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L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO

GIORNALE QUOTIDIANO

Non praevalebunt

Unicuique suum Anno CLIV n. 244 (46.786)

Città del Vaticano

sabato 25 ottobre 2014

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Il Papa parla del suo prossimo viaggio in Turchia

Massiccia offensiva dei talebani nella provincia di Kunduz

Al servizio dell’unità

Polveriera Afghanistan Il Pakistan smentisce di aver fornito armi ai ribelli

Nel segno del legame tra Roma e Costantinopoli

Durante il prossimo viaggio in Turchia il Papa incontrerà il patriarca Bartolomeo per testimoniare il «profondo legame che unisce le sedi di Roma e di Costantinopoli» e ribadire la volontà di «superare, nell’amore e nella verità, gli ostacoli che ancora ci separano». Lo ha confermato lo stesso Francesco nel discorso rivolto ai membri della Orientale Lumen Foundation, ricevuti in udienza nella mattina di venerdì 24 ottobre, nella Sala dei Papi. Ribadendo che «non vi è un vero dialogo ecumenico senza la disponibilità a un rinnovamento inte-

riore e alla ricerca di una maggiore fedeltà a Cristo e alla sua volontà», il Pontefice ha ricordato in particolare il «grande contributo» offerto da Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II allo «sviluppo di rapporti sempre più stretti tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse». E ha chiesto ai presenti di pregare perché anche lui possa svolgere il ministero di vescovo di Roma «al servizio della comunione e dell’unità della Chiesa». PAGINA 8

KABUL, 24. Era considerata una delle province più sicure dell’Afghanistan, ma ora sta cedendo ai talebani. Si fanno sempre più intensi i combattimenti nella provincia settentrionale afghana di Kunduz: le formazioni talebane stanno rapidamente guadagnando terreno contro le forze di sicurezza di Kabul. Uno scenario che sembra ripetere quello iracheno, dove il ritiro della coalizione internazionale ha lasciato spazio al dilagare della violenza e del terrorismo. Secondo quanto riporta il «New York Times», due distretti di quella provincia sono già totalmente sotto controllo talebano, e tutte le previsioni lasciano pensare che i miliziani nei prossimi giorni continueranno ad avanzare. L’ultima volta che la provincia aveva avuto problemi di sicurezza fu nel 2008, quando le forze Nato concentrarono la loro azione nella zona sud orientale del Paese. La situazione si era poi stabilizzata nel 2010, dopo l’invio da parte degli Stati Uniti di alcune migliaia di soldati a presidiare l’area. In alcuni distretti nel nord — dicono fonti di stampa — i talebani hanno instaurato un Governo parallelo. Ma con una nuova strategia: invece di chiudere le scuole, ad esempio, le hanno lasciate aperte e si sono messi a distribuire anche penne e quaderni, proprio come facevano le forze Nato. Hanno lasciato aperte anche le scuole femminili, una volta obiettivo principale della violenza sotto il regime talebano. I residenti — dicono le stesse fonti — hanno favorito l’avanzata talebana anche dal punto di vista della gestione della sicurezza: sarebbero stanchi dei continui abusi da parte delle forze di sicurezza. In questo

modo, dalla scorsa estate i talebani si sono impossessati di circa venti checkpoint. Ma le violenze non riguardano soltanto la provincia di Kunduz. Questa mattina un uomo armato ha

aperto il fuoco contro un veicolo nella provincia di Nangahar, uccidendo cinque persone. Secondo la ricostruzione della polizia, si sarebbe trattato di un attacco di matrice talebana.

Combattenti talebani (Reuters)

L’Olp auspica una tempestiva ripresa dei negoziati con Israele

Piano palestinese per la pace in Vicino Oriente

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TEL AVIV, 24. Tornare al tavolo dei negoziati con Israele in tempi brevi, implementare la riconciliazione con Hamas tramite una tornata elettorale, andare al Consiglio di sicurezza dell’Onu per esigere una risoluzione sui confini. Questa la nuova strategia che la dirigenza palestinese ha annunciato, a pochi giorni dalla ripresa del dialogo indiretto tra Hamas e Israele, il 27 ottobre al Cairo, per rafforzare la tregua nella Striscia di Gaza. Il capo negoziatore dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina), Saeb Erekat, ha illustrato i punti principali della nuova strategia ieri, a Ramallah, in Cisgiordania, parlando alle maggiori agenzie di stampa internazionali. Erekat ha smentito le indiscrezioni della stampa su una possibile dissoluzione dell’Autorità palestinese (Ap) o un «rinvio di due mesi» per la richiesta al Consiglio di sicurezza della risoluzione sul riconoscimento della Palestina come Stato autonomo e indipendente con i confini del 1967. Il negoziatore capo ha quindi sottolineato la volontà della leadership palestinese di portare avanti il negoziato con Israele, lanciando tuttavia un avvertimento al premier Benjamin Netanyahu: «Se pensa che l’Ap possa essere un’entità senza autorità, se pensa di poter avere un’occupazione a costo zero e mantenere lo status quo, è meglio che se

lo scordi». Questo stato di cose «non durerà oltre il novembre 2014, non siamo disposti ad accettarlo» ha proseguito Erekat, riferendosi in particolare alla spinosa questione degli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Il negoziatore ha confermato che il segretario di Stato americano, John Kerry, sta spingendo per una riapertura del tavolo negoziale tra israeliani e palestinesi in vista della soluzione dei due Stati.

Agli occhi dei palestinesi — ha voluto sottolineare Erekat — «l’ebraismo non rappresenta una minaccia. L’ebraismo è pari alle altre grandi religioni, come quella cristiana e l’islam. Questo non è un conflitto religioso: la religione non dovrebbe esserne parte». A Gerusalemme, intanto, a meno di ventiquattr’ore dall’attentato alla fermata del tram nei pressi della Collina delle Munizioni, resta alta

la tensione tra israeliani e palestinesi. Nuovi incidenti sono stati segnalati ieri pomeriggio: un gruppo di «palestinesi mascherati» hanno lanciato pietre verso una struttura scolastica ebraica nella parte est della città. E sempre ieri si sono svolti i funerali della piccola di tre mesi, Haya Zizzel Braun, rimasta uccisa nell’attentato. Alle esequie, insieme a una folla di centinaia di persone, hanno preso parte il presidente

In 26 anni la campagna dell’Onu ha salvato la vita di dieci milioni di persone nel mondo

La sfida della polio

I miliziani dell’Is tentano un’altra offensiva contro la minoranza irachena

Yazidi di nuovo sotto attacco PAGINA 3

israeliano, Reuven Rivlin, e il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat. «Assistiamo — ha accusato Rivlin — a un crescente incitamento alla violenza nelle strade arabe e a Gerusalemme. Incitamento che sfortunatamente riceve appoggio dai leader arabi». Dal canto suo, il premier Netanyahu ha promesso «una risposta durissima» a qualsiasi futuro attacco: «Ridaremo pace e sicurezza a Gerusalemme».

Dottore somministra il vaccino antipolio a un bambino pakistano a Peshawar (Afp)

NEW YORK, 24. Ogni giorno, da 26 anni, circa mille bambini vengono protetti da una grave disabilità grazie allo sforzo globale per debellare la poliomielite. La campagna, realizzata su scala mondiale, ha immunizzato milioni di bambini in aree del pianeta che prima non erano mai state raggiunte. A fare il bilancio di questi risultati è l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, in occasione della Giornata mondiale contro la poliomielite. Senza l’impegno degli operatori sanitari coinvolti nella campagna, dieci milioni di persone in più nel mondo avrebbero sofferto la paralisi da polio. Un milione e mezzo di bambini hanno avuto salva la vita grazie alla somministrazione di dosi di vitamina A, azione che viene condotta abitualmente nel corso delle sessioni di vaccinazione antipolio. In questo modo il numero annuo di casi è crollato dai 350.000 del 1988 ai 416 nel 2013. E nel corso del 2014 quelli registrati finora sono stati appena 243: un calo straordinario di oltre il 99 per cento. Tutti gli Stati del mondo tranne Afghanistan, Nigeria e Pakistan hanno eliminato il virus. «Nel 1988 la polio era la prima causa di disabilità infantile» ricorda il direttore dell’Unicef, Anthony Lake. «Da allora, liberando un Paese dopo l’altro, una generazione di bambini è cresciuta senza più lo spettro della polio».

Si fa dunque sempre più complessa la partita della pace in Afghanistan, dopo il travagliato periodo post-elettorale e a pochi giorni di distanza dall’ultima videoconferenza tra il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il presidente afghano, Ashraf Ghani, e il premier Abdullah Abdullah. In quell’occasione, il capo della Casa Bianca aveva ribadito l’intenzione della sua Amministrazione di sostenere il Governo di unità nazionale. Il confronto sul tema della sicurezza in Afghanistan non è stato mai facile, vista la complessità della situazione politico-tribale e gli interessi in gioco. Due importanti accordi tra Washington e Kabul e tra la Nato e Kabul sono stati firmati lo scorso settembre, ma solo al termine di lunghe e complesse negoziazioni fin dal 2012. Il primo consente agli Stati Uniti di mantenere in terra afghana 9.800 soldati dopo la fine dell’anno per una missione di addestramento e di consulenza delle forze di sicurezza di Kabul, lasciando aperte alcune basi nel Paese. In base al documento, il personale militare americano non può essere soggetto alle leggi afghane per eventuali reati. In quell’occasione il presidente Obama aveva parlato dell’addestramento delle forze di sicurezza afghane definendolo «una missione cruciale» per Washington. Nel frattempo, sempre sul piano internazionale, riesplodono anche le croniche tensioni regionali con il vicino Pakistan. Islamabad ha smentito di essere coinvolta in forniture di armi ai talebani afghani, come aveva sostenuto pochi giorni fa il ministro dell’Interno di Kabul, Umar Daudzai. Questi — ricorda l’agenzia di stampa Pajhwok — aveva affermato nel suo intervento in una riunione a New Delhi del Munich Security Conference Core Group che «il Governo pachistano fornisce materiale bellico ai seguaci del Mullah Omar che combattono in Afghanistan». Reagendo a questa accusa, Tasnim Aslam, portavoce del ministero degli Esteri pachistano, ha assicurato che «il Pakistan non sta appoggiando alcun gruppo in Afghanistan e le sue forze di sicurezza sono impegnate in un’azione decisiva contro tutti i gruppi militanti». E dunque, «non c’è ragione di sostenere un gruppo in particolare fra questi», ha concluso, dato anche che «il nostro Governo appoggia risolutamente» la nuova amministrazione del presidente Ghani.

Il film su Leopardi nelle sale cinematografiche italiane

Mica tanto favoloso EMILIO RANZATO

A PAGINA

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NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza: Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale George Pell, Prefetto della Segreteria per l’Economia; Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Augustine Kasujja, Arcivescovo titolare di Cesarea di Numidia, Nunzio Apostolico in Nigeria; Osservatore Permanente della Santa Sede presso la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale.


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sabato 25 ottobre 2014

Sospetta matrice fondamentalista islamica nell’aggressione a due poliziotti

New York nell’occhio del terrorismo NEW YORK, 24. La minaccia del terrorismo di matrice fondamentalista islamica torna a dominare l’attenzione delle autorità e della stampa negli Stati Uniti, oltre che in Canada e più in generale in Occidente, dopo i sanguinosi episodi delle ultime ore, sui quali peraltro si sta ancora inda-

Si dimette in Messico il governatore del Guerrero CITTÀ DEL MESSICO, 24. Si è dimesso ieri Ángel Aguirre Rivero, il governatore dello Stato messicano del Guerrero, teatro il 26 settembre scorso della strage nella città di Iguala, dove la polizia locale in connivenza con i narcotrafficanti uccise sei studenti e ne fece sparire 43. Le dimissioni di Aguirre Rivero erano state chieste con insistenza dai parenti e dai compagni dei ragazzi uccisi e di quelli spariti, di cui non si hanno più notizie. Sulla vicenda è in corso un’inchiesta che ha già portato a decine di arresti e incriminazioni, mentre il Governo centrale di Città del Messico ha inviato l’esercito e la polizia federale, sospendendo le funzioni di quella municipale di Iguala, ritenuta appunto connivente con i Guerreros Unidos, il cartello locale del narcotraffico. Il procuratore generale, Jesús Murillo, ha dichiarato ieri che responsabili principali di quanto accaduto sono il sindaco della città, José Luis Abarca, sospeso dal suo incarico il 17 ottobre dal Congresso dello Stato, sua moglie, María de los Angeles Pineda, e il segretario della polizia, Felipe Flores. Le indagini hanno accertato che i tre, tutti incriminati e latitanti, avevano ordinato alla polizia di bloccare gli studenti, giunti per una manifestazione a Iguala dalla località di Ayotzinapa, e poi di consegnarli ai narcotrafficanti. Le tracce dei 43 studenti scomparsi si sono perse in una località chiamata Pueblo Viejo, controllata dai Guerreros Unidos. In quella zona sono state rinvenute nove fosse comuni, ma finora le prove del Dna non hanno portato alla conferma che tra i corpi ci siano quelli degli studenti scomparsi.

