Cinofili stanchi nov-dic 2014

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Siamo ancora qui, nonostante gli impegni, a scrivere per voi nuovi articoli sui nostri amici a quattro zampe. Questa volta spazieremo da un excursus sui levrieri, ad esaminare cosa sia la paura, alla selezione canina a capire che coi cuccioli, ma anche coi cani adulti, si lavora seguendo linee guida che comprendono il rispetto dei nostri amici pelosi. Inoltre traduciamo dal blog di Roger Abrantes un interessante articolo su cosa sia la dominanza per questo eminente scienziato. Un editoriale breve per dare immediatamente fuoco alle polveri. Buona lettura a tutti.

Giovanni Padrone

Messico - Cani danzanti 200 a.C. - 200 d.C.

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Editoriale

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Cani al cinema: Pete il cane

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I levrieri e le loro origini

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Punire i cuccioli?

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Cani piccoli, piccoli problemi?

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La paura

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La selezione

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La Zoofilia

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Dare il senso al non senso

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I cani nella Poesia

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Umorismo canino

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di Giovanni Padrone - Questa volta vogliamo occuparci di una leggenda del Cinema nata all’epoca del passaggio dal Muto al sonoro. Infatti, quando Pete the Pup apparve per la prima volta era il 1929, due anni dopo il primo film con colonna sonora (‘Il cantante di Jazz’), mentre il film a colori era ancora in fase sperimentale. Pete era un American Staffordshire Terrier protagonista della commedia ‘Our Gang’, da noi nota come ‘Simpatiche canaglie’, prodotta da Hal Roach (n.d.A.: Ai tempi era il maggior produttore cinematografico: produsse la maggior parte dei film di Laurel & Hardy, Charlie Chaplin, Harold Lloyd e molti altri ancora). Noto anche come ‘Pete, il cane con l’anello intorno all’occhio’ o ‘Petey’, era molto noto proprio per il suo cerchio intorno ad un occhio che fu aggiunto dal makeup artist Max Factor. Il Pete originale era un American Pit Bull Terrier di nome ‘Pal the Wonder Dog’ e aveva veramente un anello quasi completo intorno ad un occhio. Questo cane apparve nel film ‘The Freshman’ del 1925. In realtà, però, la sua prima apparizione risale al 1920 nella serie ‘Buster Brown’ col nome di ‘Tige’. Successiva4


mente fu reclutato fra gli attori del cast di ‘Our Gang’, commedia iniziata proprio nel 1920. Allora non c’era ancora la TV (la prima sperimentale fu inventata nel 1925), la serie veniva proiettata al cinema e Pal divenne uno degli attori più famosi del momento, soprattutto fra i bambini. Il proprietario e tranier di Pal era Harry Lucenay e si occupò di lui fino alla sua morte, avvenuta nel 1930 per avvelenamento. Dopo la morte di Pal, Hal Roach si avvalse di altri cani, fra cui appunto lo stesso Pet the Pup. Alla sua morte fu sepolto al Los Angeles Pet Memorial Park, dove tuttora riposano le sue spoglie.

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di Giovanni Padrone - I levrieri, insieme ai dingo ed ai basenji, sono i cani con le più antiche rappresentazioni. Abbiamo infatti dei petroglifi che li ritraggono intorno a 10.000/12.000 anni fa ed un sigillo di 9.500 anni fa circa, ritrovato presso il sito archeologico di Jarmo (Iraq), che ritrae un Saluki ed altri due non ben identificati levrieri. Nel corso di questo articolo vedremo le varie razze riconosciute F.C.I. (ma ve ne sono diverse altre non riconosciute) e la loro storia…

BORZOI - Ci sono resoconti di spedizioni di caccia di numerosi sovrani mongoli al momento di Gengis Khan, nel 13° secolo, in cui lunghi cani sono stati menzionati come cani principali per il coursing. In Russia, i precursori del Borzoi sono stati pensati per essere di diversi tipi, tra cui il cane da orso con il manto lungo e la faccia liscia della primordiale Russia, i cani da coursing del sud dei Tartari, il grosso cane da pastore russo, così come altri antichi levrieri. Entro il 1260, il coursing con la lepre diventa uno sport menzionato in connessione con la Corte del Granduca di Novgorod il quale pare abbia incrociato un saluki con un levriero autoctono per dare origine agli antenati del Borzoi. Nel 1650 viene codificato il primo standard che non differisce molto dal moderno standard. In quel periodo un successore del Granduca importò dei levrieri arabi (gazelle hounds) i quali, non avendo un pelo idoneo a proteggerli dalla rigidità dell’inverno, morirono. Non pago di questo fallimento, il nobile ne importò degli altri e li incrociò con una razza nativa simile al Collie. Il risultato finale fu il Borzoi che tutti gli appassionati oggi conoscono. LEVRIERO AFGANO – Questa razza è stata scoperta dal mondo occidentale in Afghanistan e nelle regioni circostanti durante il 19° secolo, con i primi esemplari portati in Inghilterra nella seconda metà di quel secolo. Dell'origine della razza e la sua storia prima di allora, poco si sa per certo. Una volta si credeva che fosse presente in Egitto migliaia di anni fa, mentre una seconda teoria diceva che la razza evolutasi nelle steppe dell'Asia rappresentava l’afgano originale. Un grande sforzo di ricerca non ha fornito la prova di una di queste speculazioni. La razza sviluppata in Afghanistan, comprende due tipi distinti. Gli afgani delle regioni desertiche meridionali e occidentali avevano un corpo longilineo, erano di colore chiaro e con un manto poco folto. I cani provenienti dalle regioni settentrionali erano più compatti nella struttura, di colore più scuro e più pesantemente rivestiti. Queste ed altre varianti rappresentano gli adattamenti logici alla grande diversità del clima e del terreno del pae7 se.


SALUKI - Il Saluki, cane reale d'Egitto, è la più antica razza di cane domestico conosciuta. Esso è identificato da alcuni storici come una razza distinta e modellata già nel 329 a.C, quando Alessandro il Grande invase l'India. Le prime rappresentazioni artistiche conosciute assomigliano più al Saluki rispetto a qualsiasi altra razza: hanno un corpo da Greyhound con orecchie, coda e gambe a pelo lungo. Questo stesso segugio è ritratto esattamente sulle tombe egizie del 2100 a.C. e grazie a nuovi scavi iracheni dell'impero sumero, abbiamo una sua rappresentazione su un sigillo datato intorno al 7000-6000 a.C. Il Saluki appare così stimato nell’antichità che il suo corpo era spesso mummificato come i corpi dei faraoni stessi. I resti di numerosi esemplari sono stati così trovati nelle antiche tombe della regione dell'Alto Nilo. In seguito fu compagno delle tribù del deserto che erano nomadi; per questo l'habitat del Saluki comprendeva l'intera regione dal Mar Caspio al Sahara. Naturalmente i tipi variavano un po' in questa zona ampia per lo più in termini di dimensioni e manto. I Saluki furono portati in Inghilterra nel 1840 ed erano conosciuti come Levrieri persiani. Non c'era alcun reale interesse per loro fino a quando Florence Amherst importò il primo Arabian Saluki nel 1895 dai canili del principe Abdulla in Transgiordania. Avendo velocità tremenda, il Saluki è stato usato dagli arabi principalmente nel catturare le gazzelle. In Inghilterra, il cane è stato utilizzato in gran parte nel coursing con le lepri. Il Saluki caccia in gran parte a vista anche se ha un discreto olfatto. IRISH WOLFHOUND - Il nome di Irish Wolfhound è piuttosto recente, ma il cane risale alla notte dei tempi. Nell’antica Irlanda Cù (variamente tradotto come segugio, cane irlandese, cane da guerra, cane lupo, ecc) era presente nelle leggi che precedono il cristianesimo e nella letteratura irlandese, che risale al 5° secolo (il periodo storico precedente è frutto della tradizione orale) o, nel caso delle saghe, al vecchio periodo irlandese, fra il 600 e il 900 d.C.. Solo i re e la nobiltà erano autorizzati a possedere il grande levriero irlandese con numeri consentiti a seconda della posizione. Ad esempio, i filid (la classe professionale dei compositori di saghe e altri racconti, che erano della piccola nobiltà) avevano diritto a due cani. Nell’antica 8


Irlanda, divisa in quinti, c'erano tanti re e nobili; ogni quinto aveva un re, e in esso erano inclusi numerosi regni minori (c'erano 150 regni in Irlanda) ciascuno dei quali aveva un re minore soggetto al re della quinta di appartenenza. Gli Irish wolfhounds furono utilizzati come cani da guerra e come guardie di proprietà e greggi e per cacciare cervi, cinghiali e lupi. Il II secolo d.C. vide l'ascesa dei Fianna, la cui dominazione durò fino al 300 d.C., anno in cui furono sconfitti e distrutti in tre grandi battaglie. Il più grande dei loro capi fu Fionn mac Cumhall (Fionn, figlio di Cumhall). I Fianna non utilizzavano carri o cavalli, ma erano fanti e le storie delle loro battaglie e cacce narrano di cani colossali. Ogni Fian aveva "due cani e due beagles appassionati", mentre Fionn stesso aveva trecento cani giganti e "duecento segugi". Il suo cane preferito era Bran, che "da sempre ha ucciso più uomini o bestie che Fionn." I Romani in quel momento erano in Inghilterra e dal tempio romano di Nodens a Lydney Park, Gloucestershire, abbiamo il Cane Lydney risalente a circa il 365 d.C.; si tratta di una statuetta di bronzo che rappresenta apparentemente un wolfhound semiadulto. Il Tempio di Nodens era un santuario di guarigione in cui erano utilizzati i cani per curare le piaghe dei visitatori tramite il leccamento delle stesse. Circa nello stesso periodo abbiamo la descrizione dei cani celtici nelle opere di Arriano: " Non c'è niente di più bello da vedere, dei loro occhi, o tutto il corpo, o il loro mantello e colore. "" Il collo deve essere lungo, tondo, e flessibile. I larghi toraci sono preferiti a quelli stretti. Le gambe devono essere lunghe, diritte e ben salde, le costole forti, la schiena ampia e solida, senza essere grassa, la pancia ben stesa, le cosce incavate, le code strette, pelose, lunghe e flessibili con i peli più spessi che adornano la punta. I piedi devono essere tondi e sodi. Questi cani possono essere di qualsiasi colore." I cani erano così grandemente apprezzati che venivano spesso dati come regalo a personaggi importanti e i loro collari e catene erano di metalli preziosi: "C'erano sette cani detenuti con catene d'argento con una palla d'oro tra ciascuno di loro "e" con una lunga catena di argento antico che teneva a freno due cani da caccia." Quinto Aurelio Simmaco ha scritto una lettera al fratello Flaviano ringraziandolo per un regalo di sette cani irlandesi che avevano eccitato la meraviglia del popolo romano. Sembra che ci fosse un discreto collegamento marittimo tra l'Irlanda e l'Islanda: sono narrate le storie di cani nelle saghe islandesi come quella di Burnt Njal in cui Olaf, figlio di una principessa irlandese, offre al suo amico Gunnar un cane che è stato dato a lui in Irlanda: " Lui è grande e non è peggio di un uomo robusto. Inoltre, è parte della sua natura avere spirito da uomo, e lo farà abbaiare ad ogni uomo che sa di essere il tuo nemico, ma mai ai tuoi amici. Si può vedere anche in faccia di ogni uomo ciò che è bene o male per te, e lui darà la vita per esserti fedele." Nel 795 l’Italia fu invasa dai Vichinghi. Nell'anno 1014 Brian Boroimhe sconfisse i danesi a Clontarf e una delle tribù irlandesi che lo servirono furono paragonate a "terribili, wolfhounds agili vittoriosi Banba ". L'epoca vichinga si concluse nel 1103. Una vecchia legge irlandese riguardava interamente la proprietà dei cani e persino la quantità di tempo in cui i cani potevano essere lasciati liberi. Era prevista anche una disposizione se il cane veniva trovato sulla proprietà di un vicino: “Gli escrementi dovevano essere rimossi e il terreno sotto di esso. Le zolle devono essere rimesse giù e coperte con sterco di vacca per un mese. Il terreno deve poi essere pestato e si deve aggiungere argil9


