Officine della poesia. 1 Bologna

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05 Collana di poesia ideaTa da

Milena Magnani



oFFiCine della poesia 1.Bologna VinCenzo Bagnoli • alBerTo BerToni ViTo M. BoniTo • alessandro Brusa MarTina CaMpi • salVaTore JeMMa sTeFano Massari • pier daMiano ori FranCesCa serragnoli • gianCarlo sissa sarah Tardino • Maria luisa Vezzali


Edizioni Kurumuny Sede legale Via Palermo 13 – 73021 Calimera (Le) Sede operativa Via San Pantaleo 12 – 73020 Martignano (Le) Tel e Fax 0832 801528 www.kurumuny.it – info@kurumuny.it www.rosadapoesia.it Direttori di collana Milena Magnani e Sergio Rotino Coordinamento grafico Giovanna Battagin ISBN: 9788885863170 In copertina: “La torre delle parole” (tecnica mista collage e acquerello) di Maura De Mezzo, 2018 © Edizioni Kurumuny – 2018




CaTerina serra

noTe a Margine

Intanto sono poesie inedite. Non nuove, ma con l’aria di essere recenti, anche se potrebbero essere lì da anni. Ma il tempo non è una variabile indipendente dall’occasione. Così come non lo è lo spazio. Allora, qui riuniti, come a far parte di un paesaggio in costruzione, temporale e spaziale, sono i campi poetici di una terra fertile di sonorità e presa di parola. Sono in fila e anche uno sull’altro, come a volersi misurare, come se sapessero uno dell’altro ma non avessero avuto modo di far corrispondere lo sguardo. E allora, ogni voce qui raccolta sembra solitaria, forse perfino sola. Anche se certe parole ricorrono a dare conto di un terreno comune. Che deve essere l’eco di un tempo un po’ finito, quello in cui la città questi poeti devono averla vista dalla strada, dalla piazza, dalla notte, dalle osterie. Da stanze aperte di voci, di ore a discutere, di amori giovani, di una certa follia. Un corpo-città toccato da parolecorpi a farsi sentire l’un l’altro.

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Anzi, non una città, una terra, nella bruma nella nebbia o nell’afa di una certa bassa padana, i contorni un po’ sfocati, insomma, come mancassero linee e punti a chiuderla, a confinarla. E qui sta forse la prova di un respiro nuovo. Nessuna nostalgia, nessun passato dorato a mancare, semmai la voglia di ritrovare uno stare fondo. Che è il desiderio di non sedersi, di non lasciarsi andare alla retorica, alla perdita. Con l’idea di avere ancora un nuovo tempo fatto così, fatto di lavorio, di buio eppure di voglia di esserci, di strade e colline in cui ritrovare i corpi, in cui assemblarli, direbbe Judith Butler, a fare città. Ecco, sì, una certa voglia di non starsene zitti, di mettersi in gioco, di guardare ancora in faccia cosa accade, di pensare a cosa far accadere.

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VinCenzo Bagnoli


(Bologna, 1967). Giornalista, redattore e autore di saggi sulla letteratura contemporanea, è stato tra i fondatori di “Versodove”. Suoi versi sono apparsi su “Rendiconti”, “Origini”, “Tratti”, “il Verri” e in antologie uscite per Transeuropa e LietoColle, nonché in molti blog, siti e webzine (“Nazione indiana”, “Absolutepoetry”, “Poetarum Silva”, “Atlante dei poeti”, “Librobreve”, “L’Ulisse”). Ha pubblicato le raccolte 33 giri stereo LP (Gallo & Calzati 2004), FM – Onde corte (Bohumil 2007), Deep Sky (d’if 2008) e Offscapes. Beyond the Limits of Urban Landscapes (Trafika Europe 2016), con foto di V. Reggi e prefazione di Antonio A. Clemente. Ha realizzato i testi dell’album Bologna ’67-’77 della band Stratten (NML 2012) e del graphic novel di Elena Guidolin, Outlandos (Giuda edizioni 2016). Ha inoltre collaborato ad alcuni documentari di Home Movies e Mammutfilm.