gando. Tale matrice, che sembra certa nella vicenda a Ottawa, potrebbe esserci stata anche nell’aggressione, ieri, a quattro poliziotti di pattuglia nel Queens, uno dei quartieri di New York, da parte di un uomo armato d’accetta. Uno degli agenti è stato ferito in modo grave e un altro in modo più leggero, prima che l’uomo fosse ucciso da altri due poliziotti. Secondo la stampa locale, infatti, si sarebbero trovati riferimenti al jihad, nella sua accezione fondamentalista di violenza, sul profilo Facebook dell’aggressore, il trentaduenne Zale Thompson. L’uomo, comunque, aveva anche un precedente penale in California ed era stato cacciato dalla Marina. Gli inquirenti ancora non si pronunciano sul movente del crimine, ma secondo alcuni osservatori è significativo che a occuparsi del caso, oltre alla polizia newyorkese, sia il Federal Bureau of Investigation (Fbi), la polizia federale, il che spinge a ritenere che l’accaduto non sia considerato un fatto di criminalità comune. «Non abbiamo ancora un

movente per l’attacco», ha detto Bill Bratton, commissario della polizia di New York. E anche un comunicato dell’Fbi afferma che «la vicenda non è considerata al momento un atto terroristico, in quanto siamo ancora nella fase iniziale delle indagini». Tuttavia, la polizia federale sottolinea che l’incidente «ha reso necessario aumentare il livello di guardia» tra le forze dell’ordine «contro attacchi casuali». La stampa collega tale sottolineatura anche a quanto accaduto il giorno prima a Ottawa, in Canada, dove un uomo armato, Michael Zehaf-Bibeau, dopo aver ucciso Nathan Cirillo, un soldato di guardia al monumento ai caduti, ha fatto irruzione nel Parlamento, dove è stato ucciso a sua volta. Una prima ricostruzione dell’aggressione nel Queens è stata resa possibile dalle riprese di una telecamera sulla scena del crimine. Dalle immagini appare che Thompson aveva preso di mira il gruppo di quattro poliziotti mentre camminavano su Giamaica Avenue e li stava seguendo. Quando un fotografo li

Riduzione obbligatoria delle emissioni di anidride carbonica del 40 per cento entro il 2030

Mosca riconoscerà il voto ucraino

Accordo nell’Ue sul pacchetto clima-energia

KIEV, 24. La Russia riconoscerà i risultati delle elezioni legislative anticipate che si svolgeranno in Ucraina domenica prossima. Lo ha annunciato il capo dell’Amministrazione presidenziale russa, Serghiei Ivanov. Gli analisti pronosticano che alle urne la parte del leone sarà fatta dal blocco del presidente Poroshenko, con circa il 30 per cento dei voti. Previsto anche un Parlamento di Kiev composto da quattro-sei partiti, per la prima volta nella storia con una schiacciante maggioranza filo-occidentale (circa l’ottanta per cento dei deputati) e una forte coloritura naziona-

BUENOS AIRES, 24. La percentuale di donne dirigenti nel settore pubblico e privato in Argentina è cresciuta di nove punti tra il 1996 e il 2012, e attualmente le donne occupano il 32 per cento di tutte le posizioni decisionali. I dati emergono da un rapporto pubblicato oggi a Buenos Aires dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp). Gabriela Catterberg, che ha guidato la ricerca dell’Undp, ha comunque sottolineato che anche a livello dirigenziale permane il divario salariale. Questo è ancora oggi intorno al dieci per cento, rispetto al 26 per cento del 1996, sebbene le donne siano qualitativamente più preparate: il 53 per cento ha istruzione superiore rispetto al 32 per cento degli uomini.

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Rilievi della polizia sul luogo dell’agguato nel Queens (Reuters)

Domenica alle urne per le legislative

lista in chiave antirussa. Non dovrebbero comunque entrare i partiti più estremisti come Pravi Sektor e Svoboda. Quello di domenica sarà comunque un voto monco, senza i dodici seggi della penisola sul mar Nero e senza almeno quattordici dei trentadue seggi delle regioni orientali di Donetsk e Lugansk controllate dai miliziani. Qui sono state organizzate autonome elezioni presidenziali e parlamentari per il 2 novembre, in violazione degli accordi di Minsk. E sarà anche un voto che ridurrà ai minimi termini la rappresentanza delle popolazioni russofone.

Aumentano le donne dirigenti in Argentina

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ha fermati per scattare una foto, Thompson si è lanciato contro di loro brandendo l’accetta. Uno dei poliziotti, Kenneth Healey, una recluta di 25 anni, è stato ferito alla testa ed è ricoverato in condizioni gravi, ma stabili; un suo collega è stato ferito al braccio. Gli altri due poliziotti hanno aperto il fuoco contro l’aggressore, uccidendolo, ma uno dei proiettili che hanno esploso ha colpito alla schiena una donna di 29 anni, ricoverata in ospedale e non ancora fuori pericolo. Nel frattempo, le indagini sull’attacco a Ottawa hanno confermato che l’assalitore ha agito da solo. A giudizio della polizia canadese le motivazioni dell’uomo, Michael Zehaf-Bibeau, sono da ricondurre certamente alla sua scelta di fondamentalismo islamico. Il capo della polizia canadese, Bob Paulson, ha detto che l’uomo era in attesa del rilascio del passaporto, che gli era stato sospeso per suoi contatti con elementi estremisti, e intendeva recarsi in Siria per combattere con le milizie jihadiste.

Affissione di manifesti elettorali a Kiev (Ansa)

GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile

Carlo Di Cicco vicedirettore

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BRUXELLES, 24. Intesa notturna fra i capi di Stato e di Governo dei Paesi dell’Unione europea sugli obiettivi di lungo termine (2030) del pacchetto clima-energia. Riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo, i leader dei Ventotto si sono accordati per una riduzione obbligatoria delle emissioni di anidride carbonica del 40 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1999 e di portare al 27 per cento la quota di energia pulita — ovvero proveniente da fonti rinnovabili — sulla produzione totale. «Buone notizie per il clima, per la salute dei cittadini, per i lavori sostenibili e per i colloqui in vista di Parigi 2015», ha commentato l’accordo il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. Il travagliato pacchetto include pure il dossier sulla sicurezza energetica, con un capitolo tutto dedicato al gas, in cui i leader dell’Ue hanno concordato sulla realizzazione di progetti di interesse comune, a partire dal corridoio Nord-Sud, più il miglioramento della capacità di stoccaggio per affrontare le emergenze. Al 27 per cento è stato fissato anche il target per l’incremento, entro il 2030, dell’efficienza energetica, mentre sul fronte dell’interconnessione delle reti è stata trovata un’intesa per arrivare a una quota del 15 per cento, sempre per il 2030, e del 10 per

cento entro il 2020. A questo scopo, ha precisato Van Rompuy, l’Ue si è impegnata a studiare tutte le possibili forme di sostegno, anche finanziario, ai progetti che siano funzionali a incrementare le interconnessioni delle reti energetiche. «È un risultato positivo su un accordo ambizio-

Dopo la pubblicazione della lettera al Governo italiano

Scintille tra Roma e Bruxelles ROMA, 24. Botta e risposta tra Roma e Bruxelles sulla lettera di rilievi in materia fiscale inviata ieri dalla Commissione Ue al Governo italiano. La scintilla scatenante è stata la pubblicazione della lettera sul sito del ministero dell’Economia, scelta apertamente contestata dal presidente uscente della Commissione, José Manuel Durão Barroso, il quale si è detto «deluso». La missiva — inviata a Roma mercoledì notte dal commissario Ue agli Affari economici e monetari, Jyrki Katainen — aveva un carattere «confidenziale» e la pubblicazione, secondo Durão Barroso, «è stata una decisione unilaterale del Governo italiano: la Commissione non

Piano per salvare il servizio sanitario britannico

Un tweet davvero regale

LONDRA, 24. Cinque anni di tempo per salvare il National Health Service, il servizio sanitario britannico. È quanto emerge da un rapporto redatto dalle maggiori autorità sanitarie del Regno Unito e pubblicato ieri, secondo cui serviranno cambiamenti drastici per evitare che si arrivi al 2020 con un deficit da trenta miliardi di sterline (38 miliardi di euro). È stato quindi proposto un piano di interventi che prevede di risparmiare 22 miliardi di sterline.

LONDRA, 24. Elisabetta II entra a tutti gli effetti nel mondo dei social network. La regina ha infatti inviato oggi il primo tweet a suo nome da un tablet, dopo aver inaugurato una mostra nella capitale britannica. «È un piacere inaugurare la mostra Information Age oggi al Science Museum e spero che la gente troverà piacevole visitarla» questo il testo del messaggio diffuso in tutto il mondo.

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don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale

so», ha detto ancora il presidente, che consentirà all’Europa, che produce solo l’11 per cento delle emissioni nocive globali, di presentarsi alla riunione dell’Onu sul clima del prossimo anno a Parigi con le carte in regola per convincere il resto del mondo ad avere obiettivi analoghi.

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era a favore della pubblicazione perché stiamo avendo una serie di contatti informali, tecnici che sarebbe meglio tenere in un ambiente di riservatezza e di fiducia reciproca». Immediata la replica del presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, che ha sottolineato come la missiva europea fosse già stata anticipata dal «Financial Times». Il tempo delle lettere segrete, ha detto Renzi, «è finito: è il momento della trasparenza e della chiarezza». E guardando sempre a Bruxelles, Renzi ha dichiarato: «Pubblicheremo non solo la lettera, ma tutti i dati economici di quanto si spende in questi palazzi, sarà molto divertente». La lettera europea — inviata anche ad altri Paesi, tra cui la Francia — traccia alcuni rilievi sulla legge di stabilità del Governo italiano. In primo luogo, si sottolinea che il piano di bilancio viola apertamente i limiti posti da Bruxelles. Inoltre — sempre stando al testo della missiva — l’Italia programma «una deviazione significativa» dalla strada di aggiustamento dei conti prevista dal patto di stabilità. «Stiamo discutendo di uno o due miliardi di differenza — ha replicato Renzi — possiamo metterli anche domani su una manovra da 36 miliardi, su un bilancio da ottocento miliardi, per un Paese che ogni anno dà venti miliardi all’Europa». Il titolare di Palazzo Chigi ha quindi aggiunto che «non sarà una discussione sulle virgole a cambiare il nostro percorso».

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sabato 25 ottobre 2014

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Il fumo delle esplosioni nei combattimenti a Kobane (Ansa)

Primo caso accertato a New York

Mille operatori sanitari in Africa contro ebola WASHINGTON, 24. Per fronteggiare il virus ebola nei tre Paesi dell’Africa occidentale maggiormente colpiti — Guinea, Sierra Leone e Liberia — l’Unione africana (Ua) ha deciso di inviare nella regione oltre un migliaio di operatori sanitari. Lo ha annunciato Nkosazana DlaminiZuma, leader della Commissione dell’Unione africana. «Diversi Paesi dell’Ua hanno promesso di mandare un certo numero di operatori in Liberia, Sierra Leone e Guinea, compresa la Repubblica Democratica del Congo che invierà circa mille addetti in tre gruppi», ha spiegato Dlamini-Zuma. Da Bruxelles, dove è in corso di svolgimento il vertice dell’Ue, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha confermato stamane che i Ventotto aumenteranno a un miliardo di euro gli aiuti finanziari per combattere ebola in Africa. La proposta di aumentare gli aiuti era stata avanzata nei giorni scorsi dal premier britannico, David Cameron. Intanto, un primo caso accertato della malattia è stato registrato a New York. Un medico, tornato re-

centemente dalla Guinea, è infatti risultato positivo al test. L’uomo, 33 anni, è stato ricoverato in isolamento al Bellevue Hospital, il centro sanitario attrezzato per ricevere pazienti altamente contagiosi. Il medico era arrivato dall’Africa occidentrale all’aeroporto Jfk lo scorso 17 ottobre, dopo aver fatto scalo in Europa. L’uomo, in Guinea per Medici Senza Frontiere, dove ha curato persone affette dalla malattia, è stato ricercatore in medicina d’urgenza internazionale per oltre tre anni alla Columbia University e lavorava al New York Presbyterian Hospital. Il giorno prima di manifestare i primi sintomi febbrili aveva preso due metropolitane per Brooklyn, dove era andato a giocare a bowling. Il club, nell’affollato quartiere di Williamsburg, è stato chiuso per precauzione. Le autorità sanitarie di New York stanno ricostruendo tutti i suoi movimenti per individuare le persone che potrebbero avere avuto un contatto con l’uomo, ma hanno sottolineato che al momento non vi è alcun allarme.

