Barnaba approvò quanto era stato fatto, poi ritenne che Saulo poteva essere adatto per la predicazione ai Giudei ellenisti e ai Greci (cioè ai pagani di lingua greca) e, recatosi a Tarso, lo condusse con sé ad Antiochia dove rimasero insieme per un anno. Fu appunto ad Antiochia che i convertiti furono chiamati per la prima volta “cristiani”.
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Pietro e i messi
a) A partire da At 9,31, Luca narra la visita di Pietro presso alcune comunità cristiane in Giudea. A Lidda (l’antica e attuale Lod) guarì il paralitico Enea, ammalato da 8 anni. Chiamato a Ioppe (Giaffa), vi risuscitò Tabita. b) A Ioppe Luca pone la visione, da parte di Pietro, della tovaglia calata dal cielo contenente animali puri e impuri, con l’invito di mangiarli. Il riferimento è alla necessità di accettare nel cristianesimo i pagani, senza pretendere che prima diventassero “puri”, cioè Ebrei, seguendo tutte le prescrizioni della Legge così come veniva allora interpretata. In coincidenza con questa visione Luca colloca la vocazione di Cornelio, il centurione che da Cesarea manda alcuni messi per chiamare Pietro. Il giorno dopo Pietro parte per Cesarea, annuncia il Vangelo in casa di Cornelio e battezza lui e tutta la sua famiglia. La cosa si seppe a Gerusalemme e fece scandalo tra i cristiani (che, lo ricordiamo, erano tutti Ebrei), perché si riteneva che non fosse possibile amministrare il battesimo ai pagani. Quando Pietro vi ritornò, chiarì che non aveva agito di sua iniziativa, ma guidato da segni divini.
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(39-40 D.C.)
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CARTA IV. PIETRO VISITA LIDDA E IOPPE. CHIAMATO A CESAREA, BATTEZZA CORNELIO E LA SUA FAMIGLIA (AT 9,31-43; 10,1-11,18)
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Paolo e Barnaba
219
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Pagina 220
51. IL
AT 11,27–15,35
REGNO DI
AGRIPPA I
51. IL REGNO DI AGRIPPA I. PRIMO VIAGGIO DI PAOLO. IL CONCILIO DI GERUSALEMME 41–49 D.C. Provincia romana di Siria
Gephyra Antiochia
I
Seleucia
Regno di Agrippa I nel 37 d.C.
Calcide
Nymphaeum Plaiamus Lydia
Territori donati ad Agrippa I da Caligola nel 40 d.C.
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Territori donati ad Agrippa I da Claudio nel 41 d.C.
S I R I A Apamea
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Larissa Balanea
Epifania
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Maraccas
Decapoli
1. Statua in marmo dell’imperatore Claudio ritratto in figura di Giove, con lo scettro e un’aquila ai piedi. Metà del I secolo d.C., Musei Vaticani, Roma.
Adana
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Ascalona: territorio a statuto speciale della provincia di Siria
Arethusa
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Paolo e Barnaba
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Orthosia Tripoli
2. Resti di un “cardo” romano presso Tiberiade.
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TRACONITIDE
Agrippa era amato dai Giudei, perché aveva nelle vene il sangue degli Asmonei ed era rispettoso della legge religiosa, almeno per quanto riguardava le pratiche esteriori. Durante il suo breve regno iniziò la costruzione del muro settentrionale di Gerusalemme o “terzo muro” (sulla cui ubicazione si discute) per includere nella città il quartiere detto Bezetha o Betzata, ma Claudio ne proibì il proseguimento e Agrippa dovette ubbidire. La morte avvenne nell’estate del 44 a Cesarea: i particolari del fatto narrati negli Atti (12,20-23) coincidono sostanzialmente con quanto riferito da Giuseppe Flavio (Antichità Giudaiche XIX, 8,2); tutto il territorio fu messo sotto l’amministrazione di un procuratore romano. Questo stato di cose durò fino all’anno 53, quando Claudio attribuì ad Agrippa II, il figlio di Agrippa I, i territori che erano stati delle tetrarchie di Filippo e di Lisania. Altre città gli vennero attribuite da Nerone (Tiberiade, Tarichea, Liviade e Abila nella Decapoli), in onore del quale Agrippa II cambiò il nome di Cesarea di Filippo in quello di Neronias (Neroniade: vedi Tav. 54). Giudea, Galilea e Perea rimasero invece sotto l’amministrazione del procuratore romano fino allo scoppio della guerra giudaica (nel 66).
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CARTA II. FINE DEL REGNO DI AGRIPPA I (AT 12,19-23) (44 D.C.)
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L’ex regno di Agrippa I sotto il procuratore romano dal 44 al 53 d.C.
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a) Gli Atti al cap. 12 introducono il personaggio del “re Erode”. Si tratta di Erode Giulio Agrippa, designato comunemente come Agrippa I, l’ultimo re dei Giudei. Nipote di Erode il Grande e Mariamme, con i fratelli Erode (poi re della Calcide) e Aristobulo, fu mandato a Roma dal nonno, per essere educato. A Roma Agrippa entrò in buoni rapporti con Caligola e Claudio. Quando Caligola divenne imperatore, alla morte di Tiberio nel 37, incominciò la fortuna di Agrippa. Caligola gli diede la dignità regia, assegnandogli come territorio la tetrarchia di Filippo (vedi Tav. 49: comprendeva parte dell’Iturea, la Batanea, la Traconitide e l’Auranitide) e quella di Lisania: Abila e il suo territorio. Nel 39 Caligola esiliò Erode Antipa e trasferì la sua tetrarchia, cioè la Galilea e la Perea, nel regno di Agrippa (anni 39-40). Quando nel 41 Claudio divenne imperatore, gli assegnò anche la Giudea e la Samaria, ricostituendo così l’antico regno di Erode. Al fratello di Agrippa, Erode, Claudio attribuì il regno di Calcide, città posta tra il Libano e l’Antilibano. b) Sotto Claudio (forse tra il 44 e il 48, mancano indicazioni più precise) ci fu una grave carestia; la comunità cristiana di Antiochia fece un’abbondante colletta e inviò i soccorsi alla Chiesa di Gerusalemme tramite Saulo e Barnaba (At 11,27-30).
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CARTA I. IL REGNO DI AGRIPPA I. LA MISSIONE DI SAULO E BARNABA A GERUSALEMME (AT 11,27-12,24) (41-44 D.C.)
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3. Tiberiade in una litografia del 1839 del paesaggista inglese David Roberts. Particolare.
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Capitolo 051 220-223_NERO.qxp:Capitolo 051 220-223.qxp
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51. IL 4
PRIMO VIAGGIO DI
PAOLO
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4. Il ginnasio di epoca traiana a Salamina, Cipro.
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7. Perge: resti della porta ellenistica detta Plancia Magna dal nome del governatore della Bitinia, Plancio Varo, che vi ricostruì un portico a forma di ferro di cavallo nel 122 d.C.
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Cesarea (Mazaca)
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6. Peristilio di una tomba nella necropoli di Pafo, a Cipro, utilizzata dai dignitari a partire dal III secolo a.C.
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a) Tornando da Gerusalemme ad Antiochia, Saulo e Barnaba condussero con loro Giovanni Marco, cugino di Barnaba (Col 4,10), che li accompagnò nel primo viaggio apostolico. La carta segna l’itinerario di questo viaggio: da Antiochia Saulo con Barnaba e Marco si portò al porto di Seleucia e s’imbarcò per Cipro, la patria di Barnaba. Approdarono a Salamina (nel golfo dell’attuale Famagosta), dove incominciarono l’evangelizzazione e, attraversando l’isola (probabilmente lungo la costa, per Citium e Amatunte), raggiunsero Pafo, la sede del proconsole Sergio Paolo, che abbracciò la fede. Da questo punto (At 13,9-13) in avanti Saulo è costantemente chiamato Paolo, forse per deferenza verso Sergio Paolo, oppure come secondo nome, già posseduto ma ora più adatto per la predicazione ai pagani. Da Pafo s’imbarcarono per l’Asia Minore e, sbarcando nel porto di Attalia (ora Antalya), raggiunsero Perge. A questo punto il giovane Marco ritornò a Gerusalemme. Da Perge in Panfilia seguendo il fiume Aksu (anticamente Cestrus) i due apostoli si inoltrarono nella Pisidia e, percorsi 160 km, raggiunsero Antiochia. In seguito alla persecuzione suscitata dai Giudei, Paolo e Barnaba passarono da Antiochia a Iconio in Licaonia (130 km); si portarono poi a Listra (38 km a sud di Iconio). Qui Paolo fu lapidato e a stento si salvò con la fuga (cf. 2 Cor 11,25), portandosi con Barnaba a Derbe (31
5. Capitello del IV secolo a.C. ad Amatunte, Cipro.
AO
IA
(45-49 D.C.)
km da Listra). A questo punto i due apostoli non proseguirono, ma rifecero il viaggio in senso inverso, confermando le Chiese già formate e costituendo “presbiteri” o anziani che le governassero. Fermatisi per un periodo abbastanza lungo a Perge, si imbarcarono poi ad Attalia, da dove raggiunsero Seleucia e poi Antiochia. b) Ad Antiochia giunsero dalla Giudea alcuni Giudeo-cristiani che sostenevano la necessità di circoncidere tutti i pagani convertiti. Paolo e Barnaba si opposero energicamente, ma la questione era grave: per questo, attraversando la Fenicia e la Samaria, raggiunsero Gerusalemme, dove furono ben accolti dagli apostoli e dai presbiteri, ai quali narrarono come Dio li aveva visibilmente favoriti nella conversione dei pagani. Ma anche a Gerusalemme si fece sentire la protesta di coloro che insistevano sulla necessità della circoncisione. La questione fu trattata in un’assemblea, che comunemente viene designata come “Concilio di Gerusalemme”. Secondo il racconto di Luca (At 15), si decise di non imporre la circoncisione ai pagani; su suggerimento di Giacomo, il parente di Gesù, si indicarono però alcune norme di comportamento per favorire la convivenza dei pagani convertiti con i Giudeo-cristiani (At 15,20). Il racconto degli Atti suppone che queste decisioni siano state portate a conoscenza dei cristiani della Siria (Antiochia) e della Cilicia, mediante una delegazione composta da Giuda e Sila, ai quali si unirono Paolo e Barnaba che tornavano così ad Antiochia. Nelle lettere di Paolo, però, non si trova alcun riferimento a tali norme.
PISI D
CARTA III. IL PRIMO VIAGGIO APOSTOLICO DI PAOLO (AT 12,24-14,27). IL CONCILIO DI GERUSALEMME (AT 15,1-35)
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Antiochia
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8. Antiochia di Pisidia: resti della città romana che vide il suo sviluppo sotto l’impero di Augusto. 9. Modellino in terracotta di una nave fenicia trovato a Cipro. Testimonia l’importanza dell’isola negli scambi del Mediterraneo.
Canatha Tiberiade
I viaggio: Paolo, Barnaba e Marco
Cesarea
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Marco
Gerusalemme
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52. IL
AT 15,36–21,18
52. IL
SECONDO E IL TERZO VIAGGIO DI
SECONDO VIAGGIO DI
PAOLO
PAOLO
49/50–58 D.C.
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3. Il teatro romano di Cesarea, I secolo d.C.
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2. Il tempio di Apollo a Corinto.
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1. L’acropoli di Atene. In primo piano, una statua dell’imperatore Adriano.
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In procinto di partire per il secondo viaggio, Paolo si trovò in disaccordo con Barnaba sull’opportunità di prendere ancora con loro Giovanni Marco, dato che li aveva abbandonati durante il primo viaggio. Barnaba allora si separò da Paolo e con Marco s’imbarcò per Cipro. Paolo prese come compagno di apostolato Sila e per via di terra si diresse verso le Chiese da lui già fondate nell’Asia Minore. Si recò quindi in Cilicia, sostando dove vi erano cristiani da esortare e confermare; poi raggiunse Derbe e Listra dove aggregò al suo gruppo Timoteo. Visitarono in seguito le Chiese di Iconio e di Antiochia di Pisidia. Cercando nuove regioni da evangelizzare, Paolo non si diresse verso l’interno della provincia dell’Asia, perché, afferma At 16,6, “lo Spirito Santo aveva vietato loro di predicare la parola nella provincia d’Asia”. Paolo puntò verso nord, attraversando la Frigia orientale e toccando la Galazia. Giunto ai confini della Bitinia, sempre per opera dello Spirito, Paolo fu spinto a dirigersi verso ovest, percorrendo la Misia settentrionale fino a raggiungere Troade. Qui incomincia una parte degli Atti degli Apostoli scritta alla prima persona plurale (“noi”), segno che a questo punto Luca si unì alla comitiva di Paolo. Spinto da una visione a raggiungere la Macedonia, Paolo si imbarcò a Troade e, dopo aver sostato nell’isola di Samotracia, approdò a Neapolis (oggi Kavalla), da dove proseguì per 11 km fino alla città di Filippi. Qui si fermò qualche tempo, fondando una fiorente comunità cristiana. Passando per Anfipoli e
Bari
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(49/50-52/53 D.C.)
Apollonia raggiunse poi Tessalonica (a 150 km di distanza), la capitale della Macedonia. La partenza da Tessalonica, dopo una predicazione coronata da successo, fu dovuta a un tumulto provocato da alcuni Giudei: Paolo riparò a Berea (distante 30 km). Giunti anche lì alcuni Giudei da Tessalonica, Paolo lasciò a Berea i suoi collaboratori e s’imbarcò per Atene. Gli Atti degli Apostoli riferiscono un discorso di Paolo all’Areopago (il termine si può riferire alla collina posta a sud dell’agorà, la piazza principale della città; oppure alla corte che vi si riuniva), che però non ottenne successo tra gli uditori. Paolo, rimasto solo, partì per Corinto, la capitale dell’Acaia e residenza del proconsole Gallione, fratello del filosofo romano Seneca. La menzione di questo personaggio è un indizio prezioso per la cronologia del viaggio: sappiamo infatti che Gallione esercitava l’incarico nel 52. A Corinto, dove lo raggiunsero i suoi collaboratori e dove trovò l’aiuto dei coniugi Aquila e Priscilla, Paolo si fermò più di un anno e mezzo. In questo tempo scrisse probabilmente le due lettere ai Tessalonicesi (o almeno la prima). Poi con Aquila e Priscilla si imbarcò per Efeso, ma vi si fermò poco, dirigendosi a Cesarea Marittima, da dove si portò a Gerusalemme e poi ad Antiochia, dopo tre anni di assenza.
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CARTA I. IL SECONDO VIAGGIO DI PAOLO (AT 15,36-18,22)
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52. IL TERZO VIAGGIO
DI
PAOLO
8. Il teatro di Mileto, in Turchia, è uno splendido monumento ben conservato con tracce di diverse epoche, dal IV secolo a.C. fino al periodo bizantino.
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9. Strada pavimentata con mosaici tra il porto e le terme a Tiro. 8
9
4. La porta dell’agorà e la biblioteca di Celso a Efeso. L’agorà era in uso già in epoca ellenistica e fu abbellita nel I secolo a.C. La biblioteca fu costruita all’inizio del II secolo d.C. 5. Il porto di Asso in Turchia.
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Dopo un breve periodo di permanenza ad Antiochia, Paolo con i suoi collaboratori si mise in viaggio avendo come meta Efeso, che raggiunse via terra. Dalle scarse indicazioni degli Atti si ritiene che Paolo, attraversata la Cilicia, la Licaonia e la Pisidia, si sia diretto a nord, nella Galazia e poi attraverso la Frigia e la valle del fiume Küçük (anticamente Caistro) sia giunto ad Efeso; in questa città Paolo operò per circa due anni e mezzo. Efeso fu anche il centro di irradiazione del cristianesimo nelle città vicine: sappiamo che Colosse e Laodicea furono evangelizzate dai discepoli di
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CARTA II. IL TERZO VIAGGIO DI PAOLO (AT 18,23-21,17) (53-58 D.C.)
Paolo (Col 1,7; 2,1; 4,12-13). A Efeso Paolo scrisse probabilmente la prima lettera ai Corinzi, intorno alla Pasqua dell’anno 57, e poi la lettera ai Galati. Terminata la sua permanenza ad Efeso, Paolo si portò in Macedonia, da dove scrisse la seconda lettera ai Corinzi, poi si recò nella stessa Corinto; da qui scrisse la lettera ai Romani. Nella primavera del 58 ritornò indietro verso la Macedonia, fermandosi a Filippi fino a Pasqua (At 20,6). Da Filippi (cioè dal porto di Neapolis) Paolo si imbarcò per Troade, dove l’avevano preceduto gli altri collaboratori. A Troade rimasero sette giorni, poi Paolo si portò per via di terra ad Asso, mentre gli altri lo raggiungevano con la nave, e l’Apostolo si riunì ai compagni. La nave toccò Mitilene, Chio, Samo e approdò a Trogilio, il porto di Mileto. A Mileto erano convenuti i presbiteri e i fedeli di Efeso, a cui Paolo rivolse un discorso che si può definire un “testamento pastorale”. Toccati Rodi e Patara, si imbarcarono su una nave più grande che approdò a Tiro, dove si fermò una settimana, mentre Paolo con i suoi incontrava i cristiani di quella città. La navigazione terminò a Tolemaide (Acco) da dove la comitiva proseguì per via di terra fino a Cesarea Marittima, e fu ospite di Filippo, uno dei “sette”. Paolo, contro il consiglio dei suoi collaboratori, che temevano per la sua vita, si recò a Gerusalemme, accompagnato da alcuni discepoli di Cesarea, che gli procurarono l’ospitalità presso un certo Masone di Cipro. Il giorno dopo Paolo fece visita a Giacomo e ai presbiteri, recando la colletta per i poveri di Gerusalemme che aveva raccolto nelle comunità da lui fondate. Si era nell’estate dell’anno 58.
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7. Il leone di Anfipoli, in Macedonia, monumento funebre di un compagno di Alessandro Magno.
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6. La pianura di Filippi, in Macedonia, dominata da resti paleocristiani.
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53. PRIGIONIA
AT 21,18–28,31
53. PRIGIONIA DI PAOLO. VIAGGIO A ROMA E FORSE IN SPAGNA. MARTIRIO A ROMA
PAOLO. VIAGGIO A ROMA
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58–67 D.C.
3. L’anfiteatro Flavio a Pozzuoli, Napoli. 4. Scorcio della via Appia, Roma.
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2. Teatro greco di età ellenistica a Siracusa.
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a) A Gerusalemme Paolo accettò la proposta di Giacomo: per dimostrare che non era contrario alla Legge mosaica, e non suscitare così l’ostilità dei molti Ebrei divenuti cristiani, avrebbe sciolto un voto insieme con quattro Giudeo-cristiani, offrendo i sacrifici prescritti per sé e per loro. Ma alla conclusione dei giorni rituali, ci fu un tentativo di linciare Paolo sotto l’accusa di aver introdotto nella zona del Tempio riservata ai Giudei un pagano (e per tale tipo di trasgressione era prevista la morte). Il tribuno romano Lisia dalla Torre Antonia notò il tumulto e fece arrestare Paolo. Saputo che era cittadino romano, lo trattò umanamente e, dopo una prima comparsa di Paolo davanti al Sinedrio, avendo avuto notizia che si preparava contro di lui un attentato, lo fece accompagnare sotto scorta a Cesarea, presso il procuratore Antonio Felice (costui governò dal 52 al 60). Cinque giorni dopo arrivò a Cesarea il sommo sacerdote Anania per accusare Paolo davanti al procuratore; dopo la risposta di Paolo, Felice finse di rimandare la cosa e lo tenne prigioniero per due anni, sperando d’avere del denaro come riscatto. Nel 60 il nuovo procuratore Porcio Festo (60-62), trovando in prigione Paolo sotto accusa da parte del Sinedrio, gli propose di andare a Gerusalemme per essere giudicato, ma Paolo, sapendo che gli si preparava un attentato lungo la via, si appellò a Cesare (cioè all’imperatore) come cittadino romano. Prima di partire per Roma ebbe l’occasione di parlare ad Agrippa II che, con la sorella Berenice, era venuto a far visita a Festo. b) Sotto la scorta di un centurione, Paolo partì con altri prigionieri su una nave diretta verso l’Asia Minore: non era l’itinerario più adatto, ma bisognava far presto perché l’estate era sul finire e si avvicinava la stagione in cui la navigazione era sospesa perché pericolosa. Partiti da Cesarea sostarono a Sidone e poi, tenendosi al largo di Cipro, raggiunsero Mira, sulle coste della Licia. Qui
trasbordarono in una nave diretta verso l’Italia. La navigazione procedette lentissima per il vento contrario, fino all’altezza di Cnido, il lungo promontorio in faccia all’isola di Coo. Per evitare il vento che infuriava a nord di Creta, la nave si diresse verso sud: girato il promontorio est di Creta, detto Salmone, arrivò a Buoni Porti, sulla costa sud dell’isola e in posizione riparata, presso la città di Lasea. Ormai era incominciato l’autunno ma il comandante della nave tentò ugualmente di dirigersi verso Fenice, circa 70 km più a ovest, porto più adatto per passare l’inverno. Ma la nave non vi poté giungere: una terribile bufera in direzione sudovest spinse la nave verso il sud presso l’isoletta di Cauda. Per impedire che l’imbarcazione fosse spinta contro la Sirte, lungo le coste della Libia, i marinai si sforzavano di dirigerla verso ovest, buttando a mare il carico. Per quattordici giorni la nave fu in balìa della tempesta. Alla fine fecero naufragio presso la costa dell’isola di Malta: tutti riuscirono però a salvarsi. A Malta svernarono, e Paolo guarì il padre dell’autorità locale, il “primo dell’isola” chiamato Publio. Dopo tre mesi, ai primi di marzo, ripresero il viaggio su una nave che aveva svernato nell’isola: si fermarono tre giorni a Siracusa, poi toccarono Reggio e approdarono a Pozzuoli, dove il gruppo dei prigionieri proseguì verso Roma per via di terra; a Pozzuoli vi erano alcuni cristiani e Paolo poté fermarsi sette giorni. Avvisati dai cristiani di Pozzuoli, quelli di Roma vennero incontro a Paolo lungo la via Appia. L’incontro avvenne al Foro di Appio (circa 65 km da Roma) e alle Tre Taverne (circa 48 km da Roma). A Roma Paolo poté prendere in affitto una casa e rimanervi agli arresti domiciliari, custodito da un soldato. Vi rimase due anni (dal 61 al 63) e qui termina il resoconto degli Atti degli Apostoli. Forse durante questi due anni di prigionia Paolo scrisse le lettere ai Filippesi (secondo altri invece tale lettera fu scritta da Efeso durante il terzo viaggio) e ai Colossesi, la missiva a Filemone e la lettera agli Efesini (sull’attribuzione a Paolo delle lettere ai Colossesi e agli Efesini non tutti concordano: alcuni pensano che siano state scritte da qualche suo discepolo).
1. Particolare del tempio megalitico di Tarxien a Malta. La cultura dei templi a Malta è compresa tra il 4000, inizio dell’insediamento umano sull’isola, e il 2500 a.C.
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CARTA I. TUMULTO NEL TEMPIO CONTRO PAOLO E SUO ARRESTO DA PARTE DEI ROMANI. PAOLO SI APPELLA AL TRIBUNALE DELL’IMPERATORE. VIAGGIO VERSO ROMA (AT 21,18-28,31) (58-63 D.C.)
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53. MARTIRIO
PAOLO A ROMA
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CARTA II. IL MARTIRIO DI PAOLO. DIFFUSIONE 5
DEL CRISTIANESIMO IN ETÀ APOSTOLICA
Il racconto degli Atti non dice come finì il processo a Paolo: ma la tradizione successiva, già a partire da Clemente Romano, cioè alla fine del I secolo, riferisce la notizia del suo martirio a Roma. Si potrebbe pensare che il martirio sia stato la conclusione del processo legato ai fatti di Gerusalemme. Ma il riferimento alla cifra di due anni che si trova negli Atti potrebbe anche indicare il periodo di custodia preventiva al termine del quale, se gli accusatori non si presentavano davanti al tribunale dell’imperatore, il prigioniero veniva rilasciato. In tal caso si può immaginare che Paolo abbia ripreso il suo progetto di un viaggio in Spagna, come affermano due testi cristiani del II secolo (il Canone Muratori e gli Atti di Pietro) e poi alcuni Padri della Chiesa (Girolamo, Atanasio di Alessandria, Cirillo di Gerusalemme, Giovanni Crisostomo, Epifanio di Salamina). Dalla Spagna Paolo sarebbe rientrato a Roma e qui avrebbe subito il martirio o già prima del famoso incendio di Roma avvenuto nel 64, o al culmine della persecuzione seguita a quell’episodio, nel 67 d.C.; questa seconda data è indicata da Eusebio di Cesarea, che scrive nel IV secolo. A quel tempo il cristianesimo era già diffuso nelle principali regioni dell’area mediterranea, come mostra la cartina. 5. L’apostolo Paolo in un’icona conservata presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma. 6. La Scuola dei Giovani, divenuta poi basilica cristiana, a Maktar, in Tunisia. 7. Particolare del tempio di Marte Ultore nel Foro, a Roma. 8. La Domus Augustana eretta da Domiziano nel I secolo d.C. a Roma. Ancona
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54. GUERRA GIUDAICA. SITUAZIONE
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1. Veduta aerea della fortezza di Masada.
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Regno di Agrippa II nel 66 d.C.