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(inediTi) X lama (24 hours) Dicembre volta l’angolo in fretta e l’anno nuovo ci salta alla gola: la quieta maestà del clima freddo è rotta dalla rabbia dell’industria. Le nude travature del commercio, le crude verità del capitale, le trovi al tatto in fondo alla notte, le ore più buie che durano a lungo. E poi la morte bianca del risveglio nel grigio della cenere del tempo, e del futuro andato già in fumo in tutte queste fabbriche del nulla: fame meccanica che scava dentro le nostre budella l’annientamento. E in questa nebbia gotica la storia è un incubo davvero senza fine, mentre nuotiamo nel mare di stelle della galassia perdendo nel vuoto, per sempre, tutti gli atomi leggeri scomparsi in fondo agli angoli del cielo, nel vuoto del big rip, dell’entropia

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alBerTo BerToni


(Modena 1955). Insegna Letteratura italiana contemporanea e Prosa del Novecento all’Università di Bologna. Nel 1996 pubblica Lettere stagionali (Book Editore, nota di Giovanni Giudici), volume di poesie seguito da altri sette tra i quali Ricordi di Alzheimer (Book editore 2008, 2012, 2016), tradotto in varie lingue, e Traversate (SEF 2014). Fra i saggi ricordiamo Taccuini 191521 di Filippo Tommaso Marinetti (1987), Dai simbolisti al Novecento. Le origini del verso libero italiano (1995), La poesia. Come si legge e come si scrive (2006) e La poesia contemporanea (2012), tutti per Il Mulino. Ha pubblicato le monografie su Giovanni Giudici (2001) ed Eugenio Montale (2014) più l’antologia di poesia contemporanea Trent’anni di Novecento (Book 2005) e Scrittori da un ducato in fiamme (Corsiero 2016), dedicato a Silvio D’Arzo e Antonio Delfini. Per Book dirige le collane di poesia contemporanea “Fuoricasa” e “Quaderni di Fuoricasa”; per il Corsiero Editore la collana “Strumenti umani”.

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da

sTudi di Banlieue

Le banlieue non sono soltanto le periferie di Parigi, ma anche l’indicibile che ci abita, lo scompenso implicito alle nostre reazioni d’istinto e anche il confine del non essere che varchiamo tutti i giorni, dentro noi stessi. Ma le banlieue sono anche i desideri irrealizzati, le prove fallite, gl’imbrogli dai quali non sappiamo districarci, labirinti, trappole, canali in apparenza senza fondo né fine: quei piccoli ma abissali varchi che ci mettono in contatto col nostro doppio, il clone di coscienza che ci abita. E soprattutto sono il nulla che rimane di un lontano passato, dopo la morte delle creature che lo hanno abitato e la distruzione delle cose che ci permettono di ricordarne a malapena e solo di tanto in tanto qualche infimo dettaglio, una traccia di odore, l’alone sulla bocca del pernod appena allungato stamattina, in un bar di Belleville, centro di gravità mancante. Allora, nella loro solitudine seriale, replicata all’infinito, e nella loro assenza totale di stile, le banlieue trattengono per un ultimo istante il bagliore già spento su un vetro mezzo sporco, l’immateriale che ci lega, i ricordi della stessa

