Cinofili stanchi youngs lug ago 2014

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Eccoci finalmente qui con questo numero speciale dedicato ai ragazzi che quest’anno agli esami di maturità o universitari si sono voluti cimentare in tesine che hanno avuto come argomento il nostro amico a 4 zampe: il cane. A quanto pare finalmente questo argomento sta entrando nelle scuole. Ed io sono particolarmente orgoglioso perché direttamente o indirettamente i ragazzi che le hanno presentate, ottenendo fra l’altro un’alta valutazione, mi hanno coinvolto nella ricerca di materiale informativo o solo per qualche consiglio. Orgoglioso una volta di più, perché Sara Filippini alla maturità scientifica ha citato fra le sue fonti il mio libro elettronico (ebook in formato PDF) “...E il cane decise di incontrare l’uomo”. Tutti e tre, Sara, Stefano e Raffaella, fanno onore alla loro età e mi auguro che in futuro possano diventare un buon esempio da seguire fra i loro coetanei e anche fra gli anzianotti come me, perché hanno iniziato ad intraprendere un percorso di formazione sicuramente difficile, ma anche molto gratificante: la lunga strada per comprendere le origini, l’etologia ed il comportamento sociale del cane. Credo che se potessi, non smetterei più di lodare questi tre ragazzi che hanno dimostrato una rara capacità che è quella di mettere in discussione se stessi ad un primo importante esame nella loro vita didattica e cinofila. Ma ruberei spazio a ciò che loro hanno scritto ed esposto. Dunque, un numero speciale YOUNGS con molte pagine (80) e molte informazioni, con l’augurio che questo sia un ulteriore passo verso l’obiettivo che io e gli altri cofondatori di CINOFILI STANCHI abbiamo concepito al momento in cui decidemmo di avventurarci in questo periodico online. Buona lettura a tutti. Giovanni Padrone 2


Editoriale

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La storia del cane - Il processo evolutivo del cane di Sara Filippini pag. 4 La Psicologia applicata all’educazione del cane e del cane - guida per non vedenti di Raffaella Zampa pag. 39 Il cane nella storia dell’uomo di Stefano Capodanno

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Il border Collie - di Raffaella Zampa

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I.S.I.S.S L. Geymonat Tradate (VA)

La storia del cane Il processo evolutivo del cane

Filippini Sara Classe 5st B

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Indice: Premessa; Introduzione; La storia dell’evoluzione dei canidi; Il rapporto tra i nostri antenati e i canidi; Le origini del cane tra verità e leggenda; Le prove a favore dell’origine del cane come “spazzino”; Il processo di coevoluzione e non di addomesticazione; Le analisi genetiche come prove; I reperti archeologici e paleontologici come prove, Alcuni dei siti più importanti: Lazaret (Francia)-130.000 anni fa Goyet (Belgio)-36.500 anni fa Razboinichya (Russia)-33.000 anni fa Předmosti (Repubblica Ceca) -31.500 anni fa Chauvet (Francia)-28.000 anni fa Akakus (Libia)-12.000 anni fa Ein Mallaha (Israele)-12.000 anni fa Danger Cave (Utah-USA)-10.000 anni fa I cani in Italia; L’avvento della selezione; Il tentativo di dare una spiegazione attraverso le analisi del DNA; La presenza del DNA del lupo nel patrimonio genetico del cane; Le linee di selezione: Linea mediorientale Linea Europea Linea siberiano-americana Linea Asiatica Dal 5.000 a.C. ai giorni nostri: ecco cosa accadde.

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Premessa Ho deciso di dedicare la mia tesina di maturità ad uno splendido animale quale è il cane. Questo perché il cane è l’animale con il quale l’uomo ha instaurato il legame più profondo e antico che esista. È l’unico animale, se non si considera il gatto, ad essere così legato e attratto dall’uomo, con il quale condivide gioie e dolori e al quale dona un affetto incredibile. E a sua volta è l’animale più amato e conosciuto dall’uomo, anche se spesso viene maltrattato e considerato come un essere inferiore, ma nonostante questo è rimasto sempre al fianco dell’uomo nel corso della storia, aiutandolo in vari ambiti della vita, che spaziano dalla caccia, alla guardia, fino ad arrivare alla guerra e alla ricerca di mine. Introduzione Il cane, secondo la classificazione di Linneo, è chiamato Canis lupus familiaris, fa parte del regno animale e del phylum dei cordati. Questo animale è un vertebrato dell’ordine dei carnivori e appartenente alla classe dei mammiferi, più specificatamente è un placentato. Più dettagliatamente fa parte della sottofamiglia dei canidi che include 36 specie diverse, la maggior parte di questi, ha un muso allungato, orecchie erette e code folte. Alcune specie sono sociali (come i lupi), altre semi solitarie (come le volpi). Se analizziamo il nome completo, possiamo dedurre ulteriormente che appartiene al genere Canis, alla specie Lupus e alla sottospecie familiaris. Nei seguenti capitoli vedremo il processo di evoluzione dei canidi, a cui il cane appartiene, e in particolare quello del cane stesso. Le fasi dell’evoluzione che verranno trattate, saranno supportate da prove scientifiche come analisi sul DNA, ritrovamenti archeologici, ritrovamenti paleontologici e esperimenti, svolti al fine di capire le dinamiche avvenute in epoca passata.

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La storia dell’evoluzione dei canidi Come ho annunciato nell’introduzione, per comprendere appieno come si è evoluto il cane, bisogna prima capire il percorso di evoluzione seguito dalla famiglia dei canidi. La storia dei canidi inizia nel Terziario quando in nord America, Asia ed Europa apparvero i primi Miacidi, ovvero animali simili ai mustelidi che diedero origine a tutti i carnivori. Successivamente (39 milioni di anni fa) apparve una specie intermedia che aveva la dentatura da Miacide e la base craniale da canide, questo animale era chiamato Prohesperocyon wilsoni. Intorno a 38,5 milioni di anni fa apparvero gli Hesperocyonidae che rimpiazzarono i Miacidi che si estinsero 33 milioni di anni fa. In un secondo tempo (34 milioni di anni fa) apparvero la Borophaginae (famiglia che fa parte delle caninae come i canidi) e i primi canidi (Leptocyon vulpinus), che convissero insieme alle Hesperocyonidae fino a 14 milioni di anni fa. La differenza tra le due specie è che i membri della prima si svilupparono con aspetti e taglie diversi mentre quelli della seconda rimasero della dimensione e dell’aspetto di una volpe fino a 12 milioni di anni fa. Solo intorno a 10 milioni di anni fa i canidi iniziarono a differenziarsi per aspetto, ovvero quando apparvero nuove specie di canidi di taglia simile al coyote e con dentatura da mesocarnivoro (ovvero animale con dieta al 70% di carne e il resto di vegetali). In seguito, intorno a 8 milioni di anni fa, i canidi iniziarono a propagarsi su tutto il pianeta. Emigrarono nell’Asia settentrionale attraverso la Beringia (un ponte di terra che emergeva dal mare durante la glaciazione e univa l’Alaska e l’Asia siberiana) e non si spinsero però al sud orientale, dove arrivarono due milioni di anni dopo. In Africa, invece, arrivarono circa 6,5 milioni di anni fa attraversando il Medio Oriente e la Spagna che allora erano unite all’Africa. Tra tutti i canidi presenti sulla terra a quei tempi, quello che può essere considerato il progenitore del lupo, e quindi del cane, è il Canis arnensis, ovvero il cane dell’Arno, che visse intorno ai 3,5 milioni di anni fa in Italia. 7


Il Rapporto tra i nostri antenati e i canidi I primi veri e propri lupi apparvero solo intorno a 800.000 anni fa e l’uomo (Homo heidelbergensis) provò ad addomesticarli a partire da 500.000 anni fa; di ciò abbiamo testimonianza grazie a dei ritrovamenti in Europa (Teutevel, Francia – Boxgrove, Gran Bretagna). Nella maggior parte dei siti sono stati ritrovati reperti che dimostrano il fallimento della domesticazione del lupo, solo uno, quello di Lazaret (Francia), dimostra che i nostri antenati (Homo sapiens neanderthalis) ebbero successo. I lupi, come gli altri canidi, emigrarono sia in Africa che in Asia dove costituirono varie sottospecie. Contemporaneamente in Africa si evolvevano i primati che portarono alla nascita degli ominidi. Quindi possiamo intuire che gli ominidi e i canidi entrarono presto in contatto tra loro. Probabilmente, all’inizio ebbero un rapporto basato sulla caccia reciproca, ovvero gli ominidi cacciavano e si cibavano dei piccoli canidi, mentre le specie più grandi che svilupparono comportamenti sociali e quindi cacciavano in muta, fecero diventare i nostri antenati delle prede. In seguito divennero rivali per quanto riguarda il territorio e le prede, infatti gli ominidi si cibavano degli stessi animali dei canidi, ma non si cibavano più dei canidi, e questi a loro volta non cacciavano più gli ominidi. Lo stesso discorso lo si può fare anche per i lupi. Questo viene dimostrato dai ritrovamenti di alcuni siti vicino a Pechino, in Francia e in Inghilterra. Da questi non si può dire che tipo di rapporto si fosse instaurato, ma sappiamo solo che i canidi non costituivano più l’alimentazione degli ominidi. Il ritrovamento più noto fu quello di un australopiteco chiamato “figlio di Lucy” che fu rinvenuto in Etiopia a fianco dei resti di un canide che può essere considerato l’antenato del cane procione. Quindi questi reperti dimostrano che l’evoluzione dei nostri antenati è avvenuta in maniera ravvicinata a quella dei canidi.

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Le Origini del cane tra verità e leggenda Sulle origini del cane vi sono varie teorie; c’è chi sostiene, come Konrad Lorentz, che i cani derivano dai lupi o dagli sciacalli in base alla razza a cui appartengono, altri, come Aristotele, credevano che i cani avessero origini multi specie (ad esempio si credeva che alcune razze derivano dagli orsi) e infine c’è chi sostiene, come Darwin, che il cane derivi unicamente dal lupo. La teoria più accreditata è quella di Darwin: infatti i vari studi sul DNA mitocondriale dimostrano una discendenza materna dal lupo; del padre non si può essere sicuri in quanto il DNA mitocondriale viene ereditato solo dalla madre. Sempre dai vari studi sul DNA è stato scoperto anche che tutti i canidi viventi appartenenti al genere Canis, eccettuato lo sciacallo dorato, hanno il medesimo numero di cromosomi e possono accoppiarsi tra di loro dando origine a prole fertile. Esistono molte leggende che parlano della domesticazione del lupo da parte dell’uomo. La più famosa è quella che narra di un cacciatore preistorico che prese dei cuccioli di lupo, li addomesticò e li fece diventare dei veri e propri cani. Ciò però non accadde mai. In realtà il processo che portò al cane iniziò circa 130.000 anni fa a Lazaret nel sud della Francia, quando un gruppo di lupi, probabilmente poco abili a cacciare, si avvicinarono all’uomo per cibarsi dei suoi scarti alimentari; per poter fare ciò quei lupi dovettero mutare nel corso del tempo molti loro comportamenti nei confronti dell’uomo, innanzitutto, come prima cosa, dovettero sicuramente ridurre la distanza di fuga. Poi, in seguito, i loro discendenti mutarono anche l’aspetto fisico, ovvero diventarono più piccoli per potersi adattare alla nuova vita e anche il cranio (come si nota sotto) divenne più piccolo e leggero rispetto quello di un lupo coevo e lo stesso discorso lo si può fare per i denti carnassiali (quelli usati per triturare le ossa). Questo processo avvenne intorno a 130.000 anni fa perché fu proprio in questo periodo che si registrò un incremento demografico dell’uomo di Neanderthal grazie alla sua abilità come cacciatore, quindi aumentando la popolazione ed aumentando le abilità predatorie di conseguenza aumentarono pure i rifiuti alimentari e pertanto fu una conseguenza logica il fatto che questi lupi poco abili nel procacciarsi prede si avvicinarono 9


per opportunismo agli accampamenti. La teoria appena descritta fu sostenuta già da Konrad Lorenz nel suo libro “E l’uomo incontrò il cane”, solo che egli individuò il progenitore del cane non nel lupo ma nello sciacallo e datò questo evento circa 15.000 anni fa e non 130.000 anni fa.

- Cranio del lupo di Lazaret

Dunque furono proprio quei lupi a permettere la nascita del cane come lo intendiamo noi oggi, infatti questi, nel corso delle generazioni, si distaccarono dal ramo evolutivo del lupo, mutarono aspetto fisico e comportamento diventando così dei cani “naturali”. Questo processo di evoluzione durò fino a 40.000 anni fa quando comparvero i primi veri e propri cani. I nostri antenati sfruttarono questi animali per smaltire i resti alimentari e per la guardia alle proprie abitazioni. Quando la loro alimentazione variò, ovvero col passaggio alla vita stanziale dovuta alla scoperta dell’agricoltura, passarono a cacciare piccoli animali, quindi veloci e agili, probabilmente gli umani incominciarono a sfruttare le abilità del cane per cacciare le prede. Quindi cominciarono a far accoppiare fra loro cani più adatti alla caccia, quindi più abili. Fu così che iniziò la selezione umana.

