Cinofili stanchi luglio agosto 2013

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ANNO 2, NUMERO 2 - LUGLIO/AGOSTO 2013

PUBBLICAZIONE GRATUITA

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IN COPERTINA Da questo numero Cinofili Stanchi cambia veste grafica per diventare ancora più professionale. Abbiamo deciso di assumere questo nuovo aspetto per rendere più piacevole la lettura a chi ci legge. Aumenta, inoltre, il numero di pagine con articoli più approfonditi sui vari argomenti che ruotano interno ai nostri simpatici compagni a quattro zampe. Rimane il nostro impegno a rendervi questo servizio online totalmente gratuito, sperando di appassionarvi ancora su questo numero e sugli altri che nel tempo seguiranno. Per ora la versione bimestrale rimane la periodizzazione standard per i tanti impegni che occupano la vita di chi collabora e contribuisce alla stesura degli articoli, ma ci riserviamo per il futuro di valutare l’ipotesi di rendere più frequente l’uscita del vostro magazine cinofilo preferito CINOFILI STANCHI. Abbiate solo un po’ di pazienza. Nella pagina seguente trovate un sommario più grande e meglio leggibile e perciò avrete la possibilità di scegliere se seguire la ‘scaletta’ o magari andare direttamente agli argomenti che più vi interessano. Vi ricordiamo che per scaricare GRATUITAMENTE il file in formato PDF dal sito http://issuu.com/ dovrete prima cliccare sul tasto SHARE e poi sul tasto DOWNLOAD nella maschera che si aprirà sotto il magazine. Come sempre, auguriamo a tutti una BUONA LETTURA.

Cane pariah dell’Africa sud orientale

La Redazione

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Sommario Editoriale

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L’olfatto del cane

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Cani al cinema: Tequila

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C’è posta per Fido

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Cani e gruppi sociali

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Dizionario dei termini tecnici e scientifici - M/R

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Aspetti normativi dell’allevamento amatoriale

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Usi pettorina o collare?

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Collega Professionista

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Venti anni di cuccioli Considerazioni personali sull’evoluzione delle Puppy class e dei cuccioli

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Le interviste di Johnny Bassetto - Massimo Bottura: l’uomo che voleva correre nel vento

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I CANI NELLA POESIA Ode al cane - P. Neruda

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Cane o proprietario problematico?

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Origine del comportamento sociale

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Cani al cinema: Tequila Protagonista della serie televisiva Tequila e Bonetti, il dogue de Bordeaux ‘Tequila’, doppiato in Italia dal compianto e bravissimo attore Ferruccio Amendola (voce di vari attori fra cui R. De Niro, D. Hofmann, Al Pacino), condivide nel 1992 le scene con l’attore Jack Scalia in un serial tv di 14 episodi che non verranno più ripresi per il poco successo avuto dalla serie. La stessa sarà ripresa in Italia nel 2000 dove Scalia recita con Alessia Marcuzzi ed un altro cane ‘Tequila’ di razza diversa. Il protagonista della serie, Nico Bonetti, è un poliziotto di

New York orgoglioso della sua italianità e molto affezionato alla sua Cadillac rosa ereditata dal padre. Dopo aver sparato per errore ad una ragazza durante uno scontro a fuoco, viene trasferito a Los Angeles. Qui incontra il suo nuovo partner, un dogue de Bordeaux di nome Tequila, e l’agente Angela Garcia che si è unita al dipartimento dopo la morte del marito (anch’esso poliziotto). Durante la serie avvengono varie peripezie nelle quali si indaga sui criminali e spesso il poliziotto umano è assistito negli arresti dal compagno canino, Tequila. La particolarità è che chi vede questa serie riesce a percepire i pen-

sieri del cane (in Italia con uno spiccato accento napoletano). La vita per Bonetti non è facile e spesso ritorna alla memoria il ricordo triste di quella sparatoria in cui ha colpito per errore una ragazza innocente. E non riesce ad abituarsi alle strane abitudini ed ai ritmi della California. Inizialmente i rapporti fra Bonetti e Tequila sono alquanto tesi, perché il poliziotto non accetta di buon grado l’essere accompagnato da un cane. Sarà Tequila stesso a conquistarsi le simpatie del compagno umano, soprattutto dopo avergli salvato la vita. La serie fu stroncata dalla critica e non venne più ripresa dalla CBS. Ci si augura solo che Tequila abbia potuto vivere degnamente il resto dei suoi giorni lontano dalle scene.

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CANI E GRUPPI SOCIALI di Giovanni Padrone - Spinto da una discussione attiva su un forum dove sono presente e su affermazioni fatte da personaggi italiani ed esteri presenti in vari programmi televisivi, vorrei ribadire alcuni concetti noti ai cinofili spesso in maniera alquanto distorta. Per far questo, come mio solito, farò riferimento ad alcuni studi scientifici. I concetti a cui mi riferisco sono BRANCO, GERARCHIA e DOMINANZA. BRANCO. L'etologia definisce il branco come una figura sociale con una ben determinata struttura: due genitori e diversi figli ai quali possono aggregarsi occasionalmente membri della stessa specie probabilmente imparentati (cugini, ad esempio). Dire ‘della stessa specie’ sta a significare che si tratta di una società chiusa ad altre specie animali. Infine, a meno che non vi sia la premorienza di un genitore, la coppia resta monogama per tutta la vita. Il branco è presente in 4 delle specie selvatiche di canidi: lupi, licaoni, dholes, speoti, ciascuna dotata di iniziative proprie per rinforzare i legami sociali. In etologia il branco è identificabile in ciò che si definisce FAMIGLIA

Per quanto riguarda il cane domestico, cioè il cane che vive nelle nostre abitazioni, sorgono immediatamente all'occhio tre fatti. Per iniziare, la società canina è aperta ad altre specie domestiche, noi inclusi. In secondo luogo, la monogamia è una condizione molto lontana dal pensiero dei cani, tant'è che un cane maschio si può accoppiare con più femmine ed una femmina durante un ciclo di estro può essere fecondata da più maschi. Per finire, il branco inteso come struttura familiare in cui sono presenti stabilmente genitori e figli è una situazione molto rara fra i cani, presente ad esempio fra alcune comunità di cani ferali, ovvero selvatici, come i dingo.

Fig. 1 – Gruppo di cani randagi e branco di lupi

In un loro studio del 1995 (Comparative social ecology of feral dogs and wolves pubblicato su Ethology Ecology & Evolution 7: 49-72), gli etologi Boitani e Ciucci, parlando delle figure sociali dei cani ferali scrivevano quanto segue: "Tra i canidi, i branchi sono unità sociali che cacciano e proteggono un territorio comune come un gruppo stabile (MECH 1970); e i loro membri sono individui generalmente correlati (BEKOFF et al. 1984). I lupi, in particolare, vivono in branchi che sono fondamentalmente unità unifamiliari (MECH 1970, 1977 HABER, PETERSON 1977) che si formano quando due adulti di sesso opposto si incontrano su un territorio vacante e riproducono (ROTHMAN & MECH 1979, FRITTS & MECH 1981). La formazione e la persistenza del branco come unità funzionale è basata sul legame sociale tra i suoi membri, o ciò che è stato chiamato, in termini umani, come una sorta di "legame affettivo" (MECH 1970: 46). Ma ci sono anche casi di branchi "famiglia" riferiti in natura, tutti hanno in comune una coppia maschio-femmina (MECH & NELSON 1990). I cani selvatici in Italia hanno mostrato caratteristiche di aggregazione in branco in

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misura limitata e, più in particolare, i membri della stessa unità sociale non erano generalmente imparentati (BOITANI et al. stampa), come nella maggior parte dei cani randagi e ferali studiati altrove (SCOTT & CAUSEY 1973; NESBITT, 1975; CAUSEY & CUDE 1980; BERMAN & DUNBAR 1983; DANIELS & BEKOFF 1989Un, 1989b). Tuttavia, anche se l'unità sociale intera è incentrata sulla stabilità di una coppia riproduttrice, i tipi di associazione e legame sociale tra i cani inselvatichiti non riflettono le regole precise del branco, come noto per altri Canidi (KLEIMAN & EISENBERG 1973, BEKOFF et al. 1984GITTLEMAN 1989). Pertanto, vi proponiamo il termine "gruppo" come unità sociale più appropriata per i cani rinselvatichiti piuttosto che il branco." DOMINANZA. Questo comportamento viene ogni tanto riportato in auge perché vi sono perenni discussioni a favore e contro, oltre al fatto che personaggi come Cesar Millan impostano la propria relazione nei confronti dei cani in maniera alquanto dominante e violenta (N.B. Parliamo di relazione impostata dall’uomo e non dal cane in maniera dominante). Per quanto mi riguarda nelle svariate centinaia di cani con cui ho lavorato ho potuto osservare un paio di casi in cui gli atteggiamenti di aggressività e spavalderia del cane potevano sembrare ad un occhio inesperto comportamenti dominanti; tuttavia, trattandosi di patologie comportamentali, perciò legate a situazioni anomale del comportamento, non potevano costituire per la statistica qualcosa per cui questo atteggiamento dovesse ritenersi una situazione senza la quale il cane non avrebbe potuto vivere. L’errore sarebbe il medesimo che fecero i primi studiosi dei lupi (R. Schenkel) che, dopo aver inserito in un ambiente circoscritto animali provenienti da branchi e luoghi diversi, interpretarono la loro forte competitività come DOMINANZA e come ‘conditio sine qua non’ (condizione senza cui) i lupi non avrebbero potuto vivere. Ricordo che i cani hanno ereditato dai loro cugini selvatici (e non si parla solo di lupi) un pattern comportamentale che rende i contrasti ritualizzati da tutta una serie di iniziative note come ‘rituali sociali’ il cui scopo principale è quello di minimizzare le tensioni di qualsiasi genere. I miei 4 cani son un esempio di questi comportamenti acquisiti dagli altri canidi sociali: per rinforzare i propri legami affettivi amano dormire ammassati come degli speoti, spesso giocano come delle dholes e, soprattutto, condividono i pasti come fanno tutti i canidi sociali. Non voglio star qui a dilungarmi sui più recenti studi che dimostrano le relazioni canine impostate su un genere definito dalla psicologia 'autopoietico' (cioè che cerca costantemente di autoequilibrarsi) e basato sulla cooperazione, ma rimando agli studi del dr. R. Bonanni sui randagi di Roma di cui scrivo di seguito al punto sottostante relativo alla gerarchia.

