#1 GENNAIO 2012
BIMBI
se il pannolino rispetta
l’ambiente Riciclo
ti butto o non ti butto?
è recycled moda
cool Eventi
ArrivaBioFach a Norimberga al volante
se risparmiare
è non
inquinare
Bimbi
Green
Se il pannolino rispetta l’ambiente Il ritorno a vecchi metodi, fra tessuti lavabili e bioplastiche vegetali
S
ono sempre più numerose le mamme che optano per gli eco-pannolini biodegradabili, ma non ancora così tante da poter fare la differenza per l’inquinamento ambientale. Abbandonati i prodotti tradizionali usa e getta, realizzati spesso con materiali che non sono né riciclabili né degradabili, anche i bambini possono essere sin dai primi giorni di vita rispettosi dell’ambiente. I pannolini, prima di essere prodotti in cellulosa, erano in tessuto, di cotone e ancora più anticamente di lino, chiusi con la spilla da balia. Recentemente sono stati rispolverati, al posto
dei più diffusi pannolini in cellulosa “usa e getta”, quelli in tessuto, lavabili e riutilizzabili, dunque utili nella lotta all’inquinamento come nella riduzione dei rifiuti e per evitare un’altra uscita economica, non certo di poco conto, nel bilancio mensile della famiglia. L’uso dei lavabili però non garantisce grande praticità. E così si sta pian piano affermando come un buon connubio tra i ritmi quotidiani e il rispetto dell’ambiente il pannolino biodegradabile, realizzato senza additivi sintetici, con bioplastiche di origine vegetale. Pronti a diventare compost con tanto di certificazione del Consorzio Italiano Compostatori, questi pannolini si possono infatti buttare nel cassonetto dei rifiuti organici. Le giovani coppie sono sempre più sensibili ai prodotti con un impatto ambientale ridotto e dunque questi hanno grandi prospettive. Se tutti i bambini usassero pannolini biodegradabili è stato stimato che si potrebbe risparmiare circa una tonnellata di emissioni di CO2 ogni giorno. Si delinea, dunque, una nuova vita per i pannolini lavabili o biodegradabili, per migliorare il futuro dell’ambiente grazie ai bambini che li indossano.
Lavabili e riutilizzabili per ridurre i rifiuti
Giochi ecologici
Alunni ecosostenibili
Si chiama “pedibus” ed è un autobus umano, formato da bambini, adulti autisti e controllori che si muovono a piedi. Un modo divertente ed ecologico di andare e tornare da scuola. Questa iniziativa favorisce la diminuzione di traffico e inquinamento, aiuta i bambini ad avere un primo approccio con il senso dell’orientamento nel proprio quartiere, oltre a scongiurare l’obesità infantile. L’idea, nata in Danimarca, oggi è diffusa anche in Italia. Sul sito www.pedibus-italia. it, che raccoglie la rete nazionale pedibus, sono tanti i percorsi segnalati. In Umbria quelli di Perugia e Amelia; per la provincia della Spezia la stessa città e Follo; per la Toscana, Firenze e, in provincia, Borgo San Lorenzo, Calenzano, Sesto Fiorentino e Scandicci, e ancora Pisa, Vicopisano (Pi) e Prato.
Giocattoli “al naturale” e che fanno divertire i bambini senza causare danni all’ambiente. Qualche esempio? Si parte dal packaging, interamente eco, per proseguire con oggetti realizzati in legno Fsc, un marchio che identifica prodotti contenenti materiale proveniente da quelle foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Ed ecco, così, aeroplanini e trenini con pezzi pensati a incastro in modo da risparmiare l’utilizzo di colla, azionati da un motorino elettrico che riceve corrente da un piccolo pannello fotovoltaico, ma anche la casa delle bambole da costruire con cartone riciclabile. Molti altri sono i giochi eco che arginano la diffusione di quelli in plastica.
Un’idea pulita dedicata ai bebè
C’è anche un’azienda toscana specializzata nella produzione di pannolini biodegradabili e certificati compostabili. È la Wip (Wellness Innovation Project) spa di Prato, con stabilimento produttivo in Casentino, che dal 2004 si occupa della realizzazione e vendita di prodotti per uso igienico-sanitario ipoallergenici e biodegradabili. La ricerca di Marco Benedetti, presidente di Wip, è partita dalla consapevolezza che i prodotti tradizionali possono causare effetti negativi su salute e ambiente. L’attenzione primaria si è concentrata sulla progettazione e produzione di pannolini per bambini che tenessero conto di entrambi gli aspetti. Per garantirne la salubrità sono stati scelti materiali naturali che non necessitano di additivi chimici, materie prime naturali derivate da risorse rinnovabili e fibre provenienti dalla gestione agricola o forestale biologica. Il risultato è un pannolino certificato dalla fondazione danese Astma-Allergi Dk che garantisce come il prodotto minimizzi il rischio di dermatiti, irritazioni e allergie; ma anche dal Consorzio Italiano Compostatori Cic, primo al mondo, che lo rende assimilabile al rifiuti organici. La novità verrà illustrata oggi nel corso del workshop “Comunicare è futuro” al Museo del Tessuto di Prato.
