LA SISTINA SVELATA - Jaca Book - estratto

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LA SISTINA SVELATA

ICONOGRAFIA DI UN CAPOLAVORO HEINRICH W. PFEIFFER, S.J. Libreria editrice Vaticana Musei Vaticani

Prefazione pag. 7

Parte prima Le scene deLL’antico e deL nuoVo testaMento eseguite aL teMPo di sisto iV pag. 9

Parte seconda gLi affreschi di MicheLangeLo buonarroti eseguiti aL teMPo di giuLio ii pag. 81

Parte terza Le sibiLLe e i Profeti pag. 143

Parte quarta i noVe riquadri deLLa VoLta e i tondi con gLi ignudi pag. 177

Parte quinta iL giudizio uniVersaLe di MicheLangeLo pag. 251

ePiLogo pag. 333

indice dei noMi di Luogo e di Persona pag. 349 indice

note pag. 335 bibLiografia pag. 344

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31. Lunetta a destra della parete d’ingresso, Giacobbe e Giuseppe, Lia (allegoria della vita attiva) e Rachele (allegoria della vita contemplativa), Efraim e Manasse. 32. Particolare di Rachele, Giuseppe, Efraim e Manasse.
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57. Pennacchio tra la parete d’ingresso e la parete sud, con Davide che uccide Golia; particolare della scena centrale. 58. Pennacchio tra la parete d’ingresso e la parete sud, con i Filistei, Davide e Golia, Abner e Saul.

80. Michelangelo, disegno per lo studio della posizione delle braccia e del volto della sibilla Libica; Londra, British Museum.

alla memoria dell’osservatore il versetto del Salmo 68 nella versione della Vulgata (Sal [Vulg. 67],14). Israele, il popolo di Dio, è la colomba dalle penne ricoperte d’argento («pennae columbae deargentatae») e dal dorso splendente dell’oro («et posteriora dorsi eius in pallore auri»). Nella prima parte del nostro lavoro abbiamo visto che Signorelli, nel suo affresco sulla «replicatio» della Legge scritta da parte di Mosè (fig. 25), ha raffigurato questa colomba del salmo come sposa coperta da un mantello dorato37 In proposito avevamo poi detto che questa raffigurazione risale all’interpretazione del salmo nel De bestiis et aliis rebus, opera attribuita ad Ugo di San Vittore. Nella seconda parte del nostro studio abbiamo ritrovato una prima raffigurazione della colomba in una figura femminile di Michelangelo. Si tratta della sposa nell’affresco dello spicchio dedicato alla famiglia di Zorobabele, uno degli antenati di Gesù38.

Il bordo dell’abito senza spalline della Libica è guarnito di una cimosa rilucente d’argento e, dove esso ricopre le sue «posteriora dorsi», brilla di riflessi dorati, mentre sopra le ginocchia si nota la sua fodera rossa, colore dell’amore. La sottoveste viola chiaro ricorda la penitenza. Il modo con cui essa, tendendo le braccia, prende il libro appoggiato aperto sullo schienale, sostenendolo al di sopra di esso da entrambi i lati, ricorda il battito d’ali di un uccello. La legatura del libro è verde, come il tessuto damascato che ricopre il trono. Dietro il libro si trova un calamaio d’argento completo di penna: in base al testo attribuito ad Ugo di San Vittore il color argento indica l’eloquenza, l’arte oratoria del predicatore. L’oro, nell’interpretazione del medesimo testo, richiama la gloria futura, promessa in cielo39. Ancora una volta ricordiamo che, proprio per questo motivo, Mosè negli affreschi dell’epoca di papa Sisto iV viene raffigurato sempre con le vesti dorate. Alla gloria futura fa riferimento, infatti, il suo mantello verde che ora, dopo il restauro della serie degli affreschi dedicati a Mosè nella Cappella, ha acquisito la medesima tonalità verde del tessuto damascato del trono e della legatura del libro della sibilla. I due fanciulli che accompagnano la Libica sono dipinti all’altezza del sedile del trono. Ancora una volta Michelangelo tenta di stabilire un nesso tra il livello psicologico e quello teologico. Il ragazzo in posizione arretrata riconoscibile sulla sinistra, accanto ai piedi dei fanciulli in finto marmo, è rivestito di un mantello regale color porpora. Regale è pure lo scettro dorato che tiene nella mano destra. Con questi non si allude solo alla memoria, ma anche alla prima persona, al Padre nella Trinità. Il secon-