I miliziani dell’Is tentano un’altra offensiva contro la minoranza irachena

Yazidi di nuovo sotto attacco BAGHDAD, 24. Mentre la battaglia contro lo Stato islamico (Is) sul fronte siriano di Kobane si protrae con esito ancora incerto, i miliziani jihadisti tentano una nuova offensiva in Iraq, sulla direttrice del monte Sinjar, nel nord-ovest. Si tratta dell’area dove c’è una forte presenza di yazidi, una delle minoranze contro le quali già sono state perpetrate sistematiche stragi. In agosto decine di migliaia di civili, in gran parte fuggiti dalla città di Sinjar conquistata dall’Is, erano ri-

masti assediati sulla vicina montagna. Successivamente avevano potuto fuggire e raggiungere la Siria grazie all’intervento dei combattenti peshmerga curdi iracheni e siriani e ai raid aerei della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Testimoni hanno parlato di centinaia di civili uccisi dai miliziani jihadisti e di altrettante donne fatte prigioniere e che si teme siano state ridotte in schiavitù. Le forze di autodifesa degli yazidi, circa cinquemila volontari, stanno resistendo al nuovo attacco dell’Is. Il

comandante yazida Ashti Koger ha fatto sapere che ieri i suoi uomini sono riusciti a intercettare tre aspiranti attentatori suicidi, compreso un non iracheno, che cercavano di raggiungere la vetta della montagna per farsi saltare in aria. I combattenti yazidi si sono impadroniti anche di armi e apparecchiature per le comunicazioni che i tre jihadisti portavano con loro. Sempre per quanto riguarda i fronti iracheni, fonti del Pentagono citate dalle agenzie di stampa inter-

Il presidente Khama sollecita un secondo mandato

Schierate anche le truppe che si muovono a dorso di dromedario

Botswana alle urne per le elezioni generali

Algeri sigilla le frontiere per prevenire infiltrazioni jihadiste

GABORONE, 24. Poco più di 820.000 elettori sono chiamati alle urne domani nel Botswana per rinnovare i membri delle amministrazioni locali e i 57 deputati del Parlamento che a loro volta sceglieranno il presidente. Le elezioni, le undicesime dall’indipendenza del piccolo Paese avvenuta nel 1966, vedono ancora una volta favorito il Botswana Democratic Party, da allora ininterrottamente al Governo. Sembra dunque possibile la conferma del capo di Stato uscente, Seretse Khama Ian Khama, in carica dal 2008 e che sollecita un secondo mandato. Per la prima volta, tuttavia, gli osservatori segnalano margini di in-

Modifiche costituzionali contestate in Burkina Faso OUAGAD OUGOU, 24. C’è forte tensione in Burkina Faso per il progetto di modifiche costituzionali sul quale il Parlamento è chiamato a pronunciarsi a fine mese. La questione s’incentra intorno alla figura del presidente Blaise Compaoré, andato al potere con un colpo di Stato militare nel 1987, e confermato nelle elezioni del 2005 dopo il ripristino delle istituzioni. L’anno prossimo, il presidente concluderà il suo secondo mandato, che l’articolo 37 della costituzione in vigore vuole conclusivo. Il suo Governo ha però appena presentato un progetto di legge al Parlamento per modificare la legge fondamentale con un referendum popolare e quindi sopprimere il limite di due mandati presidenziali. L’opposizione, guidata da Zéphirin Diabré, ha annunciato una campagna di disubbidienza civile che dovrebbe iniziare ufficialmente il 28 ottobre, due giorni prima del voto del Parlamento. Diverse manifestazioni di protesta si sono però già tenute spontaneamente sia nella capitale Ouagadougou, con cortei e blocchi stradali dispersi dalla polizia, sia in altre località. A Bobo Dioulasso, seconda città del Paese, ieri sono scesi in piazza gli studenti.

certezza. Di recente, infatti, una certa forma di scontento sembra essersi creata attorno a Khama. Forti polemiche, fra l’altro, sono state suscitate dalla vicenda del settimanale «Sunday Standard», il cui caporedattore è stato arrestato dopo la pubblicazione di un articolo nel quale esprimeva alcune critiche al presidente. Di questo scontento — dicono i commentatori — sperano di approfittare i candidati d’opposizione, cioè Duma Boko, dell’Umbrella for Democratic Change (Udc), una coalizione di tre forze di minoranza, e Dumelang Saleshando, leader del Botswana Congress Party (Bcp), un movimento d’ispirazione socialdemocratica nato nel 1998. Il presidente e il suo partito, per convincere gli elettori, puntano soprattutto sui benefici dello stato sociale e sull’educazione gratuita, finanziati col ricavato della vendita dei diamanti di cui il Paese è ricco. L’Udc, sostenuto dai sindacati e da diverse organizzazioni, insiste sull’inclusione sociale e sulla necessità di un Governo capace di amministrare con efficacia la cosa pubblica. Il Bcp, da parte sua, punta il dito contro l’inefficienza nell’erogazione di alcuni servizi, come acqua ed elettricità, e denuncia una crescita economica considerata insufficiente.

ALGERI, 24. L’Algeria sigilla le sue frontiere contro il pericolo di infiltrazione di jihadisti. Del compito è stato incaricato il viceministro della Difesa e capo di stato maggiore dell’esercito, il generale Ahmed Gaid Salah (nominato direttamente dal presidente Bouteflika), che ha raccomandato ai soldati di spendere tutti i loro sforzi per difendere le frontiere nazionali e «sradicare» il

terrorismo ancora presente all’interno dell’Algeria dopo la guerra civile scoppiata nei primi anni Novanta. L’esercito è stato schierato ai confini per affiancare le guardie di frontiera, che da sole non possono controllare migliaia e migliaia di chilometri di deserto, come confermò il sanguinoso attacco nel gennaio del 2013 al sito gasiero di In Amenas. In quell’occasione, infatti,

Sventato attentato all’università del Cairo IL CAIRO, 24. Le forze di sicurezza egiziane hanno sventato ieri un massiccio attentato dinamitardo all’interno dell’università del Cairo. Nel corso dell’operazione undici persone, tra cui sette agenti di polizia, sono rimaste ferite. Lo ha annunciato il portavoce del ministero dell’Interno, generale Hani Abdul Latif, precisando che uomini a volto coperto hanno piazzato diversi ordigni all’interno del campus universitario, ma sono stati sorpresi dagli agenti di polizia. Al momento non si segnalano rivendicazioni. Tuttavia l’operazio-

ne terroristica è avvenuta vicino al luogo dell’uccisione ad aprile di un generale della polizia e dove le forze dell’ordine stazionano quotidianamente per fronteggiare le frequenti proteste degli studenti pro-islamisti. Anche ieri sono state registrate manifestazioni. L’attentato di aprile è stato rivendicato da un gruppo islamista militante, Ajnad Misr, che conduce attacchi alle forze dell’ordine come vendetta per la repressione in risposta alla deposizione da parte dell’esercito dell’ex presidente Mohamed Mursi.

i terroristi raggiunsero l’obiettivo procedendo a zigzag lungo le linee immaginarie che dividono formalmente Libia e Algeria. Come sottolineano gli analisti, l’esercito è l’unica struttura, in termini di uomini e mezzi, che l’Algeria può mettere in campo per intercettare i terroristi e prevenire gli attacchi e i sabotaggi. Agli uomini, inoltre, saranno affiancati mezzi aerei da combattimento. E tuttavia, le truppe al confine saranno supportate anche in un altro modo, ritenuto da molti ben più efficace della tecnologia: uscendo dalla sfera quasi da parata in cui sembravano essere stati relegati, torneranno in azione i meharisti, le truppe algerine che si muovono a dorso di dromedario, animali famosi per la forte resistenza al caldo opprimente del giorno e al freddo tagliente della notte. Con il copricapo che avvolge la testa, lasciando liberi gli occhi e con il kalashnikov poggiato sulle gambe, i meharisti percorrono decine di chilometri al giorno, alla ricerca di una impronta nella sabbia, di un mozzicone di sigaretta, dei resti di un pasto frugale. Queste piccole tracce consentono loro di individuare i nemici dell’Algeria, quale che sia la bandiera sotto cui combattono.

nazionali hanno riferito che la grande offensiva delle forze governative per riconquistare il territorio perduto «non è imminente, ma arriverà solo nel corso dei prossimi mesi». Le stesse fonti hanno confermato che Kobane, la città siriana al confine con la Turchia dove nell’ultimo mese si sono concentrati i combattimenti più aspri, non è più sull’orlo di cadere nelle mani dell’Is. I miliziani non riescono infatti ad avere la meglio sui combattenti curdi, i quali sembrano in grado di resistere all’urto, grazie anche all’aiuto dei raid aerei della coalizione. La situazione è in stallo, sebbene proprio ieri la televisione statale egiziana abbia dato notizia di una nuova avanzata dei miliziani jihadisti a sud della città. I bombardamenti aerei contro l’Is non si concentrano solo sugli obiettivi militari, ma anche sulle installazioni petrolifere delle quali hanno assunto il controllo e che costituiscono oggi una delle principali risorse economiche del gruppo. Secondo il segretario al Tesoro statunitense, David Cohen, i raid stanno dando i primi risultati nel cercare di stroncare il contrabbando di greggio, la cui vendita sul mercato nero avrebbe finora portato nelle casse dell’Is circa un milione di dollari al giorno. «Non abbiamo la bacchetta magica, né un’arma segreta per svuotare le cassaforti dell’Is dal giorno alla notte. Ma una cosa è certa: fino a quando l’Is minaccerà gli interessi degli Stati Uniti, in casa e fuori, la nostra battaglia per colpire e indebolire la potenza di fuoco finanziaria del gruppo andrà avanti», ha aggiunto Cohen. Gli interventi internazionali in Siria, intanto, continuano a far discutere, soprattutto per quanto riguarda la scelta di armare le milizie che combattono non solo contro l’Is, ma anche contro il Governo di Damasco. «The Washington Post» scrive che la coalizione guidata dagli Stati Uniti sta reclutando, in particolare nei campi profughi, esponenti dell’opposizione al Governo siriano del presidente Bashar Al Assad per addestrarli militarmente. Il quotidiano, citando anonimamente alti ufficiale statunitensi e di altri Paesi della coalizione, specifica comunque che questi combattenti dovrebbero avere solo un ruolo difensivo e non quello di tentare la riconquista dei territori siriani oggi sotto il controllo dell’Is.

Visita ai soldati indiani schierati a protezione del confine conteso con il Pakistan

Accordo tra Cina e altri venti Paesi

Il premier Modi sul ghiacciaio di Siachen

Super banca asiatica

Il premier indiano nel discorso alle truppe (Reuters)

NEW DELHI, 24. Il primo ministro indiano, Narendra Modi, si è recato ieri sul ghiacciaio di Siachen, nella regione himalayana del Kashmir, per incontrare le truppe dell’esercito schierate a protezione del confine conteso con il Pakistan. Da questo luogo, considerato il più alto fronte di guerra nel mondo (6.700 metri), Modi ha rivolto ai militari gli auguri per il diwali, il capodanno induista. Nel 1984 gli eserciti di India e Pakistan hanno combattuto una sanguinosa guerra per il controllo del ghiacciaio di Siachen e da allora non hanno più abbandonato le postazioni. Il capo dell’Esecutivo di New Delhi ha poi proseguito la visita a Srinagar, capoluogo estivo dello Stato di Jammu e Kashmir, in segno di solidarietà con le vittime delle inondazioni che a settembre hanno causato 280 morti.

PECHINO, 24. È stato firmato oggi a Pechino il memorandum d’intesa per dare il via libera alla Asian Infrastructure Investment Bank (Aiib), la nuova Banca asiatica di investimenti per le infrastrutture. Rappresentanti di ventuno Paesi asiatici si sono ritrovati stamane presso la sede dell’Assemblea nazionale del popolo, il Parlamento cinese, per siglare il primo passo del nuovo soggetto finanziario. La super-banca asiatica si concentrerà principalmente sullo sviluppo di strade, collegamenti ferroviari, impianti energetici e di telecomunicazioni nella regione. Dopo la firma odierna del memorandum seguirà la fase di negoziazione degli articoli di accordo, che dovrebbero essere pronti entro la fine del 2015: i Paesi che li firmeranno e ratificheranno diventeranno

ufficialmente membri fondatori del soggetto bancario. La nuova banca regionale avrà una forte impronta cinese. Pechino ne aveva proposto la creazione lo scorso anno e dovrebbe fornire tutto (o gran parte) il capitale iniziale di 50 miliardi di dollari, secondo i primi documenti circolati pubblicamente e ripresi dalla stampa. Oltre alla Cina, alla cerimonia in Parlamento erano presenti anche rappresentanti di India, Kazakhstan, Uzbekistan e di molti Paesi dell’Asia meridionale e del sud-est asiatico, tra cui Bangladesh, Sri Lanka, Nepal, Pakistan, Thailandia, Malaysia, Cambogia e Laos. Presenti anche i rappresentanti di Filippine e Vietnam, che vivono una situazione di tensione con la Cina per dispute territoriali nel Mar cinese meridionale. Assenti, invece, Corea del Sud e Giappone.


L’OSSERVATORE ROMANO

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sabato 25 ottobre 2014

Due immagini tratte dalla pellicola di Mario Martone

Cultura dell’incontro Alla luce del Magistero della Chiesa occorre riflettere sul «nesso inscindibile» che unisce la pace al rispetto per la vita umana, di modo che l’anelito per la pace, condiviso da tutti gli uomini di buona volontà, «sia ogni giorno più radicato nei loro cuori»: è l’esortazione rivolta da Papa Francesco — in un messaggio a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato — ai partecipanti al

di EMILIO RANZATO n questi giorni è uscito nelle sale italiane Il giovane favoloso di Mario Martone, già presentato all’ultimo festival di Venezia, dove ha ricevuto una buona accoglienza da parte di critica e pubblico. Siamo nei primi anni dell’O ttocento. Giacomo Leopardi (Elio Germano) cresce da genitori nobili in una casa-biblioteca di Recanati, nello Stato Pontificio. Dopo un’infanzia serena e un’adolescenza relativamente tranquilla nonostante i precoci problemi fisici, il giovane intellettuale e poeta comincia a sentire l’insofferenza per l’isolamento culturale in cui si trova e per i complicati rapporti con i genitori (Massimo Popolizio e Raffaella Giordano) non dispotici ma ai suoi occhi troppo rigidi e conservatori. Si sposta così prima a Firenze, dove fa la conoscenza del patriota Antonio Ranieri (Michele Riondino) e della nobildonna Fanny Targioni Tozzetti (Anna Mouglalis),

I

Nostra Signora del Rosario di Chiquinquirá (1621)

convegno internazionale sul tema «Il rispetto per la vita, cammino per la pace», promosso dalla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI e che si conclude venerdì 24 ottobre, presso la Pontificia Università Bolivariana di Medellín. Nel messaggio, indirizzato al presidente della Fondazione, monsignor Giuseppe Antonio Scotti, il Papa invita a promuovere «la cultura dell’incontro e dell’impegno per il bene comune» in un mondo globalizzato, che «ci avvicina sempre di più» ma che nello stesso tempo «non ci rende più fratelli». La cultura dell’incontro, sottolinea il Pontefice, «inizia con il rispetto per la dignità della persona, base della convivenza umana e dello sviluppo di tutti i popoli». Nell’introdurre i lavori del convegno, monsignor Scotti ha ricordato che Paolo VI, venerato ora come beato, venne a Bogotá nel 1968 e che dalla capitale inaugurò la seconda conferenza generale dell’episcopato latinoamericano che si tenne poi a Medellín. «Mi sembra importante ricordare — ha detto Scotti — che è a Medellín, sul finire degli anni Sessanta, che la Chiesa latinomericana assunse e fece suo il concilio Vaticano II che si era concluso appena tre anni prima, nel 1965».