L’uomo tende spesso ad impostare le relazioni con i propri animali domestici in maniera alquanto dominante

Fig. 2 – Cani da combattimento afgani: dominanza o aggressività indotta dall’uomo?

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GERARCHIA. Pochi forse sanno che questo termine, insieme al precedente, fu coniato per i cani nel 1910 dal colonnello Konrad Most, padre dell'addestramento tradizionale, in quanto da militare egli pensava che anche i cani da addestrare dovessero avere una vita impostata su una gerarchia di tipo MILITARE e DOMINANTE. Or dunque, quale valenza etologica può avere una considerazione del genere dedotta da un militare teutonico di inizio 20.mo secolo? Dal mio punto di vista nessuna. Certamente, la sopravvivenza dei due termini GERARCHIA (con le relative figure di riferimento in lettere dell'alfabeto greco che vanno dall'alfa all'omega) e DOMINANZA è dovuta ai primi studi effettuati negli anni '30 e '40 del secolo scorso sui lupi in cattività, lupi provenienti da branchi e territori diversi costretti in un ambiente molto circoscritto che entravano costantemente in competizione fra loro per ovvie ragioni. Ma l'ovvio fu preso per una condizione di vita senza la quale i lupi selvatici non avrebbero potuto vivere. Oggi, nonostante sia costantemente dimostrato da oltre 20 anni (a partire dagli studi di David Mech, ma anche di altri etologi del lupo come il russo Andrey Poyarkov) che i lupi in realtà hanno una vita sociale più rilassata (se così si può dire) e che il cane, visto il processo di selezione artificiale che nel corso degli ultimi 14.000 anni ne ha profondamente alterato i 'ragionamenti' sociali, non ha nulla a che vedere con il cugino selvatico (col quale conserva solo un certo legame genetico), c'è ancora chi continua a ragionare con la mente militaresca del defunto colonnello Konrad Most. All’interno dei loro gruppi familiari i lupi selvatici conducono un regime di vita socialmente più rilassato di quanto dicono alcune teorie

Fig. 3 – Il cane secondo K. Most ed i sostenitori della dominanza/gerarchia

A questo punto, al di là delle mie opinioni personali che non coincidono con questo modo di vedere la realtà sociale del cane (e nemmeno del lupo), vorrei riportare le osservazioni e le conclusioni riferite allo studio dell'equipe del dr. Roberto Bonanni dell'Università di Parma sui cani randagi di Roma, studio pubblicato su Animal Behavior nell'aprile 2010 a titolo Effect of affiliative and agonistic relationships on leadership behaviour in free-ranging dogs: "...In questo studio abbiamo trovato che la leadership durante le partenze di gruppo nei cani randagi non è stata interamente concentrata su un singolo individuo. Ogni individuo adulto e subadulto all'interno di un determinato gruppo poteva avviare correttamente un movimento collettivo che comportava un minimo di tre animali, mentre i cani più giovani di 1 anno raramente sono riusciti a farlo. Tuttavia, in tutti i gruppi studiati alcuni individui si sono comportati come leader abituali e altri come seguaci abituali. Nei due gruppi per cui il test è stato possibile, la distribuzione di leadership tra gli individui è stata significativamente diversa da un solo individuo. Poiché la frequenza complessiva dei principali gruppi (punteggio di leadership) era strettamente correlata con la percentuale di tentativi di abbandono riusciti, sembra che gli individui che hanno condotto più frequentemente lo hanno fatto perché avevano più successo nel reclutamento dei partner quando si spostavano lontano dal branco e non solo perché hanno lasciato il branco più spesso di altri. Nel primo branco, il modello decisionale di gruppo alla partenza di gruppo è cambiato da 'parzialmente condiviso' durante un periodo quando la dimensione era di 27 individui e c'erano sei dirigenti abituali, a quasi non condiviso al momento in cui la dimensione era di 11 individui e c'era un solo leader abituale. Inoltre, un modello si avvicina a ‘decisione non condivisa’, con un leader abituale, emerso anche nel branco

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Curva relativamente piccolo. Così, sebbene il numero di branchi studiati qui è limitato, questi risultati sembrano suggerire che in gruppi più grandi la realtà può essere più difficile per i despoti nell’influenzare il comportamento di molti seguaci a loro favore (cfr. Conradt & Roper 2003). D'altro canto, nel primo branco la distribuzione di leadership tra individui era an-cora irregolare al momento in cui la dimensione era probabilmente vicino o sopra l'ottimale (questo branco è stato uno dei più grandi branchi canini mai osservato; si veda Mech & Boitani 2003 per una visione dei branchi canini più grandi osservati in natura), una condizione che dovrebbe favorire l'evoluzione di una equa ripartizione delle decisioni di consenso negli animali (Conradt & Roper 2007). Per fornire una spiegazione alla disparità di condivisione delle decisioni nelle società animali, sembra importante analizzare i fattori che incidono sulla variabilità individuale nella direzione delle tendenze. Abbiamo trovato che la variabilità individuale nella leadership nei cani randagi al momento della partenza del gruppo è stato significativamente influenzato dalle relazioni di dominanza. I cani che si sono comportati più frequentemente come leader erano vecchi ed individui di alto rango che hanno ricevuto il comportamento di sottomissione sia nei cerimoniali di saluto sia in contesti agonistico, da numerosi partner. C'era anche una tendenza non significativa per le femmine a dirigere più dei maschi quando tutte le altre variabili sono state mantenute costanti. Abbiamo anche studiato come le tendenze di guida e di seguace degli individui è mutata dopo un cambiamento nella composizione del gruppo (e nelle relazioni di dominanza), o dispersione di un altro branco. La mancanza di correlazione che abbiamo trovato tra i punteggi di leadership di quegli individui che sono stati studiati sia nella prima sia nella seconda fase della ricerca ulteriore sottolinea l'importanza della composizione del gruppo e di conseguenza dei rapporti sociali per la leadership e suggerisce inoltre che la leadership non è una proprietà intrinseca degli individui. I-noltre, il PCA ha dimostrato che ci sono alcune differenze tra le due fasi della ricerca con riguardo alle variabili che riguardano la leadership. In particolare, nella prima fase, in cui tutte le variabili predittive originale erano altamente correlate. Al contrario, nella seconda fase il PCA separava nettamente i vecchi cani di alto rango che hanno ricevuto sottomissioni formali nel rituale di saluto da cani di alto rango più giovani che hanno ricevuto sottomissioni solo nelle interazioni agonistiche. Soprattutto, abbiamo dimostrato che i precedenti si comportavano più probabilmente come leader, mentre gli ultimi non lo erano. Una possibile spiegazione per le differenze che abbiamo scoperto è che branchi studiati durante la seconda fase sono stati osservati in un periodo di instabilità sociale in cui alcuni cani avevano raggiunto posizioni più alte nella gerarchia di dominanza non riconosciuta ancora dai subalterni nelle cerimonie di saluto. Ciò è esemplificato bene da cane che aveva il punteggio più alto del fattore 2 del PCA. Questo maschio (DOT) era un giovane cane di basso rango durante la prima fase, ma ha raggiunto la seconda posizione più alta della gerarchia di dominanza del branco Corridoio II durante la seconda fase, quando era un giovane cane adulto. Questi risultati indicano che la dominanza formale nei cani randagi può essere un predittore più coerente della leadership di predominio agonistico. Poiché il raggiungimento di una posizione dominante formale sembra essere indistinguibilie dall'instaurazione di rapporti affiliativi con i subalterni nei mammiferi sociali Waal & Luttrell 1985; Est et al. 1993; Wittig & Boesch 2003), una interpretazione di questi risultati è che le relazioni affiliative tra i leader di alto rango ed i subalterni avrebbero svolto un ruolo nel suscitare comportamenti da seguace nei cani randagi. Coerentemente con questa interpretazione, la nostra analisi del modello di associazioni territoriali durante il riposo ha dimostrato che, in entrambe le fasi della ricerca, i seguaci si sono associati più strettamente con i leader abituali di altri seguaci. Questo suggerisce che essi avevano sviluppato relazioni più solide di affiliazione con i leader, o 9


in altre parole che essi consideravano i leader come loro partner sociali preferiti. Eventualmente, i cani giovani di alto rango non erano formalmente riconosciuti come leader perché essi non possedevano il livello di abilità sociali che sarebbero state necessarie per stabilire rapporti affiliativi con i seguaci che tuttavia sarebbe migliorato con l’avanzare dell'età (vedi de Villiers et al 1997 per un argomento simile nei cani selvatici africani, Lycaon pictus). Che tipo di vantaggi potrebbero derivare ai seguaci nel mantenimento di associazioni strette con i leader dominanti? Una possibilità è che i subalterni beneficerebbero seguendo i movimenti degli animali di alto rango, perché questi sono di solito gli individui più anziani e più esperti Sebbene in questa popolazione vi fossero probabilmente piccole asimmetrie individuali nelle informazioni sull'ambiente (le risorse alimentari erano prevedibili in termini di tempo e di spazio, perché esse erano fornite dagli esseri umani,) rimane possibile che i cani si comportavano secondo le regole che si sono evolute nell'ambiente originale di adattamento, prima della domesticazione: i cani domestici si sono evoluto dai lupi (Vilà et al 1997), in cui sia i giovani che gli adulti senza prole di solito seguono i genitori per sfruttare la loro esperienza superiore a trovare cibo (Mech 2000; Packard, 2003). In conclusione, questo studio sottolinea l'occorrenza di disparità di condivisione delle decisioni di consenso negli animali sociali. Tuttavia, nei cani randagi la leadership non sembra essere una semplice funzione di rango di dominanza e l’affiliazione può svolgere un ruolo di mediazione nel comportamento di seguace. Questo risultato può fornire qualche sostegno per l'ipotesi che i subalterni beneficerebbero nello stabilire legami sociali con i leader dominanti e che questi benefici supererebbero i costi dei consenso (King et al 2008)."

