RICCI I TUOI CAPELLI

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Disco 1

Disco 2

Questo cd è promosso con il sostegno di PUGLIA SOUNDS P.O. FESR PUGLIA 2007/2013 ASSE IV. Tutti i diritti riservati CD EK 2012 Ⓟ & © - Edizioni Kurumuny 2012

Con il patrocinio di

Comune di Cannole

01. Montanara 3’ 54’’ 02. Teresina 4’ 40’’ 03. Cucurucù 3’ 58’’ 04. Me misi a cumbattire 2’18” 05. La monacella 2’ 52’’ 06. Ninella mia 2’ 55’’ 07. Evviva la regina 4’ 33’’ 08. Stornelli 3’ 04’’ 09. Rosa Marina 2’ 21’’ 10. Teresina in camerata 2’19’’ 11. Se prima eri donna 4’22’’ 12. Ricci i tuoi capelli 2’ 56’’ 13. Suspiri e pianti 2’ 52’’ 14. Lu dottore 3’ 20’’ 15. La strada nel bosco 2’42’’ 16. Sta mattina 3’ 15’’ 17. Fujazza de volia 3’ 51’’ 18. Finestra vascia 3’ 45’’ 19. Tre sorelle 4’ 03’’ 20. Rondinella 2’ 16’’ 21. Quando ero piccolino 5’47’’ Libro + 2 cd € 15,00

arie e canti popolari di Cannole

01. Quandu l’auceddhu 2’13’’ 02. Ferruccio 5’ 00’’ 03. La furtuna 3’ 38’’ 04. Girala‘ntorna 2’ 53” 05. La mia mamma 4’ 57’’ 06. La Carmina 4’ 42’’ 07. La cardilla 3’ 53’’ 08. Signor capitano 3’ 13’’ 09. Damme la manu 2’ 38’’ 10. La cerva 2’ 18’’ 11. Fiumi currenti 3’ 41’’ 12. Cala cala panarinu 3’ 36’’ 13. La turtura 2’ 08’’ 14. Lu fruttu nou 3’ 12’’ 15. Lu zitu 3’ 21’’ 16. Azzatemammaemisura 3’54’’ 17. Massaru 4’ 36’’ 18. Lu monacu meu 3’ 15’’ 19. Mia madre era sartina 4’54’’ 20. Monacello 6’ 28’’ 21. La pampanella 3’ 57’’

RICCI I TUOI CAPELLI

RICCI I TUOI CAPELLI arie e canti popolari di Cannole

RICCI I TUOI CAPELLI arie e canti popolari di Cannole



Si ringraziano quanti hanno reso possibile la realizzazione di questo lavoro.

Questo volume è stato curato da Luigi Chiriatti. Con scritti di Luigi Chiriatti, Ciro De Rosa, Salvatore Esposito, Raffaele Cristian Palano, Adriana Benedetta Petrachi.

Edizioni Kurumuny Sede legale: Via Palermo, 13 – 73021 Calimera (Le) Sede operativa: Via S. Pantaleo, 12 – 73020 Martignano (Le) Tel. e Fax 0832 801528 www.kurumuny.it – info@kurumuny.it ISBN 978-88-95161-74-7 Progetto grafico di Lucio Montinaro Remastering ADD Corrado Productions – Supersano (Le) Chiuso in stampa a maggio 2012 Le foto a p. 7 e p. 22 sono di Raffaele Cristian Palano, tutte le altre sono di Luigi Chiriatti. © Edizioni Kurumuny – 2012


Indice

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Presentazione

Adriana Benedetta Petrachi 8

Cantare a Cannole

Raffaele Cristian Palano 14

Le ragazze del Novecento

Luigi Chiriatti 23

Le voci

Ciro De Rosa 27

Voci e storie delle ragazze del Novecento

Salvatore Esposito 39

I canti


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Presentazione Adriana Benedetta Petrachi*