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Si comincia a parlare di Zeloti al tempo in cui Giuda il Galileo (ricordato in At 5,37) organizzò una ribellione armata per opporsi al censimento eseguito da Quirinio nel 6 d.C. Dopo la sconfitta e l’uccisione di Giuda, il movimento continuò: “Zeloti” significava “Zelanti”, in riferimento all’osservanza della legge; costoro ritenevano il dominio romano incompatibile con l’identità religiosa e nazionale d’Israele. Per combattere i Romani ricorrevano ad atti di terrorismo e alla guerriglia, per cui Giuseppe Flavio li designa spesso col nome di “briganti”. Gli estremisti ricorrevano anche all’assassinio delle persone indesiderate, ed erano chiamati Sicari dalla parola latina sica, che indicava il pugnale usato per tali omicidi. Pronti ad accettare e a collaborare con il potere romano erano invece i membri delle famiglie aristocratiche e sacerdotali; quando la guerra apparve inevitabile, si mostrarono “moderati”, cioè disposti a deporre le armi in cambio di condizioni di pace
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SITUAZIONE INTERNA: ZELOTI E SICARI CONTRO “COLLABORAZIONISTI” E MODERATI
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In queste tavole esponiamo le vicende della guerra che portò alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio nell’anno 70; tali fatti non sono narrati nella Bibbia, ma fecero da sfondo ai primi anni del cristianesimo e alla stesura dei libri del Nuovo Testamento. Per la descrizione degli eventi seguiamo lo storico ebreo Giuseppe Flavio, che narra le vicende nell’opera intitolata: La Guerra Giudaica (informazioni sulla situazione politica negli anni immediatamente precedenti lo scoppio della guerra si trovano in un’altra sua opera, Le Antichità Giudaiche). Ricordiamo dunque che nel 48-49 Claudio aveva assegnato ad Agrippa II (figlio di Agrippa I) il regno dello zio Erode re di Calcide; col regno Agrippa ottenne anche la sovrintendenza del Tempio e il diritto di nominare il sommo sacerdote. Nel 53 Claudio attribuì ad Agrippa, al posto della Calcide, un regno più grande comprendente la tetrarchia di Filippo e di Lisania (vedi Tavole 49 e 51), a cui Nerone nel 55 aggiunse le città di Tiberiade, Tarichea (la Magdala dei Vangeli), Liviade (Livias, detta anche Giuliade di Perea) e Abila nella Decapoli. Agrippa II fu sempre amico dei Romani, ma cercò anche di curare gli interessi dei Giudei; il suo regno finì con la sua morte, circa negli anni 92-93. La Giudea, dopo la morte di Agrippa I, tornò invece ad essere governata da procuratori romani: Cuspio Fado, Tiberio Alessandro e Ventidio Cumano governarono complessivamente dal 44 al 52/53. Seguirono Antonio Felice (52/53-60) e Porcio Festo (60-62), che sono ricordati negli Atti degli Apostoli a proposito della prigionia di Paolo. Lucceio Albino (62-64/65), secondo le informazioni di Giuseppe Flavio, fu un pessimo governatore. Ma il malcontento generale giunse all’esasperazione sotto il
suo successore Gessio Floro (64/65-66), che si vantava pubblicamente dei suoi soprusi. La scintilla della rivolta si ebbe quando fece prelevare con la forza 17 talenti dal tesoro del Tempio e, venuto a Gerusalemme per reprimere le proteste, lanciò i soldati contro la folla. Calmati i primi tumulti, si verificò un altro incidente quando arrivarono due coorti da Cesarea: esse furono attaccate dalla folla, offesa dall’atteggiamento dei soldati, ed ebbero la peggio. Gessio Floro dovette ritirarsi, lasciando una sola coorte a Gerusalemme, e accusò i Giudei di ribellione presso il legato (cioè il governatore) della provincia di Siria, Cestio Gallo; a Cestio Gallo fece ricorso anche una delegazione di Giudei denunciando gli abusi del procuratore.
DI GUERRA
Oronte
1
Il legato di Siria Cestio Gallo, ricevute le opposte denunce di Floro da una parte e dei Giudei dall’altra, inviò il tribuno Neapolitano a fare un’inchiesta. Costui incontrò Agrippa II, rientrato dall’Egitto, e fece un’ispezione a Gerusalemme, ritornando poi ad Antiochia per riferire a Cestio Gallo. Ma in Giudea cominciava a prevalere il partito degli Zeloti. Una spedizione comandata da Manaem (figlio o nipote di Giuda il Galileo) soppresse il presidio romano di Masada e s’impadronì della fortezza. Il capitano del Tempio, Eleazaro, figlio dell’ex sommo sacerdote Anania, fece cessare il sacrificio quotidiano per l’imperatore romano. Manaem tornato da Masada occupò con i suoi uomini la Città Bassa e il Tempio, mosse guerra ai moderati (sostenuti da un contingente di cavalieri inviati da Agrippa II) e Gerusalemme divenne un campo di battaglia. Conquistata la Torre Antonia e massacrato il presidio romano che vi era stanziato, gli Zeloti di Manaem assediarono il palazzo di Erode, dove si erano rifugiati i moderati, le truppe di Agrippa e la coorte romana lasciata da Floro. Perdurando l’assedio, i soldati di Agrippa riuscirono a ritirarsi, mentre la coorte romana dovette rifugiarsi nelle torri del palazzo. L’ex sommo sacerdote Anania, con altri suoi collaboratori, fu catturato e ucciso dagli Zeloti. Allora la fazione capeggiata da Eleazaro, figlio di Anania, insorse contro Manaem e lo uccise, mentre un parente di Manaem, Eleazaro figlio di Iair, fuggì a Masada. I Romani asserragliati nelle torri alla fine dovettero cedere e furono uccisi. Intanto (Giuseppe Flavio dice “nello stesso giorno”) a Cesarea scoppiò una rivolta contro i Giudei e molti furono uccisi. I Giudei reagirono con altrettanta crudeltà, attaccando con bande armate Filadelfia (Amman), Esbus (Heshbon), Gerasa, Pella, Scitopoli, Gadara, Hippos, Kedasa (Kedes di Galilea), Tolemaide, Gaba (presso il Carmelo), Sebaste, Ascalona, Gaza e Anthedon. Conquistarono poi la fortezza di Kypros, presso Gerico, e la distrussero; occuparono anche Macheronte, lasciando libero il presidio romano. Per vendetta e rappresaglia uccisioni di Giudei si ebbero anche a Scitopoli, Tolemaide, Hippos, Gadara, Kedasa, Ascalona, Tiro, in alcune città della Siria e più tardi anche a Damasco; ad Alessandria vi furono 50.000 uccisi secondo Giuseppe Flavio (ma non si è certi dell’attendibilità delle cifre). A questo punto Cestio Gallo intervenne per domare l’insurrezione: con circa 30.000 uomini, si diresse lungo la costa fenicia verso la Giudea.
PRIMO ANNO Gephyra Antiochia
CARTA I. L’INCHIESTA DI CESTIO. GLI ESTREMISTI FANNO STRAGE DEL PRESIDIO ROMANO A GERUSALEMME. RAPPRESAGLIE E CONTRO-RAPPRESAGLIE NELLE CITTÀ (GIUGNO-SETTEMBRE 66 D.C.)
66 D.C.
PREMESSA: SITUAZIONE POLITICA (ANTICHITÀ GIUDAICHE XIX,8-XX,11; GUERRA GIUDAICA II,11-14) (44-66 D.C.)
onorevoli. La lotta intestina degli Zeloti contro i moderati e la rivalità tra le fazioni degli estremisti, oltre a indebolire il fronte della rivolta, causarono anche un gran numero di sofferenze allo stesso popolo ebraico.
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POLITICA.
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54. LA GUERRA GIUDAICA. SITUAZIONE IL PRIMO ANNO DI GUERRA
POLITICA.
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GUERRA GIUDAICA II,2,11–7,10
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PRIMO ANNO DI GUERRA 4
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3. Resti del “cardo” romano a Gerasa, Giordania. 4. La città di Esbus raffigurata nei mosaici del complesso di Santo Stefano a Umm alRasas, a sud-est di Madaba, in Giordania. 5. La zona archeologica di Pella. 234
Ascalona
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Gerusalemme
G I U D E A
CARTA II. OPERAZIONI MILITARI DI (OTTOBRE-NOVEMBRE 66 D.C.)
Abila
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Gerusalemme
G I U D E A 2. Il tempio di Eracle a Filadelfia (Amman, Giordania). La città della Decapoli fu attaccata dai Giudei, insieme ad altre, tra cui Gerasa, Esbus e Pella, per reazione alla strage di Giudei a Cesarea (carta I).
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II CESTIO GALLO
Giunto a Tolemaide, Cestio Gallo diresse alcune operazioni contro Zabulon (alcuni propongono di intendere Cabulon, cioè la città di Cabul) in Galilea, poi, sceso a Cesarea, contro Ioppe (Giaffa), che fu saccheggiata e data alle fiamme, e Sefforis, che fu facilmente occupata (gli ultimi combattenti, fuggiti dalla città, furono accerchiati e poi sterminati sul monte Asamon, oggi in ebraico ‘Atsmôn). Da Cesarea Cestio Gallo con l’esercito si portò ad Antipatride (Râs el-‘Ain, in ebraico Rosh Ha ‘Ayin), poi occupò e incendiò Lidda (Lod). Posto l’accampamento a Gabaon, fu attaccato all’improvviso dai Giudei, subendo molte perdite ma riuscendo a respingerli; la retroguardia romana, che ancora si trovava sulla salita di Bet-Oron, fu assalita da Simone bar Ghiora, uno dei capi zeloti. Approfittando, però, dei contrasti fra i moderati e gli estremisti in campo giudaico, Cestio Gallo arrivò fino al monte Scopus (un chilometro e mezzo da Gerusalemme).
M. Scopus
III
Ascalona
CARTA III. CESTIO GALLO ATTACCA GERUSALEMME, MA POI SI RITIRA INSEGUITO DAI COMBATTENTI GIUDEI (NOVEMBRE 66 D.C.) Cestio Gallo dal monte Scopus mosse con l’esercito contro Gerusalemme e riuscì ad occupare il quartiere settentrionale detto Bezetha (si ricordi che le mura di Agrippa I erano rimaste incomplete, vedi Tavola 51, carta II). Ma trovandosi di fronte alla prospettiva di un lungo assedio per espugnare le fortificazioni dell’Antonia e del Tempio, decise di non continuare le operazioni e di ritirarsi per la strada già percorsa verso Gabaon e Bet-Oron. I Giudei lo inseguirono infliggendogli gravi perdite: Cestio Gallo tornò ad Antiochia praticamente sconfitto, mentre i Giudei rientrarono a Gerusalemme con la convinzione di poter vincere i Romani. Sembra che la comunità cristiana di Gerusalemme in questo periodo decise di abbandonare la città e rifugiarsi a Pella, nel territorio della Decapoli (ma su questo rimangono alcuni dubbi da un punto di vista storico). 235
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Adana
Gephyra Antiochia
GUERRA GIUDAICA III,6–10
55. VESPASIANO DELLA GALILEA
Nymphaeum
Territori governati dai ribelli
INIZIA LA CONQUISTA
Plaiamus Posideion
Lydia
Vespasiano
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Guarnigioni romane
67 D.C.
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Gerusalemme
Ascalona
3. Strada d’epoca romana a Sefforis.
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2. Particolare di un bassorilievo marmoreo raffigurante Vespasiano che posa la mano sul giovane figlio Domiziano, a significare la continuità della dinastia Flavia. Inoltre la presenza, da sinistra, di un littore e dei Geni del Senato e del Popolo simboleggia il perdurare della sovranità del popolo (SPQR). Fine del I secolo d.C., Musei Vaticani, Roma.
Acrabatta Fasaelide
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M. Garizim
Apollonia
1. L’antica città portuale di Tolemaide.
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a) Quando Cestio Gallo si fu ritirato con le sue truppe, anche il partito aristocratico moderato comprese che ormai bisognava affrontare l’imminente contrattacco dei Romani. Perciò gli esponenti delle famiglie aristocratiche decisero di prendere essi stessi il comando e si organizzò il territorio lasciato libero da Cestio Gallo per stabilirvi un governo militare: a capo di alcune regioni si trovarono così esponenti delle famiglie sacerdotali (Giuseppe figlio di Mattatia in Galilea; Anano e Giuseppe figlio di Gorion a Gerusalemme), mentre altre erano sotto il controllo dei capi Zeloti (le fortezze di Masada e Macheronte; l’Idumea).
b) Intanto la notizia dell’insurrezione e della sconfitta di Cestio Gallo era arrivata a Nerone: l’imperatore affidò il governo della Giudea al generale Tito Flavio Vespasiano con il compito di sottomettere i ribelli, mentre al posto di Cestio Gallo nominò legato di Siria Licinio Muciano. Vespasiano si portò ad Antiochia dove mobilitò due legioni; incaricò suo figlio Tito di raccogliere una legione in Egitto e di raggiungerlo a Tolemaide. Contando anche le truppe dei re alleati (tra cui Agrippa II), Vespasiano ebbe 60.000 uomini pronti a Tolemaide nella primavera del 67. La città di Sefforis si sottomise quasi subito ai Romani, chiedendo e ottenendo un presidio militare. c) Nel frattempo i Giudei di Gerusalemme organizzarono una spedizione contro Ascalona, fedele alleata dei Romani, ma furono sconfitti.
Gerasa
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SAMARIA Sebaste
CARTA I. IL PARTITO ARISTOCRATICO MODERATO ORGANIZZA IL GOVERNO E LA DIFESA MILITARE DEI TERRITORI GIUDAICI. NERONE AFFIDA A VESPASIANO LA REPRESSIONE DELLA RIVOLTA. LE LEGIONI ROMANE SI RIUNISCONO A TOLEMAIDE (DICEMBRE 66-APRILE 67 D.C.)
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1
Macheronte Ar non
Rabathmoba
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55. VESPASIANO 4
5
INIZIA LA CONQUISTA DELLA
GALILEA
6
7. Dettaglio del mosaico della sinagoga di Hammat nei dintorni di Tiberiade, IV secolo d.C. Il mosaico raffigura in forma di donne le quattro stagioni. 7
5
4. Resti di edifici di epoca bizantina (V-VI sec. d.C.) sul monte Garizim. 5. Il sito di Neronias (Cesarea di Filippo, Panion), con una delle sorgenti del Giordano. 6. Il lago di Tiberiade. Vespasiano
CARTA III. LA MARCIA CONTRO TIBERIADE E TARICHEA
Tito
Giuseppe e Giudei
(MAGGIO-GIUGNO 67 D.C.)
(LUGLIO-AGOSTO 67 D.C.)
Vespasiano
Spedizione contro Ioppe
Quando Vespasiano si mosse con le sue legioni da Tolemaide verso la Galilea, l’esercito giudaico al comando di Giuseppe abbandonò la fortezza di Garis (o Garim, a qualche chilometro da Sefforis) e si disperse, per cui Giuseppe, con i pochi rimasti, si ritirò a Tiberiade; poi, ottenute nuove forze da Gerusalemme, si stabilì nella fortezza di Iotapata. Vespasiano, dopo aver preso e incendiato Gabara (la cui localizzazione è incerta) si portò a Iotapata e la cinse d’assedio. Durante questo assedio Vespasiano mandò il comandante della X legione, Traiano (padre del futuro imperatore omonimo), contro Iafa, presso Nazaret, circa 15 km a sud di Iotapata. Dopo il primo successo, Traiano attese l’arrivo del generale Tito, che conquistò la città. Pochi giorni dopo Cereale, comandante della V legione, compì una spedizione contro un gruppo di ribelli presso il monte Garizim, uccidendone un gran numero. Alla fine Iotapata cadde e Giuseppe divenne prigioniero personale di Vespasiano e Tito, collaborando con loro e invitando i connazionali alla resa. Quando Vespasiano fu proclamato imperatore, Giuseppe fu liberato e prese il nome di Flavio, rimanendo sempre al servizio dei Romani e scrivendo poi le importanti opere storiche che abbiamo già citato. Ormai padrone di gran parte della Galilea, Vespasiano spostò la sua base a Cesarea; in seguito, accettando l’invito di Agrippa, si portò a Neronias (Cesarea di Filippo); mentre si trovava presso Agrippa spedì un distaccamento a distruggere e presidiare Ioppe.
a) Vespasiano promise ad Agrippa che avrebbe riconquistato le città del suo regno che si erano ribellate: Tiberiade, Tarichea e Gamala. Inviò quindi Tito a Cesarea, perché prendesse con sé l’esercito che vi era stanziato e si portasse a Scitopoli (Beisan). Qui avvenne la congiunzione con l’esercito che Vespasiano, accompagnato da Agrippa, aveva condotto da Neronias. L’esercito, forte di tre legioni, si accampò a Sennabris, sulla riva a sud-ovest del lago, 8 km a sud di Tiberiade. Una delegazione di abitanti di Tiberiade si recò all’accampamento di Vespasiano, offrendo la resa: la città fu così occupata senza violenza, mentre gli irriducibili fuggirono a Tarichea. b) A Tarichea (la Magdala dei Vangeli, 5 km a nord di Tiberiade) la battaglia fu abbastanza aspra, ma si risolse in breve a favore dei Romani, anche perché parte della popolazione era favorevole alla resa. Molti ribelli furono uccisi, altri, fatti prigionieri, furono venduti come schiavi. Caduta Tarichea, le altre località della Galilea si sottomisero, eccetto Giscala e i ribelli accampati sul monte Tabor. Vespasiano fece porre l’accampamento ad Ammathus, 2 km a sud di Tiberiade, dove sono le sorgenti termali. Di lì poi mosse per sottomettere Gamala.
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CARTA II. PRIME OPERAZIONI DI VESPASIANO IN GALILEA
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56. VESPASIANO
GUERRA GIUDAICA IV,1–7
56. VESPASIANO CONQUISTA LA GALILEA E LA PEREA. A GERUSALEMME PRENDONO IL POTERE GLI ZELOTI
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3. Colonnato romano a Scitopoli.
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2. Resti della sinagoga del tempo di Erode il Grande a Gamala. Zer ed
4. Vasi di vetro romani provenienti da Acco e Sebaste, conservati al Rockefeller Museum di Gerusalemme.
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a) Gamala, da identificarsi con le rovine di Khirbet el-Ehdêb, sull’Wadi er-Ruqqâd (un affluente da nord-est dello Iarmuk), si era ribellata ad Agrippa, che all’arrivo di Vespasiano l’assediava già da sette mesi. Vespasiano con le sue tre legioni continuò l’assedio per un altro mese, ma la lotta fu durissima e con gravi perdite per i Romani, che alla fine ebbero il sopravvento e sterminarono la popolazione della città. b) Mentre durava l’assedio di Gamala, un distaccamento comandato dal tribuno Placido si portò presso il monte Tabor, sconfisse i ribelli e si impadronì della fortezza; i difensori superstiti riuscirono a fuggire verso Gerusalemme. c) Resisteva ancora Giscala (ebraico Gush-Halab; secondo una tradizione raccolta da san Girolamo sarebbe stata la patria dei genitori di san Paolo), comandata da un certo Giovanni (indicato come Giovanni di Giscala da Giuseppe Flavio). Quando
Rafia
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(AUTUNNO 67 D.C.)
costui vide la fortezza circondata dai legionari mandati da Vespasiano al comando di Tito, capì che era inutile resistere e propose la resa, chiedendo ai Romani di aspettare il giorno seguente, perché si era di sabato. Tito allora si ritirò accampandosi nelle vicinanze di Kedasa (Kedes di Galilea: Tel Kedesh, in arabo Qadas). Ma durante la notte Giovanni con i suoi combattenti fuggì verso Gerusalemme. Al mattino successivo Tito trovò la città pronta a riceverlo favorevolmente e, saputo della fuga di Giovanni, lo fece inseguire senza esito. Tito partì da Giscala, lasciandovi una guarnigione, e si recò a Cesarea. d) Si avvicinava l’inverno: Vespasiano da Gamala si portò a Scitopoli dove lasciò una legione a passare l’inverno; le altre due legioni le condusse, invece, a trascorrere la stagione fredda (in cui le operazioni militari erano sospese) a Cesarea. Ma prima dell’inverno Vespasiano volle fare una spedizione contro Iamnia (Iabne) e Azoto (Asdod): le sottomise e vi lasciò delle guarnigioni per impedire ai Giudei l’accesso al mare.
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Engaddi
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CARTA I. I ROMANI CONQUISTANO GAMALA, IL TABOR E GISCALA. SPEDIZIONE VITTORIOSA CONTRO IAMNIA E AZOTO
1. Il colle roccioso con le rovine di Gamala, la città fortificata detta anche la Masada del nord, distrutta dai Romani nel 66 d.C.
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Territorio governato dai ribelli
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Giovanni di Giscala e i Giudei
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56. I ROMANI
8. Monete di epoca romana coniate nelle città della Decapoli e della successiva Provincia Arabia.
7 6 Vespasiano Placido Giudei
5
Scitopoli
8
CARTA III. I ROMANI CONQUISTANO GADARA E TUTTA LA PEREA (FEBBRAIO-MARZO 68 D.C.)
Ginaea
7. Urna di calcare del primo periodo romano. Rockefeller Museum, Gerusalemme.
Giordano
Pella
S A M A R I A CARTA II. LA LOTTA INTESTINA A GERUSALEMME: GLI ZELOTI PRENDONO LA DIREZIONE DELLA GUERRA (AUTUNNO-INVERNO 67 D.C.)
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PEREA
Cesarea
5. 6. Il desero di Giuda e il Mar Morto tra Engaddi e Masada, dove agivano i Sicari.
L’arrivo di Giovanni di Giscala a Gerusalemme rafforzò la corrente estremista, ingrossata anche dall’affluenza di altri Zeloti fuggiti dalla Galilea ormai totalmente in mano ai Romani. Giovanni occupò il Tempio e fece mettere a morte alcuni dei capi; fece poi scegliere dalla sorte il nuovo sommo sacerdote, un certo Phannias. I responsabili del governo della città, l’ex sommo sacerdote Anano, Giuseppe figlio di Gorion e il celebre rabbì Simone, figlio di Gamaliele, reagirono con le armi e fu la guerra civile. I partigiani di Giovanni allora chiamarono in città gli Zeloti di Eleazaro, figlio dell’ex sommo sacerdote Anania, accompagnato da un esercito di Idumei. Quando, dopo un certo tempo, queste truppe riuscirono a entrare in città, Zeloti e Idumei instaurarono un regime di terrore. Anano (colui che nel 62 aveva messo a morte Giacomo, il parente di Gesù che aveva un ruolo importante nella comunità cristiana di Gerusalemme) fu ucciso con molti capi delle famiglie sacerdotali e altri aderenti al partito aristocraticomoderato. Poi gli Idumei si ritirarono da Gerusalemme, lasciandola in mano agli Zeloti. Intanto i Sicari, che già avevano conquistato Masada, da quella base si diedero ad atti di brigantaggio nella regione circostante; assalirono Engaddi (‘En-Ghedî), e il loro esempio fu imitato da altri sicari-briganti nei territori non occupati dai Romani.
CONQUISTANO LA
Arnon
La Gadara che Giuseppe Flavio chiama la capitale della Perea, da non confondersi con la Gadara della Decapoli, si trovava nei pressi dell’attuale es-Salt, in Transgiordania circa 40 km a nord-est di Gerico. Sul finire dell’inverno Vespasiano da Cesarea si portò a Gadara, per proseguire il suo piano di circondare Gerusalemme e il suo territorio. I cittadini di Gadara si arresero a Vespasiano; allora i ribelli che si opponevano alla trattativa uccisero per vendetta Doleso, il capo della città, e fuggirono in direzione di Gerico. Vespasiano stabilì una guarnigione a Gadara poi ritornò a Cesarea, lasciando al tribuno Placido il compito di inseguire i fuggitivi. Costui li raggiunse nelle vicinanze della borgata chiamata Bethennabris (l’antica Bet-Nimra; le rovine della città ellenistica sono a Tell Nimrîn), circa 23 km a sud-ovest di es-Salt; dopo un primo scontro i Giudei si rifugiarono entro le mura. L’assedio durò fino a sera, quando Placido riuscì a entrare nell’abitato, uccidendo parte dei cittadini; molti però riuscirono a fuggire, e ad essi si unirono gli abitanti dei villaggi vicini, spaventati dalle voci sulla crudeltà dei Romani. Giunti al Giordano, furono raggiunti dai Romani: quelli che non furono uccisi finirono prigionieri. Colta l’occasione, Placido continuò la sua scorreria occupando i villaggi di tutta la Perea e in particolare le città di Abila, Iulias (detta anche Livias o Liviade, oggi er-Râmr) e Besimoth (l’antica BetIesimot di Gs 12,3, oggi rovine di Khirbet Suwême), presso il Mar Morto, a est del Giordano e a sud di Iulias. Molti fuggitivi cercarono scampo rifugiandosi su barche nel Mar Morto, ma Placido li catturò. Così nei primi mesi del terzo anno di guerra (febbraiomarzo del 69) fu conquistata tutta la Perea, ad eccezione di Macheronte ancora in mano agli Zeloti. 243
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57. VESPASIANO
GUERRA GIUDAICA IV,8–10
COMPLETA LA CONQUISTA DI TUTTO IL TERRITORIO, ECCETTO
GERUSALEMME
57. VESPASIANO
COMPLETA LA CONQUISTA DI TUTTO IL TERRITORIO, ECCETTO GERUSALEMME
MARZO
Vespasiano
2. Il colonnato ovale che delimita la piazza quasi perfettamente ellittica ai piedi del tempio di Artemide a Gerasa, in Giordania.
68–LUGLIO 69 D.C.
1
Territori controllati dai ribelli
1. Anfiteatro romano a Bethogabris, oggi Bêt-Guvrîn.
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3. Iscrizione imperiale fatta erigere, al tempo di Vespasiano, da Traiano, governatore della provincia romana di Siria. Museo Archeologico di Hama, Siria.
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All’inizio della primavera del 68 Vespasiano lasciò Cesarea e occupò Antipatride (presso l’odierna Rosh Ha ‘Ayin) devastando tutte le località all’intorno. Salì poi sulle montagne della toparchia di Tamna (la biblica Timnat-Serach, dov’era la sepoltura di Giosuè, 16 km a nord-ovest di Betel, oggi Khirbet Tibne). Passando da Lidda (Lod) e Iamnia (Iabne), occupò la toparchia di Emmaus (l’attuale ‘Imwâs, presso Latrûn), importante nodo stradale, stanziandovi la V legione. Successivamente passò nella toparchia di Bethleptenfa, non identificata ma da situarsi tra Emmaus e l’Idumea. Continuando la sua marcia verso sud, pose presidi in varie località dell’Idumea e occupò Bethogabris (l’attuale Bêt-Guvrîn, in arabo Bêt-Gibrîn) e Cafartoba (oggi Taiyibe) 8 km a ovest di Ebron, lasciandovi delle truppe. Tornato a Emmaus, raggiunse Mabartha nella Samaria, sul luogo dell’odierna Nablus. Di qui, scendendo lungo la valle detta oggi Wadi Fari‘a, arrivò a Coreae (oggi Tell el-Mazar) nella valle del Giordano, circa 35 km a nord di Gerico; da qui giunse a Gerico, dove si unì a lui Traiano al comando delle truppe che avevano svernato a Scitopoli. La maggior parte degli abitanti di Gerico erano fuggiti sulla montagna, quelli rimasti furono uccisi e i Romani vi posero un accampamento con una forte guarnigione; l’altro accampamento fu posto ad Adida (oggi il tell presso
Hadid, in arabo Haditha), a est di Lidda, chiudendo così in una morsa la regione di Gerusalemme. Da Gerico Vespasiano inviò Lucio Annio oltre il Giordano a Gerasa (oggi Gerash, 35 km a nord-ovest di Amman) che si era ribellata: la città fu saccheggiata e incendiata. Tornato a Cesarea, Vespasiano si disponeva a dirigere le forze militari contro Gerusalemme, quando gli giunse la notizia della morte di Nerone. Era il giugno del 68: Vespasiano, ritenendo sospeso il suo mandato, stette in attesa degli avvenimenti di Roma. La morte di Nerone era dovuta alla ribellione di Servio Sulpicio Galba, governatore della Spagna Tarraconense (cioè la parte settentrionale della Spagna). Dalla parte di Galba erano passati i pretoriani (la guardia imperiale); Nerone, vistosi abbandonato, aveva cercato scampo nella fuga, ma accortosi di essere inseguito, si era ucciso (9 giugno del 68). A Galba si contrappose M. Salvio Otone, che, in nome dei diritti della famiglia Giulia, riuscì a portare dalla sua parte i pretoriani. Costoro uccisero Galba e proclamarono imperatore Otone (15 gennaio del 69). Ma pochi giorni prima (1-3 gennaio del 69) le legioni della Germania avevano acclamato imperatore il loro comandante Aulo Vitellio. Otone dovette dunque organizzare la difesa contro le truppe di Vitellio che calavano in Italia; sconfitto (il 19 aprile) a Bedriaco (tra Cremona e Mantova), vista inutile ogni ulteriore resistenza, si uccise (probabilmente il 26 aprile del 69).