La bella fotografia di Renato Berta è capace di rendere lo spirito dei versi E la loro malinconia misteriosamente piena di vita di cui si invaghisce, e quindi con questi due a Napoli, in piena epidemia di colera. Ma fra il peggioramento delle sue condizioni di salute e le incomprensioni ricevute per la sua opera e il suo pensiero, non troverà più la serenità dei primi anni di vita. E questa irrequietudine verrà a stento placata dai sempre più intensi slanci di ispirazione poetica. I grandi film biografici sono merce davvero rara. E di capolavori il genere non ne conta probabilmente nessuno. Non c’è da stupirsi o scandalizzarsi, allora, se Mario Martone non è riuscito nell’intento di rendere giustizia alla vita di uno dei più grandi poeti italiani. Un po’ perché in generale, come probabilmente direbbe lo stesso Leopardi, l’esistenza umana è piena di troppi episodi banali per essere interessante su un piano drammaturgico, almeno se si decide di raccontarla tutta, ancorché ovviamente a grandi linee. E un

Nelle sale cinematografiche italiane il film su Leopardi

Mica tanto favoloso po’ perché in particolare quella del protagonista è stata notoriamente priva di grandi azioni e accadimenti esteriori, e compensata da quei tumulti dell’animo che certo non è facile rendere sul grande schermo. Nel raccontare questa vita a dir poco singolare, però, si poteva fare comunque di più. La sceneggiatura firmata dallo stesso regista e da Ippolita Di Majo non riesce per esempio a mettere davvero a fuoco quella che doveva essere una delle dinamiche cruciali della giovinezza del protagonista. Ossia la dicotomia fra un’educazione religiosa ma dal sapore oscurantista, impartita da genitori dalla mentalità sorpassata e incapaci di vedere l’umanità dietro il dogma, e una spiritualità interiore al contrario profondamente umana e umanista, che parte dal terreno per raggiungere l’eterno.

E non a caso l’unico momento dove stranamente inciampa la performance per il resto come sempre ottima di Germano, è proprio nell’enunciazione integrale de L’infinito, recitata in modo stranamente rigido, e mal supportata da una regia che un po’ ingenuamente alza e abbassa la macchina da presa attorno alla famosa siepe. Ad aiutare il regista, in compenso, c’è la bella fotografia di Renato Berta, che riuscendo a catturare i momenti più fuggevoli della giornata è capace di rendere istantaneamente lo spirito delle poesie leopardiane, il loro spleen misteriosamente pieno di vita. E altrettanto apprezzabile è la descrizione per niente edulcorata di un misantropo disgustato tanto dall’arretratezza dei suoi concittadini, quanto dalla stantia prudenza dei costumi aristocratici.

La distanza fra sublimità del sentire e quotidianità nel poeta di Recanati

Un meteorite nell’Ottocento di SABINO CARONIA «Giacomo Leopardi ha vissuto in un modo altissimo e drammatico la sproporzione dell’uomo di fronte alla realtà nella sua interezza. Il sentimento di questa sproporzione è per Leopardi il contenuto di una sublimità del sentire: la sublimità del sentire nell’uomo è densa dell’emozione, dello

I dipinti murali della residenza del principe Walid Ibn Yazid in Giordania

Tesori nel deserto Per rendere omaggio ai colori che il principe Walid Ibn Yazid commissionò per il suo palazzo in Giordania si è tenuto a Roma nei giorni scorsi (22 e 23 ottobre) il convegno internazionale «The Colours of the Prince. Conservation and Knowledge in Qusayr ‘Amra», organizzato dall’Istituto Superiore per la conservazione e il restauro (Iscr). Nel corso delle due giornate sono stati presentati i risultati del progetto di conservazione e restauro che l’Istituto conduce dal 2011 in collaborazione con il Dipartimento delle Antichità del Regno di Giordania e il World Monuments Fund, riguardante il complesso monumentale di Qusayr ‘Amra che risale all’epoca dei califfi della dinastia Omayyade. Il sito, visitato sporadicamente da viaggiatori, fu riscoperto nel 1898 da un viaggiatore e studioso ceco, Albert Musil; nel 1985 è entrato a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Costruito per controllare le vie commerciali e le risorse idriche, Qusayr ‘Amra (il piccolo palazzo di Amra) fa

parte dei cosiddetti Castelli nel deserto costruiti dai califfi e dai principi omayyadi (nel periodo che va dal 671 al 750 dell’era cristiana) nella regione compresa tra Siria, Giordania e Palestina. Al tempo, la nuova elite omayyade era restia ad abbandonare completamente la vita nomadica in favore degli affollati centri urbani e commerciali come Damasco o Basra. E queste residenze erano delle vere e proprie tenute agricole, dotate di ingegnosi sistemi idraulici e con un’importante funzione politica di cerniera tra la dinastia e le tribù nomadi sulle quali era fondato il potere califfale. Il team dell’Iscr ha lavorato sui dipinti murali che occupano quasi 380 metri quadrati. Vi sono rappresentate scene di corte, di caccia, donne danzanti, artigiani al lavoro, un sovrano in trono e sei figure regali: una preziosa testimonianza delle origini dell’arte islamica, essendo l’unico ciclo pittorico figurativo di datazione così alta, ben conservato e ancora in situ. A oggi sono stati recuperati circa cento me-

Per il resto il film si attiene a una scrupolosità filologica davvero lodevole, che ci permette di vedere i veri luoghi della giovinezza

del poeta, a partire dall’affascinante abitazione dei genitori. Una precisione che però porta gli autori a optare per un resoconto il più possibile esauriente, anche quando gli incontri e gli aneddoti non appaiono come fatti particolarmente salienti dal punto di vista drammatico. È una scelta legittima che di solito però ci si aspetta da una produzione televisiva, più incline alla funzione didattica che alla creazione di momenti autenticamente espressivi. E il limite è particolarmente evidente nella seconda parte, quella di un Leopardi che vorrebbe essere più sociale e politico senza riuscirvi. Qui per tenere fede alla pagina storica si perde completamente di vista l’emozione. E così il cosmico finale affidato ai versi de La ginestra appare come improvviso e ingiustificato.

tri quadrati della superficie dipinta. Il restauro ha reso leggibile anche un’iscrizione in arabo cufico: Allahumma aslih al-Walid ibn Yazîd (Oh Dio, rendi al-Walîd ibn Yazîd virtuoso), rivelando il nome del committente di questa opera straordinaria. (rossella fabiani)

Il complesso monumentale di Qusayr ‘Amra

struggimento e anche della distruzione che Non meraviglia che Martone lo abbia tequesta esperienza di sproporzione, del pro- nuto presente. Del resto già in L’opera aperprio piccolo punto di fronte alla totalità del ta il regista, prendendo in considerazione il reale, produce». rapporto con Napoli di tre artisti, aveva Così osserva don Luigi Giussani nell’in- parlato, oltre che di Caravaggio, di Leopartroduzione a una antologia della poesia leo- di e della Ortese. pardiana il cui titolo, Cara beltà... (Bur, Vincenzo Cardarelli aveva intitolato signi2005), fa riferimento agli studi di Giulio Auficativamente un suo scritto dedicato al gusto Levi così spesso trascurati anche dagli poeta di Recanati, quel «pellegrino infaticastessi critici di ambito cattolico (si pensi al bile attraverso tutte le età e tutti i climi» — Dio in Leopardi di Giovanni Casoli). In queste parole si può ritrovare quel sen- «un meteorite precipitato per caso nell’O tso diffuso di estraneità, orrore, spaesamento tocento» lo definiva Cesare Garboli — La che ritroviamo nelle pagine di Anna Maria favola breve di Leopardi, e certo a lui e alla Ortese, quasi che per descrivere «l’inarresta- Ortese non poteva non essere presente il ribile fluire del tempo» — che, come è detto cordo dell’Arthur Rimbaud di Une Saison in Corpo celeste, passa e frantuma ogni vita en enfer: «Una volta non ebbi forse una gio— simili tonalità espressive così peculiari vinezza amabile, eroica, favolosa?». della poesia leopardiana fossero necessarie e irraggiungibili. Non meraviglia dunque legSi direbbe l’unica voce reale dopo Dante gere, sempre in Corpo celeste, il — scriveva Anna Maria Ortese — giudizio netto e sorprendente La natura gli appare inganno della Ortese sul poeta di Recanati: «Si direbbe, Leopardi, e il reale distrutto l’unica voce reale della letteratura italiana dopo Dante. È probabilmente più grande di Dante, perché egli al cosiddetto reale non E, a proposito di Rimbaud, sarebbe ricrede più. La natura gli appare inganno, il sultato meno inopportuno per Martone far reale distrutto. Così, la natura dei pensieri, riferimento a Jim Morrison piuttosto che a unicamente la natura interiore dei sentimen- Kurt Cobain (ahimé, il fascino spesso inti (e del sentimento di questa distruzione) si gannevole degli anniversari!) nel cercare pone come reale». un parallelo contemporaneo al poeta recaE forse non è un caso che a richiamare natese. l’attenzione sul centenario della nascita delGiustamente ha sottolineato Walter la scrittrice romana sia stato proprio il titolo Benjamin: «La presa di posizione spirituale del film di Mario Martone su Leopardi, Il verso il corso naturale del mondo in Leogiovane favoloso, tratto dal Pellegrinaggio alla pardi è rivoluzionaria». Su questa linea si tomba di Leopardi della stessa Ortese. sono posti critici illustri, da Binni a LuporiIl libro Da Moby Dick all’Orsa Bianca, ni, e lo stesso regista del Giovane favoloso. curato da Monica Farnetti (Adelphi, 2011), E certo non è un caso che lo spirito del si apre appunto con quello scritto dedicato Leopardi dei Nuovi credenti ritorni in quello dalla Ortese a Leopardi, il «giovane favolo- scritto, il più significativo di Il mare non baso», colui che «ebbe e diede il senso dello gna Napoli, dedicato dalla Ortese agli intelspazio e del tempo e, con esso, lo sgomento lettuali napoletani suoi contemporanei, da della nostra piccolezza, l’affannato interro- Rea a Compagnone, da Prisco a La Capria, gare, il ripiegarsi muto». e intitolato Il silenzio della ragione.


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Dall’XI al XV secolo alla perdita di controllo della donna sui beni sembra corrispondere un eccezionale potere di accesso al sacro fortemente riconosciuto sul piano simbolico

Cristina Borgogni in una scena dello spettacolo teatrale «Ildegarda, la sibilla renana»

Santità femminile

di ISABELLA FARINELLI ul finire dell’estate 1488, Colomba di Angelo Antonio, poco più che ventenne, si avventurò oltre la nativa Rieti, «de tucta Italia umbilico», dirigendosi verso ponente incontro a un destino contrassegnato solo dall’imitazione di Cristo e della venerata Caterina da Siena, varcando più di un confine e tracciando itinerari ancora aperti. È quanto sta dimostrando un ciclo di conferenze organizzate a Perugia dal Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo e dall’associazione che, per volontà dello studioso di mistica don Ghino Montagnoli, ha tratto il nome dalla beata di origine reatina, morta il 20 maggio 1501 a Perugia dove fece miracoli — uno dei quali alla presenza di Cesare Borgia — profetizzò senza paura ai potentati locali, combatté conflitti e pestilenze con le sole armi dell’ascesi, fondò una nutrita comunità di terziarie domenicane. Giovanna Casagrande, nella conferenza del 7 ottobre, ha ricontestualizzato la figura di Colomba in un quadro storico-istituzionale allargato all’intera Europa. Almeno sin dove arrivò la penna di Heinrich Kramer, il domenicano che, nel Sancte Romane ecclesie fidei defensionis clipeum, pubblicato il 20 aprile 1501 — Colomba sarebbe morta di lì a un mese — la citava come esempio non solo di vita santa, ma di fedeltà ecclesiale e pontificia. Nata con intenzione antiereticale, in particolare in area boema e morava, l’opera era destinata a superare la sua stessa finalità, diffondendo attraverso una rete paneuropea di frati domenicani la fama di una rosa di «sante vive» (l’espressione è di Gabriella Zarri), tra cui Lucia Brocadelli da Narni (è lo studio di Tamar Herzig nel volume Il velo, la penna e la parola, a cura di Gabriella Zarri e Gianni Festa, Firenze, Nerbini, 2009). Alessandra Bartolomei Romagnoli, il 14 ottobre, si è soffermata su questo aspetto, dilatandolo a un quadro d’insieme della mistica femminile. Colomba, «la piccola suora legata alla oralità pura del gesto profetico», sembra chiudere, proprio al-

S

L’apparente debolezza

lo spartiacque tra medioevo ed età moderna, un’era aperta da Ildegarda di Bingen. Figure solo apparentemente agli antipodi, in un tempo nel quale, alla progressiva perdita di controllo della donna sui beni, sembra corrispondere un eccezionale potere di accesso al sacro, fortemente riconosciuto sul piano simbolico. Nulla a che vedere con una mimesi

di vita sacerdotale, né con una lettura di tipo psicanalitico o sociologico, a base di diagnosi di anoressia o fuga dalla realtà. Si tratta al contrario di una presa diretta con la realtà divina, ristabilita e resa possibile — e talmente concreta da uscire dal chiostro — attraverso la comunione d’amore di cui parlava Ireneo da Lione nel II secolo.