Il Salento custodisce un immenso patrimonio culturale dato da un complesso sistema di tradizioni popolari e musicali, che pian piano stanno riemergendo dall’oblio grazie all’opera di tanti ricercatori. Il nostro territorio si avvale del lavoro di tanti studiosi che cercano di preservare le nostre tradizioni sia dal punto di vista etnomusicale sia da quello prettamente culturale. Uno dei salentini che ha profuso maggiori sforzi in questo senso è senza dubbio Luigi Chiriatti, ricercatore appassionato e instancabile, il quale, grazie anche alla casa editrice da lui fondata, ha rappresentato negli ultimi anni un vero e proprio baluardo contro la mercificazione della nostra tradizione musicale. È per questo, dunque, che considero un grande privilegio per me poter presentare questo suo preziosissimo lavoro di ricerca, che ha visto coinvolte le cantrici di Cannole, donne nel cui sangue scorre l’amore per la musica della loro terra, e che hanno custodito nel cuore e nella memoria i canti imparati dalle loro nonne. Quasi fossero una finestra che si apre su un passato che non c’è più, ci hanno riconsegnato un patrimonio di grande valore non solo culturale ma anche emotivo. Ciò ha fatto di loro una risorsa importante per la memoria non solo del nostro 5


paese, ma dell’intero Salento, perché dopo tanti anni in cui questi canti erano stati messi da parte, sotto il peso del lavoro, delle sofferenze e dell’emigrazione, finalmente tornano alla luce grazie alle loro voci, che si intrecciano, si rincorrono e all’unisono si ritrovano secondo l’uso dei canti alla stisa (cappella). Luigi Chiriatti ha colmato così un piccolo vuoto nella copiosa produzione editoriale riguardo alle tradizioni musicali del Salento, ponendo la sua attenzione sulle voci e sui canti di queste donne, cristallizzando un piccolo tesoro composto da tante gemme, che oggi rappresenta l’unica forma documentata di ricerca sulla tradizione popolare cannolese. Nella qualità di sindaco di Cannole, quest’opera non può che essere motivo di orgoglio non solo per me ma per tutti i miei concittadini, che spero si avvicinino con curiosità a queste pagine e ai due dischi allegati, per ripercorrere almeno idealmente le strade del nostro paese, per ritrovare i loro nonni, che intonavano questi canti durante il lavoro, o mentre erano fuori dalla nostra nazione alla ricerca di fortune migliori, o ancora solo per divertirsi e allietare quei pochi momenti liberi dalle quotidiane fatiche. Da sempre legato alla realtà e ai problemi che caratterizzano i centri rurali, il nostro paese negli ultimi anni ha cercato, con grande sacrificio, di vivere la sua nuova primavera, ma non può esserci futuro senza una presa di coscienza responsabile del passato e della sua tradizione. 6


Questo prezioso libro rappresenta, dunque, un invito per tutti noi a conservare e preservare i nostri beni culturali, non svendendoli, non snaturandoli, ma piuttosto lavorando affinchĂŠ iniziative come queste si moltiplichino.

* Sindaco di Cannole

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Cantare a Cannole Raffaele Cristian Palano

Questo lavoro di ricerca inizia nel piccolo paese di Cannole, borgo salentino già noto per la visita di Ernesto de Martino, che vi giunse per conoscere Luigia, la tarantata citata nella Terra del rimorso con altro nome. In seguito, negli anni ’60 una troupe della Rai, informata dal professore Serrone, volle registrare i canti a coro delle persone più umili e semplici, cantati nelle interminabili giornate di lavoro. Nel 2007 per portare avanti la tradizione canora ho pensato di mettere insieme alcune donne fra le quali Vincenza Agrosì e la figlia Addolorata Nocita, Giorgina Luperto, Eva Serra, Rosaria Campa, Rosalba De Lorenzis e Assunta Tomasi. Da subito mi sono affezionato ai loro canti poco noti, dai temi che spaziano dall’amore al lavoro, ai canti di protesta e ironici. Soprattutto mi affascinavano le cosiddette arie, ossia il tono e il modo di cantare con suoni particolari, a volte sincopati. Molti di questi canti Giorgina, detta Gina, li ha appresi dal venerabile nunnu Ntoni de lu casinu, Antonio Sergio, vissuto fino all’età di 102 anni, forse proprio cantando e ricordando i tempi belli della sua giovinezza. Da bambino, mia madre mi lasciava in compagnia della nonna paterna che mi portava nella vicina via Silvio Pellico, dove abitava 8