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CARTA I. VESPASIANO SOTTOMETTE LA SHEFELA, LA GIUDEA OCCIDENTALE, PARTE DELL’IDUMEA E GERICO (MARZO-GIUGNO 68 D.C.)
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Mabartha
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57. VESPASIANO
PROCLAMATO IMPERATORE
6
6. 7. Moneta romana celebrativa della conquista di tutta la Giudea da parte di Vespasiano.
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Muciano
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Vespasiano e Tito
5. Portico della basilica di Berytos (Beirut) ricostruito presso il Museo Archeologico di Beirut. Con Augusto la città assunse un ruolo fondamentale per l’espansione romana nell’area.
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a) Mentre Vespasiano aveva sospeso le operazioni militari, a Gerusalemme gli Zeloti di Giovanni di Giscala avevano instaurato una vera tirannia. Fuori dalle mura operava Simone bar Ghiora, che aveva radunato un esercito di banditi con i quali razziava l’Idumea e si preparava a impadronirsi di Gerusalemme. Gli avversari interni di Giovanni, cioè gli Idumei rimasti in città e i capi delle famiglie sacerdotali e aristocratiche, invitarono in città Simone, il quale vi entrò come liberatore ma in realtà per stabilire una tirannia rivale. Era la primavera del 69 e Gerusalemme rimase divisa in due campi avversi che si battagliavano ferocemente: Giovanni con gli Zeloti asserragliato nel Tempio, che era una vera e propria fortezza, e Simone, con i suoi briganti e gli Idumei, padrone del resto della città. Durante l’inverno, dal partito di Giovanni si distaccò con alcuni seguaci un certo Eleazaro figlio di Simone, il quale riuscì ad occupare la parte più interna e più alta del Tempio, dove si trovavano il Santuario e l’altare degli olocausti: così la città si trovò divisa in tre fazioni. b) Ai primi di giugno del 69, dopo circa un anno di sospensione delle operazioni militari, Vespasiano partendo da Cesarea salì nella regione montuosa: occupò la toparchia di Gofna (oggi Gifna), 23 km a nord di Gerusalemme; la toparchia di Acrabatta (oggi ‘Aqraba), 13 km a sud-est di Nablus; le città di Betel (oggi Bêtîn) e di Efraim (et-Taiyibe, la Ofra biblica e la Efrem di Gv 11,34), 7 km a est di Betel. Poi Cereale, al comando della sua legione, fu mandato nell’Idumea; assalì e incendiò una borgata di nome Cafethra (non identificata); invece Cafarabis (5 km a est di Bêt-Guvrîn) si
4. Veduta dei magazzini di Erode a Masada.
C
(GIUGNO 69 D.C.)
arrese senza combattere. Anche Ebron non resistette all’assedio e fu incendiata. Solo le fortezze di Herodium (presso Betlemme), Masada (a sud di Engaddi) e Macheronte (sulla riva est del Mar Morto) rimanevano in mano agli Zeloti; per il resto tutte le regioni attorno a Gerusalemme erano occupate stabilmente. Vespasiano, dopo una scorreria nei dintorni di Gerusalemme, ritornò a Cesarea.
Giordano
CARTA II. LOTTE INTESTINE A GERUSALEMME. VESPASIANO OCCUPA LA GIUDEA SETTENTRIONALE ED EBRON CON L’IDUMEA
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CARTA III. VESPASIANO PROCLAMATO IMPERATORE. LE SUE LEGIONI OCCUPANO L’ITALIA (LUGLIO-DICEMBRE 69 D.C.) Mentre a Roma cresceva il malcontento contro Vitellio, il prefetto dell’Egitto Tiberio Alessandro spinse le sue legioni ad acclamare imperatore Vespasiano (1 luglio del 69), subito seguito dalle legioni stanziate in Giudea e in Siria. Il nuovo imperatore si portò a Berytos (Beirut), dove ricevette le ambasciate venute dalle province dell’oriente che lo sostenevano. Recatosi ad Antiochia, Vespasiano incaricò il legato di Siria Licinio Muciano di recarsi con un esercito in Italia contro Vitellio. Si portò poi con Tito ad Alessandria, in attesa di salpare per Roma; vi rimarrà fino all’estate del 70. Intanto Antonio Primo, legato delle legioni stanziate nella Pannonia, marciava contro Vitellio, arrivando nell’Italia settentrionale prima di Muciano. Antonio sconfisse le truppe di Vitellio presso Cremona il 29 ottobre del 69. Anche Lucilio Basso, comandante della flotta a Ravenna, era passato dalla parte di Vespasiano. Vitellio, vedendosi sostenuto ormai soltanto dalle truppe stanziate a Roma, cercò di abdicare ma i suoi legionari lo impedirono. Quando Antonio giunse a Roma, sconfisse i sostenitori di Vitellio, che fu catturato e ucciso (20 dicembre del 69). In seguito arrivò nella capitale anche Muciano e fece cessare la caccia all’uomo e le stragi contro i partigiani di Vitellio. Ad Alessandria, prima di salpare per Roma a prendere possesso dell’impero, Vespasiano affidò a Tito la continuazione della guerra contro la Giudea, ridotta ormai alla sola Gerusalemme e al poco territorio circostante. Con milizie scelte e con Tiberio Alessandro quale “prefetto di tutti gli accampamenti”, Tito partì da Nicopoli (detta oggi “Campo di Cesare” circa 2 km a est di Alessandria) e tornò a Cesarea. 247
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58. ASSEDIO
GUERRA GIUDAICA IV,11,5; V,1–8
DI
GERUSALEMME
58. ASSEDIO
DI GERUSALEMME E CONQUISTA DEL TERZO E DEL SECONDO MURO MARZO–MAGGIO
70 D.C.
4
2. L’arrivo delle legioni romane a Gerusalemme avvenne in prossimità della Pasqua e la città era piena di pellegrini. Dopo la distruzione del Tempio nel 70 d.C., il pellegrinaggio al luogo sacro di Gerusalemme è continuato sino ai nostri giorni. Nella foto: pellegrini al Muro del Pianto, divenuto simbolo della continuità storica del popolo ebraico. 2
3. Pianta di Gerusalemme e posizione degli accampamenti delle legioni romane. Monte Scopus
A Primo muro
4. Le prime legioni romane furono raggiunte dalla X Fretensis proveniente dalla Perea che pose il campo sul monte degli Ulivi. Sulla stele qui riprodotta è riportato il nome della legione e quello del procuratore Felice, che a Cesarea aveva tenuto san Paolo in carcere per due anni, in attesa di un riscatto.
Accampamento Legione V Macedonica
B Secondo muro C Terzo muro
Accampamento Legioni XII Fulminata e XV Apollinaris
Territori controllati dai ribelli
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a) Tornato dall’Egitto, Tito mosse da Cesarea con le legioni XII Fulminata, XV Apollinaris e con le macchine da guerra; attraversò la Samaria, facendo sosta a Gofna e poi a Gabaa, l’antica capitale di Saul (oggi Tell el-Fûl) che si trovava a 30 stadi, cioè circa 6 km da Gerusalemme. A Gabaa Tito fu raggiunto dalla legione V Macedonica, proveniente da Emmaus. Le tre legioni avanzarono fino al colle detto Scopus (cioè “Osservatorio”) da cui si gode la visione panoramica di Gerusalemme dalla parte nord. Su questo colle, alla distanza di 7 stadi (circa 1 km e 300 m) da Gerusalemme, fu posto l’accampamento delle legioni XII e XV, mentre la legione V pose l’accampamento 3 stadi (circa 1/2 km) più indietro, in posizione più sicura. Dalla Perea giunse poi la
Torre di Psefino
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(MARZO 70 D.C.)
legione X Fretensis, che si accampò a est, sul monte degli Ulivi, alla distanza di 6 stadi (circa 1 km e 100 m) dalla città. b) L’arrivo delle legioni romane era avvenuto in prossimità della Pasqua e la città era affollata dai pellegrini; inoltre per le lotte intestine, erano andate distrutte molte provviste di viveri. Era quindi prevedibile la carestia che avrebbe afflitto gli assediati, tanto più che l’annata era stata scarsa, sia per l’anno sabbatico del 68-69, sia per l’insicurezza causata dalla guerra. Giunta la Pasqua, i tre partiti rivali presenti a Gerusalemme si ridussero a due; infatti alcuni partigiani di Giovanni di Giscala riuscirono a entrare nel recinto sacro presidiato da Eleazaro, e misero in fuga lui e i suoi seguaci, mentre Giovanni e i suoi uomini invadevano tutta l’area del Tempio. Ricordiamo che la città era invece controllata da Simone bar Ghiora.
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CARTA I. LA MARCIA DELLE LEGIONI VERSO GERUSALEMME
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1. Gerusalemme vista dal monte Scopus, da dove si gode una panoramica della città e dove si concentrarono le tre legioni romane che convergevano su Gerusalemme. Litografia del 1839 del paesaggista inglese David Roberts, particolare.
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58. CONQUISTA
DEL TERZO E DEL SECONDO MURO
CARTA II. LA PRESA DEL TERZO MURO (PRIMI DI MAGGIO 70 D.C.) Accampamento Legione X Fretensis
Accampamento Legioni XII Fulminata XV Apollinaris
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Il lato più esposto di Gerusalemme era quello settentrionale: un attacco da altre parti delle città era molto difficile per la conformazione del terreno. Proprio per questo motivo la difesa sul lato nord era costituita da tre mura. Quello che Giuseppe Flavio chiama il terzo muro, era stato in parte costruito da Agrippa I e ultimato probabilmente agli inizi dell’insurrezione: difendeva la parte settentrionale della città e gli angoli nord-est e nord-ovest. Su questo angolo sorgeva la Torre di Psefino, mentre più a sud, sul lato ovest della città, si elevava la fortezza del palazzo di Erode con le sue tre torri: Ippico, Fasael, Mariamme (dove ora è situata la Cittadella con la Torre detta di Davide). Tito trasportò il suo accampamento (con le legioni XII e XV) di fronte alla Torre di Psefino, alla distanza di due stadi (circa 370 m) dalle mura. L’accampamento della V legione fu posto alla stessa distanza dalle mura ma più a sud, in faccia alla Torre Ippico della fortezza di Erode. La X legione rimase sulla sua posizione, sul monte degli Ulivi. Aperta una prima breccia nelle mura con gli arieti, i Romani occuparono tutta la zona della città nuova (Bezetha) e distrussero il terzo muro, mentre i difensori si ritiravano dietro il secondo muro.
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Monte dello Scandalo
CARTA III. PRESA DEL SECONDO MURO (MAGGIO 70 D.C.) Tito portò allora il suo accampamento più vicino al secondo muro, nella località detta “Accampamento degli Assiri” (perché secondo la tradizione anticamente vi si era accampato l’esercito di Sennacherib, cf. 2 Re 18-19). Il secondo muro andava dall’Antonia alla fortezza di Erode con un percorso non del tutto certo, ma che lasciava fuori la zona collinosa del Golgota, la quale era dominata da una grande torre, che Giuseppe Flavio chiama “mediana”. Tale torre cedette cinque giorni dopo la presa del terzo muro e Tito entrò con mille legionari; ma gli Zeloti assalirono i Romani, imprigionati nel dedalo di viuzze di quella parte della città stretta tra il primo e il secondo muro. I Romani dovettero ritirarsi con molte perdite, ma tornarono alla carica con più forze e dopo tre giorni i Giudei furono sopraffatti e costretti a rifugiarsi entro le solide fortificazioni del primo muro. Tito allora fece demolire la parte settentrionale del secondo muro e collocò corpi di guardia sulle torri della parte restante.
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59. ASSEDIO
GUERRA GIUDAICA V,9–13; VI,1–10; VII,6.8
59. DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME. OCCUPAZIONE DELLE FORTEZZE DI HERODIUM, MACHERONTE E MASADA MAGGIO
CARTA I. LA CONQUISTA E DISTRUZIONE DELLA CITTÀ (MAGGIO-SETTEMBRE 70 D.C.)
70–APRILE 73 D.C.
1. Tra il bottino che i soldati romani trasportano, spicca il grande candelabro del Tempio, simbolo della distruzione del Tempio di Gerusalemme. Particolare del bassorilievo dell’arco di Tito a Roma, I secolo d.C. Copia moderna conservata nel Tower of David Museum of the History of Jerusalem, Gerusalemme. Romani
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Il primo muro, cioè il più interno, partiva a ovest dalle torri fortificate a nord del palazzo di Erode (l’attuale Cittadella, dove le basi della cosiddetta Torre di Davide sono le basi stesse della Torre Fasael) e attraverso la depressione del Tyropoeion si congiungeva con il muro occidentale del Tempio, un poco a nord del cosiddetto Arco di Wilson ancora oggi visibile (sono i resti della prima arcata del ponte che metteva in comunicazione l’area del Tempio con la Città Alta). Tito stabilì di dare l’assalto agli obbiettivi più importanti: l’Antonia e il punto più occidentale del muro, che avrebbe dato accesso alla Città Alta. I primi tentativi di assalto furono però vanificati dai difensori che riuscirono a incendiare le macchine da guerra accostate alle fortificazioni per aprire una breccia. Tito decise allora di circondare tutta la città con un muro che impedisse ogni possibilità di fuga o di rifornimenti, sperando che gli assediati si sarebbero arresi per la fame. Il muro fu costruito in soli tre giorni; il percorso descritto da Giuseppe Flavio è ricostruibile con sufficiente approssimazione: era lungo 19 stadi (circa km 7,200); tredici piccole fortezze alla distanza di circa 500 m una dall’altra ospitavano le truppe di guardia. Preclusa ogni via di rifornimento, la fame cominciò a divenire sempre più grave in Gerusalemme e molta gente usciva in cerca di erbe commestibili: se erano armati, venivano catturati e crocifissi in vista degli assediati, se si consegnavano disertando, si salvavano. Terminato il muro di circonvallazione, Tito ordinò di nuovo l’assalto alla fortezza Antonia, di cui i Romani riuscirono a impadronirsi con fatica e notevoli perdite. Da qui tentarono di muovere verso il Tempio, ma lo spazio stretto non permetteva un attacco in forze, facilitando i difensori. Tito allora diede ordine di radere al suolo la fortezza Antonia per preparare la salita delle legioni. Intanto nel Tempio (alla metà del mese di luglio) era stato sospeso il sacrificio giornaliero, prescritto dalla Legge. Demolita l’Antonia, i Romani costruirono dei terrapieni, per colmare i dislivelli e facilitare l’accesso delle legioni all’area del Tempio. Qui gli assediati incendiarono una parte del portico settentrionale che dalla parte est metteva in comunicazione con l’Antonia. I Romani allora incendiarono una parte del portico occidentale che si congiungeva all’Antonia da sud: così l’area dell’Antonia saldamente occupata dai Romani restava isolata dall’area del Tempio. In seguito i Romani incendiarono anche tutto il portico settentrionale, fino all’angolo nord-est. A questo punto delle operazioni militari gli Zeloti con Giovanni stavano dentro il cortile del Tempio come in una fortezza inespugnabile; i Romani erano all’esterno nel lato settentrionale. Il cortile interno del Tempio era formato da camere e porticati ed era diviso in due parti: quello a est, detto atrio o cortile delle donne, mediante una gradinata e una magnifica porta dava accesso all’atrio o cortile degli Israeliti, a ovest, che circondava il Santuario vero e proprio. Ai cortili interni si accedeva mediante tre porte a nord e tre porte a sud. Non riuscendo a entrare nei cortili, i Romani accumularono materiale combustibile davanti alle porte e le incendiarono. Secondo quanto riferisce Giuseppe Flavio, Tito non intendeva incendiare il Santuario: indebolite le porte pensava di riuscire a far entrare le truppe e avere ragione dei difensori. Ma il giorno seguente, il 10 di Loos (probabilmente il 6 agosto del calendario romano, secondo altri il 29 agosto; gli Ebrei lo ricordano ogni anno il 9 di Ab del loro calendario), nella foga del combattimento il Santuario fu incendiato e i legionari distrussero ogni cosa. Intanto Giovanni e gli Zeloti erano riusciti ad aprirsi un
E DISTRUZIONE DEL
TEMPIO
varco in mezzo alla mischia e si rifugiarono nella Città Alta. L’incendio e il saccheggio si estesero poi all’Ofel e il giorno dopo a tutta la Città Bassa. Per la conclusione dell’assedio si doveva però ancora eliminare la resistenza nella Città Alta. I legionari innalzarono terrapieni a occidente delle mura, di fronte al palazzo di Erode; le truppe degli ausiliari fecero un lavoro analogo dalla parte orientale. Alla fine i combattenti di Simone erano denutriti e scoraggiati: quando una parte del muro occidentale fu squarciata dagli arieti, i difensori si diedero alla fuga, ma non poterono superare il muro di circonvallazione fatto costruire da Tito; molti furono catturati, altri cercarono di nascondersi nei sotterranei della città. Tutta la Città Alta fu conquistata e saccheggiata. Così l’8 del mese di Gorpiaios (probabilmente il 3 settembre) l’assedio fu concluso e Tito entrò in Gerusalemme. I morti per la guerra e per la fame furono, secondo Giuseppe Flavio, 1.100.000. Tito diede ordine che l’intera città fosse rasa al suolo, tranne le tre torri del palazzo di Erode. I due capi zeloti Giovanni di Giscala e Simone bar Ghiora, che in un primo momento erano riusciti a nascondersi, furono catturati e condotti a Roma per il trionfo di Tito con altri 700 prigionieri. Il trionfo fu celebrato il 1° luglio del 71 ed è raffigurato sull’arco di Tito, costruito più tardi. In occasione delle cerimonie del trionfo Simone bar Ghiora fu decapitato, mentre Giovanni di Giscala rimase prigioniero a vita. Da quel momento la tassa di mezzo siclo (due dramme) a testa che i Giudei versavano per il Tempio fu destinata per il tempio di Giove Capitolino.
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59. OCCUPAZIONE
DELLE FORTEZZE DI
HERODIUM, MACHERONTE E MASADA
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2. 4. La fortezza di Macheronte (in alto) e l’Herodium (a destra) caddero dopo Gerusalemme. 3. Palle di pietra usate per la difesa della fortezza di Masada, l’ultima a cadere. 5. L’arca dell’alleanza affiancata da due “menorah”. Particolare del mosaico nella sinagoga di Tiberiade, IV secolo d.C. Con il permesso delle autorità romane, dal 68 d.C. a Iamnia fu organizzata una scuola rabbinica. Dopo il 135 d.C. la scuola si trasferì a Tiberiade, dove furono raccolte e ordinate tutte le tradizioni orali che interpretavano la Legge biblica: la Mishnah. In seguito, a Tiberiade fu anche vocalizzato il testo ebraico dell’Antico Testamento: Masorah di Tiberiade. Emmaus
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Lucilio Basso Flavio Silva Probabili itinerari rifornimenti romani
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CARTA II. GLI ULTIMI AVVENIMENTI: LUCILIO BASSO OCCUPA LE FORTEZZE DI HERODIUM E MACHERONTE; FLAVIO SILVA ASSEDIA E PRENDE MASADA (72-APRILE 73 D.C.) In Giudea, dichiarata proprietà personale dell’imperatore, nel 72 venne inviato come legato imperiale Lucilio Basso, con il compito di snidare i ribelli dalle fortezze dove ancora stavano rinchiusi. Conquistato in breve l’Herodium (presso Betlemme), Lucilio Basso si portò a Macheronte, accampandosi dalla parte orientale. Dopo un periodo di assedio i difensori proposero di consegnare la fortezza in cambio della propria libertà, e la proposta fu accettata. Al posto di Lucilio Basso, morto in quell’anno (72), fu nominato Flavio Silva, il quale all’inizio del 73 organizzò la conquista di Masada, dove si era rifugiato Eleazaro figlio di Iair, con molti Zeloti e le loro famiglie. Masada, sulla riva occidentale del Mar Morto, 17 km a sud di Engaddi, isolata da enormi burroni a circa 100-170 metri di altezza sulle valli circostanti, sembrava inespugnabile; era inoltre ben fornita di acqua e viveri. I Romani però riuscirono, dopo qualche mese di lavoro, a completare i terrapieni necessari per portare le macchine presso le mura e a sfondarle. Secondo Giuseppe Flavio, vista la situazione, Eleazaro persuase i suoi a non cadere vivi nelle mani dei Romani: furono scelti dieci che uccisero tutti gli altri con le loro famiglie, poi il decimo, uccisi gli altri nove, si suicidò; solo due donne e cinque bambini riuscirono a nascondersi e si salvarono.
6. Cristo tra Pietro e Paolo. Sotto, l’Agnello tra quattro santi. Pittura murale nella catacomba di Pietro e Marcellino a Roma.
IMPORTANZA RELIGIOSA DELLA CADUTA DI GERUSALEMME La distruzione del Tempio con la fine del culto sacrificale ebbe un forte impatto religioso, sia per la comunità cristiana sia per gli Ebrei. Alla distruzione del Tempio si fa riferimento nel Vangelo, specialmente nel cosiddetto discorso escatologico (Mt 24; Mc 13; Lc 21). Secondo il messaggio evangelico il crollo del culto nel Tempio non è il fallimento delle promesse antiche, ma la manifestazione del loro effettivo avveramento. Anzi il “nuovo” Tempio è Gesù stesso, vera manifestazione della presenza di Dio tra gli uomini (Gv 2,18-22). Pertanto i primi cristiani interpretarono la distruzione del Tempio di Gerusalemme come una conferma che in Gesù si era inaugurato il “regno di Dio”, una nuova era di comunione tra Dio e gli uomini. La distruzione del Tempio condizionò, come è ovvio, l’ulteriore sviluppo del Giudaismo. Prima ancora della catastrofe, nell’anno 68, col permesso delle autorità romane venne organizzata a Iamnia (Iabne) un’importante scuola rabbinica, la quale raccolse e coordinò tutte le tradizioni orali che interpretavano la Legge biblica. Messo per iscritto nel II secolo d.C., tutto questo materiale tradizionale formò la Mishnah, il nucleo centrale del Talmud, su cui ancora si regola l’ebraismo ortodosso. Fu la vittoria della corrente spirituale dei Farisei, che tra le diverse sette giudaiche (p. es. Sadducei, Esseni) fu la sola a sopravvivere. 255
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60. IL
DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO NEL MONDO
CARTA I. LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO ALLA FINE DEL II SECOLO D.C. E ALL’INIZIO DEL IV
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1. Una cesta di pane con il simbolo della croce e, vicini, dei pesci. Particolare di un mosaico bizantino del 480 d.C. inglobato nel santuario della Moltiplicazione dei Pani a Tabgha, nei pressi di Tiberiade. t ic
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g) L’Africa Proconsolare già al tempo di Tertulliano contava una densissima popolazione cristiana. Nel sinodo di Cartagine del 256 erano presenti 87 vescovi. All’inizio del IV secolo le diocesi africane erano 125. h) Il Vicino Oriente romano contava comunità cristiane un po’ dappertutto già all’epoca apostolica. La lettera di Plinio, che chiede istruzioni all’imperatore su come comportarsi con i cristiani, attesta la loro presenza nella Bitinia e nel Ponto nel 111-112. L’Egitto, dove il cristianesimo era entrato già all’epoca apostolica, alla fine del III secolo contava già un centinaio di sedi vescovili, gerarchicamente legate alla sede di Alessandria. i) Oltre i confini dell’impero romano, il cristianesimo era già diffuso in Mesopotamia e in Persia, dove, durante le ultime persecuzioni romane, i cristiani trovarono accoglienza presso i Sasanidi, costituendo una numerosa comunità a Seleucia-Ctesifonte sul Tigri. Mentre l’Armenia romana aveva già una sede episcopale verso il 250, la Grande Armenia divenne totalmente cristiana all’inizio del IV secolo ad opera di s. Gregorio l’Illuminatore, che convertì il re Tiridate III. Secondo Eusebio anche l’Arabia (cioè la regione a oriente della Palestina) verso l’anno 240 aveva una completa organizzazione ecclesiastica.
Ma
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4. San Giovanni Crisostomo e un vescovo nubiano. Affresco del X secolo d.C., Museo di Arte Copta, il Cairo Vecchio.
Mare del Nord
Re
3. Particolare del sarcofago di Marcia Romana Celsa che illustra episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. IV secolo d.C., Museo di Arles Antica, Arles.
O c e a n o
2. Stampa che mostra l’interno della basilica di San Pietro fatta costruire da Costantino nel 320-329 d.C. circa.
4
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256
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Nella Tav. 53 (carta II) abbiamo già presentato un quadro della diffusione del cristianesimo alla fine dell’età apostolica. Alla rapida diffusione del messaggio cristiano, pur in mezzo alle persecuzioni (Agrippa I, Nerone, Domiziano), contribuirono certamente l’unità amministrativa dell’impero romano, la sua rete stradale e la diaspora ebraica, la quale forniva il primo punto di riferimento della predicazione apostolica. I credenti, però, in questa rapida diffusione scorgono anche la forza di una Provvidenza straordinaria. La cartina che qui presentiamo indica la diffusione del cristianesimo in due momenti principali: la fine del II secolo e l’inizio del IV, al tempo della cessazione delle persecuzioni con l’editto di Costantino (anno 313) e del Concilio di Nicea (anno 325). Le notizie sul primo momento sono ricavate principalmente da accenni sporadici dei Padri Apostolici (s. Clemente, s. Ignazio di Antiochia, s. Policarpo), degli scrittori Apologisti (Quadrato, Aristide, s. Giustino, Atenagora) e da s. Ireneo (morto verso il 200). Le testimonianze sono più abbondanti per il secondo periodo: atti dei Martiri, scrittori come Tertulliano e s. Cipriano, Clemente Alessandrino, Origene, fino all’opera storica di Eusebio di Cesarea; abbiamo inoltre gli elenchi dei vescovi residenziali firmatari dei sinodi particolari del III secolo e del Concilio di Nicea. Diamo alcune notizie passando in rassegna le regioni principali: a) Roma e l’Italia. Al tempo del papa Cornelio (251-253) la popolazione cristiana di Roma era di circa 50.000 anime: 46 sacerdoti, 7 diaconi, un centinaio di chierici inferiori; circa 1.500 poveri erano mantenuti dalla comunità ecclesiale. Sotto lo stesso papa fu radunato un sinodo a cui parteciparono 60 vescovi d’Italia. Notiamo che il cristianesimo in Italia, come altrove, si propagava in primo luogo nelle città, mentre le campagne rimanevano pagane (il termine pagani significa etimologicamente “paesani”, deriva infatti dal latino pagus, “paese, villaggio”). b) Le Gallie. La prima sede vescovile nelle Gallie fu quella di Lione (Lugdunum); il suo primo vescovo fu Potino, martire nel 177. Al sinodo di Arles (Arelate) nel 314 erano rappresentate 16 diocesi delle Gallie. c) La Germania rimaneva pagana a nord del Danubio, ma nella Rezia, nel Norico, nella Pannonia, e più a est nella Mesia il cristianesimo era già diffuso nel III secolo, come risulta dalle notizie sui martiri della persecuzione di Diocleziano (303-305). d) La Spagna, dove già esistevano comunità cristiane al tempo di Ireneo, partecipò al sinodo di Elvira (Illiberis: nel 300) con 19 vescovi e 24 presbiteri. e) La Bretagna possedeva delle comunità cristiane già al tempo di Tertulliano (circa l’anno 200); al sinodo di Arles (nel 314) erano presenti 3 vescovi della Bretagna. f) Altre regioni, anche se situate in Oriente, appartennero a lungo al patriarcato di Roma: la Tracia, la Tessaglia, la Grecia avevano sedi vescovili prima del 300 e diedero molti martiri nella persecuzione di Diocleziano.