la fine della stessa qualità del suolo adiacente. Il proprietario del terreno deve essere ricompensato con burro, pasta e latte cagliato, ciascuno della stessa massa degli escrementi e, se il reato è avvenuto in presenza del proprietario del cane, egli è responsabile di violazione di domicilio.” Nel 1210 d.C. un levriero irlandese fu inviato come regalo a Llewellyn, Principe di Galles, che in seguito divenne Re Giovanni d'Inghilterra. Nel 1224 MacBranan era amministratore dei cani irlandesi di proprietà di Hugh O'Connor, re di Connaught. Come in tempi precedenti, la gestione dei cani era responsabilità del capo dell'esercito. Nel 16° secolo un levriero irlandese raffigurato in una battaglia venne descritto come "Un altezzoso, potente mostro, potentemente velenoso, furioso, arrogante, con artigli affilati ". Durante i secoli XVI, XVII e XVIII i cani irlandesi erano molto richiesti come regali per reali e personaggi nobili in vari paesi. Alcuni dei destinatari erano il Gran Mogol, l'imperatore Jehangier, lo Scià di Persia, e il cardinale Richelieu.Furono inviati in gran quantità alla corte di Spagna e al re di Polonia Giovanni; si dice che egli abbia contribuito alla loro quasi estinzione in Irlanda. Nel 1652 una dichiarazione fu emessa per vietarne l'esportazione a causa della loro scarsità. Nel 1697 Ray descrisse il levriero irlandese così: "Il più grande cane mai visto, supera in termini di dimensioni anche il Molosso; per quanto riguarda la forma del corpo e il carattere generale, è simile in tutto e per tutto al comune Greyhound, il suo utilizzo è quello di catturare i lupi ." Nel 1750-60 Buffon li descrisse così: "Sono molto più grandi rispetto ai nostri più grandi Mastini e sono molto rari in Francia. Non ne ho mai visto uno che da seduto non fosse alto almeno cinque piedi (1,5 metri), e assomiglia come forma ai cane che chiamiamo Alano, ma differisce da esso molto nella grandezza delle sue dimensioni. E' abbastanza candido e di un atteggiamento gentile e pacifico." DEERHOUND - L'origine della razza Deerhound è di tale antichità e i primi nomi elargiti così inestricabilmente mescolati che nessuna conclusione può essere tratta per decidere se il Deerhound era un tempo identico all'antico Wolfhound irlandese e, nel corso dei secoli, allevato a un tipo più adatto a cacciare cervi, o se, come alcuni scrittori affermano, egli è il discendente dei cani dei Pitti (II/III secolo a.C.). I primi nomi sono stati usati per identificare lo scopo del cane piuttosto che per identificare la razza. Troviamo nomi come "Irish Wolf Dog", "Scotch Greyhound", "Rough Greyhound", "Highland Deerhound". Il fisico John. Caius nel suo libro De Canibus Bri10


tannicii (1576) parla di levrieri, riferendo: "Alcuni sono di maggiore Sorte, alcuni di minore, alcuni sono senza pelo e alcuni col pelo arricciato, I più grandi quindi sono nominati per cacciare le bestie più grandi , il daino e il cervo." Tutto questo è relativamente poco importante e possiamo senz'altro identificare la razza come Deerhound già nel XVI e XVII secolo. Da lì il termine è stato applicato alla razza, trovando il nome più adatto ad un cane nato per l’inseguimento e l'uccisione del cervo. GREYHOUND - Il Greyhound è una delle razze più antiche che l'uomo conosca e può essere ricondotto a quasi tutti i paesi in tutti i continenti del globo. La prima prova della razza è stata scoperta fra Libia ed Algeria, coi petroglifi di Akakus e Tassili n’Ajier dove sono ritratte due scene di caccia simili con dei cacciatori preceduti da alcuni grandi levrieri che stanno per catturare degli gnu (o qualche grande gazzella preistorica). Successivamente, nell’antico Egitto, nei bassorilievi di antiche tombe risalenti al 2900 e 2751 aC troviamo ancora raffigurati cani di tipo Greyhound che attaccano cervi e capre di montagna. Mentre queste scene egiziane stabiliscono la presenza dei Levrieri nel periodo fra Paleolitico e Neolitico, la prima descrizione completa della razza proviene da una fonte romana, scritta da Ovidio, che visse dal 43 a.C. al 17 d.C. Non c'è dubbio che il cane dei tempi antichi è lo stesso di quello che conosciamo oggi. L’aristocrazia e la cultura si sono sempre circondati di Greyhound, e nei primi tempi reali era la sola razza. L’Inghilterra ha giocato un ruolo importante nello sviluppo della razza: già nel 9° secolo abbiamo le prime illustrazioni. E' stato utilizzato su quasi tutti i tipi di caccia dai caprioli, ai cervi, alle volpi e simili, ma la lepre è la preda naturale del Greyhound. WHIPPET - Come avviene con quasi tutte le altre razze di cani , c'è molta speculazione sulle origini e la scienza dell'allevamento del Whippet . Una teoria sostiene che sia una razza risalente all'antica Roma e all'Egitto . Ci sono prove trovate nei dipinti, statue, ceramiche, arazzi e manufatti che sostengono l'esistenza di un piccolo tipo di levriero, con le orecchie a forma di rosa. Il British Museum possiede dipinti che risalgono al 1350 che mostrano un cane che assomiglia notevolmente al Whippet. Quindi, per coloro che credono che il Whippet sia un'antica razza, eistono un bel po' di prove a sostegno di questa teoria. La seconda teoria ha il presupposto che il Whippet si sia evoluto nel corso dei secoli 18.mo e 19.mo nel Nord dell'Inghil11


terra . Durante questo periodo di tempo nella storia inglese, e in quella regione del paese, per guadagnarsi da vivere, il cittadino medio o era un minatore, un mezzadro, o lavorava nei mulini. E’ noto che i ricchi proprietari di vaste tenute possedevano molti cani e tra questi c’erano i Levrieri. Essere grandi cani, costosi da mantenere e conservare come i greyhounds, non era semplicemente un'opzione per la persona media. Si pensa che il Whippet sia il risultato di incroci fatti fra piccoli levrieri e terrier da alcuni minatori inglesi, ma alcuni obiettano che incrociare un levriero con un terrier ha sempre portato ad un nuovo terrier (si vedano, ad esempio, il Bedlington e l’English toy terrier). Altri ipotizzano che l’incrocio sia stato fatto fra PLI e Greyhounds. Il risultato di questi incroci fu un duro, robusto, agile levriero di taglia media: il Whippet. SLOUGHI - Lo Sloughi è il Levriero del popolo berbero. Le sue origini esatte sono troppo lontane nel tempo per essere completamente conosciute e rimangono speculative. Le rappresentazioni di levrieri africani simili allo Sloughi risalgono all’VIII e al VII millennio a.C., e reperti dell'Antico Egitto ci dicono che erano presenti levrieri dalle orecchie dritte e piegate. Il buon Levriero egiziano dalle orecchie piegate aveva origini probabilmente dall'Asia, ma era anche parte di omaggi ai Faraoni dalla Nubia (sud dell'Egitto).Questo antico cane assomiglia allo Sloughi di oggi, ma anche all’Azawakh, al Saluki, e all’afgano a pelo corto, ed è impossibile senza uno studio genetico sapere se era identico a una qualsiasi di queste razze o una razza a sé stante, o se era l'antenato di tutti i levrieri cone le orecchie piegate. Recenti studi sul DNA mitocondriale confermano che lo Sloughi è una razza antica incorporato in Africa, e dimostra che non ha più relazioni genetiche con il Saluki, con cui spesso è confuso. PICCOLO LEVRIERO ITALIANO - Non si conosce l’origine temporale esatta del Piccolo Levriero Italiano. Ma possiamo vedere nei manoscritti miniati e da maestri pittori come Blake, Carpaccio, Van Dyck, Teniers e Ward che erano presenti da diverse centinaia di anni. Secondo la teoria corrente questa razza ha almeno 2000 anni. La maggior parte delle autorità ritiene che la razza è stata sminuita per renderlo un cane da compagnia, mentre originariamente era un cane da caccia a vista. Alcuni ritengono che la razza è di origine greca o turca, ma c'è una forte evidenza che il levriero italiano era un favorito delle case nei giorni di Pompei (1. seco12