la giovane Gina e dove la sera si riunivano tutti i vicini e i parenti di Serrano per cantare spensieratamente fino a tardi. All’età di diciotto anni durante il solito girovagare in auto, capito una sera in una festa in campagna organizzata da Giorgio, il figlio di Gina, e rivivo per un attimo i tempi della mia infanzia. Giorgio mi insegna a strimpellare la chitarra e mi suggerisce di imparare a suonare il tamburello. Appassionato poi a questa nuova realtà e forse alla ricerca delle mie origini, visto che il nonno paterno era un trainieri canterino, inizio a ricercare i canti e a intervistare gli anziani di Cannole. Invito a casa mia anziani come Luigi Cananiello, detto Gigi fusci, e alcune donne, comincio a registrare e appuntare i testi, alle cassette registrate davo il titolo di furnare (fornaie) forse perché Gina, da giovane, ha lavorato nel panificio e Addolorata e Nzina erano la figlia e la moglie di Giorgio Nocita, detto Giorgi furnaru. Gli appuntamenti nel vico si sono ripetuti spesso e le signore erano entusiaste e si divertivano e poi questa opportunità dava loro la possibilità di ricordare e condividere i bei tempi trascorsi nelle campagne salentine a seconda delle stagioni, a raccogliere a giornata le olive, il tabacco, le spighe di grano e, perché no, a ricordare qualche bel giovanotto che dalla campagna vicina mandava loro una romantica serenata anonima. Le furnare cannolesi, ognuna di loro con una storia diversa, oltre all’amicizia, avevano da condividere il canto, la voglia di svagarsi contro la monotonia delle lunghe giornate invernali. 9


Nel febbraio del 2008, stimolata da quest’atmosfera così carica di emozioni, è nata l’idea di far conoscere al resto del paese la bravura e la sapienza di queste donne, custodi di tradizioni, detti, proverbi, favole e indovinelli. Così ho proposto all’associazione culturale La Locomotiva di organizzare per la giornata della donna “L’insolito otto marzo”. Dopo il via libera dei soci, la serata si è svolta tra una commedia e una poesia, tra canti, cunti (racconti) e barzellette delle furnare, e con la partecipazione di Raffaella Aprile ed Enza Pagliara. Dopo quella serata ricercatori e ripropositori della cultura orale, quali Daniele Durante, Anna Cinzia Villani, Luigi Chiriatti, si sono interessati alle donne cantatrici e volevano conoscerle. Incoraggiato dall’amico Gigi Chiriatti, abbiamo deciso di dare forma concreta a tutta questa esperienza, e con Kurumuny abbiamo ideato e realizzato un progetto editoriale che portasse alla pubblicazione dei canti. Questa raccolta è dedicata a tutti gli uomini e a tutte le donne che lavoravano nei campi come dipendenti a giornata, senza contratto e senza nessuna garanzia sindacale, che lavoravano duramente per ore e ore, ma che a volte cantavano per avere un po’di bellezza, scippando di tanto in tanto un triste sorriso al collega e al datore di lavoro sempre vigile, fino all’arrivo mitico della curnacchiola (gazza ladra) della canzone Lu sule calau calau, che poggiandosi sullu pajaru (trullo) faceva capire al proprietario dell’azienda agraria che il sole già tramontava e si giungeva al volgere della pesante giornata di lavoro. 10


L’amicizia con queste splendide donne mi ha arricchito molto, è una gioia sentirle cantare e raccontare perché sono le custodi di una tradizione che ormai è quasi asfissiata dal violento ingresso della tecnologia e dallo scarso interessamento dei giovani a questi saperi: meritano un ringraziamento e questa raccolta dev’essere patrimonio di tutti.