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Riciclo
Ti butto o non ti butto? Come differenziare la carta
Tanti i virtuosi che sbagliano le modalità di raccolta senza saperlo
Raccogliere la carta in maniera differenziata è il modo migliore per non pesare sull’ambiente.
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i butto o non ti butto? Il dilemma di cosa può andare a finire nei cassonetti della raccolta differenziata affligge ancora migliaia di virtuosi che pur impegnandosi a fondo hanno ancora qualche punto oscuro, anche per quanto riguarda il corretto conferimento di carta e cartone. Sebbene infatti il riciclo della carta sia quello che funziona in modo più efficiente, sono diversi gli errori commessi al momento
di selezionare i rifiuti da destinare al riciclo: eppure una corretta differenziazione è fondamentale per dare il via a un percorso di riutilizzo o recupero. Unire alla carta e al cartone materiali non riciclabili rallenta, o può addirittura compromettere, l’intero ciclo produttivo. E allora cosa gettare altrove e cosa riciclare? Giornali, riviste, quaderni, vecchi libri, sacchetti di carta, scatole da imballo di cartone o cartoncino, opuscoli pubblicitari,
fotocopie e carta pulita in generale sono tutti materiali che possono essere riciclati. Va invece gettata insieme ai rifiuti indifferenziati la carta oleata (per esempio quella che contiene focacce, affettati, formaggi), insieme a quella sporca di cibo o di sostanze velenose (come vernice o solventi) che abbassano la qualità del materiale recuperato. Vietato l’accesso anche a fazzoletti di carta usati, a carta plastificata, autocopiante o termica, per caramelle, stagnola o vetrata, oltre che a bicchieri e piatti di carta, che vanno gettati insieme ai rifiuti indifferenziati. Raccogliere la carta in maniera differenziata è il modo migliore per non pesare sull’ambiente: produrre una tonnellata di carta da materia riciclata permette infatti di salvare cinque alberi, dai quali normalmente si produce la carta vergine, e consente un risparmio anche in termini energetici e di inquinamento.
Importante conoscere cosa non gettare con la carta.
Gli errori più comuni
Forse non tutti sanno che anche gli scontrini fiscali e persino i biglietti dell’autobus possono essere un problema nel ciclo di riciclaggio della carta, perché non contengono solo cellulosa ma sono spesso fatti di carta termica. Anche la carta bagnata può risultare indigesta per il cassonetto, perché oltre a essere più pesante e difficile da trasportare, ha fibre corte e meno resistenti che potrebbero compromettere la qualità del materiale riciclato a fine lavorazione. È importante anche separare la carta da involucri di cellophane o altri materiali, come le finestrelle delle buste per lettere o i cellophane che spesso contengono i giornali, togliere punti metallici, nastri adesivi e altri materiali non cellulosici. Occhio infine al cartone della pizza: controllare in primo luogo che sia riciclabile e poi che risulti completamente pulito.
I dettagli fanno la differenziata
Ora che si ha perfettamente chiaro cosa può essere riciclato, è necessario avere presenti alcune indicazioni per una raccolta differenziata impeccabile. Buona norma è schiacciare le scatole e ridurre in pezzi gli imballaggi più grandi, oltre che evitare di accartocciare la carta: diminuire il volume del materiale permette infatti di avere più spazio nei cassonetti e di lavorarlo meglio presso l’impianto di valorizzazione. Evitare anche di utilizzare una busta di plastica per gettare la carta nel cassonetto: se proprio è l’unica a disposizione basterà avere cura di svuotarla e di gettarla a parte, nel cassonetto apposito. Carta e cartone da riciclare infine, vanno sempre depositati all’interno degli appositi contenitori e non lasciati fuori. Ogni Comune ha regole leggermente diverse: è dunque importante informarsi, anche leggendo le indicazioni riportate sui cassonetti.
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Eventi
Arriva BioFach Tutti a Norimberga
Quattro giorni di eventi ed esposizioni con la fiera mondiale del settore La manifestazione ospiterà anche due grandi eventi dedicati all’olio di oliva che vedranno l’Italia tra i protagonisti.
Futura Energy a Pesaro
Appuntamento dal 10 al 12 febbraio 2012 a Pesaro, con la prima edizione di Futura Energy, una manifestazione specializzata nella presentazione di sistemi innovativi e qualificati per la produzione di energia rinnovabile. Alla fiera, che ha l’ambizione di diventare un appuntamento fisso per tutti gli operatori e i partner, saranno presenti i più importanti produttori e installatori nazionali. Non mancheranno poi spazi espositivi specializzati, mostre a tema, convegni e workshop. Una vetrina ideale per presentare tutte le tecnologie più innovative ed efficaci per fotovoltaico e solare termico, biomasse, biogas e biocombustibili, energia idroelettrica, eolica e geotermica, cogenerazione e trigenerazione, idrogeno e celle combustibili, carburanti e veicoli alternativi e molto altro.
Agricoltura e rinnovabili a Fieragricola
A BioFach 2012, nel settore internazionale, sarà presentata, come nazione dell’anno, l’India che vanta il primato di maggiore fornitore di cotone biologico del mondo.
