VOCI PER UN PRESEPE Testi di Wilma Vedruccio Musica a cura di Rocco Nigro Illustrazioni di Marco Musarò
Edizioni Kurumuny Sede legale Via Palermo 13 – 73021 Calimera (Le) Sede operativa Via San Pantaleo 12 – 73020 Martignano (Le) Tel. e Fax 0832 801528 www.kurumuny.it • info@kurumuny.it
ISBN 978-88-98773-48-0
Copertina illustrazione di Francesco Cuna progetto grafico di Alessandro Sicuro
Chiuso in stampa nel mese di novembre 2015 © Edizioni Kurumuny – 2015
Ai bambini migranti d’ogni parte del mondo
C’era una volta il Natale Raffaele Gorgoni
C’era una volta il Natale. Colori, sapori, odori, suoni, visioni e parole. C’era una volta un’idea del mondo e il Natale era uno dei cardini sul quale quell’idea ruotava. Ora non si fa in tempo a svuotare le vetrine dalla fantasmagoria di zainetti e astucci che sostanzia l’inizio dell’anno scolastico e già incombe halloween, in modesta gamma di colori tra il nero e il giallo carico della zucca. Quando l’ultima maschera orripilante è stata venduta, si affaccia sul mercato la consueta ritualità dei verdi dei rossi e dei bianchi natalizi. Normale. Non ha senso alcuna deprecatio temporis. Alberi luminosi e giganteschi si levano nelle piazze delle capitali di mezzo mondo e Piazza San Pietro non sfigura in questa corsa alla dismisura. Infatti, appare inevitabile il precipizio verso l’abnorme, il ridondante, l’eccessivo. Una retorica del sovrabbondante e del superfluo 5
impazza e sembra voglia già porgere la mano all’incombere del carnevale. Inutile arruolarsi nelle esigue legioni dei lodatori del tempo passato. Utile è tornare a dare valore alle parole e ai suoni. È quello che fanno Wilma e Rocco nei loro distinti ma congiunti lavori. Presepe dei Semplici dicono gli autori. Tacciono però la non poca fatica di scavo nell’immane accumulo di merci per ritrovare il bandolo linguistico e musicale che può guidarci nel labirinto del presepe, nel senso della sua originaria espressione devozionale. Indagare la fatica di Wilma e Rocco significa osservare da presso lo scalpellare delle parole e della musica con le mani leggere della memoria e il lavoro a togliere, a liberare i significati dal gravame dei significanti, dei lemmi, delle note. Fatica immensa cercare il Semplice dei Presepi. Da adulti, poi! Solo l’infanzia sembra in grado di custodire il presepe, insieme al gioco e alla fiaba. Chi non ha giocato con i pupi del presepe? Chi non li ha danneggiati per goffaggine e innescato così il gioco della riparazione all’ombra di un paziente sapere adulto? Cosa ci attraeva irresistibilmente verso quei pupi troppe volte riparati per braccia, basi e teste incollate alla buona? 6
Quale potente c’era una volta racconta il presepe? Tra i suoni e le parole di Wilma e Rocco affiora un’ipotesi: come il gioco rinvia al c’era una volta del mito, così il presepe rinvia al c’era una volta di un sacro inattingibile che si rende miracolosamente tangibile. Di più, si fa miniatura del mondo perché si possa fare esperienza tattile del sacro che si fa storia. La straordinaria capacità del presepe di sopravvivere in perenne mutazione mi appare racchiusa in questo mistero. Mistero dell’istante messianico nel quale il divino entra nella storia. Mistero del tempo che si ferma nel Protovangelo di Giacomo e, secondo un’antichissima leggenda, degli animali che acquistano per un istante la favella. Notte di prodigi, di stelle comete ma anche di una natura e un’umanità che si affannano nell’accoglienza. Lo pseudo Matteo introduce il bue e l’asinello ma sapienze remote e sensibilità antiche s’intrecciano in una drammaturgia che non ha nulla di casuale. Il pozzo è immancabile nell’architettura del presepe in allusione alle potenze ctonie per timore delle quali vige l’antico divieto di attingere l’acqua nella notte di Natale e persino di affacciarsi oltre la vera del pozzo e così la fontana. Infatti, nello pseudo Tommaso, l’an7
nunciazione avviene mentre Maria si reca a prendere l’acqua. Non c’è presepe senza ponte, simbolo di transizione, di passaggio e neppure senza mulino la cui ruota allude allo scorrere del tempo. Quel tempo che l’osteria e la taverna distruggono ma, al tempo stesso, sede del convivio, allusione alla cena, premonizione dell’Eucaristia. È fin troppo noto che sul punto più alto del presepe incombe il castello di Erode circondato dai soldati romani. Una volta, quando il presepe era pratica familiare che tramandava saperi e pupi; i figli e i nipoti ereditavano la disposizione della scenografia che in maniera per nulla casuale si disponeva intorno alla grotta, questo spazio liminare, parzialmente attrezzato a stalla, tra natura e storia, tra luce e tenebra. Così nessuna casualità governa la disposizione dei personaggi, dalla lavandaia alla zingara, dai magi alle dodici figure che rappresentano i mesi. Ma non casualmente più care ai bambini sono due figure fondamentali del presepe: il Dormiente nella parte alta del presepe attende il risveglio della redenzione, il suo sonno è profano, creaturale, popolato ancora dallo stregamento del mito. Il suo contraltare è l’esagitata figura del Pastore della Meraviglia, le braccia levate, la bocca spalancata, gli occhi fissi sul bambinello appaiono accecati, posseduti dalla luce della rivelazione. A questo mondo Wilma ha dato la serena parola della meraviglia 8
e Rocco la dolce ritmica del canto. Due linguaggi distinti ma legati dal senso dell’umano che si affaccia sulla soglia del divino. Scrive Giacomo il Giusto nel suo Protovangelo: Camminavo e non avanzavo [...] immobili gli uccelli nel cielo [...] conducevano pecore e queste non venivano avanti [...] io vidi tutte le cose come sospese [...] poi ad un tratto tutto riprese il suo corso.