Il gruppo Il gruppo di cantatrici di Cannole è composto da sette donne. Vincenza Agrosì, nata a Cannole il 28 febbraio 1928, è la più grande. Detta nunna Nzina, è figlia di Domenica Chittano, conosciuta nella memoria storica del paese per la sua voce e per aver partecipato nel 1976 alle registrazioni di una troupe della Rai, insieme ad altre donne cannolesi. Nzina malgrado la sua età canta con la grinta di quando aveva diciott’anni e si arrabbia quando il timbro della voce le si abbassa. È il punto di riferimento del gruppo, ricorda bene i testi e a volte improvvisa, recita poesie religiose non liturgiche e indovinelli; e nei suoi occhi quando canta traspare la campagna povera dei suoi tempi, quando la gente soffriva la fame. Già da bambina lavorava nei campi alla raccolta delle olive, poi operaia in un magazzino faceva la tabacchina, dopo essersi sposata con 11


il titolare di un piccolo forno a legna, lo aiutava nella panificazione e trasformazione delle farine in friselle, taralli e biscotti. Addolorata Nocita, detta Ndata, nata a Cannole il 7 aprile 1951, anche lei lavoratrice a giornata per la raccolta delle olive in autunno-inverno, per il trapianto e la raccolta del tabacco in estate e per la legatura dei mazzi di spighe di grano (mannocchi). Cantava insieme alle sue amiche e colleghe durante la raccolta delle olive, inginocchiata sotto l’area dell’olivo dove cadevano naturalmente i frutti che venivano poi messi nel cesto in vimini (panaru) sotto l’occhio vigile del fattore. Giorgina Luperto, detta Gina, nata a Serrano il 21 novembre1947, da ragazza lavorava a giornata soprattutto nella raccolta delle olive, cantava tanto anche quando lavorava nel panificio dei fratelli. È la memoria del gruppo e spesso appunta su un’agenda i tanti canti che a volte ricorda di notte mentre sogna. La vicinanza al suocero Antonio Sergio le permette di apprendere un gran numero di testi con arie di altri tempi, rare. Spesso coordina, insegna, corregge e a volte perde le staffe quando un canto non rispecchia l’aria originale che lei ricorda. Eva Serra, nata a Cannole il 3 febbraio1944, lavorava a giornata e pure nei piccoli campi che il marito coltivava a tabacco. Da bambino aiutavo a infilare le foglie di tabacco con un ago (cuceddha) 12


legato a uno spago e durante l’infilatura delle ‘nserte, Eva e l’anziana madre per non farci addormentare ci cantavano un testo divertente o ci raccontavano storie vere di persone del paese. Rosaria Campa, detta Rosalba, nata a Bagnolo del Salento il 21 aprile 1945, si sposa giovane e va a vivere a Cannole, da bambina studia due anni in collegio dalle suore e qui impara l’arte del ricamo al chiacchierino e all’uncinetto, all’imbrunire dei caldi giorni estivi per strada in compagnia delle vicine improvvisavano canti alla stisa. Assunta Tomasi, nata a Serrano il 15 agosto 1948, detta Assuntina, è l’ultima che si è inserita nel gruppo, anche lei da bambina lavorava nei campi, poi si sposa e si trasferisce in Svizzera. Cantava con un coro della parrocchia ma durante le cene con connazionali intonava i canti della sua terra per ritrovare i bei momenti della sua fanciullezza. Rosalba De Lorenzis, nata a Sanarica il 21 febbraio 1953, è la più giovane delle sette donne. Si sposa e va a vivere a Cannole, la sua passione per l’arte del ricamo, sia a tombolo che all’uncinetto, e per il canto poi, la incuriosisce e la avvicina alle altre. Impara subito i canti tradizionali, malgrado i numerosi impegni e la famiglia da accudire. 13


Le ragazze del Novecento Luigi Chiriatti

Il nostro primo incontro è avvenuto a febbraio del 2011 a casa di Rosaria (detta Rosalba). Sette donne di Cannole con il piacere di eseguire i canti della tradizione salentina. Di età compresa fra i cinquanta e settanta anni. Il loro obiettivo dichiarato è la realizzazione di un documento (CD) che segni la loro storia e la loro contemporaneità. La mia presenza anzi la mia “chiamata” aveva solo quello scopo e non altri. Mi si riconosceva il ruolo di “scrivitore” o di documentarista di un loro bisogno reale e impellente. Marcare un tempo della memoria di oggi e un loro ruolo attivo nella comunità attraverso il cantare. Inteso non solo come memoria, ma anche come mezzo per interpretare e vivere il presente. Hanno cominciato a cantare insieme in diverse e svariate circostanze: quando viaggiavano sul pullman che le portava alle terme, in giro nelle scampagnate con gli amici. In tutte le circostanze in cui si incontravano. Cantare per loro significa incontrarsi, cucinare, mangiare, dialogare, spettegolare in un tempo che non è caratterizzato dal ricordo del passato, ma che è il presente: il loro modo di esserci e di vivere oggi la loro presenza. Il canto come categoria espressiva del bello che non serve, come 14


