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Boys

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Temple

Temple

Un percorso che si interrompe apparentemente quando il treno arriva a Murmansk e i due prendono strade diverse: Ljoha va a lavorare in miniera e Laura prende una camera in un hotel non lontano dal sito archeologico che, su consiglio delle receptionist dell’hotel, non potrà visitare in quanto la stagione invernale non lo permette. Dopo lunghe giornate passate in solitaria a riflettere sulla propria vita e dopo l’ennesima chiamata deludente fatta a Irina, Laura riceve un’inaspettata visita da parte di Ljoha che le promette di accompagnarla a vedere i Petroglifi.

Nonostante le condizioni climatiche sfavorevoli, i due riescono a raggiungere il sito archeologico e Laura, pervasa da sensazioni di beatitudine e gratitudine si lascia andare ad intime e spontanee emozioni, anche nei confronti di Ljoha che ha iniziato a guardare con occhi diversi.

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VVincitore del Gran Premio della Giuria alla 74° edizione del Festival di Cannes e incoronato come miglior film dell’anno, Scompartimento n. 6 è la terza pellicola del regista finlandese Juno Kousmanen che, ispirato all’omonimo romanzo di Rosa Liksom, ci regala un delicatissimo e intimo road movie.

Girato tra la Finlandia e la Russia, lo spettatore viene totalmente assorbito dall’ambientazione asettica e monotona del paesaggio invernale russo, dove a farla da padrone è il colore bianco candido della neve. Nonostante la scarsa presenza di paesaggi e di cambi di ambientazione tra una scena e un’altra, il film fa immergere lo spettatore nell’intimità e nei gesti dei personaggi. Girato interamente in pellicola e poi trasferito in digitale, Scompartimento n.6 racconta la storia di due giovani, Laura e Ljoha, che si trovano a condividere un lungo viaggio lungo i binari della storica Transiberiana. Dalle tonalità intense, tipiche del girato in pellicola e fortunatamente rimaste invariate con il passaggio al digitale, la storia si articola nel contesto della Russia anni ’90 e racconta la storia di due sconosciuti che non si sarebbero potuti incontrare se non per caso. Kousmanen usa la classica allegoria del viaggio per raccontare il percorso che ognuno di noi intraprende al fine di raggiungere un obbiettivo, che questo sia di crescita personale o di scoperta interiore. Lo fa utilizzando il racconto dai ritmi lenti e dai primi piani intensi che riporta alla mente il cinema d’autore della Nouvelle Vague dove attraverso l’uso di primi piani si entrava nell’intimità del personaggio e dove la priorità era riuscire a “catturare lo splendore del vero” senza l’utilizzo di artifici.

Un altro escamotage narrativo è dato dall’uso del significato allegorico dei Petroglifi: questi segni durevoli del nostro passato attraverso i quali la protagonista pensa di entrare in contatto con qualcosa di permanente ma al tempo stesso intangibile. Laura infatti, entrando in contatto con queste pietre fredde e immutabili nel tempo, si rende conto di quanto sia importante godersi il presente che è fatto anche di momenti fuggevoli e di come la ricerca dell’eterno spesso impedisca di assaporare la realtà che si sta vivendo nel presente.

Scompartimento n.6 è il racconto romantico di due anime perdute che nonostante la diversità che li contraddistingue riescono a trovare un punto di contatto. Quel contatto che spesso si perde con se stessi e che richiede anche l’aiuto dell’altro per riuscire a ritrovarlo, a ritrovarsi.

FLora naso

di Davide Ferrario

Origine: Italia, 2021 Produzione: Lionello Cerri, Cristiana Mainardi per Lumiére & Co., Rai Cinema Regia: Davide Ferrario Soggetto e Sceneggiatura: Davide Ferrario Interpreti: Neri Marcorè (Giacomo), Marco Paolini (Joe), Giovanni Storti (Carlo) , Giorgio Tirabassi (Bobo), Paolo Giangrasso (Steve), Linda Messerklinger (Angela), Luca De Stasio (JD), Zoe Tavarelli (Pamela), Giorgia Wurth (Federica) Durata: 97’ Distribuzione: Adler Entertainment Uscita: 1 luglio 2021

I

I The Boys, band famosa negli anni ’70, sembrano ormai essere caduti nel dimenticatoio. I membri, invecchiati, non trovano più gli stimoli di un tempo. Uno dei motivi è il suicidio in un fiume del loro frontman, Luca, sostituito poi dal fratello Giacomo per volontà del defunto. Nel frattempo tutti, negli anni ’80, avevano cercato di farsi una vita oltre la musica per avere stabilità economica.

A Joe, il tastierista, viene diagnosticato un piccolo tumore prostatico che comporta una serie di obblighi: niente sesso, incontinenza, eccetera. Bobo, il chitarrista, lavora in un network ed è sposato con Angela, un’aspirante cantante molto più giovane di lui, che vuole un figlio a tutti i costi ma non viene mai accontentata dall’uomo. Carlo invece fa il notaio, è già nonno ed è sempre più spesso babysit-

ter di suo nipote, dato che la figlia sta cercando una nuova orchestra in cui suonare.