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al 15 al 18 febbraio, appuntamento a Norimberga, in Germania, per gli appassionati del bio: tornano BioFach (Salone mondiale dei prodotti biologici) e Vivaness (Salone pilota della cosmesi naturale). Durante la quattro giorni, all’interno del Centro Esposizioni di Norimberga, si potranno trovare alimenti biologici, prodotti tessili naturali e del commercio equosolidale, oltre che, naturalmente, prodotti naturali per la cura del corpo. Parallela-
mente, nell’ambito di circa 150 manifestazioni, esperti del settore informeranno sugli sviluppi e i trend di mercato più attuali, all’interno di diversi forum, tra i quali quelli dedicati al commercio specializzato, alla ristorazione, al tessile, al vino e alla sostenibilità il cui tema chiave sarà “Sostenibilità nel movimento biologico”. Cuore del BioFach sono il “Bar dell’olio d’oliva” e il “Concorso dell’olio d’oliva”, da
tempo meta dei conoscitori più esperti. Nella scorsa edizione l’oro verde è stato rappresentato da 256 produttori di 25 Paesi, conquistando così il primato di più vasta esposizione di olio d’oliva prodotto ecologicamente. Il 2012 promette nuovamente alta qualità e piaceri mediterranei: il 97% dell’intera produzione di olio arriverà infatti da stati che si affacciano sul Mediterraneo e, per buona parte, dall’Italia.
Alta qualità e piaceri mediterranei
Da oltre un secolo punto di riferimento nel panorama agricolo mondiale, si tiene anche quest’anno a Verona Fieragricola, la manifestazione internazionale dedicata alle tecnologie e ai prodotti nel settore della meccanica agricola, dell’allevamento, delle agro-forniture, delle energie rinnovabili e dei servizi per l’agricoltura. Focus dell’edizione 2012 sarà l’agricoltura sostenibile a livello ambientale ed economico. Tra le cinque aree tematiche non mancherà Bioenergy Expo, segmento dedicato alle energie rinnovabili, concepito per offrire nuove opportunità di reddito e risparmio agli imprenditori agricoli. L’appuntamento è dal 2 al 5 febbraio negli spazi di Veronafiere.
Mediterre, cantiere di sostenibilità
Prenderà il via martedì 31 gennaio per proseguire fino al 4 febbraio, alla Fiera del Levante a Bari, Mediterre, manifestazione nata con l’obiettivo di consolidare in Puglia uno spazio d’incontro e confronto, per la conoscenza e la valorizzazione delle aree protette, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile. In programma, cinque giorni densi di appuntamenti tra workshop, seminari, laboratori, eventi culturali, mostre d’arte e convegni tecnico-scientifici di grande rilievo con relatori nazionali e internazionali.
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Fashion
Ecco i tessuti amici dell’ambiente
Arrivano da un team di under 40 gli abiti monouso e biodegradabili
Le fibre tessili vegetali sono coltivate biologicamente, o in maniera naturale (canapa e bamboo) e tinte con coloranti di origine vegetale o minerale.
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l biologico va di moda, anche da indossare. Negli ultimi anni, l’attenzione all’ambiente è diventata glamour, spingendo molte griffe a specializzarsi in questo campo. In realtà confezionare un abito ecologico non richiede necessariamente grande inventiva: è infatti sufficiente creare capi d’abbigliamento utilizzando tessuti naturali ed evitando di sottoporli a trattamenti chimici invasivi. Le fibre tessili vegetali sono coltivate biologicamente e in maniera naturale (canapa e bamboo), con colori di origine vegetale o minerale. Tante le alternative possibili:
si parte dalla canapa, coltivabile con tecniche a ridotto impatto ambientale, resistente al calore, alle muffe e agli insetti, per arrivare al bamboo, la cui fibra vegetale possiede uno speciale agente anti-batterico, il bamboo kun, che consente di non utilizzare additivi chimici nella lavorazione. E ovviamente sul mercato non mancano il cotone biologico, la lana e la seta sempre bio. Ma sono tante anche le curiosità. Ecco ad esempio il tencel, un nuovo e bellissimo materiale, simile alla seta, fatto dalla cellulosa degli eucalipti del Sudafrica. Viene prodotto in sistemi a ciclo
chiuso, in modo da evitare la dispersione nell’ambiente delle sostanze chimiche, che possono poi essere utilizzate più volte. Infine, un’innovazione tutta italiana, che potrebbe rivoluzionare in senso ecosostenibile la moda dei prossimi anni. Arriva infatti da Treviso Wear&Toss (letteralmente “indossa e butta”) la linea di vestiti che, una volta usati, si possono buttare direttamente nel cestino dell’organico per essere riciclati (nella foto). L’abbigliamento prodotto infatti, una volta smaltito nel terreno o tramite gli appositi canali, si decompone in acqua e anidride carbonica, elementi indispensabili per la fotosintesi clorofilliana delle piante verdi, contribuendo in questo modo a preservare l’equilibrio ecologico del pianeta. Ad impatto ambientale zero, insomma. Il tessuto, già brevettato, nasce da una miscela di fibre ricavate da fonti rinnovabili quali cellulosa, barbabietola, amido di mais e canna da zucchero. Inoltre, i capi d’abbigliamento confezionati con Wear&Toss possono incapsulare vaccini e antibiotici.
