SINDROME FALLOIDEA È la forma di avvelenamento più grave ed è causata dalla Amanita phalloides che cresce in estate ed in autunno nei boschi di latifoglie e conifere. Questo fungo contiene una decina di composti tossici divise in sostanze ad azione tossica rapida (falloidine) e sostanze ad azione tossica lenta (amanitine, molto più velenose delle precedenti). La dose tossica letale è tale che un individuo sano, del peso corporeo di una settantina di chili, può venire ucciso da soli 20 mg di sostanza tossica. I veleni delle amanite, al pari di altri funghi tossici, sono termostabili (quindi non degradati dalla cottura) e non volatili: anzi, dopo l’essicamento, la tossicità aumenta per la maggior concentrazione dei principi tossici. Tutto il fungo è velenoso, comprese le spore. I danni fisiologici sono diretti verso il fegato, l’apparato digerente (dissenteria), circolatorio (emorragie interne), apparato escretore (insufficienza renale) ed infine verso il sistema nervoso. I sintomi appaiono dopo diverse ore dall’ingestione (5 ore come minimo). L’inizio della sindrome è caratterizzato da vertigini ed affanni respiratori, a cui seguono la crisi gastroenterica e quella epatica. E’ di estrema importanza non arrivare agli ultimi stadi descritti ma di porre rimedio subito all’inizio dei primi sintomi attivando il soccorso del 118.