Fig. 4 – La relazione cane/umano secondo la storia evolutiva di entrambe le specie

Nel febbraio 2012 sul sito di Marc Bekoff, ripreso qualche settimana dopo da un blog cinofilo italiano, apparve un articolo dal titolo sensazionalistico ‘Social Dominance Is Not a Myth: Wolves, Dogs, and Other Animals’ ovvero ‘La dominanza sociale non è un mito: lupi, cani ed altri animali’. In questo articolo lo stesso Bekoff sosteneva che David Mech, etologo e massimo esperto dei lupi, aveva sostenuto di non avere mai negato la presenza della dominanza. In effetti questo è vero: egli non negava la presenza di questo comportamento né di una evidente gerarchia fra specie animali come i leoni o le iene, ma fra i lupi sì. Infatti, in un suo articolo scientifico del 1999, pubblicato sul Canadian Journal of Zoology a titolo ‘Alpha Status, Dominance, and Division of Labor in Wolf Packs’, egli sosteneva quanto segue: “…nei branchi naturali, il maschio o la femmina alfa sono soltanto gli animali riproduttori, i genitori del branco e le competizioni di dominanza con gli altri lupi sono rare, se esistono. Durante le mie 13 estati in cui ho osservato il branco di Ellesmere Island, non ne ho mai visto. Inoltre, chiamare un lupo alfa è un mo-

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do non appropriato di riferimento ai genitori umani o ai cervi. Ogni genitore è dominante nei confronti della sua prole; definirlo "Alpha" non aggiunge alcuna informazione. Perché non fare riferimento a una femmina alfa come il genitore femminile, la femmina riproduttrice, la matriarca, o semplicemente la madre? Tale designazione non sottolinea lo status dominante dell'animale, che è una informazione banale, ma il suo ruolo nel branco come progenitrice, che è una informazione critica. L'unico uso che si può ancora riservare all'alfa è relativo ai pochi grandi branchi composti da cucciolate diverse. Anche se le relazioni genetiche delle madri nei branchi di tali dimensioni rimangono sconosciute, probabilmente le madri sono la matriarca originale e una o più figlie, i padri sono probabilmente il patriarca e adottati non collegati (Mech et al. 1998). In tali casi i riproduttori più anziani sono probabilmente dominanti sui più giovani e forse possono essere più appropriatamente chiamati Alpha. L'evidenza di una tale tesi sarebbe un vecchio riproduttore che domina costantemente nella distribuzione del cibo o controlla gli spostamenti del branco. Il punto qui non è tanto la terminologia, ma ciò che la terminologia implica falsamente: rigida, basata sulla forza gerarchica di dominanza.” Se poi vogliamo estendere il discorso agli altri canidi sociali, ci si accorge che tutti hanno atteggiamenti sociali simili e tutte le specie hanno a loro modo impostato una serie di iniziative atte a rafforzare i legami familiari: gli speoti dormono ammassati, le dholes giocano tutto il giorno, i licaoni ed i lupi condividono i pasti. I cani che vengono da una storia di decine di migliaia di anni (e non di qualche migliaio) in cui si sono evoluti ed hanno convissuto al fianco dell’uomo (o dei suoi antenati) hanno mantenuto parte di questi comportamenti sociali (altri sono stati soppressi o modificati dalla selezione artificiale). Gli studi pionieristici di Turid Rugaas sui segnali calmanti resero evidente che fra i nostri amici a 4 zampe vige una sorta di diplomazia piuttosto che le idee di tipo ‘militaresco’ o il desiderio di scontrarsi o cercare di ‘scalare’ una immaginaria scala sociale armati di elmetto e moschetto.

Tutti i canidi sociali condividono atteggiamenti simili nelle loro relazioni di gruppo

Per concludere, le storielle del lupo (o del cane) ‘cattivo’, combattente e despota restano solo favole senza alcun fondamento scientifico, basate più che altro sulla superstizione e su errate interpretazioni dei comportamenti sociali. Nella realtà, il nostro ben amato pargolo a 4 zampe è un animale tranquillo che ama la tranquillità, vivere in compagnia del proprio partner umano, poltrire (quando si può), svolgere qualsiasi genere di attività fisica o mentale. Se sorge un problema, probabilmente è per colpa vostra: la maggior parte delle situazioni problematiche sono infatti dovuti ad errori di interpretazione o comunicazione. Perciò, se accade qualcosa, prima di incolpare il vostro cane fatevi un profondo esame di coscienza. Giovanni Padrone Educatore cinofilo A.C.C.S.C. RAVENNA Sito: http://www.sussurra-al-tuo-cane.com/ Gruppo Facebook: https://www.facebook.com/groups/eilcanedecise/

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di Roberto Mannu - Forse non tutti sanno che,dal punto di vista normativo e fiscale è sufficiente possedere una femmina di qualsiasi razza,accoppiarla,farle avere dei cuccioli e venderli per essere definiti "Allevatori Amatoriali". È, dunque,importante conoscere le basi per poter operare con la consapevolezza di agire nel rispetto delle norme vigenti e delle regole. Gli Allevamenti di cani possono essere di due tipi: Professionali e Amatoriali. È convinzione diffusa che quelli "Amatoriali" siano tali quando producono un numero di cuccioli inferiore alle 30 unità e detengono un numero di fattrici inferiore a 5 e che ciò li ponga fuori da una specifica categoria giuridico - fiscale. In realtà i requisiti sopracitati caratterizzano gli Allevatori come Imprenditori Agricoli, ai sensi del D.M. 28/Gennaio/1994 (dell'allora Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali) di definizione della Legge n° 349/93 recante "Norme in Materia di Attività Cinotecnica"; in sintesi, il fatto che un Allevatore Cinofilo possieda almeno 5 fattrici e produca annualmente un numero di cuccioli non inferiore a 30 unità traendo da tale attività un "reddito" prevalente rispetto a quello derivante da altre attività economiche non agricole eventualmente esercitate, lo pone nelle condizione di "Imprenditore Agricolo". Questo non esclude che possano sussistere altre classificazioni giuridiche in cui far rientrare l'Alleva-

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tore Cinofilo con P.I. e iscrizione alla Camera di Commercio. Ad esempio: quando ottenga ricavi dall'esercizio commerciale che, come prevede l'Art. 4 del DPR n° 633/72, può essere svolto "per professione abituale, ancorché non esclusiva" e "anche se non organizzata in forma di impresa". Una forma in cui può essere praticato l'Allevamento Amatoriale. Invece, il concetto di Allevamento Amatoriale è spesso inteso come molto distante non solo da una attività imprenditoriale ma anche da qualunque attività produttiva di un "reddito significativo". Dal punto di vista "giuridico fiscale", quello che importa è che nelle occasioni in cui non è svolto imprenditorialmente né abitualmente, esso può consentire di ottenere qualche genere di lucro. In sostanza, può produrre "reddito positivo". È, infatti, quello che accade qualora un certo numero di cuccioli viene iscritto al registro genealogici E.N.C.I. e/o ceduti a terzi dietro pagamento di un corrispettivo. Si può concludere che chiunque abbia una cucciolata, se la vende diviene un "Allevatore Amatoriale". Ciò ovviamente non esclude che svolga altra attività professione principale. Và però chiarito che il denaro ottenuto cedendo i cuccioli costituisce reddito che deve essere dichiarato, anche se derivante da "attività commerciale esercitata occasionalmente". Serviranno le ricevute per certificare la vendita di ogni cucciolo attraverso le

quali (tolte le spese detraibili sostenute) si possa determinare il reddito realizzato, valutare se sia definibile come "occasionale" (in tal caso non è necessario possedere Partita IVA solo se non si superano i 5000 € lordi annui) e comunque riepilogandolo nella dichiarazione annuale dei redditi. Il Testo Unico delle Imposte Dirette del 22/Dicembre/1986 n° 917 laddove specifica che i "redditi diversi" (quali appunto prodotti da attività commerciali non abituali) sono costituiti dalla differenza tra l'ammontare percepito nel periodo d'imposta e le spese specificamente inerenti la loro produzione. Altri aspetti che devono esser tenuti in considerazione perché sottostanti a specifiche normative vigenti in merito alla vendita di Animali sono: le Leggi Regionali, i relativi Regolamenti di Attuazione e i Regolamenti Comunali che dispongono in materia. Come descritto l'Allevamento Amatoriale ha finalità commerciale, seppure occasionale. Avere nulla in cambio, una elargizione a senso unico che in questo caso non si verifica.

Roberto Mannu Allevamento Di Albascura Ric. E.N.C.I./ F.C.I. iscritto al Registro Addestratori Cinofili E.N.C.I. Sez 1 Cani da Utilità 12


Regione Chiappini n° 225, 15078 Ovada

Allevamento Di Albascura Di rottweiler e jack russell t. Ric. E.N.C.I./ F .C.I.

Roberto mannu Addestratore cinofilo Iscritto nel registro enci Sezione 1 - cani da utilità

Anno 2009 Città di Alessandria alla Civiltà del Lavoro

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di Roberto Mannu - Con il termine libero professionista si indica un lavoratore che, avendo una professionalità acquisita tramite percorsi di istruzione come la laurea (ad esempio consulente del lavoro, dottore commercialista, farmacista, psicologo, biologo , medico, infermiere, avvocato, geologo, tecnico della prevenzione, ingegnere, architetto, dottore agronomo e forestale, geometra, perito industriale, regista, sceneggiatore, scenografo), fornisce la stessa a vari clienti senza avere datori di lavoro. I liberi professionisti, inoltre, possono svolgere attività denominate "protette" e per fare questo devono essere iscritti agli albi professionali quando questi esistono; se non svolgono un'attività protetta possono iscriversi ad associazioni di categoria. Quando si iscrive a un albo professionale, il libero professionista diventa professionista protetto e giuridicamente non è più un libero professionista, anche se nell'uso comune vengono spesso chiamati liberi professionisti anche Ingegneri, Architetti, Avvocati, Notai, Dottori Commercialisti o Consulenti del Lavoro iscritti ai rispettivi albi che li "proteggono". Per poter lavorare come liberi professionisti, in Italia occorre presentare all'Agenzia delle Entrate della propria Provincia di residenza la richiesta di attribuzione della Partita IVA tramite la quale si verrà identificati per le procedure amministrative.

