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L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum Anno CLV n. 52 (46.890)
POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
Città del Vaticano
giovedì 5 marzo 2015
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All’udienza generale Papa Francesco parla dell’importanza dei nonni e della loro problematica condizione
La persecuzione dei cristiani assiri e caldei
Gli anziani siamo noi
Sulla propria pelle
E con i vescovi amici dei Focolari ricorda i drammi di Siria, Iraq e Ucraina «L’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà»: è il monito rilanciato da Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 4 marzo. Incontrando in piazza San Pietro dodicimila fedeli provenienti da ogni parte del mondo, il Pontefice ha proseguito il ciclo di riflessioni dedicate alla famiglia e si è soffermato sulla «problematica condizione attuale» dei nonni, a fronte di tante situazioni di abbandono e indifferenza. E ha definito “perversa” «una società senza prossimità» nei confronti di «questa età della vita». Aggiungendo, come di consueto, alcune considerazioni personali al te-
sto preparato, il Papa ha spiegato che gli «anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare», perché «questa civiltà andrà avanti» solo «se saprà rispettare» la loro saggezza e la loro sapienza. Infatti, ha pro-
seguito con un’immagine forte, «una civiltà in cui gli anziani sono scartati perché creano problemi porta con sé il virus della morte». Attingendo alla sua esperienza durante il ministero episcopale a
Una nuova tragedia dell’immigrazione ROMA, 4. Nuova tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo che riporta in primo piano il tema della sicurezza e dei sistemi di gestione del fenomeno migratorio in Europa. I corpi di dieci migranti, vittime del ribaltamento di un gommone carico di profughi, sono stati recuperati questa mattina nel Canale di Sicilia dalla nave D attilo. In totale — stando agli ultimi dati raccolti — sono circa un migliaio i migranti soccorsi nelle ultime ore in diverse operazioni nel Canale e che stanno per approdare in alcuni porti siciliani. Oltre alla Dattilo, sono impegnate nelle attività una petroliera che sta portando 183 persone a Pozzallo. Altri 319 migranti sono diretti a Porto Empedocle. Complessivamente sono stati soccorsi cinque gommoni e due barconi carichi di migranti di provenienza siriana, palestinese, tunisina, libica e subsahariana. Tra le persone tratte in salvo oltre trenta bambini e più di cinquanta donne, di cui una incinta. Nel frattempo, la Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta sul naufragio che causato la morte dei dieci migranti nel ribaltamento del gommone. L’ipotesi di reato — affermano fonti di stampa — è omicidio. Le indagini, condotte dal Gruppo interforze della Procura, hanno accertato che le vittime erano insieme ad altre 120 migranti sul natante che si è rovesciato mentre altre 309 si trovavano su un’altra imbarcazione.
Buenos Aires, il Pontefice ha ricordato la vicenda di un’anziana abbandonata dai figli che non si lamentava nonostante fossero passati otto mesi dalla loro ultima visita. «Questo si chiama peccato mortale» ha commentato. Quindi ha riproposto la storia — raccontatagli da sua nonna — di una famiglia in cui un anziano che «nel mangiare si sporcava» era stato confinato «in cucina» per non far fare «una brutta figura quando venivano gli amici a pranzo o a cena». Il racconto prosegue con la scena del capofamiglia che pochi giorni dopo, tornando a casa, trova il figlioletto che gioca con legno, martello e chiodi. Quando il papà chiede cosa stesse facendo, il bambino risponde: «Faccio un tavolo per quando tu diventi anziano, così puoi mangiare lì». Dimostrando, ha evidenziato Francesco, che nel rapporto con gli anziani «i bambini hanno più coscienza di noi». Prima dell’udienza generale il Papa aveva ricevuto nell’aula Paolo VI sessanta vescovi amici del movimento dei Focolari. Nel discorso il Pontefice ha rivolto un ringraziamento «particolare» ai presuli provenienti «dalle terre insanguinate della Siria e dell’Iraq, come pure dell’Ucraina. Nella sofferenza che state vivendo con la vostra gente — ha assicurato — voi sperimentate la forza che viene da Gesù Eucaristia».