Ex voto d’artista Due appuntamenti ospitano gli ex voto a santa Rita che l’artista Yves Klein (1928 - 1962) ha offerto in dono al monastero di Cascia. Fino al 19 gennaio 2015, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia espone Monocromo blu senza titolo (1958), nella mostra «Azimut/h. Continuità e nuovo», a cura di Luca Massimo Barbero. E il 22 ottobre si è aperta la mostra «Klein Fontana. Milano-Parigi, 1957-1962», curata da Silvia Bignami e Giorgio Zanchetti al Museo del Novecento di Milano. Qui, fino al 15 marzo 2015, sarà esposta la scatola di plexiglass (1961) con pigmenti di colore rosa, blu e oro, dedicata alla santa dall’artista francese. Per anni, il valore dei due ex voto non è stato compreso appieno. La preziosità della scatola è stata scoperta nel 1979 dallo scultore Armando Marrocco, durante lavori alla basilica di Santa Rita. Il singolare rapporto tra la santa e gli artisti è stato ricordato anche nel volume di Lucetta Scaraffia La santa degli impossibili. Rita da Cascia tra devozione e arte contemporanea (Milano, Vita e Pensiero, 2014, pagine 184, euro 16).

Le conferenze perugine entrano nel ciclo di iniziative della Rete museale ecclesiastica umbra (Meu) dal titolo «Madonna. Il femminile nell’arte sacra in Umbria». Il motivo è il recente riconoscimento, da parte della Chiesa universale, della santità di vita di altre due mistiche, emblematiche per quanto appartenenti a diverse epoche e contesti: Angela da Foligno (1248-1309) e Madre Speranza di Gesù (1893-1983), fondatrice del santuario di Collevalenza. La mappa umbra della santità femminile è ricca di figure che, con la loro vita mistica, continuano a valicare i confini del chiostro nonché del contesto sociale e culturale: da santa Chiara e sant’Agnese d’Assisi a santa Chiara di Montefalco, a santa Scolastica, a santa Veronica Giuliani. Non solo la femminilità non è per loro una barriera, ma, per tornare ai termini della Bartolomei Romagnoli, quasi una leva: a vario titolo, fecero proprio leva sulla debilis foemina, la debolezza — apparente — della loro condizione, per assimilarsi a Dio come Cristo povero e crocifisso. E per andare oltre: Angela da Foligno sentiva tutto il suo essere, corpo e anima, coinvolto nel rapporto d’amore. Ogni museo della rete umbra contribuisce con le proprie collezioni a questa serie di iniziative. Ad Assisi, al Muma (Museo missionario dei Frati Cappuccini in Amazzonia), una mostra intitolata «Donne nello specchio dell’altissimo» esporrà tra l’altro un’icona in ceramica della Madonna do Amazonas; il Museo della Porziuncola si concentra su Angela da Foligno, il cui percorso mistico è illustrato da Giovanna Bruschi. Al Museo diocesano di Assisi, incontri storico-artistici sul tema del martirio al femminile e della maternità; al Museo della Pro Civitate e al

Museo del Tesoro della basilica di san Francesco, l’accento è sulla figura di Maria. Al Museo diocesano di Todi, serie di incontri e percorsi artistici denominati «Cose maravigliose et altre molte», sulle mistiche e i fenomeni mistici nella Todi del XVIII secolo. Il Museo diocesano di Foligno, nel periodo ottobre-gennaio, svolgerà una serie di visite guidate e percorsi culturali attorno alle figure di Angela da Foligno e della beata Angelina da Montegiove. Al Museo diocesano di Spoleto, incontri con teologi e storici dell’arte con visite

guidate alla scoperta dei capolavori che onorano la figura della donna in ambito religioso. Il Museo diocesano di Città di Castello propone invece iniziative legate a santa Veronica Giuliani e alla beata Margherita della Metola. Il Museo diocesano di Gubbio affronterà il tema con incontri culturali e didattici, allestendo una mostra dal titolo «Viaggio artistico nelle figure femminili della Diocesi di Gubbio. Madonne, sante e beate delle chiese eugubine» che sarà inaugurata il 7 marzo 2015.

Benozzo Gozzoli, «Santa Chiara da Montefalco» (Santuario di Santa Chiara della Croce, Montefalco, XV secolo)

Atmosfere d’autunno

Il profumo della scuola

Pubblichiamo uno stralcio di un articolo uscito sul settimanale «Toscana Oggi» del 26 ottobre 2014. di ELENA GIANNARELLI Un tempo per convenzione l’autunno iniziava il 1° ottobre, quando i bambini tornavano a scuola. Era un rito che coinvolgeva tutta la famiglia, soprattutto nel caso dell’ingresso in prima elementare. Dal Po in su si chiamavano Remigini, perché il santo di quel fatidico giorno è san Remigio; da noi si invocava una santa molto particolare: «Santa Susina, si va a scuolina». Cartelle di cuoio odorose, grembiulini bianchi per le bambine, neri per i ma-

schietti, con fiocchi colorati sotto il colletto, quaderni neri dalla copertina lucida e con l’etichetta bordata di rosso, sussidiari e antologie molto diversi dagli attuali. La prima campanella era il segnale che iniziava una nuova avventura, per i più piccoli una nuova vita. E l’autunno in poesia e in prosa ci veniva subito incontro. Filastrocche e rime importanti, raccontini e novelle gareggiavano nel descrivere la caduta delle foglie, la dolce malinconia delle giornate sempre più corte, gli struggenti tramonti. Benché

piccoli, eravamo in grado di percepire come quella stagione per i grandi avesse un significato speciale: simboleggiava il declinare della vita, l’attesa di una fine sempre più vicina alla quale avrebbe fatto seguito il lungo riposo di un inverno, che pareva morte e forse era sonno e non morte, in attesa della primavera, ossia rinascita e risurrezione. Lo sentivamo, certo senza capirlo fino in fondo. Nei nostri libri in quella stagione gli umili venivano premiati, si lodavano i veri forti, che non cedevano alla vanità

Un Caravaggio ritrovato Non ha dubbi Mina Gregori, tra i maggiori esperti di Caravaggio. «Finalmente è lei!» ha esclamato quando si è ritrovata davanti agli occhi la Maddalena in estasi, il dipinto che Michelangelo Merisi aveva sulla barca in direzione porto Ercole, il suo ultimo viaggio. Del quadro esistono otto esemplari: uno solo è autentico. L'allieva di Roberto Longhi ha scoperto il dipinto in una collezione europea e dicendosi sicura circa l’autenticità, afferma: «L’incarnato del corpo di toni variati, l’intensità del volto, i polsi forti e le mani di toni lividi con mirabili variazioni di colore e di luce e con l’ombra che oscura la metà delle dita sono gli aspetti più interessanti e intensi del dipinto. È Caravaggio». Vi è un altro elemento a corroborare la tesi dell’autenticità.

Dietro l’opera, un olio su tela che misura 103,5 centimetri per 91,5, c’era un foglietto con grafia seicentesca che recita: «Madalena reversa di Caravaggio a Chiaia ivi da servare pel beneficio del Cardinale Borghese di Roma». Secondo la studiosa questo documento conferma «in modo definitivo» l’attribuzione del quadro, che appartiene a una famiglia europea che vuole rimanere anonima. Sempre al pittore lombardo è dedicata la mostra «Da Guercino a Caravaggio. Sir Denis Mahon e l’arte italiana del XVII secolo» allestita a Roma, a Palazzo Barberini, e visitabile fino al Una copia del dipinto conservata in una collezione privata di Roma prossimo 8 febbraio.

dell’apparire. Una pagina di Lina Carpanini, da Gli occhi alle stelle, corso di letture di terza elementare per l’anno scolastico 1957-1958, intitolata «Le piume degli angeli», narrava di un fosso, pieno di melma triste dopo le piogge di ottobre: la siepe volle sorridergli e fiorirono le sue bacche rosse. Ma gli uccelli le mangiarono e il fosso li giustificò: non avevano di che sfamarsi. Il Signore annotò quelle parole con inchiostro d’oro. Il vento fece turbinare le foglie sparse nella campagna e il fosso si riempì di un colore dorato. Ma arrivò il contadino a rubargli quel tesoro luccicante. Il fosso comprese che le foglie secche servivano da letti nelle stalle e per fare fuoco nel camino. Allora il Signore volle premiarlo: scesero gli angeli, scossero le ali e il chierichetto che passava lungo il fosso ne fu meravigliato. L’umile fossato rispose: «È la gloria di Dio che fa ogni cosa» prima di addormentarsi nella luce. Bastava crescere di un anno ed ecco un celebre testo di Giosuè Carducci che tutti abbiamo mandato a memoria: «La nebbia agli irti colli» con quello che ne segue e «tra le rossastre nubi /stormi di uccelli neri /come esuli pensieri» che a me personalmente davano qualche inquietudine. E altrettanto da brivido quel «Gemmea l’aria», che inizia la descrizione dell’estate fredda dei morti di pascoliana memoria. Col crescere delle nostre capacità di apprendimento, avremmo scoperto che le foglie si sarebbero specializzate nella visualizzazione della fragilità umana. Ungaretti con Soldati istituisce un paragone che non necessita di spiegazioni: «Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi/ le foglie». Malinconica stanchezza anche in Sera d’ottobre di Pascoli. E sulla stessa linea Vincenzo Cardarelli «Au-

tunno. Già lo sentimmo venire/nel vento d’agosto». Se questo è l’autunno di alcuni grandi della nostra letteratura, altri lo hanno letto sotto una luce diversa. E la stagione della semina e il gesto lento di chi compie quell’opera rivela «una maestà sacerdotale», secondo I Seminatori di D’Annunzio, che lega lo scorrere delle generazioni. Al liceo fu una sorpresa leggere una pagina di Torquato Tasso: «Ma se vorremo anco della primavera e dell’autunno far paragone, troveremo che tanto la primavera dell’autunno dee essere giudicata inferiore,

Cartelle di cuoio odorose grembiuli bianchi per le bambine e neri per i maschietti E c’era addirittura santa Susina quanto è ragionevole che cedano le speranze agli effetti, e i fiori a i frutti, de’ quali ricchissimo, oltre tutte le altre stagioni è l’autunno». Grande Tasso, ma non ha inventato nulla di nuovo. Si è posto su una linea antica, antichissima. Nella Bibbia l’autunno è il tempo della raccolta, della ricchezza. Giobbe nel suo profondo dolore esclama: «Potessi tornare com’ero ai mesi di un tempo, ai giorni in cui Dio mi proteggeva/ quando brillava la sua lucerna sopra il mio capo e alla sua luce camminavo in mezzo alle tenebre; /com’ero ai giorni del mio autunno, quando Dio proteggeva la mia tenda/quando l’Onnipotente era ancora con me e i giovani mi stavano intorno» (29, 2-5). E discussioni esegetiche durate secoli volevano che il mondo fosse stato creato da Dio proprio nella pienezza dei frutti, nella luce della maturità che quella dolce stagione, compimento di tutte le promesse, porta con sé.


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Ad Alicante la Settimana sociale di Spagna

La sfida del cambiamento ALICANTE, 24. «Una cattedra itinerante di dottrina sociale della Chiesa»: è la definizione che il vescovo di Orihuela-Alicante, Jesús Murgui Soriano, dà della Settimana sociale di Spagna. L’importante appuntamento, giunto all’edizione numero quarantadue, si è aperto nel pomeriggio di ieri, giovedì 23, ad Alicante, cittadina della Costa Blanca, con la conferenza introduttiva del cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione e membro della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale di Francia, il quale, partendo dalla propria personale esperienza di pastore, ha affrontato il tema oggi più che mai cruciale dell’evangelizzazione nelle grandi città. Tornando a denunciare quell’«idolatria del denaro» che sempre più tende a «escludere» dal contesto sociale. Argomento che ben si inserisce nella tematica più ampia che caratterizza la Settimana sociale spagnola: «Per una società nuova. Sfide e proposte». Si tratta di tre intense giornate di riflessione e approfondimento, fino a sabato 25, alle quali sono stati invitati studiosi ed esperti non solo dalla Spagna. «Il modello della relazione tra Stato e società» sarà analizzato da Fernando Jiménez Sánchez, docente di Scienza politica e dell’amministrazione dell'Università di Murcia, mentre la riflessione su «Come rilanciare il progetto europeo. Il compito dei cattolici in questo processo», sarà affidata all’italiano Stefano Zamagni, docente di Economia politica all’università di Bologna. Saranno, spiega Vicente Navarro de Luján, presidente della Giunta nazionale delle Settimane sociali di Spagna, «relazioni di analisi che ci aiuteranno a valutare dove si trovano le sfide che dobbiamo affrontare in Europa e quali nuove forme di partecipazione alla vita pubblica può suscitare la Chiesa spagnola». In programma anche diverse tavole rotonde tematiche: «Crisi economica e famiglia», «Il senso del lavoro nella società dello scarto», «Esperienze di iniziativa sociale», «Crisi e impegno sociale» e «Ong e azione sociale: un’esperienza in India». Secondo Navarro de Luján, «queste tavole rotonde mostreranno le risposte che la Chiesa spagnola sta dando di fronte ai problemi della nostra società». Le conclusioni, affidate a Rafael Pampillón Olmedo, docente di Economia applicata

A Gerusalemme incontro di ebrei, cristiani e musulmani sulla difesa del creato

Ecologia per tre GERUSALEMME, 24. La difesa del creato è uno dei possibili terreni d’intesa tra le grandi religioni monoteiste. Un campo aperto di lavoro — il riscaldamento globale, lo sfruttamento dei terreni, la salute — nel quale ebrei, cristiani e musulmani possono sperimentare una reale comunità d’intenti. È quanto è emerso nel corso della conferenza sul tema «Fede ed ecologia» svoltasi mercoledì 22 a Gerusalemme ovest.