Piantala con le sneakers!
Aria pulita con il vestito
Si chiama “Herself” l’abito prodotto da Catalytic Clothing che ha il merito di assorbire l’inquinamento ambientale. L’importante risultato è frutto di una collaborazione tra l’Università di Sheffield, il London College of Fashion e l’Università di Ulster, grazie alla quale è stato possibile realizzare un abito da sera composto da tessuti in grado di migliorare la qualità dell’aria nell’ambiente domestico. Il segreto del prototipo sta in una particolare miscela di calcestruzzo flessibile spruzzata sul tessuto con un metodo innovativo denominato “tecnologia di purificazione” che, usando la luce solare come catalizzatore, permette di rompere le molecole di smog, come nel caso degli ossidi di azoto.
Si chiamano Oat Shoes le scarpe più green del pianeta. Le originali sneakers create da due giovani olandesi, Christiaan Maats e Oudshoorn Dirk-Jan, sono infatti completamente biodegradabili, cosa che le rende innocue per l’ambiente. Ma non è tutto. Oltre infatti a essere realizzate in materiali biocompatibili come cotone “bio”, sughero, canapa ed elementi in plastica biodegradabili, le scarpe della collezione “Virgin” di Oat contengono nella loro linguetta superiore una piccola tasca nella quale sono conservati dei semi. Quando la scarpa ha esaurito il suo ciclo vitale come capo d’abbigliamento non è destinata a finire semplicemente nel cestino dei rifiuti, ma può essere piantata nel terreno e dare vita a un colorato bouquet di fiori selvatici. Una proposta decisamente innovativa che lo scorso anno ha valso alla squadra di Oat il secondo premio alla Green Fashion Competition della Amsterdam Fashion Week.
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Bio-Food
Ingredienti naturali per le star dei fornelli
Gli chef apprezzano le materie prime più semplici e puntano a nuove esperienze
Marc Veyrat, nella foto a destra, il primo a buttarsi nel biologico.
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l primo ad aprire il fronte è stato lo chef francese Marc Veyrat, uno dei più conosciuti al mondo. Su due piedi, ha chiuso il suo ristorante (top di gradimento nella Guida Michelin) e si è buttato in una nuova avventura. Ha preso le distanze dalla cucina “artistica” per aprire un piccolo locale biologico a prezzi accessibili. Un ristorante rispettoso della natura non solo per il cibo, ma anche per il suo funzionamento, con tanto di riciclo d’acqua. Una tendenza che sta già dilagando. Altri chefartisti sono intenzionati a gettarsi
anima e corpo nel biologico low cost. Sembra strano, il termine del basso prezzo se si pensa a cuochi per le prestazioni dei quali servono centinaia di euro, ma questa è la nuova frontiera. Certo c’è grande attenzione per capire quali saranno i lavori degli artisti-chef col cibo bio. Ed è sicuramente un’occasione importante per promuovere gli alimenti biologici. Sperando che il tutto non si riduca a tentativi maldestri di fare notizia sfruttando i contenuti so-
ciali dell’alimentazione naturale. Ovviamente il boom del cibo slow ha contagiato anche la capitale di tutte le mode, ovvero New York, dove un tempo mangiare era “fast” per eccellenza. Il punto di riferimento è Brooklyn, non più Manhattan, simbolo dell’edonismo anni ’80. A Williamsburg spicca il mercato, simbolo della nuova filosofia, che associa qualità e zero impatto ambientale. Ogni “evento” di Smorgasburg, che apre al pubblico tutti i sabati e le domeniche al Waterfront Park di Williamsburg, è un successo, visto che si incontrano produttori locali d’alimenti biologici e alcuni dei più grandi chef della città. Ormai si tratta di un vero e proprio must, con una selezione di 1300 fornitori sceltissimi. Non mancano ovviamente neppure le organizzazioni che seguono con attenzione le dinamiche della filiera del cibo come Food Coalition o la nostra Slow Food. Vedremo chi sarà il prossimo grande dei fornelli che sceglierà il cibo bio.
Una tendenza partita dalla Francia
Occhio alle falsificazioni: riconoscere un prodotto bio da uno normale non è così semplice.
Se il bio va di moda occhio alla truffa
La Guardia di Finanza del comando di Verona ha sequestrato oltre 700mila tonnellate di prodotti alimentari falsamente biologici che venivano commercializzati e scoperto un giro di fatture false per oltre 200 milioni di euro. È il risultato dell’operazione “Gatto con gli stivali”, che ha portato anche all’arresto di sei persone. L’indagine riguarda una gigantesca frode nel settore della vendita di prodotti biologici e ha portato al sequestro di merce spacciata per biologica pur non essendolo. Secondo le indagini, i sei arrestati avrebbero immesso sul mercato una quantità di prodotti falsamente bio pari a circa il 10% dell’intero mercato nazionale. L’inchiesta ha smascherato ben 22 aziende coinvolte nella mega truffa.