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ViTo M. BoniTo


Vive a Bologna. Ha pubblicato La bambina bianca (Derbauch 2017); Soffiati via (Il Ponte del Sale, 2015) premio Nazionale “Elio Pagliarani” 2015; Luce eterna (Galerie Bordas Venezia 2012); Fioritura del sangue (Perrone, 2010); Sidereus Nuncius (Grafiche Fioroni 2009); La vita inferiore (Donzelli 2004); Campo degli orfani (Book 2000); A distanza di neve (Book 1997). È presente in Poesia contemporanea. Quinto quaderno italiano, a cura di Franco Buffoni (Crocetti 1996); in Parola Plurale. Sessantaquattro poeti italiani fra due secoli (Sossella 2005); in Alberto Bertoni, Trent’anni di Novecento. Libri italiani di poesia e dintorni (19712000) (Book 2005). In ambito critico ha pubblicato Le parole e le ore. Gli orologi barocchi: antologia poetica del Seicento, (Sellerio 1996); L’occhio del tempo. L’orologio barocco tra letteratura, scienza ed emblematica (Clueb 1995); Il gelo e lo sguardo. La poesia di Cosimo Ortesta e Valerio Magrelli (Clueb 1996); Il canto della crisalide. Poesia e orfanità (Clueb 1999); Pascoli, (Liguori 2007). Ha scritto inoltre saggi su Montale, Beckett, Artaud, De Signoribus, Aristakisjan, Herzog e Korine.

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da

CaBaleTTe e pisCiaunnelle

Ombrerosse I stalin era un uomo di chiesa un mistico un sensore di stelle galassie orbite rivoluzioni parlava parole altrui per tutti sognava meravigliosi giorni bui stalin viveva dentro un ascensore della vita l’ultimo pastore su e giù dentro la storia sovranamente fiero dell’umana gloria

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alessandro Brusa


(Imola 1972). Vive a Bologna. Poeta, scrittore e traduttore dall’inglese, ha esordito con il romanzo Il Cobra e la Farfalla (Pendragon 2004). Esordisce in poesia con La Raccolta del Sale (Perrone 2013) cui fa seguito In Tagli Ripidi (nel corpo che abitiamo in punta) (Perrone, 2017). È stato promotore di un progetto sulla scena poetica bolognese che ha portato alla pubblicazione di Centrale di transito (ceci n’est pas une anthologie) (Perrone 2016). Suoi testi sono presenti in numerose antologie e pubblicati su riviste sia in Italia sia in Spagna, Francia, Belgio e Stati Uniti. Fa parte del Comitato Organizzatore del Festival Letterario Bologna In Lettere.

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da

le saBBie del riTorno

A mio padre

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perché forse non si sa mai

ma quando tuo padre se n’è andato quell’ultima volta che ti ho visto in chiesa

ed ora che il padre se n’è andato devi aver realizzato che toccava al figlio

Devi aver sentito il peso

o forse solo perché sentivi la [luce sfuggirti dall’ombra.

tu al prete hai chiesto vino ed hai chiesto anche il corpo [di Cristo

farsi carico del sonno farsi carico delle preghiere e [dei ceri che di nascosto accendevi [all’Osservanza

i sassi appoggiarsi alla carne e portarti giù


MarTina CaMpi


Autrice e performer, ha pubblicato: La saggezza dei corpi (L’arcolaio 2016), Cotone (Buonesiepi Libri 2014), Estensioni del tempo (Le Voci della Luna Poesia 2012; vincitore Premio “Renato Giorgi”), e la plaquette È così l’addio di ogni giorno (Corraini Edizioni 2015), con il poeta Vittoriano Masciullo. Ha curato, con Alessandro Brusa e Valerio Grutt, Centrale di Transito (Perrone Editore 2016). Comitato organizzatore del Festival Letterario Bologna In Lettere. È co-fondatrice del progetto “Memorie dal SottoSuono – The poetry music experience”.

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(inediTi)

Io randagio e mai compiuto assolvo all’istante del dissolto flusso arroventato magmatico margine dalle mani in poi, a me stesso rivolte con tutte le apparenze e le lingue sporgenti sulle voragini delle solite abitudini al tergiversare quasi innocente, quasi radiante.