— è stato Michael Borchard, capo dell’ufficio della Fondazione Konrad Adenauer in Israele. Padre Biju Michael, direttore dello Studium Theologicum Salesianum, ha poi presentato brevemente l’interesse che la Chiesa cattolica mostra verso l’ecologia, facendo particolare riferimento al magistero di san Giovanni Paolo II. Da parte sua, il rabbino Michael Melchior non ha mancato di sottolineare che Gerusalemme è considerata la «porta del cielo», ed è il luogo ideale per una tale conferenza, aggiungendo che la religione ha un ruolo importante nella «tutela dell’ambiente anche per le generazioni a venire», proprio perché «il mondo appartiene a Dio, e noi siamo solo dei visitatori. Quando non ci prendiamo cura dell’ecologia, facciamo un crimine contro la religione». Concetti ripresi, nella sostanza, anche da monsignor Shomali, il quale, richiamando le prime pagine della Bibbia, ha ricordato che Dio guardò la creazione e che «Egli vide che era cosa buona». Dio ha dato questa «buona creazione» all’uomo per proteggerla. L’imam Wisam Barhum ha presentato l’ecologia dal punto di vista dell’islam ed ha ricordato come anche nel Corano, prendendo spunto dalla figura di Noè, sia presente la preoccupazione per la tutela della natura e delle specie animali.

L’incontro è stato organizzato dal Centro interreligioso per lo sviluppo sostenibile in collaborazione con la Fondazione Konrad Adenauer e lo Studium Theologicum Salesianum di Gerusalemme. Tra gli intervenuti il vescovo ausiliare del patriarcato di Gerusalemme dei Latini, William Hanna Shomali, e rappresentanti delle comunità ebraica e musulmana. A introdurre i lavori — come riferisce il sito in rete del patriarcato

Sono il sefardita Shlomo Amar e l’ashkenazita Aryeh Stern

Eletti dopo undici anni i rabbini capo di Gerusalemme GERUSALEMME, 24. Le cariche erano vacanti dal 2003, a causa di una lunga battaglia legale sul processo di elezione. Ma martedì sera, dopo undici anni, Gerusalemme è tornata ad avere i suoi rabbini capo: rav Shlomo Amar, sefardita, e rav Aryeh Stern, ashkenazita. A esprimere la preferenza — come si legge su Moked (portale dell’ebraismo italiano) — è stata un’assemblea di quarantotto membri, comprendente ventiquattro rappresentanti del Consiglio cittadino, dodici designati dal ministero per i Servizi religiosi e dodici da diverse sinagoghe della città. Entrambi i vincitori, dati per favoriti, godevano del supporto del sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat, e di Naftali Bennet, leader del partito sionista religioso Habayit Hayehudi. Quest’ultimo — riferisce il quotidiano israeliano «Haaretz» — ha salutato i risultati dell’elezione come una vittoria per il sionismo: «Gerusalemme è in mani sioniste: questa è un’importante vittoria per lo Stato d’Israele, per la Terra d’Israele e per la Torah di Israele». Il sindaco Barkat ha invece detto di voler lavorare insieme ai rabbini capo «prima di tutto per rendere più profonda l’unità di Gerusalemme e costruire ponti tra i suoi diversi settori. Gli occhi di tutto il mondo guarderanno ai rabbini Stern e Amar e vedranno in loro un percorso di avvicinamento delle persone all’ebraismo, moderazione e apertura nei confronti di tutte le comunità». Rav Amar — informa Moked — è stato rabbino capo sefardita di Israele dal 2003 al 2013 insieme a rav Yona Metzger. Nato in Marocco e immigrato in Israele nel 1962 all’età di quattordici anni, è stato un intimo collaboratore del leader del partito Shas, ed ex rabbino capo d’Israele, rav Ovadia Yosef. Prima di essere eletto a sua volta, rav Amar è stato a capo del tribunale rabbinico di Petach Tikvah e rabbino capo di Tel Aviv, l’unico ad aver mai ricoperto la carica da solo. Shlomo Amar ha espresso la sua gratitudine nei confronti del partito Habayit Hayehudi, e in particolare del rabbino sionista religioso Haim Druckman, definendolo suo «amico e maestro». Rav Stern è stato invece a capo dell’Halacha Brura Institute, insegnante della yeshivah Mercaz HaRav e rabbino in una sinagoga nel

quartiere Katamon di Gerusalemme. «È mia intenzione essere rabbino di tutti i gerosolimitani, laici, modern orthodox e haredim allo stesso modo», ha detto in un comunicato diffuso dopo la sua elezione. «Il rabbinato di Gerusalemme è un grande merito, ma comporta anche una grande responsabilità. Mi accerterò che tutti i servizi religiosi diventino accessibili e accoglienti e mi comporterò come un modello da seguire per tutti gli altri rabbini d’Israele», ha concluso.

dell’università Ceu San Paolo, affronteranno la questione delle «Prospettive economiche in Spagna». Presentando l’evento, Fernando Fuentes Alcántara, direttore del segretariato della Commissione episcopale della pastorale sociale della Conferenza episcopale spagnola, ha sottolineato che la tradizione delle Settimane sociali racchiude «tutta un’opera di discernimento che ha fatto il giro del Paese da quando è stata posta in essere nel 1906». Infatti, ha aggiunto, «le Settimane sociali sono una pietra miliare dentro il pensiero sociale della Chiesa, con grandi esperti di caratura nazionale e internazionale». Le settimane sociali non sono, ovviamente, un’esclusiva spagnola. Sorte per lo più nel Novecento con l’intento di mettere a confronto le profonde trasformazioni dell’epoca con la dottrina sociale della Chiesa, in taluni casi promosse dal laicato più impegnato, in altre più direttamente dagli episcopati, le settimane sociali rappresentano tuttora un vivace patrimonio anche in Italia, Francia e Germania (Katholikentag). Tuttavia, esperienze simili,

Il 31 ottobre giornata di digiuno e colletta organizzata dalla Conferenza episcopale ceca

Con i cristiani perseguitati PRAGA, 24. Il sostegno ai cristiani perseguitati nel mondo, i rapporti fra Chiesa e Stato nell’Unione europea, il venticinquesimo anniversario (il 12 novembre) della canonizzazione di Agnese di Boemia e i preparativi per altri tre importanti appuntamenti: l’incontro europeo dei giovani di Taizé a fine anno a Praga, il Congresso eucaristico nazionale che si terrà dal 15 al 17 ottobre 2015 a Brno e la Giornata mondiale della gioventù nel 2016, a Cracovia, nella vicina Polonia. Sono stati questi i principali temi affrontati dalla Conferenza episcopale ceca nell’assem-

blea plenaria svoltasi la settimana scorsa in località Krkonoše Mountains, incontro al quale ha partecipato il segretario generale della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), reverendo Patrick Daly. I vescovi e i rappresentanti degli ordini religiosi hanno deciso, in segno di solidarietà con i cristiani perseguitati, di organizzare per venerdì 31 ottobre una giornata di digiuno e una colletta nelle parrocchie. Il denaro verrà dato in beneficenza alle persone oppresse. Tutti i dettagli verranno resi noti in una

lettera pastorale che sarà letta nelle chiese domenica 26. All’interno della sessione dedicata alla vita della Chiesa, il cardinale arcivescovo di Praga, Dominik Duka, ha informato i presenti sui lavori del convegno «Grazie a sant’Agnese per i 25 anni di libertà», ricordando la prossima commemorazione della sua canonizzazione, avvenuta il 12 novembre 1989, ovvero solo cinque giorni prima dell’inizio della “rivoluzione di velluto” che portò alla caduta del regime comunista. Il 15 novembre, in onore di Agnese di Boemia, monaca dell’Ordine di Santa Chiara, si

Anonimo, «Sant’Agnese di Boemia cura l’ammalato» (1482)

svolgerà una concelebrazione eucaristica nella cattedrale di San Vito a Praga. Nel suo intervento padre Daly ha presentato il lavoro della Comece e incoraggiato i vescovi cechi a un’ulteriore cooperazione. «Il nostro compito primario — ha spiegato — è di condurre un dialogo con l’Unione europea e aiutare a creare buone relazioni a livello Chiesa-Stato. Le nostre preoccupazioni si concentrano particolarmente in settori quali la tratta di esseri umani, la situazione demografica in Europa, la disoccupazione giovanile, il diritto alla domenica libera, il libero commercio con gli Stati Uniti». A loro volta i presuli cechi hanno indicato al segretario generale della Comece due argomenti che andrebbero approfonditi in sede europea ovvero la famiglia e la situazione dei fedeli nel vecchio continente. La Conferenza episcopale ha inoltre incoraggiato i giovani a partecipare numerosi al raduno europeo della comunità di Taizé in programma a Praga dal 29 dicembre 2014 al 2 gennaio 2015. Durante l’assemblea plenaria, nella chiesa di San Pietro a Špindlerův Mlýn, si è tenuta una concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo emerito di České Budějovice, Jiří Padour. Il vescovo ausiliare, Pavel Posád, ha pronunciato un’omelia sul tema della libertà umana. La prossima assemblea plenaria, la centesima della storia, avrà luogo a Praga all’inizio del 2015.

più o meno recenti, si riscontrano anche in Austria, Polonia, Slovenia, Portogallo, Ucraina. E, in qualche caso si tratta di incontri a carattere ecumenico. Tali esperienze sono attraversate da sensibilità comuni: la convinzione di una dimensione continentale della presenza sociale del cristianesimo, anche in ragione delle comuni radici che tuttora segnano tante realtà nazionali in Europa. S’impone, inoltre, la convinzione che una Chiesa radicata nel tessuto culturale e sociale di un Paese condivide problemi e sfide che vanno ormai caratterizzando e interrogando l’Europa intera. Si tratti delle ricadute della crisi economica o del crescente individualismo, dell’invecchiamento demografico o dell’accelerazione del secolarismo, delle migrazioni, dell’affermarsi di una società multietnica e multireligiosa, oppure delle novità imposte da internet o dal consumismo. Il messaggio del Vangelo, in definitiva, percorre le stesse strade delle donne e degli uomini di oggi e può essere fermento di novità ogni giorno, in ogni situazione, a ogni latitudine.

La Caritas umbra a fianco dei poveri del Kosovo PRISTINA, 24. Una struttura del “Campo-missione” della Caritas umbra è stata inaugurata oggi, venerdì, a Leskos, in Kosovo. All’evento era presente una folta delegazione delle Caritas diocesane dell’Umbria, guidate dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia - Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu), insieme a monsignor Benedetto Tuzia, vescovo di Orvieto-Todi e delegato della Ceu. L’attività del “Campomissione” è iniziata nel 1999 al termine delle ostilità che investirono la regione balcanica. La presenza della Caritas umbra ha contribuito in questi 15 anni a ricostruire il tessuto sociale multietnico e favorendo il dialogo interreligioso. «È grande la soddisfazione delle Caritas diocesane per l’inaugurazione della struttura — spiega il coordinatore dell’area pastorale della Carità della Ceu, Giorgio Pallucco — e grazie al contributo della Chiesa umbra e di alcuni benefattori è stato possibile acquistare un piccolo podere per realizzare una nuova unità abitativa e avviare una serie di attività a beneficio delle persone accolte nella struttura, e per il sostegno delle famiglie povere».


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Madre Assunta Marchetti in un disegno pubblicato per la beatificazione

L’episcopato argentino sul progetto di legge riguardante le tecniche di riproduzione assistita

La vita umana non è uno scarto BUENOS AIRES, 24. «Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente accettabile». È quanto ha affermato la commissione esecutiva della Conferenza episcopale argentina in una dichiarazione riguardante il dibattito in corso sul progetto di legge dedicato alle tecniche di riproduzione assistita. «Questo progetto — spiegano i vescovi in una nota — propone di legalizzare lo scarto degli embrioni, la discriminazione tra embrioni, la loro distruzione obbligatoria e il loro utilizzo per la ricerca, tra le altre manipolazioni della vita concepita, ognuno dei quali costituisce ciò che Papa Francesco ha chiamato “cultura dello scarto” che considera l’essere umano come un bene di consumo che può essere usato e poi buttato via». Nella dichiarazione l’episcopato argentino afferma che «la vita umana non è qualcosa di scartabile. Dinanzi al dibattito in corso alla Camera dei deputati sulle “tecniche di riproduzione umana assistita”, la

Dai vescovi brasiliani un appello per gli indigeni BRASILIA, 24. La presidenza della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) ha espresso preoccupazione riguardo ai diritti dei popoli indigeni, dopo la decisione della Corte suprema federale (Stf) di annullare gli effetti delle ordinanze del ministero della Giustizia che riconosceva i territori occupati dalle popolazioni indigene negli Stati di Maranhão e del Mato Grosso do Sul. «La Conferenza episcopale — si legge in una dichiarazione resa pubblica al termine della riunione del Consiglio permanente — si aspetta che non ci sia una “marcia indietro” nella conquista dei diritti degli indigeni, in particolare per quanto riguarda la delimitazione dei loro territori. La garanzia dei territori dei popoli indigeni è un diritto conquistato e ratificato nella Costituzione federale, attraverso la lotta ardua di molte persone della società brasiliana. Purtroppo, gli interessi economici hanno impedito la demarcazione delle terre indigene, che è la realizzazione del diritto costituzionale. Pertanto — conclude la nota — gran parte delle popolazioni indigene del Brasile continua a vivere in esilio dalla propria terra a causa della spoliazione e della violenza storica commesse contro le loro comunità». I vescovi, nel corso della riunione del Consiglio permanente, hanno anche deciso che la prossima riunione plenaria della Conferenza episcopale si terrà ad Aparecida dal 15 al 24 aprile del 2015. In quell’occasione si svolgeranno le elezioni dei presidenti delle diverse commissioni episcopali.

