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La brava moglie

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Temple

Temple

scenari statunitensi. Molto bravi i protagonisti: Andrea Delogu, qui alla sua quinta prova da attrice sul grande schermo, tiene testa al protagonista maschile, Giampaolo Morelli, che ha qualche film interpretato in più alle spalle. Al loro fianco un Ricky Memphis sempre in grandissima forma e Grazia Schiavo, che avevamo conosciuto in altre pellicole italiane come Poli opposti e Al posto tuo e in serie televisive come La squadra. Da annoverare poi Gian Marco Tognazzi, il simpatico Vincent Riotta nei panni del giudice italo americano e poi due divertenti partecipazioni/ cammei, una nostrana e l’altra internazionale: Luca Vecchi del gruppo comico The Pills, e poi i venditori Corey e Rick Harrison, protagonisti di Affari di famiglia, reality di grande successo in molti paesi nel mondo.

giuLia angeLucci

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di Martin Provost

Origine: Francia, Belgio, 2019 Produzione: François Kraus e Denis Pineau-Valencienne per Les Films Du Kiosque, in coproduzione con France 3 Cinéma, Orange Studio, Umedia Regia: Martin Provost Soggetto e Sceneggiatura: Martin Provost Interpreti: Juliette Binoche (Paulette Van Der Beck), Yolande Moreau (Gilberte Van Der Beck), Noémie Lvovsky (Suor MarieThérèse), Édouard Baer (André Grunvald), François Berléand (Robert Van Der Beck), Marie Zabukovec (Annie Fuchs), Anamaria Vartolomei (Albane Des-Deux-Ponts), Lily Taieb (Yvette Ziegler), Pauline Briand (Corinne Schwartz), Armelle (Christiane Rougemont) Durata: 109’ Distribuzione: Movies Inspired Uscita: 24 giugno 2021

FFino alla fine degli anni Sessanta esistevano in Francia più di mille scuole per formare “le brave mogli”. Qui si racconta la storia dell’istituto Van der Beck, dal nome del proprietario Robert.

La storia si svolge alla vigilia degli eventi del maggio 1968: da questa data un vento di sana follia inizierà a soffiare in tutta la Francia e arriverà fino in Alsazia a Boersch dove si trova l’istituto, un paese famoso per i suoi vigneti e per il celebre strudel.

La scuola, diretta da Paulette Van der Beck, moglie del proprietario, si fonda sui sette pilastri che mirano a trasformare le allieve in casalinghe sublimi. Tra questi spicca l’obbligo di essere comprensive con il proprio marito con totale abnegazione senza mai anteporre le proprie esigenze a quelle della famiglia. E così ha fatto Paulette, assolvendo ai suoi doveri coniugali e chiudendo un occhio sui vizi del marito. Inizia un nuovo anno scolastico e Paulette illustra alle allieve i principi della brava moglie, coadiuvata dalla cognata Gilberte e dalla suora Marie Thérèse. Le tre notano che tra le nuove allieve c’è una ragazza con i capelli rossi e si chiedono se ciò significherà che sarà un anno maledetto. Durante una cena, Richard soffoca con un osso del coniglio cucinato dalla sorella Gilberte e muore. Richard era responsabile delle finanze della scuola e sua moglie è costretta a prenderne in mano le redini. Dopo aver trovato degli atti giudiziari e una messa in mora, Paulette si accorge che l’istituto è sull’orlo della bancarotta. Insieme a Gilberte, la donna si reca all’Istituto di Credito Alsaziano dal direttore André Grunvald. L’uomo le informa che Richard era caduto nella rete del gioco d’azzardo, parlando della difficile situazione propone a Paulette di aprire un nuovo conto a suo nome. Mandata via Gilberte, Andrè trattiene Paulette: i due già avevano avuto una relazione finita tanti anni prima. Rientrata in istituto, la donna è turbata. Poco dopo riceve una telefonata da André. I due si incontrano in campagna: l’uomo la bacia, deciso a non rinunciare a lei. I due si erano persi dopo la fine della guerra: lui le aveva scritto una lettera che non le era mai arrivata, lei lo aveva aspettato a lungo ma poi aveva sposato Robert. Paulette, turbata, scappa.

È il 22 marzo 1968, l’università di Nanterre viene occupata, quella stessa notte Gilberte scrive una lettera d’amore ad André, mentre alcune allieve iniziano a vivere momenti di libertà sessuale. Paulette mostra a Gilberte il primo paio di pantaloni acquistati. In quel momento Suor Marie Thérèse spara un colpo di fucile dopo aver sorpreso l’allieva Fucs con un ragazzo. Furiosa con la suora, la direttrice si fa restituire l’arma. Paulette parla con Fucs che confessa di voler essere libera di amare chi vuole, poi le rinfaccia di voler fare di loro delle schiave lavapiatti.

Il giorno dopo Paulette pranza con André che le chiede di sposarlo, i due fanno l’amore.