lo d.C.) in quanto vi sono numerosi reperti in tutta Italia che puntano alla razza come cane da compagnia conosciuto per molti secoli. Questa razza ha abbellito i palazzi reali a partire dal Medio Evo di personaggi storici che spesso si facevano ritrarre in dipinti in compagnia di questi cani. Sappiamo che erano fra i favoriti di Maria Stuarda, Carlo I, la regina Anna, la regina Vittoria, così come Federico il Grande. Il piccolo levriero italiano probabilmente raggiunse la sua massima popolarità durante il periodo tardo vittoriano. MAGYAR AGAR – Il levriero ungherese o Magyar Agar è un levriero con origini antichissime. Si ritiene che i Magiari invasori (nativi d'Ungheria) portarono cani da pastore ed altri cani dall'Asia nel IX secolo d.C. Questi cani sono stati incrociati con i Levrieri nativi per creare la razza Magyar Agar. Essi sono stati utilizzati dai nobili per la caccia e dai contadini per il bracconaggio. La parola 'agar' significa cane in ungherese, per cui Magyar Agar può essere tradotto in Cane dei Magiari. Galgo Español – Come i cacciatori di valore, questo cane ha accompagnato i Celti nelle loro migrazioni, cosicché fu distribuito su gran parte della Europa. I Galgo arrivarono nella penisola iberica quando i Celti attraversarono i Pirenei nel sesto secolo a.C. Secoli più tardi, i Romani controllavano gran parte dell'Europa e continuarono la tradizione della caccia con i levrieri. La fama di questi cani si riflette in numerosi dipinti e testi di quel tempo, ad esempio nel Cinegetico di Arriano e Oppiano (1. e 2. secolo d.C.). Nella provincia romana di Hispania, questa razza di levriero fu chiamata Canis Gallicus (cane celtico) e si assume che da questa parola si sia sviluppato il termine Galgo che in spagnolo oggi generalmente significa levriero. Pertanto, il Galgo Español o Levriero spagnolo è - come altre razze di levrieri europei - un discendente di questi cani celtici. Ma, la razza è stata probabilmente influenzata da altre razze nel corso dei secoli, ad esempio dal Podenco Ibicenco e dallo Sloughi che è stato portato nelle regioni meridionali dagli occupanti moreschi fra l'8 e il 15. secolo d.C. Nel 1930 la pu13


rezza del Galgo è degradata ulteriormente quando fu incrociato con l’english Greyhound. Azawakh – Purtroppo delle origini di questa razza si sa ben poco. Recenti studi genetici lo assimilano al Basenji ed al Saluki, dal quale molto probabilmente ha avuto origine. Come per lo Sloughi ricordiamo che esistono dipinti dell’antico Egitto che ritraggono levrieri con le orecchie pendenti molto simili. Questo levriero non era conosciuto prima dell’inizio del ventesimo secolo, se non dalle popolazioni Tuareg che lo allevavano e lo utilizzavano nella caccia e nella guardia dei propri accampamenti. Chart Polski - La maggior parte delle origini del Chart Polski sono un completo mistero. Questo levriero è stato sviluppato prima del tempo in cui si usarono le registrazioni scritte per gli allevamenti di cani, e ciò significa che gran parte della storia della razza è andata perduta. Ciò che è chiaro è che questa è una vecchia razza, e che è stata sviluppata principalmente in Polonia. La prima registrazione della razza risale al 1690, quando lo scrittore polacco Gostomski pubblicò il libro "Equitazione e Caccia"; in esso lo scrittore fornisce una descrizione molto dettagliata del Chart Polski, compreso l'aspetto, il mantenimento e i metodi di caccia della razza. Ciò significa che la razza era sicuramente presente in Polonia dalla fine del 17° secolo. Ci sono alcune prove circostanziali e artistiche che suggeriscono che il Chart Polski o cani simili erano presenti in Polonia fin dal 1100. Ci sono diverse teorie che considerano le origini del Chart Polski. Un tempo, si è teorizzato che la razza discendeva dai Greyhound inglesi che erano stati importati in Polonia. Tuttavia, il Chart Polski è molto più simile ai levrieri asiatici e in ogni caso le prove scritte dimostrano chiaramente che gli allevatori polacchi consideravano il Chart Polski completamente separato dai levrieri britannici, ungheresi e russi. Ad esempio, alcune opere sui levrieri del 1830 dividono in due gruppi i levrieri presenti in Polonia: levrieri stranieri e levrieri polacchi, solitamente indicati come levrieri nativi, indigeni, o antichi. È stato anche suggerito che il Chart Polski è disceso dal Canis Vertragus romano, un antico levriero che solitamente rappresenta la costellazione dei Canis Venatici (Cani da Caccia). Tuttavia, non vi è praticamente alcuna prova a sostegno di questa teoria, che è poco più che 14


pura speculazione. Ora è quasi universalmente accettato che il Chart Polski discende dai levrieri asiatici.

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di Angelo Romanò - Quando si parla di cuccioli, si parla di energia e di curiosità. Ogni cucciolo è ansioso di conoscere ed esplorare il mondo. Negli articoli precedenti abbiamo visto come comunicare al meglio e stabilire una relazione, e utilizzare un metodo valido per far imparare al cucciolo nuovi comportamenti. Esiste però, nel quotidiano, la possibilità che il cucciolo non ascolti o voglia fare di testa sua esprimendo quei comportamenti che a noi non sono graditi… cosa fare in questo caso? Qual è la strategia giusta per fargli capire che l’atteggiamento che sta assumendo non ci piace? Che riflessi avrà la punizione nei suoi confronti? Parliamo un po’ di più di cosa succede in natura per

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poi calarlo nella nostra realtà e comunicare al meglio il nostro dissenso. Esistono vari gradi di comportamento e delle sue espressioni. I cuccioli sono la massima espressione in quanto devono scoprire e provare tutto, una palestra che li aiuterà nella vita reale ma che darà anche forma ad un carattere vero e proprio basato sulle esperienze passate. Ogni cucciolo quindi sviluppa un suo comportamento con lati positivi e negativi. I lati negativi possono essere lo sviluppo della paura ad agire e a scoprire nuove cose, un cucciolo la cui esperienza ed a cui i fattori ambientali sono avversi svilupperà un comportamento rivolto alla chiusura su se stesso ed alla conservazione, determinando così un fattore di rischio per il corretto sviluppo futuro. L’opposto avviene per quei cuccioli che non si fermano davanti a niente, pieni di energia e ignari del pericolo che osano più di quello che dovrebbero, cuccioli con questo carattere non riusciranno in natura a determinare il vero pericolo e potranno soccombere. Il giusto come sempre sta nel mezzo, riuscire a capire ed affrontare ostacoli che si pongono davanti a noi, ma con la giusta dose di coraggio ma con spirito conservativo. Un tipico esempio di come avviene questo tipo di meccanismo è quando i cuccioli, all’età di circa un mese, vanno in esplorazione. L’età consente loro di esplorare con tutti i sensi il nuovo ambiente allontanandosi dalla madre, ma poi si rendono conto che sono troppo lontani e tornano al punto di partenza, consapevoli di trovare sicurezza. Si chiama esplorazione a stella, ovvero un tipo di esplorazione che permette al cucciolo di fare le prime piccole ma sostanziali esperienze autonome che determineranno il suo sviluppo futuro. In questo caso è l’ambiente l’elemento determinante che inibisce determinati tipi di comportamento. Durante lo sviluppo però dovranno fare i conti anche con i fratelli e gli altri elementi del gruppo. La mamma di norma ignora quasi totalmente i comportamenti del cucciolo aiutandolo ad esprimersi in ogni forma fino a che viene superato un limite, determinato dalla mamma stessa. Per esempio, se un cucciolo si fa male, la mamma interviene per vedere che cosa è successo, ma basta la sua presenza per sedare gli animi più ribelli. Lo sguardo, la postura e l’immobilità di una mamma attenta fa tutto il resto. Un intervento di questa entità porta il cucciolo a limitare nel tempo determinati comportamenti. Un altro esempio si può avere quando la mamma blocca il muso del cucciolo, questa è una delle espressioni più forti che determina il blocco totale del cucciolo, una comunicazione forte che serve a far rientrare qualsiasi comportamento in atto. Si tratta il più delle volte di cuccioli esuberanti la cui espressione vitale supera la media. Un altro blocco, simile al precedente, è il blocco sul collo a volte seguito dall’invito alla sottomissione, secondo me una delle massime espressioni di punizione da parte di una mamma. In questo caso il cucciolo a volte ha delle minzioni (se la fa sotto), pulite di grado dalla premurosa ma attenta mamma. Facili sono da descrivere le posture ed i comportamenti, più difficile è descrivere i vocalizzi in quanto variabili di tono, intensità, timbro, quindi mi limiterò solo ad un accenno propedeutico all’articolo. Anche i vocalizzi giocano un ruolo importante, determinando più o meno il grado di serietà del comportamento adottato. Il ringhio ne è l’espressione

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tipica. Una mamma che si frappone tra due cuccioli, o che ne riprende uno esprimendo il suo dissenso con un ringhio, lo avverte con gran forza, che quello che sta facendo non va bene. Come descritto la natura pone dei limiti a determinati comportamenti ma non pone delle punizioni vere e proprie come le intendiamo noi. Il contatto vero e proprio, per loro, ha un altro significato, partendo dalla sfera intima fino ad arrivare a combattimenti. Partendo da questi presupposti esistono vari metodi per punire, o meglio limitare, i comportamenti del cucciolo.: ignorare un comportamento., introdursi per segnalare un comportamento sbagliato, intervenire per risolvere un comportamento. Il primo, ignorare un comportamento, non lo rinforza ma sicuramente non lo fa cessare, a meno che ve ne andiate dalla scena per determinare un isolamento del cucciolo. In questo caso il fatto ambientale di essere solo può giocare a nostro favore. Il rinforzo successivo di comportamenti favorevoli all’apprendimento o alla calma fa sì che il comportamento sbagliato, adottato in precedenza, venga pian piano rimosso dai comportamenti che per lui funzionano. Il secondo, introdursi per segnalare un comportamento sbagliato, determina l’interruzione immediata del comportamento e fa sì che quel comportamento venga fissato come controproducente. La parte visiva, la vicinanza di una presenza di controllo, fotografata dal comportamento adottato imprime l’azione. Il terzo, intervenire per risolvere un comportamento, lo vedo più come un intervento marcato da un “No”. Anche in questo caso devo aprire una parentesi sul modo in cui viene spesso utilizzato il “No” e spesso confuso da parte del cane come un “Si”. Il “No” è un’espressione molto importante ma di uso comune e sentirsi dire per tante volte “no” risulterà inefficace e controproducente, in quanto marcatore di un comportamento, qualsiasi esso sia. Il “No” quindi diventa per lui un marcatore positivo e non negativo, ovvero significa per lui “quello che sto facendo va bene”. Il cane non capisce se è un “No” o un “Si”, per lui è un suono come un altro, quindi non ne va abusato. Anche l’intensità con cui diciamo “No” copre un ruolo fondamentale. Più è intenso (“NO!”) e più può determinare paura, soprattutto in cuccioli il cui sviluppo è stato impostato su questo parametro. Un “no..” fievole coprirà poco il ruolo, a meno che il cucciolo che si ha di fronte non sia molto sensibile, allora in quel caso è adatto. Un “No” della stessa intensità con cui premiamo il cane e gli diciamo “bravo” il più delle volte è l’espressione migliore. Ma il semplice “No” non basta, in questo caso per completare e risolvere un comportamento, l’azione deve essere seguita da una seconda azione. Come seconda azione posso utilizzare una delle precedenti limitazioni, ignorare e andarmene oppure intervenire con la mia figura. La determinazione dei limiti pone il cucciolo in condizioni sfavorevoli per lo sviluppo, anche se in determinate condizioni servono per la sua sopravvivenza. Avere un cucciolo propositivo è una delle massime espressioni dei cani, sapersi adattare a comportamenti, situazioni ed essere socialmente attivi ripaga più che vedere un cane in difficoltà e timoroso di quello che fa. Il gioco deve sempre essere la parte principale dell’attività del cucciolo e le limitazioni devono essere solo una piccolissima parte. Il mio monito è per quelle persone che utilizzano più limitazioni, più che per quelle che non le utilizzano., riflettere prima di agire è la soluzione migliore.