† La Direzione, il Personale e gli Accreditati della Sala Stampa della Santa Sede partecipano al dolore del collega Franco Fegatelli che piange la perdita della sorella

ANNA e con affetto gli sono vicini nella preghiera a Dio Padre per invocare la felicità eterna del Paradiso per la defunta e il conforto per familiari e amici.

A São Paulo la beatificazione di madre Assunta Marchetti

Migrante tra i migranti commissione esecutiva sente il dovere di manifestare il proprio punto di vista e di chiedere una riflessione sui valori alla base di questo dibattito. Comprendiamo — sottolineano i vescovi — le questioni che ruotano attorno alle situazioni di infertilità e sterilità ed esprimiamo la nostra vicinanza a coloro che stanno soffrendo per questo motivo. Incoraggiamo la ricerca di soluzioni che tentano di porre rimedio a queste sofferenze individuando un supporto interdisciplinare alle persone che vivono questa condizione. Senza dubbio, come abbiamo già detto in altre occasioni, non tutto ciò che è tecnicamente possibile è eticamente accettabile. Tale progetto, sebbene dichiari di cercare “la protezione dell’embrione non impiantato” propone la legalizzazione dello “scarto”, la discriminazione tra gli embrioni, nonché la distruzione obbligatoria e l’uso di embrioni per la ricerca. Tutto ciò — hanno aggiunto — provoca anche problemi di natura legale in quanto tali tecniche possono ledere il diritto all’identità dei nascituri».

A tal riguardo, secondo i vescovi, «lo Stato non può esimersi dal suo ruolo di proteggere la vita. Né può cedere un campo così cruciale come quello della procreazione umana a interessi biotecnologici che rischiano di trasformare l’essere umano in un oggetto. Questo problema — hanno spiegato i presuli — dovrebbe essere affrontato in maniera globale, coinvolgendo la promozione prioritaria dell’istituto dell’adozione. Di fronte alla sacralità di ogni vita umana, che è unica e irripetibile, siamo chiamati ad agire con la massima giustizia e rispetto per la dignità della persona. Nella sua esortazione Evangelii gaudium Papa Francesco richiama l’attenzione alla “cultura dello scarto” che si produce in diversi ambiti della vita sociale e che considera l’essere umano come una merce, che può essere utilizzata e poi gettata. Il senso di questa riflessione — hanno concluso — è quello di cercare il meglio per il nostro Paese e il bene di tutte le persone. Poniamo questa dichiarazione ai piedi della nostra Madre di Luján, affinché ci aiuti a prenderci cura della vita umana».

L’esempio di san Giovanni Paolo

II

Dapprima un vocio, poi un rumore sempre più insistente di passi veloci, quindi le voci rotte dai singhiozzi delle piccole orfanelle: «È morta madre Assunta!». Le bambine si erano radunate nel cortile dell’orfanotrofio femminile di Vila Prudente, a São Paulo, in Brasile. La campanella dell’istituto aveva iniziato a suonare e le piccole avevano intuito, senza che nessuno avesse detto qualcosa, che la loro benefattrice, da diverse settimane a letto per una cancrena, era morta. In quel pomeriggio del 1° luglio 1948, madre Assunta Marchetti aveva concluso la sua vita terrena proprio come aveva sempre desiderato: accanto alle “sue” orfane. Suor Clarice Baraldini, la prima bambina accolta nell’istituto, uscendo dalla camera gridò in lacrime: «Oggi in questa casa è morta la carità!». La morte della madre non passò inosservata nemmeno sui giornali di São Paulo, che ne dettero notizia sottolineando l’impegno della religiosa a favore degli immigrati e dei più poveri e bisognosi del territorio. Ma chi era madre Maria Assunta Caterina Marchetti, cofondatrice dell’istituto delle suore missionarie di San Carlo Borromeo, che il cardinale Angelo Amato, prefetto del-

per il futuro del Paese

Il Venezuela sulle vie della pace

CARACAS, 24. Giovanni Paolo II ha ancora oggi molto da dire e da insegnare al Venezuela che cerca la via del dialogo e della giustizia sociale. È quanto ha sottolineato il nunzio apostolico Aldo Giordano, che ha partecipato all’omaggio a Papa Wojtyła, pellegrino in Venezuela nel 1985 e nel 1996, preparato dalle autorità venezuelane a Chacao, uno dei cinque comuni che compongono il distretto metropolitano di Caracas, per ricordare la figura del santo pontefice polacco, alla vigilia della sua prima festa liturgica, il 22 ottobre scorso. Il nunzio apostolico ha accolto con gioia e soddisfazione il tributo offerto al Papa polacco: «Tutti abbiamo nel cuore il suo abbraccio all’intero mondo, ai popoli, alle diverse culture e religioni. Egli ha voluto bene al nostro amato Venezuela, quindi mi sento molto felice di condividere con voi questo omaggio al nostro amato santo e di trasmettere la vicinanza e la benedizione di

Papa Francesco. Giovanni Paolo II, dal cielo accompagna il nostro amato Venezuela sulle vie della pace e della giustizia». Al termine della cerimonia, monsignor Giordano, incontrando i giornalisti, ha ribadito che «il dialogo che si è svolto finora è stato solo quello dei media, ora bisogna realizzarlo veramente», e ha offerto la collaborazione della Chiesa in questo compito. Solo un mese fa, in occasione di un incontro promosso dal Consiglio nazionale dei laici del Venezuela nell’ambito della settimana della pace — nel corso della quale il Governo e diverse istituzioni hanno organizzato manifestazioni e momenti di dialogo e riflessione — Papa Francesco aveva inviato un messaggio in cui si esortava il Venezuela a perseverare nella costruzione di una società più giusta e pacifica: «Non abbiate paura della pace. La convivenza, il dialogo, la riconciliazione e l’unione non sono una sconfitta ma una vittoria, per-

ché chi vince è l'essere umano creato da Dio per potere vivere nella concordia e armonia». In quella stessa occasione, e specificatamente nel corso un incontro interreligioso al quale hanno partecipato delegati della Chiesa cattolica, di quella evangelica, della comunità ebraica e di quella musulmana, monsignor Giordano aveva rinnovato l’auspicio di una nuova stagione di collaborazione: «Speriamo che questo incontro sarà una via nella ricerca di ciò che unisce per superare ciò che divide. Sappiate che molte persone provenienti da diverse culture, nazioni, lingue e religioni di tutto il mondo lavorano e pregano per la pace. Siamo uniti con tutti coloro che amano la pace e sono operatori di pace, perché uomini e donne riescano a vivere come fratelli e non come avversari o nemici. Siamo vicini a tutte le persone che sono vittime in molti Paesi del mondo dalla mano assassina, vile e folle di altre persone».

la Congregazione delle Cause dei Santi, beatifica il 25 ottobre a São Paulo in rappresentanza di Papa Francesco? Era nata a Lombrici di Camaiore, in provincia di Lucca, il 15 agosto 1871. Fin da giovane desiderava consacrarsi interamente a Dio nella vita claustrale. Purtroppo, a causa della malattia della madre e della morte prematura del padre, fu costretta a rimandare la realizzazione di questo suo desiderio. Nel 1895, accettò la richiesta del fratello, padre Giuseppe Marchetti, di seguirlo nella sua missione in Brasile, per occuparsi degli orfani degli emigranti italiani. Si recò a Piacenza insieme con la madre e con altre due giovani, dove emise i voti religiosi nelle mani del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, dando vita così al primo nucleo delle suore che si sarebbero messe al servizio degli orfani e abbandonati. Le religiose presero poi il nome di suore missionarie di San Carlo Borromeo (scalabriniane). A quel tempo Scalabrini aveva cinquantasei anni e Assunta ventiquattro. Tutti e due erano alla ricerca della volontà di Dio. Alcuni anni prima di questo incontro, il 19 marzo 1889, il vescovo, salutando sei missionarie del Sacro Cuore, la congregazione fondata da madre Francesca Cabrini — da lui convinta a iniziare l’azione missionaria del suo istituto proprio inviando suore in aiuto ai missionari di San Carlo in nord America — aveva sottolineato un aspetto innovativo per quel tempo: il ruolo importante della suora nell’apostolato tra gli emigranti. La disponibilità assoluta di madre Assunta e delle sue compagne spinse Scalabrini a iniziare l’esperimento di fondazione di un istituto religioso femminile. Il 27 ottobre 1895 le prime suore partirono da Genova alla volta del Brasile per essere «migrante tra i migranti» e occuparsi degli orfani e dei più emarginati. L’8 dicembre 1895 la piccola comunità ebbe la gioia di vedere l’inaugurazione dell’orfanotrofio Cristoforo Colombo di Ipíranga, a São Paulo. All’inizio gli alunni vennero accolti in due sezioni, quella maschile e quella femminile, senza distinzione di nazionalità e di età. L’orfanotro-

fio si proponeva di far diventare buoni operai e buoni cittadini gli orfani degli emigrati che, in mare o nelle colonie, avevano perso la vita; e di accogliere anche bambini che, pur non essendo orfani, erano lasciati al vagabondaggio. Madre Assunta divenne così modello di missionaria, animata da grande carità verso i poveri, gli orfani, gli ammalati e i migranti, nei quali vedeva il volto di Cristo da amare e curare. Si fece madre di tanti piccoli a cui nessuno pensava. Visse la sua vocazione in vari ospedali, aprendo nuove missioni, dove vivevano e lavoravano molti migranti, rivelando nel servizio l’amore di Dio attraverso la sua tenerezza. Per le sue consorelle, madre Assunta fu un modello instancabile di testimone del Vangelo e di completa donazione agli altri nel servizio della carità, custode del carisma ricevuto dal beato Giovanni Battista Scalabrini, che con lei ha fondato la congregazione femminile.

Congresso del dicastero

Pastorale della salute e persone autistiche Rafforzare e, se necessario, suscitare la speranza nelle persone affette da disturbi dello spettro autistico, nei loro familiari e in quanti se ne prendono cura. Ecco l’obiettivo della trentanovesima conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, che si terrà dal 20 al 22 novembre nell’Aula nuova del Sinodo. Si tratta — spiega l’arcivescovo presidente Zygmunt Zimowski — di «poter sempre meglio affrontare le sfide poste dall’autismo alla pastorale della salute così come alla scienza, alla medicina, alle famiglie, alle strutture educative e assistenziali e, più in generale, alla società e ai Governi». Per questo sono stati invitati alcuni tra i massimi esperti della materia, provenienti dai cinque continenti. Com’è ormai tradizione di questo annuale appuntamento del dicastero, i relatori rappresenteranno realtà socioculturali e religiose differenti ma unite nel comune scopo di offrire i risultati più avanzati in materia di ricerca, di diagnosi e di cura, e il più ampio sostegno a chi soffre di disturbi dello spettro autistico e a chi se ne fa carico.

Approvati gli statuti dell’associazione Signis

Per una presenza cattolica nei media «Signis è chiamata a formare i laici cattolici che lavorano nel mondo dei media, affinché siano veramente sale e luce, nonché lievito capace di trasformare il mondo dal suo interno. La Chiesa ha bisogno di questo e conta su di voi come parte della sua missione evangelizzatrice del mondo di oggi». Lo ha detto il cardinale Stanisław Ryłko, venerdì 24 ottobre, in occasione della consegna del decreto con cui il Pontificio Consiglio per i laici ha eretto canonicamente l’associazione internazionale. Nata nel 2001 dalla fusione di due antiche realtà che avevano già ricevuto incoraggiamenti dalla Santa Sede — l’organizzazione cattolica internazionale per il cinema e gli audiovisivi e l’ufficio internazionale per la radio cattolica — è attiva in 140 Paesi. «La vostra testimonianza cristiana è importante per la Chiesa e per il mondo», ha aggiunto il cardinale presidente durante la cerimonia svoltasi nella sede del dicastero a Palazzo San Calisto, alla presenza dello staff dirigenziale di Signis — guidato dal presidente Gustavo Andújar e dai vicepresidenti Frank Frost e Lawrence John Sinniah — e dei superiori del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. In pratica il dicastero per i laici ha approvato gli statuti canonici che erano stati votati dall’assemblea dei delegati dell’organizzazione internazionale cattolica per le comunicazioni riunitasi a Roma il 1° marzo scorso.