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Le prove a favore dell’origine del cane come “spazzino” Un esperimento che spiegò i meccanismi dell’evoluzione del cane (quindi ciò che successe ai lupi di Lazaret) fu svolto da Dimitri Belayev, scienziato dell’unione Sovietica, durante la seconda metà del Novecento. Belayev per il suo esperimento decise di utilizzare delle volpi aventi due caratteristiche fondamentali che lui riteneva fossero ereditarie, ovvero dovevano mostrare una buona tolleranza nei confronti dell’uomo e dovevano essere poco aggressive. Per cui prese delle volpi con tali caratteristiche, le fece accoppiare e allevò la prole. Dopo alcune generazioni ottenne delle volpi con caratteristiche fisiche e comportamentali diverse da altre volpi: queste avevano cambiato il colore del manto (acquisirono macchie bianche sulla fronte e sul petto chiamate macchie da domesticazione), la coda si arricciò e le orecchie divennero pendenti. Addirittura gli esemplari dell’ultima generazione che allevò, sembravano dei veri e propri cani sia dal punto di vista fisico che comportamentale, poiché presentavano segni di attaccamento nei confronti degli umani, come lo scodinzolio e i rituali di accoglienza al loro arrivo e persero l’istinto di fuga e l’aggressività verso gli uomini. Quindi possiamo dedurre da questo esperimento che le volpi selezionate trasmettevano alla prole, per via ereditaria, mutazioni sia comportamentali che fisiche.

Questo esperimento (che tuttora prosegue grazie agli allievi di Belayev) ci ha mostrato il processo di evoluzione che avvenne 130.000 anni or11


sono e ha spiegato il motivo per cui i lupi di Lazaret erano più piccoli rispetto agli altri, anche se probabilmente l’evoluzione di quei lupi fu molto più lenta in quanto Belayev fece il tutto attraverso la selezione artificiale e non naturale come avvenne all’epoca. Il processo di coevoluzione e non di addomesticazione Fino ad ora abbiamo parlato di domesticazione, ma questo termine non è corretto, infatti, come sostiene lo scienziato Ray Coppinger, non è biologicamente possibile l’ipotesi di domesticazione attraverso un processo di selezione artificiale avvenuto dopo la cattura di cuccioli di lupo, il loro allevamento e l’addestramento con la nascita finale di generazione in generazione del cane. Infatti se i nostri antenati ci provarono molto probabilmente fallirono . Questo lo si può dimostrare dal fatto che: I lupi vivendo a stretto contatto con l’uomo imparano a non temerlo, ma se necessario lo possono attaccare senza alcun problema. Ci sono uomini anche oggi che hanno tentato di addomesticare specie di canidi selvatici senza riuscirci, ad esempio gli indios Cumagoto usano lo speoto (Speothos venaticus) come animale da compagnia. Questo è un animale che ha un comportamento sociale simile ai lupi ma è molto aggressivo nei confronti degli invasori del suo territorio. Le tribù degli indios sono riuscite a renderlo un animale socievole ma comunque nel corso del tempo non ha subito mai nessuna modificazione fisica come le volpi di Belayev. Tutt’oggi i lupi che vengo messi in cattività diventano particolarmente aggressivi e la convivenza con questi è molto pericolosa per l’uomo. Anche gli esperimenti di ibridazione col cane non hanno avuto molto successo: infatti, le razze risultanti hanno caratteri molto forti e difficili. Un esempio di questo è il cane lupo cecoslovacco che si ottenne dall’accoppiamento di una femmina di lupo e di un pastore tedesco, dopo che questa aveva ucciso altri tre maschi. Quindi da tutto ciò possiamo capire che un processo di addomesticazione non poté avvenire all’epoca, dato che non si è riusciti ad averlo nemmeno ai giorni nostri sebbene possediamo conoscenze approfondite in materia di etologia e genetica. 12


Perciò, dato che i nostri antenati non avrebbero potuto addomesticare il lupo, si deve pensare più che altro a un meccanismo di co-evoluzione nel quale i nostri antenati e quelli del cane si sono evoluti insieme. Questo processo probabilmente iniziò quando un nostro antenato intuì la possibilità di potersi avvicinare maggiormente ai protocani vincendo quel minimo di diffidenza ancora presente . Però va sottolineato che il meccanismo che portò dal lupo al cane non fu a opera esclusiva dell’uomo, ma fu uno scambio di opportunità fra due specie animali diverse che trovarono punti comuni che li portarono a vivere insieme. Anche Lorenz ebbe ipotizzato che furono gli antenati dei cani a distaccarsi dai propri simili, avvicinandosi all’uomo per opportunismo e nel corso dei secoli divennero dei canidi che non erano né cane né lupo e poi con le generazioni successive modificarono il comportamento e l’aspetto fisico per adattarsi alla nuova vita di spazzini di rifiuti alimentari. Le analisi genetiche come prove Dai lupi di Lazaret al primo vero cane trascorsero circa 90.000 anni e ciò che avvenne in questo lasso di tempo lo si può solo ipotizzare . Per cercare di fare luce su ciò, sono stati effettuati vari studi di genetica, esaminando il DNA mitocondriale (DNA che si trova in organuli presenti all’interno delle cellule); alcuni affermano che il ramo evolutivo che ha portato poi al cane si è distaccato dal lupo intorno a 130.000 anni fa, mentre altri studi affermano che ciò avvenne intorno a 14.000 anni fa. Recentemente però è stato dimostrato che gli studi sul DNA mitocondriale sono poco affidabili, infatti ad esempio la seconda ipotesi è inattendibile, questo perché sono stati trovati resti di cani antichi almeno il doppio di quegli anni. In seguito, nel 2009, è stato effettuato un nuovo studio di genetica, che si basa sull’analisi del genoma di 912 cani di 85 razze diverse e 225 lupi grigi. Da questo studio è emerso che: 1. L’origine del cane è europea e non asiatica come alcuni studi basati sul DNA mitocondriale affermavano; 13


2. Uno dei primi processi di selezione umana è avvenuto in Medioriente e non in Cina; 3. Le razze più antiche sono il Basenji e il Saluki, poi arrivarono lo shar-pei, il levriero afgano, l’husky e l’alaskan malamute, mentre tutte le altre razze chiamate primitive, arrivarono tempo dopo. Successivamente ci fu uno studio che dimostrò che le razze autoctone del Medioriente e dell’Asia subirono un processo di ibridazione con le sottospecie di lupi locali, ciò probabilmente successe anche per i cani dell’Europa. Infatti, a causa di ciò, razze come il pastore tibetano, il chow chow, lo shar pei, l’akita, lo shiba e le razze che discendono da queste hanno geneticamente qualcosa in comune con il lupo cino/tibetano (Canis lupus chanco). Nel 2012 un gruppo di studiosi inglesi effettuarono uno studio sul DNA nucleare, in cui furono presi in esame i DNA di 1375 cani di 35 razze diverse e 19 lupi. Questo studio è stato integrato con i precedenti e con i ritrovamenti archeologi. Dall’analisi di tutti gli elementi ottenuti, si può dedurre che le uniche razze veramente antiche sono il Basenji, il saluki, il Dingo australiano e quello della Nuova Guinea. Delle altre razze non si può dire la medesima cosa in quanto negli ultimi duecento anni sono state quasi tutte manipolate geneticamente dall’uomo. Quindi le prime razze selezionate furono proprio queste e ciò è dimostrato dai vari pittoglifi (dipinti tutti circa 13.000 anni fa) ritrovati in vari paesi come la Libia, l’Algeria e l’Etiopia. Altri cani con codice genetico molto antico sono i cani pariah dei villaggi indiani e africani. Essi sono cani che vivono emarginati all’interno della comunità, ma sono comunque in contatto con l’uomo e spesso dipendono addirittura da lui, quindi non sono cani completamente selvatici ma nemmeno del tutto addomesticati. Probabilmente, secondo varie ricostruzioni, fu proprio da questi cani che partì la prima selezione umana.

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I reperti archeologici e paleontologici come prove Il secondo punto di contrasto, accennato prima, è il luogo di origine del cane, ovvero c’è chi sostiene che il primo vero cane sia nato in Cina e c’è chi sostiene che sia europeo. Quella più attendibile è la seconda: infatti, a favore di questa tesi vi sono varie prove di tipo paleontologico, ovvero fossili e reperti di cani antichi, e prove archeologiche, ovvero siti tombali ad opera dell’uomo e opere artistiche di vario genere. Questi reperti, oltre a contribuire a capire il vero luogo di origine del cane, sono una testimonianza molto preziosa per conoscere il tipo di relazione presente tra i nostri antenati e i primi cani. Di siti archeologici ne esistono circa una quarantina, la maggior parte dei quali si trova in Europa e hanno un’età superiore ai 9.000 anni. Molti di questi siti (circa un terzo) è possibile datarli a circa 14.000 anni fa, infatti fu proprio in questo periodo che in Europa avvenne la diffusione dei cani, mentre negli altri continenti avvenne più recentemente (circa 10.000/12.000 anni fa). Paradossalmente in America abbiamo evidenze che i cani erano presenti già circa 15.000 anni fa, questo perché le popolazioni umane della Siberia orientale si spostavano (attraversando la Beringia) frequentemente in nord America portando con sé i propri cani che fungevano da animali da traino. Vi sono siti in cui sono presenti pitture rupestri risalenti a 12.000/13.000 anni fa circa. Un altro importante sito è la grotta di Chauvet (Francia) in cui sono presenti impronte di bambino e di cane datate a circa 28.000 anni fa. Vi sono anche petroglifi risalenti a circa 5.500 anni fa, ritrovati in Egitto, che confermano il risultato ottenuto dagli studi fatti con il DNA nucleare. Infatti i nostri antenati ritrassero cani con sembianze di levrieri e dingo. Ciò dimostra che queste razze sono sicuramente fra le più antiche selezionate dall’uomo. Gli egizi avevano una sorta di culto della morte anche per i cani: lo testimonia il sito tombale ritrovato vicino a Saqqara in cui sono presenti almeno 8 milioni di cani sepolti fra il 5 secolo a.C. ed il 3 d.C. Tutti i reperti organici ritrovati, sono stati sottoposti alla datazione del carbonio 14, ovvero un metodo che sfrutta il decadimento nel tempo di questo isotopo. I risultati di questo metodo sono attendibili con reperti di età inferiore a circa 60.000/70.000 anni; in presenza di reperti più 15


antichi il risultato diventa meno fedele e difficoltoso da determinare. I reperti fossili che proporrò sono probabilmente più antichi di quanto viene indicato (secondo la scala di Fairbanks vi è una certa differenza in difetto fra la datazione al C14 e la datazione archeologica degli strati del terreno in cui un reperto viene ritrovato).

Alcuni dei siti più importanti Lazaret (Francia)- 130.000 anni fa Il sito più antico e importante per la storia dell’uomo è proprio quello di Lazaret. Infatti, come è stato già scritto, fu proprio qui che iniziò a differenziarsi il ramo evolutivo che dal lupo portò al primo vero cane. In questo sito, precisamente in una caverna, furono ritrovati scheletri di Homo sapiens neanderthalis in associazione a scheletri di lupo.

Cranio del lupo di Lazaret

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Goyet (Belgio)- 36.500 anni fa Un altro sito molto importante è quello vicino a Goyet in Belgio. Qui, in una cava, fu ritrovato lo scheletro di un cane primitivo, datato circa a 36.000 anni fa. Questo reperto è molto importante in quanto è la testimonianza che intorno a 40.000 anni orsono avvennero le più importanti modifiche fisiologiche che differenziarono definitivamente il ramo evolutivo del cane dal lupo (come già scritto il processo di evoluzione naturale che portò dal cane al lupo richiese almeno 90.000 anni).

Ricostruzione del cane di Goyet

Razboinichya (Russia)-33.000 anni fa Questo sito è molto interessante, infatti sono stati ritrovati un fossile di cane (simile per forme e dimensioni ad un samoiedo) e dei ramoscelli bruciati.

Teschio dell’antico cane 17


Questi sono l’indice del fatto che i nostri antenati usavano quello spazio probabilmente come abitazione e questo cane presumibilmente era il loro animale domestico prima di morire per cause sconosciute. Il cane è stato ritrovato in uno stato molto buono, ovvero non ha subito una completa decomposizione, ciò è stato possibile grazie alle temperature fredde tipiche della Russia e all’assenza di acidità nel terreno. Questo ritrovamento è molto importante perché è la dimostrazione della cooperazione tra l’uomo e il cane. Předmosti (Repubblica Ceca) -31.500 anni fa Un altro sito molto interessante è quello di Předmosti in repubblica ceca. Qui sono stati trovati i resti fossili di tre cani che assomigliavano al Siberian Huski ma di dimensioni maggiori. Su uno dei tre cani sono presenti segni di una sepoltura rituale con introduzione di un osso di mammut in bocca. Da questo possiamo capire che tra i cani e i nostri antenati che li avevano seppelliti c’era un forte legame affettivo. Da questo ritrovamento capiamo anche che i cani venivano usati come animali da traino e come spazzini, infatti spolpavano le ossa dei mammut, che sono state tra l’altro ritrovate nello stesso posto in grandi quantità.

Resti del cranio di Predmosti

Chauvet (Francia) – 28.000 anni fa Un altro reperto molto importante è stato ritrovato a Chauvet in Francia ed ha un’età pari a 28.000 anni . Qui sono state rinvenute le impronte di un bambino e di un cane che camminava al suo fianco. 18


Questo reperto ci fa capire chiaramente quale forse il legame affettivo presente tra i due . Insieme agli altri tre reperti precedenti, questo conferma ancora una volta che la cooperazione tra i cani e i nostri antenati è molto più antica di quanto si pensasse.

Impronte di un bambino e di un antico cane Oltre a questi reperti molto importanti e antichi, sono presenti altri ritrovamenti più recenti di età compresa tra i 28.000 e i 14.000 anni, che si trovano in altre parti di Europa come in Spagna, in Svizzera, ecc. Akakus (Libia) -12.000 anni fa Anche in Africa ci furono vari ritrovamenti sia archeologici che paleontologici. Ad esempio in Libia furono trovati in alcune caverne dei monti libici, dei petroglifi che raffiguravano dei cani, probabilmente degli antichi levrieri. Questi reperti non sono visibili in quanto recenti atti vandalici ne hanno cancellati molti. Qui erano presenti molti disegni di cani, fra cui uno ritratto ‘all’ombra’ di una palma, ed un altro tenuto al guinzaglio da un cacciatore. 19


La datazione di queste opere artistiche è intorno ai 12.000 anni. Purtroppo, pare sia molto difficile se non impossibile riuscire a recuperare questi importanti reperti dell’antichità.