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di Debora Segna - Nel mio lavoro mi capita di rispondere alle domande piĂš disparate, di clienti o proprietari di cani che incontro casualmente per strada, e mi sono resa conto che ci sono molte convinzioni sbagliate e miti relativi al mondo di cani, per questa ragione ho deciso di scrivere una serie di articoli sui “Miti da sfatareâ€?.

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Il primo articolo riguarda una delle domande “tipo” più frequenti che mi rivolgono le persone che hanno il desiderio di prendere per la prima volta con sé un cane, che è più o meno la seguente: “Vivo in un appartamento grande e spazioso, mi piacerebbe prendere un cane ma dovrebbe essere piccolo, tipo un Chihuahua, un Jack Russel, un Bassotto.. perchè mi hanno detto che le razze piccole sporcano poco, che sono molto adatte a stare in casa e che si possono addestrare facilmente perchè hanno un carattere estremamente docile. E’ vero ? Che razza mi consiglia?” Nell’immaginario collettivo delle persone, la maggior parte delle volte il fatto di avere un cane piccolo corrisponde automaticamente ad avere in futuro problemi piccoli ma, lascitemelo dire, tutto questo non sempre corrisponde alla realtà. Quando si ha a che fare con la vita di esseri viventi, allevatori, addestratori ed esperti cinofili dovrebbero avere l’onestà di dire quali sono le caratteristiche e le peculiarità di una determinata razza. Spesso però si tende ad assecondare le richieste e i desideri dei futuri proprietari pur di non perdere la potenziale “vendita” del cane o in altri casi per non pregiudicarne l’adozione. Per evitare problemi di gestione ed incompatibilità caratteriale con il proprio animale, consiglio a tutti di informarsi bene sul carattere della razza che si sceglie, in modo da sapere cosa ci si può aspettare dalla convivenza con il futuro membro della vostra famiglia. Premesso che ogni cane, di qualsiasi razza e taglia, ha il proprio carattere, come del resto ogni essere umano, alcune volte avere un cane piccolo può corrispondere a problemi molto più consistenti di quanti ne possa dare un cane di taglia grande. I cani piccoli sono ovviamente (fisicamente) meno ingombranti di quelli grandi ma alcune razze di taglia piccola sono sicuramente molto più invadenti ed “invasive” rispetto ai cani di taglia grande; quindi, se da una parte “i piccoletti” non occupano con la loro stazza i vostri spazi vitali, dall’altra, saranno costantemente ed attivamente presenti nella vostra vita, ed il più delle volte potrebbero mettere a dura prova la vostra pazienza. Ci sono razze belle esteticamente, che vanno molto di “moda” da un pò di anni a questa parte, come il Chihuahua, il Piccolo Spitz Tedesco (Deutscher Spitz”), lo Yorkshire, il Jack Russel, il Bassotto o il Beagle, che hanno un bel carattere ma anche un’indole tendenzialmente iperattiva e che possono essere estremamente impegnativi. I Beagle per esempio sono cani da caccia, che hanno bisogno di muoversi molto, di avere sempre “il naso a terra” per fiutare prede, magari in un bosco, ed odori interessanti per sentirsi veramente appagati, se vengono tenuti sempre in casa, o se li si porta solo a fare le classiche passeggiate nel quartiere, possono diventare molto distruttivi, e per manifestare il loro disagio possono emettere latrati e suoni molto acuti. Stesso discorso vale per il Bassotto, cane selezionato per la caccia e che il più delle volte viene “presentato” da molti allevatori come cane da compagnia, il bassotto nonostante le sue zampine corte è un cane molto attivo nonché un eccellente cacciatore e, per sentirsi appagato, avrebbe bisogno proprio di fare questo. Inoltre abbiamo l’amatissimo Jack Russel, anch’esso cane straordinario ma estremamente iperattivo. Difficilmente vedrete un Jack Russel fermo, è una cosa molto rara e da buon cane da tana, ama infilarsi nelle tane di animali e scavare buche. Quindi, sia il Jack Russel che il Bassotto ed il Beagle, forse non sono proprio adatti per una famiglia o per persone che non hanno voglia di fare molto movimento. Potete portare questi cani a passeggiare anche dieci volte al giorno ma non sarebbe comunque sufficiente per far sì

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che siano appagati, le uscite non dovrebbero essere misurate in quantità ma in qualità. Cani invece, come il Chihuahua, lo Yorkshire, o il Piccolo Spitz Tedesco, sono sicuramente meno impegnativi dal punto di vista del movimento, ma sono cani molto frenetici che abbaiano eccessivamente, e che difficilmente vedrete inattivi. Se siete persone che amano la tranquillità ed odiano i rumori acuti, pensateci bene prima di prendere con voi uno di questi cagnetti. Come ho già detto più volte, può capitarvi di prendere un Jack Russel e di scoprire che ha un carattere tranquillissimo, come quello di una ragazza che ho conosciuto al nord, e che ho chiamato un “Jack Atipico”, ma le probabilità che possiate avere un cane con le caratteristiche sopra citate sono molto più elevate, rispetto al fatto che vi capiti un Bassotto o un Beagle apatici, quindi se siete consapevoli al 100% delle caratteristiche della razza che state scegliendo, allora va benissimo, perchè i cani piccoli sono meravigliosi sotto molti aspetti ma non fate l’errore di pensare che le razze di taglia piccola, siano più facili e più gestibili rispetto ai cani di taglia grande. Ad esempio, contrariamente a quanto si possa pensare, una volta che si rende conto delle proprie dimensioni, l’alano è un ottimo cane d’appartamento. L’alano è un cane da compagnia eccezionale e lo consiglierei senza alcun dubbio anche a tutte quelle persone che vivono in appartamento e che hanno una vita poco dinamica, è ovvio che, pur essendo un animale estremamente tranquillo e pacato, come tutti i cani, ha bisogno di stimoli diversi e di socializzare con altre persone e cani al di fuori del proprio nucleo familiare. Ma ci sono anche altre razze di taglia grande che sono tendenzialmente docili, come il Terranova o il Bobtail. La scelta di una cane è una cosa meravigliosa ed allo stesso tempo complicata, un momento sicuramente ricco di emozioni ma che può cambiare totalmente la nostra vita. Per quante buone intenzioni si possano avere, l’adozione o l’acquisto di un cane dovrebbe essere una scelta razionale, in cui si è totalmente consapevoli di tutte le responsabilità che si avranno nei confronti dell’animale. Qualunque scelta facciate, spero che questo articolo vi abbia chiarito un pò le idee e che vi aiuti ad indirizzarvi verso una decisione più consapevole per intraprendere il vostro viaggio con serenità.

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di Marcello Messina - La paura è un'emozione involontaria governata dall' istinto che permette la sopravvivenza di un individuo ad un presunto stimolo di pericolo; scatenando ogniqualvolta si presenti un possibile stimolo che metta a repentaglio la propria incolumità, accompagna un'accelerazione del battito cardiaco e delle principali funzioni fisiologiche di difesa (es. aggressività, sudorazione, risata, chiudere gli occhi, scappare) Le principali reazioni istintive alla paura possono essere:

innalzamento dell' attenzione

fuga

protezione istintiva del proprio corpo (cuore, viso, organi genitali)

ricerca di aiuto (con l' utilizzo della voce).

La paura è la causa spesse volte di modificazioni comportamentali permanenti, riconosciute come sindromi ansiose: ciò accade quando la paura non è più scatenata dalla percezione di un reale pericolo, bensì dal disagio del soggetto. In questo senso, la paura perde la sua funzione primaria, legata alla naturale conservazione della specie, e diventa invece l'espressione di uno stato mentale. La paura di oggetti o contesti può essere appresa; negli animali questo effetto è stato studiato e prende il nome di paura condi25


zionata. La paura ha differenti stadi dipendenti dalla loro intensità: persone che vivono intensi stati di paura hanno sovente atteggiamenti irrazionali e/o pericolosi. Può essere descritta con termini differenti a seconda del suo grado di intensità: Terrore Spavento Paranoia Panico Terrore Il terrore si riferisce ad un evidente stato di paura. Paranoia è un termine per descrivere una psicosi da paura (es. la paranoia d'essere pedinati) .

Gelosia La gelosia è considerata la paura di perdere qualcuno, anche se in etologia viene considerata Possessività .

Marcello Messina Esperto in problemi comportamentali Animal Wellness

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di Davide Bressi - Nell'ultimo articolo "è bello ciò che bello o è bello ciò che piace" si è parlato del concetto di bellezza in cinofilia. Ho sottolineato quanto sia importante per un cane possedere eccellenti caratteristiche psico - morfologiche per poter essere un soggetto performante e per svolgere egregiamente l'attività alla quale esso è destinato. Il cane è l'animale domestico più diffuso al mondo, nostro compagno da più di 20.000 anni. L'uomo seleziona le razze artificialmente per esaltarne le doti fisiche e caratteriali al fine di compiere un determinato lavoro e rendersi utile alla società. Il cane è collaboratore dell'uomo da sempre. Svolge compiti di rilievo da tempo il suo impiego nell'attuale società è aumentato esponenzialmente. E' spesso utilizzato in protezione civile nelle situazioni di crisi e di emergenza umanitaria per la ricerca e soccorso. Le forze di polizia lo coinvolgono in diverse operazioni come la ricerca di stupefacenti per citarne una. I militari di tutto il mondo lo hanno reclutato nel primo conflitto mondiale, se non prima, con lo scopo di ricercare i feriti, trascinare le slitte cariche di viveri e per svolgere la difesa del territorio e delle installazioni, collaborando strettamente con i soldati du-

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rante le ronde. In ambito sanitario è stato addestrato per guida ai non vedenti e negli ultimi decenni è molto utilizzato nei centri ospedalieri e di riabilitazione per la pet-therapy. Non dimentico certamente di citarvi uno dei mestieri più antichi del nostro amico a 4 zampe, ovvero il cane conduttore del bestiame e il cane per la difesa del bestiame, passando per il cane da caccia al cane per la ricerca dei funghi ecc. Insomma, da sempre il cane è il nostro amico più prezioso. Il sodalizio uomocane è un rapporto mutualistico senza ombra di dubbio rilevante. La selezione, è il compito che svolge l'allevatore al fine di esaltare e mantenere nel tempo alcune caratteristiche di un soggetto per far sì che quest'ultimo renda il più possibile nel proprio lavoro. Il tutto deve avvenire in maniera sobria, non eccedendo, preservando il benessere della razza senza mai dimenticare l'obbiettivo primario, la funzionalità del cane. Un cane è fatto di carattere, di morfologia e di salute, questi elementi estremamente importanti devono essere considerati attentamente quando si tratta di scegliere i soggetti da utilizzare in riproduzione. Spesso siamo di fronte a capricci di alcuni, che selezionano di proposito con non curanza, per puro interesse di guadagno immediato, ignorando completamente le conseguenze che poi ne derivano. Allevare è un compito complesso,

In foto un Border Collie durante una prova di conduzione del gregge.