Una troupe televisiva fa un servizio presso l’istituto che è stato estratto per un concorso

come migliore scuola di economia domestica a Parigi. Poco dopo, l’allieva Yvette, per opporsi a un matrimonio combinato, tenta il suicidio impiccandosi. Dopo averla salvata, Paulette ha una crisi, crede di aver sbagliato tutto, la “brava sposa” è finita, non vuole più far credere alle ragazze che la cosa migliore è essere schiave di un uomo, non vuole più andare al salone delle arti domestiche. Nel frattempo André vuole salire in camera sua e si arrampica su una tubatura elencando tutto ciò che sa fare in casa. Paulette gli chiede la ricetta dello strudel mentre gli tende la mano. La donna cambia idea: andranno a Parigi. Gilberte vede dal buco della serratura Paulette con André e si dispera.

Il mattino dopo le allieve sono sul pulmino pronte per partire per Parigi, Gilberte reagisce e si presenta con un nuovo look. Durante il viaggio, la radio trasmette la notizia che nella capitale ci sarà uno sciopero generale. Una lunga coda di auto rende l’ingresso a Parigi impossibile. Paulette annuncia che loro faranno la rivoluzione: le allieve capitanate dalla direttrice, Gilberte e Suor Marie Thérèse camminano insieme. Paulette proclama i nuovi sette pilastri della donna libera.

IIn tailleur rosa e filo di perle, una composta Juliette Binoche (vestita alla maniera di Jackie Kennedy) illustra alle allieve della scuola di economia domestica di cui è direttrice i sette pilastri che nel 1967 si pensava fossero essenziali per far diventare ogni ragazza una “brava moglie”. Ebbene si, prima degli eventi della primavera del 1968, per ogni giovane donna di Francia il massimo traguardo nella vita era fare un buon matrimonio ed essere una moglie docile e comprensiva (per non dire sottomessa) nei confronti del marito.

Settimo lungometraggio del regista Martin Provost, La brava moglie racconta la storia di uno dei tanti istituti di economia domestica (in questo caso di quello di Boersch in Alsazia).

Esperto nel dipingere storie di emancipazione femminile (Séraphine, Violette, Quello che so di lei), Provost confeziona un film che a un primo sguardo sembra un pastiche di generi: commedia di costume, melodramma amoroso di due amanti ritrovati, musical liberatorio.

Merito principale della sceneggiatura (scritta da Provost con Séverine Werba) è quello di dipingere una colorata galleria di ritratti femminili. Non solo la protagonista Paulette che, da ex moglie paziente e insegnante di economia domestica diventa artefice del proprio destino prendendo in mano le redini dell’istituto fondato da suo marito, ma anche le sue due collaboratrici: l’inflessibile Suor Marie Thèrése (Noèmie Lvovsky) e la zitella romanticona Gilberte (Yolande Moreau) insegnante di cucina capace di sognare sulle note di “Tombe la neige” di Adamo. E poi c’è la galleria delle fanciulle in fiore destinate a diventare delle brave mogli: c’è chi non si vuole arrendere a un matrimonio combinato e tenta il suicidio, chi vuol vivere liberamente la propria sessualità e chi scopre la sua omosessualità. Comune denominatore di tutte queste donne è il fatto di covare dentro di sé lo spirito del Sessantotto. Quello che stava accadendo nelle università, nelle strade e nelle piazze della capitale francese inizia a echeggiare all’interno di un istituto dove il tempo sembra essersi fermato: le ragazze chiuse dentro questa specie di collegio per futuri “angeli del focolare”, per il momento si limitano a prendersi a cuscinate (forse un preludio a una ribellione alle rigide regole di stampo medievale?). Ma poi la grande storia irrompe nella piccola storia. Il passaggio dalla Francia degaulliana alla rivoluzione del maggio 1968 accompagna il cambiamento della composta direttrice in tailleur rosa in donna fiera di gridare la propria libertà.

Il percorso di Paulette van der Beck, che si ritrova a gestire un disastro finanziario lasciato da un marito defunto, a tratti può ricordare quello che accade alla protagonista di Potiche - La bella statuina di Ozon, anche se di quella pellicola qui mancano il gioco dei colori e una certa teatralità che sono cifre stilistiche tipiche del cineasta parigino.

Come Potiche (di cui si ricordano deliziosi siparietti musicali) anche il film di Provost sfocia in un finale liberatorio da musical. Cantando la loro voglia di libertà ed elencando nomi illustri di paladine dei diritti femminili come Simone de Beauvoir, Frida Kahlo, Virginia Wolf, il colorato corteo corre verso un futuro migliore. Ed ecco che i sette pilastri della brava moglie elencati in apertura (mostrare abnegazione, comprensione e buonumore al proprio marito, svolgere le faccende domestiche senza mai lamentarsi, essere garante dello “spirito di famiglia”, vietare il consumo di alcool ma mostrarsi conciliante se il proprio marito si abbandona a que-

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