81. La sibilla Libica, rappresentazione della volontà, ricorda la colomba, simbolo dello Spirito Santo, ed è anche sposa della Parola, sopra il trono apparecchiato come talamo; il fanciullo nella culla rappresenta tanto l’intelletto quanto il Figlio che, nella Trinità, proviene dal Padre come l’intelletto dalla memoria.

do ragazzo, con un rotolo sotto il braccio sinistro, volge lo sguardo verso di lui: egli rappresenta tanto l’intelletto, che procede dalla memoria, quanto il Figlio che proviene dal Padre. Dal petto in giù è legato come stretto in fasce; con la destra indica la sibilla, quasi a dire al Padre: è la mia sposa, la sposa della Parola.

La bocca del ragazzo, che rappresenta il Padre, è aperta. Egli pronuncia la Parola, che è il Figlio; anzi, la bocca del secondo ragazzo è così vicina a quella dell’altro da ricordare, qui, la verità teologica soffio dello Spirito che procede dal Padre e dal Figlio.

Hieremias

Direttamente sopra il trono papale siede il profeta Geremia che, ricurvo nella sua afflizione, sorregge il mento con la destra, nascondendo così la bocca (fig. 82). I suoi capelli grigi sono spettinati e la lunga barba bianca scende dividendosi in ciocche. Il volto ricorda il ritratto di Mi-

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83. Porzione centrale della volta sovrastante la parete dell’altare, Il profeta

Giona si converte alla luce, guardando verso la volta dove Dio separa la luce dalle tenebre, e conta con le dita i tre giorni ai quali segue la risurrezione. La personificazione della volontà è accerchiata dal grande pesce. Sullo sfondo la figura infantile che rappresenta sia la memoria sia Emmanuele, leva la mano sinistra.

Alle pagine seguenti: 84. Veduta d’insieme dell’ultima campata della volta; i particolari della metà del cranio dell’ariete e di una delle fanciulle in finto marmo mostrano lo stato degli affreschi prima del restauro. La sibilla Libica guarda in basso, verso la parete dove era dipinta Maria.

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ritore, inginocchiato su un mantello verde-azzurro: come a significare che l’ascesa è resa possibile dalla contemplazione che si è fusa alla virtù della speranza. Inoltre tra le sue gambe si intravvede una figura dalla veste viola chiaro. La penitenza lo conduce al paradiso celeste. Accanto a questa figura, se ne eleva un’altra in estasi che, in questo volo di ascesa, è dimentica dei teli funebri e della sua nudità abbronzata dal sole. Che Michelangelo sia, forse, già venuto a conoscenza degli indigeni d’America, da poco scoperta, ai quali gli Europei portarono i vestiti? Di nuovo un «braghettone» pensò di rimediare, qui, a questa beata noncuranza. Sopra questa figura, una donna dalla pelle più chiara si libra verso la nuvola più vicina: è ancora vestita del camiciotto funebre bianco-grigio con il cappuccio. In essa si intende, probabilmente, rappresentare una donna europea. Verso destra segue nuovamente un uomo nudo dalla pelle chiara: anche costui è vissuto sicuramente nel vecchio continente. Inginocchiato su una nuvola, vuole dirigersi verso quella dipinta più in alto, che ha già quasi afferrato. Ma il suo soccorritore, un angelo con la veste violacea della penitenza, sembra voltargli le spalle e non accorgersi di lui, dal momento che è rivolto da un’altra parte, dove una figura, liberatasi del suo camiciotto funebre col cappuccio, si dirige verso due angeli che si trovano su una nuvola e indossano vesti di color verde e rosso, a cui si aggiunge una sciarpa violacea ed un foulard color croco sul capo di quello in verde.

Sotto questa figura che ascende in cielo, un angelo vestito di scuro, con il foulard color croco del discernimento spirituale cangiante in verde e rosso, ha afferrato per l’ascella un uomo con la pelle bruna, nel quale possiamo riconoscere un nativo del Nuovo Mondo, un indigeno d’America.