Professionista è chiunque abbia conseguito una professionalità tramite percorso formativo (es. Laurea)

Occorre poi iscriversi presso l'INPS al fondo pensionistico specializzato (o alla cassa del proprio Ordine professionale), se esiste, o a quello generico negli altri casi. Si affiancano inoltre enti di previdenCINOFILI STANCHI

za e assistenza privati, cosiddette casse professionali, adibite alla gestione delle prestazioni previdenziali e assistenziali della categoria professionale rappresentata. (es. cassa dei geometri, cassa dei dottori commercialisti, ecc.). Il libero professionista emette fattura, denominata più spesso notula o parcella, ai propri clienti per le proprie prestazioni professionali e riceve fatture per i servizi di cui usufruisce. La remunerazione del libero professionista prende il nome di compenso od onorario ed è erogato esclusivamente da colui che riceve la prestazione professionale. Per alcune prestazioni professionali, allegando la fattura alla dichiarazione dei redditi, è possibile ottenere una detrazione. Spesso girando in rete, su vari Forum Cinofili, in Facebook su Gruppi e/o Pagine in cui si discute di Cinofilia, ho letto tra i vari commenti oppure presentazioni le parole "COLLEGA" e "PROFESSIONISTA". Affermazioni forti, visto che per auto -referenziarsi in questi termini bisogna anche rispettare alcune Norme di Legge. Cosa questa che molti "dimenticano", sembra un piccolo dettaglio, quasi insignificante. Allora mi chiedo: chi sarebbero questi "fantomatici" miei "colleghi" e/o "professionisti" del settore cinofilo? La maggior parte dei personaggi che gravita intorno alla nostra Cinofilia spesso commentando tematiche cinofile e rivolgendosi al suo interlocutore, si definisce "collega" e/o "professionista"...ma di cosa e di chi? Spesso ci si nasconde dietro sigle e/o associazioni, di cui le stesse hanno un regolamento interno ed un codice deontologico, per cui gli iscritti "dovrebbero" essere professionisti in regola con le vigenti leggi, ma poi invece per alcuni non è così! Quindi questi regolamenti e codici deontologici che scopo utilitaristico possiedono all'interno di determinate sigle/enti/associazioni? Ai posteri l'ardua sentenza, nel frattempo NON chiamatemi "collega". Roberto Mannu Allevatore Cinofilo Ric. E.N.C.I. -F.C.I. Iscritto Registro degli Addestratori E.N.C.I. Sez. 1 Cani da Utilità.

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Conosco Massimo Bottura dal 2006, da quando mia moglie Tania effettuò presso il suo agriturismo il primo servizio fotografico matrimoniale. Allora avere un levriero in casa era un pensiero probabilmente molto distante per noi: io amavo (ed amo ancora) i dobermann, Tania i bouledogues francesi. Poi nacque Opalino, il più piccolo della cucciolata, che Tania salvò da morte certa (poiché la madre Dorys non aveva latte a sufficienza per 7 cuccioli) e ci appassionammo di questi cani splendidi, gentili e nobili d’animo. E l’amicizia con Massimo divenne ancora più profonda. Massimo Bottura ha un passato da navigatore, avendo fatto parte dell’equipaggio del Moro di Venezia ai tempi di Raul Gardini. Oggi è un apprezzato allevatore di levrieri che tiene presso il suo agriturismo, Palazzo Manzoni, sito in quel di San Zaccaria, un paese che si trova ad una dozzina di km da Ravenna. L’azienda è gestita da Massimo e dalla moglie Larisa da diversi anni. Nel frattempo alla famiglia si sono aggiunti due perfetti gentleboys, Raul ed Amerigo che sembrano aver acquisito dal padre sia la passione per il mare che quella per i levrieri. Massimo Bottura è anche un

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giudice internazionale di coursing ed è colui il quale ha scritto il regolamento vigente delle gare sportive che coinvolgono questi campioni di velocità e strategia. Il coursing, infatti, è un percorso simulato nel quale i levrieri inseguono uno zimbello, non più una lepre come avveniva fin dall’antichità (antica Grecia e Roma) e come tuttora avviene altrove. In questa attività solitamente vince il cane che ha la strategia d’inseguimento migliore. Premetto che conoscendo diversi levrieristi ed avendo frequentato l’ambiente del coursing in Italia ed Europa i proprietari hanno il massimo rispetto per questi cani, anche quando hanno raggiunto l’età della ‘pensione’ e non sono più adatti a correre. Da noi, per fortuna, non avvengono gli orrori che troviamo in Paesi come la Spagna, la Gran Bretagna e l’Irlanda. Ho voluto intervistare Massimo Bottura perché, oltre che un amico, è molto esperto del mondo dei levrieri e credo che chiunque possa trarre dei buoni spunti dalla sua esperienza e da ciò che rivelerà durante l’intervista che ora vado a svolgere. D. Perché fra tante razze hai scelto i levrieri?

R. Da quando ero piccolo sono sempre stato affascinato da queste razze. All'eta' di 6 anni vidi un articolo che parlava dei cani degli zar, i borzoi, su un giornalino da bambini (a quei tempi non esistevano i tablet). Ne fui folgorato. Più tardi, quando ebbi l'opportunità, ne feci arrivare due (un maschio e una femmina) direttamente dalla URSS. Da allora la mia vita è sempre stata accompagnata da questi splendidi e intelligenti compagni. Nel 1995 arrivò la mia prima whippet: avevo il desiderio di avere un cane più piccolo di stazza ma che avesse il carattere dei miei borzoi. Conoscevo i whippet, perché i miei amici belgi, francesi e svizzeri li allevavano da anni e quindi li conoscevo bene sia dal punto caratteriale che morfologico. La scelta fatta mi ha talmente appagato che tra qualche settimana nascerà la mia cucciolata ‘q’. Vivendo con loro ho imparato a conoscerli e ancora di più ad apprezzarli; mi sono innamorato del loro carattere fermo e gentile, del loro esserci senza essere invadenti, della loro calma gioiosa. D. Quali sono gli errori che la gente fa pensando ai levrieri? 15


R. Nella nostra azienda agricola abbiamo anche un agriturismo e quindi siamo sempre a contatto con tanta gente che ci viene a trovare. La maggioranza di questa rimane affascinata dai nostri compagni levrieri, soprattutto perché si rendono conto di quello che sono realmente. Si pensa che siano cani fragili, molto timidi non avvezzi al comando dell'uomo e quindi non adatti a una vita da pet ma relegati al desiderio di qualche sparuto numero di proprietari bizzarri. Tutto molto sbagliato, anzi, provare per credere.

Era morta di vecchiaia la mia barzoi di nome Luce e avevo detto basta. Senza neanche pensare un solo secondo quando ho saputo che vi erano due femminucce mi sono precipitato a vederle e ora vivono gioiosamente insieme ai whippet e a tutti noi di casa. I deerhound si possono sicuramente definire dei cani docili e tranquilli gioiosi e allegri, quindi quello che posso dire nella mia piccola esperienza di due anni di vita insieme a loro è che sono molto facili a viverci e spero in un futuro molto prossimo di fare una cucciolata per tenermeD. Quali caratteristiche de- ne un paio. Per i difetti, non ve avere una persona per saprei… Andiamo alla prosvivere in armonia con un sima domanda. levriero? R. Non vi è un proprietario D. In che modo convivono ad hoc; sono cani dolci e i tuoi figli con i tuoi cani e gentili, appassionati, forti. La che insegnamenti dai a lopersona che vuole avere la ro sui comportamenti da possibilità di vivere con un tenere? levriero ha un compito per R. Raul e Amerigo vivono vivere in armonia con lui: insieme ai nostri cani da quando sono nati, e quindi volergli bene. hanno un rapporto molto D. Per quale ragione hai stretto con loro. Si dedicano scelto ultimamente di inse- a coccolarli e ultimamente si rire nel tuo allevamento prendono cura della loro due femmine di deerhound, "toilette". Fin da nati ho inrazza da noi poco conosciu- segnato ai nostri levrieri a ta? Puoi spiegarci quali so- convivere con i nostri bamno i pregi ed i difetti, se ve bini e a interagire con loro da subito, Questo è stato di ne sono? R. Non vi è stata nessuna aiuto ad entrambi, si rispetragione logica in questo. È tano e giocano insieme. Ho stato un caso, anzi un colpo cercato di insegnare come di fortuna. Una mia amica nutrirli e come trattare con allevatrice mi disse che vi loro anche se ogni tanto un era una cucciolata di deer- biscottino galeotto scappa hound nelle Marche , in quel appositamente dalle mani di periodo avevo deciso di non Raul o Amerigo per la feliavere più cani nuovi e di non cità di tutta la truppa. allevare più. CINOFILI STANCHI

D. Poiché io e te ultimamente abbiamo condiviso un progetto culturale con le scuole elementari di Cervia in cui i bambini venivano introdotti al contatto ed alla relazione con cani ed altri animali domestici, cosa pensi di questo genere di iniziativa? R. È stata una idea e una iniziativa illuminante e ha dato frutti inaspettati, siamo riusciti nel nostro intento che era quello di fare vedere a dei bambini delle elementari come avvicinarsi a un cane sconosciuto in maniera corretta e a rispettarlo. Una esperienza molto interessante. Abbiamo avuto più di 200 allievi che si sono dimostrati attenti e capaci poi di interagire con i cani del nostro allevamento. Le loro insegnanti hanno apprezzato sia l'aspetto didattico che poi l'approccio sul "campo" tanto che abbiamo avuto grandi riconoscimenti da parte di tutte le scuole che hanno aderito al progetto. Per il prossimo anno siamo già con nuove iniziative e con un nuovo corso di educazione cinofila per i più piccoli che pensiamo avrà lo stesso successo di quello di questo anno. (Nota personale dell’intervistatore: Devo riconoscere che anche dal mio punto di vista vi è stata una grande soddisfazione nel vedere quanto i bambini siano in grado di imparare dai cani, ma l’appagamento maggiore c’è stato al quarto incontro, quando nel giro di pochi minuti siamo riusciti a rimuovere la fobia per i cani 16


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ad un bambino che da letteralmente terrorizzato mi ha poi accompagnato a portare in casa sia Easy, simpatico whippet, sia Marea gigantesca deerhound. Con la meraviglia delle insegnanti e dei compagni di classe.) D. Come vedi la situazione attuale della cinofilia italiana? R. Come tutta la nostra società anche la cinofilia sta risentendo di questa crisi che non è solo numerica ma anche soprattutto di valori. Il nostro compito di appassionati è quello di promuovere il pet in maniera intelligente coinvolgendo i proprietari nel rispetto sia degli animali che delle persone. Le potenzialità ci sono e io sono molto ottimista. Educarci a vicenda è un modo per imparare a rispettarci tutti e costruire insieme un mondo migliore per vivere.