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fatto di scelte come quelle di escludere dalla riproduzione soggetti scorretti morfologicamente o affetti da tare psichiche, facendo attenzione però a non blindarsi in schemi rigidi che possono portare ad una perdita di patrimonio genetico. Insomma, il tutto va pesato con attenzione. Limitarsi a selezionare in base alle caratteristiche morfo-caratteriali di un soggetto ignorando i caratteri genetici di cui è portatore è un errore gravissimo. Analizzando le razze canine, contatele voi perchè sono moltissi- In foto un Pastore Tedesco ed un Rottweiler impiegati in una operaziome (circa 400 credo), ne di polizia per contrastere il traffico di stupefacenti. la Federazione Cinologica Internazionale, le colloca all'interno di dieci raggruppamenti in base al lavoro alle quali sono destinate. I gruppi ci confermano quanto detto sin ora. Ogni razza possiede delle caratteristiche morfo-funzionali e caratteriali che lo rendono adatto ad uno o più lavori. Immaginiamo i cani da slitta come l'Alaskan malamute che devono avere una struttura forte, grande resistenza, forte tempra e grande senso di orientamento, nonchè istinto di sopravvivenza elevato, per citarne alcune. Un allevatore di questa razza dovrà conservare queste caratteristiche per renderlo idoneo a svolgere il suo mestiere di trainatore. Alcune righe più sopra ho accennato ai danni che si possono causare alle razze canine facendo una selezione inadeguata, spesso spinti da ragioni di natura prettamente commerciale, che non tiene conto della salute e del miglioramento di quest'ultime. In effetti alcune razze, nel corso degli ultimi anni, hanno subito variazioni morfologiche sostanziali dovute all'intervento dell'uomo che le hanno danneggiate e rese sofferenti. E' inaccettabile che il cane ed altri animali vengano sacrificati per futili motivi. La natura e la conservazione di tutte le specie sono un patrimonio irrinunciabile.

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In quanti e quali modi i cani cercano di farsi capire dai proprietari? Come comunicano fra loro? Questo libro è il frutto di 5 anni di studio, uno studio approfondito, della etologia e del comportamento sociale dell’unica specie animale che nel corso della propria storia ha deciso di evolversi in compagnia dell’Homo sapiens. Scoprirete che il cane ha un linguaggio sociale, relazionale, emozionale ed affettivo molto complesso che è frutto di una evoluzione durata milioni di anni, pervenuta dagli antichi Canidi che l’hanno preceduto nel corso della storia evolutiva della Terra. Attraverso le esperienze dirette ed il confronto con gli studi di settore Giovanni Padrone, educatore cinofilo studioso dell’etologia e della evoluzione del cane (per le quali ha già pubblicato nel 2012 ‘E il cane decise di incontrare l’uomo’) affronta i vari aspetti che spesso sono ragione di conflitto da parte del genere umano, cercando di spiegare chiaramente tutte le sfaccettature del comportamento canino. Allo scopo di rendere questo testo più completo, egli ha osservato per diverse settimane un gruppo di cani randagi viventi sulle colline vicino a Ravenna e ne ha annotato le similitudini e le differenze rispetto ai cani che vivono in compagnia dell’uomo. Nel libro è presente anche un ampio etogramma del cane, dove sono identificati e descritti oltre 150 comportamenti che il nostro amico a 4 zampe attua nelle proprie interazioni sociali ed ambientali. Un libro per tutti coloro che desiderano ampliare le proprie conoscenze sull’etologia del Canis familiaris.

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di Giovanni Padrone - Si tratta di una patologia psicosessuale nota anche come Zooerastia. Secondo la Psicologia, la Zoofilia è una parafilia(1) ben nota alla ricerca e non certo frutto dei trasgressivi tempi moderni. Abbiamo racconti e rappresentazioni artistiche fin dall’antichità di questa pratica sessuale. Dal Neolitico in poi, le immagini di zoofilia diventano abbastanza comuni. Esempi si trovano a Coren del Valento (foto di sfondo), una grotta in Val Camonica contenente arte rupestre risalente a 10.000 anni fa, o in epoca più tarda presso Sagaholm (Svezia), un tumulo dell’era del bronzo dove sono stati trovati diversi petroglifi con scene simili. Fino ad arrivare agli ultimi secoli ed ai tempi nostri (Fig. 2) in cui vediamo rappresentati questi atti devianti anche nella pornografia cinematografica e fotografica. Definita come affinità o attrazione sessuale di un essere umano nei confronti di un animale, si distingue dalla mera attività zoosessuale che può essere praticata anche da individui non zoofili, per ragioni di assenza di partner umani o per lucro di fonte porno-

33 grafica. Quella di cui parliamo è la zoofilia vera e propria, ossia l’orientamento psico-


sessuale autentico nei confronti di un animale. La discussione sull’eticità di tale comportamento prende avvio dalla considerazione che la pratica zoosessuale può configurarsi in ogni caso come un abuso sull’animale. Da un punto di vista penale le giurisdizioni adottano strategie di criminalizzazione o depenalizzazione molto differenti da un paese all’altro. Personalmente la ritengo una devianza sessuale paragonabile alla pedofilia e pertanto punibile secondo quanto previsto dal Codice Penale (art. 544 ter - Maltrattamento di animali), anche se eticamente sono convintissimo che non vi sia pena comminabile sufficientemente idonea per chi sfrutta commercialmente, con l’apertura di bordelli, le persone che sono vittime di questa devianza sessuale; persone che dovrebbero essere aiutate e curate. Favorire l’aumento delle loro pulsioni, invece, è un crimine.

Figura 2 - Miniatura indiana del 18.mo secolo

Perciò, dal punto di vista della Psicologia si tende a non giudicarla come una psicopatologia, a meno che non abbia il connotato della compulsività e danneggi seriamente altre aree di funzionamento dell’individuo. L’attività e il desiderio in se stesso non sono più catalogati da tempo come disturbo mentale nel DSM IV, che ne sancisce così la natura di “variante”, benché estrema, dell’orientamento e comportamento sessuale. L’incidenza

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non è facile da stimare a causa delle difficoltà degli zoofili a rivelare un comportamento o una attitudine che possa incontrare la riprovazione altrui. Una ricerca sulla sessualità condotta on line in maniera anonima, a cui hanno partecipato circa 76,500 persone fra l’ottobre del 2000 e il dicembre 2006, ha rilevato che l’11,3% dei rispondenti si è dichiarato “Bestiality-curious” , il 6% Bestiality-mild e il 4,1% Bestiality-heavy. I rispondenti sono per il 67% maschi, per il 31% femmine, il 12.1% è sotto i 18 anni, il 55.0% ha un età compresa fra i 18 e i 30anni, il 32.9% ha più di 31 anni. In una seconda ricerca condotta sempre su internet, che ha coinvolto 6000 persone, alla domanda “hai mai avuto sesso con un animale?” il 13% ha risposto “qualche volta” e il 2% “frequentemente”. E’ chiaro che le ricerche su internet hanno un grosso problema di rappresentatività del campione e i risultati vanno interpretati con cautela, anche se chiunque di noi, almeno aneddoticamente, conosce la diffusione della pratica, soprattutto in alcune zone rurali. A questo proposito si stima che la progressiva deruralizzazione, avvenuta a partire dalla metà del secolo scorso, con la conseguente riduzione della convivenza fra uomini e animali, avrebbe ridotto l’occorrenza di questi comportamenti, anche se le fantasie sessuali potrebbero essere rimaste ai medesimi livelli del passato. La zoofilia come orientamento sessuale insorgerebbe in età pre-pubere e pubere, senza differenza fra maschi e femmine. Come per l’attrazione umana gli zoofili possono essere attratti solo da particolari specie, aspetti, personalità o individui e queste preferenze possono variare nel tempo. I soggetti tendono a percepire le differenze fra animali ed esseri umani meno significative e spesso attribuiscono agli animali tratti positivi di cui gli uomini difettano come l’onestà. Cosa accade nella mente di chi pratica la zooerastia? Alcune dinamiche possono essere la volontà di superare ogni limite e di porsi in una dimensione dove tutto è possibile oppure inserirsi in uno scenario sadomasochistico in cui l’atto di avere un rapporto sessuale con un animale è percepito come degradante e umiliante, e pertanto eccitante. In questi casi è di solito un dominatore che impone al suo schiavo tale pratica masochistica. E' possibile riscontrare pratiche zoofile in quelle persone, spesso donne, che non sono in grado di operare una corretta distinzione tra ambito affettivo e sessuale. Oppure possono essere il riflesso di un eccessivo bisogno di sessualità che può rivolgersi in modo indifferenziato verso esseri umani e altre specie animali. Insomma le strade che possono condurre alla

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messa in atto del comportamento deviante zoofilo sono diverse. In alcuni casi la zooerastia si può associare a cause organiche, come disturbi cerebro vascolari. Ma più frequentemente è la cristallizzazione di un atteggiamento nomotetico, che induce a creare regole proprie: un senso di onnipotenza che in rari casi può stimolare il soggetto a desiderare di coinvolgere altre persone nella sua pratica perversa. Quando invece la zooerastia viene vissuta come dipendenza, generando angoscia e senso di colpa dopo l'atto, difficilmente chi ne soffre ha il desiderio di condividere l'esperienza con altre persone e ancora meno di confessare il suo disagio. Ecco perché si arriva al trattamento, farmacologico o psicoterapeutico, solo a seguito di denunce gravi da parte di terzi, mai per scelta del paziente. Oltre allo squilibrio mentale, la zoofilia può recare problemi igienico-sanitari. La letteratura scientifica veterinaria non attesta casi di trasmissione di malattie per via sessuale. I rischi sanitari sono riconducibili a quelli esistenti in caso di stretto contatto con l’animale. Quindi maggiore rischio di contrarre le zoonosi, malattie trasmissibili dagli animale all’uomo quali scabbia, salmonellosi, stafilococco aureo. Oltre al pericolo, soprattutto per le donne, di riportare lacerazioni della vagina e degli organi interni. In conclusione, se da un lato ci troviamo di fronte ad una patologia psicologica vera e propria, dall’altro abbiamo anche uno sfondo culturale vecchio di millenni che tendeva a sfruttare le specie animali abusandone. Però, è anche vero che una parte dell’umanità era per un rapporto di rispetto nei confronti delle specie animali. Ne abbiamo vari esempi nelle religioni buddista e taoista e in santi cattolici quali Francesco ed Antonio da Padova. Viviamo in un Universo in cui il bene e il male, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, lo Yin e lo Yang spesso si mischiano e si sovrappongono. Il mio augurio è che essendo noi più civili dei nostri avi, impariamo maggiormente a rispettare gli animali e la Natura in genere. Sperando che un giorno i nostri discendenti saranno in grado di far sparire dalla faccia della Terra tutte le devianze che ci allontanano dalla nostra evoluzione verso una coscienza universale. NOTE (1)Con parafilia (dal greco

παρά (parà)= "presso", "accanto", "oltre" e φιλία (filia)= "amore", "affinità") s'intendono pulsioni erotiche connotate da fantasie o impulsi intensi e ricorrenti, che implicano attività o situazioni specifiche che riguardino oggetti, che comportino sofferenza e/o umiliazione, o che siano rivolte verso minori e/o persone non consenzienti.