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60. LA
CRISTIANESIMO NEL MONDO
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60. IL 5. La cattedrale ortodossa di San Basilio a Mosca.
7. La chiesa di San Giorgio a Mughní, in Armenia.
6. Una chiesa protestante nel centro di New York.
8. La cattedrale della Sagrada Familia a Barcellona.
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CRISTIANESIMO NEL MONDO
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NORD AMERICA
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Cattolici Protestanti
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Tutte le Chiese Cristiane sono attualmente spinte da un profondo desiderio di ristabilire l’unità. Organismi che lavorano a questo scopo sono il Consiglio Ecumenico delle Chiese, con sede a Ginevra (dal 1948), e da parte cattolica il Segretariato per l’Unione dei Cristiani, istituito a Roma nel 1960 dal papa Giovanni XXIII e ora denominato Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
A r t i c o
A S I A o a n O c e
L’aspetto più doloroso della situazione odierna è la divisione dei cristiani. La cartina, per limiti grafici, prescinde dalle numerose cristianità cattoliche e protestanti diffuse specialmente in Africa e nell’Asia sud-orientale in seguito all’attività missionaria. Prescinde anche dalle comunità di rito orientale unite alla Chiesa cattolica e diffuse nelle stesse località delle corrispondenti Chiese orientali separate. 1) Cattolici: in maggioranza nell’Europa occidentale e nell’America Latina. 2) Protestanti: staccatisi da Roma nel XVI secolo (Lutero nel 1517; Calvino nel 1533), formano la popolazione prevalente in Germania, Olanda, Paesi Scandinavi, Inghilterra, America Settentrionale, Sud Africa e Australia. La cartina non distingue dai Protestanti gli Anglicani (detti Episcopaliani fuori dalla Gran Bretagna), prevalenti nell’Inghilterra del sud e diffusi anche negli Stati Uniti. Sorto dallo scisma del re Enrico VIII d’Inghilterra nel 1529, l’Anglicanesimo differisce notevolmente dal Protestantesimo. 3) Ortodossi: staccatisi da Roma nel 1054, conservano l’antica tradizione della Chiesa indivisa ma non riconoscono l’autorità del Papa sulla Chiesa universale. Sono diffusi negli antichi patriarcati d’Oriente (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme), a Cipro, in Grecia, ex Iugoslavia, Bulgaria, Romania, Russia e nelle regioni dell’Asia evangelizzate da missionari russi. Notevole è anche la loro presenza in America, non segnalata in cartina, in seguito all’immigrazione di forti comunità ortodosse provenienti dall’Europa orientale e dai paesi di lingua greca.
4) Chiese Precalcedonesi (dette anche Monofisite), provenienti dai cristiani che nel V secolo rifiutarono di aderire al Concilio di Calcedonia (IV ecumenico, nel 451). Esse conservano gran parte della tradizione della Chiesa antica; sono legate ciascuna a un popolo e a una tradizione storica particolare. I Copti (parola che significa “Egiziani”) sono diffusi in Egitto e dipendono dal patriarca copto di Alessandria. Gli Etiopici sono spesso chiamati essi pure Copti perché fino al 1948 dipendevano totalmente dal patriarca copto di Alessandria. I Siriani stanziati in Siria, Turchia orientale, Iraq hanno trasmesso la loro organizzazione ecclesiastica ai Siriani dell’India, molto più numerosi. Gli Armeni sono stanziati nell’Armenia, a Gerusalemme e disseminati in Libano, Siria, Persia, nelle città più importanti dell’Europa e in America. 5) Chiesa Nestoriana, originata dal rifiuto del Concilio di Efeso (nel 431) e organizzatasi nel 498 come una comunità del tutto indipendente, si sviluppò oltre i confini dell’impero bizantino, in Persia e raggiunse una grande espansione nell’Asia centrale fino alla Cina nei secoli VIII-IX. Attualmente i Nestoriani, detti anche Assiri, sono poco numerosi, sparsi nel Kurdistan, nell’Iraq, nell’Iran, negli Stati Uniti e in India (dove sono detti Mellusiani).
G l a c i a l e
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CARTA II. LA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO NEL MONDO CONTEMPORANEO
M a r
O C E A N I A Oceano
Indiano
Ortodossi Nestoriani o Assiri Precalcedonesi o Monofisiti: Copti Etiopici Siriani Armeni
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61. CARTA
61. CARTA BIBLICA DELLA TERRA SANTA DALLE ORIGINI ALL’EPOCA PERSIANA
BIBLICA DELLA
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TERRA SANTA
DALLE
ORIGINI ALL’EPOCA PERSIANA C
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Capitolo 061 260-261_NERO.qxp:Capitolo 061 260-261.qxp
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ste di Alessandro Magno. La presente tavola contiene praticamente tutti i nomi delle località che ebbero qualche parte negli avvenimenti ricordati dalla Bibbia; altre località qui tralasciate ricorrono solo nelle descrizioni geografiche di Gs 13-21. La grafia adottata è conforme alla versione approvata dalla CEI.
Abel Bet-Maaca
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Giordano
È opportuno concludere questo atlante con due carte riassuntive, così da rendere più facile la localizzazione di singole città anche al di fuori di una lettura continua del nostro testo storico e delle carte che gli corrispondono. Presentiamo due carte e non una a motivo dei cambiamenti politici ed etnici provocati dalle conqui-
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Pozzo del Giuramento, Bersabea A3 Pozzo del Vivente che vede (Lacai Roi) A4 Punon B4 Rabbat-Ammon C3 Rabbat-Moab, Ar-Moab B3 Rafia A3 Rama (in Galilea) B1 Rama (in Giudea) B3 Rama (nel Negheb) A4 Ramataim B2 Ramot-Galaad C2 Recob (nel Galaad) C2 Recob (in Galilea) B1 Recobot A4 Rimmon B2 Salem, Gerusalemme B3 Samaria B2 Sarepta B1 Sharuhen A3 Sichem B2 Sidone B1 Silo B2 Simron B2 Soco (in Samaria) B2 Soco (in Giudea) B3 Succot B2 Sunem B2 Taanach B2 Tappuach B2 Tebez B2 Tekoa B3 Telaim B4 Timna B3 Timnat-Serach B2 Tiro B1 Tirza B2 Tisbe B2 Tob C2 Ushu B1 Zafon B2 Zartan B2 Zemaraim B3 Zered (fiume) BC4 Zereda B2 Zif B3 Ziklag A3 Zoar, Bela B4 Zorea B3
L
Keila B3 Kibzaim B2 Kinneret B1 Kir-Careset, Kir-Moab B3 Kiriataim B3 Kiriat-Cuzot (?) B3 Kiriat-Iearim B3 Kir-Moab, Kir-Careset B3 Kision B2 Kison (fiume) B2 Lacai Roi v. Pozzo del Vivente che vede Lachis A3 Lais, Dan B1 Lebona B2 Leonte (fiume) B1 Libna A3 Lod A3 Luz, Betel B3 Macanaim B2 Madaba B3 Madon B2 Makhaliba B1 Makkeda B3 Mamre B3 Maon B3 Maresa A3 Mar Morto B3-4 Mattana C3 Mefaat B3 Meghiddo B2 Merom B1 Meroz (?) B1 Micmas B3 Minnit B3 Miseal (?) AB2 Misrefot-Maim B1 Mizpa (in Giudea) B3 Mizpa (?) (nel Galaad) B2 Naalal B2 Nacaliel B3 Nebo (monte) B3 Obot B4 Ofra (in Giudea) B3 Ofra (di Gedeone) B2 Ono A2 Penuel B2 Peor B3 Pisga (monte) B3 Pozzo di Abramo, Bersabea A3
I
Galaad (?) B2 Galgala B3 Gat A3 Gat-Rimmon (presso il fiume Iarkon) A2 Gat-Rimmon (nel territorio di Manasse) B2 Gaza A3 Genesaret, Lago di B1-2 Gerar A3 Gerico B3 Gerusalemme, Salem B3 Gheba B3 Ghezer AB3 Ghibbeton A3 Giaffa A2 Giordano (fiume) B1-3 Golan C2 Hule, Lago di B1 Iaaz B3 Iabbok (fiume) BC2 Iabes-Galaad B2 Iabne A3 Ianoach B1 Iarkon (fiume) AB2 Iarmuk (fiume) BC2 Iarmut (in Giudea) B3 Iarmut (nel territorio di Issacar) B2 Iattir B3 Iazer B2 Iazur A2 Ibleam B2 Iesana B3 Iie-Abarim B4 Iion B1 Iogbea B2 Iokneam B2 Ir-Moab C3 Iutta B3 Izreel B2 Kades-Barnea (Kades) A4 Kana B1 Karkor (?) BC2 Karnaim C1-2 Karta (?) B2 Kartan B1 Kedemot B3 Kedes (presso il fiume Kison) B2 Kedes (presso il L. di Hule) B1
F
Bet-Dagon A3 Betel, Luz B3 Bet-Iesimot B3 Betlemme, Efrata B3 Bet-Oron B3 Bet-Sean B2 Bet-Semes B3 Bet-Sitta B2 Betul A3 Bet-Zur B3 Bezek B2 Bezer B3 Bit-Zitti B1 Bor-Asan A3 Bozra B4 Cabul B1 Cammat B2 Cannaton B2 Carmel B3 Caroset-Goim B2 Cazazon-Tamar B4 Chefira B3 Chelam C2 Chelkat B2 Cheret B3 Chesbon B3 Coba C1 Colon B3 Corsa B3 Daberat B2 Damasco C1 Dan, Lais B1 Debir B3 Dibon B3 Dor AB2 Dotan B2 Ebron B3 Edrei C2 Efrata, Betlemme B3 Eglon A3 Elteke A3 En-Carod B2 En-Dor (Endor) B2 Engaddi B3 En-Gannim B2 Estaol B3 Estemoa B3 Etam B3 Eter A3 Ezem B4 Gabaa B3 Gabaon B3
Giordano
Abdon B1 Abel Bet-Maaca B1 Abel-Cheramin B3 Abel-Mecola B2 Abel-Sittim B3 Accaron A3 Acco B1 Acsaf B1 Aczib B1 Adama B2 Adoraim B3 Adullam B3 Afek (a est del L. di Genesaret) B2 Afek (presso il fiume Iarkon) B2 Ai B3 Aialon B3 Am (Ham) B2 Anatot B3 Arad B3 Arara, Aroer (nel Negheb) B4 Ar-Moab, Rabbat-Moab B3 Arnon (fiume) BC3 Aroer (nel territorio di Gad) C2 Aroer (presso il fiume Arnon) B3 Aroer, Arara (nel Negheb) B4 Aruma B2 Ascalon A3 Asdod A3 Astarot C2 Atarot B3 Azeka B3 Azor (Hazor) B1 Baal-Gad B1 Baal-Meon B3 Bamot-Baal B3 Beer BC3 Beerot B3 Beisan v. Bet-Sean Bela, Zoar B4 Bene-Berak A2 Bersabea, Pozzo di Abramo, Pozzo del Giuramento A3 Bet-Anat B1 Bet-Araba v. Bet-Cogla Bet-Cogla B3
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62. CARTA
62. CARTA BIBLICA DELLA TERRA SANTA IN EPOCA ELLENISTICA E ROMANA
BIBLICA DELLA
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EPOCA ELLENISTICA E ROMANA C
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Cesarea di Filippo, Panion, Paneas, Neronias
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fondazione di nuove città con nome greco, ma anche alla trasformazione dei nomi delle città antiche. La carta contiene i nomi geografici ricordati nei libri biblici dei Maccabei e del Nuovo Testamento, oltre a quelli menzionati da Giuseppe Flavio e altri storici per i periodi ellenistico e romano in Palestina.
Kedasa Ecdippa
GA LILEI Rama
Sogane Rafon, Rafana Corazin Betsaida Bersabea Cafarnao Casfo Gabara? Magdala, Tarichea Karnaim, Carnion Iotapata Gergesa Gamala Datema Arbela Asochis Tiberiade Alim Gaulane Cana Ammathus Hippos Iarmuk Sefforis Dium, Diospoli Filoteria Hi Nazaret ero (Samakh) m Abila Tabor, yc Iafa es Athabyrium Gadara Adraa Nain Tob Meghiddo Esdraela Efron Arbela Scitopoli Baitanata
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Iarmuk (fiume) BC2 Iazer B2 Iion B1 Ioppe, Giaffa A2 Iotapata B2 Iulias, Livias, Betharamtha B3 Kades-Barnea A4 Karnaim, Carnion C1-2 Kedasa B1 Kedron A3 Kison (fiume) B2 Kypros B3 Leonte (fiume) B1 Libba B3 Libna A3 Lidda A3 Livias, Iulias, Betharamtha B3 Mabartha B2 Macheronte B3 Madaba B3 Magdala, Tarichea B1-2 Maked C1 Maresa A3 Mar Morto B3-4 Masada B3 Masfa B3 Meghiddo B2 Micmas B3 Modin B3 Nadabat B3 Nain B2 Nazaret B2 Neronias, Cesarea di Filippo, Panion, Paneas B1 Oboda, Eboda (Avdat) A4 Odollam B3 Oronaim B4 Paneas, Cesarea di Filippo, Panion, Neronias B1 Panion, Cesarea di Filippo, Paneas, Neronias B1
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Eboda, Oboda (Avdat) A4 Ebron B3 Ecdippa B1 Eduma B2 Efraim, Aferema B3 Efron B2 Elasa B3 Elusa, Alusa A4 Emmaus B3 Emmaus B3 Engaddi B3 Ennon B2 Esbus B3 Esdraela B2 Faraton B2 Fasaelide B2 Filadelfia C3 Filoteria B2 Gabara (?) B1-2 Gadara (nella Decapoli) B2 Gadara (in Perea) B2 Gamala B2 Gaulane C2 Gaza A3 Gazara, Ghezer AB3 Gerasa B2 Gergesa B2 Gerico B3 Gerusalemme B3 Ghezer, Gazara AB3 Giaffa, Ioppe A2 Ginaea B2 Giordano (fiume) B1-3 Giscala B1 Gofna B3 Herodium B3 Hieromyces (fiume) C2 Hippos B2 Hule, Lago di B1 Hyrcania B3 Iabbok (fiume) BC2 Iafa B2 Iamnia A3 Ianoach B1 Iarkon (fiume) AB2
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Betania (in Giudea) B3 Bet-Basi B3 Betel B3 Betfage B3 Betharamtha, Livias, Iulias B3 Bethennabris B3 Bethleptenfa B3 Bethogabris AB3 Bethome B3 Betlemme B3 Bet-Oron B3 Betsaida B1 Bet-Zacaria B3 Bet-Zait B3 Bet-Zur B3 Bir-Zeit, Berea B3 Bosora, Bozra C2 Bozor C1 Bozra, Bosora C2 Cafarabis B3 Cafarnao B1 Cafarsaba B2 Cafartoba B3 Callirrhoe B3 Cana (in Galilea) B2 Cana (nel Negheb) B3-4 Canata C2 Canatha C2 Carnion, Karnaim C1-2 Casfo B1 Cesarea, Torre di Stratone A2 Cesarea di Filippo, Panion, Paneas, Neronias B1 Chalybon C1 Corazin B1 Coreae B2 Damasco C1 Datema C2 Diospoli, Dium C2 Dium, Diospoli C2 Dok B3 Dora AB2
L. di Hule
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Giscala
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Abel B1 Abila (nella Decapoli) B2 Abila (in Perea) B3 Abila (in Siria) C1 Accaron A3 Accaron antica A3 Acraba C1 Acrabatta B2 Adasa B3 Adida B3 Adora B3 Adraa C2 Afek, Antipatride, Pegai B2 Aferema, Efraim B3 Agrippeion, Anthedon A3 (Ain-Karim) B3 Alexandreion B2 Alim C2 Alusa, Elusa A4 Amathus B2 Ammathus B2 Anthedon, Agrippeion A3 Antipatride, Afek, Pegai B2 Apollonia A2 Arad B3 Arbela (nella Decapoli) B2 Arbela (in Galilea) B2 Archelaide B3 Arimatea, Ramataim B2 Arnon (fiume) BC3 Ascalona A3 Asdod, Azoto A3 Asfar B3 Asochis B2 Asofon B2 Azor B1 Azoto, Asdod A3 Baitanata B1 Beerot B3 Berea, Bir-Zeit B3 Bersabea (in Galilea) B1 Bersabea (nel Negheb) A3 Besimoth B3 Betania (oltre il Giordano) B3
Phaena Acraba
Giordano
La necessità di una carta distinta dalla precedente deriva dalla profonda trasformazione seguita alla conquista di Alessandro Magno. La cultura greca si diffuse tra gli antichi popoli di lingua semitica e le classi sociali più alte adottarono la lingua greca. Tale diffusione della lingua e della cultura greca non solo portò alla
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Monte Scopus 831 Monte degli Ulivi 818
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Monte Ebal 940
Monti Gelboe 500
Hebron 927 1500
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Betlemme 777 Gerico –250
Betel 881
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Monte Meiron (Jarmaq) 1208 Monte Tabor 588
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Silo 915 Tiberiade –209 Lago di Tiberiade
Piana di Hule 2
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1500 1000
Mar Morto 500
500
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0
–500
–500
–1000
–1000
Profilo altimetrico della Terra Santa
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BIBLIOGRAFIA DI APPROFONDIMENTO
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BIBLIOGRAFIA
ELENCO DI TOPONIMI BIBLICI
DIVERSAMENTE TRASCRITTI NELLE VERSIONI ITALIANE E NELLA VOLGATA Primo nome in tondo: grafia secondo la traduzione della CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA. Nome/i successivo/i in tondo: grafia secondo ALTRE TRADUZIONI ITALIANE MODERNE. Nome/i in corsivo: grafia scondo la VOLGATA LATINA, ed. tipica del 1593. Sono omessi i nomi che non presentano grafie diverse nelle varie traduzioni e quelli molto rari
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Aava, Ahava, Ahava Abel-Mecola, Abel-Mehola, Abelmehula Abel-Sittim, Abel-Shittim, Abelsatim Abes v. Abez Abez, Abes, Abes Accaron, Ekron, Accaron Acco, Akko, Acri, Accho Aclab, Ahlab, Ahalab Acri (Mic 1,10) v. Acco Acsaf, Akshaf, Achsaph Aczib, Akzib, Achazib Addad-Rimmon, Adadremmon Adida, Hadida, Adiada Adullam, Odollam Afaraim v. Cafaraim Afek, Aphec Aferema (1 Mac 11,34), Afairema Afik (Gdc 1,31) v. Afek Akeldama, Haceldama Alema (1 Mac 5,26), in Alimis Ali v. Cali Alus, Alush, Alus Am (Gn 14,5), Ham, Ham Amat v. Camat Ammat v. Cammat Ammon (Gs 19,28) v. Cammon Ammot-Dor (Gs 21,32), v. Cammot-Dor Anacarat, Anaharat, Anaharath Annaton v. Cannaton Ara (Gs 13,4) Maara Arada v. Carada Aram, Siria, Syria Arara (Gs 15,22), Adada Aroset-Goim v. Caroset-Goim Asan, Ashan, Asan Ascalon, Ascalona, Ascalon Aschenaz, Ashkenaz, Ascenez Asem (Gs 19,3) v. Ezem Askenaz (Gn 10,3) v. Aschenaz Asmona v. Casmona Asna, Ashna, Asena Assuan (Ez 29,10; 30,6) v. Siene Assur, Assiria, Assur Astarot, Ashtarot, Astaroth Atarot-Addar v. Aterot-Addar Atarot-Bet-Ioab v. Aterot-Bet-Ioab Aterot-Addar, Ataroth Addar Aterot-Bet-Ioab (1 Cr 2,54), Corona domus Ioab Aterot-Sofan, Aterot-Shofan, Etroth et Sophan (Nm 32,35) Avila, Havila, Hevila(th) Avva, Ivva, Ava Azazon-Tamar v. Cazazon-Tamar Azmon, Asmon, Asemona Azor, Cazor, Hazor, Hasor, Asor Azor-Cadatta, Asor Nova Baal-Azor, Baal-Hasor, Baalhasor Baal-Cazor v. Baal-Azor Baal-Ermon, Baal Hermon Baal-Meon, Baalmaon, Beelmeon Baal-Perazim, Baalpharasim Baal-Salisa, Baal-Shalisha, Baal Salisa