Il negozio? È alternativo
Per chi pensava che l’unica via di affermazione del biologico fosse la grande distribuzione, arriva puntuale la smentita. Secondo l’Aiab infatti, al successo del biologico ha contribuito senza dubbio anche la nascita e il consolidarsi di canali di distribuzione di prodotti bio cosiddetti “alternativi”. Si tratta di quegli esercizi commerciali che furono all’origine del primo boom del biologico, dopo gli scandali alimentari iniziati con la “mucca pazza”. In quella stessa fase anche la grande distribuzione aprì i primi corner bio. Ma negli ultimi sei anni sono stati proprio i canali di distribuzione alternativi ad essere cresciuti di ben il 76,4%. Ed è aumentata anche, del 25%, la vendita diretta (spaccio) in azienda. Secondo l’Aiab, i consumi di alimenti biologici in Italia rappresentano circa l’1,5% della spesa alimentare.
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Ambiente
Spendere meno? Con il cippato si può
Costi ridotti e impatto ambientale limitato utilizzando il macinato di legno
Il termine “cippato” deriva dall’inglese “chip”, ovvero “pezzetto”.
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ultimo ritrovato nell’ambito del risparmio energetico è il cippato, o macinato di legno. Si tratta di un materiale prodotto sminuzzando, grazie ad apposite macchine, il legno in scaglie di dimensioni variabili, con lunghezza e spessore di pochi
centimetri, da immettere con più facilità in una caldaia. Le più comuni cippatrici sono di due tipi: quella a disco e quella a tamburo. Le cippatrici, in base alle dimensioni e alla loro potenza, sono in grado di lavorare ramaglie di pochi millimetri di diametro, ma anche piante intere con tronco e
chioma per modelli industriali, con potenze di centinaia di kw. Questo sistema può dunque alimentare sia impianti di piccola taglia (pochi kw) che di grandi dimensioni, fino a diversi MW. Il termine “cippato” deriva dall’inglese “chip”, che significa scaglia, piccolo pezzo. Rispetto agli altri tradizionali combustibili fossili, questo materiale permette notevoli risparmi economici e un impatto ambientale decisamente minore. Oltre quaranta piccole e medie comunità toscane hanno deciso di far uso di questa tecnologia, con notevoli vantaggi per l’ambiente e per i consumi delle famiglie. In crescita l’utilizzo anche in Umbria, Liguria e ancor più nel Nord Italia. Sotto l’aspetto ecologico, l’utilizzo del cippato non determina effetto serra, poiché nella sua combustione viene emessa nell’atmosfera la stessa anidride carbonica che le piante avevano assorbito. Questo tipo di combustibile consente un risparmio anche dell’80% sulle spese di riscaldamento domestico, rispetto ai tradizionali combustibili fossili, quali gas o gasolio. Gli impianti a cippato, oltre che per le civili abitazioni, sono particolarmente indicati per il riscaldamento di edifici di dimensioni medio-grandi come alberghi, scuole, ospedali e centri commerciali.
In Val di Pesa, gli allievi si scaldano a legna, come accadeva molti anni fa.
Trucioli… a scuola
Un bell’esempio di utilizzo di energia alternativa, ricavata dal materiale proveniente dal territorio, è quello del plesso scolastico don Milani di Tavarnelle Val di Pesa (Fi). Proprio come avveniva un tempo, infatti, da qualche mese gli allievi si scaldano a legna grazie a una centrale termica a biomasse collocata nell’area esterna del plesso scolastico, destinata a bruciare scarti agricoli raccolti tra i boschi e le rive della Pesa. Energia alternativa naturale che permette di produrre acqua calda a costi e impatto ambientale pari a zero, con notevoli vantaggi in termini di abbattimento di produzione di anidride carbonica in atmosfera e di convenienza finanziaria. È il Consorzio di Bonifica della Toscana Centrale a fornire gratuitamente la biomassa al Comune, grazie a una convenzione che permette di dare valore agli scarti forestali derivanti dalla pulitura delle aree boschive del fiume Pesa. (Immagine di Lorenzo Bojola)
In fondo al mar…
Sotto al mare esiste un vero e proprio tesoro di energia data dal moto ondoso. Si tratta di una fonte classificata tra le “alternative” e “rinnovabili” e, nel caso specifico, deriva dallo sfruttamento dell’energia cinetica prodotta dalle onde. Una fonte recentemente sperimentata in vari progetti europei di ricerca nel campo energetico. In linea di principio, è possibile convertire almeno cinque tipi di energia presenti nel mare: quella delle correnti, delle onde, delle maree, delle correnti di marea e del gradiente termico tra superficie e fondali. Secondo alcune stime, in Italia è lo stretto di Messina uno dei luoghi più promettenti per la produzione di questo tipo di energia verde.
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Organizzazioni
Bio low cost scegliendo i Gas
Tanti i gruppi presenti fra Toscana, Umbria e Liguria Vivere ecologicamente anche tra le mura domestiche: è possibile, grazie all’aiuto dei Gas.