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E’ DISPONIBILE ON LINE

Da quando gli antenati del cane 130.000 anni fa lasciarono la vita selvatica per convivere insieme all’uomo, qualcosa è cambiato. Infatti, nono-stante in natura fosse già presente la convivenza fra specie diverse, cane e uomo hanno esaltato ai massimi livelli la cooperazione interspecifica, arrivando a veri e propri scambi culturali: il cane impara dall’uomo e l’uomo impara dal cane. E’ questo l’unico modo che l’essere umano ha per poter carpire dal proprio compagno i segreti che lo rendono un animale particolare, una sinfonia a 4 zampe. Il libro racconta le origini, l’evoluzione, la psicologia e tutti i meccanismi che sono alla base di questo straordinario binomio unico nel suo genere ed unico in Natura; è rivolto a tutti i cinofili, dall’uomo e dalla donna comune al professionista che intendono aggiornare le proprie co -noscenze e magari vedere sotto un altro punto di vista cosa sia vivere il proprio cane. In formato PDF.

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di Roger Abrantes - Le relazioni stabili e redditizie non sono costruite nel lungo periodo attraverso una serie di esibizioni dominanti e sottomesse. Invece, questi comportamenti sono necessari per la risoluzione dei conflitti sociali inevitabili. Sia gli esseri umani che i cani (ed i lupi, ovviamente) costruiscono relazioni sulla necessità di un partenariato per superare i problemi comuni relativi a sopravvivere e, preferibilmente, per il raggiungimento di un livello accettabile di comfort. Le relazioni non sono costruiti su gerarchie, ma esistono e hanno un ruolo importante in determinate circostanze, per gli esseri umani così come i cani (ed i lupi ovviamente) — a volte più, a volte meno e a volte non del tutto. Nel linguaggio quotidiano, dominanza significa 'potere ed influenza sugli altri’, ovvero supremazia, superiorità, ascendenza, preminenza, predominanza, padronanza, potere, autorità, regola, comando e controllo. La parola ha tanti significati e connotazioni che non possiamo semplicemente prendere una definizione dal dizionario ed impiegarla come termine scientifico nelle scienze comportamentali. I termini devono essere definiti con precisione al fine di evitare incomprensioni, discussioni senza senso e pretese insensate. Purtroppo, gli scienziati che usano questo termine (come pure coloro che lo ripudiano) non sono riusciti a definirlo in modo soddisfacente, contribuendo all'attuale confusione sulla natura e la funzione del comportamento dominante. 38


Ho intenzione di rimediare a questo: (1) dimostrando che la dominanza è una caratteristica osservabile del comportamento; (2) stabilendo che essa si riferisce a una stessa classe di comportamenti indipendenti della specie; (3) presentando una definizione precisa, pragmatica e verificabile del termine che è compatibile con la teoria evoluzionistica e il nostro corpo di conoscenza biologica; (4) sostenendo che, anche se è vero che un buon rapporto (in termini di stabilità e redditività) non si basa su continue manifestazioni di dominanza/sottomissione da parte degli stessi individui verso gli stessi altri individui; ciò non implica che i cani non possono mostrare comportamento dominante. Negare l’esistenza del comportamento dominante nei cani è diventato un argomento popolare per difendere l'affermazione che non dobbiamo usare la 'dominanza' per costruire un rapporto con il nostro cane. Infatti, la discussione sulla dominanza è fuggita con noi e c'è solo una cosa più assurda e inutile del tentare di dimostrare che il comportamento dominante esiste e che si sta tentando di dimostrare che non esiste. In seguito, commetterò il primo di questi atti inutili. È assurdo sostenere che la dominanza (come un attributo, una proprietà) non esiste quando ci sono così tante parole per essa a seconda del contesto e sfumatura. Se non esistesse, non ci sarebbero questi termini. I numerosi sinonimi e connotazioni suggeriscono non solo che il termine è difficile da definire, ma anche che è stata osservata una proprietà del comportamento le cui caratteristiche sono sufficientemente dissimili da altre proprietà da valere la pena di classificarla e nominarla. Se sono appropriati o meno il nome o i nomi dati o sia ben definita è un'altra storia e non ha alcuna influenza sul comportamento in questione. Noi possiamo sostenere che questo attributo (domi-nanza) è stato osservato e che (1) si riferisce solo a particolari rapporti umani, o che (2) si riferisce a particolari relazioni tra gli esseri umani così come alcune altre specie animali. La seconda opzione sembra più attraente, considerando che è altamente improbabile che una particolare condizione esista solo in una singola specie. Questo andrebbe contro tutto ciò che sappiamo circa la relazione e l'evoluzione delle specie. Tuttavia, non c'è nulla di plausibile affermando che il termine non si applica per descrivere il comportamento di una particolare specie. Al contrario, due specie che divergono da un antenato comune di miliardi di anni fa hanno evoluto e sviluppato caratteristiche proprie e ora sono diverse, entrambi da un antenato comune e uno dall’altro. Per lo stesso motivo, specie strettamente correlate che divergevano da un singolo antenato comune poche migliaia di anni fa, mostreranno varie caratteristiche simili o uguali all'antenato comune e l’uno dall’altro. Alcune specie condividono molti attributi comuni in termini di fenotipo, genotipo e comportamento, altre meno, alcune nessuno affatto. Tutto dipende dalla loro comune discendenza e dal loro adattamento all'ambiente. 39


Gli esseri umani e gli scimpanzé (Homo Sapiens e Pan troglodytes) divergono da un antenato comune circa 6 milioni di anni fa, così ci si può aspettare che abbiano meno attributi comuni di lupi e cani (Canis lupus lupus e Canis lupus familiaris) che divergono da un antenato comune da circa 20 a 15 mila anni fa in accordo con studi recenti (e affatto, più di 100 mila anni fa). Il DNA degli esseri umani e gli scimpanzé differisce in misura maggiore rispetto a quella di lupi e cani (che è quasi identico tranne che per alcune mutazioni). Gli esseri umani non possono incrociarsi con gli scimpanzé; lupi e cani possono incrociarsi a vicenda e produrre prole fertile. Gli esseri umani e gli scimpanzé sono due specie completamente distinte. Lupi e cani sono due sottospecie della stessa specie. Da questi fatti considerati, ci si può aspettare che lupi e cani mostrino un gran numero di somiglianze, che infatti esistono, non solo fisicamente ma anche a livello comportamentale, e tutti i non addetti affermano questo. Le loro somiglianze su certi livelli sono ciò che rende possibile loro di accoppiarsi, produrre prole fertile e comunicare. Nessuno dubita che lupi e cani hanno un nutrito e comune repertorio di comportamenti di comunicazione e giustamente, molteplici osservazioni hanno confermato che comunicano perfettamente bene. Le loro espressioni facciali e posture corporee sono notevolmente simili (ad eccezione di alcune razze canine) con solo alcune piccole differenze; queste sono più piccole delle differenze culturali tra gli esseri umani con insediamenti separati geograficamente. Se i lupi e i cani possono comunicare, ne consegue che gli elementi fondamentali e cruciali delle loro lingue devono essere gli stessi. Questo significa che anche se si sono evoluti in ambienti apparentemente distinti, hanno mantenuto gli elementi più ancorati nella loro caratteristica genotipica. Questo potrebbe essere per i seguenti motivi: (1) i genotipi comuni sono vitali per l'organismo, (2) gli ambienti dopo tutto non erano così fondamentalmente distinti, (3) l’evoluzione ha bisogno di più tempo e di più condizioni selettive (in quanto opera sui fenotipi) per i genotipi che cominciano a differire radicalmente. Il punto (1) sopra significa che ci sono più modi di non essere vivi che essere vivi, o, in altre parole, tale evoluzione ha bisogno di tempo per produrre forme di vita diverse, vitali. Il punto (2) significa che anche se i lupi e i cani (pet) ora vivono in ambienti completamente diversi, il fenomeno è ancora troppo recente. È solo nel secolo scorso, che i cani sono diventati così eccessivamente addomesticati. Fino ad allora, erano i nostri compagni. Erano animali domestici che ancora mantenevano un alto grado di libertà e dipendevano (principalmente) dagli stessi fattori selettivi di successo come sempre. Ancora non erano animali domestici e da allevamento totalmente (o quasi totalmente) controllati dalla selezione umana. Il punto (3) significa che noi potremmo avere un giorno (in 1 milione di anni o giù di lì) due specie completamente distinte: lupi e cani. Da quel momento, essi non si accoppieranno, non produrranno prole fertile e forse mostreranno alcune caratteristiche completamente diverse; e noi possiamo cambiare nome del cane in Canis civicus, o Canis Homuncolus. Tuttavia, non ci siamo ancora! 40