Baal-Zefon, Baal-Sefon, Beelsephon Bacurim, Bahurim, Bahurim Basan, Bashan, Basan Bassopiano = Sefela Bectilet (Gdt 2,21), Baictilait Beisan v. Bet-Sean Bela (Gn 14,2), Bala Belbaim (Gdt 7,3), Abelmain (Neo-Volg.) Belmaim (Gdt 4,4), Abelmain Ben-Innom, Ben-Hinnom, Ennom, Benennom Bersabea, Beersheba, Bersabee Besaannim v. Bezaannim Betach, Betah, Bete (2 Sam 8,8) da correggere v. Tibcat Bet-Aram, Bet-Haram, Betharan Bet-Aran, Bet-Haran, Betharan Bet-Canan, Bet-Hanan, Bethanan Bet-Cherem, Bet-Hakkerem, Bethacarem Bet-Cogla, Bet-Hogla, Bethagla Bet-Coron v. Bet-Oron Bet-Esel v. Bet-Ezel Bet-Ezel, Domus vicina Bet-Galgala, Bet-Ghilgal, Domus Galgal Bet-Iesimot, Bet-Ieshimot, Bethsimoth Bet-Kerem (Ne 3,14) v. Bet-Cherem Bet-Ogla v. Bet-Cogla Bet-Oron, Bet-Horon, Bethoron Bet-Pazzez, Bet-Passes, Bethpheses Bet-Sean, Bet-Shean, Bethsan Bet-Semes, Bet-Shemes, Bethsames Bet-Sitta, Bet-Shitta, Bethsetta Bet-Tappuach, Bet-Tappuah, Beththaphua Betzaeta v. Betzata Bet-Zait (1 Mac 7,19), Bethzecha Betzata (Gv 5,2) Bethesda, Bethsaida Bet-Zur, Bet-Sur, Betsura, Bethsur Bezer, Beser, Beser Bikeat-Aven (Am 1,5), Campus Idoli Biqat-Aven v. Bikeat-Aven Bir-Elim, Beer-Elim, Puteus Elim Boan, Bohan (Pietra di B.), Abenboen, Lapis Boen Bocan v. Boan Boskat v. Bozkat Bosra v. Bozra Bozez, Boses, Boses Bozkat, Boskat, Bascath, Besecath Bozor, Bosor, Bosor Bozra, Bosra, Bosra Bozra (1 Mac 5,26), Bosora, Barasa Bubaste, Pi-Beset, Bubastus Cabor, Habor, Habor Cabseel v. Kabzeel Cabul, Kabul, Chabul Cabzeel v. Kabzeel Cachila, Hakila, Hachila Cadasa, Hadasha, Hadassa Cadid, Hadid, Hadid = Adida Cadrach, Hadrak, Hadrach Cafaraim, Hafaraim, Hapharaim Caftor, Cappadocia (errata identif.) Calach, Halah, Hala (2 Re 17,6; 18,11) Calach, Kalah, Chale (Gn 10,11.12)
Calak, Halak (Gs 11,17; 2,7), pars montis Calcul, Halhul, Halhul Cali, Hali, Chali Camat, Hamat, Emath Cammat, Hammat, Emath Cammon, Hammon, Hamon Cammot-Dor, Hammoth-Dor Cana v. Kana (Gs 19,28) Cananeel, Hananeel Canes (Is 30,4), Hanes Cannaton, Hannaton, Hanathon Canne (Ez 27,23), Kanne, Chene Carada, Harada, Arada Carchemis, Karkemish, Charcamis Carif, Harif, Hareph Carod, Harod, Harad Caroset-Goim, Haroshet Goim, Haroseth Gentium Carran, Haran, Haran, Charan Caserot (Nm 11,35; 16,6) v. Cazerot Casmona, Hashmona, Hesmona Casor (1 Mac 11,67) v. Azor Cazar-Addar, Hasar-Addar, villa nomine Adar Cazar-Enan, Hasar Enan, villa Enan Cazar-Enon, Hasar Enon, atrium Enon Cazar-Gadda, Hasar-Gadda, Asergadda Cazar-Sual, Hasar Shual, Hasersual, Hasarsuhal Cazar-Susa, Hasar-Susa, Hasersusa Cazar-Susim, Hasar-Susim, Hasarsusim Cazazon-Tamar, Hasason-Tamar, Asasonthamar Cazerot, Haserot, Haseroth Cazer-Ticon, Haser-Tikon, domus Tichon Cazor v. Azor Chebar, Kebar, Chobar Chefar-Ammona, Kefar Ammona, villa Emona Chefar-Ammonai v. Chefar-Ammona Chefer, Hefer, Epher Chela (1 Cr 5,26) v. Calach, Halah Chelam, Helam, Helam Chelba, Helba, Helba Chelbon, Helbon, vinum pingue Chelef, Helef, Heleph Chelkat, Helkat, Helcath, Halcath Cheres, Heres, Hares Chesbon, Heshbon, Hesebon Chesmon, Heshmon, Hassemon Chetlon, Hetlon, Hethalon Chezron, Hesron, Hesron Chibsaim v. Kibzaim Chinarot v. Genesaret Chittim, Kittim, Cethim, Italia, Romani Choba v. Coba Chus v. Cus Cipro (Nm 24,24) v. Chittim Coba, Hoba, Hoba Colon, Holon, Holon, Helon Coo (1 Mac 15,23), Cous Cor (monte): errato per Or, v. Or Corazin, Corozain, Corozain Corem, Horem, Horem Corma, Horma, Horma Coronaim, Horonaim, Oronaim
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TRASCRIZIONI DIVERSE DI TOPONIMI BIBLICI
Corsa, Horesh, Horsha, silva Cos (At 21,1) v. Coo Cosa, Hosa, Hosa Cuj (refuso: Gdt 7,18) v. Cus Cukkok, Hukkok, Hucuca Cukok, Hukok, Hucac Cumta, Humta, Athmatha Cus, Kush, Chus, Aethiopia Cusa, Husha, Husathites Dabbeset, Dabbeshet, Dabbaseth Dimna (Gs 21,35: leggi Rimmon), Damna Dotain (Gdt 3,9) v. Dotan Dotan, Dothan, Dothain Ebron, Hebron, Hebron Ebron (Gs 19,28: leggi Abdon), Abran Eder (Gs 15,21: leggi Arad?), Eder Efer v. Chefer Egitto (Gn 10,6.13; 1 Cr 8,11), Mizraim, Misraim, Mesraim Ekron v. Accaron Elba v. Chelba Elcos v. Elkos Elef v. Chelef Eliopoli (Ez 30,17) = On Elisa, Elisha, Elisa Elkat v. Chelkat Elkos, Elkosh, Elcesaeus Emek-Kesis v. seg. Emek-Keziz, Vallis Casis Ena, Hena, Ana En-Azor, En-Hasor, Enhasor En-Cadda, En-Hadda, Enhadda En-Cazor v. En-Azor En-Chadda v. En-Cadda En-Dor, Endor, Endor Engaddi, En-Ghedi, Engaddi En-Mispat, En-Mishpat, Fons Misphat Ennon (Gv 3,23), Ainon, Aennon En-Semes, En-Shemesh, Ensames Ermon, Hermon, Hermon Escol (Valle di E.), Eshkol, Nehelescol, Torrens Botri Esdrelon, Izreel, Iezrael Esdrelon (in Gdt) Esean, Eshean, Esaan Esech, Esek, Calumnia Esmon v. Chesmon Esora (Gdt 4,4), Aisora Estaol, Eshtaol, Esthaol Estemoa, Eshtemoa, Esthamo, Esthemo Eter (Gs 15,42), Ether Eter (Gs 19,7), Athar Et-Kazin, Itta-Kasin, Thacasin Ezem, Esem, Asem, Esem Ezion-Gheber, Esion-Gheber, Asiongaber Gaas, Gaash, Gaas Gabaa, Ghibea, Gabaa Gabaa di Finees Gabaa di Pincas v. Gabaa di Finees Gabaon, Ghibeon, Gabaon Galaad, Ghilead, Galaad Galgala, Ghilgal, Galgala
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Garizim, Gherizzim, Garizim Gat, Geth Gat-Chefer, Gat-Hefer, Geth-Hepher Gat-Efer v. Gat-Chefer Gelboe, Ghilboa, Gelboe Genesaret, Kinarot, Kinneret, Cineroth, Cenneroth, Cenereth Gerar, Gherar, Gerara Gheba, Gabee, Gabae, Gabaa, Gaba, Geba Ghebim, Gabim Gheder, Gader Ghedera, Gedera Ghederot, Gaderoth, Gideroth Ghedor, Gedor Ghega (Gs 21,1: refuso) v. Gheba Ghesur, Gheshur, Gessur Ghezer, Gezer, Gazer, Gazara Ghibbeton, Gebbethon Ghicon, Ghihon, Gehon Ghidgad, Gadgad Ghimzo, Gamzo Ghittaim, Getthaim Giaffa, Iafo, Ioppe Gosen, Goshen, Gessen Grecia = Iavan Hamona (Ez 39,16) v. Amona Hinnom (Valle di I.) v. Innom Iaas v. Iaaz Iaaz, Iahaz, Iahas, Iahsa, Iasa Iabes-Galaad, Iabesh-Ghilead, Iabes Galaad Iabez, Iabes (1 Cr 2,55) Ianoach, Ianoah, Ianoe Iavan = Grecia Iaza (1 Cr 6,63) v, Iaaz Idumea = Edom Iekabzeel = Kabzeel Iesana, Ieshana, Iesana Iesua, Ieshua, Iesue Ieud, Iehud, Iud Iftach, Iftah, Iephta Iftach-El, Iephtahel Innom, Hinnom, Ennom Iokdeam, Iucadam Iokmeam, Iecmaam Iokneam, Iachanan, Ieconam Iorkeam, Iercaam (leggi Iokdeam) Iorkoam v. Iorkeam Ir-Nacas, Ir-Nahash, urbs Naas Ir-Semes, Ir-Shemesh, Hirsemes Ivva (Is 37,13) v. Avva Izreel, Iezrael, Esdrelon Kabseel v. Kabzeel Kabul (1 Re 9,13) v. Cabul Kabzeel, Cabseel Kades, Kadesh, Cades Kades-Barnea, Cadesbarne Kafenata (1 Mac 12,37), Caphetetha Kana, Cana Karnaim, Carnaim Kedes, Kedesh, Cedes, Cades Keelata, Kehelata, Ceelatha
TRASCRIZIONI DIVERSE DI TOPONIMI BIBLICI
Keila, Ceila Keriot, Carioth Kibzaim, Kibsaim, Cibsaim Kinarot (Gs 12,3) v. Chinarot Kir, Cyrene (identif. erronea) Kir-Careset, Kir-Hareset, muri fictiles Kir-Cheres, Kir-Heres, muri cocti lateris Kiriat-Cusot v. seg. Kiriat-Cuzot, Kiriat-Husot, urbs in extremis finibus Kiriat-Iearim, Cariathiarim Kittim v. Chittim Kue, Que, Coa Lacai-Roi, Lahai-Roi, Viventis et Videntis me Lachis, Lakish, Lachis Lacmas, Lahmas, Leheman Lais, Laish, Lais Laisa, Laisha, Laisa Lechi, Lehi, Lechi, Maxilla Lesa, Lesha, Lasha, Lesa Lesem, Leshem, Lesem Lidda (1 Cr 8,12; At 10,32) v. Lod Lod, Lod, Lydda Luchit, Luhit, Luit Luz, Luza Luza (Gs 16,2; 18,13) v. Luz Macanaim, Mahanaim, Mahanaim, Manaim Macane-Dan, Mahane-Dan, Castra Dan Macleb v. Mechebel Madaba, Medeba, Medaba, Madaba Madian, Midian, Madian Magbis, Magbish, Megbis Makaz, Makas, Macces Makelot, Makehelot, Macelot Mamre, Mambre, Mambre Maresa, Maresha, Maresa Masfa (1 Mac 3,46) = Mizpa Mechebel, Mehebel, de funiculo Meghiddo, Megiddo, Mageddo Menfi, ebr. Mof, Nof, Memphis Mesa, Mesba, Messa Migdal-Eder, Turris Gregis Misar v. Mizar Miseal, Misheal, Messal, Massal Mizar (Sal 41,7), a monte modico Mizpa, Mispa, Masfa, Maspha, Masphath Mizpe, Mispe, Maspha, Masepha, Mesphe Mochmur (Gdt 7,18) Moreset-Gat, Moreshet-Gat, hereditas Geth Naalal, Nahalal, Naalol Naalol (Gdc 1,30) Nahalol, Naalol Naalol (Gs 19,15) v. Naalal Nacaliel, Nahaliel, Nahaliel Nain, Naim, Naim Neftali, ebr. Naftali, Nephthali Neftoach, Neftoah, Nephtoa Negheb, Negeb, meridies, plaga australis, ecc. Nesib v. Nezib Nezib, Nesib, Nesib Nibsan, Nibshan, Nebsan Nobach, Nobah, Nobe Nofach, Nofah, Nophe
Odollam (2 Mac 12,38) = Adullam Olon v. Colon On = Eliopoli Or, Hor, Hor (Cor errato) Oreb, Horeb, Horeb Orem v. Corem Or-Ghidgad, Hor-Ghidgad, mons Gadgad Osa v. Cosa Palmira (2 Cr 8,4), Tadmor, Palmyra Para, Aphara Paran, Faran, Pharan Parpar, Farfar, Pharphar Pas-Dammim, Phesdommim Patros, Fatures, Phathures, Phetros Pau, Fau, Phau Penuel, Fanuel, Phanuel Peor, Phogor Pi-Achirot, Fiairot, Pi-Hahirot, Phihahiroth Pi-Airot v. Pi-Achirot Piazze della cittĂ v. Recobot-Ir Pi-Chirot v. Pi-Achirot Piraton, Faraton, Pharathon Pisga, Fasga, Phasga Pison, Pishon, Fison, Phison Pitom, Phithom Punon, Funon, Phunon Put, Fut, Phut Que (2 Cr 1,16) v. Kue Raab, Rahab, Rahab Rama nel Negheb (1 Sam 30,27), Ramoth ad meridiem Ramataim (1 Mac 11,34), Ramatha Ramataim-Zofim, Ramathaim Sophim Ramat-Mizpe, Ramath Masphe Ramat-Negheb (Gs 19,8), Ramath contra australem plagam Ramot-Galaad, Ramot-Ghilead, Ramoth (in) Galaad Ramses, Ramesse, Ramesses Recob, Rehob, Rohob Recobot, Rehobot, Latitudo (Gn 26,22) Recobot-Ir, Rehobot-Ir, plateas civitatis Recobot-Naar, Rehobot-ha-Nahar, fluvium Rohoboth, Rohobot iuxta amnem Refidim, Raphidim Rezef, Resef, Reseph Ribla, Rebla Rimat-Lechi, Ramath Lechi Rimmon-Perez, Remmon Phares Rissa, Ressa Roghel, Rogel Roghelim, Rogelim Saalabbin, Shaalabbin, Selebin Saalbim, Shaalbim, Salebim Saalim, Shaalim, Salim Saaraim, Shaaraim, Saraim, Saarim Saba, Sheba, Saba (Sal 71,10.15: Arabum, Arabiae) Sacasim v. Sacazim
Sacazim, Shahasim, Sehesima Safir, Shafir, habitatio pulchra Salem, Shalem, Salem Salisa, Shalisha, Salisa Salmona v. Zalmona Samir, Shamir, Samir Sarepta (Lc 4,26), Sarepta Saron, Sharon, Saron Saruchen, Sharuhen, Sarohen Scitopoli (Gdt 3,10; 2 Mac 12,29-30) = Bet-Sean Seba, Saba (Sal 71,10; Gn 10,7 ecc.) Seba, Sheba, Sabee (Gs 19,2) Sebarim, Shebarim, Sabarim Sefam, Shefam, Sephama Sefat v. Zefat Sefata v. Zefata Sefela, Shefela, Sephela, campestria Sefer, Shefer, Sepher Sela-Elef v. Zela-Elef Sema, Shema, Sama Senan v. Zenan Senir, Sanir Sennaar, Shinear, Sennaar Ser v. Zer Sesach, Sheshak, Sesach Sibea, Shibea, Abundantia Siccaron, Shikkaron, Sechrona Sichem, ebr. Shekem, Sichem Sicor, Shihor, Sihor Sicor-Libnat, Shihor-Libnat, Sihor et Labanath Siddim v. Ziddim Siene, ebr. Seveneh, Syene Silchim, Shilhim, Selim Silo, Shilo, Silo Siloe, Shiloah, Siloe Simron, Shimron, Semeron Simron-Meroon (Gs 12,20: Meroon, Meron, criticamente dubbio) Sin, Sin (Es 16,1; 17,1 Nuni. 33,11.12) Sin, Sin (Nm 13,21; 20,1; 27.14; 33,36; 34,3.4; Dt 32,51; Gs 15,1) v, Zin Sion, Zion, Sion Sion (Gs 19,19), Shion, Seon Sior v. Zior Sirion, Sarion Sittim, Shittim, Setim Soco, Soko, Socho Soko v. Soco Sorea v. Zorea Sual, Shual, Sual Sunem, Shunem, Sunam, Sunem Sur, Shur, Sur Susa, ebr. Shushan, Susan Taanach, Taanak, Thenac, Thanach Taanat-Silo, Taanat-Shilo, Thanathselo Tabera, Incensio, Incendium Tacat, Tahat, Thahath Tafni, ebr. Tahpanhes, Tehafnehes, Taphnis Tanis, Soan, Zoan, Tanis Tappuach, Tappuah, Taphua Tarsis, Tarshish, Tharsis
Tebe, ebr. No, No Amon, Volg. erron. Alexandria Tebes v. Tebez Tebez, Thebes Tekoa, Thecua, Thecue Tel-Abib, Acervus novarum frugum Tel-Aviv (Ez 3,15) v. Tel-Abib Tel-Carsa, Tel-Harsha, Telharsa Tel-Melach, Tel-Melah, Thelmala, Thelmela Terach (Nm 33,27.28), Terah, Thare Tibcat, Tibhat, Thebath Tifsach, Tifsah (Tapsaco), Thaphsa (1 Re 5,4) Tifsach, Tifsah, Thapsa (2 Re 15,16) Timnat-Cheres, Timnat-Heres, Thamnath-Sare (Gdc 2,9) Timnat-Serach, Timnat-Serah, Thamnath Saraa, Thamnat-Sare (Gs 19,50; 24,30) Tipsach v. Tifsach (1 Re 5,4) Tirza, Tirsa, Thersa Tisbita (Elia), Tishbita, Thesbites Ukkok (Gs 19,34) v. Cukkok Umta (Gs 15,54) v. Cumta Uruk, Erek, Erech Uzen-Seera (1 Cr 7,24) v. Uzzen-S. Uzzen-Seera, Uzzen-Sheera, Ozensara Vedan (Ez 27,19), Dan Zaanan, Saanan, in exitu Zafon, Safon, Saphon, aquilo Zalmon, Salmon, Selmon Zalmona, Salmona, Salmona Zanoach, Zanoah, Zanoe Zarefta (Abd 20) v. Sarepta Zarepta (1 Re 17,9.10), Sarephta v. Sarepta Zartan, Sartan, Sarthan Zeboim (Gn 10,19 ecc.), Seboim, Seboim Zeboim (Ne 11,34), Seboim, Seboim Zedad, Sedad, Sedada Zefat, Sefat, Sephaath Zefata, Sefata, Sephata Zeira, Seira, Seira Zela (2 Sam 21,14), Sela, in latere Zela-Elef (Gs 18,28), Sela, Eleph Zemaraim, Semaraim, Samaraim Zenan, Senan, Sanan Zer, Ser, Ser Zereda, Sereda, Sareda Zereda (2 Cr 4,17), Seredata, Saredatha Zeret-Sacar, Seret-Shahar, Sarathasar Ziddim, Siddim, Assedim Ziklag, Sikelag, Siceleg Zin (Nm 13,21 ecc.), Tsin, Sin Zin (Nm 33,11.12, errato per Sin) Zior, Sior, Sior Ziz, Sis, Sis Zoar, Soar, Segor Zoba, Soba, Soba Zochelet, Zohelet, Zoheleth Zorea, Sorea, Sarea, Saraa Zuf, Suf, Suph
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ELENCO DI NOMI BIBLICI DI PERSONA
DIVERSAMENTE TRASCRITTI NELLE VERSIONI ITALIANE E NELLA VOLGATA
INDICE DEI NOMI NEI COMMENTI ALLE TAVOLE DELL’ATLANTE Il numero arabo indica la TAVOLA. Il numero romano indica il testo a commento della CARTA all’interno della Tavola. La lettera indica eventuali SUDDIVISIONI all’interno del commento alla Carta.
Valgono i criteri del precedente Elenco. Sono presi in considerazione i nomi più noti e importanti della Storia Sacra
Altri eventuali rimandi rinviano a PARAGRAFI introduttivi o conclusivi all’interno delle Tavole: prem. = Premessa; sit. = Situazione; relig. = Giudizio/Valore Religioso; quadro = Quadro; sguardo = Sguardo; nota = Nota
Abdia, Obadia, Abdias Abiam, Abia, Abiam, Abias Abiatar (Mc 2,26) v. Ebiatar Abiram (Nm 16), Abiron Acab, Achab Acazia, Ocozia, Ochozias Amazia, Amasia, Amasias Amon, Amos (Mt 1,10), Amon Amos (Mt 1,10) v. Amon Amos (Am 1,1), Amos Amoz (Is 1,1), Amos, Amos Aram (Mt 1,3-4) v. Ram Asa (Mt 1,7-8 Asaf), Asa Asaf (Mt 1,7-8) v. Asa Asaf (1 Cr 6,31; Sal 49; 72-82), Asaph Asenat, Aseneth Assalonne, Abshalom, Absalom Balaam, Bileam, Balaam Barzillai, Berzellai Betsabea, Batsheba, Bethsabee Betuel, Batuele, Bathuel Bila, Bilha, Bala Booz, Boaz, Booz Cainam (Lc 3,36.37) v. Kenan Cazael, Hazael, Hazael Chelkia, Hilkia, Helcia Chezron, Hesron (Mt 1,3 Esrom, Esron) Chiram, Hiram, Hiram Cis (At 13,21) v. Kis Cofni v. Ofni Core, Kore, Korah, Core Cusai, Hushai, Chusai Eber, Heber Ebiatar (Mc 2,26 Abiatar), Abiathar Enoch, Hanok, Henoch Esdra, Ezra, Esdras Esrom (Mt 1,3) v. Chezron Eud, Ehud, Aod Fares (Mt 1,3) v. Perez Finees, Pincas, Pinehas, Phinees Gezabele, Izebel, Iezabel Ghecazi, Ghehazi, v. Giezi Gherson, Ghershon, Gerson Giezi, Ghecazi, Giezi Gioele, Ioel Gionata, Ionatan, Ionathas Giosafat, Iosaphat
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Godolia, Ghedalia, Godolias Hazael (1 Re 19,15-17) v. Cazael Iabal, Iabel Iared (Lc 3,37 Iaret) Iared Iesse, Isai, Isai, Iesse Ieu, Iehu, Iehu Ioab, Gioab, Ioab Ioas, Ioash, Ioas Iochebed, Iochabed Ioiachin, Ioakin, Ioachin Ioiakim, Ioakim, Ioachim Isai v. Iesse Isaia, Esaias, Isaias Is-Baal, Ish-Baal, Isboseth Keat, Kehat, Caath Kenan, Cainam (Lc 3,36.37), Cainan Kis, Kish, Cis (At 13,21), Cis Lia, Lea, Lia Maalaleel, Mahalaleel (Lc 3,37 Maleleel), Malaleel Maria, Miriam (Es 15,20; Nm 12), Maria Matusalemme, Metushelah, Mathusala Mecuiael, Mehuiael, Maviael Menachem, Menahem, Manahem Merib-Baal, Miphiboseth Metusael, Metushael, Mathusael Michea, Micha, Michaeas Mikal, Mical, Micol, Michol Naama, Noëma Naasson (Mt 1,4) v. Nacson Nabucodonosor, Nebuchadnezzar, Nabuchodonosor Nacor, Nahor, Nachor Nacson, Nacason, Nahson, Nahasson; (Mt 1,4 Naasson, Naasson) Naum, Nahum Neemia, Nehemia, Nehemias Nimrod, Nemrod Noemi, Naomi, Noomi, Noemi Ofni, Cofni, Hofni, Ophni Omri, Amri Orpa, Orfa, Orpha Osea, Hosea, Osee Ozia, Uzzia, Ozias
Pekach, Pekah, Facea, Phacee Pekachia, Pekahia, Faceia, Phaceia Peleg (Lc 3,35 Falek), Phaleg Peninna, Fenenna, Phenenna Perez, Fares (Mt 1,3), Phares Pincas v. Finees Potifar, Putifar, Putiphar Potifera, Putifare, Putiphare Pua (Es 1,15), Fua, Phua Raab, Rahab, Rahab (Mt 1,5 Racab) Racab (Mt 1,5) v. Raab Ragau (Lc 3,35) v. Reu Ram, Ram (Mt 1,3-4 Aram, Aram) Reu, Reu (Lc 3,35 Ragau) Rezin, Resin, Reson, Rasin Rizpa, Rispa, Resfa, Respha Saba, Sheba, Saba Sanballat, Sanaballat Seba (Gn 10,7; 1 Cr 1,9), Saba Selach, Shelah, Sala Sennacherib, Sanherib, Sennacherib Seon (Sal 134,11; 135,19) v. Sicon Serug (Lc 3,35 Seruk), Sarug Sicon, Sihon, Sehon (Sal 134,11; 135,19 Seon) Sifra (Es 1,15), Sephora (il) Signore, Iahvè, Jahveh, Yahweh, YHWH, Dominus (Es 6,3; Gdt 16,16 Adonai) Simei, Shimei, Semei Sofonia, Zefania, Sophonias Tare (Lc 3,34) v. Terach Terach, Terah, Thare Tibni, Thebni Tiglat-Pileser, Teglath-Phalasar Tiraca, Tirhaka, Tharaca Tisbita (Elia), Thesbites Tobi, Tobit, Tobia, Tobias Tobia (padre) v. Tobi Zadok, Sadok, Sadoc Zambri (1 Mac 2,26) v. Zimri Zara (Mt 1,3) v. Zerach Zerach, Zerah (Mt 1,3 Zara), Zara Ziba, Siba Zilla, Silla, Sella Zilpa, Zelfa, Zelpha Zimri (1 Mac 2,26 Zambri), Zambri Zippora (Es 2,21), Sefora, Sephora Zofonia (2 Re 25,18), Sofonia, Sophonias Zorobabele, Zerubbabel, Zorobabel