Il soccorritore dell’uomo bianco, che non si è ancora liberato del camiciotto col cappuccio, viene indirizzato da un altro angelo in rosso verso il banco di nubi dove sono già sul loro posto di soccorso due altri angeli, abbigliati di rosso e di verde. Sulla sinistra, accanto a questi, un’eletta vestita di viola con i capelli adorni si appoggia sulle braccia e tiene gli occhi chiusi, dedita com’è alla contemplazione interiore. Accanto a lei un angelo in verde ed un altro al di sopra in rosso osservano l’avvincente processo della risurrezione dei morti e della loro elevazione al cielo.

Nella cerchia di coloro che stanno ascendendo al cielo, spicca una coppia di due figure dalla pelle scura aggrappate ad una corona del rosario loro porta dalle mani

182. La barca di

di un giovane angelo in piedi su una nuvola soprastante. I grani del rosario sono del color croco del discernimento spirituale. Qui non si tratta del rosario cristiano, piuttosto di un rosario musulmano (fig. 177), che ricorda nella preghiera i novantanove nomi di Allah: la serie di grani è continua e supera ampiamente il numero di dieci. La corona per la preghiera, poggiata su uno stretto sostegno di tessuto bianco, abbraccia con i suoi grani il petto e la schiena dell’uomo, mentre la donna si regge con la destra alla corona, bacia i grani e li conta con la sinistra. Tra questa coppia con la corona del rosario e l’uomo dalla pelle scura, riconosciuto come un indio d’America, si intravvedono due figure, avvolte in vestiti grigi col cappuccio, che salgono in direzione obliqua verso il cielo. Sopra di loro è dipinta una nuvola, sulla quale, in primissimo piano, è seduto un uomo nudo dalla pelle chiara sorretto da una figura vestita di azzurro. Dietro a questa è seduta una donna con la veste rossa. Tutti e tre, l’uomo nudo e le due donne vestite di blu e di rosso, guardano fissi in alto a sinistra, verso il prossimo banco di nuvole, dipinto più in alto, come ad esprimere il vivo desiderio di arrivare in quel punto.

Dalla loro nuvola, accanto all’angelo con la corona del rosario, emerge una persona in rosso con le mani sollevate e giunte come in preghiera. L’artista spiega così che chi è rivestito dell’amore non ha più bisogno di alcun aiuto per ascendere alle più alte sfere del paradiso. Sul banco di nuvole, chiaramente pensato come stazione intermedia per coloro che ascensono al paradiso, si possono riconoscere altre figure.

Una persona dal saio grigio alza le mani giunte in preghiera e guarda a sinistra, verso gli eletti che approdano alle nuvole più alte. Accanto a queste si vedono solo le gambe avvolte nel tessuto grigio e le terga di una figura che cerca di farsi strada tra la persona vestita di blu e quella vestita di rosso.

Dietro di lei, una donna in grigio guarda pensierosa verso l’alto. Dietro alla donna più anziana con la veste rossa ed un po’ discosta, possiamo scorgere una figura rivestita completamente di bianco che tende verso il banco di nuvole adiacente e sovrastante, sorretta da una persona nuda in ombra, probabilmente un angelo. Del resto, anche sul margine posteriore della nuvola si possono localizzare nell’ombra altri volti violacei. Nella metà inferiore destra dell’affresco (fig. 178), due delle figure abbandonate ai demoni e all’inferno sono dipinte proprio accanto agli angeli con il grosso libro dei dannati. Salta agli occhi una robusta figura femminile che copre Alle pagine seguenti:

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Caronte, i lussuriosi e i violenti, diavoli con la testa di gatto e altri con la testa di ariete; un condannato indica il foro per la catena dell’ancora che, tuttavia, manca; Minosse e Lucifero. 181. La testa di Caronte, alla luce radente, mostra le incisioni indirette che fanno passare le linee dal cartone all’intonaco: ciò testimonia che Michelangelo, alla fine, dovette lavorare più in fretta. Alle pagine precedenti: 179. Il purgatorio, particolare: l’angelo della penitenza percuote vigorosamente sulle terga un uomo. Il collerico e il lussurioso. 180. Il papa avaro. L’angelo della carità sostiene un penitente che riceve percosse da un altro angelo. Il goloso e il collerico.

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