Ferdinand Georg Waldmüller, «La richiesta della bambina» (1860)
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Auspicata dagli Stati Uniti e da quattro Paesi europei
Soluzione pacifica in Ucraina WASHINGTON, 4. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, e i leader europei hanno «ribadito il loro appoggio per una soluzione pacifica del conflitto nell’est dell’Ucraina e per l’attuazione dell’accordo di Minsk». Lo afferma la Casa Bianca riferendo della conference call di ieri fra Obama e i capi di Stato e di Governo di Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia. I leader occidentali chiedono a «tutte le parti di cessare tutte le azioni militari, cooperare con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa» e sono pronti «ad agire rapidamente e all’unisono per imporre significativi costi ulteriori se gli accordi di Minsk fossero violati o se i separatisti appoggiati dalla Russia cercheranno di guadagnare nuovi territori». I leader occidentali sono dunque uniti sulla crisi in Ucraina alla vigilia della missione che il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi, si appresta a fare a Kiev e Mosca. Barack Obama, David Cameron, Angela Merkel, François Hollande, Matteo Renzi e il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, hanno discusso in videoconferenza oltre un’ora per valutare l’attuazione degli accordi di Minsk, stesso tema al centro della conversazione di lunedì sera tra i presidenti ucraino, russo, francese e il cancelliere tedesco mentre Bruxelles tesseva la tela dei negoziati sul gas. Se l’intesa rag-
giunta con la mediazione Ue rientra infatti nei punti richiesti da Minsk, secondo una nota di Berlino, a fronte dell’apprezzamento per i «recenti sviluppi positivi» è stata sottolineata l’importanza di «stabilizzare la tregua attuale, rendere verificabile il ritiro delle armi pesanti e rendere possibile l’inizio di un processo politico» oltre a «rafforzare la missione Osce». Anche perché, avverte l’Ue, la posizione sulle sanzioni non cam-
bia: queste restano «strettamente legate» all’attuazione completa degli accordi di Minsk, e in caso di una nuova escalation Ue e Stati Uniti sono «pronti a nuove sanzioni». Nel frattempo, una decisione sull’estensione del mandato della missione Osce in Ucraina verrà presa in tempi brevi. Lo ha detto ieri il presidente in carica dell’organizzazione, Ivica Dačić, ministro degli Esteri serbo.
Rifugiati in Ciad, Camerun e Niger
In fuga da Boko Haram un milione di nigeriani GINEVRA, 4. Sono almeno un milione i nigeriani che si sono rifugiati in Camerun, Ciad, Niger per sfuggire alle violenze di Boko Haram, senza contare gli sfollati interni. La cifra è stata fatta ieri a Ginevra dal ministro della Giustizia nigeriano, Mohammed Bello Adoke, in un intervento davanti al Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti umani. Nel frattempo, il Governo ha annunciato di aver inviato
rinforzi consistenti alle truppe impegnate contro Boko Haram nel nord-est del Paese, dove stanno operando da un mese anche oltre ottomila soldati la forza africana costituita da Ciad, Camerun, Niger e Benin. Fonti governative di Abuja hanno specificato che a questo scopo sono stati richiamati anche militari impegnati nelle missioni internazionali nel Darfur e in Sud Sudan.
Il Papa e don Bosco
Storia di un ragazzo MARCELLO FILOTEI y(7HA3J1*QSSKKM( +,!"!@!"!\!