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sabato 25 ottobre 2014

John Newcomb «Torre di Babele» (1996)

Papa Francesco parla del suo prossimo viaggio in Turchia

Al servizio dell’unità

Messa del Pontefice a Santa Marta

La pietra e i mattoni

Nel segno del legame profondo tra Roma e Costantinopoli scelto di fare memoria dei Papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che sono stati canonizzati lo scorso aprile. Questa scelta sottolinea il loro grande contributo allo sviluppo di rapporti sempre più stretti tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse. L’esempio di questi due Santi è sicuramente illuminante per tutti noi, perché essi hanno sempre testimoniato un’ardente passione per l’unità dei cristiani, scaturita dal docile ascolto delCari Fratelli in Cristo, la volontà del Signore, che saluto con affetto tutti i partecipanti nell’ultima Cena ha pregato al pellegrinaggio ecumenico, proil Padre perché i suoi discemosso dalla Orientale Lumen Founpoli «siano una sola cosa» dation e guidato dal Metropolita (Gv 17, 21). In questo moKàllistos di Diokleia, che ringrazio mento, desidero ricordare per le sue parole. In questi giorni soltanto, tra le tante cose voi fate tappa qui a Roma. Grazie che si potrebbero menzionaper la vostra presenza. re, che San Giovanni XXIII, nel momento in cui annunOgni pellegrinaggio cristiano è ciò la convocazione del non solo un itinerario geografico, Concilio Vaticano II, indicò ma soprattutto l’occasione di un tra le finalità proprio l’unità cammino di rinnovamento interiore dei cristiani, e che San Gioper andare sempre più verso Cristo vanni Paolo II ha dato un Signore «colui che dà origine alla notevole impulso all’impeCamilian Demetrescu, «Ut unum sint» (2009) fede e la porta a compimento» (Eb gno ecumenico della Chiesa 12, 2). Queste dimensioni sono assocattolica con la sua Lettera lutamente essenziali per procedere anche lungo la strada che porta alla vamento interiore e alla ricerca di enciclica Ut Unum Sint. Durante riconciliazione e alla piena comu- una maggiore fedeltà a Cristo e alla questo vostro pellegrinaggio a Roma, cari fratelli, vorrei chiedervi di nione tra tutti i credenti in Cristo. sua volontà. Sono lieto di apprendere che in pregare anche per me, affinché, con Non vi è un vero dialogo ecumenico senza la disponibilità ad un rinno- questo vostro pellegrinaggio avete l’intercessione di questi due Santi miei predecessori, possa svolgere il mio ministero di vescovo di Roma al servizio della comunione e dell’unità della Chiesa, seguendo in tutto la volontà del Signore. Nel mese di novembre Nei prossimi giorni, il vostro pellegrinaggio farà tappa al Fanar, dove incontrerete il Patriarca Ecumenico, Sua Santità Bartolomeo I. Vi prego di trasmettergli i miei cordiali e fraterni saluti insieme all’assicurazione del mio affetto e della mia stima. Come sapete, anch’io mi sto 1 SABATO SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI preparando a fare visita al PatriarcaCimitero del Verano, ore 16, Santa Messa to Ecumenico il prossimo novembre in occasione della festa dell’Aposto2 D OMENICA COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI lo Sant’Andrea, in risposta al gentile invito di Sua Santità Bartolomeo Grotte Vaticane, ore 18, Momento di preghiera per i Sommi Pontefici I. La visita del vescovo di Roma al defunti Patriarcato Ecumenico ed il nuovo 3 LUNEDÌ incontro tra il Patriarca Bartolomeo Basilica Vaticana, Altare della Cattedra, ore 11.30, Cappella Papale, Sane la mia persona saranno segni del ta Messa in suffragio dei Cardinali e Vescovi defunti nel corso dell’anno profondo legame che unisce le sedi di Roma e di Costantinopoli e del 23 D OMENICA desiderio di superare, nell’amore e SOLENNITÀ DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO nella verità, gli ostacoli che ancora ci separano. Piazza San Pietro, ore 10.30, Cappella Papale, Santa Messa e Canonizzazione dei Beati: Augurandovi un buon proseguimento del vostro pellegrinaggio, — Giovanni Antonio Farina con abbondanti doni spirituali, vi — Kuriakose Elias Chavara della Sacra Famiglia chiedo per favore di pregare per me — Ludovico da Casoria e di cuore vi imparto la mia Benedi— Nicola da Longobardi zione! — Eufrasia Eluvathingal del Sacro Cuore — Amato Ronconi 28 VENERDÌ - 30 D OMENICA Durante il prossimo viaggio in Turchia il Papa incontrerà il patriarca Bartolomeo per testimoniare il «profondo legame che unisce le sedi di Roma e di Costantinopoli» e ribadire la volontà di «superare, nell’amore e nella verità, gli ostacoli che ancora ci separano». Lo ha confermato lo stesso Francesco nel discorso rivolto ai membri della Orientale lumen foundation, ricevuti in udienza nella mattina di venerdì 24 ottobre, nella Sala dei Papi.

Calendario delle celebrazioni presiedute da Francesco

Viaggio Apostolico in Turchia Città del Vaticano, 24 ottobre 2014 Mons. GUID O MARINI Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie

Ufficio delle Celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice

Cappella papale in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno NOTIFICAZIONE Lunedì 3 novembre 2014, alle ore 11.30, all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco celebrerà la Santa Messa in suffragio dei Cardinali e dei Vescovi defunti nel corso dell’anno. Potranno concelebrare con il Santo Padre: — i Cardinali e i Patriarchi, che si troveranno, alle ore 11, nella sagrestia della Basilica, portando con sé la mitria bianca damascata; — gli Arcivescovi e i Vescovi, che si troveranno, alle ore 10.45, nella sagrestia della Basilica, portando con sé la mitria bianca. *** Tutti coloro che, in conformità al Motu Proprio «Pontificalis Domus», compongono la Cappella Pontificia e, muniti della Notificazione, desiderano partecipare alla celebrazione liturgica senza concelebrare, indossando l’abito corale loro proprio, vorranno trovarsi, per le ore 11, presso l’Altare della Cattedra per occupare il posto che verrà loro indicato. Città del Vaticano, 25 ottobre 2014 Per mandato del Santo Padre Mons. GUID O MARINI Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie

È lo Spirito Santo che fa la Chiesa e cementa la sua unità avendo per base la pietra angolare che è Gesù. Per orientarci a collaborare a questa costruzione, noi abbiamo tra le mani una «piantina» che si chiama speranza. Con un’avvertenza: per essere forti bisogna essere deboli. Sono i suggerimenti spirituali di san Paolo, rilanciati da Papa Francesco nella messa celebrata venerdì mattina, 24 ottobre, nella cappella della Casa Santa Marta. È «solo», ha fatto subito notare il Papa, «la parola più ripetuta dall’apostolo Paolo in questo brano della Lettera agli Efesini» (4, 1-6) proposto dalla liturgia. Vi si legge infatti: «Un solo Signore; una sola fede; un solo battesimo; un solo Dio e Padre di tutti». Ecco, dunque, che ritorna tante volte la parola «solo». E proprio in questa prospettiva Paolo scrive espressamente: «Io,

prigioniero, vi esorto a costruire l’unità nella Chiesa». L’esortazione di Paolo, ha spiegato Francesco, è mirata a costruire «la Chiesa unita, con un battesimo, una fede, un Signore, un Padre». E «fare l’unità della Chiesa è il lavoro della Chiesa e di ogni cristiano durante la storia». In particolare, ha affermato il Pontefice, quando «l’apostolo Pietro parla della Chiesa, parla di un tempio fatto di pietre vive che siamo noi». In pratica propone «il contrario di quell’altro tempio della superbia che era la torre di Babele». Difatti «questo tempio porta l’unità», mentre quello di Babele «è il simbolo della disunione, del non capirci, della diversità delle lingue». Dunque, ha affermato il Papa, «fare l’unità della Chiesa, costruire la Chiesa, questo tempio, questa unità della Chiesa, è il compito di ogni cristiano, di ognuno di noi». E «quando si deve costruire un tempio, un palazzo, si cerca un’area edificabile preparata per questo». Ma

Udienza a una delegazione dell’Unione mondiale degli insegnanti cattolici

Nella mattina di venerdì 24 ottobre Papa Francesco ha incontrato, nella Sala del Concistoro, una delegazione dell’Unione mondiale degli insegnanti cattolici.

Da lunedì a Roma e in Vaticano l’incontro dei movimenti popolari di tutto il mondo

Voce a chi non è ascoltato Perché è tanto difficile avere un lavoro dignitoso o coltivare la terra? Perché è difficile per i giovani costruire liberamente un progetto di vita? Perché sembra un’utopia il fatto che le persone possano vivere tra diversità culturali e religiose, senza violenza e nel rispetto dei diritti individuali e collettivi? Se ne discuterà, a Roma e in Vaticano dal 27 al 29 ottobre, all’incontro mondiale dei movimenti popolari intitolato «Terra. Domus. Labor». Il convegno, presentato venerdì 24 ottobre nella Sala stampa della Santa Sede, farà incontrare, su impulso di Papa Francesco, quanti lavorano nell’ambito della giustizia sociale, organizzazioni territoriali e associazioni di base, e soprattutto i rappresentanti di tutte quelle fasce della società che solitamente non trovano alcun riconoscimento dalle istituzioni. Parteciperanno, tra gli altri, numerosi vescovi provenienti da tutti i continenti e anche, non in veste istituzionale, il presidente della Bolivia, Juan Evo Morales Ayma. «Il Papa — ha spiegato il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle scienze — vuole ascoltare» chi è emarginato, chi, pur vivendo nelle difficoltà, non accetta più di essere

un assistito ma intende vivere da protagonista nella società. Sono le esperienze di chi vive nelle periferie del mondo, che si chiamino villas miserias, bidonville o favelas. E il Papa, infatti parteciperà personalmente, martedì 28, all’incontro nell’Aula vecchia del Sinodo in Vaticano (mentre il primo e il terzo giorno i lavori del convegno si svolgeranno al Salesianum). A spiegare meglio il senso di questo appuntamento è intervenuto Juan Grabois, responsabile della Confederazione dei lavoratori dell’economia popolare, che, parten-

Il logo dell’incontro

do dalla sua esperienza argentina, e sollecitato dagli insegnamenti di Papa Francesco — «ho avuto la fortuna di incontrare in Argentina un uomo buono che ha solidarizzato con la lotta degli esclusi» e che oggi «è un riferimento morale per le persone di buona volontà in tutto il mondo», ha confidato — ha coinvolto i rappresentanti di migranti, campesinos, cartoneros e lavoratori precari. Con la collaborazione del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, e della Pontificia Accademia delle scienze, la tre giorni potrà essere, ha detto Grabois, «un’occasione di incontro fra gruppi differenti», opportunità non solo di far conoscere le ragioni di quanti in genere non vengono ascoltati, ma anche di realizzare tra di loro una vera e propria «rete di collaborazione» per proporre un’alternativa alla «globalizzazione dell’indifferenza». E «non si tratta solo di ascoltare le loro sofferenze — ha sottolineato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente di Iustitia e Pax — ma anche le loro aspettative, speranze e proposte. La Chiesa vuole fare proprie le loro aspirazioni, condividerle e sforzarsi di stimolare cambiamenti sociali verso un mondo più giusto».

«la prima cosa che si fa è cercare la pietra di base: la pietra angolare, dice la Bibbia». E «la pietra angolare della Chiesa, è Gesù», mentre «la pietra angolare dell’unità della Chiesa è la preghiera di Gesù nell’ultima cena: Padre, che siano uno». Proprio questa — ha detto il vescovo di Roma — è «la forza» e «la pietra sulla quale noi edifichiamo l’unità della Chiesa. Senza questa pietra non si può. Non c’è unità senza Gesù Cristo alla base: è la nostra sicurezza». Ma «chi costruisce questa unità?» si è chiesto Francesco. Certo non noi — ha puntualizzato — perché «questo è il lavoro dello Spirito Santo: l’unico capace di fare l’unità della Chiesa». Gesù infatti «lo ha inviato per fare crescere la Chiesa, per farla forte, per farla una». È «lo Spirito vivo che noi tutti abbiamo dentro: lui fa l’unità della Chiesa, nella diversità dei popoli, delle culture, delle persone». Proprio «in quella diversità lui sa come fare l’unità. Ma soltanto lui può farla, nessuno di noi può farla». Quindi Francesco ha proposto un’altra domanda: «Come si costruisce questo tempio?». In proposito l’apostolo Pietro «diceva che noi eravamo pietre vive in questa costruzione». Ma, ha notato il Pontefice, «qui l’apostolo Paolo ci consiglia di non essere tanto pietre, ma piuttosto mattoni, deboli». Di conseguenza «i consigli che dà Paolo per aiutare lo Spirito Santo a costruire questa unità sono consigli di debolezza, secondo il pensiero umano». E infatti «umiltà, dolcezza, magnanimità sono cose deboli, perché l’umile sembra che non serva a niente; la dolcezza, la mitezza sembrano non servire; la magnanimità, l’essere aperto a tutti, avere il cuore grande...». Per di più Paolo aggiunge: «sopportandovi a vicenda nell’amore», ma «avendo a cuore di conservare l’unità». Così «noi diventiamo più pietre forti in questo tempio quanto più deboli ci facciamo con queste virtù dell’umiltà, della magnanimità, della dolcezza, della mitezza». Ed è esattamente «lo stesso cammino» compiuto da Gesù, il quale «non ritiene di essere uguale a Dio: si abbassò, si annientò; si è fatto debole, debole, debole fino alla croce, e divenne forte». Il Papa ha ricordato che noi siamo chiamati a fare «lo stesso: quanto più noi siamo mattoni, così con queste virtù, più saremo utili allo Spirito Santo per fare l’unità della Chiesa». Al contrario, «l’orgoglio, la sufficienza non servono». Alla fine si può dire — ha rimarcato il Pontefice — che «è lo Spirito a fare questa costrizione, questo tempio che è la Chiesa vivente, sulla pietra di base che è Gesù, che è una; sulla pietra di base che è la preghiera di Gesù per l’unità». Ma c’è un’altra cosa che Paolo aggiunge: «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati». Perché «quando si fa una costruzione è necessario che l’architetto faccia la piantina». E «qual è la piantina dell’unità della Chiesa? La speranza alla quale noi siamo stati chiamati: la speranza di andare verso il Signore, la speranza di vivere in una Chiesa viva, fatta con pietre vive, con la forza dello Spirito Santo». Perciò «soltanto sulla piantina della speranza possiamo andare avanti nell’unità della Chiesa». Francesco ha concluso ricordando che «siamo stati chiamati a una speranza grande»; e dunque, ha esortato, «andiamo lì». Ma facciamolo «con la forza che ci dà la preghiera di Gesù per l’unità e con la docilità allo Spirito Santo, che è capace di fare da mattoni pietre vive». E anche «con la speranza di trovare il Signore che ci ha chiamati, trovarlo quando avvenga la pienezza dei tempi».


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