Petroglifi raffiguranti antichi levrieri Ein Mallaha (Israele)- 12.500 anni fa Un altro sito abbastanza recente ma molto importante si trova in Israele. Questo è noto perché è una testimonianza molto rilevante del legame affettivo fra i cani e gli esseri umani. Infatti, in una tomba sono stati ritrovati i resti di un anziano abitante di quell’antico villaggio posizionato su un fianco in posizione fetale con la mano sinistra protesa verso un cucciolo di cane posto sopra la sua testa, quasi volesse accarezzarlo.

Resti umani 20


Danger Cave (Utah – USA) -10.000 anni fa Anche in America sono stati portati alla luce vari siti di età più recenti rispetto a quelli Europei. In questa grotta è stata ritrovata una mandibola appartenuta ad un cane vissuto in quei luoghi intorno a 10.000 anni fa. Le caratteristiche di questo reperto osseo ci fanno capire che i cani presenti all’epoca in questi territori avessero un muso relativamente corto. I cani più recenti ritrovati nell’area hanno un muso più allungato e taglia più grande. Il cane ritrovato nella Danger Cave è quello con caratteristiche più singolari rispetto a tutti gli altri ritrovati in nord America di epoca precedente e successiva. Comunque non è ancora chiaro se questo cane abbia avuto dei discendenti.

Denti di cane ritrovati presso il sito di Danger Cave (USA)

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I cani in Italia Anche in Italia sono presenti siti archeologici, solo che, a differenza degli altri paesi, quelli presenti sul nostro territorio sono molto più recenti, poiché risalgono a circa 6.000/7.000 anni fa. Ad esempio sono stati ritrovati resti riguardanti sepolture rituali fra l’Emilia e il mantovano, anche in Liguria è presente un sito tombale dove sono stati trovati denti di cani insieme a denti e ossa di altri animali carnivori che presumibilmente fungevano da ornamenti per i nostri antenati. I siti presenti sul nostro territorio sono recenti per il fatto che in Italia il cane è arrivato tardi rispetto agli altri paesi. Questo accadde perché il nostro territorio era isolato geograficamente a causa del mare e a nord dalle Alpi, per cui per i nostri antenati, che erano sprovvisti dei nostri mezzi di trasporto, era difficile superare questi ostacoli naturali.

Orione e Sirio - Mantova - 5.000 a.C. 22


L’avvento della selezione Quindi, recapitolando, dopo che il processo che ha portato al cane ebbe inizio, abbiamo un periodo di circa 90.000 anni in cui non si conosce cosa successe. Come già visto, gli studi hanno dedotto che in questo lasso di tempo i proto-cani continuarono a mutare morfologicamente e si ibridarono naturalmente con i lupi locali. Dopo ciò, abbiamo uno stadio intermedio in cui c’è la comparsa dei primi veri e propri cani che iniziano a convivere a stretto contatto con l’uomo. In questo stadio si presentano cani di varie dimensioni e tipologie. Successivamente, i cani selvatici si spostarono dall’Europa all’Africa, al Medio Oriente, India, Tibet, Cina e Asia sud orientale entrando in contatto coi lupi di quei territori e ibridandosi con loro. Contemporaneamente o successivamente agli episodi di ibridazione a partire da 12.000/13.000 anni fa l’uomo intervenne nella genetica del cane per produrre cani con funzionalità specifiche. Fu così che nacquero le prime sottospecie canine (ovvero le razze). Questo processo di selezione artificiale sappiamo che incominciò per mano dell’Homo Sapiens, ma il motivo per cui lo fece non è conosciuto in modo chiaro e preciso, infatti non sono presenti né documenti, né rappresentazioni artistiche che narrano della nascita delle razze. Nemmeno le teorie evoluzionistiche e i mezzi della scienza sono stati in grado di chiarire questo aspetto. Quindi la ragione che portò l’uomo a selezionare le razze è solo ipotizzabile. Probabilmente l’uomo iniziò ad effettuare un processo di selezione quando capì che avrebbe potuto utilizzare il cane per situazioni diverse da quelle di spazzino e di guardiano. Questo processo di selezione presumibilmente avvenne quando l’uomo passò dalla vita nomade o seminomade a quella stanziale, ovvero fra il Paleolitico finale ed il primo Neolitico (intorno a 12.000/13.000 anni fa). Infatti, con la scoperta dell’agricoltura l’uomo cambiò il proprio regime alimentare, introducendo più carboidrati ed imparò a gestire meglio le piante domestiche. Non dovendo dipendere totalmente da ciò che raccoglieva o predava incominciò a cacciare prede che prima non venivano considerate, come conigli, lepri e pernici, animali molto agili e velo23


ci, quindi difficili da cacciare. Forse quindi l’uomo incominciò a selezionare i cani quando notò che i propri compagni riuscivano a catturare abbastanza facilmente quegli animali così veloci e abili nello sfuggire alle sue frecce e decise di sfruttare questa loro abilità innata. Verosimilmente la prima selezione è stato un caso fortunato, infatti un nostro antenato avrà pensato di far accoppiare due dei suoi cani che gli permettevano di catturare più facilmente le prede; non fu un calcolo ragionato, anche perché allora non si aveva la minima idea di cosa fosse la genetica. Anche Darwin non propose mai nessuna ipotesi concreta su come avvenne la prima selezione, egli si limitò a studiare gli allevamenti di cani e in particolare il modo in cui gli allevatori riuscivano, selezionando, a mantenere alcuni tratti che caratterizzavano una certa razza. Sebbene le sue osservazioni erano limitate da una scarsa conoscenza in ambito genetico (lo studio della genetica era solo agli inizi) a lui dobbiamo riconoscere di aver ottenuto molti risultati validi, tant’è vero che la maggior parte della sua teoria dell’evoluzione è ancora oggi valida. Darwin notò soprattutto come gli allevatori erano capaci di isolare determinati caratteri per creare una nuova razza, addirittura alcuni caratteri selezionati in natura avrebbero determinato la non sopravvivenza dell’animale e quindi della nuova razza, invece gli allevatori erano interessanti proprio a quel carattere recessivo e lo facevano emergere in modo da migliorare la razza esteticamente. Però con le sue osservazioni non riusciva a spiegarsi il motivo per cui l’uomo iniziò a selezionare determinate razze e in che modo avviò questo processo.

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Il tentativo di dare una spiegazione attraverso le analisi del DNA La genetica moderna ha cercato di rispondere a queste ultime domande che si è posto Darwin utilizzando vari tipi di analisi. La prima analisi fu effettuata nel 1997 da Wayne e Vilà che esaminarono il DNA mitocondriale. Dai risultati emerse che il cane si sarebbe differenziato geneticamente dal lupo intorno a 135.000 anni fa. Nel 2002 l’equipe del genetista Savolainen fece una ricerca simile e in questo modo attribuì la nascita del cane a circa 15.000 anni fa. Come si può notare i risultati effettuati sul DNA mitocondriale sono discordanti e pertanto poco affidabili. In seguito vennero eseguite analisi più approfondite e con una maggiore attendibilità che portarono a risultati più precisi e corretti. Questi studi furono effettuati sul DNA SNP (cioè sui singoli nucleotidi polimorfi, nucleotidi che causano variazioni nel materiale genico) e sono i primi ad essere aderenti alle scoperte archeologiche e paleontologiche, infatti confermavano che il cane è nato in Europa e non in Asia, dove è arrivato tempo dopo, e le prime fasi della selezione umana avvennero in Medio Oriente. Quindi possiamo capire che gli studi sul DNA SNP sono più affidabili rispetto a quelli sul DNA mitocondriale, infatti i primi non sono in accordo con i vari ritrovamenti archeologici, mentre i secondi lo sono. Inoltre i primi studi hanno esaminato solo un piccola parte di DNA (ovvero quello mitocondriale), invece gli studi sul DNA SNP hanno esaminato 50.000 parti del genoma del cane. Nel 2010 lo studioso Boyko fece una ricerca basata su sequenze di DNA mitocondriale, su SNP DNA e marcatori micro satellitari dei cani dei villaggi africani e asiatici e giunse a capire che il DNA mitocondriale, da solo, non è in grado di permettere la determinazione della posizione e dei tempi della selezione. Questo perché gli stessi aplogruppi mitocondriali ( raggruppamenti di mutazioni, chiamati aplotipi, che indicano geneticamente tutta la linea evolutiva di una determinata popolazione e le sue origini in linea materna) si trovano in molte popolazioni canine diverse, quindi non sono ancora state trovate divergenze nel DNA mitocondriale tra le varie popolazioni e anche se si trovassero, potrebbero essere dovute al tipo di campionamento scelto , per cui non si possono ritenere certe le informazioni raccolte tramite il DNA mito25


condriale. Lo studio di Boyko non diede risultati concreti al contrario della ricerca svolta dall’equipe di studiosi della Davis California University pubblicata nel 2011. Questo nuovo studio conferma che le analisi basate sul DNA mitocondriale non possono essere ritenute affidabili e dichiara, tramite lo studio dei geni del cromosoma Y, che esistono differenze tra i cani dei villaggi africani e mediorientali e quelli del sud est asiatico. La differenza principale è che nel patrimonio genetico dei cani africani, come anche in quello del basenji e del saluki, è stato riscontrata la presenza del Canis lupus pallipes, mentre in quello dei cani asiatici è stata trovata traccia del Canis lupus chanco. Quindi come previsto, le rezze dell’Asia orientale sono imparentate con i cani dei villaggi asiatici, mentre le razze medio orientali sono assimilabili ai cani dei villaggi africani. Ciò non è valido per le razze europee e americane, anche se queste sono raggruppate con i cani dei villaggi del sud est asiatico. La cosa più sorprendente è che mancano quasi completamente aplotipi del Medio Oriente e sono invece presenti quelli dell’Asia che rispetto al primo, è molto più lontana. Anche se l’aver ritrovato influenze asiatiche non è del tutto una sorpresa: infatti, nel periodo Vittoriano si svilupparono molte razze che vennero mescolate con cani asiatici. Dunque dai risultati ottenuti, possiamo capire che i moderni cani di razza europea sono per la maggior parte derivati delle recenti importazioni di cani asiatici e quindi non indicano l’antica origine indigena. Quindi da questo studio possiamo capire che la seleziona umana degli ultimi 150 anni, soprattutto quella effettuata dagli allevatori britannici, ha influito pesantemente sul patrimonio genetico dei cani moderni e, a causa di ciò , non è possibile conoscere precisamente né le origini del cane, né l’esatto processo della selezione delle razze e soprattutto nemmeno il motivo che spinse i nostri antenati a selezionare le razze. Oltre a questo, non è nemmeno possibile determinare con precisione una qualche linea di discendenza tra i cani antichi/naturali (non ancora manipolati dall’uomo) e quelli selezionati dall’uomo. Sicuramente esiste una discendenza tra i cani antichi e quelli moderni, ma l’uomo ha manipolato talmente tanto il patrimonio genetico del cane che sarà impossi26


bile arrivare a conoscere perfettamente la storia e le origini del cane. Inoltre non è nemmeno possibile, sempre a causa di ciò, determinare l’antichità effettiva delle razze che vengono considerate primitive a eccezione del basenji e del saluki, che, a causa dell’ isolamento ambientale o grazie alla volontà delle popolazioni che li hanno allevati, non sono caduti nelle mani degli inglesi e non hanno subito ibridazioni con i cani asiatici. Dunque, come appena detto, a causa della selezione effettuata dall’uomo, una parte di storia del cane è stata come cancellata, in quanto tramite le analisi genetiche del DNA mitocondriale non si riuscirà sicuramente a ricostruirla. Proprio per questo motivo, ci sono coloro che sostengono che i cani più antichi non abbiano avuto alcuna discendenza, non riscontrando elementi comuni tra il DNA dei cani ritrovati e quello dei nostri. In realtà i discendenti di quei cani antichi esistono e hanno un patrimonio genetico diverso dalle sottospecie del Canis familiaris; i cani in questione sono i cani pariah detti anche cani dei villaggi. Perciò, possiamo dire che questi animali sono lo stadio immediatamente precedente la selezione artificiale che, come sappiamo, soprattutto a causa degli incroci tra cani europei e cani orientali , ha reso impossibile rilevare i legami genetici fra i cani antichi e quelli moderni. La presenza del DNA del lupo nel patrimonio genetico del cane Oltre a ciò, dagli studi sul DNA, sono emerse tracce genetiche delle varie sottospecie di lupo nel patrimonio genetico canino. Questo dimostra che, come già detto in precedenza, poco prima della selezione umana e/o successivamente alla stessa, i cani ebbero varie occasioni per ibridarsi in natura con i lupi dei territori da essi abitati e ciò non avvenne di certo per mano dell’uomo, come dimostrato infatti i tentativi fallimentari di incrocio tra cani e lupi effettuati in epoca contemporanea (ricordiamo l’esempio del Cane lupo cecoslovacco portato precedentemente a favore dell’ipotesi). Vediamo ora alcune ibridazioni con delle sottospecie di lupo. Nel patrimonio genetico di molte razze canine moderne è presente il DNA dei lupi del Medio Oriente, questo è testimoniato dai dati genetici 27