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Finita l’intervista mi ricordo di una cosa: in realtà il ‘padrone di casa’ non è Massimo, ma Easy il suo whippet proveniente dal Belgio che esce periodicamente per andare a farsi qualche escursione in giro per l’agriturismo, come ad esempio controllare che le sedute fotografiche di mia moglie Tania vengano svolte a dovere. Quando poi si stanca di questo, Easy torna fuori e va a riposarsi sul furgone che Massimo gli lascia sempre aperto. Se questa non è relazione equilibrata e paritaria, poco ci manca… Giovanni Padrone alias Johnny Bassetto

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di Debora Segna - Si dice Per inquadrare meglio il proche gli occhi siano lo spec- blema facciamo un piccolo chio dell’anima e, in una cer- passo indietro. ta misura, è sicuramente vero. Parafrasando questo detto si potrebbe dire, altrettanto a ragione, che “i cani sono lo specchio del padrone”. Oggi vorrei spiegare meglio queste considerazioni che ho fatto I cani sono lo specchio del proprietario? A giudicare da questa foto e durante le feste natalizie. Come ho scritto più volte nei post precedenti, la maggior parte dei problemi comportamentali dei cani, oltre ad avere una componente di natura genetica, purtroppo derivante spesso dalla selezione che fanno alcuni allevatori nella scelta dei riproduttori, prediligendo l’estetica anziché il carattere degli esemplari che si fanno accoppiare, sono frutto di una serie di errori ripetuti frequentemente nel tempo, da parte di noi proprietari e di pseudo-istruttori cinofili che ignorano, a volte in buona fede a volte per presunzione di sapere, la VERA comunicazione del cane ed i suoi bisogni. Altre volte possono derivare anche da vecchie credenze culturali che ancora oggi sono molto forti nel nostro paese.

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quella nella pagina seguente parrebbe di sì. (Naturalmente scherziamo)

L’addomesticazione del cane risale a circa 14.000 anni fa, e per migliaia di anni l’uomo lo ha utilizzato prevalentemente come animale da lavoro. In molte località del globo questa tradizione è ancora molto forte, per esempio nelle regioni artiche, dove gli Inuit utilizzano molto i cani per il traino delle slitte e sono convinti che fare loro troppi gesti affettuosi influisca negativamente sul rendimento lavorativo. Grazie agli studi di molti etologi famosi, sono state fatte interessanti scoperte riguardo il linguaggio del cane, che non vede il proprietario solo come un dispensatore di cibo e carezze, ma che è invece un

animale sociale capace di instaurare una relazione profonda con gli esseri umani. Come afferma il prof. Luigi Boitani (famoso etologo italiano) “L’attaccamento è un dato comportamentale, la cui natura deriva dall’instaurarsi di legami privilegiati tra il cane ed alcuni oggetti, luoghi, persone e consimili nel primo periodo di vita”. Per merito di queste scoperte l’uomo ha iniziato a vedere il cane non solo come animale da lavoro ma anche come un essere estremamente sociale e con il quale instaurare una relazione affettiva. Fortunatamente c’è stata una bella rivoluzione di pensiero anche se ancora sono molte le persone con un grande confusione nella testa ed altre che la pensano come 14.000 anni fa. In base alla mia esperienza ho potuto constatare che ci sono quattro categorie di proprietari di animali problematici:

Grazie agli studi di molti etologi sono state fatte interessanti scoperte riguardo il linguaggio del cane

IN BUONA FEDE Questa categoria comprende tutte quelle persone che in buona fede, pensano di sapere quale sia la cosa migliore per il pro-

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prio cane, e che hanno comunque l’umiltà di mettersi in discussione e di chiedere aiuto quando si rendono conto che qualcosa non va; personalmente stimo molto queste persone. GLI UMANIZZATORI Sono persone che antropomorfizzano il proprio animale fino a credere che faccia dei pensieri, abbia sentimenti ed obbiettivi identici a quella di noi esseri umani, questa distorsione della realtà molto spesso deriva da una totale assenza di informazioni o da informazioni acquisite prive di ogni base scientifica. GLI INDECISI La terza categoria comprende tutti coloro che non sanno in primis cosa vogliono dalla vita e che agiscono e prendono decisioni solo sulla base dell’emotività del momento, senza fermarsi minimamente a chiedersi cosa stiano facendo e se possano recare danni al proprio animale. I SUPERBI Infine ci sono coloro che solo per aver ascoltato due cose giuste, magari in tv, hanno la presunzione di sapere, senza alcun dubbio, come comunica il proprio cane, quali siano i suoi reali bisogni e con quali me-

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todi ottenerli, tra cui il più diffuso è probabilmente l’utilizzo della violenza. Se questo fosse un canto della Divina Commedia, finirebbero dritti nel X girone del Purgatorio a portare massi pesanti come tir.

Non ho mai amato gli estremi innanzitutto la cattiveria, che condanno senza remore, ma nemmeno il troppo buonismo e l’iper-emotività, e non condanno le persone che commettono errori, tutti possiamo sbagliare perché siamo essere umani ma perseverare nell’errore è una cosa che accetto di meno. Gli eccessi possono fare moltissimi danni, credo che la via di mezzo sia sempre un buon compromesso per ottenere il giusto equilibrio, anche la natura tende a ristabilire l’armonia di un sistema quando viene turbato. Non si può dire “porto via il mio cane perché perde il pelo in casa”, perché “fa le bu-

che,” oppure comprarne uno solo perché è un desiderio dei propri figli. Così come essere eccessivamente buoni e accondiscendenti può creare un animale ingestibile. Stiamo parlando della vita di un essere vivente del quale determiniamo lo sviluppo caratteriale con i nostri comportamenti. Forse prima di prendere un cane, scegliendolo soprattutto per la sua estetica, sarebbe consigliabile informarsi sulle peculiarità caratteriali di quella razza, perché non tutti i cani sono compatibili con le abitudini ed il carattere dei futuri proprietari. L’ambiente influisce molto sullo sviluppo di un individuo ma questo come è vero per gli esseri umani è vero anche per tutti gli altri esseri viventi. Per esempio se un bambino cresce in una condizione sociale disagiata, piena di violenza, criminalità e priva di stimoli positivi, pensate per esempio a posti che nell’immaginario collettivo sono sinonimo di queste condizioni, come il Bronx di qualche anno fa, sarà ovviamente diverso da un bambino che cresce in un ambiente equilibrato, che impara le lingue fin da piccolo, che legge molti libri, viaggia e si relaziona con altre persone. Come pensate 19


possa diventare da grande un L’uomo è la peggiore arma di se stesso e di tutto ciò che è stato creato, le emozioni umane possono essere la nostra forza ma anche la nostra distruzione.

bambino che ha passato tutta la sua esistenza nel Bronx? Quante probabilità ha di diventare una persona non problematica? Sono sempre più convinta che moltissimi problemi comportamentali siano lo specchio delle nostre frustrazioni, mi è capitato spesso di vedere cani che si comportavano in maniera simile ai propri padroni: aggressivi, insicuri, squilibrati e così via.

Se il vostro cane mostra sintomi che potenzialmente sono indice di problemi comportamentali, come ad esempio: scavare buche ossessivamente, distruggere le cose, abbaiare eccessivamente, ansia da separazione, aggressività, fobie, ecc., abbiate la profondità di comprendere che si tratta di disagi complessi e di cui potreste anche essere involontariamente la causa, per via di un comportamento sba-

gliato e di rivolgervi a dei professionisti che possano indirizzarvi verso i metodi più efficaci per risolverli, anziché ricorrere a soluzioni drastiche come la violenza o l’abbandono del proprio animale. Debora Segna Educatrice cinofila Libertas - F.I.S.C.

Ma allora perché abbattiamo gli animali? Non sarebbe più semplice prima curare la causa e poi l’effetto? Non sarebbe più giusto rendere obbligatorio il patentino per avere l’idonei-tà a possedere un cane? Io dico di si! L’evoluzione darwiniana per selezione naturale dà risultati nel lungo periodo, io spero che ogni giorno possa avvenire una piccola evoluzione culturale, che possa aumentare nel tempo la consapevolezza di cosa sia la vera natura e le vere emozioni dei cani e degli altri animali.

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di Davide Bressi - L’alimentazione in ambito cinofilo è uno degli argomenti più discussi tra gli allevatori e non solo. Alcuni nutrono i propri soggetti con alimenti umidi, cibi freschi o cibi in scatola, altri utilizzano alimentazione secca (crocchette). Alimentare i propri amici a 4 zampe con l’umido, preparando personalmente il pasto, è sicuramente la soluzione migliore. I cibi freschi non perdono le loro caratteristiche nutrizionali e la qualità è sicuramente garantita. E’ di fondamentale importanza conoscere il fabbisogno giornaliero del proprio cane per poter progettare una dieta mirata ed equilibrata, ma questo tipo di alimentazione può essere difficoltosa ed impegnativa, nonché economicamente onerosa, speciamente per chi possiede molti soggetti in allevamento.

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trici di mangime secco vengono incontro alla clientela proponendo prodotti mirati per taglia, attività fisica e razza del cane. Alcuni, a questo punto della lettura, si chiederanno: quali siano i migliori mangimi in commercio? Non sono qui a fare un elenco dei migliori/peggiori prodotti in commercio, le aziende sono moltissime e anche volendo stilare una classifica, rischierei di danneggiarne alcune semplicemente non menzionandole. Il mio obbiettivo è quello di aiutarvi a scegliere in base alle caratteristiche del mangime. Senza scendere troppo nei dettagli e in concetti tecnici, vediamo come. E’ importantissimo considerare la tabella nutrizionale del prodotto, capire il significato e fare attenzione agli ingredienti. Vediamo in breve le principali voci riportate sul retro del vostro sacchetto di crocchette per cani:

Umidità: acqua presente nel mangime.  Proteine: sono composti organici utili alla costruzione muscolare.  Grassi: detti anche lipidi, sono sostanze utili al fabbiCrocchette, queste sconosciute. sogno energetico. Cosa cercare per avere un prodotto  Ceneri: sono materiali idi ottima qualità? norganici ricavati dall'incenerimento delle sostanze Ecco che le aziende produtorganiche. 

Abbiamo poi altre voci quali vitamine, minerali ecc. che sono di notevole importanza, ma che purtroppo nei mangimi secchi perdono molto di qualità. In questo articolo mi vorrei soffermare proprio su proteine, grassi e ceneri. In altre occasioni parleremo della utilità delle vitamine. La voce tenuta in considerazione da molte persone, ovvero quella che erroneamente determina la scelta del prodotto, è quella delle proteine. Diverse persone scelgono il prodotto considerando la quantità proteica del prodotto, ignorando invece la qualità delle proteine.

