GAUDÍ
LA SAGRADA FAMILIA
SFIDE DI UN CANTIERE IN CORSO D’OPERA
5. Ai principali riferimenti allegorico simbolici esterni, segnalati in questa planimetria dei tetti, Gaudí affidò a essi il compito di rappresentare plasticamente la missione evangelizzatrice di Cristo.
6. Nello schizzo in verticale della Sagrada Familia emergono: la torre cimborio centrale dedicata a Gesù Cristo, conclusa dal grande crocifisso-faro a quattro braccia orientate secondo i punti cardinali; le circostanti torri dei quattro evangelisti; quella sopra l’abside conclusa da stelle, dedicata a Maria Vergine. Disegno con la scritta El somni realisat, pubblicato ne “La Veu de Calunya”, 1906.
1883-1926
5 a-b. Dalla geometria descrittiva in piano a quella tridimensionale esplosa, da: Viollet-le-Duc, L’architettura ragionata, a cura di M.A. Crippa, 2.a ed., Jaca Book 2002, ad vocem Costruzione, figg. 48 bis e 48 ter, p. 143 e p. 145. Per facilitare la comprensione dell’articolazione di archi
e costoloni, gravanti sul pilone di una cattedrale gotica, l’architetto francese accostò al disegno in piano quello di una prospettiva. Il metodo prefigura l’utilizzo di modelli per parti in gesso largamente praticato da Gaudí come fase di progetto.
strati orizzontali del perimetro murario com’era consuetudine, Gaudí optò per la costruzione di settori verticali del suo volume complessivo, partendo dall’edificazione della facciata della Natività che chiude il braccio del transetto a nord-est. La Giunta lo approvò; presto esplose in Barcellona un senso di meraviglia8 che attirò la curiosità anche al di fuori della cerchia dei catalani. Non mi soffermo qui sulla descrizione di questa facciata, già presente in molte pubblicazioni, né sull’intreccio
tra architettura e sistema scultoreo che avrebbe definito anche le altre due facciate, della Passione e della Gloria. Nel tratto della sua intersezione con il chiostro, Gaudí aveva realizzato nel 1897 il portale della Mare de Déu del Roser9, con raffinate sculture artigianali di Llorenç Matamala10. La facciata risultò quasi del tutto conclusa alla morte improvvisa di Gaudí il 10 giugno 1926. Il 30 novembre del 1925 egli aveva completato la torre-campanile di san Barnaba, in pietre di Montjuïc e nucleo inter-
6. Disegni in alzato di due grandi finestre perimetrali nelle navate laterali (finestrals) che evidenziano il passaggio dalle forme neogotiche a quelle attuate tramite applicazione delle superfici rigate.
IL CANTIERE DI GAUDÍ7. Modello in gesso di un finestral restaurato e ora in esposizione nel Museo della Sagrada Familia.
no incoerente lungo tutto lo sviluppo ma in calcestruzzo armato in un ampio tratto al colmo11
Aveva impostato le quattro torri, dedicate agli apostoli Barnaba, Simone, Giuda e Matteo, dando loro basi quadrate accoppiate a due a due, con passaggio dalla sezione quadrata a quella circolare abilmente camuffato dalle sculture. La scelta del profilo parabolico, di grande resistenza strutturale, segnala che l’architetto aveva già maturato l’originale legame fra geometria e statica di cui dirò qui
4. Il laboratorio di artigiani e modellatori di elementi della costruzione a varie scale per analisi, restauro e confronto tra i modelli in 3D e gli originali. Sul tavolo sono appoggiati i modelli delle torri centrali: quella di Gesù con la grande croce sul terminale circondata dalle quattro torri degli evangelisti.
Nel 1993, quando l’ufficio tecnico era ancora composto da pochissimi tecnici, Bonet nominò direttore aggiunto nella direzione del cantiere Jordi Faulí10. Costante presenza in situ, egli venne coinvolto in tutte le fasi esecutive compresi gli aspetti strutturali e informatici e la puntuale verifica, con Bonet, delle relazioni tra attività costruttiva in corso e documentazione grafica, fotografica e letteraria dell’eredità di Gaudí. Nel 2012, allo scadere del mandato di Bonet, la Junta Constructora del Temple lo avrebbe nominato coordinatore e direttore dei lavori. Nel frattempo il cantiere era diventato
vivace, popolato da operai e tecnici con varie competenze, oltretutto aperto alle visite di esterni che divennero sempre più fitte, comprendendo anche personalità quali capi di Stato, scienziati, esperti d’arte e d’architettura.
Da un’intervista del 1998, a Bonet Faulí e Buxadé, sull’organizzazione dell’équipe di lavoro progettuale e di cantiere, emergono indicazioni significative sulla divisione dei ruoli: Bonet stava negli uffici della Sagrada Familia al mattino, nel pomeriggio esaminava in università i problemi strutturali con Gómez, Buxadé, Margarit. Faulí