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salVaTore JeMMa


(Bologna 1951). Ha collaborato alle iniziative della Cooperativa culturale “Dispacci”, alla redazione della rivista “Numerozero”, del foglio di poesia “Lo Spartivento”, della rivista di poesia “Al Praga Caffè”. È stato tra gli animatori del Centro d’Arte Masaorita, con altri ha curato le riviste di poesia contemporanea “Gli immediati dintorni” e “Frontiera”. Dal 1999 al 2003, assieme a Roberto Roversi, ha curato la pubblicazione de “Il giuoco d’assalto” e di “Fischia il vento”, fogli di riflessione politica. Ha realizzato e curato la rivista online “istànti”. Ha pubblicato le raccolte di poesie: Scene (Dispacci di poesia 1984), Diciotto poesie (Bologna 1991); Decisioni. Plenilunio di novembre 1-27 (Quaderni del Masaorita 1996); Decisioni. Plenilunio di novembre 1-54 (Book Editore 2001); Decisioni. Plenilunio di novembre (Gallo et Calzati 2004). Ha pubblicato, inoltre, una raccolta di saggi, Il movimento della poesia (Quaderni del Masaorita 2004). Con la casa editrice Bohumil, che ha contribuito a fondare, ha pubblicato: Decisioni. Paesaggio italiano 1-33 (2006); Il movimento della poesia (2008); Decisioni. Paesaggio italiano (2014) e il romanzo Un posto dove abitare (2017).

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da deCisioni – r. r., 1-5

1. E stelle gioiscono in quel punto pulsano e scorrono per l’intero universo di un freddo bagliore; e mezzanotte fiorì in quella notte osservai gli alberi sfuggire e vidi, su colline, sciogliersi la neve verso l’Emilia, nel silenzio e, ancora dopo col treno in bianca scia, come fantasma arrivai a Tiburtina il venti marzo e lì rimasi finché non furono, le ombre andate, la notte fu più nera e infinita; fu gelida la notte, ma quando arrivò l’alba il buio strisciò laggiù, all’orizzonte dove spuntava il sole, verso i colli e la pioggia spartiva la sua luce dove si stende tra le fredde, oscure rive per l’aperta campagna; in quello sperso vuoto contrarsi di spazio occidentale lentamente arretrò dalla stazione verso il nero fiume, che pareva immobile e la città sembrava un cielo di luci e luci e cuori che, in tumulto

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sTeFano Massari


(Roma 1969). Vive attorno a Bologna. Poeta e videomaker. Ha pubblicato in poesia diario del pane (Raffaelli 2003); libro dei vivi (Book editore 2006); serie del ritorno (La vita felice 2009). Ha realizzato progetti di videopoesia e videoarte ed è tra i fondatori dei progetti FuoriCasa, Poesia, LAND, CARTA|BIANCA. Per il cinema ha realizzato Sulle tracce di Dossetti (2012), con Giorgia Boldrini e Giulio F. Giunti, e il docufilm TASS. Storia di Stefano Tassinari (2014). Ha curato riprese, fotografia e montaggio del film Meno male è lunedì, regia di Filippo Vendemmiati, Janas. Storie di donne telai e tesori, Valsamoggia, la vita attorno a un tavolo, Acqua salata (2017, in collaborazione con il Teatro delle Ariette). Suoi i corti Le parole necessarie (ambientato in un reparto oncologico di pediatria, 2015), Parliamo d’amore (in treno) e Parliamo d’amore (in Valsamoggia) 2016. Insieme alla fotografa e videomaker Carlotta Cicci, cura il progetto “Disforme”, realizzando video fra teatro, poesia, arti visive, videoarte, promozione sociale (www.disforme.net).

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da

diario della Fine

anni anni che ascolti e resisti e credi ma ancora non sai cosa vuole la morte da te

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pier daMiano ori


(Modena 1949). Vive a Bologna. Autore di romanzi e biografie ha scritto tre libri di poesia: Perso nel mio Paese (Book Editore 1998); Atti naturali (Cartabianca 2012); Occhio e orecchio (Corsiero 2016). Sul versante crtitico ha pubblicato Stati di poesia contemporanea, con Alberto Bertoni e Stefano Massari (L’Arcolaio 2017).