Abar-Nahara v. Oltrefiume Abdon 12,10 Abel-Bet-Maaca 20,Ib; 22,IIc; 26,II Abel-Cheramin 13,I,4 Abel-Mecola 13,I,3a; 23,I Abel-Mizraim 8,IV Abel-Sittim 10,I; 11,Ia Abia (re) 22,Ib Abiatar v. Ebiatar Abila (di Celesiria) 51,Ia Abila (nella Decapoli) 45,Ia; 51,II; 54,prem. Abila (di Perea) 56,III Abimelech (di Gerar) 7,Ia; 7,II Abimelech (re di Sichem) 13,I,3b Abner 18,sit.; 18,Ib Abramo 5,I-7,IV Abubo 36,IIa Abu Sarga 44,IVa Acab 22,III; 23; 24,IIa Acaia 52,I; v. anche Grecia Acan 11,Ia Acaz 26,Ib; 26,II; 27,Ia-b Acazia (re di Giuda) 24,III-IV Acazia (re d’Israele) 24,IIa Accampamento degli Assiri 58,III Accaron 15,sit.; 16,III; 27,III Acco 11,Ic; 26,III; 41,II; 52,II; v. anche Tolemaide Achemene 30,I Achemenidi 30,I Achia di Silo 21,Ia Achimelech (sacerdote) 17,Ia Achis 17,Ib-II Acrabatta 33,Id; 57,IIb Acsaf 11,Ic Aczib v. Ecdippa Adad-Ezer 19,Id Adad-nirari I 3,V Adad-nirari II 23,II Adad-nirari III 25,sit.; 25,IIa Adasa 34,Ibis Adida 35,IV; 38,IIa; 57,I Adonia 20,Ic Adoni-Zedek 11,Ib Adora 36,III Adraa 45,I Adriatico 40,IVa Adullam 17,Ia-b; 33,IIIa; v. anche Odollam Afek (a est del L. di Genesaret) 23,IIIb Afek 15,Ib; 17,II-III; 43; v. anche Antipatride Aferema 35,II; v. anche Efraim Africa 60,II Africa Proconsolare 60,Ig Agag 16,IIc Agar 6,I-II; 7,Ib Aggeo 30,IIa Agrippa I 49,IIIa-c; 49,IVa; 51,Ia; 51,II; 54,prem.; 60,I Agrippa II 51,II; 53,Ia; 54,prem.; 54,I; 55,Ib
Agrippeion v. Anthedon Ahmosi 2,If; 3,Ib; 3,IIb Ai 5,II; 11,Ia Aia di Atad 8,IVb Aialon 12,12; 16,IIa; 21,IIa; 26,Ib ‘Ain Dirwe 50,IIb Ain-Karim 44,Ib Ainon v. Ennon ‘Ain Sinya v. Iesana Akaivasha 11,II Akhet-Aton 3,IV Akkad 1,II Akra 32,IIc; 33,Ic; 33,IIIb; 34,IIIb; 35,I; 35,IIIa; 35,IV; 36,Ia-b Aksu (fiume) 51,IIIa Albino v. Lucceio Albino Alcimo 34,Ia-b; 34,IIIb; 34,IV Aleppo 3,IIa; 3,III; 3,V Alessandra (madre di Mariamme) 42,II; 42,IV; 43 Alessandra Salome (moglie di Aristobulo I) 37,Ib; 39,I Alessandria d’Egitto 31,I; 31,III; 40,IVb; 42,III; 42,IV; 43; 54,I; 57,III; 60,Ih; 60,II,3-4 Alessandro (figlio di Aristobulo II) 40,I-IV; 43 Alessandro (figlio di Mariamme) 43 Alessandro Bala 35,I-II; 35,IIIa; 36,III Alessandro Ianneo 37,Ib-c; 37, II-III; 38,I-II; 39,I Alessandro Magno 2,Ie; 30,I; 31,I-II; 50,I; 61; 62 Alessandro Zabina 36,III Alexandreion 39,I; 39,III; 40,I-II Almon 12,6 Altaqû v. Elteke Am (Ham) 6,I Amaleciti 9,IIb; 16,IIc; 18,2c; 17,Ib; 17,II ‘Amarna 3,IV Amathus 37,II; 40,I Amatunte (Cipro) 51,IIIa Amatunte v. Amathus Amau 10,II Amazia (re di Giuda) 25,Ia; 25,IIb-c Amenofis I 2,If; 3,IIb Amenofis II 3,IV Amenofis IV 2,If; 3,IV America 60,II America Latina 60,II America Settentrionale 60,II Amman v. Filadelfia e Rabbat-Ammon Ammanitide 33,Id Ammon 10,II; 16,IIb; 19,Ic; 20,Ic; 22,sguardo; 24,I; 26,II-III; 29,II Ammoniti 6,II; 13,I,4; 16,I; 19, Ic-d; 29,I; 29,III; 33,Id Amnon 20,Ia
Amon (dio egiziano) 21,IIb Amon (re di Giuda) 28,I Amorriti 1,IV Amos 25,IIIb Amuás v. Emmaus ‘Amwâs v. Emmaus Anania (sommo sacerdote) 53,Ia; 54,I; 56,II Anano (sommo sacerdote) 48,IIIb; 49,IIIa Anano II (sommo sacerdote) 55,Ia; 56,II Anatolia 1,Ia; 1,II; 3,Ia; 13,I,2; 30,I Anatot 12,6 Andrea (apostolo) 45,IIe Andronico (governatore) 32,Ic Anfipoli 52,I Anglicani 60,II,2 Anna (sommo sacerdote) v. Anano Anna (madre di Samuele) 15,Ia Antalya v. Attalia Anthedon 37,IIIa; 43; 55,I Antigono (figlio di Aristobulo II) 40,I-II; 40,IVb; 41,I-IV; 42,I; 43 Antigono (figlio di Giovanni Ircano) 36,IV Antigono Monoftalmo 31,II Antilibano 19,Ic; 25,IIIa; 51,Ia Antiochia 31,II; 32,Ic; 33,IIIb; 34,Ia; 34,IIIb; 35,IV; 36,III-IV; 40,III; 40,IVa; 42,I; 50,V; 51,Ib; 51,IIIa-b; 52,I-II; 54,IV; 55,Ib; 57,III; 60,II,3 Antiochia di Pisidia 51,IIIa; 52,I Antioco I Sotere 31,III Antioco II Teo 31,III Antioco III il Grande 31,IV-V Antioco IV Epifane 32,quadro; 32,I-II; 33,Ia; 33,IIIb; 35,I; 37,sit. Antioco V Eupatore 33,IIIb Antioco VI Dioniso 35,IIIa; 35,IV Antioco VII Sidete 36,Ib; 36,II-III Antioco VIII Gripo 36,III-IV Antioco IX Cizicheno 36,IV Antioco XII Dioniso 38,Ib Antioco XIII Asiatico 39,II Antipa v. Erode Antipa Antipatride 43; 54,II; 57,I; v. anche Afek Antipatro (figlio di Doride) 43 Antipatro (padre di Erode il Grande) 39,II; 40,I; 40,III-IV; 41,I Antonia (fortezza) v. Torre Antonia Antonio Felice (procuratore) 53,Ia; 54,prem. Antonio v. Marco Antonio Antonio Primo (legato) 57,III Apamea 31,V Apollonia 52,I
Apollonio (misarca) 32,IIc; 32,III; 35,II Appia (via) 53,Ib ‘Aqraba v. Acrabatta Aquila 52,I Aquileia 43 Araba (valle) 25,IIb; 25,IIIa Arabi 25,IIIb; 34,IV; 35,IIIc Arabia 1,IV; 4,I,1; 29,IV; 44,II-III; 60,Ii Arabia Felice 36,sit. Arad 10,I Aramei 5,I; 19,Ic-d; 23,II; 23,IIIa-c; 24,IV; 25,sit.; 25,IIIa; 29,I Arbela 41,III Arca dell’Alleanza 15,quadro; 15,Ib Archelao 45,Ia; 53,2 Arelate v. Arles Areopago 52,I Areta III 38,Ib; 38,IIa; 39,II Areta IV 43; 49,IIIb Arimatea 15,Ia; v. anche Ramataim Aristide 60,I Aristobulo (figlio di Mariamme) 43; 51,I Aristobulo I 36,IV; 37,Ia-b Aristobulo II 39,I-III; 40,I-II; 40,IVa; 41,I Aristobulo III 41,I; 42,II; 43 Arles 60,Ib,e Armeni 60,II,4 Armenia 60,II,4 Armenia, Grande 60,Ii Armenia romana 60,Ii Arnon (torrente) 10,I; 13,I,4; 39,III; 40,I Aroer (in Ammon) 13,I,4 Aronne 9,I; 12,4; 12,6 Arpad 27,Ia Arses 30,I Artaserse I Longimano 30,I; 30,IIa Artaserse II Memnone 30,I; 30,IIa Artaserse III Oco 2,Ig; 30,I Artatama I 3,IV Aruma 13,I,3b Arvad 4,I,2 Asa 22,IIa,c Asael 18,Ib Asamon (monte) 54,II Asan 12,4 Asarhaddon 28,I Ascalon (Ascalona) 15,quadro; 27,III Ascalona 35,II; 35,IIIb; 37,IIIa; 43; 49,IIId; 54,I; 55,Ic; v. anche Ascalon Asdod 15,quadro; 27,Ib; 33,IIIa; 50,IIb; 56,Id; v. anche Azoto Aser 7,IV; 12,10 Asfar 34,IIIa Ashur-uballit I 3,IV Asia 60,II,3,5 Asia Minore 4,I,3; 11,II; 31,I-II;
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INDICE DEI NOMI 31,IV; 39,I; 40,IVb; 51,IIIa; 52,I; 53,Ib Asia proconsolare 52,I Asmonei 36,sit.; 37,sit.; 37,Ib; 38,IIc; 38,III; 39,II-III; 41,I; 42,II; 51,II; 60,2 Asochis 37,Ic Asofon 37,Ic Assalonne 20,Ia Assiri 2,Ig; 3,III; 25,sit.; 27,IV; 28,IIa-b; 29,III Assiria 1,IV; 3,IV-V; 4,I,3; 21,oss.; 23,II; 25,sit.; 26,sit.; 26,I-III; 27,I-III; 28,I-II Assiro, impero 3,V; 23,II; 25,sit.; 26,sit.; 26,III; 27,III; 28 Asso 52,II Assur 4,5 Assurbanipal 28,I Assurnasirpal II 23,II Astarot 6,I; 12,3 Astiage 30,I Atalia 22,III; 24,IV; 25,Ia Atenagora 60,I Atene 52,I Athabyrium 40,III; v. anche Tabor ‘Atsmôn v. Asamon Attalia 51,IIIa Attalo II 35,I Augusta v. Sebaste Augusto v. Ottaviano Aulo Vitellio v. Vitellio Auranitide 42,III; 45,Ia; 51,Ia Australia 60,II,2 Avaris 2,Ie; 3,Ib; 8,III; 9,nota Azaria (Ozia) 25,IIc; 25,IIIb Azeka 11,Ib; 16,III; 29,II Azio 42,III-IV; 43 Azor (Hazor, Cazor) 11,Ic; 13,I,2; 20,II; 26,II; 35,IIIb Azoto 33,IIIa; 35,II; 36,Ib; 45,Ia; 49,IIId; 50,IIb; 56,Id; v. anche Asdod Baal 18,sit.; 21,relig.; 23,I; 24,IV Baal-Gad 11,Ic Baal-Peor 10,II Baal-Perazim 18,IIb Baal-Zefon 9,IIa Baasa 22,IIb-c Babilonesi 29,II-III Babilonia 1,IV; 3,Ia; 3,IIa; 3,III-V; 6,I; 26,III; 27,Ia; 27,III; 28,I; 28,IIa,c; 29,I-IV; 30,I; 42,II; 44,II-III; 50,I Bacchide 34,Ia; 34,II-IV Baghdad 30,I Balaam 10,II Balak 10,II Bamot 10,I Bamot-Baal 10,II Banyas (Baniyas) 31,IV; 47,IIa; 49,IIIc; v. anche Cesarea di Filippo Barak 13,prem.; 13,I,2 Barnaba 50,V; 51,Ib; 51,IIIa-b; 52,I Bartimeo 47,IVb Barzafrane 41,I Basan (Bashan) 10,I; 33,II; 45,IId Bascama 35,IV; v. anche Sycaminos Batanea 33,II; 43; 45,Ia; 45,IId; 51,Ia; v. anche Basan Battista v. Giovanni Battista Bean (figli di) 33,Id
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INDICE DEI NOMI Beatitudini 46,IIf Bedriaco 57,I Beer 11,I Beerot 11,Ia Beer-Zêt 34,II; v. anche Berea Beisan 11,II; 17,III; 35,IV; 36,IV; 37,II; 39,III; 43; 45,Ia; 46,Ib; 55,IIIa; v. anche Scitopoli Beit-Basa v. Bet-Basi Beitîn v. Betel Bekaim v. Cime dei Balsami Bel (tempio) 31,V Bel-shar-usur 29,IV Belshassar v. Bel-shar-usur Ben-Hadàd I 22,IIc Ben-Hadàd II 23,IIIa-b; 24,IV Bene-Berak 27,III Beniaminiti 14,II Beniamino 7,IV; 8,IIc Beniamino (tribù, territorio) 12,5-6; 14,II; 15,III; 20,Ib Berea 34,II; v. anche Bir-Zeit Berea (Grecia) 52,I Berenice (figlia di Tolomeo II) 31,III Berenice II 53,Ib Bersabea 7,Ia-c; 7,III; 12,4; 16,IIc; 23,I; 25,IIb; 44,IVa Berytos (Beirut) 43; 57,III Besimoth 56,III; v. anche Bet-Iesimot Betania (in Giudea) 47,IIIb; 47,IVa,e; 48,I-II; 48,IIIa; 49,II Betania (oltre il Giordano) 45,IId-e Bet-Araba 21,IIa Bet-Basi 34,IV Bet-Cogla (Bet-Hogla) 21,IIa Bet-Dagon 27,III Betel 5,II; 7,IV; 8,IIb-c; 8,relig.; 11,Ia; 13,I,2; 14,II; 16,IIa; 21,Ia; 21,relig.; 22,Ib;.24,IIa; 34,IIIb; 35,II; 57,I; 57,IIb Betfage 48,I Bêt-Guvrîn (Bêt-Gibrîn) 57,I; v. anche Bethogabris Betharamtha 49,IIIb; v. anche Livias Bethennabris 56,III Bethleptenfa 57,I Bethogabris 57,I Bethome 38,Ia Bet-Horon v. Bet-Oron Bethoron 54,II-III; v. anche Bet-Oron Bet-Iesimot 10,I; 56,III; v. anche Besimoth Bet-Kar 15,II Betlemme 8,IIc; 34,IIIa; 34,IV; 43; 44,prem.; 44,Ic; 57,IIb; 59,II Bet-Nimra v. Bethennabris Bet-Oron 11,Ib; 12,5; 15,II; 21,IIa; 32,III; 34,Ib; 34,IIIb; v. anche Bethoron Bet-Recob 19,Ic Betsabea 20,Ic Betsaida 45,IIf; 47,Ia,d; 47,IIa,e; 49,IIIc Bet-Sean 16,I; 19,Ia; 21,IIb; 23,I; v. anche Beisan Bet-Semes 12,4; 15,Ic; 25,IIc; 26,Ib Betuel 7,II Bet-Zacaria 33,IIIb Bet-Zait 34,Ia
Betzata v. Bezetha Bet-Zur 33,Ib; 33,IIIb; 34,IIIb; 35,I; 35,IIIa-b Bezek 16,I Bezer 12,1 Bezetha 46,Ie; 51,II; 54,III; 58,II Biblos 3,IIb; 11,II Bilha 7,IV Bir ez-Za‘farân v. Asfar Bir-Zeit 34,II; v. anche Berea Bit-Adini 23,II Bitinia 52,I; 60,Ih Bizantino, impero 60,II,5 Bosora v. Bozra Bozra 33,II Bretagna 60,Ie Bruto v. Decimo Bruto Bruto v. Giunio Bruto Bulgaria 60,II,3 Buoni Porti 53,Ib Cabul v. Zabulon (città) Cabulon v. Zabulon (città) Cachila (Hakila) 17,Ib Cafarabis 57,IIb Cafarnao 45,IIh; 46,Ia; 46,IIc-f; 46,IIIa-c; 47,Ia-b; 47,IId-e Cafarsalama 34,Ib Cafartoba 57,I Cafethra 57,IIb Caifa 48,IIIb; 49,IIIa Cairo 44,IVa Caistro v. Küçük Calcide 54,prem.; 51,Ia Caligola 49,IIIb-c; 49,IVa; 51,Ia Calvario 48,IIIe Calvino 60,II,2 Camat (Hamat) 9,III; 23,II; 26,Ia; 26,III; 27,Ia Cambise I 30,I Cambise II 2,Ie; 30,I Cammat (Hammat) 12,11 Camos v. Kemosh Campo di Cesare 57,III Cana 45,IIg-h; 46,Id Canaan 4,I,2; 7,IV; 9,III; 10,relig.; 11,I-II; 12 Canatha 42,III; 45,Ia Candace (regina) 50,IIb Capanne (festa delle) 9,relig.; 35,I; 37,IIIb; 45,Ib; 46,Ie; 47,IIIa; 48,prem.; v. anche Tabernacoli (festa dei) Capodanno 48,prem. Cappadocia 4,I,1 Carada (Harada) 9,IIc Carchemis 3,IIa; 3,III-V; 23,II Carmelo 11,II; 12,10; 13,I,2; 23,I; 24,IIa; 39,III; 54,I Caroset-Goim 13,I,2 Carran (Harran) 5,I-II; 7,II; 7,IV; 8,I; 8,IIb; 28,IIb Cartagine 60,Ig Casleu v. Kislev Casmona 9,IIc Caspio (mare) 36,III Cassio Longino (congiurato) 41,I Cassio Longino (legato di Siria) 49,IVb Cassiti 3,Ia; 3,IIa; 3,III Cattolici 60,II,1 Caucaso 3,Ia Cauda 53,Ib Cazazon-Tamar 6,I; 24,I Cazerot (Haserot, Caserot) 9,IIc
Cazor v. Azor Cedron (valle) 48,I; 48,IIIb Cefa v. Pietro Celesiria 31,II-IV; 32,III; 34,Ia; 35,II; 35,IIIa,c; 36,IV; 39,I Cendebeo 36,Ib Cereale 55,II; 57,IIb Cesare v. Giulio Cesare Cesarea 47,sit.; 47,3; 48,sit.; 48,1-2; 48,3; 50,sit.; 62,1a Cesarea (Kayseri) 58,1b Cesarea di Filippo 47,IIa; 49,IIIc; 51,II; 55,II Cesarea Marittima 43; 44,IVb; 45,Ia; 48,prem.; 50,IIb; 50,III; 50,IVb; 51,II; 52,I-II; 53,Ia-b; 53,II; 54,prem.; 54,I-II; 55,II; 56,Ic-d; 56,III; 57,I; 57,IIb; 57,III; 58,Ia Cesare Augusto v. Ottaviano Cestio Gallo 54,prem.; 54,I-III; 55,Ia-b Cestrus v. Aksu Chefira 11,Ia Chelam 19,Id Chelkat 12,10 Cheret 17,Ib Chesbon (Heshbon) 12,1 Chiesa 47IId; 60,II,3 Chiesa antica 60,II,4 Chiesa cattolica 60,II Chiesa nestoriana 60,II,5 Chiesa primitiva 44,prem. Chiesa universale 60,II,3 Chiese 51,IIIa; 52,I Chiese cristiane 60,II,5 Chiese orientali 60,II Chiese precalcedonesi 60,II,4 Chio 52,II Ciassare 28,IIa; 30,I Cilicia 4,I,1; 31,I; 50,III; 51,IIIb; 52,I-II Cime dei Balsami 18,IIb Cimméri 4,I,1 Cipriano (santo) 60,I Cipro 4,I,1; 37,II; 51,IIIa; 52,I-II; 53,Ib; 60,II,3 Cireneo 48,IIIe Ciro I 30,I Ciro II il Grande 29,IV; 30,I Citium 51,IIIa Cittadella 48,prem.; 58,II; 59,I Città di Giuda v. ‘Ain Kârim Claudio (imperatore) 49,IVa-b; 51,Ia-b; 51,II; 54,prem. Clemente Romano (santo) 60,I Cleopatra Tea 35,I Cleopatra III 37,Ic; 37,II Cleopatra VII 40,IVb; 42,II-III Cnido 53,Ib Coba (Hoba) 6,I Colle di Sion 48,IIIa Colon (Holon) 12,4 Colosse 52,II Concilio di Calcedonia 60,II,4 Concilio di Efeso 60,II,5 Consiglio Ecumenico delle Chiese 60,II,5 Coo 53,Ib Copti 60,II,4 Corazin 47,IIe Coreae 39,III; 57,I Corinto 52,I-II Corma (Horma) 9,III; 10,I Cornelio 50,IVb
Cornelio (papa) 60,Ia Corsa 17,Ib Costantino 60,I Costantinopoli 60,II,3 Cremona 57,I; 57,III Creso 30,I Creta 4,I,2; 11,II; 53,Ib Cretei e Peletei 18,IIb Cristo v. Gesù Cristo Crociati 49,I Ctesifonte sul Tigri 60,Ii Cuspio Fado 54,prem. Daberat 12,9 Dafne 32,Ia Dalmanutha 47,Id Dalmazia 42,III Damasco 6,I; 19,Id; 20,Ic; 22,sguardo; 22,IIc; 23,II-III; 23,IIIb; 24,IV; 25,sit.; 25,IIa; 25,IIIa; 26,Ia-b; 26,II-III; 27,Ia; 31,I; 35,IIIb-c; 36,IV; 38,Ia-b; 38,IIa; 39,II-III; 45,Ia; 50,IIc; 54,I Dan (città) 6,I; 12,11-12; 20,Ib; 21,relig.; 22,IIc Dan (santuario) 14,I; 21,Ia; 21, relig. Dan (tribù) 6,I; 12,12; 14,I Daniele 37,sit. Daniti 14,I Danubio 60,Ic Dario I 30,I Dario II 30,I Dario III Codomano 30,I; 31,I Datema 33,II Davide 12; 12,6; 15,Ic; 16,III; 17,I-II; 17,relig.; 18,sit.; 18,I-II; 19,I; 19,relig.; 20,I-II; 21,Ia; 22,III; 25,IIIb; 27,II; 37,Ib Debora 13,prem.; 13,I,2 Debir 11,Ib; 12,4 Decapoli 43; 45,Ia; 46,IIIc; 47,Ic; 49,IIId; 49,IVa; 51,II; 54,prem.; 54,III; 56,III Decimo Bruto 41,I Dedicazione 33,Ic; 47,IIIc Delta 26,III Demetrio I Sotere 34,I; 35,I Demetrio II Nicatore 35,II-III; 36,I; 36,III Demetrio III Euchero 38,I Demetrio Poliorcete 31,II Derbe 51,IIIa; 52,I Diadochi 31,II Diaspora 50,I; 60,I Dibon 10,I Diocleziano 60,Ic; 60,If Dionigi il Piccolo 44,prem. Diospoli 42,III; v. anche Dium Dispersione v. Diaspora Dium 38,IIb; 39,III; 42,III; 45,Ia Dofka 9,IIb Dok (fortezza) 36,IIa Doleso 56,III Domiziano 60,I Dor 11,II; 26,II-III Dora 36,Ib Doride 43 Dotan 8,III Dur-Kurigalzu 3,III Dura v. Adora Durazzo 40,IVa Ebal 11,Ia
Eben-Ezer 15,Ib; 15,II Eber (Heber) 13,I,2 Ebiatar 17,Ia; 20,Ic Ebrei 9-11, ecc.; 59,I; 59,relig. Ebron 5,II; 6,I; 7,Ia; 7,II; 8,IId; 9,III; 11,Ib; 12,4; 17,Ib; 18,sit.; 18,Ia,c; 20,Ia; 33,IIIa; 36,III; 57,I; 57,IIb Ecbatana 30,I Ecce Homo (arco) 48,prem. Ecdippa 41,I Edom 8,IIb; 10,I; 16,IIb; 19,Ie; 20,Ic; 22,sguardo; 24,I; 24,IIb; 24,III; 25,IIb; 25,IIIb; 26,Ib; 26,II-III; 27,Ib; 29,II Edomiti 8,IIb; 19,Ie; 24,I; 25,IIb; 29,I; 29,III; 36,sit. Edrei 10,I Efes-Dammim 16,III Efeso 52,I-II; 53,Ib Efraim 35,II; 47,IVb; 57,IIb Efraim (montagna di) 14,I; 15,Ia Efraim (porta) 30,IIb; 48,IIIe Efraim (territorio) 12,5-6; 14,I; 15,Ia-b Efraim (tribù) 12,5-6; 13,I,3a; 13,I,4; 26,Ib Efrata (Betlemme) 8,IIc Efrem v. Efraim Efron 22,Ib; v. anche Ofra Efron (oltre il Giordano) 33,II Egitto 2,Ia,e-g; 3,Ia; 3,IIb; 3,III-V; 4,I,2; 5,II; 8,III-IV; 9,nota; 9,I; 9,IIa; 9,III; 11,II; 20,II; 21,Ia; 21,IIb; 21,relig.; 22,IIa; 26,IIIII; 27,Ib; 27,III; 28,I; 28,IIb; 29,I-III; 30,I; 31,I-III; 32,quadro; 32,Id-e; 32,IIa-c; 35,I; 35,IIIa; 37,Ic; 37,II; 39,III; 40,III; 40,IVa-b; 41,I; 42,IV; 44,IVa; 54,I; 55,Ib; 57,III; 58,Ia; 60,Ih; 60,II,4 Eglon (città) 11,Ib Eglon (re di Moab) 13,I,1 Ekhnaton v. Amenofis IV Ela 22,III Elam 1,II; 3,IIa; 3,III; 4,I,3; 6,I; 28,I; 30,I; 31,V; 38,4 Elasa 34,II Elat 6,I; 10,I; 25,IIIb; 26,Ib el-‘Azariye v. Betania el-Bire v. Beerot Eleazaro (figlio dell’ex sommo sacerdote Anania) 54,I; 56,II Eleazaro (figlio di Iair) 54,I; 59,II Eleazaro (figlio di Mattatia) 32,III Eleazaro (figlio di Simone) 57,IIa; 58,Ib Eleona (basilica) 47,IIIb Eleutero (fiume) 31,III; 35,IIIa,c el-Gish v. Giscala Eli 15,Ib Elia 23,I; 24,IIa; 24,IV Eliakim 28,IIb; v. anche Ioiachim Elim 9,IIb Elimaide v. Elam Eliodoro 31,V Eliopoli (obelisco) 44,IVa Eliseo 23,I; 24,IIa; 24,IV; 25,Ib; 25,IIa Ellenismo 31,I El-Paran 6,I Elteke 12,12; 27,III Elvira 60,Id Emmaus 33,Ia; 34,IIIb; 41,III;
