Concorso "Uno scatto per il primo maggio". Edizione 2015

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«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.» Articolo I della Costituzione italiana

In questo percorso proponiamo gli scatti più significativi della terza edizione del concorso. Un viaggio affidato alla sensibilità e allo sguardo di quanti hanno partecipato, provando a raccontare il lavoro: cos’è oggi, nelle sue accezioni più ampie, e quali sfere di significati e risonanze evochi. Le immagini spaziano nella rappresentazione di un’umanità al lavoro: contadino, operaio, industriale, artigiano, artistico. Evocano la fatica, la dolcezza del riposo, la coscienza di un ruolo o di esser parte di una storia, l’aspirazione alla giustizia o la denuncia della sua negazione. C’è chi si batte per condizioni migliori, chi il lavoro non ce l’ha o l’ha perso e ne cerca un altro, tra le difficoltà di accesso e il ripiego su mansioni dequalificanti. Ci sono aspetti, nella contemporanea organizzazione del lavoro, che ci riportano indietro al caporalato – certo riveduto in accezione moderna, senza rinunciare alla tecnologia, ma nei metodi conforme all’originario e forse ancor più bieco e cinico. Quanti hanno partecipato restituiscono in termini attuali, attraverso i loro scatti, un mondo attraversato da gravi disparità e forti tensioni, contradditorio e drammatico. Condizioni che sembrano destinate a inasprirsi, con le ultime disposizioni legislative. Siamo grati a tutti coloro che hanno rappresentato questo spaccato, interpretando il loro sentimento. L’augurio è che si possa tornare a raccontare il lavoro, un altro lavoro: anche faticoso e duro, ma che sappia contemplare la gioia dello svolgerlo e il giusto riconoscimento che ne deriva. Che deve derivarne. Perché questa, a nostro avviso, è l’unica via possibile.



Nico Guarini | Il lavoro è la base della vita



Elisa Turriani | Arte grezza


Alessandro Bonanno | Il calzolaio e Totò


Scilla Boaretti | Uno dei pochi ciclisti


Roberto Sabatini | My job... my passion


Elisabetta Carella | Ritorno alla tradizione


Lucilla Cuman | Rammendi Gallipolini


Monica Fassi | La paranza


Diego Panico | Pescatori rientrano in porto ad Essaouira (Marocco)


Raaele Ballirano | Avanzare


Valentin Iulian Purice | Radici calcificate


Maximiliano Cascini | Operator Shoes



Giovanni Convertino | Expiry date


Roberto Quaranta | Sicurezza


Angelo Parisi | Aria pura


Maximiliano Cascini | Work



Valentina Pavone | Il lavoro è manifestare


Valentina Pavone | Il lavoro è resistenza


Paolo Angiolini | Senza lavoro



Maria Cannavacciuolo | Artisti di strada


Omar Filippi | Artisti di strada (lavoro libero)


Maria Cannavacciuolo | Batterista


Maria Maino | Il pianista fuori posto


Andrea Materni | Frutta verdura e carburante


Andrea Materni | Vendita diretta


Andrea Materni | La forza delle donne


Olga Podporina | Venditore al mare


Antonio Passalacqua | Lavorazione della seta


Lucia Buricelli | Venditrice di sciarpe


Antonio Passalacqua | Il negoziante




Anna Camorali | La badante



Manuele Melacarne | La crisi


Roberto Sabatini | La bacheca della speranza


Paolo Portaluri | Giovani fino ai quarant'anni


Marco Bevilacqua | Se telefonando



Mariolino Laudati | Viaggio di ritorno


Marina Catalano | Ca(s)sette


Claudio Santaguida | Ci siamo... quasi


3 Nicholas Berardi | L’ereditĂ


Diego Panico | Artgiano lavora il cuoio a marrakech (Marocco)


Giovanni Sarocco | Metallica


Nunzia Di Nicola | Mani a lavoro



Paolo Dell’Oro | Quarto stato


Roberta Canepa | Taxi a Cuba


Lorella Mazzella | Papireto


Carlo Olmi | Lavori perduti


Omar Filippi | Antiche tradizioni


Carlo Olmi | La conceria


Luigi Stanca | Ciceri


Monica Fassi | Gli angeli del fango


Maurizio Valentini | Il fido pastore


Pietro Covalosci | Lavoro e vita del carbonaio, lavori di casa


Antonio Guarini | Si va al lavoro


Nico Guarini | La terra che lavora



Giuseppe Brranca | L’attesa


Giacomo Rivetta | Riposo


Giuseppe Branca | Il riposo


Alessandro Madesani | Pausa



Lo scatto di Vincenzo Finamora rivela una stretta connessione con i linguaggi della comunicazione visiva della contemporaneità , in particolare la street art rinunciando, con coraggio, alla retorica della fotografia che racconta il lavoro attraverso la fatica umana. Colpisce inoltre l’ironia con cui l’autore ha scelto di rappresentare il mondo del lavoro e i suoi paradossi e il tempismo felice dello scatto. La giuria



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