di MANUEL NIN
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L’originalità del cristianesimo secondo Guillaume Jedrzejczak
Confronto con l’impensabile LUCETTA SCARAFFIA
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Profughi durante una distribuzione di cibo (Afp)
e notizie che arrivano dal Medio oriente, con le violenze e il sequestro di tanti cristiani di tradizione siriaca, soprattutto assiri e caldei, e la distruzione totale delle loro chiese, delle loro case, delle loro vite, portano a pregare per questi nostri fratelli, a piangere con loro e a confessare con loro la fede. E a denunciare questi fatti inqualificabili in Medio oriente come in tante altre regioni della terra, deplorando l’indifferenza in occidente. Leggendo queste notizie non possiamo non pensare ed evocare una delle più venerabili tradizioni cristiane di lingua siriaca, quella siroorientale, di quei cristiani che nella loro preghiera dicono abba al Padre celeste, e che nella loro speranza gridano maran atha al Signore di cui attendono il ritorno nella gloria. Nella seconda metà del IV secolo questa tradizione, tagliata fuori dai confini dell’impero, è stata suo malgrado separata dalla comunione fraterna con le altre Chiese cristiane, e «Ultima dopo il concilio di Efeso nel 431 è rimasta fedele alla sua arcaica professione di fede radicata in quella sede patriarcale di Antiochia dove i cristiani ebbero il più grande degli onori, cioè essere chiamati col nome di colui che fu appeso alla croce. Con una spinta missionaria esemplare i cristiani siro-orientali arrivarono fino in India, Cina e Mongolia. In questi ultimi due Paesi rimasero fiorenti fino al medioevo, e nel XIII secolo, a Baghdad, elessero patriarca uno dei loro vescovi che proveniva dalla Mongolia. Questa Chiesa oggi, in Cina e in Mongolia non esiste più. Restano pochissime tracce e qualche reperto archeologico: quasi solo il ricordo di quei cristiani conosciuti con il nome di nestoriani. In India invece arrivarono portati dalla predicazione dell’apostolo Tommaso e fondarono Chiese oggi viventi e forti nella loro confessione di fede e nell’annuncio del Vangelo. Questi cristiani, riuniti nelle Chiese assira e caldea, hanno usato e usano il siriaco come lingua liturgica, e nella celebrazione dei santi misteri adoperano una delle preghiere eucaristiche più arcaiche, quella conosciuta con il nome di Addai e Mari, anafora che non ha tramandato la narrazione dell’istituzione dell’eucaristia. Queste Chiese cristiane hanno però celebrato e celebrano i santi misteri invocando il dono dello Spirito Santo per la consacrazione di quel pane e quel vino che è stato ed è il corpo e il sangue del Signore, fedeli alla loro tradizione teologica e liturgica, che li riporta alla fede degli apostoli e a quel momento in cui il Signore diede ai discepoli il suo corpo e il suo sangue affinché lo tramandassero alle sue Chiese sparse da oriente a occidente. Cristiani assiri e caldei nel nord della Siria e in Iraq oggi non hanno più le loro chiese dove celebrare la fede e ascoltare la sua Parola, non hanno più le loro case dove abitare in quella terra che è la loro da quasi duemila anni. Chiese e monasteri dall’architettura antichissima e arcaica, con una iconografia precedente l’iconoclasmo che lacerò il mondo bizantino, erano e sono testimonianza di un cristianesimo fiero della sua diversità. Cristiani assiri e caldei perseguitati già all’inizio del XX secolo assieme a cristiani armeni e siro-antiocheni, e che cercarono rifugio in occidente
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e oltre l’oceano, oggi di nuovo sono assediati, rapiti, perseguitati. Martiri che vivono come se portassero scritte sulla propria pelle le parole del Salvatore ai suoi discepoli: questo è il mio corpo e il mio sangue. E ancora una volta la voce del Papa si è levata per questi fratelli cristiani, spinta dalle notizie «drammatiche che giungono dalla Siria e dall’Iraq, relative a violenze, sequestri di persona e soprusi a danno di cristiani e di altri gruppi». Francesco vuole così «assicurare a quanti sono coinvolti in queste situazioni che non li dimentichiamo, ma siamo loro vicini e
cena» (evangeliario siriaco,
XIII
secolo)
preghiamo insistentemente perché al più presto si ponga fine all’intollerabile brutalità di cui sono vittime». E chiede «a tutti, secondo le loro possibilità, di adoperarsi per alleviare le sofferenze di quanti sono nella prova, spesso solo a causa della fede che professano». Perché i cristiani assiri e caldei hanno le parole del loro e nostro Signore — prendete e mangiate, prendete e bevete, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue — scritte non nei libri ma nella loro vita e nella loro testimonianza fino al martirio.
NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Tlalnepantla (Messico), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Francisco Ramírez Navarro, Vescovo titolare di Tlos, in conformità ai canoni 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.
Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Colatina (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Joaquim Wladimir Lopes Dias, trasferendolo dalla Sede titolare di Sita e dall’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Vitória.
Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Ausiliare di Tlalnepantla (Messico) il Reverendo Jorge Cuapio Bautista, del clero della Diocesi di Texcoco, assegnandogli la Sede titolare di Bisarcio.