49,I; 57,I; 58,Ia En-Carod (sorgente) 13,I,3a Enea (paralitico) 50,IVa Engaddi 24,I; 56,II; 57,IIb; 59,II En-Gannim 12,9 ‘En-Ghedî v. Engaddi ‘En-Mishpat 6,I Ennon 46,Ib Enrico VIII d’Inghilterra 60,II,2 Epiro 40,IVa Episcopaliani 60,II,2 Erode Giulio Agrippa v. Agrippa I Erode Antipa 45,Ia; 46,Id; 48,IIId; 49,IIIb; 51,Ia Erode re della Calcide 51,Ia; 54,prem. Erode il Grande 35,I; 41,I-IV; 42,I-IV; 43; 44,prem.; 44,I; 44,IVa-b; 45,Ia; 46,Ia; 46,IIa; 47,IVb; 48,prem.; 49,IVa-b; 51,Ia; 54,I; 58,II; 59,I Erodiade 46,IIa Erodoto 4,I er-Râmr 56,III; v. anche Liviade Esaù 7,IV; 8,IIa-b,d Esbus 54,I Esdra 30,IIa Esdrelon (pianura) 17,III; 44,Ia-b; 47,IIb; v. anche Izreel Eshnunna 1,IV es-Salt 56,III Esseni 59,relig. Estaol 14,I Estemoa 12,4 Etam 9,IIa Et-Baal 22,III Etiope (ministro della regina Candace) 50,IIb Etiopia 4,I,2-3 Etiopici 60,II,4 Etnarca 39,III et-Taiyibe 22,Ib; 35,II; 47,IVb; 57,IIb; v. anche Efraim Eufrate 1,IV; 3,III; 5,I; 10,II; 28,IIc; 30,IIa; 31,III; 40,IVa; 41,I Eud 13,prem.; 13,I,1 Europa 60,II,1,3-4 Eusebio di Cesarea 53,II; 60,I; 60,Ii Evil-Merodach 29,IV Ezechia 27,Ib; 27,II-IV; 28,I Ezechiele 15,relig.; 29,I; 29,IV Ezion-Gheber 10,I Famagosta 51,IIIa Faraton 34,IIIb Farisei 37,sit.; 37,Ib; 38,Ia; 39,I; 46,IIe; 47,Ib; 59,relig. Farsalo 40,IVa Fasael (torre) 43; 58,II; 59,I Fasaele (fratello di Erode) 41,I Fasaelide 43; 45,Ia; 49,IIId Fasiron (figli di) 34,IV Felice v. Antonio Felice Fenice (città) 53,Ib Fenici 20,Ic; 22,III; 23,II Fenicia 4,I,2; 26,III; 27,III; 29,II; 31,I; 36,IV; 41,I; 47,Ib; 50,V; 51,IIIb Fenicie (coste) 54,I Ferora (fratello di Erode il Grande) 43 Festo v. Porcio Festo Filadelfia 36,IIa; 42,III; 45,Ia;
54,I; v. anche Rabbat-Ammon Filemone 53,Ib Filippi 41,I; 52,I-II Filippo il Frigio 33,IIIb Filippo (uno dei “sette”) 50,IIa-b; 52,II Filippo II re di Macedonia 31,I Filippo (tetrarca) 45,Ia; 45,IIf; 47,IIa; 49,IIIb-c; 51,I-II; 54,prem. Filistea 26,II; 27,III; 29,II; 33,Ia; 33,III Filistei 7,Ia; 7,III; 9,IIa; 11,II; 12,4; 13,prem.; 14,I-II; 15,quadro; 15,Ib-c; 15,II-III; 16,IIa; 16,III; 17,I-III; 18,sit.; 18,IIb; 20,Ic; 21,IIa; 22, sguardo; 22,IIb; 22,III; 24,III; 25,IIIb; 26,Ib; 27,II; 32,III; 37,IIIa Flavio v. Giuseppe Flavio Flavio Silva 59,II Foro di Appio 53,Ib Frigia 52,I-II Gabaa 14,II; 15,III; 16,quadro; 16,IIa; 17,Ia; 18,IIb; 58,Ia Gabaon 11,Ia-b; 12,6; 18,Ib; 18,IIb; 34,Ib; 54,II-III Gabara 55,II Gabinio 40,I-III; 40,IVb Gad 7,IV; 10,I; 12,2 Gadara (nella Decapoli) 37,II; 42,IV; 43; 45,Ia; 46,IIIc; 54,I; 56,III Gadara (di Perea) 56,III Gadareni 46,IIIc Galaad 12,2; 13,I,4; 19,Id; 20,Ia; 26,II Galaaditi 13,I,4 Galaaditide 33,II; 37,IIIb Galazia 52,I-II Galba, Servio Sulpicio 49,IVa; 57,I Galgala 11,Ia; 16,I; 16,IIa; 24,IIa Galilea 26,II; 33,II; 34,II; 35,IV; 37,Ia,c; 38,IIc; 39,III; 40,I; 41,I-IV; 44,Ia; 44,IVb; 45,Ia-b; 45,IIf-h; 46,Ic,e; 46,IIa-b; 46,IIIe; 47,Ib; 47,IIc,e; 47,IIIa-c; 49,IIIb; 51,Ia; 51,II; 54,II; 55,Ia; 55,II; 55,IIIb; 56,II Galilea (monti) 44,Ia Galilei 45,Ib Gallie 60,Ib Gallione 52,I Gamala 38,IIb; 55,IIIa-b; 56,Ia-b,d Gandash 3,Ia Garim v. Garis Garis 55,II Garizim 11,Ia; 32,IIc; 36,III; 40,III; 46,Ic; 55,II Gat 15,quadro; 16,III; 17,Ia-b; 18,IIb; 25,Ia Gat-Rimmon 12,3; 12,12 Gaugamela 31,I Gaulane 37,IIIc; 38,IIb Gaulanitide 37,IIIc; 43; 45,Ia Gaumata 30,I Gaza 7,Ia; 15,quadro; 26,II; 27,Ia; 27,II; 35,IIIb; 37,Ic; 37,IIIa; 43; 44,IVa; 45,Ia; 50,IIb; 54,I Gazara v. Ghezer Gebel Madheira 10,I
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INDICE DEI NOMI Gebel-Mûsa 9,IIb Gebel Qarantal 45,IIc Gebusei 12,6; 18,IIa Gedeone 13,prem.; 13,I,3a-b; 13,I,4 Gelboe (monti) 17,III Genesaret (lago) 12,9; 12,11; 20,Ia; 22,IIc; 23,IIIb; 37,II; 38,IIb; 41,III; 49,IIIb; v. anche Tiberiade (lago) Genesaret (pianura) 47,Ia Genin 38,Ia Gerablus 28,IIc Gerar 7,Ia; 7,III; 22,IIa Gerasa 38,IIb; 45,Ia; 46,IIIc; 54,I; 57,I Geraseni 46,IIIc Gerash v. Gerasa Geremia 29,I-III Gerico 11,Ia; 13,I,1; 24,IIa; 34,IIIb; 36,IIa; 39,I; 39,III; 40,I; 41,II; 41,IV; 42,II; 43; 45,Ib; 45,IIc; 46,Ib; 47,IVb-c; 54,I; 56,III; 57,I Gerico Erodiana v. Gerico Germania 57,I; 60,Ic; 60,II,2 Geroboamo 21,Ia: 21,relig.; 22,Ib; 22,IIb Geroboamo II 25,IIIa; 26,Ia Gerusalemme 6,I; 7,Id; 8,IIc; 11,Ib; 12,6; 15,relig.; 17,Ia; 18,sit.; 18,IIa-b; 19,relig.; 20,Ia-b; 20,II; 21,Ia; 21,IIb; 21,relig.; 22,IIc; 24,III; 25,Ia; 25,IIc; 26,Ib; 27,II-IV; 28,IIa,c; 29,I-II; 29,IV; 30,IIa-b; 30,III; 31,I; 31,V; 32,quadro; 32,Ia-e; 32,IIb-c; 33,Ic-d; 33,II; 33,IIIa-b; 34,Ia-b; 34,II; 34,IIIa-b; 35,I; 35,IIIa-c; 35,IV; 36,Ia-b; 36,IIa-b; 37,sit.; 37,Ic; 37,IIIc; 38,Ia; 38,IIc; 39,I-III; 40,I; 41,I-II; 41,IV; 42,I-II; 43; 44,Ib-c,e; 45,Ib; 46,Ia-b,e; 47,IIIa-c; 47,IVb-c; 48,prem.; 48,I-II; 48,IIIa,e; 49,I-II; 50,I; 50,IIa-c; 50,III; 50,IVb; 50,V; 51,Ib; 51,II; 51,IIIa-b; 52,I-II; 53,Ia; 53,II; 54,prem.; 54,I-III; 55,Ia,c; 55,II; 56,Ib-c; 56,II-III; 57,I; 57,IIa-b; 57,III; 58,Ia-b; 57,III; 59,I; 59,relig.; 60,II,2-3 Gessio Floro 54,prem. Gesù Cristo 10,relig.; 19,relig.; 43; 44,prem.; 44,Ic,e; 45,Ia-b; 45,prem.; 45,IIc,e-h; 46-49; 50,IIc; 50,III; 51,IIIb; 56,II; 59, relig. Getsemani 48,IIIb Gezabele 22,III; 23,I; 24,IV Gheba 12,6; 16,quadro; 16,IIa; 21,IIa; 22,IIc Ghederot 26,Ib Ghesur 12,3; 20,Ia Ghezer 12,5; 18,IIb; 20,II; 34,Ib; 34,IIIb; 36,Ia-b; 36,IIa-b; 40,I; 49,I Ghibbeton 12,12; 21,IIa-b; 22,III Ghibea v. Gabaa Ghicon (sorgente) 18,IIa; 27,II Ghilgal v. Galgala Ghimzo 26,Ib Giacobbe 7,IV; 7,relig.; 8,I-II; 8,IV; 8,relig. Giacomo (parente di Gesù) 50,III;
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INDICE DEI NOMI 51,IIIb; 52,II; 53,Ia; 56,II Giaele 13,I,2 Giaffa 27,III; 35,II; 35,IIIc; 36,Ib; 36,IIb; 41,II; 50,IVa; 54,II; v. anche Ioppe Giairo 46,IIIc Giasone 32,Ia-b; 32,IIb Gifna v. Gofna Ginevra 60,II,5 Gionata Maccabeo 32,III; 33,II; 34,IIIa; 34,IV; 35,I-IV; 38,III Gionata (figlio di Saul) 16,IIa; 17,Ia; 18,sit.; 18,Ia Giordano (fiume) 8,IIb; 8,IVb; 10,I-II; 10,relig.; 11,Ia; 12,1-3; 12,9; 12,11; 13,I; 13,IIIa; 13,IV; 16,I; 16,IIb; 18,sit.; 20,Ia; 23,IIa; 24,IIa; 31,IV; 32,IIb; 34,IIIa; 35,IV; 37,Ia,c; 37,II; 38,II; 39,III; 40,I; 41,III; 42,III; 43; 45,Ib; 45,IIa,d-f; 46,Ib; 47,IIIc; 47,IVb; 56,III; 57,I Giosafat 22,sguardo; 22,III; 23,IIIc; 24,I; 24,IIb Giosia 12; 28,I; 28,IIa-b; 29,I Giosuè 6,I; 10,relig.; 11,Ia-c; 11,relig.; 12,3; 57,I Giosuè (sommo sacerdote) 30,IIa Giovanni Battista 44,prem.; 45,prem.; 45,IIa,d-e; 46,Ib; 46,IIa; 46,IIIa; 47,Ia Giovanni Evangelista 33,Ic; 45,IId-f; 46,Ia-b; 47,IIIa; 47,IVc; 48,prem.; 48,I; 48,IIIa; 50,IIa Giovanni di Giscala 56,Ic; 56,II; 57,IIa; 58,Ib; 59,I; 68,2 Giovanni Ircano 36,III-IV; 36,sit.; 37,sit.; 37,Ia-b Giovanni Maccabeo 32,III; 34,IIIa Giovanni Marco v. Marco Giovanni Giovanni XXIII 60,II,5 Giove Capitolino 59,I Giove Olimpio 32,IIc Giove Ospitale 32,IIc Girolamo (santo) 53,II; 56,Ic Giscala 47,Ib; 55,IIIb; 56,Ic Giubileo 12,relig. Giuda (delegato) 51,IIIb Giuda (deserto di) 32,III; 34,IV; 45,IIa Giuda (figlio di Simone Maccabeo) 36,Ib; 36,IIa Giuda (monti di) 44,Ib Giuda (regno) 2,Ig; 10,I; 20,II; 21,Ia-b; 21,IIa; 22,sguardo; 22,Ib; 22,IIa,c; 22,III; 23,IIIc; 24,I; 24,IIb; 24,III-IV; 25,sit.; 25,I-III; 26,Ib; 26;III; 27,Ia-b; 27,II-III; 28,I; 28,IIa-b; 29,I-IV; 30,IIa; 38,III Giuda (tribù) 7,IV; 12,4; 12,6-7; 14,I-II; 17,Ia; 17,II; 18,sit.; 18,Ia,c; 20,Ib Giuda il Galileo 54,sit. Giuda Iscariota 48,II; 48,IIIb Giuda Maccabeo 32,III; 33,Ia-d; 33,II; 33,IIIa-b; 34,Ia-b; 34,II; 34,IIIa; 34,IV; 38,Ia Giudaismo 36,III; 59,relig. Giudea 30,IIa; 30,III; 31,III-IV; 32,quadro; 32,IIc; 33,Id; 33,II; 34,Ib; 34,II; 34,IIIb; 35,I-II;
35,IV; 36,Ib; 36,IIb; 36,III; 38,IIa,c; 39,III; 40,I-III; 40,IVa-b; 41,I; 41,IV; 42,I; 45,Ia; 46,Ib; 47,IIIc; 49,IIIa; 49,IVa-b; 50,I; 50,IIa; 50,IVa; 51,Ia; 51,II; 51,IIIb; 54,prem.; 54,I; 55,Ib; 57,I-III; 59,II Giudei 17,Ib; 29,III-IV; 31,I; 31,V; 32,III; 33,Ib; 33,IIIb; 34,Ib; 36,Ia; 36,IV; 37,sit.; 37,Ib; 39,I; 39,III; 41,I; 42,II; 45,Ib; 46,Ia,e; 49,IVb; 50,I; 50,IIc; 50,V; 51,Ia; 51,II; 51,IIIa; 52,I; 53,Ia; 54,prem.; 54,I-III; 55,Ic; 56,Id; 56,III; 58,III; 59,I Giudici 13 Giulia (famiglia) 57,I Giuliade 45,IIf; 49,IIIc; v. anche Iulias (presso Betsaida) Giuliade di Perea v. Liviade Giulio Cesare 40,IVa; 41,I Giulio Cesare Ottaviano v. Ottaviano Giunio Bruto 41,I Giuseppe (comandante) 33,II Giuseppe (figlio di Giacobbe) 7,IV; 8,III; 8,IVa-b; 8,relig. Giuseppe (figlio di Gorion) 55,Ia; 56,II Giuseppe (sposo di Maria) 44,prem.; 44,Ic,e; 44,IVa-b; 53,2 Giuseppe (figlio di Mattatia) 55,Ia; v. anche Giuseppe Flavio Giuseppe Flavio 4,I,1; 29,III; 31,I; 32,quadro; 36,IIa; 40,IVb; 41,III; 46,Ia; 46,IIa; 48,prem.; 49,I; 49,IIIa; 51,II; 54,prem.; 54,sit.; 54,I; 55,II; 56,Ic; 56,III; 58,II-III; 59,I-II; 62 Giustino (santo) 60,I Gize (Giza) 2,Ib Godolia 29,III Gofna 57,IIb; 58,Ia Golan (città) 12,3 Golan v. Gaulanitide Golfo Persico 1,Ic; 3,IIa Golgota 58,III Golia 16,III; 17,Ia Gorgia 33,Ia; 33,IIIa Gorion 55,Ia; 56,II Gorpiaios (mese) 59,I Greci 4,I,1; 32,quadro; 50,V Grecia (Acaia) 31,I; 60,If; 60,II,3 Gregorio (santo) 60,Ii Gur-Baal 25,IIIb Gush-Halab v. Giscala Gutei 1,II-III Hadid v. Adida Haditha 57,I Haifa 35,IV Hamat 4,I,2; 9,III; 26,Ia; v. anche Camat Hammat v. Cammat Hammurabi 1,IV Hanukkah 33,Ic; v. anche Dedicazione Harod v. Carod Harran v. Carran Hasmona v. Casmona Hasor v. Azor Hattusa v. Khattusha
Hazael 24,IV; 25,Ia-b Hazor v. Azor Heracleopolis 2,Ic Hermon (monte) 9,III; 11,Ic; 19,Ic; 20,Ic Herodium (fortezza) 43; 57,IIb; 59,II Hippos 42,IV; 43; 45,Ia; 54,I Hittiti 3,Ia; 3,IIa; 3,V Hofra (Cofra) 29,II Horeb 9,IIb; v. anche Oreb Horim 6,I Hule (lago) 11,Ic; 37,Ia; 43; 45,Ia Hurriti 3,Ia; 3,IIa Hyksos 2,Ie-f; 3,Ib; 8,III; 9,nota Hyrcania 40,I Iaaz 10,I; 12,1 Iabbok (fiume) 8,IIa-b; 10,I; 12,2 Iabes-Galaad 14,II; 16,I; 16,IIb; 17,III Iabin 13,II Iabne v. Iamnia Iaddo 31,I Iafa 55,II Iahaza, Iahsa v. Iaaz Iair (padre di Eleazaro) 54,I; 59,II Iamnia (Iabne) 33,II; 36,Ib; 45,Ia; 49,IIId; 56,Id; 57,I; 59,relig. Iarmuk (fiume) 56,Ia Iarmut (in Giudea) 11,Ib Iarmut (Issacar) 12,9 Iattir 12,4 Iazer 12,2; 33,Ic Iazur 27,III Ibleam 12,3 Iconio 51,IIIa; 52,I Idumea 36,III; 39,II-III; 40,I; 41,II-III; 45,Ia; 49,IIIa; 55,Ia; 57,I; 57,IIa-b Idumei (Edomiti) 33,Ic; 33,IIIa; 36,III; 36,sit.; 56,II; 57,IIa Ieconia v. Ioiachin Iefte 13,prem.; 13,I,4 Iesana 22,Ib; 41,IV Ieu 24,IV; 25,Ib; 26,I Ignazio di Antiochia (santo) 60,I Iie-Abarim 10,I Iion 22,IIc Illiberis v. Elvira Illiria 42,III ‘Imwâs v. Emmaus India 60,II,4-5 Indo 31,I; 40,IVa Inghilterra 60,II,2 Ioab 18,Ib; 18,IIa; 19,Ic,e; 20,Ia-c Ioacaz (re di Giuda) 28,IIb Ioacaz (re d’Israele) 25,Ib; 25,IIa Ioas (re di Giuda) 24,IV; 25,Ia Ioas (re d’Israele) 23,III; 25,sit.; 25,IIa,c Ioiachin 29,I; 29,IV Ioiada 25,Ia Ioiakim (Eliakim) 28,IIb; 29,I Iokneam 12,8 Iokteel 25,IIb Ioppe 35,II; 35,IIIc; 36,Ib; 36,IIb; 38,Ib; 40,IVb; 41,II; 42,II; 43; 50,IVa-b; 54,II; 55,II; v. anche Giaffa Ioram (re di Giuda) 22,III; 24,III Ioram (re d’Israele) 24,IIa-b; 24,IV Iotam (re di Giuda) 25,IIIb; 26,Ib Iotapata 55,II Iraq 60,II,4-5
Ircania 36,III Ircano II 39,I-II; 40,I; 40,IVb; 41,I; 42,II; 42,IV; 43 Ireneo (santo) 60,Id Ir-Moab 10,II Isacco 6,relig.; 7,Ib,d; 7,II-IV; 7,relig.; 8,IId Isaia 27,IV; 29,IV Is-Baal 18,sit.; 18,Ib-c Isboset v. Is-Baal Isin 1,IV Ismaele (figlio di Abramo) 6,I-II; 7,Ib; 7,II Ismaele (membro della famiglia reale) 29,III Ismaeliti 8,III Israele (Giacobbe) 8,IIa Israele (regno) 2,Ig; 15,III; 15,relig.; 16; 17,I-II; 17,relig.; 18; 19,Ic; 19,relig.; 21,oss.; 21,Ia-b; 21,IIa; 21,relig.; 22,Ib; 22,II-III; 23; 24,II; 24,IV; 25,sit.; 25,Ib; 25,IIa,c; 25,IIIa; 26,Ib; 26,II-III; 27,II; 28,IIa Israeliti 9,nota; 9,I; 9,IIa-c; 10,I; 13,I,1; 13,I,3a; 14,II; 15,quadro; 15,Ib; 15,II; 16,IIa; 19,Ic; 24,IIb; 68,1 Issacar 7,IV; 12,9; 22,IIb Isso 31,I Italia 4,I,1; 11,II; 42,III; 49,IVa; 53,Ib; 57,I; 57,III; 60,Ia Ithabyrium 40,III Iturea 37,Ia; 43; 45,Ia; 51,Ia Iugoslavia 60,II,3 Iulias (presso Betsaida) 45,IIf; 49,IIIc Iulias (in Perea) 56,III; v. anche Livias Izreel (città) 17,III; 24,IV Izreel (pianura) 12,3; 12,8; 13,I,2; 17,III; v. anche Esdrelon Kades v. Kades-Barnea Kades-Barnea 6,I; 7,Ia; 9,IIc; 9,III; 10,I; 25,IIIb Kafr Kanna v. Cana Kaiáfa v. Caifa Kamose 2,Ie; 3,Ib Karnaim 6,I; 26,III; 33,II Karnak 21,IIb Karta 12,8 Kartan 12,11 Kavalla v. Neapolis Kedasa 54,I; 56,Ic; v. anche Kedes di Galilea Kedemot (deserto di) 10,I Kedemot (città) 12,1 Kedes di Galilea (Kedes di Neftali) 12,11; 35,IIIb; 54,I; 56,Ic Kedron 36,Ib Keila 17,Ib Kemosh 24,IIb Kerit (torrente) 23,I Khattusha 3,Ia Khirbet el-Ehdêb v. Gamala Khirbet el-Istib v. Tisbe Khirbet el-Qureiât v. Qiryatayim Khirbet Suwême v. Besimoth Khirbet Tibne v. Tamna Kibrot-Taava 9,IIc Kibzaim 12,5 Kir-Careset 24,IIb Kiriataim (Qiryatayim) 6,I
Kiriat-Cuzot 10,II Kiriat-Iearim 11,Ia; 15,Ic; 18,IIa Kir-Moab 13,I,1; v. anche Kir-Careset Kish 1,II Kision 12,9 Kislev 33,Ic; 47,IIIc Kison (fiume) 13,I,2 Küçük (fiume) 52,II Kudur-Mabug 1,IV Kurdistan 60,II,5 Kurigalzu I 3,III Kursi 46,IIIc Kuta 26,III Kypros 43 Labano 7,IV; 8,I Labashi-Marduk 29,IV Lacai Roi 6,I; 7,II Lachis 11,Ib; 25,IIc; 27,III-IV; 28,I; 29,II Lagash 1,Ic Laghi Amari 9,IIa Lagidi 2,Ig; 31,II-III Lago 31,II Lais 6,I; 12,11; 12,12; 14,I; v. anche Dan Laodicea 52,II Larsa 1,IV Lasea 53,Ib Latrûn 57,I Lazzaria v. Betania Lazzaro 48,I; 47,IVa,c Legione V Macedonica 55,II; 57,I; 58,Ia; 58,II Legione X Fretensis 55,II; 58,Ia; 58,II Legione XII Fulminata 58,Ia; 58,II Legione XV Apollinaris 58,Ia; 58,II Lepido 41,I Levi 7,IV; 8,IIb; 12 Lia 7,IV Libano 51,Ia; 60,II,4 Libia 4,I,2; 53,Ib Libna 9,IIc; 11,Ib; 12,4; 24,III; 27,IV Licaonia 51,IIIa; 52,II Licia 11,II; 53,Ib Licinio Muciano 55,Ib; 57,III Lidda 32,III; 35,II; 41,II; 49,I; 50,IVa; 54,II; 57,I Lidia 4,I,3; 30,1 Lione 49,IIIb; 60,Ib Lipit-Ishtar 1,IV Lisania 51,Ia; 51,II; 54,prem. Lisia 33,Ia-b; 33,IIIb Lisia (tribuno) 53,Ia Listra 51,IIIa; 52,I Livia (moglie di Augusto) 45,Ia; 49,IIIb,d Liviade 51,II; 54,prem.; 56,III; v. anche Livias Livias 49,IIIb; 54,prem.; 56,III Lod 26,Ib; 32,III; 49,I; v. anche Lidda Lot 5,II; 6,I-II Luca (evangelista) 44,prem.; 44,Ie; 45,Ib; 46,IIa-e; 46,IIIa,c; 47,IIIb; 48,IIId; 49,I; 50,IIa; 50,IVa-b; 51,IIIb; 52,I Lucceio Albino 54,prem. Lucilio Basso 57,III; 59,II Lucio Annio 57,I Lucio Vitellio 49,IIIa
Lugalzagghesi 1,Ic; 1,II Lugdunum v. Lione Luka (Licia) 11,II Lutero 60,II,2 Luz 5,II; v. anche Betel Maaca 12,3; 19,Ic Mabartha 57,I Macanaim 8,IIa; 12,2; 18,sit.; 18,Ib; 20,Ia Maccabei 32,quadro; 32,III; 33,Id; 33,II; 34,Ia-b; 35,I; 36,sit.; 38,III; 62 Maccabeo v. Giuda Macedonia 31,I-II; 31,IV; 41,I; 52,I-II Machera 41,IV Macheronte 39,III; 40,I-II; 46,IIa; 54,I; 55,Ia; 56,III; 57,IIb; 59,II Macpela 7,II; 8,IVb Madaba 10,I; 19,Ic; 34,IIa; 36,III; 37,IIIc Madian 9,I; 10,II; 13,I,3a Madianiti 8,III; 9,I; 13,I,3a; 22,IIa Madon 11,Ic Magadan v. Magdala Magdala 47,Id; 54,prem.; 55,IIIb; v. anche Tarichea Magi 44,II-III Magnesia 31,IV-V Makelot 9,IIc Makkeda 11,Ib Malico 42,II-III; 43 Malko v. Malico Malta 53,Ib Mamre 5,II; 6,II; 7,Ia; 7,II; 8,IId; 8,IVb Manacaim 8,IIa Manaem 54,I Manasse (re di Giuda) 28,I Manasse (tribù) 10,I; 12,3; 12,5 Manetone 2,I Mantova 57,I Maon (deserto di)17,Ib Maon (città) 17,Ib Mara 9,IIb Marco (evangelista) 10,relig.; 46,IIa; 46,IIIc; 47,Ia,c; 48,I; Marco Antonio 40,I; 41,I Marco Giovanni 51,IIIa; 52,I Marduk 29,IV Mar Egeo 4,I,1; 11,II Mare dei Giunchi 9,IIa-b; 11,Ia Maresa 22,IIa; 33,IIIa; 36,III Maresha v. Maresa Mari 1,IV Maria (Madre di Gesù) 44,prem.; 44,Ic,e; 44,IVa Maria (sorella di Marta) 47,IIIb; 48,I Mariamme (moglie di Erode) 41,I; 42,I-II; 42,IV; 43; 51,Ia Mar Ionio 11,II Mar Mediterraneo 1,Ic; 11,II; 12,4; 30,IIa; 36,sit.; 50,I Mar Morto 5,II; 6,II; 12,4; 17,Ib; 19,Ie; 21,IIa; 24,I; 24,III; 25,IIb; 25,IIIa; 46,IIa; 56,III; 57,IIb; 59,II Mar Nero 4,I,1; 39,I Mar Rosso 9,IIa-b; 25,IIIb; 26,Ib Marta 47,IIIb Masada 41,I-II; 43; 54,I; 55,Ia; 56,II; 57,IIb; 59,II Matariye 44,IVa Mattana 10,I
Mattania v. Sedecia Mattatia (sacerdote) 32,III; 36,sit.; 55,Ia Mattatia (figlio di Simone) 36,IIa Matteo (evangelista) 44,prem.; 44,II-III; 44,IVa-b; 46,IIa,c,e; 46,IIIb-c; 47,Ia,c; 48,I-II Medi 4,I,1; 28,IIa; 30,I Media 30,I Mefaat 12,1 Meghiddo 3,IV; 13,I,2; 20,II; 21,IIb; 24,IV; 26,III; 28,IIb Melchisedek 6,I Mellusiani 60,II,5 Menachem (re) 26,Ia Menelao 32,Ib-d; 33,IIIb Menfi 2,Ib-c; 28,I; 29,III Merneptah 2,If Merodach-Baladan 27,Ia; 27,III; 28,I Merom (Acque di) 11,Ic Mesa (Mesha) 22,III; 24,IIb Mesia 60,Ic Mesopotamia 1,Ia-b; 1,II-IV; 3,Ia; 3,IIa; 4,I,3; 5,I; 28,I; 31,I-II; 50,I; 60,Ii Messia 19,relig.; 47,IIa Meuniti 24,I; 25,IIIb Macheronte 39,III Michea 23,IIIc Micmas 16,IIa; 34,IV Migdol 9,IIa; 29,III Mikal 17,I Mileto 52,II Minnit 13,I,4 Mira 53,Ib Miseal (Mashal) 12,10 Mishnah 59,relig. Misia 52,I Mitanni 3,IIa; 3,III-V Mithiliya 38,Ia Mitilene 52,II Mitka 9,IIc Mitridate (re di Pergamo) 40,IVb Mitridate VI (re del Ponto) 39,I Mizpa (in Galaad) 8,I; 8,IIa; 13,I,4 Mizpa (in Giudea) 14,II; 15,II-III; 22,IIc; 29,III Mizpa di Moab 17,Ib Moab 10,I-II; 12,1; 13,I,1; 16,IIb; 17,Ib; 19,Ib; 20,Ic; 22,sguardo; 22,III; 24,I; 24,IIb; 25,IIIa; 26,II-III; 27,Ib; 29,II; 39,II Moab (steppe di) 10,II Moabiti 6,II; 13,I,1; 19,Ib; 29,I; 29,III; 37,IIIc Modi‘im 32,III Modin 32,III; 35,IV More (collina) 13,I,3a Moria 7,Id Mosè 9,I; 9,IIb; 9,III; 9,relig.; 10,I-II; 10,relig.; 44,prem. Moserot (Mosera) 10,I Mossul 31,I Murshili I 3,IIa; 3,III Muwatalli 3,V Naalal 12,8 Nabatei 33,II; 34,IIIa; 36,III; 36,sit.; 37,III; 38,Ia-b; 38,IIa-b; 39,II-III; 41,I; 42,II-IV; 43; 49,IIIb Nablus 5,II; 13,I,3b; 33,Id; 57,I; 57,IIb Nabonide 29,IV; 30,I