La piramide nutrizionale canina

Personalmente reputo riduttivo ed errato valutare un prodotto solo sotto tale aspetto. Le proteine si dividono in 2 grandi categorie: animali e vegetali. Le animali sono presenti nel latte, pesce, uova e carne. Sono composte da amminoacidi complessi indispensabili per l’ipertrofia e

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mantenimento muscolare, ma svolgono anche altre funzioni di vitale importanza. Sono dunque considerate di alto valore nutrizionale perché contengono tutti gli amminoacidi essenziali all’organismo dell’animale. Le vegetali sono presenti nei cereali, legumi, frutta secca. Queste sono considerate incomplete e composte da amminoacidi semplici. Le proteine vegetali non offrono dunque la stessa qualità e quantità di amminoacidi delle proteine animali. Personalmente le considero superflue sia nel cane che nell’uomo, specialmente nella dieta mirata alla costruzione muscolare. E’ importante dunque capire la reale quantità di proteine animali presenti nel mangime per determinare la qualità proteica. Un eccesso di cereali nel mangime, comporterà un valore proteico elevato, ma di scarsa qualità. Troppo spesso leggo etichette con il 30% di proteine, ma con un minimo di 20% di carne. L’altro 80% cosa è? Ma allora come è possibile che raggiungano tali percentuali proteiche con così poca presenza di carne? Semplice, aggiungendo cereale la percentuale proteica diventa più consistente. Attualmente in commercio esistono mangimi prodotti con carne e pesce fresco, hanno costi più elevati rispetto ai tradizionali, ma naturalmente la qualità è elevata. Attenzione al carico proteico, tale apporto deve

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essere commisurato al tipo di me sia composto da sottoproattività fisica e al tipo di cli- dotti di macellazione, matema dove il cane vive. riale scadente come ossa, piume ecc. I grassi sono molecole che l’organismo utilizza per produrre energia. La loro quanti- Infine un buon mangime secco deve avere un’ottima digeribilità, con scadenza a breve termine, il che significa pochi conservanti e composti più freschi. Con la speranza che questo articolo possa esservi stato d’aiuto, auguro buona pappa ai vostri amici!

Alimentate il vostro cane con equilibrio per evitare problemi di salute, come l’obesità canina-

tà è importante perché assieme alle proteine vengono utilizzati nei momenti di sforzo muscolare. Considerando che in natura il cane non mangia carboidrati, i grassi sono una risorsa indispensabile. Il cane a differenza dell’uomo produce grassi buoni e difficilmente va in iperlipidemia. La quantità di grassi come quella proteica va regolata in base al tenore di vita del cane. Un cane sportivo avrà sicuramente una dieta ricca di proteine e grassi, mentre un cane da salotto che conduce una vita poco movimentata avrà una dieta povera di proteine e grassi.

Davide Bressi Brs Passion Rottweiler Kennel San Marco in Lamis (FG) http://www.brspassion.it/it/home-page

Per quanto riguarda le ceneri, a mio parere, il livello deve essere più limitato possibile. Sono sostanze come già detto inorganiche. Ceneri alte possono significare che il mangi23


Per i vostri problemi quotidiani di gestione o per questioni relative ai comportamenti dei vostri cani scrivete alla e-mail cinofili

stanchi@yahoo.it e vi sarà risposto in questa rubrica. Ci scrive il Signor Anselmo da Belluno. “Ho un carlino che ha due anni e si chiama Del Piero (sono tifoso juventino); questo cane mi fa i dispetti. Quando esco di casa e lo lascio solo, fa cacca e pipì dappertutto. Inoltre distrugge le cose in casa, soprattutto gli stipiti attorno alla porta.” R. Signor Anselmo, il cane ha sicuramente qualche problema di ansia ed adattamento ambientale, questo perché molto probabilmente vi è una forma di iper-attaccamento morboso nei Suoi confronti. Non sapendo se si tratta di un evento recente o trascurato posso ipotizzare che potrebbe trattarsi

della rarissima ansia da separazione o di una patologia con sintomi simili della quale magari discuteremo in un futuro numero di Cinofili Stanchi chiedendo anche l’aiuto di un veterinario comportamentalista. Per ora, il mio consiglio resta quello di rivolgersi ad un educatore cinofilo della Sua zona il quale potrà decidere insieme a Lei se sia il caso di passare ad un livello informativo superiore e chiedere la consulenza di un medico veterinario specializzato in patologie del comportamento. Eviti, comunque, il fai da te o i consigli di un non professionista, poiché in questi casi un errore può costare caro (in termini psichici) al Suo cane.

Mesocarnivori – Animali che nel loro regime alimentare hanno proteine animali fra il 50% ed il 70% delle calorie totali. Monofiletico – Insieme di individui derivati da un unico capostipite. Neurotrasmettitore – Sostanza chimica che trasmette gli impulsi fra le cellule cerebrali (neuroni). Ostinatività - Tendenza del cane a raggiungere un target nella maniera più veloce e diretta. Outcrossing - Incrocio fra individui della stessa specie non imparentati fra loro. Pet owner - Proprietario di animale da affezione. Prassia - Organizzazione di movimenti finalizzati al raggiungimento di un risultato o di un obiettivo. Processi cognitivi della funzione motoria, quali la coordinazione oculo-manuale, la coordinazione del movimento, il processo visuocostruttivo. Propriocezione - Percezione della propria posizione in un determinato contesto ambientale. Aree fredde/calde: rispettivamente le parti del corpo dove al cane piace/non piace farsi toccare e accarezzare. Punizione – Stimolo negativo o supplizio inflitto nel tentativo di estinguere un comportamento.

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di Marcello Messina - Negli anni 90, quando iniziai ad occuparmi di educazione ed addestramento, la domanda che fra colleghi si faceva più frequentemente era riferita ai risultati agonistici in prove di lavoro ufficiali. Oggi fra colleghi si chiede se usi il collare o la pettorina, per poter capire se tu sia gentilista o coercitivo.

zione) riescono a leggere il cane ed a capirlo, ma se usi o non usi la pettorina è ancora più importante. Quando mi chiedono se uso collare o pettorina io rispondo sempre: “per me è indifferente dipende dal cane e dal proprietario". Dopo ogni mia risposta mi guardano in cagnesco e magari penseranno che non capisco un tubo.

Questa settimana ho avuto l'onore, la fortuna, di incontrare per caso o volutamente alcuni nuovi colleghi. Avevo promesso ad un amico di stare zitto, perché stanco di rispondere e dire la mia, poi ieri mentre aspettavamo il ring d'onore ad una gara dove giudicavo, uno dei giudici mi guarda e dice che "ci sono moltissimi educatori che fanno solo danni e dicono scempiaggini". Uffa: ha ragione!

E cosi ti spiegano la favoletta SCENTIFICAMENTE NON PROVATA SE NON DA PSEUDO RICERCHE DI CHI VENDEVA PETTORINE (a buon intenditor, poche parole) che il collare causa danni fisici e non fa comunicare bene il cane. Diciamo che anche la pettorina può fare i suoi danni (vedi nei levrieri) e non fa comunicare bene anche la pettorina, perché il cane si lavora da libero e si fa comunicare da libero: ogni volta che dico questo,mi riguardano male. Poi aggiungo alla mia risposta "Io lavoro con il cane libero, dopo un po’, appena è bravo, metto collare o pettorina dipende da ogni singolo problema". E li sbuffano quasi tutti come per dire: "stupidaggini".

Ormai il problema che molti educatori si pongono non è leggere il cane, capirlo e comunicare con lui, perché sono già convinti di saperlo fare benissimo. Io che ho impiegato anni per capire l'etogramma sicuramente sarò più cretino o meno bravo di loro che in poche ore di corso (dove su slide hanno parlato di comunicaCINOFILI STANCHI

GUINZAGLIO (MENO IMPORTANTI DEL SAPERE CHE IL COLLARE FA MALE E LA PETTORINA NO) Una ragazza durante una mia lezione, si inserisce con il suo cane e comincia a parlare e parlare; poi, mi dice che lei è istruttrice cinofila di secondo livello (se mi spiegate come sono stabiliti questi livelli, perché mi sanno di trovata frega soldi); mentre faceva la condotta, spiegavo alla mia allieva che la ragazza sarà 2° livello ma non sa leggere il suo cane e quello degli altri (infatti ha rischiato diverse volte di far mordere il proprio cane) e non sa tenere il cane al guinzaglio. SI IL 90% NON SA METTERE IL COLLARE AL CANE E NON SA TENERLO AL GUINZAGLIO.

Il problema è che certi educatori devono ben capire che la questione non è se si fa uso di pettorina o collare, ma se c' è ignoranza o competenza, perché molti pensano o credono di sapere. La settimana scorsa ho avuto modo di incontrare:

MA COME PRETENDETE DI EDUCARE IL CANE SE NON CONOSCETE L' ABC? Voi direte tenere un cane al guinzaglio? Ma che ci vuole? Metti pettorina e guinzaglio e lo tieni; ehm, non è cosi semplice, ed un educatore che si fa pagare anche profumatamente... (molti chie1°.EPISODIO - ETOGRAMMA dono oltre i 50 euro a lezione). E TENERE IL CANE AL 26


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2°EPISODIO (IO SONO MEGLIO DEGLI ALTRI… FORSE NEL DIRE STUPIGGINI) Ero a casa di amici e trovo l'educatrice più brava del mondo (lei non sapeva che lavoro facevo), e comincia a parlare che in sole 6 lezioni risolve un problema d'aggressività grave, che nessuno riesce a risolvere. incuriosito le chiedo come e lei mi parla di CLASSI DI SOCIALIZZAZIONE. Tesoro mio, io lavoro con cani aggressivi, quelli veri. Se hai solo un cane che brontola è una cosa, se hai un cane che morde la famiglia e vuole mangiarsi tutti è un altra cosa ed in 6 lezioni non risolvi un caso d'aggressività vero. Tutti rimasti a bocca aperta, perché lei aveva risolto un caso in 6 lezioni ed ora i proprietari erano strafelici poiché il cane al parco era felice. Mi sentivo inutile, visto che in 6 lezioni un caso di cane morsicatore grave non l'ho mai risolto, così ne approfitto del confronto e le faccio alcune domande e scopro che il cane in questione ha solo 6 mesi e ringhiava agli altri cani; libero non ha mai morso nessuno. MA QUESTO LO CHIAMI CASO GRAVE DI AGGRESSIVITÀ? 3°.EPISODIO (TUTTI I CANI SONO UGUALI: MEMORIA DI RAZZA E CARATTERISTICHE DI RAZZA SONO SUPERATE) Mi chiama una coppia e dice

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che il loro bull terrier di 3 anni non va d'accordo con gli altri maschi, che è iperattivo e che una educatrice ha PRESCRITTO LA CASTRAZIONE. Prima di fare un tale intervento volevano un altro parere. Cosi li invito in struttura da me e vedo UN TIPICO BULL TERRIER.