in passato, a esorcizzare la morte, la durezza della vita e il destino di una non umanità, ma rappresenta se stesse in relazione alla loro comunità. Canto come gioia, socializzazione, un modo di ironizzare sugli altri e su se stesse, alternativa ai luoghi comuni della televisione e della globalizzazione. Gina, Assuntina, Rosaria, Rosalba Eva, Ndata, Nzina non possono essere catalogate come cantrici nel senso tradizionale del termine perché per loro cantare è stare insieme, giocare, ricavarsi uno spazio libero dalle trame tradizionali dei rapporti ufficiali sottomessi a regole di facciata, un luogo e un tempo della contemporaneità che sfuggono a qualsiasi tipologia della ricerca e della documentazione classica. Per loro cantare è fare partecipi gli altri del loro benessere psicofisico. E questo è avvenuto non solo in tutti i nostri incontri o sedute di registrazione, ma anche in molte occasioni pubbliche. Il loro repertorio, o la loro memoria, non è spezzata e non fa distinzioni fra i canti e le modalità espressive di cui ci serviamo noi altri per parlare della musica salentina. Possiamo dire che esprimono un repertorio in movimento che si adegua alla contemporaneità. Un repertorio come un grande magazzino, un granaio della memoria senza categorie, dove i canti hanno uguale importanza e diventano belli ed emozionanti quando decidono di eseguirli, siano essi di origine propriamente salentina 15


o di altra derivazione. Le donne di Cannole ci regalano emozioni che ci coinvolgono e ci fanno gioire del presente del loro incontro. La stragrande maggioranza del loro repertorio è rappresentato dai canti diffusi in tutta la penisola: dai canti narrativi alle romanze delle opere liriche diffuse dalle bande locali. Questo elemento conferma, ancora una volta, come la poesia popolare tocca corde del sentire comune; questi canti sono conosciuti ovunque, appartengono a tutti e suscitano uguali sentimenti anche se il modo di esecuzione assume caratteristiche diverse e li fanno appartenere al luogo e al tempo in cui vengono eseguiti.

Registrare Le sedute di registrazione iniziate a febbraio si sono susseguite sistematicamente per tutto l’anno. Quasi un incontro a settimana. Ciò ci ha permesso di conoscerci, studiarci e scambiarci pareri non solo sui canti ma anche su ciò che bisognava fare e su come organizzarsi per farlo. All’inizio pensavano che sarebbero bastati due al massimo tre incontri per realizzare il CD. Piano piano si sono ricredute e ogni volta che un canto veniva registrato volevano rifarlo, ripensarlo, ridefinirlo. Ogni incontro che in media durava tre-quattro ore, era fatto non solo di canti ma di storie, racconti, fatti quotidiani. Prese 16


di posizioni su questo o quell’accadimento. A turno si proponevano di allietare l’incontro con cibi e bevande e con garbo e ironia si scambiavano giudizi taglienti e raffinati sul loro fare ed esserci. Man mano che si andava avanti il loro rapporto con la musica salentina si dilatava sino ai ricordi dell’infanzia ma mai in loro è subentrato un sentimento di tristezza, di nostalgia. Per loro cantare è esprimersi oggi e non ieri. Vivere oggi e non ricordare ciò che è stato il loro e l’altrui passato. Questo legame è diventato così vincolante che oggi che in archivo abbiamo canti per realizzare più CD, esplicativi del loro modo di esprimersi. Hanno timore che il tutto finisca, che si possa esaudire la carica di umanità che hanno creato intorno a loro. Vedersi ogni settimana è diventato un dato del loro modo di vivere, vitale e creativo. Io sono diventato uno del gruppo, non più solo il “raccoglitore”, colui che deve documentare. A registratore spento, a dispetto di ogni regola, ci piace cantare insieme, sfotterci e ridere. A volte, ragionare anche di musica popolare salentina.