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Nota dell’autore Se i Magi intraprendessero il viaggio oggigiorno avrebbero un enigma iniziale da risolvere... viaggio per terra o per mare? E non so immaginare. Questo andare dietro una cometa, questa ricerca oltre i limiti conosciuti, all’avventura, alla ricerca di un mondo migliore, con solo una mappa stellare, fa che si ripeta la storia come allora, ci fa contemporanei ai Magi e ai pastori del presepe. Noi tutti, anche chi non s’allontana dalle sue certezze, protetto da salvagenti di benessere. Non una favoletta questo andare, una realtà che si ripete, per mare e per terra, anche se non vorremmo guardare, anche se la meta si è ulteriormente sbiadita. Questo Presepe dei Semplici, così difficile da mettere su per noi diventati così complicati, così “saputi” di tante cose tranne di quelle semplici e vitali. Avete guardato i bimbi che scendono dai barconi dopo un viaggio in mare? E i bambini trascinati dietro dai migranti, tenuti per mano,
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messi in spalla o accovacciati nei campi di accoglienza? Abbiamo guardato il bimbo che la marea ci ha riportato indietro posandolo sulla battigia, un piccolo Cristo precoce, senza croce. Ecco, potrebbero esser loro i protagonisti del presepe di oggi, i bambinelli che salveranno il mondo se solo ci volessimo credere quel tanto che basta.
Ottobre 2015
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Elia Carmelo Ester Eliseo Amos Lo Scriba Sara Simeone Ciruzzo e Baruc Giuseppe Miriam Melchiorre
il pastore l’ortolano la nutrice il forestiero l’oste una giovane il mercante un ragazzo e il suo cane il padre una donna uno dei Magi
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01. Intro 02. A nnatu 03. Bumbinieddhu 04. Quanno nascette Ninno 05. Pastorale con surdulina 06. Dormi dormi 07. Angheli 08. Pastorale dell’Italia meridionale 09. Ninna nanna tu Bambinuddhi 10. Gloria, osanna tu Teù! 11. Strina 12. Aurea 13. Miriam 14. Quandu nasciu nostru Signore 15. Melchiorre
0’ 17’’ 2’ 35’’ 4’ 07’’ 4’ 58’’ 3’ 50’’ 3’ 32’’ 2’ 54’’ 5’ 22’’ 2’ 18’’ 2’ 35’’ 4’ 33’’ 4’ 58’’ 1’ 40’’ 3’ 50
3’ 07’’
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Wilma Vedruccio Rocco Nigro Rachele Andrioli Rita Bolognese Antonio Castrignanò Teresa Chiriatti Rocco De Santis Ninfa Giannuzzi Emanuele Licci Stefania Morciano Dario Muci Giancarlo Paglialunga Antonio Calsolaro Valerio Daniele Vito De Lorenzi
testi e voce narrante harmonium, fisarmonica, sonagliere e arrangiamenti, eccetto che nei brani 5, 8, 13 e 14. voce voce voce e duff voce voce voce voce e bouzouki voce voce voce
mandolino chitarra acustica adufe, glokenspiel, duff, santur, tabla, tamburello, tar, udu Massimiliano De Marco chitarra classica e mandolino Mariasole De Pascali flauto traverso e contralto Antonio Esperti surdulina Gianni Gelao ciaramella, flauto dolce contralto e zampogna Redi Hasa violoncello Gianluca Longo mandola Francesco Massaro clarinetto basso e contralto Maurizio Pellizzari kamalengoni e saz Giuseppe Spedicato basso acustico 52
Luigi Chiriatti, Michele Costa (a cura di), Corimondo. La strina, suoni e canti di Corigliano d’Otranto, Kurumuny, Calimera (LE) 2012. Luigi Chiriatti (a cura di), I cantori di Martano, Kurumuny, Calimera (LE) 2006. Giandomenico Caramia, Il tempo del bambino e della stella. Come cantavano gli italiani il Natale, Kurumuny, Calimera (LE) 2012. Franco Corlianò, Tre civette sul comò, Zane, Melendugno (LE) 2010. Lucia A. De Pascalis, Ritorno a Kurumuny. Suoni, canti e voci di Martano, a cura di Luigi Chiriatti, Kurumuny, Calimera (LE) 2002. Cesare De Santis, ...Ce meni statti ...E resta cenere, Gruppo Culturale Avleddha - Amaltea, Castrignano de’ Greci (LE) 2001. Giampaolo Infusino, Il presepe popolare napoletano, Lito Rama, Napoli 1999. Tommaso Leopizzi, Matino. Storia e cultura popolare, Ed. Ind. Grafica, Matino (LE), 1992. Pino Leucci, Franco Lupo, Pino Povero, Natale leccese: poesie dialettali natalizie, Editrice Salentina, Galatina 1980. Consulenza sui testi Luigi Chiriatti; sui testi in griko Daniele Palma e Salvatore Tommasi.
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