Farmers market
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olete fare acquisti biologici e a chilometri zero, senza spendere di più? Una possibile risposta arriva dai Gas (Gruppi di acquisto solidale), ovvero gruppi di persone che si organizzano per trovare un modo nuovo di consumare. Il loro obbiettivo non è tanto il risparmio (per il quale esistono invece i Gap, Gruppi di acquisto popolare), ma un approccio diverso agli acquisti, più attento alla qualità, all’ambiente e alla tracciabilità dei prodotti, ovvero al percorso che compiono per arrivare dal produttore al consumatore. Dal 1994, anno di nascita del primo gruppo a Fidenza (Parma), i Gas si sono moltiplicati in modo esponenziale, fino a raggiungere le attuali 839 unità
italiane (coordinate da 14 reti). La Toscana (112 unità) è la seconda regione in Italia per Gas, preceduta solo dalla Lombardia (218) e seguita da Piemonte (90), Lazio (72) ed Emilia Romagna (69). Firenze, da sola, conta 50 Gas. Minori i numeri della Liguria, che conta 28 gruppi censiti, e dell’Umbria, con 9 Gas. Ma cosa cerca chi si iscrive a un Gas? Soprattutto cibi biologici, frutta e verdura a km zero (cioè coltivate nella stessa zona dell’acquisto), ma anche altre merci nate nel rispetto della natura e dei lavoratori. Insomma prodotti sani e naturali che, grazie al contatto diretto con i produttori, possono essere acquistati a prezzi accessibili, senza le maggiorazioni che spesso caratterizzano il biologico. I membri dei Gas raccolgono gli ordini e si dividono il compito
di contattare i fornitori. Poi, una o più volte a settimana, ciascuno porta i prodotti acquistati nella sede del Gas, dove vengono scambiati. In questo modo si eliminano anche i costi (economici e ambientali) di trasporto e imballaggio. L’unica controindicazione è che questo metodo d’acquisto richiede un po’ più di tempo e dedizione, rispetto alla corsa settimanale al supermarket per riempire il carrello. Ma come si fa ad aderire a un Gas? Basta individuare quello più vicino, attraverso il passaparola o mediante il sito www. retegas.org. L’adesione è quasi sempre gratuita: solo in pochi casi, nei Gas più strutturati, è prevista una piccola cifra annuale che serve a pagare le spese della sede.
Un’altra idea, per chi è in cerca di prodotti sani a costi limitati sono i Farmers market, ovvero i negozi in cui gli agricoltori vendono direttamente i loro prodotti senza intermediari. Il servizio nasce dall’idea di fornire al consumatore merci fresche che provengono da aziende locali. Come nel caso dei Gas, si punta ad eliminare il trasporto per lunghe distanze, evitando così inutili costi e alte emissioni di anidride carbonica. Inoltre, il taglio dei costi di intermediazione permette anche prezzi più bassi. Nei Farmers market si possono trovare soprattutto prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento: frutta, verdura, carne, uova e formaggi. Per chi cerca nuovi (e antichi) sapori, alcune aziende agricole si sono specializzate anche in prodotti di nicchia, introvabili sui mercati tradizionali: dai frutti di gelso alle carrube, fino al latte “crudo”, solo per fare alcuni esempi.
CO2 quanto mi costi
In pochi ci pensano, ma ogni chilo di verdura, frutta o altra merce che acquistiamo ha un costo anche in termini di impatto ambientale. Anzi, per essere esatti, due costi diversi: uno, dato dall’inquinamento atmosferico prodotto per trasportarlo e uno che si concretizza nel costo in più che l’utente finale deve pagare per coprire le spese del viaggio. Un solo chilo di ciliegie provenienti dal Brasile, ad esempio, “pesa” in realtà anche 16,2 Kg di CO2, tanta è la quantità di anidride carbonica emessa per trasportarlo in camion e aereo fino all’Italia. Secondo uno studio della Coldiretti, se una famiglia scegliesse solo prodotti locali e di stagione, facendo attenzione agli imballaggi, potrebbe evitare di emettere fino a 1000 chili di CO2 in un anno. E così facendo risparmierebbe fino a 100 euro al mese sulla spesa, senza contare i vantaggi per l’ambiente.
I membri dei Gas raccolgono gli ordini, contattano i fornitori e portano i prodotti nelle loro sedi, dove vengono scambiati, riducendo di fatto anche il costo del trasporto.
Al volante
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Se risparmiare è non inquinare
Due azioni quasi sempre collegate quando si tratta di veicoli
La cura dell’auto aiuta a risparmiare e a mantenere sano l’ambiente.