che legano Canis lupus pallipes ai cani pariah dell’Africa e dell’Asia , al saluki e al basenji. Invece nel patrimonio genetico delle razze canine dell’Asia orientale sono presenti tracce dei lupi tibetani, mentre in quello dei cani europei e nordici sono presenti geni del lupo grigio europeo e, come visto in precedenza, anche del lupo tibetano; infatti, non solo nel periodo vittoriano avvennero varie ibridazioni tra le razze europee e i lupi asiatici, ma ci furono già ai tempi dei fenici che, durante le loro esplorazioni navali, portavano con sé i propri cani. Anche se i geni del lupo tibetano sono presenti in molte razze non solo asiatiche, questo non vuol dire che la linea evolutiva dei cani si sia distinta nei territori asiatici, tant’è vero che i reperti archeologici dimostrano l’origine del cane essere avvenuta in Europa. A differenza del lupo tibetano che è presente nel DNA di molte razze, il lupo grigio americano non ha contribuito alla formazione del patrimonio genetico dei cani attuali. Al contrario, è proprio il cane ad essere presente nel patrimonio genetico del lupo grigio americano stesso. Una dimostrazione di questo è la possibilità che alcuni esemplari nascano con il manto di colore nero al posto del grigio, colore tipico del manto di questa popolazione: l’unica spiegazione possibile è che siano avvenuti incroci spontanei con cani liberi. E’ impossibile che siano avvenute per mano umana in quanto, ancora oggi, gli allevatori moderni hanno quasi sempre fallito nell’intento di ibridare i cani con i lupi (come accaduto per il cane lupo cecoslovacco), per cui è impensabile che i nostri antenati, che erano privi di conoscenze e mezzi tecnologici riuscissero nell’intento di addomesticare il lupo o di ibridarlo con i loro cani. Un altro motivo a favore di ciò è che il lupo si accoppia difficilmente in condizioni di cattività con una femmina della propria specie, quindi ciò può avvenire ancora con meno possibilità se si tratta di una femmina di un’altra specie, quale il cane. Quindi anche le leggende degli Inuit in cui si narra che le femmine di cane in calore venissero portate nella foresta per farle accoppiare con i lupi, per poi essere riprese in gravidanza qualche settimana dopo, sono da considerarsi senza fondamento. Infatti, solitamente il lupo considera il cane come un competitore e se si presentasse nei propri territori di caccia, il suo istinto lo porterebbe 28


all’eliminazione del nemico e non di certo all’accoppiamento. Anche ammettendo che il lupo non vedesse la femmina di cane come un nemico e si accoppiasse con questa, i suoi istinti di assistenza durante il periodo della gestazione e durante l’allevamento della prole non cambierebbero, e quindi non abbandonerebbe la femmina per farla ritornare dagli umani, questo perché il lupo, a differenza del cane, è monogamo e si impegna a difendere la propria femmina. Le linee di selezione Come ho scritto in precedenza, quando l’uomo mutò alimentazione e passò quindi da una vita nomade a una sedentaria, cambiò anche il modo di utilizzare i suoi cani, almeno questo avvenne in Medio Oriente. In realtà esistono 4 o 5 direzioni in cui è andata la selezione artificiale, ognuna delle quali è caratterizzata da tempistiche diverse e luoghi diversi. Come detto precedentemente, la storia canina è molto controversa, per cui anche in questo caso non si è sicuri del luogo di origine della prima selezione; gli studi basati sul DNA mitocondriale, che sono quelli più inaffidabili per le motivazioni espresse precedentemente, affermano che sia avvenuta nel sud est asiatico, quelli basati sul DNA SNP danno come luogo di origine il Levantino mediterraneo e infine le prove fossili nominano l’Europa come luogo di inizio. Come ho accennato, lo sviluppo delle razze ha seguito 5 linee di selezione: quella mediorientale, quella europea, quella asiatica, quella siberiana-americana e quella che portò ai cani nel Pacifico. Linea mediorientale Ora prendiamo in considerazione quella mediorientale, per cui ipotizziamo che i primi cani ad essere selezionati dall’uomo furono nel territorio dove oggi si trovano Israele, Siria, Libano e Giordania. Quindi in questi territori avvenne il passaggio dalla vita nomade a sedentaria e quindi incominciarono a cacciare prede di piccole dimensioni e agili, come conigli e pernici. Per cui, a questo punto, sentirono il bisogno di farsi aiutare dal cane che, rispetto a loro, riusciva a cacciare questi animaletti in modo più semplice e efficace. 29


Oltre che in questo, il cane venne impiegato anche nelle case dei nostri antenati come cacciatore di topi e ratti, i quali venivano attirati dai depositi alimentari dei nostri antenati. Essi non utilizzavano ancora il gatto in quanto all’epoca non era ancora stato addomesticato. Per cui i nostri antenati iniziarono a incrociare cani con determinate capacità e caratteristiche fisiche, quindi fecero accoppiare tra loro esemplari aventi dimensioni ridotte, fisico snello, velocità nel cacciare e spiccato senso di predazione nei confronti dei piccoli animali. Linea europea Ora trattiamo la linea europea; innanzitutto, dobbiamo fare una considerazione fondamentale, ovvero che probabilmente nel territorio europeo non ci fu bisogno di selezionare i cani, in quanto verosimilmente i cani antichi che abitavano in questa zona possedevano già tutte le caratteristiche utili all’uomo europeo. Per capire meglio cosa si intende con ciò, dobbiamo prendere in esame il cane più antico che fu ritrovato in territorio europeo, ovvero il cane di Goyet. Questo cane antico assomigliava a un cane di tipo nordico o spitz, aveva grandi dimensioni e quindi possiamo dedurre che i nostri antenati utilizzassero il cane solo come animale da guardia, anche perché il territorio europeo, all’epoca, era un’immensa tundra nella parte sud, mentre nella parte nord il terreno era dominato dal permafrost. Anche nei territori compresi tra Repubblica Ceca e Russia, si crearono le medesime condizioni territoriali che erano presenti nel territorio che circondava Goyet, per cui gli umani vivevano con cani aventi dimensioni e aspetto simile al cane belga ed iniziarono a usarli per trainare cose che l’uomo faceva fatica a trasportare. A favore di questa ipotesi, possiamo considerare il ritrovamento dei fossili dei tre cani di Predmosti (di cui ho già trattato) che erano robusti di corporatura. Questo va forse a testimoniare che venivano utilizzati in muta per trasportare pesi durante gli spostamenti effettuati dall’uomo per cacciare e quindi probabilmente a quell’epoca l’uomo aveva già iniziato a utilizzare una sorta di slitte, anche se queste non sono mai state ritrovate, più che altro perché probabilmente erano fatte di materiali facilmente deperibili, come il legno. Oltre a questo, in Russia è stato ritrovato un cane avente uno scheletro simile ad un siberian huski datato a circa 7.000/8.000 anni fa. Questo 30


quindi è una prova ulteriore al fatto che in Europa i cani domestici venivano utilizzati da guardia e da traino, vivendo in un clima glaciale e, proprio per questo motivo, per molto tempo i nostri antenati non ebbero l’esigenza di selezionare razze da utilizzare per altri impieghi. Linea siberiano-americana I cani sappiamo che arrivarono anche nella regione remota della Siberia, la modalità con cui giunsero è a oggi solo ipotizzabile, o arrivarono in questa regione perché accompagnarono i loro umani che cercavano nuovi territori di caccia, oppure emigrarono essi stessi per cercare nuovi territori in cui potersi nutrire. Quest’ultima ipotesi potrebbe sembrare poco valida, in quanto come sappiamo i lupi si adattarono alla vita in compagnia dell’uomo, mutando le proprie dimensioni proprio per diventare degli “spazzini”, evitando così di cacciare. Ma in realtà, essi non avevano perso la loro abilità nel cacciare. Sta di fatto che ciò che avvenne davvero è un mistero. Sul territorio americano, il cane era già presente intorno a 15.000 anni fa, come indicano i reperti fossili ritrovati. Questo perché in passato gli uomini erano soliti spostarsi attraverso la Beringia dalla Siberia all’Alaska, al Canada e viceversa. Nel territorio dell’America sono stati ritrovati cani di dimensioni differenti: nel nord (ad esempio nel Canada) troviamo cani aventi dimensioni simili ai cani nordici come l’Alaskan Malamute, man mano che scendiamo a sud, le dimensioni dei cani diventano più ridotte rispetto a quelle dei cani europei che li precedettero nella scala evolutiva, probabilmente fu proprio l’uomo, nell’epoca pre-colombiana, a selezionare cani di dimensioni minori. E’ possibile inoltre che, dopo la fine della glaciazione, alcune popolazioni giunsero in America via mare e portarono probabilmente con sé i propri cani. Infatti sono stati ritrovati dei piccoli cani in Ecuador aventi un’ età di 10.000 anni. Di questi antichi cani non vi è alcuna traccia genetica fra i cani attualmente viventi nel sud America, questo probabilmente fu a causa della colonizzazione europea avvenuta dopo Colombo. Linea asiatica Questa linea di selezione iniziò molto dopo rispetto alle altre viste precedentemente, questo probabilmente è dovuto al fatto che iniziò 31


nell’Estremo Oriente solo quando i cani dell’occidente giunsero con o senza uomini in questa regione. Secondo i cinesi, i cani di questa linea di selezione furono selezionati a partire da 15.000 anni orsono, ma ciò non è in accordo con i ritrovamenti fossili, infatti i resti più antichi di cane in territorio cinese risalgono a circa 10.000 anni fa. Ovviamente ciò non toglie il fatto che i cani potrebbero essere esistiti in quel territorio già da prima, solo che non esiste alcuna prova scientifica che lo possa provare. Inoltre i molossoidi, che potrebbero essere derivati dal pastore tibetano, vennero raffigurati per la prima volta dagli egizi e dagli assiri molto tempo dopo la raffigurazione ritrovata ad Akakus, che ricordiamo ritraeva degli antichi levrieri, probabili basenji e cani di tipo spitz, quindi a rigor di logica nacquero più tardi. Anche la maggior parte degli studi basati sulla genetica mostrano che le razze del Medioriente e dell’Europa sono più antiche delle razze asiatiche. Le stesse razze orientali come lo Shar Pei, l’Akita e lo Shiba Inu hanno una tradizione storica documentata che non va oltre i 3.000 anni fa, mentre un cane antico, che probabilmente era l’antenato dello Shiba inu, soprannominato ‘cane Jomon’, è stato ritrovato nel sito di Natsushima ed è stato datato a 9.500/10.000 anni indietro nel tempo. Dunque, i cani erano già presenti in Asia nord-orientale circa 11.000 anni fa, periodo in cui si sciolsero i ghiacci in maniera abbastanza improvvisa (si teorizzano giorni o settimane) con un successivo rapido innalzamento delle acque marine di 120/150 metri. Anche se i cani erano già presenti nell’estremo nord asiatico e sulle coste dell’Oceano Indiano, in Cina e nel sud est asiatico per una ragione sconosciuta i cani arrivarono tempo dopo. Tornando ai cani che sono stati selezionati in oriente, la maggior parte di essi (come il pastore del Caucaso) sono stati ottenuti come cani da guardia di greggi o case e sono discesi forse da cani simili ai pastori del Tibet e della Mongolia. Quindi ora sorge spontanea una domanda, ovvero come fecero i cinesi a selezionare cani con il cranio più largo che lungo e il muso corto, partendo da cani con caratteristiche opposte. Il motivo può essere spiegato utilizzando l’esperimento di Belayev sul32


le volpi, che ho trattato in precedenza. Infatti dai suoi risultati possiamo comprendere che, quando viene effettuata una selezione in base al comportamento (ovvero vengono fatti riprodurre solo gli esemplari che hanno un rapporto migliore con l’uomo) questa, con il passare delle generazioni, porta non solo a cambiamenti del comportamento, ma anche a mutamenti dal punto di vista strutturale e quindi anche del cranio. Quindi questo significa che gli antichi cinesi decisero di selezionare i cani di quella regione con una particolare attrazione nei confronti dell’uomo, perciò questo avrebbe dovuto comportare, secondo gli studi svolti da Belayev, una riduzione delle dimensioni corporee ed una modificazione del cranio con allargamento della scatola cranica e riduzione del muso. Queste ultime due modifiche avvennero ma non ci fu una riduzione delle dimensioni, infatti il mastino tibetano è uno dei cani di taglia maggiore. Ciò sta a indicare che deve essere intervenuto qualche altro fattore ad unire tutte queste modifiche. Se poi guardiamo le analisi del DNA mitocondriale ed SNP, lo Shar Pei in effetti risulta essere più antico del mastino tibetano, anzi risulta essere il probabile progenitore di tutti i molossi orientali: infatti, questa razza ha tutte le caratteristiche che deriverebbero da una selezione fatta basandosi su caratteristiche comportamentali. Possiamo, perciò, dedurre che gli antenati dei cinesi selezionarono fra i cani liberi quelli con particolare attaccamento all’uomo e con il passare delle generazioni arrivarono allo Shar Pei. In seguito, per avere dei cani di dimensioni notevoli che mantenessero la stessa conformazione craniale dovettero ricorrere ad un altro genere di selezione, che però non possiamo conoscere, con i mezzi che abbiamo, quale sia. Sull’origine dei molossoidi esiste un’altra teoria. Infatti, non vi è nulla a dimostrazione del fatto che i molossi siano stati originati dal mastino del Tibet, anzi le prove fossili dimostrano che i cani arrivarono in Estremo Oriente molto tempo dopo la prima selezione artificiale effettuata dall’uomo. Perciò, può darsi che i grandi molossi del Medio Oriente arrivarono successivamente in Estremo Oriente seguendo i propri compagni umani e poi furono incrociati dagli allevatori cinesi con cani particolarmente robusti, inclini alla guardia ed alla difesa del territorio e che erano già presenti da tempo in quell’area. Crearono così prima lo 33