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(inediTi) Recinto Ho passato volentieri, cioè con buona grazia, la giovinezza che è fredda. Gli alberi non erano i nostri padri ma fiabe. È il grido che sta dalla nostra parte. Un pensiero senza splendore. Due mattine felici, a dir tanto. Rara maestà esterna al sonno. Sono gli umani a volere quei giochi, noi rane e ramarri abbiamo bisogno di meno. Facciamo: un cetriolo e un brodo: il pasto semifreddo di chi non si oppone a ciò che rimane. Che poi non è poco: tutti abbiamo una coperta e un lago.

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FranCesCa serragnoli


(Bologna 1972). Si è laureata in Lettere Moderne e in Scienze Religiose. Ha pubblicato le raccolte Il fianco dove appoggiare un figlio (Bologna 2003, nuova edizione Raffaelli Editore 2012), Il rubino del martedì (Raffaelli Editore 2010) e Aprile di là (LietoColle – collana Pordenonelegge, 2016).

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da

la quasi noTTe

* Ogni volto ha il suo vento due dita fredde lo sfiorano talvolta nel camminamento, il blu ha la vastità di un arco e poi di un altro, il trucco scende fino alle ginocchia non osa toccare terra, lo trattiene qualcuno che si volta una parola udita a metà. Seguiranno i giorni dove il bruciore della quasi primavera conserverà intatto lucido controluce un raggio di vetrata, di polvere ho scoperto che la notte mi guarda con soggezione i suoi occhi bassi non riesco più a incrociarli, il pianto è un lago freddo dove nemmeno più riesco ad entrare.

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gianCarlo sissa


(Mantova 1961). Vive a Bologna. Francesista e poeta ha pubblicato Laureola (Book Editore 1997), Prima della tac e altre poesie (Marcos y Marcos 1998), Il mestiere dell'’educatore (Book Editore 2002), Manuale d’insonnia (Nino Aragno Editore, 2004), Il bambino perfetto (Manni Editori 2008), Autoritratto (poesie 1990-2015) (italic/pequod Editore 2015), Persona minore (qudulibri 2015). Tradotto in varie lingue europee, è presente in numerose antologie, tra cui Trent’anni di Novecento (Book Editore 2005), Calpestare l’oblio (Argo 2010), I volti delle parole (Fondazione Tito Balestra onlus 2014), Non ti curar di me se il cuor ti manca (qudulibri 2015 e 2016), Sulla scia dei piovaschi – Poeti italiani tra due millenni (Archinto 2016), Passione Poesia – Letture di poesia contemporanea 1990-2015 (Edizioni CFR 2016), Centrale di transito (ceci n’est pas une anthologie) (Giulio Perrone Editore 2016). Ha curato Poesia a Bologna, raccolta di scritti autobiografici di autori vari (Gallo et Calzati 2004). Ha collaborato con il Teatro delle Ariette ed è presidente dell’Associazione Laboratorio Teatro (in)stabile. Membro del Comitato scientifico del Centro studi “Sara Valesio”. Ha fatto parte del direttivo del Festival teatrale della Fiaba di Modena.

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da

la genTilezza del TeMpo

Nota di poetica non richiesta Prima di parlare di poesia bisognerebbe aver incontrato i secoli. E le proprie mani piene di lavoro e di silenzio. E non vantarsene ma ricominciare ogni giorno. E non vantarsene ma bruciare sottovoce nel fuoco del buio. E non fingere di sapere. E non vantarsene. In riva al destarsi. In riva. Al destarsi. Non vantarsene. Volevo dire prima di parlare di follia. La follia non ha specchi ma garze marcite attorno al cuore, vele strappate al buio, voci bisbigliate da dietro le colonne crollate. La follia a volte può essere il vento ai prati o la pioggia ai giorni stanchi di numeri. E volevo dire poesia. E volevo dire poeti. E non vantarsene.