NON LE STUDIAMO) Ricordo ancora agli anni 90 come fosse importantissimo sapere LE DOTI CARATTERIALI per poter educare un cane. Giorni fa parlavo di PASTORI TEDESCHI, con una educatrice cinofila che amava ed "allevava la razza".

Alla fine concludo che il cane è assolutamente normale, equi- Guardando il suo cane, seconlibrato, che è normalissimo do lei problematico, le rispondo che la tempra ed il temperamento sono tipici di un pastore tedesco da lavoro anzi io valorizzerei quelle determinate doti, in quanto ormai quasi perse. Dopo un po’ mi guarda in cagnesco, perché parlavo di Utilità e difesa, e doti caratteriali. Bimbethka (India) 11.000 a.C.: Mi blocco e mi dice, che lei il uomo con cane al guinzaglio cane pericoloso non lo vuole. e collare fisso MA CHI FA UTILITÀ E DIche il bull terrier non vada FESA NON HA CANI PERId’accordo con tutti (come del COLOSI E KILLER. resto avviene con altri cani). A loro consiglio di fare attività CONCLUDENDO: Siamo ogfisica col cane e di lasciar per- gi arrivati ad avere PIÙ EDUdere l'attivazione mentale, in CATORI CHE CANI, ma con quanto non basta per scaricar- un livello d' ignoranza teorica lo. Dopo 3 giorni ricevo un e pratica che deve far venire "i sms in cui mi si dice che avevo capelli bianchi". Chiedo a tutti fatto un miracolo. Io rispondo i colleghi ed appassionati, vo"nessun miracolo, ho solo gliamo far qualcosa prima che chiesto di comportarvi in mo- vada sempre più a peggiorare? do sano e normale con un bull terrier e non come se fosse un pechinese". Marcello Messina Educatore Cinofilo 4°.EPISODIO ED ULTIMO Animal Welness DELLA SETTIMANA (LE DOTI CARATTERIALI DEL CANE, TEMPRA, TEMPERAMENTO SONO ORMAI SUPERATE; AL CORSO 27


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L UG LI O / A G O S T O

di Gianluca Gherghi - Fra le “cose” che faccio una di quelle che più mi appassiona sono le “Puppy Class”, ovvero il corso per i cuccioli dai tre ai cinque mesi di età. Secondo me quando ci si occupa di cuccioli si ha un’enorme responsabilità in quanto in quel periodo si possono plasmare e indirizzare al meglio le doti caratteriali del cucciolo. La cosa peggiore è non saperle riconoscere e quindi appiattire le lezioni in maniera standard per tutti. Le prime Puppy Class che facevo vent’anni fa non erano altro che l’impostazione degli esercizi di base come il seduto, terra e andare al guinzaglio, finiva tutto lì! Si pretendeva un minimo di esecuzione e si ripetevano gli esercizi per un numero infinito di volte. Viste ora, erano veramente noiose! Altra caratteristica era l’età dei partecipanti che in media si aggirava attorno ai sette/otto mesi (fascia d’età che ora rientra nel corso cucciolotti/adolescenti), ma bisogna ricordarsi che era anche l’epoca in cui il cane prima di un anno non poteva imparare niente! Passando gli anni e facendo un lavoro informativo presso i veterinari, l’età dei cuccioli si è via, via

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abbassata arrivando ai tre/ cinque mesi, ma è stata dura far capire che un cane incomincia ad imparare appena mette la sua zampa nella nuova casa.

Le “Puppy Class”di circa dieci anni fa erano totalmente diverse a quelle del decennio precedente, grazie al primo stage tenuto in Italia da Gwen Bailey. Il corso ci fece vedere il cucciolo in un‘ottica completamente diversa non più performativa, ma relazionale. Non era più importante come facesse gli esercizi, ma in questa fascia d’età era importante come l’individuo si relazionasse con l’esterno, sia che fossero altri cani, persone od oggetti inanimati. Da qui il corso venne riscritto completamente e potei applicare anche l’idea di creare non un centro di educazione, ma un parco per cani all’interno di un centro di educazione. I cuccioli non facevano solo una ripetizione di ordini con il loro

padrone, ma potevano stare liberi insieme agli altri cani, cuccioli, adulti, di varie razze e stazze in maniera che il padrone imparasse a gestire il cane anche libero e tutto si svolgeva sotto occhi esperti evitando spiacevoli incidenti che possono accadere durante incontri causali. Il risultato fu quello di avere binomi molto più sereni e in sintonia. Gli argomenti dei padroni non erano più se eseguivano bene un esercizio, ma raccontavano le loro esperienze condivise con il cane. Il cucciolo da mero esecutore di esercizi diventava parte delle esperienze soggettive di una persona, era un bel passo avanti !

Nell’ultimo quinquennio si è registrato un’ulteriore passo avanti, a questi corsi partecipano anche persone che ancora non hanno preso un cane e vengono ad informarsi per prepararsi al meglio per 29


l’arrivo in casa del cucciolo. Per me questa è un’enorme soddisfazione, perché poter parlare anche per una sola ora con questa tipologia di persone permette di prevenire almeno il cinquanta per cento dei problemi che verranno presentati dai cani attorno ai sei/sette mesi d’età. Attualmente i corsi Puppy racchiudono tutte le esperienze di questi vent’anni, agli esercizi di base, sono stati affiancati momenti di socializzazione e iterazione con oggetti, animali, persone, mezzi. Inoltre è stato affiancata alla parte pratica una parte teorica sulle principali materie visto l’aumento di richieste da parte dei padroni per saper gestire il proprio cane oltre a dare dei comandi. Finora ho parlato dell’evoluzione delle “Puppy Class” e dell’aumento dell’interesse dei padroni nel sapere gestire e capire il proprio cane, ma anche i cuccioli hanno avuto un mutamento durante questi anni. Vent’anni fa le razze che giravano erano poche e soprattutto impegnative come schnau-zer, dobermann, rottweiler, pastori tedeschi, dogue de bordeaux, boxer, maremmani. Mi ricordo che la prima volta che arrivò un labrador al parco per cani gli altri lo tartassarono di brutto, non erano abituati e scambiarono la sua giocosità per sottomissione e lì.

loro cucciolo ringhiava ad un altro si gonfiavano come pavoni e pensavano che il proprio cane fosse molto virile (ne ho dovute fare di battaglie per far cambiare mentalità alla gente). Con il passare degli anni, fino ad arrivare ai nostri giorni, sono aumentate le razze presenti comprendendo le più diffuse: dai border collie, ai retriever, ai vari cani da caccia usati da compagnia come breton e segugi; c’è veramente un vasto assortimento di colori, grandezze, tipologie caratteriali. Sono aumentati molto anche i meticci e cani cocktail. Una cosa bellissima che mi piace osservare è che se ci sono cuccioli della stessa razza, giocano con tutti, ma alla fine andranno a giocare insieme.

sobrietà; non che le memorie di razza siano state cancellate, ma piuttosto inglobate dall’esigenza di avere cani che vivano e condividano la nostra vita. PS: come scegliere un buon corso? Se il responsabile dice poi “PROVIAMO A METTERLI INSIEME.” FUGGITE!!! Per mettere insieme cani che non si conoscono o l’istruttore sa gestirli o non si prova, perché con le prove i veterinari sono pieni! Se fanno giocare i cuccioli all’interno di aree dove sono presenti attrezzature di discipline. FUGGITE!!! Il responsabile non si rende conto in che casini vi sta mettendo!

Se il corso è composto solo dalla parte pratica e per di più Un’ultima considerazione è al guinzaglio. FUGGITE!!! sull’evoluzione del cucciolo a prescindere dalla razza. Mentre vent’anni fa trovavi esemGianluca Gherghi plari in cui le doti di quella Consulente comportamentale razza specifica venivano esalc/o Centro Cinofilo tate, (guardia, fiuto, diffidenza ‘Amici con la coda’ o giocosità), nei cuccioli di OSIMO - AN oggi si riscontra una maggiore

Anche nelle Puppy Class le razze erano le stesse e i loro padroni esigevano obbedienza, sulla socializzazione poi, se il CINOFILI STANCHI

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ODE AL CANE - P. Neruda Il cane mi domanda e non rispondo. Salta, corre pei campi e mi domanda senza parlare e i suoi occhi sono due richieste umide, due fiamme liquide che interrogano e io non rispondo, non rispondo perché non so, non posso dir nulla. In campo aperto andiamo uomo e cane. Brillano le foglie come se qualcuno le avesse baciate a una a una, sorgono dal suolo tutte le arance a collocare piccoli planetari su alberi rotondi come la notte, e verdi, e noi, uomo e cane, andiamo a fiutare il mondo, a scuotere il trifoglio, nella campagna cilena, fra le limpide dita di settembre.

Il cane si ferma, insegue le api, salta l'acqua trepida, ascolta lontanissimi latrati, orina sopra un sasso,

Andiamo

e mi porta la punta del suo

uomo e cane uniti

muso,

dal mattino verde,

a me, come un regalo.

dall'incitante solitudine vuota

È la sua freschezza affettuosa,

nella quale solo noi esistiamo,

la comunicazione

questa unità fra cane

del suo affetto,

con rugiada

e proprio lì mi chiese

e il poeta del bosco,

con i suoi due occhi,

perché non esiste

perche’e' giorno,

l'uccello nascosto,

perché’ verrà la notte,

ne' il fiore segreto,

perché la primavera

ma solo trilli e profumi

non portò nella sua

per i due compagni:

canestra

un mondo inumidito

nulla per i cani randagi,

dalle distillazioni della notte,

tranne inutili fiori,

una galleria verde e poi

fiori, fiori e fiori.

un gran prato,

E così m'interroga il cane

una raffica di vento aranciato,

E io non rispondo.

il sussurro delle radici, la vita che procede, e l'antica amicizia, la felicità d'essere cane e d'essere uomo trasformata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda con rugiada.