Shar Pei e poi i propri giganteschi cani da pastore. Questa teoria è confermata dal ritrovamento più recente (circa 8.000 anni fa) di un grosso cane cinese. Invece altre razze, come il Chow Chow, probabilmente allo stesso modo dei cani giapponesi, ebbero una discendenza dagli spitz nordici della Siberia. Ritornando ai molossoidi successivamente vennero selezionati per essere aggressivi e furono impiegati anche nelle guerre; invece, quando arrivarono in Egitto, furono utilizzati per la caccia di grossi animali insieme ai levrieri, i quali erano veloci nel raggiungere le prede di grossa taglia ma necessitavano di un maggiore aiuto per uccidere le stesse. Di questa linea evolutiva, fanno parte anche i cani australiani. Essi probabilmente arrivarono in questo continente o in compagnia degli aborigeni (per poi ritornare per una qualche ragione a essere selvatici), oppure, più probabilmente, arrivarono al seguito delle migrazioni umane nutrendosi dei loro rifiuti. Questo perché durante l’ultima glaciazione il continente asiatico era collegato all’Australia attraverso un grande ponte di terra, mentre la Nuova Guinea era attaccata alla regione del Queensland. E’ probabile quindi che i dingo si diffusero prima di tutto nella Nuova Guinea e nelle isole Fraser e poi scesero a sud; a dimostrazione di questo è il fatto che i discendenti sono presenti in queste località, ma non in Tasmania, dove probabilmente non sono mai arrivati. Dal 5.000 a.C. ai giorni nostri: ecco cosa accadde Ricordiamo che la selezione delle razze partì quando l’uomo cominciò a vivere in modo sedentario e le prime testimonianze di questo processo le troviamo a partire dal Neolitico. Fu proprio da questo periodo in poi che i nostri antenati iniziarono a ritrarre i propri cani domestici, infatti sono stati ritrovati vari pittoglifi in Africa che raffigurano razze antiche, come levrieri, dingo, basenji e saluki. Rappresentazioni canine relativamente più recenti (ovvero di circa 7.000 anni più giovani rispetto a quelle citate prima) le troviamo in Egitto; esse sono effettuate utilizzando una tecnica diversa, ovvero il bassorilievo. Con questa tecnica gli egiziani raffigurarono come in passato i levrieri e i basenji, ma introdussero anche un nuovo tipo di cane caratterizzato da zampe corte e orecchie erette, quindi questi potrebbe34


ro essere antenati dei bassotti. Successivamente, inserirono nelle loro rappresentazioni anche i primi molossoidi, che furono portati in Egitto dagli Assiri.

Rappresentazione di un Molossoide Quindi da ciò capiamo che le prime razze selezionate furono proprio: il basenji, i levrieri (in particolare il saluki), gli spitz ( ovvero i dingo, i cani nordici e i cani giapponesi) e un po’ di tempo dopo comparvero anche i molossoidi. In seguito i fenici, durante le navigazioni portavano con sé i propri cani, che derivavano dai molossi degli Assiri, e praticando il baratto con le popolazioni che incontravano nei vari territori, lasciavano i propri cani alle popolazioni di quelle regioni come merce di scambio. Quindi le popolazioni di quei territori ibridarono i forti cani dei fenici con quelli presenti nel loro territorio e svilupparono così nuove razze. Fino ad ora abbiamo parlato solo di documentazione artistica e non letteraria, infatti per poter trovare un documento scritto che parli di cani bisogna giungere fino al IV secolo a.C. al tempo dei Greci quando l’Ateniese conosciuto come Senofonte scrisse un testo chiamato “Il Cinegetico” . In questo documento viene trattata la caccia con l’ausilio dei cani ( in particolare è spiegato come bisogna addestrarli per fargli catturare le prede), vengono anche indicate alcune tipologie di cani presenti allora in Grecia e infine viene spiegato il modo in cui devono essere selezionate determinate razze. In particolare scrive delle seguenti razze: - il Castoriano (chiamato così perché secondo i Greci fu selezionato dal mitologico argonauta Castore) : cane di taglia media simile al basenji 35


da cui probabilmente discendono il Cirneco o il cane di Ibiza; - il Volpinoide, razza che secondo i greci discese in parte dal cane e in parte dalla volpe, anche se oggi sappiamo che i cani non possono accoppiarsi con le volpi per dare prole fertile; - i cani “indiani” erano probabilmente dei molossi grandi, veloci e coraggiosi utilizzati per cacciare i cervi; - il cane cretese, cane usato anche lui per la caccia. Poco tempo dopo, anche il filosofo Aristotele trattò delle razze canine presenti nella sua patria trattandone nel suo “Historia Animalium”. Da questi documenti gli scienziati hanno dedotto che ai tempi del filosofo nell’antica Grecia esistevano quattro tipologie di cani: I Laconiani : erano dei cani da caccia; I molossi (ovvero i cani indiani) :erano usati per la guardia; I cani cretesi :erano usati per la caccia; I Melitani : erano cani piccoli caratterizzati dal pelo lungo. I greci non effettuavano ancora delle selezioni sistematiche; infatti, i primi ad attuarle furono gli antichi Romani 2.000 anni fa. Essi selezionarono varie razze, di cui possiamo conoscere i nomi e le caratteristiche grazie a un trattato chiamato “ De re rustica” scritto da Columella. Quindi gli studiosi hanno capito dai documenti che nell’antica Roma erano presenti cinque tipologie di cani: Canis venatici: erano cani veloci usati per cacciare; Canis pastoralis: erano cani da pastore, un esempio è il pastore maremmano; Canis pugnaces: cane di tipo molosso che veniva utilizzato in guerra o nei combattimenti contro i gladiatori; Canis villatici, grossi molossi utilizzati per la guardia delle corti Cani da compagnia; In seguito vi furono altri studiosi che scrissero di cani e molto spesso imitavano solo il testo di Senofonte. Per avere quindi un testo innovativo e completo dobbiamo aspettare il 1570, quando il fisico John Caius pubblicò un trattato riguardante i cani presenti in Inghilterra a quei tempi che fu denominato “De Canibus Britannicis”. In questo libro i cani vengono divisi in 4 tipologie: Cani da caccia; 36


Cani da fiuto e riporto; Cani da compagnia; Cani da campagna; In seguito, i testi riguardanti i cani, furono scritti da pochi studiosi o allevatori; solo a partire dal XVIII secolo iniziarono ad abbondare. I principali autori furono allevatori francesi e in seguito si aggiunsero anche gli allevatori inglesi. Una nota di merito va al biologo Linneo che effettuò una propria classificazione delle razze canine individuandone una quarantina. Ovviamente con il passare del tempo la selezione delle razze è continuata e a oggi l’E.N.C.I (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) riconosce più di 400 razze canine. Il lavoro di selezione però non è concluso. Infatti, per evitare di perdere le caratteristiche di una determinata razza e pertanto per evitare che le razze scompaiano, gli allevatori devono impegnarsi e continuare a lavorare per cercare di mantenere o di migliorare le caratteristiche di quella determinata razza, senza però incidere negativamente sulla salute degli esemplari e della prole; quindi dovrebbero seguire delle regole morali ed etiche ed evitare di trascurare il benessere del cane in favore della bellezza.

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Bibliografia e sitografia Padrone,G, …E il cane decise di incontrare l’uomo, Narcissus, 2012 Lorenz,K,L’anello di re Salomone,Adelphi,2011 Lorenz,K,E l’uomo incontrò il cane,Adelphi,2014 http://www.dogjudging.com/2003/pages.php?node=03/05/24/2125057 http://www.tipresentoilcane.com/2012/02/22/genealogia-di-canidi-eumani/ http://scienceblogs.com/thoughtfulanimal/2010/06/14/monday-pets-the -russian-fox-st/ http://eilcanedecise.bloog.it/cani-e-indagini-genetiche-probabilmenteuna-svolta.html http://www.tipresentoilcane.com/2011/07/31/origine-del-cane-eselezione-delle-razze/ http://wwwcentroveterinariofioranese.blogspot.it/2012/10/lorigine-delcane.html http://www.cdt.ch/la-fattoria-degli-animali/amici-pelosetti/52132/uomo -e-cane-amici-da-20-000-anni.html http://www.animalinelmondo.com/notizie/cani/868/l-evoluzione-delcane.html http://www.tipresentoilcane.com/2013/12/19/clc-reincrociati-con-i-lupi -blitz-della-forestale/ http://www.tipresentoilcane.com/2011/05/16/storia-del-cane-dalladomesticazione-ai-moderni-standard/

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I.S.I.S. “CATERINA PERCOTO” Liceo della Scienze Sociali Tesina per l’Esame di Stato a. s. 2011/2012

LA PSICOLOGIA APPLICATA ALL'EDUCAZIONE DEL CANE E DEL CANE-GUIDA PER NON VEDENTI

Raffaella Zampa

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INDICE Premessa

Intelligenza del cane: tipologie

Condizionamento classico e operante

Il rinforzo e la punizione

Pet therapy

Cani guida per non vedenti

Intervista

Esperienza personale

Sitografia e bibliografia

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PREMESSA La scelta di questo argomento nasce da una passione personale. Sin da bambina ho sempre amato gli animali, soprattutto i cani con cui ho sempre convissuto. Forse per il mio carattere molto introverso non avevo alcuna difficoltà ad instaurare un rapporto di fiducia e affetto reciproci, trovandomi a mio agio con loro. I benefici positivi della relazione con gli animali ho potuto constatarli personalmente qualche anno fa durante alcune lezioni di equitazione svolte insieme a un gruppo di ragazzi fra cui alcuni disabili motori e sensoriali. E' ufficialmente riconosciuto che l'ippoterapia incrementa l'autostima e favorisce la coscienza di sé. Altra esperienza importante è stata durante il corso di quest’anno scolastico quando ho avuto l'opportunità di partecipare ad uno stage di clicker-trainig tenuto a Treviso dall’istruttore cinofilo professionista Manuel Severin. Ho avuto modo di apprendere che le metodiche di addestramento sono basate sui principi della psicologia classica e in particolar modo sugli studi di Pavlov e Skinner; pertanto in occasione del mio Esame di Stato ho pensato di interessarmi ed approfondire questo tema. Spero di poter applicare le mie conoscenze e la mia passione per i cani per un futuro lavorativo nell' intenzione di aiutare persone in difficoltà.

INTELLIGENZA DEL CANE: TIPOLOGIE Il Prof. S. Coren, docente di psicologia presso la University of British Columbia ed appassionato cinofilo, in un suo libro ha evidenziato che a parer suo cani hanno tre tipi di intelligenza che riguardano abilità specifiche: 41


intelligenza adattativa che indica la capacità del cane di modificare il proprio comportamento per adattarsi all'ambiente. E' composta da due principali componenti, la capacità di apprendimento, ossia, fino a che punto l'animale può apprendere nuove associazioni e la capacità di risolvere problemi, cioè di trovare le soluzioni corrette che permettono all'animale di “aggirare gli ostacoli […] che bloccano l'accesso alle ricompense”; un esempio descrive un cane che, per avere dell'acqua sposta con il muso la ciotola verso il padrone attirando la sua attenzione. intelligenza ubbiditiva ovvero la capacità che il cane possiede di capire il significato dei nostri comandi e rispondervi appropriatamente. intelligenza istintiva sono le capacità che il cane non apprende ma fanno parte del corredo genetico. Riguardano l'esecuzione di compiti tipici della razza. Il cervello del cane in gran parte lavora sull'attività sensoriale e di riconoscimento, mentre è molto poco usato per l'associazione di idee e quindi per l'apprendimento.