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e il costo della benzina e il livello d’inquinamento continuano ad aumentare, l’unica vera soluzione sembra essere quella di usare meno l’auto e di limitare la velocità. Non sempre però è davvero possibile. Ecco allora alcuni piccoli trucchi per migliorare costi economici e ambientali. Il primo accorgimento da prendere è quello di controllare la pressione degli pneumatici, già prima di salire in auto. Per farlo, basta fermarsi a un distributore di benzina per far controllare e gonfiare gratuitamente le gomme. Averle meno gonfie signifi-
ca infatti dover spingere di più sull’acceleratore per ottenere la stessa velocità. Si calcola che per ogni 0,2 bar in meno rispetto alla pressione raccomandata, il consumo di carburante aumenti di un punto percentuale. Per restare alla fase pre-partenza, evitate anche di lasciare il motore in folle: in caso contrario consumerete e inquinerete inutilmente (in tre minuti quasi quanto serve per percorrere un chilometro a 50 km orari). Ci sono poi alcuni accessori dell’auto che aumentano i consumi. In questa lista nera rientrano portapacchi e portasci, il tetto apribile (e in realtà anche i finestrini aperti), sbrinatori,
Dai piccoli accorgimenti alle sperimentazioni scientifiche
radio, caricabatterie e ovviamente l’impianto di climatizzazione, sia che lo si usi per riscaldare che per rinfrescare l’abitacolo. Una volta in viaggio, occhio a usare la marcia giusta: quelle alte consumano sempre meno di quelle inferiori. Non esitate quindi a cambiare “salendo” il più possibile. Infine, ci sono ricerche e prodotti sperimentali per aiutare a ridurre consumi ed emissioni. Fra questi, il Clever lube antifriction product (Clap) del gruppo Italbrevetti, sperimentato in collaborazione con l’Università e il Cnr. Prevede che i frammenti di una particolare roccia (il serpentino) ridotta a nanopolveri, siano versati in piccole dosi nell’olio lubrificante, entrando così in circolo nel motore. Le nanopolveri si legano prima alle particelle inquinanti presenti nel lubrificante e poi alle superfici stesse del motore, andando a “stuccare” i punti usurati. Non una reazione chimica, ma elettrica, che ha, secondo i ricercatori, effetti positivi molteplici: purifica l’olio, migliora la combustione, abbassa i consumi di carburante e soprattutto la produzione di pm10.
Ricarica by night L’ambiente ringrazia
Anche ricaricare l’auto elettrica inquina. Benché queste vetture siano nate proprio per garantire un maggior rispetto dell’ambiente, hanno ovviamente un loro impatto ambientale (anche se piccolissimo rispetto ai veicoli a carburante fossile). Importante dunque provare a ridurre anche queste emissioni. Per farlo, secondo uno studio dei ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e dell’Università del Texas, occorre ricaricare le batterie dell’auto di notte, quando le quantità di ozono emesse diminuiscono. L’ozono è infatti il prodotto di una reazione chimica tra idrocarburi, ossidi di azoto e luce del sole. Di notte, dunque, in assenza di raggi, non può verificarsi. La ricarica “by night” ha infine il vantaggio di evitare congestioni delle reti elettriche, più utilizzate durante il giorno.
Ecco la strada mangiasmog
L’ultima trovata nel campo dell’edilizia (e dell’ecologia) è quella degli asfalti mangia smog, in grado di abbattere gli inquinanti nell’atmosfera. Ne esistono in commercio vari tipi, accomunati però dalla caratteristica di innescare una reazione fotocatalica con i maggiori inquinanti atmosferici (fumi, sostanze chimiche aromatiche, pesticidi, ecc.). Questa nuova tecnologia è in via di sperimentazione in molte città italiane e all’aeroporto di Malpensa, con risultati al momento incoraggianti. La fotocatalisi permette di inglobare e fissare al suolo le particelle che formano le polveri sottili, evitando la loro dispersione nell’aria. Per funzionare e dare inizio alla reazione, questo speciale cemento ha bisogno della luce, anche artificiale. Il difetto? Al momento costa più dell’asfalto normale, ma la sua progressiva diffusione sul mercato potrebbe aiutare a contenere i prezzi.
Green ...in pillole... La sinfonia degli ortaggi
Mettete dei fiori nei vostri… cd
Arriva da Vienna un’orchestra tutta speciale che compra i propri strumenti dai migliori… ortolani. Sì, perché la Vegetable Orchestra, fondata nel 1998, si esibisce solo con strumenti realizzati con ortaggi freschi. Carote, porri, carciofi, zucche, cetrioli, zucchine, peperoni: questi gli ingredienti che rendono incredibili le performance dell’orchestra viennese composta da 12 elementi. Prima di ogni concerto, i musicisti selezionano accuratamente al mercato, saggiandone le qualità sonore, le verdure che vengono poi svuotate, intagliate e assemblate per creare veri e propri strumenti musicali biodegradabili che danno vita a una musica dai suoni eterogenei e particolarissimi. Per ovviare allo spreco del cibo, alla fine di ogni concerto l’orchestra offre ai suoi spettatori una gustosa zuppa realizzata con le parti degli ortaggi non utilizzate per la realizzazione degli strumenti.