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INDICE DEI NOMI Nabopolassar 28,IIa; 28,IIc Nabucodonosor 28,IIc; 29,I-IV Nacaliel 10,I Nacas 16,I Nacor 7,II Nadab 22,IIb Nadabat 34,IIIa Nahr el-Kebîr v. Eleutero Naim v. Nain Nain 46,IIf Naram-Sin 1,II-III Natan 19,relig.; 20,Ic Nazaret 11,Ic; 12,8; 44,prem.; 44,Ia; 44,IVb; 45,Ib; 45,IIb,g; 46,IIb; 46,IIId-e; 55,II Neapolis (Kavalla) 52,I-II; 61,2 Neapolitano (tribuno) 54,I Nebo 10,I-II Necao 28,IIb-c; 29,I-II Neemia 30,IIa-b Neftali 7,IV; 12,11; 13,I,2; 26,II Negheb 5,II; 7,Ia; 10,I; 12,4; 16,IIc; 17,Ib; 21,IIb; 25,IIIb; 29,III Nein v. Nain Neo-babilonese, impero 29,IV Neriglissar 29,IV Nerone 49,IVa; 51,II; 54,prem.; 55,Ib; 57,I; 60,I Neronias 51,II; 55,II; v. anche Cesarea di Filippo Nestoriani 60,II,5 Nicanore 33,Ia; 34,Ib; 34,II Nicea (concilio di) 60,1 Nicodemo 46,Ia Nicopoli 49,I; v. anche Emmaus Nicopoli (Epiro) 57,III Nilo 2,I; 4,I,2; 8,IVa; 9,nota Ninive 28,I; 28,IIa-b Nippur 29,IV Nisan 48,prem. Nob 17,Ia Norico 60,Ic Nubia 3,IIb; 3,III; 4,I,2; 22,IIa Nuzu 3,III Oarse v. Arses Oboda I 37,IIIc Oboda II 43 Obot 10,I Odollam 33,IIIa; v. anche Adullam Odomera 34,IV Ofel 59,I Ofir 4,I,3 Ofra 22,Ib; 57,IIb; v. anche Efraim Ofra (di Gedeone) 13,I,3b Og (re di Basan) 10,I Olanda 60,II,2 Oltrefiume 30,IIa Omri 22,III; 23,I Onia III 31,V; 32,Ia,c; 35,I Opis 29,IV; 30,I Or (monte) 10,I Oreb 9,nota; 9,I; 9,IIb; 23,I; v. anche Sinai Origene 60,I Oronte 3,V; 23,II; 27,Ia; 29,II; 31,III Ortodossi 60,II,3 Osea (profeta) 25,IIIb Osea (re d’Israele) 26,II-III Otniel 13,prem. Otone, Marco Salvio 49,IVa; 57,I Ottaviano 41,I; 42,III-IV; 43;
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INDICE DEI NOMI 45,prem.; 49,IIIb-d; 49,IVa Ozia 25,IIc Pacoro (re dei Parti) 41,I Paddan Aram 5,I Pafo 51,IIIa Palestina 1,II; 2,If; 3,Ib; 3,IIb; 3,III-IV; 4,I,2; 5,II; 7,I; 7,III; 9,nota; 9,IIa,c; 11,II; 12,5; 12,12; 15,quadro; 16,IIb; 25,sit.; 26,II-III; 27,III-IV; 28,I; 28,IIb-c; 29,II; 31,I-IV; 32,Id; 36,IIb; 36,sit.; 37,Ic; 37,II; 38,Ib; 39,III; 41,II; 49,IIIa; 60,Ii; 62 Palestinesi (stati) 27,III Pan (santuario) 47,IIa Paneade 49,IIIc; v. anche Cesarea di Filippo Pane di Vita 47,Ia Panfilia 51,IIIa Panion (Panias, Paneas) 31,IV; 43; 45,Ia; 47,IIa; 49,IIIc; v. anche Cesarea di Filippo Pannonia 57,III; 60,Ic Paolo 5,relig.; 50,IIc; 51,IIIa-b; 52,I-II; 53,Ia-b; 53,II; 54,prem.; 56,Ic Papa 60,II,3 Pappo 41,IV Papyron 39,II Paralia 35,IIIa Paran (deserto di) 7,Ib; 9,IIc; 9,III Parti 36,Ib; 36,IIb; 36,III; 40,IVa; 41,I; 41,IV; 42,II Pasargade 30,I Pasqua 9,relig.; 45,Ib; 46,Ia,e; 48,prem.; 48,I; 48,IIIa,d; 52,II; 58,Ib Patara 52,II Patros 4,I,2 Pekach 26,Ia-b; 26,II Pekachia 26,Ia Pella 38,IIb; 39,III; 40,I; 45,Ia; 54,I; 54,III Pentecoste 9, relig.; 45,Ib; 46,Ie; 48,prem.; 50,I Penuel 8,IIa; 13,I,3a Peor v. Baal-Peor Perea 39,III; 40,I; 43; 45,Ia; 47,IIIc; 47,IVa; 49,IIIb; 51,Ia; 51,II; 56,III; 58,Ia Pergamo 35,I; 40,IVb Perge 51,IIIa Persepoli 30,I Persia 2,Ig; 33,IIIb; 50,I; 60,Ii; 60,II,4-5 Persiani 2,Ig; 29,IV; 30,I; 31,I Persiano, impero 30,I Petor 10,II Petra 25,IIb; 36,sit. Phannias 56,II Pi-Achirot 9,IIa Pietro (apostolo) 45,IIe; 46,IIIb; 47,Ia; 47,IIa,d; 48,IIIa,c; 50,IIa; 50,III; 59,1a; 50,IVa-b Pilato v. Ponzio Pilato Piramidi 2,Ib Piraton v. Faraton Pisga 10,I-II Pisidia 51,IIIa; 52,I-II Pitom 9,nota; 9,I; 9,IIa Placido 56,Ib; 56,III Plinio 60,Ih Policarpo (santo) 60,I
Pompeo 39,II-III; 40,I; 40,IVa-b Ponto 4,I,1; 39,I; 60,Ih Ponzio Pilato 45,Ia; 48,prem.; 48,IIId; 49,IIIa Popoli del Mare 3,V; 4,I,1; 11,II Porcio Festo 53,Ia; 54,prem. Porta delle Acque 30,IIb Porta dell’Angolo 30,IIb Porta Aurea 48,I Porta dei Cavalli 30,IIb Porta dei Cocci 30,IIb Porta di Efraim 30,IIb; 48,IIIe Porta della Fontana 30,IIb; 48,IIIa Porta dei Forni v. Porta dell’Angolo Porta del Gregge 30,IIb; 46,Ie Porta del Letame 30,IIb Porta Orientale 30,IIb; 48,I Porta delle Pecore 46,Ie; v. anche Porta del Gregge Porta dei Pesci 30,IIb Porta Probatica v. Porta del Gregge Porta di Sion 48,IIIb Porta della Sorveglianza 30,IIb Potino (vescovo) 60,Ib Pozzuoli 53,Ib Priscilla 52,I Protestanti 60,II,2 Psammetico I 2,Ig; 28,I; 28,IIb Psammetico II 29,II Psammetico III 30,I Psusennes II 20,II Publio 53,Ib Pulu 26,sit. Punon 10,I Qadas v. Kedes di Galilea Qadesh (in Siria) 3,IV-V Qarn Sartabe v. Alexandreion Qarqar 23,II; 27,Ia Quadrato 60,I Quarantena (monte della) 36,IIa; v. anche Gebel Qarantal Qubêbe v. Emmaus evangelica Quirinio, Publio Sulpicio 49,IIIa; 54,sit. Qumran 37,sit.; 48,prem. Rabbat-Ammon 13,I,4; 19,Ic Rachele 7,IV; 8,IIc Rafah v. Rafia Rafia 27,Ia; 37,IIIa Rafon 33,II; 45,Ia Ragaba 38,IIc Ragib v. Ragaba Rama (di Giuda) 8,IIc; 13,I,2; 22,IIc Rama 15,Ia; 17,Ia; v. anche Ramataim Ramataim 15,Ia; 15,III; 17,Ia; 35,II Ramot-Galaad 12,2; 23,IIIc; 24,IV; 26,III Ramses II 2,If; 3,V Ras Abu-Zelîme 9,IIb Râs el-‘Ain 54,II; v. anche Antipatride Ravenna 57,III Rebecca 7,II-IV Recob 9,III; 12,10 Recobot 7,III Refaim 6,I Refaim (valle) 18,IIb Refidim 9,IIb
Reggio 53,Ib Regina di Saba 20,III; 44,II-III Rentis 35,II; v. anche Ramataim Rezia 60,Ic Rezin 26,Ib Ribla 29,II; 31,III Rimmon 12,8 Rimmon-Perez 9,IIc Rim-Sin 1,IV Rissa 9,IIc Ritma 9,IIc Roboamo 21,Ia; 22,Ia-b Roccia di Rimmon 14,II Rodi 4,I,1; 42,IV; 43; 52,II Roma 32,quadro; 32,IIa; 34,I; 35,IIIb; 36,Ia; 39,I; 39,III; 40,I-II; 40,IVa; 41,I-II; 42,IV; 43; 44,prem.; 45,prem.; 51,Ia; 53,Ia-b; 53,II; 57,I; 57,III; 59,I; 60,Ia,f; 60,II,2-3,5 Romani 2,Ig; 31,IV-V; 34,Ia-b; 39,I-III; 40,I; 40,III; 41,I-II; 48,IIIb; 49,IIIb; 54,prem.; 54,I; 54,III; 55,Ia-c; 55,II; 55,IIIb; 56,Ia,c; 56,II-III; 57,I; 58,II-III; 59,I-II; 60,I Romania 60,II,3 Romano, impero 39,II; 42,IV; 45,prem.; 49,IV; 60,Ii Rosh Ha ‘Ayin 54,II; v. anche Antipatride Ruben 7,IV Ruben (tribù) 10,I; 13,I,1 Rubicone 40,IVa Russia 60,II,3 Saba 4,I,2-3; 20,III; 44,II-III Sadducei 37,sit.; 39,I; 59,relig. Safed 47,Ib Sais 28,I Sala alta 49,II; v. anche Cenacolo Salamina (Cipro) 51,IIIa Sale (valle del) 19,Ie; 25,IIb Salem 6,I Salim 46,Ib Sallum 26,Ia Salmanassar I 3,V Salmanassar III 22,III; 23,II-III Salmanassar V 26,III; 27,Ia Salmone (promontorio) 53,Ib Salome 45,Ia; 49,IIId Salomone 7,Id; 12; 19,Ie; 19,relig.; 20,Ic; 20,II-III; 20,relig.; 21,Ia; 22,III Samaria 22,III; 23,IIIa; 24,IV; 26,Ia; 26,II-III; 30,IIa; 32,IIc; 36,IV; 41,II-III; 42,I; 42,IV; 43; v. anche Sebaste Samaria (regione) 27,Ia; 39,III; 41,II-III; 44,Ib; 45,Ia-b; 46,Ic; 47,IIIc; 49,IIIa; 50,IIa; 51,Ia; 51,IIIb; 57,I; 58,Ia Samaritana 46,Ic Samaritani 32,IIc; 36,III; 45,Ib; 49,IIIa Samega 36,III Samo 52,II Samotracia 52,I Samuele 14,II; 15,quadro; 15,Ia-b; 15,II-III; 15,relig.; 16,I; 16,IIa,c; 17,Ia-b; 18,sit.; 19,Ia San el-Hagar 9,nota; v. anche Tanis San Giovanni d’Acri 41,II; v. anche Tolemaide
San Salvatore (chiesa) 48,IIIb Sansone 13,prem.; 14,I Sant’Anna (chiesa) 46,Ie Santa Sion 48,IIIa Santo dei Santi 39,III Sara (Sarai) 5,II; 6,I-II; 7,Ia; 7,II Sarabît el-Khâdim 9,IIb Sarafand v. Sarepta Sardegna 4,I,1; 11,II Sarepta 23,I Sargon I 1,II Sargon II 26,III; 27,Ia; 27,III; 28,I Satana 45,IIc Satrapie 30,I Saul 15,III; 16,quadro; 16,I; 16,IIa-c; 16,III; 17,Ia-b; 17,II-III; 17,relig.; 18,sit.; 18,Ia-c Saulo 50,IIc; 50,III; 50,V; 51,Ib; 51,IIIa; v. anche Paolo Save (valle) 6,I Scala dei Tiri 35,IIIa Scauro 39,II-III Sciti 4,I,1 Scitopoli 36,IV; 37,II; 39,III; 43; 45,Ia; 46,Ib; 54,I; 55,IIIa; 56,Id; 57,I; v. anche Beisan Scopus (monte) 17,Ia; 54,II-III; 58,Ia Seba 20,Ib Sebaste 43; 50,IIa; 54,I; v. anche Samaria Sedecia 29,I-II Sefer (monte) 9,IIc Sefforis 40,I; 41,III; 49,IIIb; 54,II; 55,Ib; 55,II Seir (monti) 6,I Sekenenre 3,Ib Sela 25,IIb Seleucia (Decapoli) 38,IIb Seleucia (Mesopotamia) 60,Ii Seleucia (Siria) 51,IIIa Seleuco I Nicatore 31,II Seleuco II Callinico 31,III Seleuco III Cerauno 31,IV Seleuco IV Filopatore 31,V; 32,Ia; 34,Ia Seleuco V 36,III Seleucidi 31,III-IV; 32,quadro; 34,Ia; 39,I Semachonitis v. Hule Semeia (profeta) 21,Ia Senato romano 40,II; 40,IVa; 41,I; 42,IV; 49,IVb Seneca 52,I Sennabris 55,IIIa Sennacherib 27,III-IV; 28,I; 58,III Sergio Paolo 51,IIIa Seron 32,III Serse I 30,I-II Serse II 30,I Sesbassar 30,IIa Seti I 2,If Shabaka 27,Ib Shamash-shum-ukin 28,I Shardana 11,II Sharuhen 3,Ib Shefela 15,quadro; 57,I Shekelesh 11,II Shuppiluliuma 3,IV Shuttarna 3,III Sib’e 27,Ia Sica 63,sit. Sicari 54,sit.; 56,II Sichar 46,Ic-d; 50,IIa; v. anche Sichem
Sichem 5,II; 8,IIb; 8,III; 11,Ia; 12,5; 13,I,3b; 16,I; 21,Ia; 33,Id; 34,IIIb; 36,III; 38,Ia; 46,Ic Sicilia 11,II Sicon 10,I Siculi 11,II Sidone 4,I,2; 11,Ic; 23,I; 27,III; 28,I; 29,II; 47,Ib-c; 53,Ib Sila 51,IIIb; 52,I Silo 14,II; 15,quadro; 15,Ia Siloe 27,II; 48,IIIa Silone 41,II Simeone 7,IV; 8,IIb Simeone (tribù) 12,4; 12,7 Simirra 27,Ia Simon Mago 50,IIa Simone (il “lebbroso”) 48,I Simone (figlio di Gamaliele) 56,II Simone (Maccabeo) 32,III; 33,II; 34,IIIa; 34,IV; 35,II; 35,IIIa-c; 35,IV; 36,Ia-b; 36,IIa; 38,III Simone v. Pietro Simone bar Ghiora 54,II; 57,IIa; 58,Ib; 59,I Simron 11,Ic Sin (deserto di) 9,IIb-c Sinai 9,nota; 9,IIa-c; 9,relig.; 22,IIa; 23,I; v. anche Oreb Sinedrio 40,I; 45,IId; 48,prem.; 48,IIIc; 49,IVb; 53,Ia Sinottici 46,Ia; 46,IIa-b; 47,IIIb; 47,IVb; 48,prem.; 48,I; 48,IIIc Sion 19,relig.; 48,IIIa Siracusa 53,Ib Sirbonis (lago) 9,IIa Siria 1,Ia,c; 1,IV; 2,If; 3,Ia; 3,IIa; 3,III-V; 4,I,2; 6,I; 9,III; 11,II; 19,Id; 25,sit.; 26,Ia; 26,III; 28,IIc; 31,II-IV; 32,Ie; 34,Ia; 36,IV; 39,I-III; 40,I; 40,III; 41,I; 41,IV; 42,I; 43; 45,Ia; 49,IIIa,c; 49,IVc; 50,V; 51,IIIb; 54,prem.; 54,I; 55,Ib; 57,III; 60,II,4 Siriani 60,II,4 Siro-arabico (deserto) 50,IIc Siro-efraimita (guerra) 26,Ib Sirte 53,Ib Sisach 21,IIb Sisara 13,I,2 So (re di Egitto) 26,III Soco 16,III; 26,Ib Sodoma 5,II; 6,I-II; 14,II; 24,III Sosio 42,I Spagna 4,I,1; 40,IVa; 53,II; 60,Id Spagna Tarraconense 57,I Sparta 32,IIb; 35,IIIb Spartani 36,Ia Spirito Santo 44,prem.; 50,IIa; 52,I Stati Uniti 60,II,2,5 Stefano 50,IIa,c; 50,V Successori v. Diadochi Succot (Tell Deir ‘Alla) 8,IIb; 10,II; 13,I,3 Succot (Tjeku, in Egitto) 9,IIa Sukkot (Capanne) 8,IIb; 9,relig. Sud Africa 60,II,2 Suf v. Papyron Sumeri 1,Ia; 1,II; 3,IIa Sur (deserto di) 7,Ia Susa 30,I Sycaminos 35,IV Sychar v. Sicar
Taanach 12,3; 13,I,2; 21,IIb Tabal 4,I,1 Tabeel (figlio di) 26,Ib Tabera 9,IIc Tabernacoli (festa dei) 35,I; 37,IIIb; 47,IIIa Tabita 50,IVa Tabor (monte) 12,8; 40,III; 47,IIb; 55,IIIb; 56,Ib Tabor (città) 12,8 Tafni (Egitto) 29,III Taharqa 2,Ig; v. anche Tirhaqa Taiyibe v. Cafartoba Talmud 59,relig. Tamar (figlia di Davide) 20,Ia Tamna v. Tamnata Tamnata (Timnat-Serach) 34,IIIb; 57,I Tamutamon 28,I Tanis 9,nota; 20,II Tappuach v. Tefon Tarichea 51,II; 54,prem.; 55,IIIa-b Tarso 50,III; 50,V Tebe 2,Id-f; 3,Ib; 28,I Tebez 13,I,3b Tefon 34,IIIb Teima 4,I,2; 29,IV Teispe 30,I Tekoa (deserto di) 34,IIIa Telaim 16,IIc Tel Kedesh v. Kedasa Tell el-Fûl v. Gabaa Tell el-Mazar v. Coreae Tell Hum v. Cafarnao Tell-Ibrahîm v. Kuta Tell Medesh v. Betania (oltre il Giordano) Terach 5,I Terebinto (valle) 16,III Tertulliano 60,I; 60,Ie,g Teschio v. Calvario Tesoro (camera) 48,II Tessaglia 40,IVa; 60,If Tessalonica 52,I Theker 11,II Tiberiade 11,Ic; 49,IIIb; 51,II; 54,prem.; 55,II; 55,IIIa-b Tiberiade (lago) 45,IIh; 47,Ic; v. anche Genesaret (lago) Tiberio Alessandro 54,prem.; 57,III Tiberio (imperatore) 45,Ia; 45,prem.; 49,IIId; 49,IVa; 51,Ia Tibni 22,III Tiglat-Pileser I 23,II Tiglat-Pileser III 26,sit.; 26,I-III Tigrane (re d’Armenia) 39,I-II Timna 26,Ib Timnat-Serach v. Tamnata Timoteo (stratego) 33,II Timoteo 52,I Timsah (lago) 9,IIa Tirhaqa 2,Ig; 27,IV; 28,I Tiridate III 60,Ii Tiro 12,10; 19,Id; 20,Ic; 22,III; 26,Ia; 27,III; 29,II; 32,Id; 35,IIIa; 41,I; 47,Ib; 52,II; 54,I Tirza 21,Ia; 22,III Tisbe 23,I Tishri 47,IIIa Tito 55,Ib; 55,II; 55,IIIa; 56,Ic; 57,III; 58,Ia; 58,II-III; 59,I Tito Flavio Vespasiano v. Vespasiano Tob 19,Ic
Tob (territorio) 13,I,4 Tolemaide 33,II; 35,I-II; 35,IV; 37,Ic; 37,II; 39,I; 41,I-II; 41,IV; 52,II; 54,I-II; 55,Ia-b; 55,II; v. anche Acco Tolomeo (figlio di Abubo) 36,IIa Tolomeo I Sotere 31,II Tolomeo II Filadelfo 31,II-III Tolomeo III Evergete I 31,III Tolomeo IV Filopatore 31,IV Tolomeo V Epifane 31,IV Tolomeo VI Filometore 35,I-II Tolomeo VII Evergete II (Fiscone) 36,III Tolomeo VIII Sotere II (Latiro) 37,Ic; 37,II; 37,IIIa Tolomeo X Alessandro II 40,III Tolomeo XII 40,IVa-b Tolomeo (comandante del presidio) 41,III Tolomei 2,Ig; 31,III-V; 32,Id Torchio per l’olio v. Getsemani Torre dell’Angolo 30,IIb Torre Antonia 43; 48,prem.; 49,IVb; 53,Ia; 54,I; 54,IV; 58,III; 59,I Torre di Davide v. Cittadella Torre Fasael 43; 58,II; 59,I Torre di Cananeel 30,IIb Torre Ippico 43; 58,II Torre Mariamme 43; 58,II Torre di Psefino 58,II Torre di Stratone 43; v. anche Cesarea Marittima Tracia 31,IV; 60,If Traconitide 43; 45,Ia; 51,Ia Traiano 55,II; 57,I Transgiordania 6,I; 10,I; 12,3; 25,Ib; 25,IIIa; 33,II; 36,III; 36,sit.; 37,IIIc; 38,IIb; 39,III; 56,III Tre Taverne 53,Ib Trifone 35,IIIa; 35,IV; 36,Ia-b Troade 52,I-II Trogilio 52,II Tsefat v. Safed Tsippori v. Sefforis Tukulti-Ninurta I 3,V; 23,II Turchia 30,I; 31,II; 39,I; 60,II,4 Tushratta 3,IV Tutankhamon 2,If Tutmosi I 3,III Tutmosi III 3,IV Tutmosi IV 3,IV Tyropoeion (Tyropeion) 48,IIId; 59,I Ugarit 3,V; 6,I; 11,II Ulata 43 Ulivi (monte degli) 17,Ia; 47,IIIb; 47,IVc; 48,I-II; 49,II; 58,Ia; 58,II; 56,1; 56,2c; 57,3 Ur 1,Ic; I,III-IV; 5,I Ur (III dinastia) 1,III-IV Ur-Nammu 1,III Uruk 1,Ia,c; 1,III Utu-khegal 1,III Valerio Grato 49,IIIa Ventidio Basso 41,IV Ventidio Cumano 54,prem. Vespasiano 49,IVa; 55,Ib; 55,II; 55,IIIa-b; 56,Ia,c-d; 56,III; 57,I; 57,IIa-b; 57,III Vitellio 49,IVa; 57,I; 57,III
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INDICE DEI NOMI Wadi el-Qelt 21,IIa Wadi er-Ruqqâd 56,Ia Wadi Kharrar 45,IId Wadi Nimrîn 45,IId Wadi Qatra 41,4 Wadi Suweinit 16,IIa; 21,IIa Washshukkani (Washshuganni) 3,IIa Wilson (arco di) 59,I Yemen 4,I,2; 20,III; 36,sit.; v.
anche Arabia Felice YHWH 9,IIb; 9,relig.; 11,relig.; 15,Ic; 15,III; 15,relig.; 20,relig.; 21,relig.; 23,I; 26,III; 27,IV; 29,IV Zabulon (città) 54,II Zabulon (tribù) 7,IV; 12,8 Zaccaria (figlio di Ioiada) 25,Ia Zaccaria (profeta) 30,IIa Zaccaria (re) 26,Ia
Zaccheo 47,IVb Zafon 13,I,4 Zarepta v. Sarepta Zeira (Seira) 24,III Zeker v. Theker Zeloti (Zelanti) 54,sit.; 54,I; 55,Ia; 56,II-III; 57,IIa-b; 58,III; 59,I-II Zerach 22,IIa Zered (fiume) 10,I Zif (città) 17,Ib
Zif (deserto di) 17,Ib Ziklag (Siklag) 17,Ib; 17,II; 18,Ia Zilpa 7,IV Zin (deserto di) 9,IIc Zimri 22,III Zoar (Bela) 5,II; 6,II; 24,III Zoba (Soba) 16,IIb; 19,Ic-d Zorea 14,I; 16,1a; 24,1a Zoroastro 44,II-III Zorobabele 30,IIa
CREDITI DELLE IMMAGINI Il numero fuori parentesi indica la Tavola, quello tra parentesi l’illustrazione
BAMS photo Rodella: 3 (3); 4 (6); 6 (1); 7 (2); 9 (4, 6); 10 (7); 16 (1); 18 (1); 19 (2); 20 (1); 21 (1, 3); 22 (1); 23 (9); 25 (8); 27 (1); 28 (2); 29 (4); 34 (1, 3, 5); 35 (1, 5); 36 (1, 9); 37 (7); 38 (7); 40 (3); 48 (2, 11); 49 (1); 50 (8); 51 (8); 54 (5); 55 (1, 4, 6); 56 (5); 59 (2, 4). Biblioteca Apostolica Vaticana: 6 (7-8); 9 (2); 11 (3); 13 (1); 15 (3); 16 (3); 18 (2); 23 (5); 33 (1); 50 (2); 53 (5). Bran: 46 (5). Israel Antiquities Authority/photo Dinu Mendrea: 11 (2); 15 (5); 56 (4, 7). Dinu Mendrea: 3 (5-6); 5 (5-6); 8 (3-4); 10 (2); 11 (1, 4-5, 7-8); 12 (1); 15 (1); 17 (1-2, 6-7); 18 (4, 6); 19 (1); 20 (5); 21 (2, 4, 6); 22 (2, 4); 23 (1-2, 4); 24 (4); 25 (4, 9); 26 (4); 27 (3); 29 (1); 31 (4); 32 (1, 7); 33 (8); 34 (4, 6); 35 (4, 9); 36 (2); 37 (4); 38 (8); 39 (4, 8); 41 (3-4, 6-7); 42 (3-4, 8-9); 43 (4); 44 (1-5, 7); 45 (3, 5); 46 (1-4); 47 (3-4, 7); 48 (3, 6); 49 (4); 51 (2); 54 (1); 55 (3, 7); 56 (1-3, 6); 58 (5-6); 59 (1, 3, 5); 60 (1). Dinu Mendrea/“Camel Riders”: 17 (5); 33 (7); 36 (5). Dinu Mendrea/Gur Aviation: 15 (2); 23 (6); 45 (7). Radu Mendrea: 9 (8); 11 (6); 16 (2); 17 (3-4); 18 (3); 20 (4, 6-7); 21 (5); 22 (5-6); 23 (3); 30 (4); 32 (2); 33 (2); 34 (2); 36 (6); 39 (3); 40 (1); 41 (5); 43 (1-2, 5-6); 46 (7); 55 (5). Sandu Mendrea: 24 (3); 33 (5); 50 (6); 52 (3); 57 (1, 4); 58 (2). Le altre immagini qui non menzionate provengono dall’archivio Jaca Book.
Grafica e copertina Jaca Book Composizione dei testi e selezione delle immagini Graphic srl, Milano Finito di stampare nel mese di Ottobre 2015 da Ingraf Srl, Milano