CONDIZIONAMENTO CLASSICO E OPERANTE Il cane apprende grazie ad associazioni e rinforzi positivi e nella fase di apprendimento si utilizzano due tipi di condizionamento: classico e operante. Il condizionamento è il processo mediante il quale il cane associa uno stimolo ad un altro stimolo o ad una risposta, ci sono due diversi tipi di condizionamento, quello classico (Pavlov) e quello operante (Skinner) che si differenziano soltanto nelle regole in base alle quali è stabilito quando il rinforzo viene somministrato. In particolare: nel condizionamento classico lo stimolo incondizionato precede lo stimolo che produce il comportamento a seguito del quale c'è un rinforzo oppure una punizione. Una volta terminato il processo lo stimolo incondizionato diventerà con42


dizionato portando all'esecuzione del comportamento richiesto. Pavlov giunge a questa conclusione dopo aver condotto con un cane un esperimento in cui associa il suono di un campanello alla presentazione del cibo. nel condizionamento operante, invece, il comportamento è associato a uno stimolo discriminativo e questo porterà a un premio oppure a una punizione. Se durante il processo di condizionamento lo stimolo discriminativo non si presenta e non si rinforza ma si punisce, il cane nota che il comportamento rinforzato è discriminato dallo stimolo presente durante il comportamento. Al termine del processo di condizionamento operante, lo stimolo discriminativo produrrà il comportamento desiderato. Skinner osserva i comportamenti di un topo, messo all'interno della Skinner box, che azionando una leva riceve il cibo e con il passare del tempo scopre “la relazione esistente tra il toccare la leva e l'arrivo del cibo e impara così tale operazione”

L’esperimento di Pavlov

Il box di Skinner 43


IL RINFORZO E LA PUNIZIONE Il rinforzo è qualsiasi processo che fa in modo che un comportamento si ripeta. Esistono due tipi di rinforzo, quello positivo e quello negativo; non indicano qualcosa di bello o di brutto ma hanno soltanto valenza matematica, indicano se si è dovuto aggiungere qualcosa o sottrarre qualcosa. La punizione, invece, è quel processo che fa in modo che il comportamento non si ripeta. Anche qui, come nel rinforzo esiste la punizione positiva che va a indicare se ho dovuto aggiungere qualcosa, e quella negativa che va a indicare se, al contrario, ho dovuto sottrarre qualcosa. RINFORZO qualsiasi processo che fa in modo che un comportamento si ripeta

POSITIVO aggiungo qualcosa di piacevole

NEGATIVO sottraggo qualcosa di spiacevole

PUNIZIONE qualsiasi processo che fa in modo che un comportamento non si riproponga

POSITIVA aggiungo qualcosa di spiacevole

NEGATIVA sottraggo qualcosa di piacevole 44


PET THERAPY Pet therapy is a gentle therapy, based on the interaction between humans and animals. It's a therapy that integrates, reinforces, and helps the traditional terapies and can be used with patients suffering from different pathologies with the objective of improve behaviour, physical, cognitive, psycosocial adn psycological-emotional problems. Pet therapy is also used in cases in wich the patient doesn't show spontaneous collaboration. It facilitate the approach of the different medical and rihabilitative specialists that work with him. This is possible because the animal's presence allows to reinforce the emotional relation with the patient and through this establish a comunication channel between patient, animal and doctor and also to stimulate the patient to participate actively. STORY it was Boris Lewinson, a child psychiatrist, to enunciate around the 1960s his theories on the benefits of pet company which he himself applies to his patient's healthcare. In particular he saw that taking care of a pet can calm anxiety, convey affective warmth and help to overcome stress and depression. In 1981 the Delta Society that studies the therapeutic effects linked to pet company was founded in the U.S.A. Today pet therapy finds application in many social-assistential sectors like hospitals, rest homes and rehabilitation communities. PET THERAPY TODAY Up to April 2011, with the exception of the region Veneto, there is no clear ju45


ridicial definition regarding the procedure and the minimum necessary requirements to do pet therapy. This because every region makes its own norms in this matter. This cause the development of a heterogeneous outline of selfmanagement work environments, with operational methods that are always very different from one reality to another. These approaches are always dangerous for the patient but also for the animal because of the missing of an equipe who can monitor the patient’s conditions and the animal’s conditions at the same time. To solve the problem the region Veneto has elaborated the MOR (operational regional manual) that defines: the A.A.A. that are educative-recreational interventions and psycho-relational supports aimed at improving the quality of life of different categories of users like children, the elderly, handicapped people, hospitalized patients, psychiatric patients or prisoners realized with the help of animals that have specific characteristics. This activity doesn’t have therapeutic relevance and a specific medical prescription isn’t necessary, however the indication of a medical specialist who can assume the responsibility of the intervention would be more appropriate. The T.A.A. that are interventions individualized on the patient that are used to support the normal therapies to cure his pathologies, practised with specially educated animals. These are therapies that improve diseases of the psychological, emotional, cognitive, motor or physical area and are projects based on the sanitary and relational indications given by the doctor or the psychologist of the patient. Both AAA and TAA are projects planned by an equipe who have to prepare the most appropriate activity for the patient, then the activity will be applied by an operational equipe. Pet therapy can be prescribed by the reference specialist of 46


the patient, from his general practioner, or by the psychologist or psychotherapist who takes care of the patient. Pet therapy rehabilitative intervention is focused on: 1) the rehabilitation of a functional ability that is lost for pathological reasons 2) the recall of an ability that has never appeared during the development 3) the necessity to keep in check the degenerative and cronic illnesses 4) the possibility to have alternative facility formulas.

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CANI GUIDA PER NON VEDENTI I cani adatti a fare il Cane Guida sono quelli con un’indole tranquilla e docile, molto attenti, con un innato senso dell’orientamento e che non conoscano la paura. Non sono adatti i cani troppo piccoli o troppo alti, troppo vivaci o troppo aggressivi e neanche i cani da caccia. Le femmine sono ritenute più adatte a questo “lavoro” anche se spesso vengono sterilizzate perché anche una femmina in calore può creare problemi al padrone non vedente. Al Cane Giuda viene insegnato ad evitare gli ostacoli che incontra lungo il percorso come gradini, sedie e tavolini dei bar, tombini aperti o insegne; a non distrarsi se incontra altri cani o altri animali; ad attraversare la strada solo quando è libera dal traffico; a condurre, dietro comando, il padrone in linea retta, a sinistra, a destra, a tornare indietro e, se si presenta per il padrone un pericolo, anche a disobbedire ai comandi. L'equipaggiamento del Cane Guida è composto da una bardatura con maniglia rigida e da un guinzaglio. Quando il cane indosserà il guinzaglio si comporterà come un qualsiasi cane, mentre, quando avrà indosso la bardatura con la maniglia rigida si comporterà secondo gli insegnamenti ricevuti durante l'addestramento.

Equipaggiamento del Cane Guida 48


Intervista alla dott.ssa Edda Calligaris sul cane guida Matilda D: E’ stata Sua la decisione di avere un cane guida? R: Si, la decisione è soggettiva. Prima fai la domanda e arriva un questionario che deve compilare il medico curante con domande tipo “se ti trovi in una stanza sei capace di trovare la porta?- (ma cosa ne sa il mio medico se riesco a orientarmi bene da sola?)- ti chiedono anche com'è fatta la tua casa, quante sono le stanze, se ci sono scale, in quanti vi abitano e anche la tua corporatura è importante per gli istruttori affinché valutino la taglia e il temperamento del cane; D: Com'è stata addestrata Matilda? R: Il Cane Guida viene addestrato solo con il rinforzo positivo, non viene mai punito. Viene lasciato con la madre fino allo svezzamento e a quel punto dato a una famiglia “affidataria” che ha il compito di far socializzare il cane portandolo in giro dappertutto, in autobus, al parco, nei supermercati ecc.. in modo tale da fargli sperimentare tutti gli ambienti in cui potrà ritrovarsi a “lavorare”. Dopo il periodo affidatario, che dura fino all’anno del cucciolo, questo viene portato alla scuola e se supera un primo test di idoneità alla Guida è pronto per iniziare i 6 mesi di addestramento. Solo negli ultimi 15 giorni l’addestramento “è fatto insieme fra te e il cane”. Il primo giorno a scuola ti osservano soltanto per confermare l'idea dell’istruttore che il cane sia quello giusto per te ; facendo una passeggiata valutano la tua capacità di cogliere cosa c'è a destra o a sinistra, cosa calpesti, com’è il terreno ecc….. e solo il secondo giorno ti danno il cane. Nei giorni successivi si va a passeggiare insieme all’istruttore che, gradualmente, si allontana finché resti da solo con il TUO Cane. A quel punto lo porti a casa e li, non c'è l'istruttore, il cane è in un nuovo ambiente che non conosce con persone che non conosce,….. e allora devi pian piano riaddestrarlo. D: Da quanto tempo Matilda è con Lei? R; Matilda ha 10 anni, mi è stata consegnata che aveva un anno e mezzo dunque, facendo un po' di conti ce l'ho da 8 anni D: In che cosa l'aiuta e come lo fa? R: Ti devo correggere, Matilda “mi ha aiutata” perché per i suoi problemi di salute da luglio la considero in pensione. Matilda mi guidava soprattutto nei percorsi stradali e nel muovermi in ambienti più o meno familiari perché la differenza tra andare con il bastone e andare con il cane è che, “con il bastone vai pi49


ano mentre con il cane vai veloce”. D: Le hanno insegnato a prendere la Guida come un gioco o come un lavoro? R: A Matilda è stato insegnato che quando è in Guida sta lavorando e non deve distrarsi, ragion per cui, chi ci incontra per strada non dovrebbe carezzarla per non distoglierla dal suo compito. Questo è però un lavoro che la stressa moltissimo e quindi, appena posso, la lascio libera per un paio d'ore affinché si sfoghi e faccia il cane! D: Chi corregge Matilda quando sbaglia? R: Quando sbaglia devo essere io a correggerla come mi dissero alla scuola. Una volta dovevo andare a casa, sono scesa dall'autobus e, mentre le dicevo “gira, Matilda gira”, lei niente, non svoltava mai, continuava ad andare dritta. Attraverso il tatto ho capito di essere vicino a casa ma la mia cagnetta non doveva più andare dove voleva lei. A mio marito venne l’idea di far squillare, attraverso il telecomando apri-porta che tenevo sempre in borsa, un campanello posto all’ingresso della nostra abitazione per poter comprendere dove dovevo andare. Trainavo io Matilda fin sul portone di casa ma solamente qui, le davo il biscottino come premio. Dopo qualche tempo, non avevo più bisogno di tirare il guinzaglio perché era la stessa cagnetta a portarmi a casa. D: Anche se ha solo 10 anni il suo cane è già, per così dire, “in pensione?” R: Si. Ha problemi di ipertiroidismo che, aggiunti alla cataratta, le hanno provocato un invecchiamento precoce. La veterinaria ma ha consigliato di sostituirla ma le sono troppo affezionata e poi mi sembra di farle un dispetto a uscire in guida con un altro cane e lasciarla a casa.

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ESPERIENZA PERSONALE Per applicare quanto ho imparato solo a livello teorico durante le lezioni di comportamentismo classico e operante, ho partecipato a un corso di clicker-training che è un metodo di addestramento per cani che vengono, appunto, addestrati utilizzando il clicker. Appena arrivata sul posto, l’istruttore ha suddiviso la giornata in due parti: nella prima ha fatto una lezione teorica e ha spiegato che cos’è il clicker, cioè una scatoletta di plastica che produce un suono che il cane associa all’arrivo di un premio. Esso viene utilizzato come rinforzo condizionato associato al metodo naturale e come si applica nell’addestramento. La seconda parte è stata pratica. I protagonisti erano i cani con i quali abbiamo provato il clicker in alcuni esercizi in cui dovevano capire da soli cosa volevo da loro, senza dire usare alcuna parola. Ho subito deciso di mettere in pratica quanto mi era stato insegnato, applicando i principi del metodo naturale con la mia cagnolina Milly, un mix-breed di 4 anni. La prima fase dell'associazione suono/ricompensa è stata acquisita in tempi davvero brevi. Successivamente ho lavorato sulla ricerca del contatto visivo, fattore essenziale per ottenere l'attenzione da parte del cane. In seguito, sono riuscita ad insegnarle gli esercizi di base dell'educazione: seduto, terra, vieni e resta. Gli esercizi sono sempre stati proposti in diverse sedute per evitare di confondere il cane in fase di acquisizione del comportamento. Esse erano sempre di breve durata per mantenere alta la motivazione e l’interesse. Come ricompensa ho usato le crocchette del pasto per evitare un eccessivo apporto calorico, prima del pasto serale. La cosa più straordinaria è stato vedere come Milly ha imparato con piacere ed entusiasmo esercizi particolarmente divertenti e come il nostro rapporto e la no51


stra comunicazione sono migliorate. L'utilizzo del clicker è stato solo una parte del lavoro: la componente più importante nella comunicazione è stato il mio atteggiamento, sempre positivo, il tono di voce e il rinforzo sociale che hanno potenziato il legame e il rapporto tra me e Milly. In questo modo ho avuto modo di imparare che insegnare al cane equivale a comunicare, divertendosi attraverso un atteggiamento collaborativo e di complicità sviluppando la sua capacità propositiva e migliorando l'intesa per vivere un rapporto con l’animale più profondo nel rispetto e nella collaborazione reciproca.

SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA www.correrenelverde.it www.psicologiacanina.it www.wikipedia,it Dispensa dell'istruttore del corso di clicker training Luigi D'Isa, Psicologia generale, evolutiva e sociale Stanley Coren, L'intelligenza dei cani 52


Stefano Capodanno Classe 5^ G Liceo Classico Jacopo Sannazaro Esame di Stato 2013-2014

Il cane nella storia dell’uomo

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Ho scelto l’argomento della mia tesina perché da sempre mi sono interessato al comportamento animale e in particolar modo alle interazioni fra questi e l’uomo. Ecco la ragione per cui ho focalizzato la mia attenzione sull’animale che più di tutti ha modificato la vita dell’uomo e che a sua volta è stato modificato nel profondo dal rapporto con l’uomo, ovvero il cane. Ho diviso il mio percorso in tre filoni argomentativi: 1. Il cane come portatore di valori e disvalori 2. Il cane come strumento dell’uomo 3. Il cane come allegoria dell’uomo nella letteratura Il cane come portatore di valori e disvalori Nel mondo classico vediamo come siano state molteplici le concezioni del cane; infatti, già con Omero vediamo che nell’Iliade Zeus appella Era a “faccia di cane”, grandissima offesa in quanto il cane era un animale maligno, calunniatore in quanto era l’animale che si nutriva dei cadaveri sui campi di battaglia che non avevano avuto degna sepoltura, segno di grandissima onta. Ma già nell’Odissea vi è un cambiamento in quanto troviamo Argo, il cane di Odisseo (Ulisse) che non è un semplice cane ma un vero e proprio “philos” della famiglia, dove per philos si intende un individuo non appartenente alla famiglia, ma che può presiedere ad attività della famiglia,quali banchetti o altre attività. Troviamo diverse concezioni dei cani anche nel teatro, nella filosofia e nella trattatistica classica. Nel teatro vediamo che Eschilo, nella trage54


dia “Orestea” , fa indossare alle Erinni, dee della vendetta, la maschera di cane infernale e come segugi su una pista di sangue, perseguitano Oreste per aver ucciso la madre, guidate dalla dea Dike, dea della giustizia.