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di Giovanni Padrone - Fin da quando apparvero sul nostro pianeta circa 3,5 miliardi di anni fa, le prime forme di vita attuarono diverse strategie per sopravvivere ai concorrenti. Si ipotizza, ad esempio, che inizialmente si crearono colonie di microrganismi unicellulari in grado di sopravvivere per l’elevato numero ad altri microrganismi unicellulari predatori. Dalle colonie dei primi probabilmente nacquero le prime forme di vita pluricellulare intorno a 2 miliardi di anni fa. Poi, circa 750 m.a.f. apparvero le prime vere specie animali. Anche quando si arrivò a queste forme di vita più complesse c’erano sempre due strategie a contrastarsi: una fatta di aggregazione e un’altra di singoli elementi solitari che andavano a caccia di cibo: vegetali d’acqua o altri animali.

dai comuni rettili e prendono due direzioni diverse: il primo, quello dei rettili pelicosauri (Dimetrodon grandis ed Edaphosaurus cruciger) che iniziarono a mutare il proprio metabolismo da esotermico ad endotermico per arrivare nel corso dell’evoluzione prima ai rettili paramammiferi (Cynognathus crateronotus) e poi ai mammiferi (Hadrocodium wui); il secondo gruppo, quello dei rettili tecodonti, che si evolse nel tempo prima in coccodrilli, pterosauri e dinosauri e successivamente da questi ultimi (per meglio dire dal gruppo dei dinosauri ‘celurosauri’) si originarono gli uccelli (Protoavis texensis, Archaeopterix litographica) prendendo una strada diversa per arrivare anch’essi all’endotermia.

Ed è proprio dagli antenati degli uccelli, i celurosauri e successiQuando le piante si trasferirono vamente i dromeosauri, in cui in superficie intorno a 400 mi- abbiamo fra i carnivori uno dei lioni di anni fa (Devoniano) primi tentativi di aggregazione qualche tempo dopo furono se- in gruppi familiari e caccia cooguite dagli insetti. Con perativa. Consideriamo che il l’aumento della complessità de- piccolo Compsognathus longigli organismi, gli animali trova- pes 170 m.a.f. era lungo forse rono altre nuove strategie per non più di un metro e di dimensopravvivere, come ad esempio sioni paragonabili a quelle di un il gigantismo. Altre volte trovia- grosso pollo; è facile capire che mo la combinazione di più stra- per sfuggire a predatori molto tegie: nei grandi dinosauri erbi- più grandi (come Metriacanthovori, ad esempio, abbiamo saurus parkeri o Megalosaurus l’aggregazione in grandi gruppi bucklandii) la strategia migliore ed il gigantismo, altre volte il fosse quella di unire una certa gigantismo insieme a grosse co- velocità a dimensioni maggiori razze che un carnivoro non a- dei gruppi sociali. Più tardi, i vrebbe mai potuto superare dromeosauri, trovarono vincente la strategia di aggregarsi in (Ankylo-saurus magniventris). gruppi per cacciare grosse prede Se facciamo un passo indietro, e competere spesso con i grandi nel Permiano (fra 260 e 280 mi- predatori dell’epoca. Gli scienlioni di anni fa) abbiamo due ziati hanno considerato che per rami evolutivi che si distaccano le dimensioni inusuali dei cerCINOFILI STANCHI

velli di questi rettili, essi utilizzassero strategie di caccia similmente a quelle che oggi usano i lupi ed i licaoni, tant’è che spesso i Velociraptor, i Deinonychus ed altri membri di questo gruppo vengono chiamati anche ‘lupi del Cretaceo’. Questi veloci e voraci predatori avevano capacità cognitive molto sviluppate ed erano in grado di fare esattamente le stesse cose che fecero successivamente i predatori sociali fra i mammiferi. Come sappiamo questo? Perché alcune decine di anni fa fu fatto un ritrovamento fossile molto importante rimasto a testimoniare una scena di caccia avvenuta 110 milioni di anni fa.

Figura 1 - Deinonychus antirrhopus

Nei pressi di Oklahoma City nel 1931 il paleontologo Barnum Brown ritrovò i resti di un dinosauro erbivoro, Tenontosaurus tilletti, insieme a quelli di almeno cinque esemplari del predatore, ma non si fece caso più di tanto a questo, poiché allora i dinosauri erano ritenuti degli animali lenti e goffi. Fu soltanto oltre 30 anni dopo che un collega di Brown, John Ostrom, capì la fondamentale importanza di quel ritrovamento. Era, infatti, la testimonianza che almeno una parte dei dinosauri non era così lenta e goffa, anzi i predatori erano sicuramente dinamici, aggraziati e, soprattutto, degli ottimi cacciatori. Perché Deinonychus a. nonostante individualmente potesse cacciare soltanto 32


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piccole prede (il rettile era lungo 3 metri e poco più alto di un metro) aveva imparato ad aggregarsi per cacciare prede molto più grandi di lui, come Tenontosaurus t., allo stesso modo in cui oggi i lupi cacciano i bisonti o i caribù e i licaoni cacciano gli gnu, i bufali o i facoceri. Vi sono, inoltre, prove tangibili che anche dinosauri carnivori di dimensioni più grandi, come Utahraptor ostrommaysorum (appartenente sempre ai dromeosauri) o Daspletosaurus torosus (probabile antenato del Tirannosaurus rex), effettuassero forme di caccia cooperativa in branco. In questo caso parliamo di animali pesanti fra i 500 kg e le 4/5 tonnellate che dovevano confrontarsi con erbivori ancora più grandi e pericolosi perché ‘armati’, come i ceratopsidi (Styracosaurus albertensis). Come del resto in Sud America Giganotosaurus carolinii, il secondo dinosauro carnivoro per dimensioni (rispetto al solitario e gigantesco Spinosaurus aegyptiecus) che abbia mai messo piede sul nostro pianeta, cacciava in branco per catturare, uccidere e nutrirsi degli immensi Argentinosaurus huinculensis, sauropodi lunghi fino a 40 metri e pesanti oltre 80 tonnellate. Quando questi grandi rettili scomparvero insieme a molte altre specie, gradualmente i mammiferi e gli uccelli andarono ad occupare le stesse nicchie ecologiche e col tempo evolsero sviluppando anch’essi spesso dimensioni enormi, anche se nessun mammifero né uccello fu in grado mai di arrivare a quelle dei loro predecessori rettiliani. Partendo da animali di piccole, piccolissime dimensioni (se si 33

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eccettuano poche specie, la maggioranza dei mammiferi del primo periodo Terziario non superava le dimensioni di un topo) nel giro di alcune centinaia di migliaia di anni arrivarono ad aumentare le misure ed il peso di alcune centinaia o migliaia di volte (pensiamo ad animali che pesavano poche decine di grammi ed arrivarono a decine di chili o tonnellate di peso). In questo caso l’evoluzione portò da specie insettivore ad animali erbivori, carnivori ed onnivori. Ciò che però aumentò la coesione nei mammiferi fu il fatto che i cuccioli venivano concepiti all’interno del grembo materno (e non dentro un uovo isolato da tutto e tutti) e dopo la nascita venivano allattati dalla madre per un periodo di tempo più o meno lungo (nelle specie di dimensioni piccole per alcune settimane, in quelle più grandi per mesi). Naturalmente a questa evoluzione si arrivò attraverso un lungo processo di cui abbiamo ancora testimonianza nei mammiferi monotremi, che ancora depositano uova (echidna e ornitorinco), e marsupiali (canguri e opossum) che crescono i cuccioli prematuri all’interno di una sacca posta sul loro ventre. Ma tutti, comunque, allattano i propri figli. Probabile che il passaggio diretto dai rettili paramammiferi più evoluti ai primi veri mammiferi sia stato un piccolo particolare che però ha causato grandi differenze. Queste, naturalmente, oggigiorno noi le possiamo notare soltanto attraverso lo scheletro di quegli antichi animali, poiché gli organi interni e le parti molli del corpo non si sono mai conservati (in taluni casi con specie animali varie si è conservata l’impronta

della pelle, come in alcuni adrosauri del Cretaceo, o l’impronta delle piume come in Archaeopterix; solo in alcuni mammut deceduti nell’immediato periodo finale dell’ultima glaciazione si sono conservati i resti completi di questi animali, in una sorta di mummificazione ‘glaciale’). Figura 2 - Echidna e Wallabi: gli stadi più primitivi fra i mammiferi

Una nuova corrente di pensiero di etologi e biologi ha intuito che questo legame fra madri e figli sviluppò nel tempo una sfera affettivo - emozionale che ha negli esseri umani la massima espressione, come del resto sosteneva già nel diciannovesimo secolo il fondatore della teoria dell’evoluzione Charles Darwin. Negli ultimi decenni è stata rivalutata l’identità di molte specie animali, ritenute un tempo esseri viventi ‘istintivi’ ed ora invece capaci di effettuare ragionamenti complessi e provare sentimenti ed emozioni. (continua) Giovanni Padrone Educatore cinofilo ed autore dei libri Sussurra al tuo cane ...E il cane decise di incontrare l’uomo


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CINOFILI STANCHI Un periodico cinofilo edito dai CINOFILI STANCHI I nostri collaboratori (educatori, addestratori, allevatori e cinofili professionisti) sono presenti a Ovada (AL), Sermide (MN), Ravenna, Ancona, Velletri e San Marco in Lamis (FG). Piemonte cell. 347-5760185 Lombardia cell. 348-8029763 Emilia Romagna cell. 338-1841201 Marche: cell. 338-3787447 Lazio: cell. 338-6523430

Cinofili Stanchi nasce dall’idea di quattro cinofili di professione (Marcello Messina, Roberto Mannu, Gianluca Gherghi e Giovanni Padrone) che hanno unito le proprie menti ed esperienze per creare un punto di riferimento per chi vive col proprio cane e necessita di corrette informazioni per migliorare il proprio regime di vita. ‘Cinofili stanchi’, perché stanchi della totale disinformazione che regna nella cinofilia nostrana, stanchi di chi fa marketing sulla ignoranza delle persone, stanchi delle leggende metropolitane che sembrano governare le menti di chi dovrebbe diffondere una corretta cultura cinofila e non lo fa. Chiunque desideri contribuire col proprio sapere sarà ben accetto dopo aver aderito al nostro codice etico che pone avanti a tutto il benessere psicofisico del cane.

Puglia: cell. 328-5972631 Email: cinofilistanch@yahoo.it

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Cerca di essere una brava persona come il tuo cane pensa tu sia. Per questa e tante altre ragioni non maltrattare, né abbandonare il tuo migliore amico. Chi maltratta o abbandona un cane non è una brava persona. 36


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