Le tendenze recenti sostengono che il "comportamento dominante" non esiste nei cani; ciò pone alcuni problemi gravi. Ci sono due modi di argomentare a favore di tale pensiero. Uno è quello di allontanare il "comportamento dominante" vincente, che è assurdo come, per le ragioni suddette, esiste il termine, più o meno sappiamo cosa vuol dire e lo usiamo in conversazione. Deve, pertanto, fare riferimento a una classe di comportamenti che abbiamo osservato. Un altro argomento è affermare che i lupi e i cani sono completamente diversi e quindi, anche se possiamo applicare il termine per spiegare il comportamento del lupo, noi non possiamo usarlo per descrivere il comportamento del cane. Se fossero completamente differenti, l'argomento sarebbe valido, ma non lo sono, come abbiamo visto. Al contrario, essi sono molto simili. Una terza alternativa è di proporre una nuova teoria per spiegare come due specie strettamente correlate, come il lupo e il cane (in realtà sottospecie), possono avere sviluppato in un breve periodo (in migliaia di anni) tante caratteristiche radicalmente diverse in un aspetto, ma non in altri. Questo equivarrebbe a una massiccia revisione del nostro intero corpo di conoscenza biologica, con implicazioni molto al di là di lupi e cani — un'alternativa che trovo poco realistico. Un approccio molto più attraente, sembra a me, è quello di analizzare i concetti che utilizziamo e definirli correttamente. Questo ci consentirebbe di utilizzarli in modo significativo quando si tratta di specie differenti senza incorrere nell’incompatibilità con l'intero corpo della scienza. Un'accurata definizione di "comportamento dominante" è importante perché il comportamento che comprende è cruciale per la sopravvivenza di un certo tipo di individui, come vedremo. Per allontanare l'esistenza dei fatti sottostanti un termine, solo perché quel termine è mal definito, per non parlare di politicamente scorretto (il che significa che esso non soddisfa i nostri obiettivi immediati) mi sembra essere un approccio carente. Il comportamento dominante esiste, ma è mal definito (quando non definito affatto). La maggior parte delle discussioni che coinvolgono il comportamento dominante sono prive di significato, perché nessuna delle parti conosce che cosa l'altro sta dicendo. Tuttavia, non abbiamo bisogno di buttare via il bambino con l'acqua sporca! Pertanto, suggerisco definizioni precise del comportamento dominante e i termini che dobbiamo capire: che cosa è, che cosa non è, come si è evoluto e come funziona. Il comportamento dominante è un quantitativo e quantificabile comportamento visualizzato da un individuo con la funzione di aumentare o mantenere l'accesso temporaneo a una determinata risorsa in un'occasione particolare, contro un avversario particolare, senza incorrere in lesioni delle parti. Se nessuna delle parti incorrere in lesioni, quindi il comportamento è aggressivo e non dominante. Le sue caratteristiche quantitative da poco sicuro di sé ad apertamente assertivo. 41


Il comportamento dominante è situazionale, individuale e correlato alle risorse. La visualizzazione di un comportamento dominante individuale in una specifica situazione non necessariamente viene mostrato in un'altra occasione verso un altro individuo o verso lo stesso individuo in un'altra situazione. Le risorse sono ciò che un organismo ritiene essere necessità di vita, ad esempio il cibo, l’accoppiamento al partner, o una zona del territorio. La percezione di ciò che un animale può considerare una risorsa è correlato alla specie come all’individuo. L’aggressività (comportamento aggressivo) è un comportamento diretto verso l'eliminazione della concorrenza mentre la dominanza, o aggressività sociale, è un comportamento diretto verso l'eliminazione della concorrenza da parte di un compagno. I compagni sono due o più animali che vivono strettamente insieme e dipendono l’uno dall’altro per la sopravvivenza. Gli alieni sono due o più animali che non vivono insieme e non dipendono l’uno altro per la sopravvivenza. Il comportamento dominante è particolarmente importante per gli animali sociali che devono convivere e cooperare per sopravvivere. Pertanto, una particolare strategia sociale evolve con la funzione di trattare la concorrenza tra i compagni, pur conferendo maggior beneficio al minimo costo. Gli animali mostrano comportamento dominante con vari segnali: visivo, uditivo, olfattivo o tattile. Mentre il comportamento di paura è diretto verso l'eliminazione di una minaccia in arrivo, la sottomissione o la paura sociale è un comportamento diretto verso l'eliminazione di una minaccia sociale da un compagno, vale a dire perdere accesso temporaneo a una risorsa senza incorrere in lesioni. Una minaccia è uno stimolo che per la maggior parte spesso precede un comportamento che può danneggiare, infliggere dolore o lesioni o diminuire la probabilità di sopravvivenza di un individuo. Una minaccia sociale è una minaccia (un comportamento minaccioso) da un altro individuo o gruppo di individui che possono provocare un comportamento di sottomissione o fuga con la conseguente perdita temporanea di una risorsa, ma non lesioni. Gli animali mostrano comportamento di sottomissione mediante vari segnali: visivo, uditivo, olfattivo o tattile. La persistenza del comportamento dominante o sottomesso dagli stessi individui verso gli stessi altri individui può o non può comportare una temporanea gerarchia con una certa configurazione, a seconda della specie, organizzazione sociale e circostanze ambientali. In gruppi stabili confinati in un territorio definito, le gerarchie 42


temporanee si svilupperanno più facilmente. In gruppi instabili sotto condizioni ambientali mutevoli o in territori non definiti o non stabiliti, le gerarchie non si svilupperanno. Le gerarchie, o piuttosto le strategie coinvolte, sono Strategie Evolutivamente stabili (SES), che sono sempre un po' instabili, oscillano avanti e indietro intorno a un valore ottimale, a seconda del numero di individui nel gruppo e la strategia che adotta ogni individuo in un dato momento. Le gerarchie non sono necessariamente lineari, anche se in piccoli gruppi e nel tempo, le gerarchie non lineari sembrano avere la tendenza a diventare più lineari. Alcuni individui hanno una tendenza più forte a mostrare un comportamento dominante ed altri a mostrare comportamento di sottomissione. Questo può dipende dal loro patrimonio genetico, dall’apprendimento precoce, esperienza, ecc. Non c'è nessun singolo fattore per determinare questo, piuttosto una miscela complessa. Fateci chiamare questa una tendenza naturale; questo non è per dire che non è modificabile. È un fatto che alcuni individui possono essere più assertivi rispetto ad altri, mentre altri possono esserlo meno. Non è 'buono' o male ' in un certo senso morale, semplicemente più o meno vantaggioso, a seconda del contesto. Negli incontri individuali tutte le cose sono uguali, gli individui più probabilmente adottano la strategia più conveniente, quindi mantenendo la loro storia di visualizzazioni principalmente di comportamento dominante o visualizzazioni principalmente di comportamento sottomesso. Quando sono in un gruppo più grande, hanno la stessa tendenza a giocare i ruoli che più gli convengono. Tuttavia, questo può cambiare a causa della formazione accidentale del gruppo. Immaginate un gruppo con una grande percentuale di individui che sono inclini a mostrare sottomissione piuttosto che il comportamento dominante e con solo pochi membri che mostrano la tendenza opposta. In questo scenario, un individuo con una tendenza a mostrare soprattutto il comportamento sottomesso avrebbe più possibilità di accesso alle risorse mostrando il comportamento più dominante e di successo. Il successo genera successo e, progressivamente, questo individuo con una tendenza a visualizzare il comportamento sottomesso si ritrova più frequentemente ad optare per una strategia dominante. Se lo scenario dà origine a un cambiamento individuale alla sua strategia preferita, poi gli altri avranno anche le stesse opportunità. Il numero di individui che mostrano un comportamento dominante aumenterà, ma solo fino ad un certo punto, poiché il gruppo non può sostenere un numero troppo grande di individui che adottano una strategia dominante. Al fine di evitare il rischio di lesioni, alla fine sarà più vantaggioso adottare una strategia sottomessa, a seconda dei costi e benefici. Pertanto, il numero di individui dominanti e sottomessi in un gruppo (che significa individui che adottano una o l'altra strategia come loro preferenza) dipende, non solo dalla tendenza naturale degli individui, ma anche dalle proporzioni delle strategie comportamentali all'interno del gruppo. Se paga agire con un ruolo dominante o sottomesso in definitiva è una funzione dei benefici e dei costi e il numero di individui che adottano una strategia particolare. 43


Comprendere la relazione tra comportamento dominante e sottomesso come una SES (Strategia Evolutivamente Stabile) apre prospettive interessanti e potrebbe aiutarci a spiegare il comportamento adottato da ogni individuo, in qualsiasi momento. Un individuo impara a mostrare un comportamento sottomesso verso il più dominante e quelli che agiscono e mostrano un comportamento dominante verso l’agire più sommessamente. Questo significa che nessun individuo si comporta sempre da dominante o da sottomesso come principio, invece tutto dipende dall'opponente e, naturalmente, il valore dei potenziali benefici e costi stimati. Come corollario, le gerarchie (quando esistono) saranno sempre un po' instabili a seconda delle strategie adottate dagli individui del gruppo; e non saranno lineari tranne che in piccoli gruppi o sottogruppi. Nell'opinione di questo autore, l'errore che abbiamo commesso finora è stato quello di considerare la dominanza e la sottomissione come più o meno statiche. Noi non abbiamo tenuto conto del fatto che queste caratteristiche comportamentali, come fenotipi e tutte le altre caratteristiche sono costantemente sotto il controllo e la pressione della selezione naturale. Esse sono adattive, altamente variabili e altamente quantitative e quantificabili. Come tale, la dominanza e la sottomissione sono caratteristiche dinamiche a seconda di diverse variabili, una vista che è compatibile con lo sviluppo del comportamento a livello individuale nelle funzioni genetiche, l'influenza dell'apprendimento e, non ultima, la teoria evolutiva. La dominanza e la sottomissione sono meccanismi belli dal punto di vista evolutivo. Essi consentono agli animali (sociali) di vivere insieme e sopravvivere fino a quando si riproducono e passano i loro geni (comportamento dominante e sottomesso) di generazione in generazione. Senza tali meccanismi, non avremmo animali sociali quali gli esseri umani, gli scimpanzé, i lupi ed i cani per citarne solo alcuni. Se un animale risolve tutti i conflitti inter-gruppo con un comportamento aggressivo e timoroso, si esaurisce quando successivamente è costretto ad andare a trovare cibo, un partner di accoppiamento o un posto sicuro per riposare o prendersi cura della sua progenie (ognuno dei quali diminuisce le possibilità della propria sopravvivenza e quella dei suoi geni). Così, la strategia per l'alieno ed il compagno è nata e si è evoluta. È impossibile lottare tutti tutto il tempo, quindi si trova di fronte un compagno utilizzando procedure di risparmio energetico. Il comportamento dominante e sottomesso controlla anche la densità della popolazione, poiché essi si basano sul riconoscimento individuale. Il numero di individui che un animale è in grado di riconoscere deve avere un limite. Se questo numero supera un certo livello, rende inefficiente il riconoscimento e ostacola la strategia alieno/compagno; manifestare paura/aggressività quindi sostituisce il comportamen44