Steve, un giornalista stranamente attratto dalla band, scopre che JD, un noto trapper, vorrebbe incidere una cover di un loro pezzo, il che significherebbe nuova notorietà. Il gruppo allora incontra Federica, la zia e manager del giovane cantante, che spiega loro il progetto: rilevare i diritti di tutto il repertorio The Boys.

Ricevuta l’offerta, tutti i membri sembrano perplessi, l’unico davvero deciso ad accettare quest’opportunità è Giacomo, convinto che anche Luca sarebbe stato della stessa idea. Carlo però individua un problema: l’ultimo lp era firmato anche da una vecchia vocalist, Anita, scomparsa senza dir niente. Per qualsiasi decisione serve anche la sua firma.

Tra una serie di ginnastica perineale e l’altra, la band inizia la ricerca di Anita in rete. Joe propone di andare tutti insieme da lei, una volta trovata. Poi chiedono aiuto a Steve che, avendola già contattata, ottiene il consenso ad accompagnarli e a filmare il tutto: Anita si trova a Capracotta, in Molise. Il lungo viaggio a ritmo di musica del gruppo sta per iniziare e Carlo noleggia un vecchio pulmino anni ’70 per l’occasione.

Durante una sosta in una stazione di servizio, mentre gli altri sono in bagno, Steve prepara uno spinello nel furgone. In quel momento arriva una pattuglia della polizia e il giornalista nasconde tutto nel portaoggetti. Al momento della consegna dei documenti, il più anziano degli ufficiali riconosce un pezzo dei The Boys e poi, uno a uno, anche i suoi membri. Così li lascia andare senza controllare nulla.

Giunti a Capracotta, dopo essersi persi più volte, i cinque vengono raggiunti dalla figlia di Anita che li scorta fino alla loro abitazione. Arrivati, lasciano le cose nelle loro camere e poi, dopo un brindisi, iniziano a raccontare delle proprie vite: la donna si è sposata con un veterinario del posto ma pochi anni fa lui l’ha lasciata.

A sera, invece, discutono del contratto e Anita lascia carta bianca, poi accompagna la band in una sorgente d’acqua termale dove tutti fanno il bagno. In questa occasione, la donna rivela a Joe che, ai tempi, aveva una cotta per lui: i due passeranno la notte insieme. Il mattino seguente, riparte il viaggio verso casa.

Il giorno seguente il gruppo ascolta in anteprima il pezzo di JD e Giacomo mette in ascolto anche Miriam, la sua compagna. La canzone è orribile e tutti i membri cominciano a ripensarci tranne il loro frontman che rivela agli altri il suo piano: è andato a letto con Federica solo per convincerla a firmare il contratto e risolvere i suoi problemi economici. Miriam, però, è ancora in ascolto, così l’uomo la raggiunge e promette di sistemare le cose.

Il momento della presentazione del pezzo di JD arriva ma, alla firma del contratto, Giacomo decide di mandare tutto all’aria e l’evento, pieno di gente, si svuota. I The Boys suonano lo stesso con un pubblico ristrettissimo: Angela, Steve e poi Anita. Il concerto prosegue poi su un battello nel fiume in ricordo di Luca.

D

Davide Ferrario è un autore eclettico: sceneggiatore, scrittore, critico e regista di opere diverse che spaziano tra il documentario e la finzione, quest’ultima abbandonata nel 2014, dopo La luna su Torino, e rispolverata nel 2021 con Boys.

Boys è un film musicale a tutti gli effetti ma che fa largo uso di topos narrativi e rappresentativi da road movie ma anche da buddy movie corale, in quanto incentrato su un gruppo di amici che intraprende un viaggio alla ricerca della propria musica.

Di fatto ‘ricerca’ è una parola chiave per quest’opera, a più livelli: lo è esternamente per la ricerca estetica che il regista (insieme al direttore della fotografia) attua e che sembra a volte troppo raffinata per un film così ordinario; lo è internamente per il percorso di formazione che i personaggi, seppur più che sessantenni, intraprendono. Un percorso che passa dalle relazioni con l’altro sesso alla vecchiaia, dall’accettazione della malattia alla ginnastica perineale, per arrivare infine all’incontro/ scontro con le nuove generazioni. Perché, ormai, loro che un tempo erano i giovani propulsori della società, oggi sono dei semplici oggetti vintage. Vintage, così viene candidamente definita, come la musica firmata The Boys (realizzata appositamente per il film da Mauro Pagano della Premiata Forneria Marconi), quella che nei suoi anni era “musica per cambiare il mondo” e che oggi è oggetto di culto di pochi estimatori.

Il tema generazionale viene qui affrontato dal punto di vista musicale e vede contrapporsi una musica naturale fatta per passione (quella dei The Boys) e una musica sintetica fatta per fama, soldi e visualizzazioni social (quella di JD), dando per scontata la rappresentatività di tali punti fermi (come se negli anni ’70 non fosse esistita musica mercificata e viceversa).

La pellicola sembra a tutti gli effetti un’operazione nostalgica, un tentativo di rievocare (anche attraverso immagini di repertorio)

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