Le storie Gina è una presenza importante, una specie di chioccia intorno a cui si raccolgono e si riconoscono tutte le altre. È la memoria documentale. Anima creativa e costante con un carattere estroverso e solare. 17


Nzina classe 1928. Un occhio e un orecchio al passato, aggrappata alla vitalità espressa dal gruppo e alla possibilità che questa frequentazione le concede per guardare al passato senza nostalgia. Assuntina con un passato e una storia di emigrazione alle spalle. È stata in Germania trentasette anni. Stempera nel canto una vita difficile e costellata di problemi. Ndata (Ada) ironica e pungente, trent’anni di emigrazione, ha la consapevolezza e la saggezza che tutto sommato le cose siano andate per il verso giusto. Cantare per lei significa giocare la vita, stare insieme, ritrovarsi, forse vivere un tempo ritrovato. Eva, cordiale e dolce, affabile e rispettosa dei ruoli sia nel cantare che nella vita. Rosaria (detta Rosalba) ha un dono raro: emana un senso di tranquillità e di gioia nello stare insieme. Rosalba ricamatrice finissima, maestra di un’arte ormai dimenticata: il ricamo al tombolo. È la più giovane del gruppo con una vita di lavoro spesa fra Sanarica, Galatina e Maglie.

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La ricerca Il lavoro di documentazione e di ricerca a Cannole mi induce ad alcune riflessioni sulla ricerca e documentazione della musica popolare salentina. Negli anni Settanta e Novanta la ricerca della culura orale salentina era quasi esclusivamente volta alla “memoria documentale” con specifico riferimento a un ramo della sua grande espressività: il canto come memoria di un territorio. Era, allora, prioritario ricomporre un vasto corpus poetico-musicale che permettesse alla riproposta di avere a disposizione un vasto e ricco repertorio da ri-proporre al territorio. Il rapporto con i cantori o come si diceva qualche tempo fa, i portatori ora definiti “alberi di canto e di cultura”, era orientato al solo recupero dei canti. Biografie, racconti, storie e vicende locali raramente trovavano posto sui nastri. Tanti i motivi, non ultimo la penuria di nastri e la loro brevità; ma soprattutto la consapevolezza di non avere un repertorio vasto e variegato. È solo a partire dalla fine degli anni Novanta e inizi Duemila che la ricerca sulla cultura orale assume caratteri e dimensioni diversi. Non più memoria documentale ma memoria del presente come necessità di marcare la storia quotidiana e contemporanea. In campo documentale la ricerca sulla musica della tradizione si è arricchita di numerosissime pubblicazioni. 19


In questi ultimi anni sono state rese fruibili a tutti le ricerche etnomusicologiche svolte nei primi anni Cinquanta e Sessanta: la ricerca di Alan Lomax e Diego Carpitella (1954), di Giovanna Marini (1963), di Carpitella (1960), di Gianni Bosio (1968), i dischi Albatros a cura di Brizio Montinaro (1977-78). A fine anni Novanta le ricerche dell’archivio Chiriatti pubblicate dalle edizioni Aramiré: Bonasera a quista casa (1998), Canto d’amore (2000), La passione di Cristo in lingua grica (2000). Numerosissime monografie dedicate ai cantori pubblicate dalle edizioni Kurumuny: Cantare a Kurumuny, dedicata a Lucia Assunta De Pascalis, Zimba, Malachianta dedicata a Niceta Petrachi, I cantori di Martano, Tre violini, La pizzica nascosta, Uccio Bandello la voce della tradizione, Uccio Aloisi la voce della terra, e le numerose pubblicazioni a cura di Luigi Mengoli. Tutto questo è stato possibile per un vasto interesse creatosi nel territorio ma anche per il semplice fatto di possedere una tecnologia digitale che non crea problemi di durata, né di trasporto. In questi ultimi cinque, sei anni la ricerca assume il carattere di marcatore del territorio con caratteristiche peculiari e diverse dal passato. Nei primi anni Settanta i cantori dovevi andarteli a cercare. Occorreva un grande periodo di frequentazione dei luoghi e delle persone per potere essere ammesso in casa. Ora sono loro che ti cercano con la consapevolezza di voler la20