Dare alla musica digitale una rappresentazione fisica. È questa, in termini molto semplificati, l’idea di Data Garden, etichetta di registrazione creata da Joe Patitucci e Alex Tyson, entrambi musicisti, in collaborazione col web designer Ian Cross. Il team, che si propone in generale di ridefinire la tradizionale distribuzione della musica, ha pensato (e realizzato) un’alternativa ai tradizionali supporti fisici per la musica che permetta di avere una rappresentazione tangibile della propria libreria di iTunes. Come? Le tracce musicali digitali possono essere scaricate grazie a dei codici stampati con inchiostro a base d’acqua su carta preseminata, ovvero che contiene al suo interno dei semi: una volta effettuato il download dei brani, la carta può essere piantata in giardino, dando vita a un fiore che diventa così espressione fisica del brano a cui il codice era associato.
Un mini cinema a energia solare
Tower Bridge a Led per le Olimpiadi
Si chiama The Sol Cinema il grande schermo più piccolo del mondo e interamente alimentato con energia solare. Il progetto è dell’associazione non profit inglese Undercurrents, che con il supporto degli artisti Ami Marsden e Beth Marsden è riuscita a creare all’interno di una vecchia roulotte del 1965 un piccolo cinema itinerante, dotato di un proiettore a Led e confortevoli divanetti, che può ospitare fino a otto persone. L’aspetto più sensazionale del progetto sta però nel fatto che la sala in movimento è alimentata esclusivamente a energia solare, grazie a delle batterie a litio che immagazzinano la luce del sole. Oltre ad avere una propria raccolta di film comici, musical e cortometraggi a tema ambientale, il mini cinema può essere noleggiato in occasione di party ed eventi.
Inaugurato l’hotel per coccinelle e affini
Se è vero che ognuno ha diritto ad avere un tetto sopra la propria testa, arriva da Londra un’idea che estende questo concetto proprio a tutti. Nel Cleary Garden, perla verde della capitale inglese, è stato infatti installato il primo Bug Hotel, un vero e proprio albergo dedicato esclusivamente agli insetti. Il mini resort è stato progettato da un team di architetti del gruppo Arup e può contenere centinaia di tipi diversi di insetti. Si tratta di una parete verticale formata da diverse celle, in ognuna delle quali è stato collocato un materiale organico, come legno, foglie secche o erba, che riproduce l’habitat ideale di ogni ospite in modo da favorirne la riproduzione. E allora via libera ai “clienti”: cervi volanti, libellule, falene, api solitarie, ragni e coccinelle. L’obiettivo di Arup è quello di rendere capillare la presenza dei Bug Hotel nei parchi naturali in modo da ripopolarli con questo tipo di fauna fondamentale per l’ecosistema.
Sta per illuminarsi di “verde” uno dei monumenti simbolo di Londra. In occasione delle Olimpiadi 2012, che si terranno questa estate proprio sul suolo londinese, il Tower Bridge si rinnova in senso green con un’illuminazione più attenta ai problemi dell’ambiente e del risparmio energetico. Il progetto, reso possibile grazie a un accordo tra il sindaco di Londra, la City of London Corporation e General Electric e Edf, sponsor dei Giochi Olimpici, usufruirà di un sistema di illuminazione a Led sviluppato dalla General Electric, mentre l’energia sarà fornita da Edf Energy utilizzando fonti a basse emissioni. Una combinazione “buona” e bella, visto che permetterà di ridurre sensibilmente i consumi di energia elettrica (fino al 40% in meno rispetto a quelli attuali) ma anche di godersi lo spettacolo dello splendido ponte sul Tamigi sempre illuminato.
Se la sedia odora di caffè
Vanta una schiera inesauribile di estimatori il caffè, la cui polvere però, dopo essere stata utilizzata per produrre la bevanda dal profumo e dal gusto inconfondibile, finisce sistematicamente nel cestino. Ma non sempre. È di Re-worked, azienda inglese che fa dell’unione tra design industriale e tecnologie verdi il suo obiettivo, l’idea di utilizzare i fondi per realizzare una serie di tavoli e sedie. Il procedimento è abbastanza semplice: i fondi di caffè, accumulati da uffici, caffetterie e fabbriche, ma anche da aziende alimentari, vengono lavorati e miscelati a plastica riciclata. Il risultato è un nuovo materiale ecosostenibile che prende il nome di curface, dalla consistenza molto simile a un incrocio tra la pelle e il legno, utilizzato per produrre pezzi di arredamento di colore marrone e dal piacevole aroma di caffè.
Casa più verde con la canapa
Per una casa attenta all’ambiente fin dalla nascita arriva il biomattone. Il rivoluzionario prodotto per l’edilizia dalla composizione totalmente naturale, è stato realizzato da Equilibrium, azienda lecchese specializzata nel settore della bioedilizia, che ha brevettato un materiale edile realizzato con calce e steli di canapa, dalle ottime proprietà di isolamento termico e acustico. La vera notizia però è che la sua composizione lo rende utile sia per migliorare la qualità dell’aria dell’abitazione che per mitigare l’effetto serra all’esterno grazie alla capacità di assorbire l’anidride carbonica dell’atmosfera, garantendo un minore impatto ambientale
rispetto ai materiali tradizionali. Il mattone amico dell’ambiente potrà essere utilizzato sia per la ristrutturazione di edifici esistenti che nella creazione di nuove costruzioni.
Per segnalazioni: green@etaoin.it
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