Ulisse ed Argo in una rappresentazione pittorica

Nella filosofia vediamo che Platone nella sua “Repubblica” espone la tesi di come i cani siano portatori di valori che devono essere presi come paradigma dai governanti. Nella trattatistica vediamo come Senofonte nel suo “Cinegetico” mostra come il cane per le sue attitudini e inclinazioni sia lo strumento ideale per l’uomo per portare avanti la più nobile delle arti, ovvero la caccia. Il cane come strumento dell’uomo Nel corso della storia, il rapporto dell’uomo col cane è stato modificato e spesso è stato portato agli estremi, rendendo il cane come un vero strumento, un semplice oggetto nelle mani del burattinaio uomo. Ecco 55


che allora ho evidenziato due momenti storici in cui il cane fu sfruttato, la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda. Nella seconda guerra mondiale vediamo che sui due fronti i cani venivano sfruttati come armi non convenzionali, nei lager nazisti e nelle pianure russe. Nei lager vediamo che ai gerarchi nazisti incaricati di sorvegliare e purtroppo seviziare gli ebrei e tutti coloro che non appartengono ai canoni della razza ariana, vengono associati cani, come il pastore tedesco, che diventano così vere e proprie armi da usare per ottenere il controllo sugli uomini. Nelle pianure russe, invece, dal momento che nel 1941 Hitler invase l’URSS rompendo il patto Molotov - Ribbentrop del 1939, i sovietici cercavano armi non convenzionali per colpire le forze tedesche e fra queste armi vollero sfruttare i cani. Difatti, riempiendo i cani di tritolo, gli si insegnava di andare sotto i carri armati per poi farli brillare una volta arrivati sotto i mezzi bellici. Questa fu però una azione che venne interrotta, perché i cani iniziarono a cercare di andare anche sotto gli stessi carri armati sovietici. Nella guerra fredda, in particolare nel clima di distensione del conflitto, vediamo come comunque la competitività fra i due blocchi, quello statunitense e quello sovietico, rimaneva una constante e difatti, per mo56


strare la propria superiorità, l’URSS inviò nel 1957 nello spazio due satelliti, lo Sputnik e lo Sputnik 2. Su quest’ultimo fu posta la cagnetta Laika, in modo da avere informazioni sulla possibilità della vita nello spazio. Ovviamente la cagnetta morì pochi secondi dopo aver attraversato l’atmosfera. Ecco che allora la critica animalista e gli stessi scienziati denunciarono la gratuità della violenza, in quanto era impensabile che si potessero avere informazioni sulla vita nello spazio, inviando una cagnetta nello spazio. Successivamente, la critica animalista si svilupperà sempre di più, fino ad arrivare all’antispecismo di Singer, criticato poi da Regan. Peter Singer, considerato il più influente filosofo moderno, ha voluto modificare il pensiero occidentale, anche per quanto riguarda la questione animalista. Difatti, lui è il padre dell’antispecismo, ovvero quella corrente che reputa lo specismo, ovvero la convinzione umana che la specie umana sia superiore alle altre, alla pari del razzismo e del sessismo. Singer reputa che il dolore è negativo a prescindere dalla specie che lo prova e dai metodi di espressione delle singole specie che lo provano. Singer inoltre si esprime circa la liceità delle azioni ritenute moralmente giuste, affermando che l’azione moralmente giustificabile è quella che comporta beneficio per la maggior parte degli individui senzienti 57


(umani e non). In virtù di questa affermazione, gli si contrappone Tom Regan, padre del movimento animalista che critica a Singer di aver sbagliato i soggetti della questione sulla azione moralmente giusta. Infatti, Regan affermando che ogni essere vivente ha diritti inalienabili, dice che Singer doveva mettere al centro non gli interessi degli individui, ma i diritti dei singoli individui portatori di interessi. Ecco che allora Regan si schiera contro qualunque forma di sfruttamento animale, dalla vivisezione, allo sfruttamento a fini scientifici, dalla macellazione allo sfruttamento di derivati di origine animale. Il cane come allegoria dell’uomo Passiamo ora all’ultimo filone del mio percorso tematico, ovvero un excursus nelle varie letterature, con particolare attenzione a quella latina, di inizio Novecento e di fine Novecento, della figura del cane preso come allegoria dell’uomo. Letteratura Latina Fedro, celebre autore di favole, utilizza il cane come allegoria nei suoi componimenti sia per la propria condizione sia per la condizione umana. Per quanto riguarda la sua condizione sappiamo che fu condotto in tribunale per Seiano, dal momento che l’azione pubblica di Fedro era ormai ininfluente. Ecco che allora utilizza nella favole del cane e del cacciatore il cane che ormai il cacciatore vuole eliminare in quanto im58


possibilitato dalla vecchiaia ad aiutarlo nella caccia,come allegoria del suo processo con Seiano, facendo accusare il cacciatore dal cane di volerlo eliminare solo ora che non gli era più utile al suo scopo. Per quanto riguarda la condizione umana, Fedro usa il cane per indicare l’individuo ingordo, calunniatore e corrotto che si contrappone al lupo, sua forma più antica, simbolo di sfrenato amore per la libertà. Difatti nella favola “Il cane e il lupo” il lupo accuserà il cane per essersi venduto al padrone per una ciotola piena di cibo, denunciando così il servilismo in atto a Roma a quel tempo.

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Letteratura di inizio Novecento Pirandello utilizza il cane per indicare la condizione di crisi in cui viveva l’uomo all’inizio del ‘900 a causa della caduta di tutte le certezze e valori, provocata dalle varie e innovative scoperte nei vari ambiti dello scibile umano. Ecco che allora il cane viene utilizzato sia nella raccolta “ Novelle per un anno” e ne “Il fu Mattia Pascal” Nelle “Novelle per un anno” vediamo che Pirandello utilizza il cane per mostrare come il valore della fedeltà, crollato nella condizione umana, abbia ripercussioni anche a livello dei rapporti dell’uomo non solo con i suoi simili ma anche con gli animali. Proprio per questo Pirandello attua dei parallelismi fra le vicende umane e quelle canine, come nella novella “Pallino e Mimì”, per mostrare il patto di fedeltà fra gli uomini sia ormai crollato e come ciò abbia conseguenze in qualsiasi ambito della vita umana.

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Ne “Il fu Mattia Pascal”,nella costante dialettica fra Forma e Vita, fra Maschera e Flusso vitale, Pirandello evidenzia come anche il cane non diventa che espressione di una maschera dell’uomo che può essere indossata. Ecco che allora Mattia Pascal,divenuto Adriano Meis per divenire forestiere della vita, vorrebbe comprare un cane ma non può perché ciò lo porterebbe ad indossare un’altra maschera, quella del proprietario di cani per la quale bisogna avere rapporti con altri esseri umani al fine di pagare una tassa per il possesso dell’animale, distruggendo in tal modo il suo progetto di allontanarsi dalla moltitudine di maschere che popolano il mondo e di rigettarsi a pieno nel Flusso della Vita. Letteratura di fine Novecento Anche nella letteratura di fine Novecento è utilizzato il cane come capacità dell’uomo di andare oltre i suoi limiti e riuscire ad avere un’armonia con sé stesso e la natura. Per questo ho scelto l’opera di Daniel Pennac “L’occhio del lupo”. La storia racconta che un vecchio lupo dell’Alaska, portato in uno zoo, abbia perso un occhio e nessuno comprendeva il perché. Un giorno un giovane

si

avvicina

alla

gabbia

del

lupo

e,

incuriosito

dall’atteggiamento del lupo, chiude anch’egli un occhio e quel gesto fa sì che nasca un intesa fra i due, un’armonia che li porta ad essere una cosa solo tanto che il giovane vede tutta la vita del lupo, da quando era solo un cucciolo in Alaska, quando trovò la sua compagna e anche 61


quando fu catturato e portato nello zoo e quando purtroppo in quella prigione perse la compagna. Ma non solo il giovane vide la vita del lupo, ma anche viceversa, difatti il lupo visse tutte le esperienze del giovane, tutti i suoi spostamenti, i suoi viaggi e le mille peripezie fra l’Africa Gialla,Verde e Blu. Ecco che allora il lupo apre l’occhio e così si scopre che in effetti il lupo non aveva perso l’occhio ma semplicemente non voleva vedere il disgustoso spettacolo offertogli dai visitatori dello zoo, fin quando non incontrò il giovane dell’Africa che con la sua sensibilità non ha fatto altro che entrare in armonia col lupo e far sì che egli si sentisse vivo nelle vicende del fanciullo e viceversa.

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PROSSIMAMENTE

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Università degli Studi di Udine facoltà di Agraria CdL: Allevamento e salute animale

IL BORDER COLLIE

Raffaella Zampa NM: 114244 a.a. 2013/2014 65


INDICE Premessa Presentazione della razza Origini e descrizione Standard di razza Colorazioni del mantello Il mantello “merle� Carattere Allevamento e addestramento Riproduzione Alimentazione del cucciolo e dell'adulto Discipline sportive Sheepdog Agility Dog Flyball Disc Dog Obedience Dog Dance Sitografia

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PREMESSA Ho scelto il border collie perché ho avuto l'opportunità di stare a diretto contatto con alcuni esemplari di questa razza, e mi hanno subito affascinata per la loro obbedienza, agilità, intelligenza e vivacità nonché per il loro affetto incondizionato nei confronti del padrone a cui si legano moltissimo. Nella stesura di questa tesina ci avvarremo anche dell' ausilio del testo “L'intelligenza dei cani” dello scrittore e insegnante di psicologia americano Stanley Coren. PRESENTAZIONE DELLA RAZZA ORIGINI Il Border Collie è una razza proveniente dalla Gran Bretagna, più esattamente da una regione al confine tra Scozia ed Inghilterra da cui deriva il nome “Border”. L'etimologia della parola “collie”, invece, è incerta. Secondo alcuni deriverebbe dalla parola gallese “Coleius” che significa “fedele”, secondo altri deriverebbe invece da “coley” che significa “nero”; una terza teoria, inoltre, afferma che il nome deriverebbe da una razza di pecore scozzesi. Secondo una teoria il Border Collie discende da un ceppo comune ai cani da pastore da renna giunti in Scozia con l'invasione dei Vichinghi i quali sarebbero poi stati incrociati con cani da pastore autoctoni. Da questi incroci sarebbero stati selezionati soltanto soggetti con spiccate attitudini a guidare e proteggere le greggi di pecore. La razza, frutto di una severa selezione atta a ottenere soggetti con una grande resistenza e un adeguata costituzione fisica, si è affermata all'epoca del boom della produzione laniera nel XIII secolo. DESCRIZIONE Il Border Collie è un cane di taglia media, dolicomorfo mesocefalo, molto resistente, atletico, dall'aspetto armonioso e ben proporzionato. L’attaccatura della coda è bassa, e la coda è moderatamente lunga, ben fornita di peli e termina ricurva verso l'alto, non deve essere portata sul dorso, ma quando il cane è in azione può alzarsi. Il pelo può essere lungo o corto tanto che possiamo avere il Border Collie “smooth” a pelo corto, e il “rough” a pelo lungo. Gli occhi sono ben distanziati tra loro, di media grandezza, ovali e di colore bruno tranne che 67


per i soggetti blue merle nei quali possono essere entrambi chiari oppure uno solo. Il cranio è abbastanza largo. Il muso è forte e di lunghezza quasi pari a quella del cranio. Le guance non sono piene ne tondeggianti. I piedi sono ovali, ben allineati gli anteriori e i cuscinetti plantari sono spessi e forti. Il cane deve avere un'andatura regolare, scorrevole e sciolta.

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STANDARD DI RAZZA Estratto dallo Standard di razza FCI N° 297/ 28.10.2009 DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 24.06.1987 UTILIZZAZIONE: Cane da pastore CLASSIFICAZIONE F.C.I. Gruppo 1 Cani da pastore e bovari (esclusi i Bovari Svizzeri) Sezione 1.1 Cani da pastore Con prova di lavoro ASPETTO GENERALE Ben proporzionato, dalle linee morbide, mostra qualità, grazia e perfetto equilibrio, associato a sufficiente sostanza in modo da dare l’impressione di resistenza. E’ indesiderata ogni tendenza alla grossolanità o a eccessiva magrezza. PROPORZIONI IMPORTANTI Cranio e muso approssimativamente della stessa lunghezza. La lunghezza del corpo è leggermente superiore all’altezza alla spalla. CARATTERISTICHE Cane da pastore tenace e strenuo lavoratore, di grande docilità. Sveglio, attento, responsabile e intelligente. Né nervoso né aggressivo. TESTA Cranio: piuttosto ampio, occipite non pronunciato. Stop: ben distinto Tartufo: nero, tranne nei soggetti color cioccolato o marrone, dove può essere marrone. Nei blu dovrebbe essere color ardesia. Narici ben sviluppate. Muso: si restringe verso il tartufo; è moderatamente corto e forte Mascelle/denti: denti e mascelle forti, con una perfetta, regolare e completa chiusura a forbice (i denti superiori strettamente sovrapposti agli inferiori e impiantati perpendicolarmente nelle mascelle). Guance: non piene o rotonde Occhi: distanziati, di forma ovale, di media misura, di colore marrone tranne che nei soggetti “merle” dove un occhio o ambedue, o parte di uno o dei due possono essere blu. Espressione mite, sveglia, attenta e intelligente. 69


Orecchi: di media misura e tessitura, ben distanziati. Portati eretti o semi-eretti e molto sensibili. COLLO di buona lunghezza, forte e muscoloso, leggermente arcuato e che si allarga verso le spalle. CORPO dall’aspetto atletico. Leggermente più lungo dell’altezza al garrese. CODA moderatamente lunga, con l’ultima vertebra che arriva almeno al garretto; inserita bassa, ben fornita di pelo e con una curva finale verso l’alto; completa elegantemente la sagoma e l’armonia del cane. La coda può essere alzata quando il cane è eccitato, mai portata sul dorso.