to dominante/sottomesso. La strategia di sottomissione è il suono. Anziché vanamente impegnati in una lotta disperata, attesa potrebbe rivelarsi più gratificante. Impiegando il comportamento sottomesso e pacificando, subalterni sono spesso in grado di animali prevalentemente comportarsi ombra e trarre profitto dalle opportunità di accedere a risorse vitali. Mostrando comportamento sottomesso, mantengono l'appartenenza del gruppo, che conferisce anche diversi vantaggi — specialmente della difesa contro i rivali. Gerarchie funzionano perché un subordinato spesso si muoverà via, mostrando il comportamento tipico di pacificatore, senza segni evidenti di paura. Così, l'animale più alto ranking può semplicemente spostare una classifica inferiore durante l'alimentazione o presso un sito desiderabile. Le gerarchie in natura sono spesso molto sottili, essendo difficile per un osservatore a decifrare. La ragione di questa sottigliezza è la ragion d' ' être della strategia di dominazione-sottomissione stessa: la bassa classifica animale (adottando la strategia sottomessa) generalmente evita gli incontri e la classifica più alta (adottando la strategia di dominanza) non è troppo appassionata di esecuzione sia in schermaglie. Fighting comporta un certo rischio e può portare a gravi lesioni o addirittura la morte. Evoluzione, quindi, mostra una tendenza a favorire e sviluppare meccanismi, che trattengono l'intensità del comportamento aggressivo. La maggior parte delle specie sono chiari segnali che mostrano accettazione della sconfitta e fine combattimento prima di lesioni si verifica. Segno-stimoli sono gli stimoli che producono una sequenza di comportamento istintivo. Per riconoscere il segno-stimoli è salva-vita per il neonato subito dopo la nascita. Il compromesso è la lezione più rilevante, che un giovane sociale può imparare dopo il segno-stimoli fondamentale salvavita. Mantiene l'idoneità di un gruppo. La selezione naturale ha dimostrato questo, favorendo gli individui che sviluppano il comportamento che consente loro di stare insieme, quando hanno bisogno di stare insieme per la migliore sopravvivenza. Altri animali, ad esempio i predatori solitari, non hanno bisogno di tali caratteristiche sociali. Questi organismi trovano altri modi di trattare con il mantenimento del loro metabolismo e la riproduzione. Imparare a essere sociale significa imparare a compromessi. Animali sociali spendono grandi quantità di tempo insieme e i conflitti sono inevitabili. È fondamentale per loro di sviluppare meccanismi per affrontare le ostilità.Limitando il comportamento aggressivo e timoroso mediante inibizione e ritualization è solo parzialmente sicuro. È l'animale più sociale, più efficienti i meccanismi per evitare lesioni devono essere. Inibito l'aggressione è ancora aggressione; sta giocando con il fuoco in una giornata ventosa. Funziona bene per meno sociale o meno animali potenzialmente aggressivi, ma gli animali altamente sociali e potenzialmente aggressivi bisogno di altri meccanismi. 45


A lungo termine, sarebbe troppo pericoloso e troppo faticoso ricorrere costantemente alla aggressione e paura per risolvere problemi banali. Gli animali iniziano a mostrare segni di stress patologico quando sotto la costante minaccia o quando costantemente bisogno di attaccare gli altri. Questo suggerisce che predatori sociali hanno bisogno di meccanismi diversi aggressività e paura per risolvere animosità sociale. È il mio suggerimento che animali sociali, attraverso l'ontogenesi di aggressività e di paura, ha sviluppato due altri comportamenti sociali altrettanto importanti. Se il significato di aggressione è "andare via, drop dead, mai mi preoccupa ancora", il significato di aggressione sociale è "vai via, ma non troppo lontano o per troppo tempo." Ugualmente, sociale-paura dice "Non mi preoccuperò si se si Don't hurt me," mentre la paura esistenziale non consente alcun compromesso — "È te o me." La differenza significativa tra i due tipi di comportamento aggressivo sembra essere la funzione. Aggressività si occupa con l'alieno e sociale-aggressività con il compagno. Al contrario, paura e timore sociale trattare con alien e compagno. Queste sono differenze qualitative che giustificano la creazione di nuovi termini dominanza e presentazione. Che cosa significa questo per la nostra comprensione dei nostri cani e il nostro rapporto con loro? Questo significa che siamo tutti mostrano comportamento dominante (selfconfident, assertivo, fermo, risoluto) così come sottomesso (insicuro, accettando, consenzienti, arrendevole) comportamento a seconda di molti fattori, ad esempio stato della mente, posizione sociale, le risorse, lo stato di salute, avversario — esseri umani così come cani (e lupi ovviamente). Non c'è niente di sbagliato con esso, tranne quando ci mostrano comportamento dominante dove sarebbe più vantaggioso per mostrare sottomissione comportamento e viceversa. A volte noi possiamo agire più dominante o sommessamente e altre volte meno. Questi sono comportamenti altamente quantitativi e quantificabili, con molte variabili. Non c'è non una strategia unica, corretta. Tutto dipende dalla flessibilità e dalla strategia adottata da altri. Relazioni stabili e redditizie non sono costruiti nel lungo periodo attraverso una serie di mostre dominante e sottomesse. Invece, questi comportamenti sono necessari per la risoluzione dei conflitti sociali inevitabili. Sia gli esseri umani e cani (e lupi, ovviamente) costruiscono relazioni sulla necessità di un partenariato a superare i problemi comuni relativi a sopravvivere e, preferibilmente, raggiungimento di un livello accettabile di comfort. Relazioni non sono costruiti su gerarchie, ma esistono e hanno un ruolo importante in determinate circostanze, per gli esseri umani così come cani (e lupi ovviamente) — a volte più, a volte meno e a volte non a tutti. Costruiamo il nostro rapporto particolare (buona) con i nostri cani sul partenariato. Abbiamo bisogno di loro perché ci danno un senso di realizzazione che non ci sembrano ottenere altrove. Hanno bisogno di noi perché il mondo è sovrappopolato, 46


le risorse sono limitate e un proprietario fornisce cibo, protezione, assistenza sanitaria, un luogo sicuro e compagnia (sono animali sociali). È troppo difficile essere un piccolo cane tutto solo là fuori nel grande mondo! A volte, in questo rapporto, una delle parti ricorre al comportamento dominante o sottomesso e non c'è niente di sbagliato in questo, come fanno non sia Visualizza lo stesso comportamento allo stesso tempo. Se entrambi si ripetono per lo stesso comportamento, che hanno un problema: che sia eseguito in un conflitto che solitamente si risolverà senza pregiudizio (la bellezza dei meccanismi di dominanza e sottomissione), o uno di essi dovrà ottenere il suo agire insieme e trovare i cuscinetti per entrambi. Un buon rapporto con i nostri cani non comporta eventuali meccanismi misteriosi. Fondamentalmente è lo stesso con tutte le buone relazioni, pur tenendo in considerazione le particolari caratteristiche della specie e gli individui coinvolti. Non abbiamo bisogno di eventuali nuovi termini. Non abbiamo bisogno di eventuali nuove teorie per spiegarlo. Non ci sono, dopo tutto, che speciale, né sono i nostri cani. Noi stiamo tutti costruiti dal concetto stesso e con gli stessi ingredienti di base. Tutti che abbiamo bisogno sono buone definizioni e un approccio meno emotivo e più razionale. Utilizzare il vostro cuore per godere il vostro cane (e vita) e la ragione per spiegare (se è necessario), non l'altro senso intorno. Se non ti piace il mio definizioni, sentitevi liberi di venire con gli altri che sono meglio (con più vantaggi e meno svantaggi), ma non sprecate il vostro tempo (o di chiunque altro) su discussioni senza senso e reazioni istintive. La vita è preziosa e ogni momento sprecato è meno un morso di una torta che tu hai divorato senza rendersene conto. Ecco come la vedo io e sembra bello per me — godere la vostra torta! RIFERIMENTI Abrantes, R. 1997. The Evolution of Canine Social Behavior. Wakan Tanka Publishers.  Coppinger, R. and Coppinger, L. 2001. Dogs: a Startling New Understanding of Canine Origin, Behavior and Evolution. Scribner.  Creel, S., and Creel, N. M. 1996. Rank and reproduction in cooperatively breeding African wild dogs: behavioral and endocrine correlates. Behav. Ecol. 8:298306.  Darwin, C. 1872. The Expressions of the Emotions in Man and Animals. John Murray (the original edition).  Estes, R. D., and Goddard, J. 1967. Prey selection and hunting behavior of the African wild dog. J. Wildl. Manage. 31:52-70.  Eaton, B. 2011. Dominance in Dogs—Fact or Fiction? Dogwise Publishing.  Fentress, J. C., Ryon, J., McLeod, P. J., and Havkin, G. Z. 1987. A multi- dimensional approach to agonistic behavior in wolves. In Man and wolf: advances, issues, and problems in captive wolf research. Edited by H. Frank. Dr. W. Junk Publishers, Boston.  Fox, M. W. 1971. Socio-ecological implications of individual differences in wolf 

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TI PIANGERO’ - Luciano Somma Amico a quattro zampe Nei tuoi occhi Vedo lampi di gioia spesso alternati A qualche ombra di malinconia Nel tuo abbaiare Cerco di capire Ciò che vorresti dire E ti comprendo quasi sempre, sai, Come tu mi capisci e mi vuoi bene. Se Dio però ti ha tolto la parola Ti ha dato per compenso il grande dono L’unico e immenso della fedeltà. Troppo brevi i tuoi anni Rispetto ai miei, ma li viviamo intensi con l’amore di chi sa di trovare nello sguardo dell’altro comprensione quella che forse può chiamarsi amore. Se tu dovessi andartene In quel cammino ignoto Forse sospeso tra la terra e il cielo Molto prima di me Sappi che io Anche se metterò su questo viso La maschera di chi vuol fare il duro Per nascondere agli altri il mio dolore Ti piangerò puoi esserne sicuro.

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Periodico gratuito di informazione cinofila I nostri collaboratori (educatori, addestratori, allevatori e cinofili professionisti) sono presenti a Carpi (MO), Castellazzo Novarese (NO), Parma, Ravenna, Ancona, Velletri e San Marco in Lamis (FG). Castellazzo Nov.se -NO- cell. 339-7397499 Emilia Romagna PARMA cell. 346-6964342 CARPI -MO- cell. 348-8029763 RAVENNA cell. 338-1841201 Marche: cell. 338-3787447 Lazio: cell. 338-6523430 Puglia: cell. 328-5972631

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Cerca di essere una brava persona come il tuo cane pensa tu sia. Per questa e tante altre ragioni non maltrattare, né abbandonare il tuo migliore amico. Chi maltratta o abbandona un cane non è una brava persona. 52


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