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sarah Tardino


(Licata 1980). Vive a Bologna, dove si è laureata in filosofia con una tesi sulla sprezzatura in Cristina Campo. Ha pubblicato versi e prose su riviste ed è presente in molte antologie. Si occupa di critica letteraria e storia del pensiero. Ha collaborato per dieci anni con la rivista “in forma di parole”, diretta da Gianni Scalia, ed è stata redattrice della rivista “Clandestino”, per la quale si è occupata in special modo di poesia contemporanea in lingua ebraica. È autrice di testi teatrali, alcuni dei quali rappresentati alla rassegna di teatro contemporaneo “Trame d’autore” di Milano. Oltre a diverse plaquette e libri d’artista, fra le sue principali raccolte di poesia si ricordano Il Custode (Manni editore, 2008), il poemetto I giorni della Merla, (Lietocolle, 2011), L’ombrello rosso (Raffaelli editore, 2015). Ha partecipato a svariate manifestazioni poetiche italiane ed internazionali.

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da

auTunno

Ecco la morte, o cuore; non senti l’autunno che viene e in man la falce tiene pei sogni e per l’amore? Ceccardo Roccatagliata Ceccardi

* Sboccia la fiaccola dell’autunno se la toccasse il viandante l’ustionerebbe la grazia, acerrima nemica del suo cadere nei dirupi. Lascia una ferita come solo può la grazia, la guarirà l’ala passeggera della rondine sull’unico albero della mia stanza che sta migrando verso l’ignoto arrossire delle foglie. Lo diceva il galeotto bisogna avere sempre un albero e una finestra per fuggire

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Maria luisa Vezzali


(Bologna 1964). Docente di Materie letterarie, ha tradotto Adrienne Rich (Cartografie del silenzio, Crocetti 2000; La guida nel labirinto, Crocetti 2011, premio per la traduzione Università di Bologna) e Lorand Gaspar (Conoscenza della luce, Donzelli 2006). Per Raffaelli (2011) ha curato una edizione dell’Anabasi di Saint-John Perse. In poesia ha pubblicato L’altra eternità (Edizioni del Laboratorio 1987), Eleusi marina (“Terzo quaderno italiano”, a cura di Franco Buffoni, Guerini e Associati 1992), dieci nell’uno (Eidos 2004, disegni e sculture di Mirta Carroli), lineamadre (Donzelli 2007, premio Anterem/Montano), Forme implicite (Allemandi 2011, gioielli e disegni di Mirta Carroli), Tutto questo (Puntoacapo editrice, 2018). Suoi testi sono tradotti in inglese, spagnolo, francese, tedesco, svedese e arabo. Compare su numerose riviste e antologie, tra le quali Sotto il cielo di Lampedusa. Annegati da respingimento (Rayuela 2014) e Sotto il cielo di Lampedusa II. Nessun uomo è un’isola (Rayuela 2015). Fa parte della redazione de “Le voci della luna” e del collettivo di traduttrici WiT (Women in Translation).

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da

ForMe iMpliCiTe

1. faiences quel disegno che è solo delle vene o dei fiumi da certe altitudini del piombo quando si arrende alla forma delle ombre in cui brivido il ricordo quel disegno che si annida negli occhi procedere perché resta un sentiero così bianco tra il giorno che ricade e la pazienza compresa del tornio come una pioggia scivola sul vetro smaltando un velo d’acqua sul riflesso né si può dire perché quali gesti ha incastonato nei geni un ritmo mai spento nella cenere tralci visi uccelli irti nei palmeti lavori miti di una sapienza sorpresa come il gioco di un polso senza interruzione mappe di spazi imprigionati al polpastrello rami del tempo nei pori come se un canto potesse esplodere sulla lingua lasciando una cicatrice di fresco – 163 –



lo sCrigno di apollo CoMMenTo all’opera di CoperTina



Mino speColizzi

l’iMMaginario urBano

Forse è proprio in questa immagine che abbiamo rinchiuso ogni segno intimo della qualità. La Torre delle Parole nella sua costruzione ci permette di ritirarci in un immaginario consolatorio, perché siamo stati proprio noi a dirigere l’artificio di Maura De Mezzo, una costruzione urbana i cui tasselli cartacei ripropongono l’altra arte in cui è lecito perdersi: la poesia.