Kira, border collie smooth

Border collie rough

ARTI Anteriori: paralleli se visti dal davanti, con ossatura forte ma non pesante. Posteriori: groppa ampia, muscolosa, in profilo scende elegantemente fino all’inserzione della coda. MANTELLO Due varietà di pelo: 1) moderatamente lungo 2) corto In ambedue i casi: pelo di copertura fitto e di media tessitura, sottopelo morbido e fitto per una buona resistenza alle intemperie. 70


Nella varietà a pelo moderatamente lungo, il pelo abbondante forma una criniera, culottes e spazzola (coda di volpe). Sul muso, orecchi, arti anteriori (tranne per le frange), arti posteriori dal garretto a terra, il pelo dovrebbe essere corto e liscio. Colore: permesse varietà di colori. Il bianco non dovrebbe mai dominare. DIFETTI ELIMINATORI: Cane aggressivo o eccessivamente timido. Qualsiasi cane che dimostri in modo evidente delle anomalie d’ordine fisico e comportamentale sarà squalificato.

COLORAZIONI DEL MANTELLO La più ricorrente è il classico bianco e nero ma possiamo avere anche soggetti choccolate, rosso-bianco, blue, tricolor, australian red, lilac, sable, blue merle e red merle.

Border collie tricolor Border collie red merle Border collie rosso

Border collie blu

a sinistra border collie australian red, a destra choccolate tricolor, al centro bianco e nero

Border collie blue merle

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IL MANTELLO MERLE Il gene che porta alla formazione del mantello merle è un gene a dominanza incompleta. Questo vuol dire che il gene è dominante, quindi si esprime sempre se c’è, e lo fa in modo “parziale” cioè agisce sul colore di base provocando una diluizione del colore del mantello, dando origine alla tipica “pezzatura” visibile nei mantelli merle. Se il gene agisce sul colore nero, la diluizione del mantello che si ottiene darà origine al soggetto blue merle, mentre se agisce sul colore rosso, la diluizione del mantello darà origine ad un soggetto red merle. I merle non sono solamente blue o red, ma le altre colorazioni (black merle, sable merle, lilac merle, slate merle, australian red merle) sono ancora più rare. Due soggetti merle non andranno mai accoppiati poiché l'accoppiamento potrebbe dare dei cuccioli double merle. Questi cuccioli saranno molto più bianchi rispetto ad un comune merle e inoltre potranno avere gravi problemi alla vista e all'udito fino a completa cecità e/o sordità. Un soggetto merle quindi si otterrà solamente accoppiando un soggetto merle e uno non merle

border collie black merle

border collie double merle

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CARATTERE Il Border Collie è un cane tranquillo ma giocherellone al tempo stesso, molto intelligente tant'è che lo scrittore inglese Stanley Coren nel suo libro L'intelligenza dei cani lo colloca al primo posto nella classifica da lui stilata sull'intelligenza ubbiditiva e lavorativa delle 79 razze di cani da lui considerati per questa classifica. E' inoltre un cane dotato di velocità e agilità impressionanti, a cui piace rendersi utile nel lavoro e fa tutto il possibile per aiutare il padrone a cui dimostra una grande affettuosità. Il Border Collie è un cane che ama giocare con la sua famiglia, ma non può essere soltanto un cane da compagnia poiché necessita di passeggiate e esercizio quotidiani altrimenti diventa frustrato e difficile poi da gestire. E' un cane che viene utilizzato per coadiuvare il pastore nella conduzione delle greggi, compito che svolge sulla base di cinque “istruzioni” (“Questi comportamenti venatori si basano su cinque istruzioni geneticamente programmate”) geneticamente programmate che richiamano il “rituale” di caccia dei lupi. La prima e la seconda “istruzione” riguardano l'avvicinamento alla preda “la numero uno ordina che, una volta avvistata la preda, ogni lupo le si avvicinerà più o meno alla stessa distanza; la numero due dice che ogni lupo resterà equidistante dai compagni di destra e di sinistra”1, la terza riguarda le imboscate “quando un branco di lupi è impegnato in una caccia, a volte un singolo individuo si allontana e si nasconde. Acquattato, attende che i compagni sospingano le prede verso di lui”1, la quarta istruzione riguarda la conduzione del gregge mentre l'ultima concerne l'organizzazione sociale adottata naturalmente dai lupi i quali sono guidati dal maschio “alfa” il capobranco che “inizia e controlla i vari spostamenti del branco, e tutti gli altri lo osservano con attenzione e lo imitano”1. Per i cani da pastore il “capobranco” è il pastore il quale conta molto sulla loro intelligenza ubbiditiva e lavorativa per controllarne il comportamento istintivo.

(1)S. Coren, L'intelligenza dei cani, Milano, Mondadori, 2011

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ALLEVAMENTO E ADDESTRAMENTO E' un cane robusto e longevo che facilmente raggiunge i 15 anni di età e non ha bisogno di particolari cure. Perché il mantello sia sempre in buone condizioni sono sufficienti delle spazzolate quotidiane che vanno intensificate durante i periodi di muta. Il Border Collie è ritenuto estremamente intelligente e dato che riesce ad imparare un nuovo comando velocemente, è importantissimo non commettere errori nelle fasi di educazione e addestramento o si rischia che il cane impari qualcosa di sbagliato che poi sarà difficile correggere.

RIPRODUZIONE La femmina manifesta il primo calore intorno ai 6 mesi d'età e poi a seguire due volte l'anno. E' sconsigliato far accoppiare la femmina già al primo calore poiché la maturità sessuale non coincide con quella fisica e psicologica; a 6 mesi è ancora una cucciola e se la si accoppiasse potrebbero insorgere problemi perciò è auspicabile attendere almeno il terzo calore. La cucciolata si compone, indicativamente di 5 cuccioli, tuttavia possono anche essere di più. I cuccioli dopo la nascita staranno con la madre per 60 giorni circa, periodo nel quale apprenderanno tutto quello che gli servirà poi nella vita.

Fattrice con 7 cuccioli 74


ALIMENTAZIONE DEL CUCCIOLO E DELL'ADULTO Per il primo mese di vita i cuccioli saranno alimentati esclusivamente con il latte materno che è un alimento molto più calorico di altri tipi di latte, contiene infatti 135 kcal/100 g. Tra la terza e la quarta settimana di vita inizierà la fase di svezzamento in cui, gradualmente gli si somministreranno mangimi specifici oppure bocconcini ad hoc come ad esempio dei pezzettini di cibo secco ammorbiditi con dell'acqua. Attorno alle sei settimane circa un quarto del fabbisogno dei cuccioli sarà costituito dall'alimento nuovo che sarà costituito da pezzetti sempre più grandi e con sempre meno acqua. Nei primi mesi di vita è importante evitare un eccessiva alimentazione per far si che i cuccioli abbiano meno probabilità di sviluppare patologie osteoarticolari. Durante lo svezzamento è consigliabile somministrare ai cuccioli 4 pasti al giorno ad intervalli di almeno quattro-sei ore l'uno dall'altro per permettere un' adeguata digestione. Il border collie adulto non ha particolari esigenze alimentari. Richiede un alimentazione equilibrata al suo stile di vita, è sufficiente un alimentazione a base di cibi secchi talvolta integrata con pasta, riso, formaggio, uova e pollo.

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DISCIPLINE SPORTIVE Il border collie è un cane atletico che eccelle senza difficoltà in molte delle discipline in cui lo si può veder competere e che ora andremo ad illustrare cercando tuttavia di essere brevi. SHEEPDOG: lo sheepdog, letteralmente “cane da pecore” è la disciplina per cui il border collie è “nato”. Questa disciplina vede competere, assieme al conduttore cani di qualsiasi razza purché siano cani da pastore o almeno abbiano l'istinto di lavorare come tale. Lo sheepdog si compone di un percorso che il cane deve compiere, guidato dai comandi del conduttore, allo scopo di radunare, condurre da un posto all'altro, rinchiudere in un recinto e separare greggi di pecore. In tutto questo il conduttore è a distanza dal cane e lo guida solo con una decina di comandi impartiti con la voce o con un fischietto apposito. Il border collie ha una tecnica particolare sia per condurre il gregge, il cosiddetto “occhio” sia di avvicinamento alle pecore con la parte anteriore abbassata rispetto al posteriore, lavora comunque sempre a distanza.

Kira in posizione "predatoria" Percorso di gara

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AGILITY DOG: l'agility è una disciplina che nacque in Inghilterra negli anni '70 e traeva spunto dai concorsi ippici. Approda in Italia verso la fine degli anni '80 e nel '90 iniziarono a svolgersi anche qui le prime gare. L'agility è uno sport cinofilo aperto a tutti i cani, di razza e meticci, in cui il conduttore, assieme al proprio cane deve affrontare un percorso ad ostacoli cercando di non commettere errori e impiegando il minor tempo possibile. I cani vengono divisi in tre categorie in base all'altezza al garrese: small con altezza inferiore ai 35 cm, medium con altezza compresa tra 35-43 cm e large con altezza superiore a 43 cm. Gli ostacoli che compongono il percorso si dividono in ostacoli di superamento (salto, in alto, salto in lungo e muro), di penetrazione (gomma, tubo rigido, tubo morbido e slalom) e di contatto (passerella, bascula, palizzata e tavolo) FLYBALL: il flyball è uno sport cinofilo le cui gare si compongono di una staffetta tra due squadre di quattro cani ciascuna. Il primo cane deve affrontare quattro salti in successione per arrivare ad una macchina che, grazie alla pressione delle zampe lancia un pallina; una volta presa la pallina il cane torna indietro ripetendo i salti per portare la pallina al proprietario. Quando il primo cane ha superato la linea del traguardo parte il secondo cane e così via. I salti devono avere altezza diversa a seconda della taglia del cane; 10 cm per quelli di taglia piccola, non inferiore a 22,6 cm per quelli di taglia media e 40,5 per quelli di grossa taglia. Il ruolo del padrone in questo sport è quello di incitare a gran voce il proprio cane a effettuare velocemente e correttamente il percorso. L'andata non richiede grande incitamento perché il cane sa che dall'altra parte dei salti avrà in premio la pallina, è piuttosto il ritorno che richiede l'incitamento poiché il cane, dopo aver avuto la pallina potrebbe rallentare o addirittura scartare i quattro salti per tornare dal padrone. DISC DOG: è il termine corretto della disciplina conosciuta come frisbee dog, disciplina in cui il cane e il proprietario gareggiano in prese a distanza e Freestyle. Il disc dog prese il via nel 1970 quando un diciannovenne statunitense e il suo 77


cane saltarono la recinzione di un campo da baseball durante una partita e il ragazzo cominciò a lanciare i dischi al cane che entusiasmò il pubblico per le prese. OBEDIENCE: è una disciplina che nasce per valutare le capacita del binomio uomo-cane di eseguire degli esercizi. E' aperta a tutti i cani di età superiore ai 12 mesi purché iscritti al Libro Genealogico del cane di razza oppure ad un Libro delle origini riconosciuto dalla FCI. La disciplina ha lo scopo di insegnare al cane un comportamento controllato e collaborativo verso il padrone; difatti per poter gareggiare in questa disciplina ci dev'essere una buona intesa e armonia cane-conduttore anche se il conduttore è distante dal cane. DOG DANCE: è una disciplina creata attorno agli anni '80 da cinofili canadesi che pensarono di mettere insieme esercizi a corpo libero e la musica cosa che rese più gradevoli le esibizioni. Nel '90 approdò in Inghilterra e con Mary Ray iniziarono le prime esibizioni e, nel 2005 arrivò in Italia e venne fondata l'associazione Dog Dance Italia. E' una disciplina aperta a cani di qualsiasi razza, taglia e età e non richiede particolari requisiti da parte del conduttore se non il voler divertirsi insieme al proprio amico a quattro zampe e la conoscenza base dei metodi di addestramento gentili e della comunicazione col proprio cane. Il conduttore, attraverso il linguaggio del corpo e i comandi standard, deve guidare il cane nello svolgimento di una serie di figure a tempo di musica. Si divide in due categorie: il Freestyle e l'Heelwork to music. Il primo, come suggerisce il termine stesso, prevede uno schema libero, creativo, senza movimenti obbligatori all'interno del ring. Il secondo invece è maggiormente legato alle condotte nelle diverse direzioni e posizioni e all'interno del ring ci sono dei movimenti obbligatori.

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SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA http://it.wikipedia.org/wiki/Border_collie www.agraria.org/cani/bordercollie.htm http://www.enci.it/libroorigini/standard.php http://www.storyrexbordercollie.it/border-collie/gene-merle/ http://www.albanesi.it/veter/alimentazione_cane.htm www.deifieschi.it/Sheepdog.html www.gruppocinofilomonzese.it/agility.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Fly_ball http://it.wikpedia.org/wiki/Dsc_Dog http://it.wikipeda.org/wiki/Obedience http://www.centrocinofilomoka.it/attivita-del-centro/dog-dance/ www.tuttozampe.com/dog-dance-video-esercizi-fare-cane/31420/ http://www.ficss.it/attivita/dog-dance/7 Coren S., L'intelligenza dei cani, Milano, Mondadori, 2011

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Periodico gratuito di informazione cinofila I nostri collaboratori (educatori, addestratori, allevatori e cinofili professionisti) sono presenti a Carpi (MO), Castellazzo Novarese (NO), Parma, Ravenna, Ancona, Velletri e San Marco in Lamis (FG). Castellazzo Nov.se -NO- cell. 339-7397499 Emilia Romagna PARMA cell. 346-6964342 CARPI -MO- cell. 348-8029763 RAVENNA cell. 338-1841201 Marche: cell. 338-3787447 Lazio: cell. 338-6523430 Puglia: cell. 328-5972631

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