sciare una traccia, una storia, una soggettività che diventa storia collettiva. In questa ottica vanno inquadrati i lavori di Dario Muci con le sorelle Gaballo, di Enza Pagliara con le zie contadine e i loro mariti trattoristi, le Ngragalate di Borgagne, il lavoro di Luigi Mengoli con gli anziani del gruppo Menamenamò, Claudio Giagnotti con i suoi parenti Rom e tanti altri. In questo senso i cantori non sono più oggetti del sapere, depositari di cultura, ma diventano essi stessi facitori di storia e tessitori di trame. Protagonisti di una storia non più negata e spezzata, ma unitaria di un territorio e di una loro specifica soggettività. È in questo nuovo contesto che va inserito il lavoro di documentazione di Cannole iniziato a febbraio del 2011 con sette donne che amano definirsi “le ragazze del Novecento”. Ricercare potrebbe sembrare un modo di arricchire di qualche perla preziosa il vasto repertorio salentino. Un esercizio raffinatissimo fine a se stesso se non fosse per il fatto che i protagonisti della cultura salentina, i cantori, hanno assunto coscienza di essere soggetti di cultura e come tali vogliono entrare a far parte della storia. In questo senso i canti assumono un significato diverso non più segmenti di un modo di esprimere una propria idea e visione della vita, ma un modo di dare e provocare emozioni nel momento in cui sono eseguiti. 21


I cantori marcano un tempo e un presente che li vede protagonisti di una cultura che si è affrancata dalla sofferenza e che esprime desiderio di socialità, creatività ed espressività ludica.

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Disco 1

Disco 2

Questo cd è promosso con il sostegno di PUGLIA SOUNDS P.O. FESR PUGLIA 2007/2013 ASSE IV. Tutti i diritti riservati CD EK 2012 Ⓟ & © - Edizioni Kurumuny 2012

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01. Montanara 3’ 54’’ 02. Teresina 4’ 40’’ 03. Cucurucù 3’ 58’’ 04. Me misi a cumbattire 2’18” 05. La monacella 2’ 52’’ 06. Ninella mia 2’ 55’’ 07. Evviva la regina 4’ 33’’ 08. Stornelli 3’ 04’’ 09. Rosa Marina 2’ 21’’ 10. Teresina in camerata 2’19’’ 11. Se prima eri donna 4’22’’ 12. Ricci i tuoi capelli 2’ 56’’ 13. Suspiri e pianti 2’ 52’’ 14. Lu dottore 3’ 20’’ 15. La strada nel bosco 2’42’’ 16. Sta mattina 3’ 15’’ 17. Fujazza de volia 3’ 51’’ 18. Finestra vascia 3’ 45’’ 19. Tre sorelle 4’ 03’’ 20. Rondinella 2’ 16’’ 21. Quando ero piccolino 5’47’’ Libro + 2 cd € 15,00

arie e canti popolari di Cannole

01. Quandu l’auceddhu 2’13’’ 02. Ferruccio 5’ 00’’ 03. La furtuna 3’ 38’’ 04. Girala‘ntorna 2’ 53” 05. La mia mamma 4’ 57’’ 06. La Carmina 4’ 42’’ 07. La cardilla 3’ 53’’ 08. Signor capitano 3’ 13’’ 09. Damme la manu 2’ 38’’ 10. La cerva 2’ 18’’ 11. Fiumi currenti 3’ 41’’ 12. Cala cala panarinu 3’ 36’’ 13. La turtura 2’ 08’’ 14. Lu fruttu nou 3’ 12’’ 15. Lu zitu 3’ 21’’ 16. Azzatemammaemisura 3’54’’ 17. Massaru 4’ 36’’ 18. Lu monacu meu 3’ 15’’ 19. Mia madre era sartina 4’54’’ 20. Monacello 6’ 28’’ 21. La pampanella 3’ 57’’

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