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Milena Magnani

senza poesia non C’è CiTTà lavori in corso nella poesia contemporanea

Tentare di fermare la poesia all’improvviso. È questo il senso di Officine della poesia, un progetto editoriale che decide di presentarsi ai poeti senza appuntamento, per cogliere l’anima dei loro versi di sorpresa, coglierla in uno di quegli infiniti istanti in cui il farsi “verso” è bozza ancora perfettibile. Non si dà qui ai poeti il tempo preciso di una posa, ma solo l’annuncio che lo scatto sta avvenendo. Proprio come di fronte a una vecchia Polaroid. Ne esce un’opera che ha un’incredibile energia interna, una vitalità profonda e plurale in grado di far emergere gli elementi portanti di una scena. È questo l’elemento sorprendente che Diane Arbus attribuiva alla fotografia: «Credo ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate». Ed è forse proprio l’intuizione di uno svelamento a sorreggere la nostra volontà esplorativa, intuizione

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che in fondo è anche desiderio di approdo dentro nuovi paesaggi. Il criterio che abbiamo seguito per coinvolgere gli autori è stato quello di delimitare il lavoro per aree geografiche, epicentri poetici su cui posare di volta in volta il focus del nostro sguardo. Va precisato a questo riguardo che l’operazione di riunire in uno stesso volume antologico i lavori in corso di un gruppo di autori appartenenti allo stesso territorio, non significa riproporre le vecchie categorie di “cordate” o “scuole di appartenenza”, il nostro obiettivo è soltanto quello di delineare dei possibili fronti capaci di interloquire tra loro e innescare al tempo stesso un dialogo con l’intorno. In una società globale ad alta complessità in cui il confine delle identità si è fatto labile è come se anche all’interno della poesia contemporanea si fossero moltiplicate le occasioni di espressione ma anche le infinite separatezze. Sono sempre più numerosi i lettori che evidenziano la deriva di una poesia sempre più arroccata sulla propria torre d’avorio, atomizzata in nicchie chiuse e autoreferenziali, così come non mancano coloro che attribuiscono al moltiplicarsi delle autoreferenzialità l’inevitabile frammentarsi di uno

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scenario fatto di differenze talmente sottili da portare alla percezione di un indistinto poetico. È quindi un piccolo cambiamento di approccio, quello proposto da Officine della poesia, un tentativo mirato a far uscire la poesia dalla sua dimensione di frammentazione offrendo ai lettori la possibilità di incontrarsi con la scrittura dei poeti in un modo diverso. A questo volume uno, relativo a dodici autori attivi sulla scena bolognese, ne seguiranno pertanto altri impostati anch’essi su criteri di territorialità. Crediamo molto nella vicinanza delle voci e nella grande opportunità di farsi identità plurale, come dichiarava Ezio Raimondi parlando del suo approccio alla cultura: «Conservo la mia illusione di essere un io che va alla ricerca continua di un noi, in una battaglia continua con la solitudine». Grazie a tutti i poeti che hanno accettato e che accetteranno di essere con noi in questa avventura, grazie in particolare ad Alberto Bertoni e Pier Damiano Ori che, per primi, ci hanno aperto le porte della loro officina poetica.

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Maura De Mezzo

Nata a Milano da famiglia friulana. Vive a Milano. Per trentacinque anni ha insegnato nella scuola primaria. Dal 1980 ha intrapreso un percorso di ricerca attraverso l’arte pittorica, per far emergere i sentimenti e le emozioni della persona. Organizza laboratori di pittura rivolti a bambini, adolescenti, adulti. Nel 2011 ha esposto i propri lavori all’interno di Atmosfere, mostra personale allestita a Milano, presso il Chiostro dell’Umanitaria.

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Rosada. Collana di poesia

01. Michele Bellazzini, Il modo in cui la luce. 02. Sergio Rotino, Cantu maru. 03. A. Donaera, D. Liviello, R. Grilli, Tetrakis. Tre voci per un traversare. 04. Daniele Barbieri, Distonia. 05. Officine della poesia. 1.Bologna.




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